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Autore: Fuuma    29/07/2005    7 recensioni
Zampettava tra la spazzatura e soffiava dispettosamente contro ogni cosa si muovesse, anche se era più grande di lui, e tutto lì intorno sembrava sovrastarlo.
Così l'aveva trovato.
{ RoyxEd }
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: Rendez-vous felino

Serie: Full Metal Alchemist

Capitolo: 1 di ?

Rating: PG

Pairing: RoyxEd ma in questo chappo ancora nulla…

Note: Un giorno parlando del più e del meno con Slappo è saltata fuori la storia su che animali potrebbero essere stati Roy ed Ed… E quale belva famelica poteva andare meglio di un gattino per Pisellino XD? Nessuno, per l’appunto, quindi la cosa mi ha fatto venire voglia di scriverci su una fic (Come sempre del resto v_v). Ed alla fine et voilà, seconda ficcia per FMA targata Toy decisamente scritta al volo^^;;…

 

Zampettava tra la spazzatura e soffiava dispettosamente contro ogni cosa si muovesse, anche se era più grande di lui, e tutto lì intorno sembrava sovrastarlo.

Così l'aveva trovato.

I suoi occhietti dorati lo fissavano con una bizzarra espressione antipatica e la zampa si mosse per graffiarlo anche se una ferita di taglio la macchiava di cremisi.

- Uhm... ma guarda... -

Sorrise.

Quella palla di pelo aveva attirato il suo interesse.

Gli soffiava contro e mostrava i dentini affilati insieme alle unghie. Un cosino così piccolo... chissà che pensava di fargli.

- Molto bene. -

Senza preoccuparsi che lo graffiasse lo afferrò per la collottola portandolo via dai cartoni e dal puzzo di fogna, portandolo con sé lungo la strada che doveva percorrere e che era ancora lunga.

Chissà perché quel giorno qualcuno si era "dimenticato" di venirlo a prendere in macchina.

Maledetto idiota! Quando lo avrebbe beccato gli avrebbe mandato a fuoco il cervello altroché! Ma forse... forse quell'imbecille non ce l'aveva nemmeno un cervello, a pensarci bene era anche plausibile.

 

- Domani sarà sicuramente una bella giornata visto che è il primo giorno di primavera. - così gli aveva detto quell'idiota mentre finalmente potevano andarsene a casa abbandonando anche per quel giorno il lavoro.

- E allora? -

Fu la domanda che ne conseguì.

- Come sarebbe a dire e allora? Su, Roy, metti in funzione le tue celluline grigie! Te lo ricordi domani che giorno è? -

- Il ventuno marzo, l'hai appena fatto notare. E con questo? -

- Ma quanto sei ottuso! Domani torna Ed ci sei ora? -

Ovviamente sapeva benissimo anche questo. L’ultima missione che era stata affidata a quel ragazzino era stata portata a termine come al solito, ed aveva avuto notizia che sarebbe tornato l’indomani. Gli aveva telefonato personalmente per cui era naturale che lo sapesse, ma ancora non aveva colto il collegamento. Che diavolo aveva in mente Hughes? E soprattutto perché gli tirava sempre fuori il discorso di quel Fullmetal?!

- Roy, ormai hai una certa età, per cui dovresti pensare un po’ a metter su famiglia... - sorrise con quell'espressione che soltanto lui poteva avere e finalmente giunsero le parole che avrebbero spiegato una volta per tutte la situazione - Come me!!! -

Ma certo, come dargli torto, lui aveva una splendida moglie che amava ed una figlia fantastica per cui stravedeva. Era l'emblema della famiglia felice per cui sicuramente era il più indicato a dare consigli su un argomento del genere.

Roy annuì.

Finalmente aveva capito! Ora era tutto chiaro!

Sì... Maes Hughes era un idiota patentato!

 

Così alla fine non solo non era andato a prenderlo in macchina quel giorno, ma casualmente stava venendo giù il diluvio universale! Tutta la pioggia che poteva cadere in un anno intero cadde quel giorno!

