Runaway
«I wanna run away
never say good-bye
I wanna know the truth
instead of wondering why
I wanna know the answers
no more lies
I wanna shut the door
and open up my mind»
Più
volte guardo i tetti di questa città, più volte viene da chiedermi perché sia
l’oggetto di tanti libri, manga, discussioni, pensieri… nell’amore e nell’odio.
L’unica
cosa che mi viene da pensare, è che non vedo l’ora di andarmene; andarmene da
Tokyo.
Andarmene da Tokyo, girare le spalle e non voltarmi mai più.
Spengo
il lettore CD e scendo dalla terrazza di mia spontanea volontà; proprio non
sopporterei che questa volta fosse qualcuno a richiamarmi, come al solito.
Guardo l’ora. Sei meno un quarto. Quella particolare posizione delle lancette
mi provoca una strana sensazione. È come se avessi avuto, per tutta la durata
della giornata, un macigno qui, sulla parte sinistra del torace, e ora fosse
quasi scomparso. Mi sento quasi bene.
Infilo
la giacca e guadagno la porta.
-
Gojyo, dove vai? –
-
Fuori. -
-
Fuori dove? –
-
…fuori. –
Che
domanda del cazzo. Non c’è un giorno che io alle sei sia a casa. E io che ormai
credevo che se ne fossero accorti.
Sei
in punto come di regola, e nel bar questa volta si sono dati all’antico:
Rolling Stones e Beatles che riempiono l’aria, e stranamente non fanno un
brutto effetto, sebbene sentirli suonare in questi anni, in un bar che dà la
sua faccia proprio su una delle trafficate strade della metropoli per
eccellenza, potrebbe stonare. Dentro, per ora, c’è solamente Hakkai, e già mi
aspettava.
Posa
il libro e sorride, come se avesse avvertito la mia presenza già quando ho
aperto la porta. Il suo sorriso mi fa uno strano effetto, in una giornata
pesante e mentre sono avvolto dalla sensazione opprimente che trasmette questa
città, che si fa quasi sentire come una gabbia. Forse sarà stato anche perché,
fin quando aveva gli occhi posati sul libro, la sua espressione era tutt’altro
che luminosa. Caro vecchio Hakkai. Sempre sereno senza un’ombra sul volto; e
poi lo puoi vedere quando meno te l’aspetti con l’aria più seria di questo
mondo, e solo allora ti viene da pensare che sia oppresso dalla più terribile
delle fatiche. Eppure per me ha sempre un sorriso, che quegli occhi verdi
accentuano illuminandosi, un sorriso così rassicurante che ti farebbe sentire
al sicuro ovunque.
Distolgo
lo sguardo prima di diventare sentimentale (che schifo!) e mi siedo.
-
Cos’era quell’espressione da funerale prima che entrassi? –
-
Espressione da funerale? – mi interroga lui cadendo dalle nuvole, con la sua
aria innocente.
-
Sì, sai, la classica espressione da chi gli è morto il gatto… -
-
Ah, ah, ah! No, nessun gatto morto! –
-
Sarà… non mi convinci ma tanto sarebbe come tentare di cavare un ragno dal
buco… -
-
Temo di sì… - si limita a sorridere lui più pacatamente.
Sguardo
interrogativo da due occhi rossi che immagino dall’aria molto perplessa.
-
Come mai al mio arrivo sorridi come se niente fosse, o uomo dai processi
mentali inimmaginabili? –
-
Sarà la tua sola presenza che mi illumina, Gojyo! – esclama con bocca ad ovale,
con quel suo modo di fare faceto.
-
Ehi, ehi, ehi, non una dichiarazione qui, via… mi metteresti in difficoltà! –
accenno
maliziosamente con l’intenzione di ironizzare, e ride. Nel frattempo, un
vociare alla porta mi annuncia l’arrivo degli altri due soggetti problematici.
-
Ma Sanzo, non andare così veloce! –
-
Io non ti conosco! –
-
Ma Sanzo…! – voce piagnucolosa.
Ci
giriamo entrambi palesemente per goderci lo spettacolo. Sanzo pare ancora più
incavolato del solito (alla faccia!), e procede a scatti. Goku lo segue come un
fedele cagnolino, con espressione sofferente. Ad un certo punto Mister Ho Le
Palle Girate si volta, fissa la scimmia nelle palle degli occhi e sibila:
-
Questa è stata l’ultima volta nella mia vita che ti vengo a prendere al
collegio! L’ULTIMA, MI SONO SPIEGATO? –
-
Ma perché sei così arrabbiato?! –
-
SE TU FOSSI STATO OGGETTO DEI COMMENTI DI MEZZO DORMITORIO TI SARESTI
ARRABBIATO ANCHE TU, LASCIAMELO DIRE! –
-
Ma non è stata colpa mia!! –
-
Non me ne frega niente, potevi metterci meno di mezz’ora a prepararti! Non ti
sto portando a cena fuori, che cazzo! Mi hai preso per la tua balia?! –
-
O per il tuo maritino? – cinguetto io ad alta voce, facendo affogare Hakkai nel
suo bicchiere d’acqua e voltare i due con aria sgomenta.
Quello
che meno m’aspettavo era che il biondino si dirigesse verso di me a passi
velocissimi e che mi afferrasse per il bavero della camicia, ma tanto fece.
-
Azzardati ad un altro commento così e ti stacco la testa, cerebroleso! –
-
Ehi, ehi, calmati! Che cos’hai mangiato a pranzo, nevrotico, insalata di
cicuta?! –
-
Muori! –
Si
butterebbe fuori dal locale dopo avermi sputato in faccia la sua minaccia, ma
Hakkai e Goku riescono a calmarlo alla bell’e meglio, e alla fine si lascia
andare sbuffando sulla sedia.
La
gente del locale è comprensibilmente sconvolta, e ancora fatica a levare gli
occhi di dosso a un quadretto che a loro deve parere evidentemente
spettacolare. Cerco di scoraggiarli con occhiate che stanno simbolicamente a
significare di ficcare i loro nasi lunghi altrove, ma la scena dev’essere
decisamente interessante, senza contare che stiamo facendo uno scientificamente
detto “casino della madonna”.
Sanzo
mormora parole incomprensibili in mugugni e si accascia sul tavolo, vene sulla
testa che pulsano a destra e a manca sulla sua graziosa testolina.
Ecco,
gente, questo qui è uno dei miei migliori amici, per la cronaca.
-
Datti una calmata e prova a spiegare perché sei così incazzato, prima di
prendermi a morsi! –
Lui
mi lancia un’occhiata gelida, poi si decide a spiegare con aria ancora molto
astiosa:
-
Niente. È solo che la scimmia si fa venire a prendere, al collegio, come se non
sapesse la strada… ma certo, con il suo cervello si andrebbe a perdere nel giro
due isolati… -
-
Sanzo, ma perché non fai altro che insultarmi?! Che ti ho fatto, io?! – sbotta
l’altro.
Sanzo,
incurante, prosegue.
-
Io lì ad aspettare come un cretino mentre questo ci impiega tre secoli, come
una donna… -
-
Avevo finito la partita di calcio! Ero imbrattato di fango da capo a piedi! –
si sente vociare.
-
…e dato che gli studenti che popolano quello schifo di edificio non hanno un
cavolo da fare da mattina a sera, sono stato l’oggetto di commenti poco
lusinghieri nei miei confronti, tutti sullo stesso tema… -
-
Tipo? – chiediamo io e Hakkai, incuriositi.
-
Tipo – interviene Goku, l’indice in bocca e l’aria comicamente affranta – che
mi aspettava come se avessimo un appuntamento… e che a giudicare dall’aria io
tra i due ero l’uke(1)… ma poi… che cosa vuol dire uke?! È una
parolaccia?! Perché ti sei arrabbiato tanto, Sanzo?! Perché sarei io l’uke?!
Sanzo, perché ti tappi le orecchie?! SANZO, COSA VUOL DIRE CHE TRA NOI DUE IO
SAREI L’U… -
-
CHIUDI QUELLA BOCCACCIA, PER LA
MISERIA!!!–
grida
lui praticamente strozzandolo, scurissimo in volto, prima che la gente si
sconvolga completamente e in via definitiva.
Hakkai
sorride con una miriade di gocce in testa, io mi sto letteralmente rotolando
dalle risate. Finalmente della gente che riconosce il lato maniaco di Sanzo!
Aspettavo da anni questo giorno! Ah ah ah!
-
Ora capisco perché hai tentato di uccidermi al mio commento di prima! – riesco
a infilare tra le risate.
-
Sì, e faresti bene a smettere di ridere prima che ti ammazzi davvero! La verità
è solamente che quegli studenti universitari sono dei dementi nullafacenti con
il cervello grosso come il guscio di una noce, frustrati e assetati di…! – e
qui conclude la frase con una serie di sostantivi e appellativi che senza
dubbio farebbero svenire su due piedi una buona vecchietta qualsiasi che stia
passando di qua per caso.
Fortunatamente
qui non ci sono vecchiette nei paraggi, e quindi il problema è stato aggirato;
mi azzardo quindi a chiedere, per completare l’opera, i provvedimenti presi
dall’offeso nei confronti degli impenitenti criminali.
-
…li ho picchiati a sangue, mi sembra ovvio! – sbotta quello con aria quasi
indignata.
Touché.
Cado
dalla sedia definitivamente. Sanzo non si capacita di come possa risultare a me
tanto comico, ma per me quell’uomo talvolta è letteralmente uno spasso… peccato
che lui non sia d’accordo!
-
Lo
trovi davvero tanto comico? –
sibila
infatti apparendo ai miei occhi ora alto almeno tre metri, volto
inquietantemente in ombra, pugno in una mano a scrocchiare le dita.
Mi
passa la voglia di ridere e alzo le mani in segno di resa, una goccia in testa:
-
Imploro perdono, o Venerabile. –
Ecco.
Questa è una scena tipica, oserei dire.
Bene,
io e i miei migliori amici, grosso modo, saremmo questi qui.
Siamo
un po’ singolari, lo ammetto; d’altro canto, se non fosse così, non vedo come
potrei divertirmi.
Sanzo,
per esempio, negli ultimi tempi sta addirittura diventando più volgare del
solito… sì, beh, non è mai stato uno stinco di santo, intendiamoci. Però mi
pare di ricordare che all’inizio era di un filino più moderato, forse. In quanto ad espressioni, almeno.
Forse. In questo caso penso, senza riuscire a nascondere una punta d’orgoglio,
che è tutto merito della mia vicinanza et influenza… d’ora in poi vedrò di
farmi chiamare “sensei” (…come no. Prima che ci riesca, mi ritroverò un buco
fumante in fronte, non so cosa ci potrei scommettere).
A
interrompere il flusso dei miei pensieri, che si sta dirigendo pericolosamente
verso il non-sense, interviene uno scettico cameriere, che pensa con ogni
probabilità che la nostra intenzione non sia di ordinare come ogni cliente di
un bar esistente, ma di starcene a cazzeggiare (come ha fatto ad indovinare?).
Però il cameriere dev’essere nuovo, anzi, lo è sicuramente; il povero
proprietario di questo pub ormai ci conosce, o meglio direi è rassegnato alla nostra presenza. E sa
pure che per quanto facciamo casino alla fin fine ordiniamo sempre qualcosa, da
bravi cittadini, e consumiamo pure, per buona volontà. Ormai è rituale, e
dovremo pur compensare in qualche maniera quel povero cristo che è stato più
volte sull’orlo di sbatterci fuori dal suo locale a pedate; e non ne avrebbe
nemmeno gran torto a farlo, poveraccio.
Il
nuovo cameriere comunque è un bell’ostacolo, perché questo è sicuramente
l’unico posto in cui possiamo bere alcolici a quest’ora, indovinate un po’?,
sempre per il motivo di prima (altrimenti dicasi Purché Consumiate E Ve Ne
Andiate Qualsiasi Cosa). Questo tipo comunque certo non lo sa, ma Sanzo
certamente non se ne fa un problema, e grazie alla sua aria da yakuza(2)
(come non cesserò mai di dire, gli manca solo la camicia a righe e la giacca, e
magari un mitra) io e lui abbiamo i nostri bravi bicchieri di Martini davanti.
Hakkai ha già preso un bicchiere d’acqua e dichiara di non avere più sete, e
Goku in quanto minorenne si cucca la sua solita aranciata. Che non gli dispiace
nemmeno, fra l’altro (dice di trovare la birra amara e sgradevole). E che,
nemmeno a dirlo, paga regolarmente Sanzo.
E
nemmeno questa volta fa eccezione, fra un rimbrotto e un altro, una lamentela
ed un’altra, alla fine l’aranciata di Goku entra nel suo conto.
Si
parla di Università, di lavoro, di tipe (io, più che altro! Ah ah!), di
problemi, dell’inflazione, di quanto odiamo questa città, di come ci sentiamo,
di come la gente ci fa dannare, di cosa ridiamo (Sanzo di niente, immagino), di
come i programmi televisivi recentemente siano uno schifo.
Sei
e mezza.
Ci
si alza, ultime lamentele d’ordine. Frase di rito di Sanzo (“Con voi non ci
esco più, che rottura!”), paghiamo il conto, lamentele di Sanzo, la scimmia
spinge fuori il suo padrone dichiarando allegramente “Come al solito, a domani
alle sei!”; lancio di affettuosi insulti, risatine. Io e Hakkai chiacchieriamo
qualche minuto mentre prendiamo la stessa strada, ad un semaforo ci lasciamo.
Ecco.
Questa
è la mezz’ora che mi consente di sopravvivere alla vita qui.
Il
mio strambo, assurdo angolo di paradiso che mi fa respirare.
Dopotutto,
vi starete chiedendo che cosa cavolo abbiamo contro questa città.
Molte,
tante, infinite cose.
Starei
quasi per precisare che siamo “vittime della società”, ma alla fine mi sembra
un termine così esagerato da autocensurare il mio cervello. Più che sbagliato
come termine, mi secca come suona. Fatto sta: odio Tokyo. E i miei tre colleghi
non sono da meno di me.
Odiamo
Tokyo.
O
meglio; non è che sia necessariamente Tokyo che ci dispiace; è la gente che la
popola che ci dà il voltastomaco, e di conseguenza la città diventa tutt’uno
con i suoi abitanti, come è proprio di ogni città, e il tutto diventa un
agglomerato che ci diventa ogni giorno più odioso. Non abbiamo niente da dare a
questa città, e niente vogliamo riceverne, perché niente da lei ci aspettiamo.
Insomma,
prendiamo Sanzo. Lui ha mille e uno motivi per odiare questa città e tutto
quello che ci sta dentro.
Sua
madre, non l’ha mai vista in vita sua, perché è morta pochissimo dopo la sua
nascita; non che ne abbia mai risentito in maniera esagerata, in fondo, come
puoi rimpiangere qualcosa che non hai mai avuto? Il colpo più che altro
gliel’ha data la morte del padre. Aveva solo tredici anni quando dei ladri
hanno assalito l’appartamento e ucciso a coltellate senza troppi problemi suo
padre, che si trovava lì. Lui era al doposcuola, e questo dovrebbe dire tutto.
Solo a Tokyo dei ladri possono penetrare indisturbati il pomeriggio in un appartamento,
mentre il figlio dell’occupante è al doposcuola, non so se mi spiego. Saranno
state al massimo le cinque e mezzo del pomeriggio, ma chissà, più tardi, più
presto, nessuno può dirlo. Sicuramente Sanzo, al doposcuola, non si tratteneva
fino ad ora tarda.
Lo
trovò proprio lui, quando tornò da scuola. Aprì la porta e si trovò davanti
l’appartamento a soqquadro, i soldi, l’argenteria, le cose di valore sparite, e
il padre in una pozza di sangue con gli occhi sbarrati a guardarlo. Un braccio
era stato anche tagliato. L’avevano torturato? Comunque sia era laggiù,
nell’angolo della stanza.
Gli
intrusi che avevano derubato l’appartamento e assassinato il proprietario non
furono mai trovati.
Come
se non fosse abbastanza scosso per l’accaduto, Sanzo si ritrovò al centro delle
discussioni dei parenti, i pochi che aveva, per il dibattito su a chi sarebbe
toccato l’affidamento.
Mentre
lui era lì, seduto composto, che aveva solo voglia di piangere perché suo padre
era morto squarciato a coltellate, gente di cui alcuni non aveva nemmeno mai
visto la faccia stavano a discutere sulla sua vita, su chi si sarebbe
sobbarcato l‘impegno di un tredicenne problematico, e la conseguente eredità
del caro estinto.
Nemmeno
piangere, gli hanno concesso. Probabilmente non ne ha mai avuto il tempo.
Andò
a finire che con tutta l’educazione che gli era consentibile espresse
chiaramente che se la sarebbe cavata da solo, senza dare troppi fastidi a
nessuno; si accontentava che uno dei suoi parenti più stretti fosse nominato
suo tutore in via del tutto ufficiale, e lui con l’eredità di suo padre se la
sarebbe sbrigata da solo, senza troppe lamentele.
Fu
il coro di tenere e ipocrite proteste a seguito del suo discorso che lo fece
montare su tutte le furie.
A
quel punto mandò tutti sempre molto cortesemente ad andarsene a fanculo, e fece
come aveva detto.
Tutti
i parenti scandalizzati tagliarono i ponti con il tredicenne problematico che
rifiutava testardamente il loro affettuoso aiuto, e Sanzo non li sentì mai più.
Suo zio firmava i documenti ufficiali, Sanzo falsificava la sua firma per
giustificazioni o roba di poco conto, e si visse in pace.
Visse
di eredità, che non poteva durare in eterno e che doveva necessariamente tenere
almeno parzialmente da parte per il suo futuro, e visse di lavoro alternato
allo studio assillante.
Una
vita massacrante senza un attimo di respiro, ma che portò avanti da solo,
stringendo i denti e senza chiedere aiuto a chicchessia. Lui è quel tipo di
persona che piuttosto di accettare solo uno yen da quei famosi parenti
preferirebbe morire mordendosi la lingua.
Oggi
ho picchiato una persona.
Ho
picchiato duro, ciecamente e con rabbia, pensando di volergli spaccare tutte le
ossa.
E
sono stato licenziato.
Ma
di questo sinceramente, non me ne potrebbe fregare meno.
Sono
seduto su di un muretto mentre il traffico scorre vuoto e uguale, con Hakkai di
fianco, tutti e due con una lattina di caffè istantaneo in mano.
-
Gli hai fatto molto male? –
-
Molto. Credo sia all’ospedale. –
-
Avrà un osso rotto? –
-
Anche due. –
Sospira.
Fa per dire qualcosa, e io aspetto fissando con aria noncurante e fare da
scazzato il fondo del barattolino di latta. Poi sembra cambiare idea, fa un
mezzo sorriso e beve un altro sorso.
-
…niente. –
Rimango
zitto anch’io, e continuo a fissare il caffè quasi finito. Poi guardo lui. Poi
mi spazientisco, non so bene perché.
-
Avanti, non me la fai, la predica?! Non me la fai?! Non mi dici che sono stato
un imbecille, e che mi sono fatto licenziare, e denunciare, e che ho mandato
una persona all’ospedale, e che devo avere il cervello bacato?! Non me lo
dici?!? –
-
No. – fa roteare con qualche movimento circolare la lattina.
-
Perché, maledizione?! –
-
Perché non lo penso. – dice, continuando a far ruotare la lattina.
Resto
in silenzio. Poi, mi accascio al muretto e metto la testa fra le mani, e mi
sforzo per non piangere. Cazzo.
Se
l’è cercata, merda. Non doveva dire quelle cose. Non doveva. Mi è salito il
sangue alla testa ed è stato un miracolo che sia ancora vivo, lo dico io.
Quando
si tira fuori il discorso del carcere sono sempre molto irritabile. Mi chiudo e
non dico una parola. E anche oggi è stato lo stesso. Ma loro potevano dire quel
cavolo che gli pareva, dopotutto. Io da dietro il mio bel banco a vendere
dischi mi sono tirato fuori una paglia dal pacchetto e me ne sono andato a
fumare sul davanzale della finestra. C’è libertà di parola, al mondo.
-
La stronzata è che li trattano fin troppo bene, i carcerati! –
fu
la prima frase che captai provenire dalla bocca di quell’essere. Lentamente
voltai la testa. Sapevo che non dovevo farlo e non dovevo ascoltare le cavolate
che spandevano a fiumi dalla bocca di quella piccola testa di rapa, ma ormai
l’avevo fatto.
-
Sapete dove vanno a finire, in parte, i soldi delle nostre tasse? A nutrire
quei branchi di feccia che popolano le carceri! –
Nonascoltarenonascoltarenonascoltare…Troppo
tardi. Ormai era fatta.
-
Perché cazzo i miei soldi devono finire a servire più vivibile la vita di quei
topi di fogna?! Fosse per me starebbero nel posto dove si meritano… in una celletta
umile e squallida, massimo un buco. Con il vaso per pisciare lì, che li ammorbi
col loro tanfo, quei pezzi di merda! –
E
tutti risero. Tutti, dico. Tutto il gruppetto di teste di cazzo.
E
fu allora che non capii più niente.
Mi
alzai e le mie mani andarono da sole, semplicemente. Tutti urlavano e io
picchiavo più forte che potevo. Lo volevo ammazzare. Qualcuno ha tentato di
trattenermi, ma credo si siano fatti male anche quei qualcuno. Nessuno poteva
fermarmi.
Quando
sono tornato lievemente più in me, ho notato che avevo tranciato la sigaretta
coi denti, la mia mascella contratta. Il mozzicone caduto fumava ancora, per
gran parte rimasto cenere, e in bocca avevo ancora la parte con filtro, stretta
serrata fra i miei denti. Qualcuno mi teneva per le braccia.
Poi
sono stato convocato dal capo e non ho ascoltato una sillaba di quanto mi stava
venendo detto. Ho intuito che ero stato licenziato. Sono uscito dal negozio.
Fine.
Bene,
Hakkai ascolta tutto senza aprire bocca, lo sguardo serio che sembra molto
concentrato nel fissare il paesaggio avanti a sé.
Poi
rimaniamo in silenzio.
-
Hakkai… -
-
… -
-
…sono stato un deficiente, vero? Dai, dimmelo. –
-
…sei stato un deficiente, se questo ti può rassicurare –
-
Grazie. –
-
Però, se proprio lo vuoi sapere – si porta il caffè ormai freddo alle labbra –
io li avrei ammazzati sul serio. –
Mi
volto verso di lui. Ha un sorriso triste in volto.
-
So che ne sarei capace. – mi guarda – …sono un deficiente, vero? –
-
No, non lo sei affatto. –
-
Ti ringrazio. –
Mio
fratello è stato rinchiuso in carcere.
Accadde
quando avevo otto anni, ma me lo ricordo benissimo.
Da
allora non l’ho più visto.
Per
la verità non era mio fratello, ma il mio fratellastro. Però era figlio di mio
padre, e poi era mio fratello, voglio
dire, era questo che contava, no? Io gli volevo bene. Probabilmente è stata
l’unica persona con cui ho avuto un legame affettivo nella casa dove vivo ora.
E
poi era sempre gentile con me, nonostante fossi il figlio di un’avventura di
nostro padre, riconosciuto poi legalmente e venuto a vivere fin dalla nascita
in casa loro.
Era
nostra madre… sua madre… che mi
detestava.
Io
veramente le volevo bene, nel senso… che non ho mai avuto una madre, io avrei
fatto di tutto per compiacerla. Io facevo
di tutto per compiacerla. Era bella, mi ricordo, molto bella, mi piaceva, avrei
voluto che mi stringesse tra le braccia sorridendo, io ero un bambino, volevo
solo quello, davvero, niente di più.
Invece
ad ogni mia gentilezza lei sorrideva sì. Ma dopo aveva uno scatto. Piangeva. E
mi picchiava. Mi sembrava pazza, e avevo paura. Ora che ci rifletto, soffriva
davvero di qualche malattia psicologica. Probabilmente, anzi, sicuramente.
Successe
che una volta fu vicina ad uccidermi. Picchiava così forte che non sentivo più
le braccia con cui mi stavo riparando. Poi le mie braccia cedettero e mi colpì
la testa così forte che non capii più niente. Poi vidi Jien nell’angolo di una
stanza agitato, e che si precipitava verso di noi.
Poi
l’ultima cosa che vidi fu Jien che piangeva mentre mi sollevava tra le braccia,
e poi abbassai lo sguardo e vidi la mamma distesa a terra che non si muoveva.
In
seguito capii che mio fratello aveva ucciso sua madre per salvarmi la vita.
Tutto
quello che seguì fu grottesco.
Quando
Jien spiegò all’inquirente ciò che era successo fu come vivere in un film. Mio
padre, che amava troppo sua moglie, non proferì verbo. Non poteva credere che
mi picchiasse; e non lo credeva. L’unica cosa che disse fu, come in trance, che
mi ero ferito cadendo dalle scale. E, letteralmente, non disse altro.