- Una bella giornata, eh? Lo ucciderò dopo avergli fatto provare le pene dell’inferno. -

Il colonnello ghignò sadicamente assaporando il momento in cui si sarebbe trovato nella stessa stanza del collega e avrebbe potuto disporre di lui come meglio avrebbe preferito. Sì, già si sentiva meglio ad immaginare i mille modi per vendicarsi di quello scherzetto.

Scosse la testa togliendosi un po’ dell’acqua che gli bagnava i capelli corvini e affrettò il passo, come minimo, vista la fortuna di quel giorno avrebbe persino incontrato il nanerottolo dalla faccia sempre incazzata.

Sè, proprio, ci mancava soltanto lui in quella mattina, non gli bastava la belva che aveva appena raccolto e che gli stava martoriando il braccio... e a proposito...

- Ahia! Smettila gattaccio mi stai facendo male! - ringhiò alla piccola palla di pelo dal manto rossiccio e striato che si limitò a scoccargli uno sguardo pieno di ira senza nemmeno ascoltarlo, ma era soltanto un gatto non poteva pretendere che capisse le sue parole... Eppure quegli occhietti di un intenso giallo capace di illuminare la notte più nera gli portavano alla memoria altri occhi dell'altrettanto colore ambrato, persino con la stessa espressione perennemente imbronciata. O almeno quella era la faccia che lui spesso vedeva, non è che il Fullmetal gli avesse concesso una vasta gamma di espressioni...

Scrollò le spalle mentre la mano libera giocava con la catenina argentata del suo orologio e affrettò il passo scoprendosi in un ritardo mostruoso.

L’Headquarter pullulava di soldati ed un andirivieni lo sorprese mentre superava i cancelli aperti e si portava al suo ufficio.

C'era troppo movimento, strano data l'ora, per di più persino Armstrong nella piazza stava dando qualche ultima disposizione ad un gruppo di soldati impegnati ad annuire vigorosamente e a seguire con gli occhi, ma soprattutto con il corpo le sue particolari movenze. Muscoli addominali e lombari guizzavano all’unisono sotto i comandi del Maggiore.

Chiedergli spiegazioni era fuori discussione per cui si portò alle scale dell'edificio principale trovando Hughes che correva dalla parte opposta.

Proprio lui cercava.

- Dove stai andando? - domandò con voce pacata.

- Alla stazione, è meglio se vieni anche tu. -

Fantastico, era appena arrivato e già gli toccava uscire. Avrebbe anche chiesto spiegazioni più esaurienti se non fosse che il Tenente-Colonnello corse via prima che potesse aprire bocca e di lui non rimase che una nuvoletta bianca e qualche fotografia della figlia che doveva essergli caduta dalle sue tasche.

Roy lo guardò scomparire al piano di sotto ma prima di seguirlo si ricordò di un peso che aveva ancora tra le mani.

Era diventato più silenzioso, più calmo e con sospetto si fissava intorno cercando di analizzare come meglio poteva il luogo in cui si era ritrovato.

- Bè, dovrai startene buono qui fino al mio ritorno. -

Il micio scosse la testolina muovendola dall'altra parte, come a mostrarsi indifferente alle parole del Colonnello e l'uomo scrollò le spalle aprendo la porta del proprio ufficio.

La finestra aperta sbatteva in continuazione contro il muro e il polline aveva invaso la stanza volando di qua e di là e attaccandosi ai mobili e ai fogli appoggiati sulla scrivania.

La chiuse con cura appoggiando il gatto sulla scrivania e fissandolo con sguardo penetrante.

- Vedi di non fare troppo casino Gatto, io tornerò presto. -

Il micio soffiò irritato, saltando agilmente giù dalla scrivania per atterrare sul pavimento lucido e speculare. Per un momento sembrò perdersi nella contemplazione del proprio musetto e quello che parve un sospiro uscì dalla sua bocca, ma il Colonnello non ci fece caso. Chiuse la porta alle sue spalle e si avviò insieme a Hughes.

La vettura spense il motore a pochi metri dalla stazione.