Ma
la cosa che più mi colpì fu che i vicini, i negozianti, tutta Tokyo sembrò
testimoniare indignata che nostra madre era una bravissima donna, affezionata
in tutto e per tutto ai suoi due figli.
E
io ancora mi chiedo se c’erano loro, in casa nostra per sapere chi fosse, mia
madre.
Quella
gente che ad occhi sbarrati ripeteva come scandalizzata che era la donna più
tranquilla del mondo non aveva mai visto mia madre picchiarmi selvaggiamente, e,
quando aveva qualcosa a portata di mano, tirarmelo addosso. Che cosa ne
sapevano, loro? C’erano, loro?
Morale
della favola: Jien fu processato e condannato a incarcerazione, accusa:
omicidio colposo, motivo: insufficienza di controprove a sostegno della
legittima difesa dichiarata dall’imputato.
Io
in quei giorni ero all’ospedale e comunque non sarei stato ascoltato. Per
tutti, ero in stato confusionale. Per tutti, lo ero anche dopo, quando
protestavo a viva voce, perfettamente guarito. Sono sempre stato in stato
confusionale.
Fantastico.
Hakkai
finisce la sua lattina di caffè e mi ringrazia per la chiacchierata.
-
Ma sei scemo? Sono io che dovrei ringraziarti… -
-
Sì, ma tu mi hai offerto il caffè. –
-
Quel caffè da macchinetta da 80 yen?! –
-
Era buonissimo. –
sorride.
Poi si alza dal muretto, dà un paio di colpetti alla giacca e mi guarda
sorridendo, ma con un qualcosa di amaro nella voce che la rende quasi
struggente, o forse sono solo le mie orecchie che l’amplificano.
-
Devo andare. Mia moglie mi aspetta. Era abbastanza arrabbiata. –
Quelle
parole hanno l’effetto di una mazzata, come al solito. Però riesco a dire:
-
Ah, sì… ok. Ciao. –
Mentre
lo vedo allontanarsi con i suoi passi rapidi e precisi, lo chiamo.
-
Hakkai… se hai bisogno di parlare… o di una mano… io… sono qua! –
Mi
guarda sorpreso, poi chiude gli occhi sorridendo.
-
Che strani consigli per uno che è stato appena licenziato per aver scatenato
una rissa… -
-
Ehi… bastardo! Mi prendi in giro?! – mi si rizzano tutti i capelli in testa
dalla rabbia.
Hakkai
ride, si volta e fa un cenno della mano per saluto. E scompare.
Silenzioso
e quieto, quasi invisibile, come il vento, presenza calma e rassicurante che si
fa da parte senza che tu te ne accorga.
Vorrei
trarlo dall’abisso in cui si trova e finge di non dar peso, ma io chi sono per
farlo? Un bel nessuno, impotente come tutti gli altri, che prova e non prova
per paura di fallire miseramente, e così lo vede lentamente macerarsi e marcire
con il sorriso sulle labbra.
Ricordo
bene la faccenda del suo matrimonio.
Un
matrimonio programmato, come tanti. Oramai sono passati di moda anche qui,
frutto della ventata di liberalismo occidentale giunta fin qui nel paese del
sol levante; ma ci sono ancora le famiglie per bene e più tradizionaliste che
non vi rinunciano affatto. Hakkai fa parte di una di queste.
È
stata per lui una ferita atroce vedersi negare il permesso di sposare la donna
che amava perché già promesso con la rampolla di una famiglia della Tokyo bene,
atroce vedere i preparativi del matrimonio, atroce scoprire che per meglio
scoraggiare il legame sentimentale con la ragazza “sbagliata” lei era stata
vittima di atti intimidatori e di minacce, che l’avevano portata a trasferirsi
fuori città. Non l’aveva mai più vista, e senza preavviso alcuno.
Avrebbe
strangolato i genitori con le proprie mani, e io che conosco bene Hakkai posso
dire che solo Dio sa perché non lo fece. Forse perché sarebbe stato ingiusto
ripagare così i genitori adottivi che l’avevano raccolto dall’orfanotrofio
inserendolo in una famiglia benestante. Però l’unico vero motivo che l’ha
trattenuto dal compiere un omicidio dev’essere stata la pura ragione umana.
Così
sposò la ragazza che avevano scelto per lui, e non la toccò nemmeno con un
dito.
Nemmeno
con un dito, vi giuro. La prima notte di nozze, prese cuscino e coperta e dormì
sul divano. Lei la prese molto male, insomma, è sempre un oltraggio un rifiuto
così marcato, ma Hakkai non l’ha mai sfiorata. Ormai sono quasi due anni, e
ancora non l’ha toccata con un solo dito, lo giuro.
Quattro
o cinque giorni prima del matrimonio arrivò l’invito, anche a noi tre. Perfetto
e compito sul suo cartoncino bianco nella sua bella busta. Però il testo era
diverso da quello di tutti gli altri, scritto di suo stesso pugno solo per noi.
Diceva all’incirca così:
«
Il giorno x del mese y all’ora data si
celebrerà il matrimonio fra Cho Hakkai e la signorina Tal dei Tali, a casa dei
genitori della sposa; alla cerimonia solenne seguirà un piccolo ed elegante
rinfresco.
A voi che siete miei amici, prego con tutto il cuore di non venire, assolutamente
e per nessuna ragione al mondo.
Vi ringrazio.
Hakkai. »
E
ognuno di noi li strappò diligentemente, invito e busta, e li gettammo nel
cestino della spazzatura.
Mentre
guardo Goku, seduti al solito bar che saranno le sei e dieci appena, ingozzarsi
dei salatini/patatine/olive vari che ci hanno portato assieme ai nostri soliti
aperitivi, mi chiedo come ha fatto Sanzo a mantenerselo in casa per quegli anni
che sembrano ormai lontani e invece sono lì dietro l’angolo, mantenerlo
tecnicamente, davvero.
Mangia
con la costanza e l’appetito di un bufalo, e badate che quegli animali sono dei
gran ruminanti.
-
Goku, fai piano, o ti soffocherai. – gli consiglia caldamente Hakkai.
-
Contieniti, scimmia. – si limita Sanzo, mentre fuma la sua Marlboro.
No,
davvero. Vabbè che già lavorava, però era veramente una spesa sobbarcarsi un
moccioso che mangia per quattro. Sto fissando la scimmia con insistenza, mentre
rimugino su queste cose, quando ad un certo punto alza il volto radioso e
sospira soddisfatto.
-
Che buone! E anche l’aranciata è buona! – poi, come colto da illuminazione
improvvisa, domanda - …Sanzo, posso assaggiare? –
-
Scordatelo. –
-
Ma Sanzooo… -
-
No. I minorenni non bevono alcolici, gli animali neppure, figuriamoci gli
animali minorenni. –
commenta
il signorino portandosi alle labbra con noncuranza il bicchiere. Goku protesta
e gli dà dell’antipatico, una venuzza in testa di rabbia, e si fa sentire
rumoroso, mentre Sanzo lo rimbecca puntualmente.
Certo
che sono proprio carini, ne? Mi viene da ghignare, nonostante la giornata di
merda.
Hakkai
se ne accorge e sorride. Ma che bel quadretto…
-
Ah! – Goku si alza in piedi, con aria entusiastica – Lo sapete?! È tutt’oggi
che ci penso! Ho avuto una bellissima idea! –
e
senza nessun preavviso, prende su e si allontana dal tavolo. Lo vedo vagamente
avvicinarsi alla zona del bar che funga da tabaccheria, poi sposto lo sguardo
su Sanzo. Evidentemente oggi ho una propensione a pensare agli affari degli
altri, probabilmente per dimenticare i miei che non sono dei più rosei; così
per l’ennesima volta di questi giorni, mi viene da ripensare al passato.
Sanzo
aveva, se vogliamo dirla in pratica, letteralmente raccattato Goku dalla strada.
Per
un tipo come lui è stato un gesto tanto improvviso quanto incomprensibile,
immagino anche a sé stesso.
Fatto
sta che stava ritornando da casa, relativamente stanco, dal lavoro, e la
giornata se non mi ricordo male dai racconti di Goku era veramente uno schifo:
tanto per cominciare Sanzo aveva perso l’autobus (cosa che lui non ha mai
ammesso, ma altrimenti non si spiega perché stesse tornando a casa a piedi),
poi per coronare la situazione pioveva che Dio la mandava e la temperatura era
inclemente; proprio uno di quei pomeriggi tardi dove vorresti essere ovunque
meno che in strada a beccar su la pioggia e il freddo, con il triste scuro
precoce dei pomeriggi invernali.
A
tutto ciò si aggiungeva un fatto che veramente dava sui nervi al nostro
biondino in maniera esponenziale: dovete sapere che Sanzo non avrebbe mai
voluto spendere soldi in un qualcosa per lui di tanto inutile come un telefono
cellulare; amici, per giunta, non ne aveva, non doveva essere reperibile da
nessuno, e quindi che se ne sarebbe fatto? Il suo capo però gli aveva imposto
nella maniera più irremovibile che doveva possedere un numero al quale poterlo
raggiungere in qualsiasi momento, ed essendo un lavoro che lo retribuiva bene e
che gli sarebbe seccato perdere, Sanzo mandò giù amaro, strinse la cinghia e si
comprò il benedetto telefono. Però da qualche tempo a questa parte il telefono
gli dava seccature. Era da qualche giorno che riceveva insistentemente degli
SMS da un numero sconosciuto. SMS senza senso, che esprimevano tristezza, e
frustrazione. «Mi sento male. Voglio andarmene.» «Mi sento così triste… possibile non esista un
luogo dove possa trovare la pace? Un posto dove sorridere?» per non citare quei
semplici e struggenti «Aiutami.» Cose del genere, che lo lasciavano turbato sì,
ma soprattutto infastidito. Interrogato, il misterioso interlocutore aveva
risposto di avere composto un numero a caso per comunicare la sua infinita
tristezza. Non sapeva a chi sarebbe arrivato, disse, ma aveva bisogno che
arrivasse a qualcuno.
Dopo
i sostenuti quanto vani inviti a smetterla, Sanzo si era riproposto più e più
volte di fare una telefonata di un minuto scarso, giusto per irrompere dopo un
“pronto” in un discorso con quella sua voce troppo profonda per un diciottenne
che avrebbe fatto passare la voglia a un chiunque maniaco solitario di sfogare
le sue frustrazioni sugli altri. Ma non ce la fece mai, e si limitò così dopo
un po’ al silenzio più totale. Questa faccenda gli provocava tanto fastidio che
avrebbe volentieri picchiato quel misterioso interlocutore frustrato dalle sue
paranoie se gli fosse capitato per le mani.
Bene,
in quella giornata di tempo da cani Sanzo se ne stava tornando a casa, stretto
nel suo impermeabile grigio, quando sentì una vibrazione nella tasca. No, non
ancora lui, probabilmente pensò, con un moto d’insofferenza, e provò ad
ignorare di aver sentito alcunché. Però c’era qualcosa che gli premeva sul
petto, qualcosa che gli produceva fatica nel resistere alla tentazione di
prendere l’apparecchio e leggere il messaggio. Così alla fine, più per noia che
per altro (quel tratto di strada era lungo e noioso da percorrere, e non aveva
certo nulla da fare), tirò fuori il telefonino e guardò sul display. «Ho
freddo… e piove… e non ho un posto dove andare. È davvero così triste essere
finalmente liberi?» Una goccia di pioggia cadde sul display luminoso. Sanzo
aveva finito di leggere l’ultima parola solo da una frazione di secondo, quando
lo colse di soprassalto un fragore di oggetto che ruzzolava, che proveniva dal
tetro vicolo di cui si apprestava a sorpassare l’imboccatura per giungere al
marciapiedi davanti. Fece quasi un salto per quanto il rumore l’aveva colto di
sorpresa, e si fermò prima di attraversare la scarsa larghezza della stradina.
Lo sguardo andò istintivamente per terra, a cercare l’oggetto che aveva
prodotto il rumore che lo aveva quasi spaventato. Intravide un telefonino per
terra, e subito seguirono dei movimenti affannati della persona che l’aveva
fatto cadere, che si gettò a terra per riprenderlo, veloce e scattante come un
animale, e dell’animale aveva gli stessi movimenti nervosi e la stessa ansia… e
perfino gli occhi da cane bastonato. Se ne accorse quando, da in ginocchio dove
si trovava, un ginocchio in una pozzanghera, bagnato, infreddolito e così
esile, il ragazzino alzò lo sguardo verso di lui. Sanzo rimase bloccato dalle
iridi del bambino, che lo fissavano grandi e dorate, e che si velarono di
lacrime quando incrociarono i suoi occhi d’ametista.
-
Sei tu… sei tu, ne sono sicuro! – esclamò a quel punto l’“animaletto”, con una
vocina segnata e incrinata dalle intemperie a cui era sottoposto, ma che brillava
di vita – Volevo… volevo tanto vederti! –
E
detto ciò, prima che il nostro stupitissimo biondino ebbe tempo di pensare
alcunché, si gettò fra le sue braccia, bagnato e infangato com’era. Per terra,
il cellulare del ragazzino riluceva della sua luce verde del display. Si poteva
leggere ancora l’ultima schermata del testo che era stato inviato a Sanzo. «È
davvero così triste essere finalmente liberi?_»
-
La libertà non consiste nell’avere le ali, o andarsene chissà dove. La vera
libertà…è avere un posto, o qualcuno, da cui poter tornare. –
Dirà,
tempo più avanti, Sanzo, a Goku, ma anche a me ed Hakkai: disse che erano
parole di suo padre, e non si sbottonò più di così. Però a me fece molto
piacere, e quelle parole mi rimangono impresse nella mente a fuoco, come un
marchio. E credo che non me le scorderò mai.
Comunque,
fu così che il nostro Mister Irascibilità In Persona prese in casa con sé
questo animaletto sporco, infangato e bagnato, e gli diede una bella ripulita.
Lui stesso incapace com’era di darsi sollievo o di usare maniere dolci nei suoi
riguardi, colmò di conforto il cuore di quell’esserino, con i suoi modi rudi e dando
l’impressione di fregarsene alla grande.
Goku
aveva tredici anni e ne dimostrava undici, e pendeva dalle labbra del suo salvatore.
Con il tempo, attraversò la fase adolescenziale (che è quella che a mio modesto
parere è ancora in corso) e lo mise giù dal piedistallo di cristallo,
decidendosi a trattarlo alla simil-pari; comunque, Sanzo è rimasto e rimarrà
per sempre il suo più grande punto di riferimento e Salvatore con la S
maiuscola, e questo è il motivo per cui non lo manda e non lo manderà mai a
quel paese (cosa che io avrei fatto già da tempo).
Sul perché il biondino si sia accollato la spesa e il fastidio della scimmia,
beh, quello rimane un mistero per tutti, e presumo anche per lui stesso; per
cui, non ne indagheremo. Ma anche il motivo per cui Goku era scappato di casa è
tutt’ora un mistero, che non credo ci sarà mai dato il consenso di rivelare. Penso
che Sanzo sia quello che ne sappia di più fra di noi, ma restio com’è a farsi
gli affari degli altri, ne è altrettanto a parlarne. So solo che Goku ha una
tremenda paura di ospedali e dottori, se vede una siringa sbianca e quando si
entra in argomenti di esperimenti o cavie ammutolisce. Questo logicamente non
lascia molto spazio all’immaginazione, e a me personalmente prudono le mani
quando sento parlare al telegiornale di esperimenti volti a scoperte sul DNA di
persone particolari, come quelle che presentano caratteristiche fisiche
insolite, da sempre ritenute diaboliche… come il colore dorato degli occhi, per
esempio. Per la scienza sarà un grosso passo avanti studiare i geni di questi
esseri, allo scopo di sfatare i luoghi comuni, e certo, ma al pensiero di un
bambino spaventato sul lettino d’ospedale mi viene da vomitare. E i genitori
contenti di contribuire. Mi viene davvero il voltastomaco.
Mentre
sto a rimuginare su questi pensieri non esattamente allegri (sarà la
giornatina, ne?), la scimmia oggetto dei miei pensieri torna al tavolo
saltellando.
-
Ecco quaaa! © -
Davanti
ad una misteriosa schedina con dei rettangolini colorati la mia mente proprio
non riesce ad esaltarsi, e così dopo qualche attimo di inequivocabile silenzio
mi viene da dire:
-
Ecco qua… cosa?! –
-
Uffa, ma non lo vedete! È la schedina della nuova lotteria nazionale! –
-
…prego? –
-
Oh, giusto, ricordo! – esclama Hakkai posando sul tavolo la sua tazza di tè.
-
Come mai voi due non lo sapete? Non la guardate, la televisione, la sera? –
interviene nuovamente la scimmia, ad indice teso.
-
No. – risponde Sanzo caustico, facendo cerchiolini di fumo.
-
Io ho di meglio da fare, la sera! © –
cinguetto invece io maliziosamente, facendo comparire una venuzza su quella
bella testolina bionda.
-
Piantala di fare l’idiota. –
-
Su, Sanzo… non essere geloso. –
Avverto
che la conversazione sta andando avanti tra gli altri membri “sociali” del
gruppo, mentre Sanzo mi strozza e io sento il respiro venirmi meno e la vista
appannarsi. Sto quasi per raggiungere uno stato di semi-incoscienza quando
credo Hakkai interviene a salvarmi e possiamo riprendere il discorso.
-
Bene, appurato che questo è un biglietto per la nuova lotteria? –
-
Ehi, mi spiegate? –
-
Dunque. È stata istituita questa nuova lotteria nazionale, che si gioca inserendo
numeri a caso in questi rettangolini colorati… viene estratta la combinazione
vincente e il fortunato per l’occasione della prima estrazione si accaparra un
montepremi considerevole! – spiega Hakkai.
-
Ovvero? – domando.
Goku
interviene con una di quelle sue facce incredibilmente comiche, gli occhi a
lineetta:
-
Cinquanta milioni di yen!(3) –
Io
sputo la mia birra.
A
Sanzo cade la sigaretta di bocca.
Hakkai
commenta soave:
-
Ah… però! –
Ci
riscuotiamo.
-
…COME SAREBBE A DIRE “AH PERÒ?!” – mi alzo in piedi – SONO CINQUANTA E PASSA
VOLTE IL MIO CONTO IN BANCA!!! –
-
Gojyo, abbassa la voce… -
-
Che schifo. – commenta Sanzo, spegnendo la sigaretta nel posacenere –
Potrebbero impiegarli in maniera più utile, invece di buttarli al vento come
fosse carta straccia. Ci sono angoli di Tokyo che fanno rabbrividire solo a
gettargli un’occhiata, bande yakuza che praticamente governano in ben più di un
quartiere, e spendono cinquanta milioni di yen come se infilassero una moneta
in una macchinetta per farsi un caffè. –
E
detto ciò, beve dal suo bicchiere e lo sbatte sonoramente sulla tavola.
Certo,
per uno come Sanzo che ha tirato avanti facendo una fatica disumana da quando
aveva tredici anni senza uno straccio di tutore che lo sostenesse, sono parole
vere, ed è sdegno vero.
E
ci credo, cazzo. Quello che ho detto sul mio conto in banca grosso modo vale
anche per lui; io perché il grosso lo detiene mio padre e io benché maggiorenne
ho la minima parte (per incatenarmi a casa, si capisce), lui proprio per quello
che riesce a mettere da parte.
-
Ma perché quest’enormità di montepremi? –
-
È logico che davanti ad una somma del genere ci saranno orde di persone che
tentano di accaparrarsela. Chissà i miliardi di biglietti che venderanno ad
andare a sabato. Estraggono sabato, vero? –
-
Sì. –
-
Ragazzi, mi volete ascoltare? –
Ci
voltiamo verso Goku.
-
Ecco, qui c’è il biglietto e qui c’è una biro… tentiamo la sorte? –
E
lo dice con quell’espressione pucciosa. Non dico che lo prenderei a calci, ma
sono lì lì.
-
Ma Goku… stupida scimmia, cosa tentiamo a fare, spiegamelo! –
-
Su, calmo… è un’idea carina! –
-
Hakkai… -
-
Io l’ho preso – esclama quello – Perché così ognuno di noi dice un numero! Si
deve dire un numero da una a due cifre, se se ne dice una sola la prima vale
come zero… sono quattro, vedete, e queste sono le quattro caselle… le ho prese
perché sono colorate come noi! –
-
Prego? –
-
Vedi? Ce n’è una gialla, che è un po’ come il dorato dei miei occhi, poi c’è
quella verde come Hakkai, quella rossa, e sotto c’è quella viola di Sanzo! –
ZIIIT
-
La tua stupidità m’impressiona. –
commenta
Sanzo con un’espressione quasi corrucciata, una goccia di sudore per la tempia;
è uno spasso vederlo così comicamente serio.
-
Wheee, ma perchééé? – si lamenta l’altro con gli occhi a freccetta.
-
Su, dai, biondino, scendi dall’Olimpo. –
intervengo
allora io. Non so perché, ma l’idea mi piace. Improvvisamente mi sento quasi
euforico. O divertito, forse. Non saprei.
-
Dai, scimmia, non te la prendere. Compiliamola, su. –
-
La facciamo? –
-
Facciamola! –
-
Sì! – sorride Hakkai
-
Ya-hooo! –
E
prende a scrivere con la mano a pugnetto, nella sua bella casella gialla.
-
Io ci ho messo il cinquantaquattro… perché separato è la data del mio
compleanno… -
-
Che sempliciotto. – non finirò mai di stupirmi – Dà qua. –
Messo
lì davanti al biglietto con la biro in mano, ci penso. Ma in fondo, che
possibilità abbiamo di vincere? Scrollo le spalle e piazzo il primo numero che
mi viene in mente. Nove, perché mi piace, e poi sei, perché suona bene. Tutta
questa spensieratezza di scelta fatta così senza impegno mi fa quasi ridere,
pensando che si gioca su cinquanta milioni.
-
Vediamo, io metterò il numero otto. –
-
Perché tanta sicurezza? –
-
Perché suona un po’ come il mio nome…(4) Poi non saprei… vorrà dire
che lo metterò due volte! Ah ah! –
-
Hakkai, sei un uomo incomprensibile… - ribatto io col sangue gelato nelle vene
per tanta gaiezza.
-
Sanzo? – esclama Goku con tanto di guancette rosa – Cosa ci scrivo nella tua
casella? –
-
Ma quello che vuoi… -
-
No, è la casella viola, devi decidere tu! –
-
Che perdita di tempo… - sbuffa.
Lo
tormentiamo tanto finché non si tappa le orecchie.
-
State zitti, ho capito, ho capito! – sbotta, brontolando come una teiera con
l’acqua che bolle.
-
Cosa ci scrivo? –
-
…uno. –
Gli
diamo tutti dell’antipatico in coro.
Goku
ricopia meticolosamente i numeri giocati sull’altra parte del biglietto,
compreso lo “01” molto meditato di Sanzo, stacca la matrice e la va ad imbucare
nel contenitore apposta là sul bancone, vicino all’esposizione di accendini.
Stando lì, va a finire anche che compra un accendino, torna al tavolo e lo
regala a Sanzo. Un accendino con su una scimmia che balla. Con tanto di collana
di fiori e gonnellino hawaiano… vi giuro che ho riso tanto da avere le lacrime
agli occhi! Sarei caduto per terra se Hakkai non mi avesse tenuto la sedia, e
non vi dico che tentativi di omicidio sono stati attuati nei dieci minuti
successivi! Se vogliamo aggiungere il fatto che Goku l’ha pure comprato con i
soldi di Sanzo, perché a conti fatti non ne ha di propri, diventa tutto più
esilarante…
Goku
non vive più con Sanzo, attualmente, come già avrete capito. Un anno dopo il
suo “ritrovamento”, riprese gli studi, e ora compiuti i diciotto anni Sanzo ha
deciso che era tempo che sloggiasse. L’ha “mandato via” con i suoi soliti modi
e la scusa solita che non poteva più sopportarlo e che non lo teneva in casa
certo per puro diletto; Goku se ne è andato così con aria mogia e triste, ma
forse sapendo in cuor suo il vero perché, o più probabilmente capendolo in
seguito col passare del tempo. Era ora infatti ormai che Goku si staccasse
dall’ala protettiva di Sanzo e imparasse a vivere da solo e a fare i conti con
la realtà; la vita del mantenuto è troppo facile, e in questa città non te la
puoi permettere a meno che non sia sicura. E quella non la era.
Attualmente,
vive in un collegio, ovvero quei dormitori che con una tassa mensile, o
bimestrale, o quadrimestrale, o semestrale come si preferisce offrono vitto e
alloggio agli studenti dai diciotto anni in su, prevalentemente universitari.
La tassa, nemmeno a dirlo, per ora la paga Sanzo, e per questo Goku si è scelto
un collegio tra i più modesti, che uno come lui si può permettere, e ora è
anche in cerca di un lavoro; ha capito quello che Sanzo aveva voluto
insegnargli, e ci sta provando con tutte le sue forze e il suo consueto
entusiasmo. Direi che è una cosa positiva, in fondo… no?