Il flusso di gente era stato portato al limite e molti militari stavano svolgendo gli ultimi controlli del caso su una coppia di anziani occupati nelle loro lamentele per il pessimo servizio.

- Sono ore che aspettiamo di riavere le nostre cose, vi sembra il caso di trattarci? -

- Su, caro, non urlare, lo sai che poi ti sale la pressione. –

- Ma Benedict non vedi come ci trattano? E le nostre valige! Eh? Che ne è delle nostre valigie! Esigo di riaverle immediatamente! –

- Ci dispiace, ma per ora non è possibile, le assicuro che riavrà tutto indietro. –

- Me lo auguro per lei giovanotto! –

Un ragazzo in divisa sospirava pesantemente tentando nel meglio delle sue capacità di tener testa all’anziano uomo che non voleva sentir ragioni e, appurato che avrebbe avuto prima o poi la sua roba, tornò al discorso precedente, il suo gatto.

Da ore cercava il suo piccolo Murfy, un gattino dal manto rossiccio e striato che aveva miagolato per tutto il tragitto sul treno ed ora era sparito, spaventato per l’esplosione che aveva fermato il treno distruggendo i binari su cui viaggiava.

Erano stati fortunati ad essersi trovati subito alla stazione o le vittime sarebbero sicuramente state di più, merito anche di quel bambino biondo uscito dal nulla.

- Ha detto bambino biondo? -

Roy aveva ascoltato parte della loro conversazione e, una volta che Hughes lo aveva messo al corrente della situazione, era intervenuto pensando che si fosse trattato del Fullmetal.

- Certamente, giovanotto. Era un bambino dai lunghi capelli biondi, e li aveva raccolti in una treccia, me lo ricordo perché mia moglie gli aveva fatto giustamente notare che certe pettinature dovrebbero essere per le bambine e non per i maschietti. Ah, ma dovevate sentire come urlava e gridava persino che non lo chiamassimo bambino o piccoletto o altre cose che non ho compreso. Eh, i bambini di oggi mancano di buona educazione, lo sa questo? -

Parlava l’anziano signore, ma da un po’ parlava persino da solo.

Quello che Roy voleva sapere l’aveva saputo, era inutile per cui perdere altro tempo con quella seccatura con i baffi. Si allontanò dal vecchio udendo distintamente qualche insulto a lui rivolto e si portò vicino a Hughes che controllava i danni subiti dal treno.

Non molti.

Quel vecchio aveva ragione, erano stati fortunati.

- Notizie di Ed? – domandò il Tenente-Colonnello guardando l’uomo con la coda dell’occhio mentre scriveva qualcosa sul taccuino.

- Uhn. È stato qui sicuramente, molto probabilmente è stato lui a fermare il treno in tempo. –

Un’ipotesi più che plausibile. Ora restava da scoprire dove quel ragazzino potesse essersi cacciato, neppure del fratello avevano notizie. Un’armatura così grande era quasi impossibile passasse inosservata… ma nessuno sembrava averla vista…

- Credi che siano stati costretti a scappare? -

Fu Hughes a chiederlo.

Era una domanda lecita, forse l’unica soluzione che era possibile trovare alla scomparsa del piccolo Alchemist.

- È probabile. -

A quel punto le cose da fare erano molto poche.

Per le ultime ispezioni e ricerche erano lì i militari, il loro compito quindi era finito, ma prima che potessero arrivare alla macchina la coppia di anziani li raggiunse nuovamente piazzandosi di fronte a Roy con sguardo arcigno.

- Caro, non pensi di star esagerando? -

- Zitta Benedict, lasciami fare. Giovanotto! – l’indice grassoccio dell’uomo puntò verso il Colonnello e un paio di occhialetti rotondi furono pigiati maggiormente sul volto paffuto, gli davano un’aria ancora più bizzarra ma la gente spesso non ci faceva caso. Pensava soltanto a liberarsi di quel ciarlone, nient’altro. E così pensò anche Roy.