Mi
sto ancora asciugando gli occhi dalle lacrime quando un suono di cellulare
interrompe l’atmosfera. Ci vuole un po’ perché me ne accorga, poi sento Hakkai
rispondere e allora mi do una calmata.
-
Sì… no, sì… ho capito… sì, ma… lo so… - pausa più lunga - …sì, lo so. …sì. …sì,
arrivo. – pausa – Ho detto che arrivo… sì. –
Fine
comunicazione.
-
Scusate. Pare proprio che debba andare. – riprende il sorriso che aveva
lasciato lì, scomparso, ai primi squilli.
-
Di già?! Ultimamente te ne vai sempre prima! –
Cessa
di sorridere.
-
Lo so, e mi dispiace. Ma è veramente infuriata. Poi sono io che subisco
l’atmosfera pesante, in casa. –
Ho
toccato un tasto dolente.
-
Scusami. –
-
Niente. Vado… era davvero arrabbiata. -
-
Ultimamente è troppo arrabbiata. – borbotto io.
Hakkai
mi guarda un secondo, poi sorride come se gli avessi fatto un complimento
infinito.
-
…già. –
Però
non c’è commento che tenga. Dev’essere realmente nervosa di questo periodo,
perché nonostante tutto Hakkai prende su, lascia qualche moneta per pagare,
prende il cappotto e se lo mette. Ci rivolge l’ultimo, meraviglioso, sincero
sorriso.
-
A presto. –
Poi
si gira e va verso l’uscita, e il sorriso muore.
-
Merda, odio questa situazione! –
esclamo
appena siamo rimasti da soli noi tre. Gli altri due non proferiscono verbo, ma
Goku annuisce serio serio.
-
Povero Hakkai. –
-
Già. Che schifo. –
Sanzo
si accende un’altra sigaretta senza parlare.
-
Cazzo… se mai mio padre mi facesse lo scherzo di propormi un’eventuale futura
sposina, credo proprio che andrei giù di testa! – esclamo, fortemente
impressionato dalla situazione di Hakkai.
-
Non dirlo a me. – commenta Sanzo, e io so pure perché.
-
Ah, ah, io non ho questi problemi! –
sorride
Goku tutto contento. Maledizione a lui e alla sua sfacciata fortuna in campo.
Che si trovi la scimmia dei suoi sogni e proliferi con tante scimmiette!
-
Ah, il biglietto… lo tengo io? –
-
Ma fa’ pure. – gli risponde Sanzo.
-
Lo terrò in un cassetto… - sorride Goku – Perché so benissimo che non
vinceremo, ma io lo metterò in un cassetto e lo terrò lì, e ogni volta che
tutto mi sembra insopportabile aprirò il cassetto e lo vedrò, e allora farò
finta che noi questo premio l’avremo vinto, e saremo partiti per chissà dove,
tutti e quattro… e io non sarò più lì ma in qualche bel posto, lontano da
Tokyo, e allora tutto svanirà per un attimo, almeno uno solo. –
Io
e Sanzo rimaniamo a guardarlo, immobili, mentre mostra la più bella delle sue
espressioni, che riempie il cuore di dolcezza pura.
Sono
felice di aver giocato questo biglietto.
Quando
tutto si farà insopportabile e sentirò che non ce la farò più, chiuderò gli
occhi e mi ritroverò davanti quel biglietto con una casella gialla con scritto
54, una verde con scritto 88, una rossa con 96 e una viola con 01, e immaginerò
che il biglietto era stato estratto e ce ne stavamo salendo su di un aereo
diretto ai Caraibi, o alle Maldive, o in qualche fottuto posto lontano da qui.
E che salendo sull’aereo sarei rimasto indietro, mi sarei voltato verso Tokyo e
avrei alzato il dito in un gestaccio, per poi correre ridendo verso gli altri e
volarmene via. Libertà non è certo andarsene con un aereo dove ti pare e piace,
ma avere un posto dove tornare. Ma il mio posto sarebbero stati loro, e sarebbe
stato verso di loro che io ridendo avrei corso, e la libertà sarebbe stata più
forte di qualsiasi sensazione provata fino a quel momento, qualcosa che stento
persino ad immaginare.
-
Sì, Gojyo, hai capito bene. Matrimonio. –
Non.
Ci. Posso. Credere.
E
fino ad un momento prima, L’AVEVO APPENA DETTO. Per le corna di Satana o
qualsiasi diavolo, io d’ora in poi devo imparare a tenere la bocca chiusa!!!
Captato
il messaggio che è arrivato alle mie orecchie mentre, tranquillo e beato, mi
stavo togliendo le scarpe appena varcata la soglia di casa (appena arrivato,
cazzo!), e che ho ascoltato con le scarpe in mano e gli occhi strabuzzanti
della serie stai-scherzando-o-hai-trovato-nel-mio-cassetto-una-canna-di-quelle-che-mi-sono-fumato-qualche-volta,
posso riassumerne quelli che sono i punti salienti: così proprio non va bene,
non ci siamo, hai raggiunto il limite, prima fuori tutto il giorno, ora quasi
ti fai denunciare, devi mettere la testa sulle spalle, ti assumerò nella mia
ditta e ho trovato una ragazza che per te andrebbe bene, una così carina e di
buona famiglia. Vedrai che con una moglie metti la testa a posto.
Nella
fase uno rimango nella stessa posizione prima citata, con una scarpa in mano
mentre me la sto sfilando e l’altra già per terra, a mo’ di paresi, occhi
strabuzzati e in una perfetta imitazione del boccheggiare di un pesce palla.
Poi,
i miei circuiti nervosi fanno gli extra e il concetto arriva al cervello in
tutta la sua tragica limpidità.
KA-BOOOM!!!
I
miei capelli si rizzano a mo’ di istrice e inspiro a pieni polmoni pronto per
qualcosa che sono certo si udirà nel raggio di dieci chilometri di distanza;
sono lì lì per urlare con tutte le mie forze qualcosa dettato dalla furia del
pelide Achille come “PIUTTOSTO MI FACCIO SANZO!!!”, ma mi sgonfio a palloncino
e riesco a trattenermi in un impulso di lucidità solo grazie ad una forza
misteriosa, che mi suggerisce dal profondo della mia coscienza che la mia
affermazione potrebbe essere spaventosamente
mal interpretata. E prima che si dica in giro che sono omosessuale passerà qualche secolo.
-
Papà… stai scherzando. –
mi
limito così, entrando in casa e sperando che il vecchio recuperi la sua sanità
mentale.
-
Non sto affatto scherzando, Gojyo. Dopo tutto quello che combini dovrei essere
io a dirti “Ma stai scherzando”, se ti arroghi anche delle pretese. Comunque,
sono tuo padre e ho i miei diritti a prendere queste decisioni, che saranno
importanti per la tua vita. –
-
Ascolta… -
-
Vedrai che Hisumi ti piacerà, è una ragazza carina, gentile e… -
Alla
fine l’esclamazione esplode:
-
COL CAZZO!!! –
E
proprio in quel momento, nel mio grandioso exploit, mentre immagino di avere
addirittura i canini di fuori considerato il mio livello di alterazione, una
ragazza pure carina, terrorizzata dall’urlo di Tarzan (solo che Tarzan con ogni
probabilità era persino più fine) fa capolino timidamente dalla cucina.
Pare
che la futura sposina fosse addirittura qui, senza ovviamente il mio superfluo
consenso. Ma che bello.
Sfumata
ogni occasione di fare bella figura, cosa peraltro a cui non tenevo minimamente, ed essere uscito teatralmente di scena
usufruendo delle scale, sbatto la porta della mia camera deciso allo sciopero
della parola, fame, sete, contributi sociali, e decido di avvalermi della
facoltà di non rispondere. Cazzo, cazzo, cazzo! Cosa mi trattiene dal non
abbattere un muro, scendere giù per le condutture, infiltrarmi nei tombini e
unirmi al team delle Tartarughe Ninja?! STO PURE DELIRANDO, VOGLIO DIRE!
Quanto
lo capisco, Sanzo!!! Dovrei proprio fare come lui, che dopo aver rotto i ponti
con i parenti stronzi già citati al compimento del diciassettesimo anno d’età
si è visto proporre dai suoi amati zii di secondo grado il fidanzamento con una ragazza di una famiglia amica da generazioni con
la loro! Parbleu! Sapete cosa ha risposto loro? Ha alzato la mano e ha
mostrato il dito medio, e non si sono più fatti vedere! Dio, come lo capisco!
Vorrei fare esattamente lo stesso, ma intuisco col mio cervellino che il mio
salace commento di poco prima in effetti è stato qualcosa di pressoché analogo.
Bene.
Detto ciò: che fare? I colpi sulla porta imperversano, ma ormai li considero
come sottofondo. Mi metto a considerare l’opzione “tattica struzzo”: infilare
testa sotto cuscino e aspettare che passi.
Un’altra alternativa c’è, a dire il vero. Usare la fuga, come al solito. Come
faccio qualche notte, quasi sempre d’estate: aprire finestra, raggiungere con
facilità la scala antincendio, sparire nella notte e via! Solo che
l’espedientino di tenere leggermente scostate le imposte per poi tornare con
una ragazza (cosa che faccio spesso, con quelle che ci stanno) d’inverno
diventa alquanto impraticabile. Primo, perché lasciando aperti i vetri anche
quel poco, un’ora o due prima di tornarci ce la metti, e se la notte è fredda
ti ritrovi a… approfondire i rapporti
con un clima da Circolo Polare Artico. E non è piacevole. Poi, per seconda
cosa, d’inverno il clima non è dei migliori, e se c’è vento e la finestra si
chiude? Beeello… voglio vedere come la si risolve… una volta mi è capitato, una
volta che ero particolarmente fuori di testa. Non vi dico il casino a
rientrare. E che scusa ho inventato per la situazione. Non ne ho idea. Ho
resettato tutto e ne ho un non ben definito ricordo, ma immagino sia stata
tanto inverosimile quanto vaga.
Ok,
tutti questi pensieri mi hanno fatto passare la voglia. E di donne stanotte,
non ne ho voglia. Troppo sbattimento.
Opto
per la tattica struzzo mormorando qualche improperio.
-
Non c’è niente da ridere!!! –
Sono
letteralmente in-di-gna-to dalla mancanza di serietà che qui tre… tre… tre… bruttissimi…
IDIOTI mostrano nei confronti del mio problema!!! Non ho ben capito!!! Perché
al problema di Hakkai tutti seri come nei film americani e quando capita a me
si spanciano dal ridere e mi prendono per il culo!?
-
Beh, Gojyo… magari… la vita da marito ti gioverebbe! –
AMICO
DEL CAVOLO! Perfino il più fidato che avevo si mette una mano davanti alla
bocca e ridacchia soffusamente, cercando di reprimersi. GRAZIE AL CAZZO!
-
Come no! Invitami alla cerimonia, questa non me la voglio perdere! –
Perfino
il vecchio Ho La Faccia Impietrita Dalle Rughe sta sghignazzando, e molto meno
educatamente di Hakkai, una risata senza un briciolo di gioia, semplicemente
beffarda e oserei dire SADICA. (o forse è la mia immaginazione da parte lesa?!)
-
AHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAHAH!!! ODDIO, MUOIO!!! –
…e
qui c’è il meno diplomatico di tutti, che ritenendo superflua l’educazione e/o
la decenza, si rotola esprimendo a gran voce quanto sia esilarante la
situazione ai suoi occhi.
Bene,
grazie mille.
Finisce
che per sfogarmi essenzialmente su tutti e tre, mi accanisco in particolare
solo sulla scimmia, giusto perché è quella che al momento mi dà più sui nervi.
Così cominciamo a picchiarci.
Tutto
svanirebbe nelle solite tre cavolate dette che sedano il tutto, e allora via,
ricominceremmo a parlare normalmente con io che faccio l’offeso e dopo mi
passa. Ma stavolta no. Stavolta continuiamo a litigare. Il nervosismo diventa
pericoloso, si tirano fuori cose che sarebbe meglio tenere per sé, cose mai
dette, e continuiamo a litigare. E
litigare ancora, che una cosa tira l’altra e ormai non riusciamo a
trattenerci più, come una corrente travolgente e pericolosa, di fronte alla
quale sai che potevi trarti fuori forse prima, ma ormai non puoi più.
-
Sei troppo suscettibile, Gojyo! Devi darti una calmata! – protesta Goku.
-
Spiegami come mai i vostri problemi sono sempre seri e i miei cazzate! Sono
stufo del vostro perenne sottovalutarmi!! –
-
Nessuno ti sottovaluta, imbecille! – interviene Sanzo con aria infastidita.
-
Modera i toni! – urlo - Alla fine dei
conti sei sempre tu quello che ha i problemi seri! –
Una
sedia si rovescia.
-
TI SEMBRANO FORSE RIDICOLI, ALLORA?! -
-
NO! MA NON SEI IL SOLO! MI FARESTI UN FAVORE SE SMONTASSI DAL TUO PIEDISTALLO E
TI RENDESSI CONTO CHE I TUOI PROBLEMI NON SONO GLI UNICI AL MONDO! –
Ormai
il litigio si è ridotto a me e Sanzo, entrambi in piedi, entrambi che ci
fissiamo astiosi, e Goku e Hakkai che non sanno che pesci prendere, e la gente
attorno che o è ammutolita o bisbiglia.
Mi
sento mandare a farmi fottere, e mentre Sanzo prende su la sua roba e spinge la
sedia al suo posto capisco che se ne sta andando, e mi sento come se qualcosa
mi dicesse “questa è una cosa seria, questa è grossa, questa finisce male”, e
il cuore mi batte a mille, e lui va a passi nervosi verso l’uscita e mi sento
male. I miei piedi, che sembrano incollati a terra, vengono improvvisamente
però schiodati da una rabbia sorda e gonfia, e mi dirigo verso l’uscita anche
io, d’un colpo. Dentro la mia testa dopo lo smarrimento si è gonfiata l’ira, e
l’unica cosa che ho in mente è che adesso non lo lascio scappare a nessun
costo, adesso vado lì e gli sputo in faccia tutto quello che avrebbe sempre
dovuto sentirsi dire.
Sento
indistintamente Goku che si agita, Hakkai che chiede scusa e paga, ed è ansioso
anche lui, e l’atmosfera è strana, anche loro hanno paura possa succedere
qualcosa di grosso.
Errato.
Qualcosa
si è spezzato.
-
Che ca… LASCIAMI! –
Serro
strette le dita, sono una presa di ferro, e non m’importa che il suo braccio si
dimeni con violenza, una violenza che non è affatto quella bonaria o
arrendevole che si dimostra verso un amico. Mi scaccia e mi rifiuta, e leggo
nei suoi occhi un vivo senso di repulsione.
Ma
fisicamente sono più forte di lui, e dovrebbe pure saperlo. Perciò non lo mollo
e comincio a scagliargli in faccia tutta la mia frustrazione:
-
Scappare non ti serve a niente! Guardami in faccia! Non puoi pensare di potermi
vomitare tutto il tuo astio addosso e non essere disposto all’idea che voglia
replicare! Non sono a tua disposizione!!! NON SONO IL TUO SOTTOPOSTO! –
-
Finiscila di urlare, imbecille! – ringhia – Datti una calmata!!! –
-
Datti una calmata tu, piuttosto! SONO STUFO DELLE ARIE CHE TI DAI E SONO STUFO
DI COME TRATTI GLI ALTRI! -
-
SE COME SONO FATTO NON TI VA BENE, MOLLA QUESTO BRACCIO, LASCIAMI ANDARE ED
ESCI DALLA MIA VITA! NESSUNO TE L’HA FATTO FARE, DI ENTRARCI! –
Lo
mollo. Mi sento colpito in pieno. Dannazione. Dannazione e dannazione ancora.
Resosi
conto che non trovo una replica, non si accontenta e infierisce. Ormai la bomba
è stata innescata.
-
LA VUOI SAPERE LA VERITÀ?! La verità è
solamente che sei un arrogante presuntuoso, e mi irrita quel modo di fare che
hai, di irrompere nella vita nelle persone per poi pretendere di sapere tutto
di loro! Ti sei mai chiesto se quel qualcuno potesse non essere
d’accordo?! Ti sei mai chiesto se effettivamente lo conosci?! CHI TE NE DA’ IL
DIRITTO?! –
Le
urla si stanno sentendo ovunque, ormai. Ma non ce ne rendiamo nemmeno conto.
-
Sanzo! Gojyo! – si sente un eco flebile da dietro di me.
-
Sono entrato nella tua vita?! Chi è che
mi ha permesso di farlo?! Perché scarichi La colpa di tutto sugli altri quando
qualcosa non va?! – si volta e se ne va, e gli cammino dietro, deciso a
non mollare. - Perché essendo arrabbiato con te stesso
rivolti la colpa su qualcun altro per scacciarla da te?! Perché hai così paura
delle persone?! –
-
Ma chi ha paura delle persone,
visionario!? Levati di torno! –
Mi
scosta con uno spintone. Neanche morto. Se vuole che lo lasci in pace dovrà
ammazzarmi.
-
Levati quella maschera da ipocrita che
ti trascini dietro! –
- ipocrisia?! – una botta, mi sento spinto violentemente
contro il muro da un Sanzo trasfigurato -
che ne sai di chi sono, io?! –
- non sopporto il tuo vittimismo! – ringhio,
scostandomi dal muro e spingendolo a mia volta, con violenza – IL TUO
INSOPPORTABILE CONSIDERARE TE STESSO TUTTO E GLI ALTRI NIENTE! -
-
Tieni per te i tuoi conSigli!!! –
mi urla in faccia, questa volta. Mi sento sbattuto di nuovo contro il muro,
tutto d’un colpo – FATTI GLI AFFARI TUOI!!! COSA NE SAI, DI ME?! CHI CAZZO SEI
PER SAPERE QUALCOSA DI ME?! –
-
…non lo so… - stonata con tutto il resto, la mia voce che ha ripreso tono
normale, come se non avessimo mai urlato - …non posso? –
-
Cosa?! –
-
Non posso sapere chi sei? Perché non posso? –
mi
è calata improvvisamente la voce, mi sento un po’ un idiota, ma ho urlato
tanto, e la voce bassa raschia contro la gola, ed è normale che sia flebile, o
che faccia fatica a parlare.
Non
mi guarda più. Ed è ancora incazzato nero.
Restiamo
un altro po’ in silenzio, io che lo fisso come a sfidarlo a fare altrettanto e
lui che guarda altrove, le sopracciglia corrugate, scommetto che si sta anche
mordendo la lingua o chissà cosa.
-
Gojyo! Sanzo! – ci hanno raggiunto, nel frattempo, ma è come se fossero di
sfondo.
Sanzo
si volta e riprende a camminare, e se ne va. Io mi alzo dal muro dove sono
appoggiato e lo seguo.
-
Sanzo. – è un richiamo basso e per niente insistente, ma deciso, e non ammette
repliche.
-
… -
-
Sanzo! –
-
Ma vai…! – sta imprecando, voltandosi lievemente.
Un lieve SBONK.
-
Ehi, voi! –
Ammutoliamo.
Nel camminare, ha urtato leggermente contro qualcuno.
-
Fate le vostre sceneggiate altrove, bambocci. –
3…
2… 1…
-
Sceneggiate?! – (lui)
-
Il marciapiede non è vostro, stronzi! – (io)
-
Ma andate a farvi fottere! – sbottiamo, infine, in coro.
SILENZIO
INQUIETANTE…
Alzando
lo sguardo ci siamo accorti solo in questo preciso istante il gruppetto di
uomini che abbiamo mandato in tal simpatico posto non ha l’aria raccomandabile,
specialmente il simpaticone urtato da Sanzo, un omaccione alto a capo rasato, con
occhiali da sole e sigaretta in bocca, e che come gli altri a giudicare
dall’abbigliamento non può essere altri che uno yakuza fatto e finito, che ci
sta guardando con l’aria di volerci sciogliere lentamente nell’acido (o
cementarci i piedi e buttarci a mare, a scelta).
GRIND,
e la scena si ghiacciò.
-
Ops… - sento mormorare alle mie spalle da un costernato Hakkai.
Alla
faccia dell’”ops!”
“Mi
sa che ci toccherà abbassare la cresta o qui sono guai grossi…” mi ritrovo a
pensare sudando.
-
Chi è che avreste mandato a farsi fottere, pidocchi?! –
esordisce
minaccioso il macho-man di prima, crocchiando le dita e digrignando quegli
orribili denti gialli (che schifo!). Mentre sto spremendo il mio cervello alla
rapida ricerca di una risposta brillante che detta con tutto il mio
savoir-faire ci tirerebbe parzialmente fuori dai casini, vedo il mio amato
collega prendere un’espressione di puro disgusto, e ci passa un attimo da lì ad
aprire la bocca con fare sprezzante e a dire:
-
…proprio tu, o hai bisogno di sturarti le orecchie?! Levati dalla strada che
ostruisci il passaggio, rifiuto umano! –
ZIIIT.
-
CHE COSA?! –
Sono
senza parole…
- Ok, complimenti, biondino, questa è stata la risposta più azzeccata degli
ultimi tre secoli! –
-
Vuoi rimetterti a litigare?! –
Una
vena mi compare in testa.
-
Lo vedi che sei tu che provochi, maledetto?! –
-
Sbaglio o sei stato tu a cominciare? –
-
Comincio perché se spari cazzate come se distribuissi pane qualcuno te lo dovrà
pur far notare! –
-
Gojyo, già c’eravamo quasi, questa è la volta buona che ti prendo a botte, lo
sai?! –
-
BENE, VUOI RISOLVERE A BOTTE?! NON ASPETTO ALTRO! –
-
FATTI AVANTI, ALLORA, SPACCONE! –
Due
mani grosse e bisunte ci separano, strattonandoci per le spalle delle giacche.
-
STATEMI BENE A SENTIRE, VOI DUE BASTARDI! –
Credo
che io e Sanzo ci siamo voltati in contemporanea, con la medesima, gelida,
terrificante espressione sul volto.
-
…e tu che cazzo vuoi?! –
-
Oh, l’hanno detto assieme! – trilla Hakkai, da dietro.
-
Non c’è niente di cui gioirne… - commenta la scimmia, guardando l’amico con
espressione tra il rassegnato e lo sgomento.
Il
grosso yakuza è ammutolito di colpo, quasi si sia fatto più piccolo.
-
E voi chi siete?! – interpella Hakkai e Goku un altro della banda.
-
Amici loro! –
-
Si combatte, Hakkai? Posso cominciare?? Posso?? Posso?? –
-
Se ci aggrediscono per primi, forse potresti essere autorizzato. – risponde
soavemente l’altro.
-
Ci prendete in giro?! – un biondo ossigenato sfodera un manganello, minaccioso,
e si avventa su Goku, impulsivamente - …bastardi!! –
Un
salto, e un calcio, alla velocità della luce. Il biondino stramazza a terra, la
gente in strada comincia ad allarmarsi.
-
…BINGO! © -
-
Non sta bene aggredire delle persone a questa maniera per motivi così futili… -
sta
intanto predicando Hakkai con aria serafica ad uno dei malavitosi, mentre egli
si sta contorcendo sotto la sua presa d’acciaio che gli torce il braccio dietro
la schiena.
-
Ma chi diavolo sono, questi?! – strabuzza gli occhi uno dei compari.
-
Gojyo…? –
Mi
volto verso il mio amico/nemico. Si sta tenendo un pugno, lo sguardo di ghiaccio
acceso da non so che cosa, la bocca storta all’ingiù, sdegnosa.
-
…facciamoli a pezzi e poi ne riparliamo. –
-
Nh…! – ghigno, quasi ridendo, poi con piglio ironico: – E perché no?! Scatenare
una rissa con un gruppetto di mafiosi insieme a te è sempre stato un mio sogno!
–
Poi
prendo lo slancio, e carico il pugno.
-
Cazzo! Cazzo, cazzo! –
-
E smettila di imprecare! -
-
Che male… -
-
Quanto ti lamenti per una fasciatura! – esclama Goku, sentendosi offeso nel suo
improvvisato ruolo di medico.
-
Però, ce la siamo cavata bene! Ah, ah, ah! –
ride
Hakkai, un cerottone sullo zigomo e una goccia in testa. Il mio sguardo cade su
Sanzo, che alle spalle del sorridente Hakkai risulta quasi paradossale, steso
lì sul letto con la borsa del ghiaccio in testa ed un’espressione per me
completamente comica. Il mio amico si volta verso il moribondo.
-
Come ti senti, Sanzo? –
Borbottio
da teiera brontolona con l’acqua che bolle, si raggomitola su un fianco e
consuma lì il suo dolore, il samurai.
-
Scimmia, hai finito di fasciarmi la mano? –
-
Ebbene sì, e non lamentarti! – sbuffa.
Ho
sei/sette bende in più del dovuto, grazie alla sua abilità, tanto che sembra
debba andare ad un incontro di boxe, ma, ahimè, di botte ne ho già prese
abbastanza per oggi!
Ne
abbiamo prese, effettivamente, ma la verità è che ci lamentiamo troppo; ne sono
usciti molto peggio gli altri. Insomma, possiamo orgogliosamente ritenerla una
vittoria.