- Proprio lei cercavo. –

- Ma non mi dica… - mormorò l’uomo alzando gli occhi al cielo e strofinando lentamente le dita della mano destra. Avrebbe fatto meglio a carbonizzare lui e la moglie, ma poverini, infondo non potevano considerarsi nemici del governo… Peccato.

- Mi hanno detto che lei può aiutarmi. – continuò quindi l’anziano.

- Chiunque sia stato sarà presto licenziato… -

- Io sto cercando il nostro Murfy, è importante che lo ritrovi, mi ha capito? –

Uno sguardo disinteressato lo raggiunse e Roy si limitò ad annuire. Non si preoccupò nemmeno di domandargli chi mai potesse essere quel Murfy, non gli interessava né pensava potesse essere di qualche rilevanza per le indagini, finché non fu lo stesso uomo a parlargliene.

- Deve sapere che teniamo molto al nostro Murfy! Lui è il gattino del nostro amato nipotino, dobbiamo assolutamente ritrovarlo! -

- Un gatto? –

- Esattamente. Vedo che finalmente mi sta ascoltando giovanotto! –

Era irritante quell’uomo.

Con fare altezzoso gli parlava senza nemmeno preoccuparsi di comprendere che la divisa che portava meritava per lo meno il suo rispetto, e poi con quale enfasi lo chiamava “giovanotto”.

Era irritante e fastidioso.

- E’ un gattino dal manto rosso. -

Fu l’unica frase che sentì, il resto lo rimosse dalla testa, oppure non lo ascoltò mai e terminando lì il discorso fece gesto a qualche soldato lì vicino che caricasse su un auto quei vecchietti e li seguissero all’HQ dove probabilmente li aspettava il loro micio.

Più volte ringraziò Dio una volta che fu riuscito a sedersi comodamente sui sedili della loro vettura, non si accorse nemmeno della presenza di Hughes accanto a sé, l’unico suo pensiero, a parte all’essersi liberato dei vecchietti, correva ad Ed di cui ancora non avevano notizie.

 

- Aspettate un attimo qui, prego. -

Hawkeye aveva fatto accomodare la coppia di anziani signori nell’atrio dell’Edificio militare e li teneva sott’occhio chiedendo al Colonnello cosa ci facessero dei civili lì.

- Lascia perdere. – gli mormorò lui salendo al proprio ufficio dove ritrovò la piccola palla di pelo che quella mattina si era portato appresso, ed insieme a lui… il caos!

Fogli sparsi ovunque, penne e matite mangiucchiate in gran parte erano cadute a terra e le tende della finestra strappate in più punti. Al centro della stanza, mentre combatteva per uscire da sotto un grosso cestino della cartastraccia, il gattino si dimenava e miagolava per liberarsi.

Roy rimase per qualche istante a bocca aperta.

La giornata volgeva di bene in meglio…

Con un paio di veloci falcate si portò al cestino alzandolo dal piccolo prigioniero che prese tra le braccia fissandolo incattivito.

- Ti avevo detto di fare il bravo… -

- Miah…? Miao, fhffff!!! –

Ah, maledetto gatto, ancora gli soffiava!

Lo portò giù per mostrarlo ai vecchietti quasi certo che si trattasse del loro Murfy e i due lo fissarono a lungo, lo accarezzarono persino e il micio soffiò anche a loro con la solita espressione antipatica e seccata.

Poi finalmente arrivò il responso che tanto attendevano.

- Giovanotto, dico, sta scherzando? È ovvio che questo non è il nostro Murfy! -

E per un attimo lui ci aveva sperato davvero.

- Fantastico, ma che bella notizia… -

La giornata andava avanti e le cose non facevano altro che peggiorare.

Li congedò in fretta ritirandosi silenziosamente nel suo ufficio e raccogliendo qualcuno dei fogli che il simpatico micio si era premurato di buttare all’aria.

- Miao, tsk! -

Anche il gattino sembrava di pessimo umore.

Appoggiate le zampine sul pavimento si era seduto a fissare il Colonnello che camminava avanti e indietro per la stanza con aria assorta.

Strano tipo quello, chissà che aveva tanto da pensare.