Dopo
la vittoriosa rissa, distrutti (anche se facevamo finta di niente lo eravamo),
siamo sgusciati via fino al rifugio più vicino, che nel caso consisteva nel
collegio di Goku. In barba alle regole siamo sgattaiolati dentro e
approfittando dell’assenza del suo compagno di stanza (il cui letto ora è
occupato da Sanzo con la sua brava borsa del ghiaccio) ci siamo arrabattati
alla bell’e meglio a leccarci le (per amor del vero, scarse) ferite. Che più
non possiamo fare.
-
Cavolo, una rissa con degli yakuza… vinta, perlopiù… adesso sì che siamo nei
guai… sta’ a vedere che domani sera ci troviamo fuori dal bar l’intero clan
pronto a farci il linciaggio! Ah ah! –
stranamente,
l’idea mi fa quasi ridere.
-
Che abbiamo da perdere, ormai… - borbotta la teiera, volgendoci la schiena, da
laggiù, con voce lamentosa.
-
Come va l’emicrania, Sanzo? –
Goku,
sollecito, si avvicina tutto premuroso al biondino, che gli risponde con
qualche mugugno. Tra l’altro, la scimmia è stata quella che ha beccato su meno,
nonostante picchiasse forte. Due cerotti e via, salta come un grillo. E
picchiava, ne. Ha talento, il ragazzino; dovrò ricordarmene…
Alla
fine, Sanzo si mette seduto con sguardo truce, acconsentendo a levarsi la borsa
del ghiaccio e ad accogliere sulla sua fronte offesa una bella garza
incerottata che copra il livido.
-
Sarà anche ora d’andare. – sbuffa, mentre l’operazione termina.
-
Già. – commento, quasi distratto, io. Spaventoso, ma non mi sono accorto di
quanto il tempo è passato. Buffo, direi. Il tempo passa in fretta quando ci si
diverte, si dice, ma questa sì che era bella!
-
Ah, ah, ah! –
-
Che c’è da ridere? –
-
Stavo solo pensando a come giustificare questo con mia moglie… se dico che mi
sono picchiato con dei mafiosi è la volta buona che mi sbatte fuori di casa! –
Non
so bene cosa ci sia da ridere, ma la cosa è incredibilmente ilare. Così ridacchiamo,
mentre Sanzo si lamenta mugugnando tra sé e sé.
-
Cos’è, e questa la stanza di quel ragazzino con gli occhi dorati? –
-
Sì, questa qui. –
-
Ma è vero quel che si dice? –
-
Cosa? –
-
Che quello lì se la fa con… con… -
-
Con un uomo, dici?! –
-
Shhht! Ma abbassa la voce…! –
-
Ma che ne so, io! Beh, si vede con uno, ma cosa ne so di quello che fanno. –
-
Ma tu ci credi? –
-
Non lo so. Però quello lì era bello davvero, sai. Uno alto, biondo, con l’aria
un po’ da scazzato… però sembrava, come posso dire… -
-
Ma sembra una donna? È effeminato? –
-
Chi, lui? No, non ha l’aria… -
-
Però un effeminato ci dovrà essere, fra i due. –
-
Non so mica bene come funzionano queste cose fra uomini… -
-
Io ho sentito dire che sono perversi… -
-
Gli omosessuali? –
-
Sì. Io ci starei attento… -
-
Ma va’, che stronzate. –
-
Ti giuro! Vanno anche in tre! O di p… –
-
Bum! –
-
Sono dei pervertiti, ti dico! –
-
Ma dai… ci credi davvero? –
-
Non lo so! Però se ne sentono dire di o… -
SCREEEK.
-
Aaah, aria. Mi sento male. Usciamo di qui. –
-
Leviamo il disturbo, Goku… spero non ti creerà dei problemi questo… -
-
Ma va’, figuriamoci! –
-
Come va il mal di testa, biondino? –
-
Taci… la tua stupida voce mi rimbomba nel cervello. –
-
Ora che lo so, parlerò a voce più alta! –
-
Tsk. –
-
Ci vediamo. –
-
Tornate pure a trovarmi quando volete! © -
si
sbraccia la scimmia a salutare.
Davanti
a noi, ora che me ne accorgo, ci sono due bambocci che ci stanno guardando con
occhi e bocca spalancati, con aria da allucinati. Ma che diavolo hanno…?!
Gli
occhi del nostro Sanzo con la luna storta intercettano lo sguardo proveniente
da quelle due paia di occhi di bue, e con aria perplessa li interpella
bruscamente:
-
…che diavolo volete?! – (oggi proprio non è giornata)
-
Aaah! Niente! Niente! Scusi! –
-
Qualche problema?! –
intervengo
io, la migliore delle mie espressioni perplesse, sigaretta in bocca, irritato
dalle occhiate stravolte da visionari che ci sono rivolte.
Sono
ammutoliti. Ma che ho addosso, sembro forse un orco cannibale?
-
Gojyo? Andiamo, abbiamo fatto tardi! – mi richiama Hakkai, già avanti con Sanzo.
-
Mh? Vengo, vengo. –
…bah.
Certo che il mondo è pieno di tipi strani.
-
I just wanna liiiveeee…! –
-
Ma chiudi il becco! –
Scanso
un posacenere volante. Olé. La serata comincia nel migliore dei modi! Spengo il
lettore CD e smetto di canticchiare, guardando con aria di sufficienza Sanzo
che si regge la testa fra le mani.
Possibile
che debba sempre rovinare l’umore a tutti?
-
Che succede, stavolta? – domando, sedendomi al tavolo con gli altri. Aspetta, manca
qualcosa… cosa manca… chi manca…?
-
Non troviamo Goku. – spiega Hakkai, chiarendo così anche la sensazione di
mancanza che mi ronza in testa.
-
Oh. –
-
“Oh”? –
-
Beh, che altro potrei dire? Dove potrebbe essere, d’altronde? Al collegio o a
bighellonare in giro a qualche sala giochi! Per la volta che non ha voglia di
venire o si dimentica… sono cavoli suoi, intendo… -
-
Beh, è quello che dico anch’io. – sbuffa Sanzo.
-
E allora dove sta il problema?! –
-
Sta che sono passato a prenderlo io, oggi – spiega Hakkai – e mi hanno detto
che dalla sala comune dove guardava la televisione è balzato in piedi di colpo
ed è schizzato via senza un perché. Proprio fuori, intendo: si è catapultato in
camera sua per poi uscire come una furia senza dare spiegazioni a niente e a
nessuno. –
-
Si sarà accorto di essere in ritardo… -
-
Non era in ritardo… non è ancora arrivato! E io sono qui da un po’. –
-
Se è per questo, è tardi. Sono le sette e mezza. –
-
Appunto. È la prima volta che ci troviamo a quest’ora. –
-
Non capisco, Hakkai. Capacissimo, Goku, di perdersi. O di cadere in un tombino!
–
-
Mi preoccupa piuttosto l’atteggiamento che mi hanno descritto… sono un po’ in
pensiero. –
-
Torno ad optare per la teoria del tombino! –
-
Ma volete stare un po’ zitti?! Ho un’emicrania che credo di stare per
impazzire! –
-
Oh, poverino, Sanzino tesoruccio ha il mal di testa! – sbotto io, stufo del suo
atteggiamento da primadonna – Tutto bene amore? O vado in farmacia a cercarti
un antidolorifico per sindrome premestruale? –
KA-BOMM!
Mi riparo in fretta con le braccia da un Sanzo con un’espressione
indescrivibile, a braccio alzato, che sta per spaccarmi la testa a sediate (me
lo sento, me lo sento!), quando la porta del locale sbatte con un rumore
assordante, che fa prendere un colpo a metà degli avventori.
-
RAGAZZI!!! –
-
Oh, - rompo il silenzio, incapace di tacere - la scimmia è riemersa dal
tombino. © –
-
Ma va’ a farti fottere! – Sanzo mi molla il bavero della camicia che aveva
afferrato e mi sbatte malamente sulla sedia.
-
Ricambio l’augurio! – gli ribatto senza colpo ferire, e mi accascio sul tavolo
mentre Hakkai chiede delucidazioni.
-
Goku? Goku, eravamo in pensiero per te… cos’è successo? –
-
Io… io…! – il diciottenne è sconvolto.
Comincia
ad agitarsi. Oh no, era già agitato.
Con gli occhi a lineetta, si ferma, e comincia a muovere a scatti e curiosamente
le braccia, mentre s’inceppa.
-
Io… ero a vedere la televisione… - muove braccia - …ma io… guardo sempre la
televisione! Ecco… hanno detto… - muove braccia - …e allora io… - muove braccia
– sono corso fuori senza nemmeno controllare… - muove braccia – poi ho
controllato…! – muove braccia - …insomma, ho preso l’autobus sbagliato… - muove
braccia – Ed ero dall’altra parte di Tokyo! Non sapevo più che linea prendere
per tornare indietro! Così ho preso la METROPOLITANA! Ed è stato…
SCONVOLGENTE!!! NON SAPEVO A CHE FERMATA
SCENDERE!!! –
Sto
fissando sconvolto la scimmia che blatera senza riuscire a cavarne un senso.
Sanzo è più traumatizzato di me. Hakkai non sa che pensare e fa pat pat sulla spalla
della scimmia con occhietti inespressivi.
Insomma,
alla fine le rotelline a spirale al posto degli occhi di Goku si mutano in due
occhioni sbrilluccicanti da cucciolo in confusione.
-
E’ stato terribile! –
-
Goku…. –
-
Sì, Sanzo? – risponde con voce piagnucolosa
-
...in conclusione… CHE CAZZO È SUCCESSO? –
-
Ma io ve l’ho detto!! –
-
No che non ce l’hai detto!! – (in coro)
-
Ma abbiamo vinto la lotteria nazionale!! –
-
… -
-
… -
-
… -
-
…non mi guardate così! –
-
Beh, comunque sia non ce l’hai affatto detto! –
-
GOJYO, METTI IN MOTO I CIRCUITI CEREBRALI!!! –
-
LI HO MESSI IN MOTO, LI HO MESSI!!! –
-
Fate silenzio, per favore, laggiù! –
-
Ma vaffanculo! –
La
signora si offende e gonfia le gote grassoccie in atto di estrema indignazione,
per poi uscire dal locale sconvolta.
-
Ehi, voi ragazzi! Datevi una calmata! –
-
Come sarebbe a dire che abbiamo vinto alla lotteria? I famosi cinquanta
milioni? Tu STAI scherzando, vero? –
-
Sì, in effetti non erano cinquanta milioni. Erano settanta.(5) –
DONNN!
Cominciamo
a realizzare.
-
…porca puttana! –
Ok,
abbiamo realizzato.
-
Non ci credo… -
-
Ho visto l’estrazione con questi occhi! E ho anche preso il biglietto! E l’ho
guardato e riguardato, non mi posso sbagliare! Io… non dimenticherò mai più
l’esperienza della metropolitana! Ero pure senza biglietto, ed ero tutto
schiacciato dalla folla… ho avuto paura della mia vita per un momen… -
-
Ma finiscila di blaterare! Presto non te ne preoccuperai più! PARTIAMO! –
-
…partiamo? –
-
Partiamo per dove?! –
-
Ma sentiteli! – mi metto a ridere – Cosa ce ne importa?! E, avanti, non fatemi
credere che non ci avete pensato anche voi! Ce ne andiamo! Ce ne andiamo via!
Dove?! Che ne so, dove?! Da qualsiasi parte! Da qualsiasi parte lontano da qui!
–
-
È una pazzia, lo sai bene. – mi guarda Sanzo scuotendo la testa. Già lo so: è
per l’ennesima volta deluso dai miei attacchi di originalità, i vaneggi di un
pazzo che non sa bene di quello che sta parlando.
-
Sì, è una pazzia, lo so! E allora?! Ne hai mai fatta, una, in vita tua, tu? Non
credi che ti farebbe bene? –
-
Ma piantala… -
-
Sììì, PARTIAMOOO! © -
Ci
voltiamo verso Goku. Sta saltellando.
-
Anch’io voglio partire! Dai, partiamo, Sanzo! Ce ne andremo al mare! –
-
Certo che ce ne andremo al mare! – gli do manforte io, arpionandogli il collo
con un braccio – I soldini ce li abbiamo, e nessuno sa che ce li abbiamo!
Prendiamo l’aereo e ce ne andiamo al mare… -
-
E ci restiamo?? –
-
Certo che ci restiamo! –
-
Gojyo, Goku… state calmi e non perdete la testa. -
Ci
voltiamo. Ha un’aria seria.