- Dannato ragazzino potrebbe muoversi e farci sapere dove si trova. – sbottò all’improvviso e il gattino drizzò le orecchie.

- Miao? –

Ma il suo non era altro che un miagolio, l’uomo lo sentì appena e si voltò verso di lui.

- Vieni qui Gatto. - disse laconico indicando accanto a sé.

Il micio non si mosse, sembrò persino fargli il verso.

- Gatto, ho detto vieni qui. -

Medesima reazione di prima.

A quel punto fu lui ad andare dal piccolo animale. Lo afferrò per la collottola avvicinando di più il viso al suo musetto.

- La prossima volta obbedisci. –

Una zampata.

Fu veloce, mosse la zampa estraendo gli artigli verso il viso dell’uomo. Ma lui lo fu di più e con l’altra mano bloccò la zampa scuotendo il capo.

- Se continui a muovere la zampa in quel modo non smetterà di sanguinare. -

La fasciò con il suo fazzoletto per poi lasciare il gattino sulla sua scrivania a fissare stranito la bendatura di fortuna e poi il Colonnello. Una spruzzata di rosso colorava il suo musetto ma non si sarebbe vista la differenza tra il colore del suo pelo, così, con passi incerti si mosse più al centro della scrivania a cui anche l’uomo si era seduto. Si mosse verso la sua mano e lì si fermò puntando i suoi occhietti dorati verso l’altro che distrattamente gli accarezzò la testolina e sospirò ancora guardando il telefono che non squillava.

Odiava dover attendere.

Specie quando si trattava del Fullmetal.

Specie se a pervenirgli sarebbero state brutte notizie.

Eppure non restava altro da fare…

- Colonnello, non pensa che sia ora di andare a casa? -

Era stata Hawkeye a parlare.

Non l’aveva nemmeno sentita entrare, persino il piccolo micio che ora teneva sulle gambe si era abbandonato alle sue carezze e docilmente faceva le fusa assopendosi lentamente in quel torpore.

Sbatté d’improvviso le palpebre. Tutti e due, svegliandosi completamente dai loro pensieri o qualsiasi altra cosa fosse e l’uomo guardò l’ora.

- Non avete avuto nessuna novità sul Fullmetal? -

- No, signore, nemmeno del fratello. –

Ma dove poteva cacciarsi un’armatura di quella grandezza? Quei ragazzini erano proprio delle spine nel fianco.

- Hn. -

- Colonnello? –

Hawkeye stava per richiudere la porta alle sue spalle quando un miagolio soffocato la raggiunse e due occhietti dorati si specchiarono nel suo sguardo.

- Pensa di tenerlo lei? – gli chiese ricordando piuttosto bene la sua teoria sui cani e sperando non ne avesse una simile anche per i felini.

- Bè, è utile come scaldino. – affermò senza pensare troppo ad una risposta, infondo per qualche giorno avrebbe anche potuto tenerselo, poi probabilmente lo avrebbe mollato al fratello del Fullmetal, l’amante dei gatti.

- Capisco. A questo punto le auguro buonanotte. –

Senza tergiversare oltre uscì richiudendo la porta, ma fu riaperta dall’entrata di Hughes che teneva tra le mani un paio di scatole di fazzoletti.

Non si annunciò nemmeno bussando, entrò spalancando con forza la porta e sbattendo sulla scrivania le scatole.

- Roy tieni, ho pensato che queste potessero servirti! -

- Come scusa? –

Hughes gli posò una mano sulla spalla sospirando tristemente.

- Su, su, non devi fingere con me. Siamo amici, capisco la tua disperazione, non devi preoccuparti che prenda come debolezze le tue lacrime, per cui forza, piangi pure quanto vuoi. -

- Piangere? –

- Ma certo, per Ed ovviamente. So che sei disperato perché non lo troviamo, ma non temere, vedrai che starà benone! E non appena lo troveremo potrai dar vita anche tu alla primavera del tuo cuore! –

L’altro non parlò, né emise alcun suono. Fu veloce e scattante, come uno schiocco di dita, come la scintilla che si mostrò dai suoi guanti candidi mentre il portamatite accanto a Hughes prendeva fuoco e l’amico lo fissava con timore.

Chiaramente il Colonnello non aveva alcuna intenzione di piangere, o di ascoltare le sue sciocchezze.

- Ok, ok, scherzi a parte. Chi è quella palla di pelo rossa che ti sta sulle gambe? -

Soltanto in quel momento aveva notato il gattino che diffidente muoveva la bocca come a pronunciare qualche parola che mai sarebbe potuta uscire dalla sua gola e, a parte qualche miagolio incomprensibile, non aveva un’espressione molto simpatica.

Lo guardò bene colpito particolarmente dallo sguardo felino che tanto gli ricordava quello di Ed.

Strano.

Ma infondo era Ed avere quel particolare colore di occhi, per un micio invece era piuttosto normale.

- Lui è Gatto. -

Lo disse come se l’ultima parola pronunciata fosse stato un nome proprio. Come se Gatto potesse essere considerato come il nome di quella bestiola, che storse il nasino a sentirlo.

Persino lui pensava che il Colonnello avesse ben poca fantasia.

- Gatto? Non puoi chiamare un gatto Gatto… -

- Certo che posso. Se lo chiamo Gatto lui capirà presto in che posto si trova nella scala dell’evoluzione e comprenderà ancora meglio chi tra noi è il padrone e che è a me che deve obbedienza. –

Chiaro e conciso.

- Roy, ti ha mai detto nessuno che non sei tipo da animali? -

- Sciocchezze. Vedrai che piacerà anche a lui. –

- Pfff… -

Era stato il micio a fare quel suono sottolineando ciò che un gattino poteva pensare di un nome tanto stupido.

- D’accordo, allora tu che proponi? -

E sul volto di Hughes un sorriso beota increspò le labbra mentre pronunciava una sola parola, La sola parola che aveva in bocca praticamente da sempre.

- Elisya! –

- Daresti il nome di tua figlia ad un gatto? –

- Ovviamente non ad un gatto qualsiasi. –

Purtroppo la domanda gliel’aveva posta stupidamente Roy per cui tanto valeva ascoltare tutta la risposta.

- Lo darei al tuo gatto in questo modo tutte le volte che lo chiamerai penserai anche a quanto sia bello il nome Elisya! Non lo trovi fantastico? Anzi, guarda, giusto ieri sono andato a ritirare le fotografie di quando ha messo il suo primo dentino, ecco… aspetta… ma… ma dove le ho messe??? Elisya, ma dove… dove sei tesoro di papà? -

Una catastrofe!

Aveva perso le sue preziosissime fotografie ed ora il panico si era impossessato di lui!

Correva intorno alla stanza urlando che non riusciva a trovarle per poi abbandonare di punto in bianco l’amico e scappare alla ricerca del suo tesoro, lasciandosi dietro soltanto un ultimo grido di battaglia – Elisyaaaaaaa!!!! –

Poi il silenzio e le fusa tornarono a riempire la stanza finché anche per Roy non venne l’ora di tornare a casa.

Non avrebbe risolto nulla stando lì ad attendere inutilmente. Hawkeye aveva il suo numero di telefono, se mai qualcuno avesse scoperto qualcosa sicuramente gli avrebbe telefonato anche a tarda notte se fosse stato necessario.

 

>1°CAPITOLO FINE<

 

Uhn-.-… Primo capitolo terminato ed è stato pure una faticaccia sebbene l’abbia scritto così per caso=_=… Ma ora mi chiedo… Che cavolo di fine ha fatto Al O.o? Perché Ed è palese dove stia, ma un’armatura così grossa… ci credete che ancora non ho idea di che fine fargli fare T_T? Riuscirò mai a giustificare la sua scomparsa e ciò che è accaduto al povero Pisellino^^? Pedo!Roy si farà mai Ed XD? Ed io mi farò mai Roy*-*? (Tutti: No=_=!) Lo scoprirete*__*v…

   
 
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