-
Lo so che è la prima cosa che viene in mente, ma rifletteteci. Ne vale la pena?
Siamo in condizione di poterlo fare? Non montatevi la testa con miraggi che
potrebbero essere destinati a farvi disilludere pesantemente. Poi è peggio.
Provate a riflettere, per una volta… -
-
Prova a non riflettere, tu, per una
volta. – mi avvicino a lui – Pensaci. Cos’hai da perdere? Cos’hai qui? Cos’hai
qui che ti trattiene? Una famiglia che non hai? Un lavoro che ti fa schifo? Una
città a cui non sei legato? Sanzo, che cos’è che ti trattiene qui? –
-
…io sto solo cercando di… -
-
A me… -
Ci
voltiamo contemporaneamente. Hakkai ci
sta guardando, i suoi limpidi occhi color smeraldo senza sfumature
d’espressione, chiari e disarmanti.
-
…a me piacerebbe. – e finalmente, sorride. – Sarebbe bello. –
Silenzio…
-
…Bene! È DECISO ALL’UNANIMITÀ!! – (ecco come è dimostrato che il vero capo del
gruppo è Hakkai… N.d.A.)
poggio
il piede sul tavolo indicando il cielo, con aria da trionfatore.
-
Sì, sì! © -
-
Ehi, come sarebbe a dire all’unanimità?
– Sanzo ha la voce che rasenta l’isteria, la testa disseminata di varie venuzze
pulsanti.
-
Voi laggiù! Smettetela o vi sbatto fuori!! Che modi sono?! -
-
Sai una cosa, Sanzo? – ormai non mi modero più. Metto le mani sul tavolo e
fisso dritto negli occhi il mio eterno rivale – Non me ne frega niente se
decidi di non venire. Sei arrogante, presuntuoso, acido, e non fai altro che
rovinare l’umore alla gente. Per quanto mi riguarda, a ben pensarci, se non
parti con noi ci fai un favore. Vivrò più rilassato. -
- Tsk… moccioso arrogante! – sbotta quello, sbattendo entrambe le mani sul
tavolo alzandosi – Ma se senza di me non arrivereste nemmeno all’aeroporto!! -
Sorrido. Poi vengo colto da illuminazione. Guardo Goku.
- Scimmia. Tu sai come arrivare all’aeroporto? -
- No, no. – scuote testa.
- Hakkai? -
-
A dire il vero… ma in fondo basterà consultare una piantina, immagino! © -
- Mio dio! – il biondino crolla su di una sedia, esasperato – Siete senza
speranza! -
- Oh beh… pare che alla fine avremo bisogno di te, accidenti. Non arrivare
nemmeno all’aeroporto sarebbe alquanto seccante. – mi avvicino al recalcitrante
biondino – E se non acconsenti, temo che dovrò addirittura prenderti con la
forza. –
Espressione
costernata, contornata da una gocciolina di sudore lungo la tempia.
-
Con la forza, eh? –
-
Forza, Goku! All’attacco! –
-
CHE CAZZO FATE?! –
Cosa
stiamo facendo? Lo stiamo sollevando di peso, mi pare ovvio! Non è nemmeno
un’impresa facile, sembra tanto magro ma pesa, il ragazzo, senza contare che si
sta divincolando come un forsennato! Eppure che esagerazione, stiamo soltanto
attuando un sequestro di persona non consenziente…
-
METTETEMI GIÙ, RAZZA DI IMBECILLI!! MA SIETE IMPAZZITI?! -
-
Adesso ne ho abbastanza!!! USCITE FUORI DAL MIO LOCALE! –
-
Oh… questo povero cristo si è finalmente deciso a sbattere fuori la gentaglia
come noi. © –
-
Fuori, ho detto! FUORI! Prima che chiami le forze dell’ordine!! –
-
Sì, capo! –
Io
e Goku, col pesante (e agitato) fardello sulle spalle, ci gettiamo all’uscita a
tutta carica, mentre sento Hakkai ridere, ridere senza pensarci; si alza dal
tavolo a fatica, con una mano sulla bocca, e ci segue sempre ridendo.
-
FUORI!! –
-
Siamo fuori, zietto! –
-
Allora, Sanzo. Dobbiamo proseguire il rapimento fino all’aeroporto o cammini
sulle tue gambe come una persona ragionevole? –
-
Mettetemi subito a terra, imbecilli!! Giuro che vi ammazzo con le mie mani!! –
E
va bene, mettiamolo giù. Alquanto provato dall’impresa, scompigliato,
scomposto, per niente sexy, Genjo Sanzo ci fissa e riesce a dire, prima di
chinare la testa in estremo atto di rinuncia al farci ragionare:
-
Voi… siete veramente pazzi furiosi. –
E,
ma potrei sbagliarmi, tra i capelli biondi che oscurano il suo viso chinato mi
pare di intravedere qualcosa come un vago sorriso…
-
A FARE LE VALIGIE! –
mi
volto e parto di passo buono, seguito correndo da Goku che saltella, e ho
qualcosa dentro che non so bene descrivere; solo, è come se qualcosa dentro il
mio petto fosse lì lì sul punto di scoppiare: forse, è una sensazione che non
conosco, ma comunque sia tanto grande, tanto immensa da stare stretta dentro il
mio corpo.
-
Certo che solo tu sei capace di perderti all’aeroporto… -
-
…senti un po’. L’aeroporto di Tokyo è IMMENSO. Non è poi così assurdo
perdercisi! –
-
Sì, ma un secondo prima eri con noi e quello dopo puff. Per fortuna che quella chioma rosso fuoco che ti ritrovi
funge da bandierina segnaletica anche nella folla! Lontano anni luce da noi,
per inciso. Nemmeno la scimmia c’è riuscita. Ma come cazzo hai fatto? –
-
Senti… non rompere! –
-
Gojyo… -
-
Non rompere, ho detto! –
-
…soffri di vertigini, non è vero? –
-
Qualcuno
mi dia qualcosa contro il mal d’aria!! –
-
…dio, che impedito… -
-
Gojyo… ho io una pillola per l’aereo. Avresti dovuto dirmelo un po’ prima, dato
che va presa mezz’ora prima del volo, comunque… -
-
Il kappa ha paura di volare! © –
-
Ma chiudi il becco, tu! –
-
A proposito. Siamo sicuri che è il volo giusto, vero? –
-
Perché lo chiedi a me? TU controllavi il tabellone. TU sei quello che non si
perde all’aeroporto. –
-
No, quello che ci ha portato al gate è stato Hakkai… -
-
Hakkai? –
-
Veramente io seguivo la folla… © -
SILENZIO.
-
MA VI RENDETE CONTO?! –
-
Oh beh. Un volo vale l’altro. –
-
Siamo guidati dalla sorte… che cosa eccitante. –
-
Non credevo gli aerei fossero così enormi! Sanzo, tu sei mai stato su di un
aereo? –
-
MA IO VI AMMAZZO! –
Alla
fine, non ci è poi andata così male. Il volo era diretto ad Okinawa(6),
che lasciatemelo dire, malaccio poi non è. Anzi, l’errore della sorte ci è
piaciuto così tanto che abbiamo deciso di assecondarla, e vi dirò che ancora
non ci siamo mossi di qui.
Come
fuga, è stata fin troppo ragionata, lasciatemelo dire. Ha comportato andare a
riscuotere il premio, dividercelo equamente per quattro (beh, ad ogni modo rimanevano
tanti zeri da accontentarmi pienamente, diciamolo), depositare in banca, andare
a casa, preparare valigie, uscire di casa con scuse più o meno credibili, e
andare all’aeroporto. Sanzo sa veramente
dov’è l’aeroporto. E io che credevo dicesse per dire. Beh, meno male.
Altrimenti avremmo sprecato altri preziosissimi dieci minuti della nostra
esistenza cercandolo su di una piantina, e non l’avrei sopportato.
Arrivati
qui abbiamo rilevato i soldi dalla banca e li abbiamo trasferiti su di un altro
conto; per confondere le acque, ovvio: dite la verità, siamo davvero degni di
un film americano figo. Le cose non vanno affatto male, e a dispetto di tutti i
“ma però” del biondino, quello che abbiamo fatto si rivela la cosa migliore.
Sanzo
e Goku non hanno perso niente a Tokyo, e niente ci hanno lasciato. Sanzo non
sentirà i suoi parenti per un bel pezzo, credo, chissà quanto ci metteranno
dopo telefonate a vuoto per accorgersi che non abita più lì. Il lavoro l’ha
lasciato senza nemmeno avvisare, e non oso immaginare i cancheri che gli ha
tirato dietro il suo datore di lavoro! Ma non pensiamoci, che in fondo ormai è
a chilometri e chilometri da qui.
Goku…
rimarrà sempre un mistero la sua famiglia d’origine. Non credo ce lo dirà mai,
ma a questo punto, non ha molta importanza. Devo dire che vederlo libero di
fare quello che vuole appena gli salta in testa, come levarsi la camicia di
colpo e andare a tuffarsi in mare solo perché ne ha voglia in quel momento, è
qualcosa di confortante. Non so perché, ma è bello. Per questo motivo, tendo a
non farmi troppe domande; un giorno, forse, ce ne parlerà da solo, o se non lo
farà, sarà lo stesso.
Hakkai
è molto più rilassato. Come abbia gestito la sua “fuga” con la moglie, proprio
non ne ho idea, ma quando glielo domandiamo per curiosità sbandiera un sorriso
così inquietante da raggelarci, a dispetto della sua gaiezza. Tutt’ora, temo
proprio che si sia limitato ad un biglietto sulla tavola spiegando che partiva
in aereo per chissà dove e di non seguirlo per cortesia, tutto in tono stile
“vado a fare la spesa e torno per cena”, con tanto di cuoricino annesso. Se ci
si riflette sopra bene, è abbastanza preoccupante… ma alla fine, credo che sia
uno sfizio che si meritava di concedersi, e infatti sembra più leggero e a
posto con sé stesso. I suoi sorrisi finti sono sempre meno di quelli veri, hanno
il solito potere calmante, e sono il nostro punto fermo in qualsiasi
situazione.
Io?
Beh io… che dire. Le telefonate che mi arrivavano da casa non le ho mai
accettate, anzi, ho anche cambiato numero di cellulare. Non credo che smetterò
mai di scappare, in questo senso. In compenso, sono riuscito a mettermi in
contatto con mio fratello, cosa che prima non mi lasciavano fare. Ci scriviamo
delle lunghe lettere e gli spedisco spesso qualcuno dei prodotti tipici di qui,
specialmente confezioni di kakuto(7), che pare che ami mettere un
po’ ovunque… d’altro canto, i gusti sono gusti, eh sì. Recentemente, il suo
caso è stato rimesso in discussione dai suoi avvocati, e credo proprio ci siano
delle buone possibilità di assoluzione; soprattutto se si considera che il
teste principale attualmente è maggiorenne e si ricorda tutto con precisa
lucidità. Se tornerò a Tokyo, sarà solo per testimoniare; lo farò di
malavoglia, ma lo farò senz’altro: specie se c’è la possibilità di tornare ad
Okinawa con lui. Mi ha promesso che se lo rilasciano, mi raggiungerà subito.
Bene;
la spiaggia è meravigliosa, il clima tropicale, e oggi il mare è stupendo. Un
paio di ragazze si avvicinano al chiosco e istantaneamente mi do da fare io per
servirle adeguatamente… le ragazze qui sono splen-di-de! Speriamo che con una
granita alla menta e una alla ciliegia magari ci scappa un appuntamento…
-
Gojyo, per cortesia… mi serve una mano… -
-
Aspetta, Hakkai… dicevo che… -
-
Gojyo, ti sarei immensamente grato se la
smettessi di fare il cascamorto e mi aiutassi con queste casse. – sorriso
smagliante nonché gelido come lo zero assoluto.
-
…arrivo… - mi avvicino con premura; non si sa mai quello che potrebbe accadere.
Ma
insomma… è grazie anche al nostro indubbio fascino che vendiamo bene; mi sembra
logico che da negozianti giovani e attraenti si compri più volentieri… inutile
dire che io contribuisco per la maggiore. Poi c’è chi preferisce i ragazzini
allegri, i giovani cortesi dagli occhi verdi o i biondini pallidi e con lo
sguardo languido che in realtà è semplicemente vacuo… ma i gusti sono gusti,
benedette ragazze.
Ormai
il sole tramonta, e il caldo si fa umido.
-
Perché non chiedi a Goku o a Sanzo?
-
Non li trovo. Su, sfaticato. Stasera per cena riso al curry. © –
-
Mh… per me il bis, però. –
Brontolo,
tentando un debole ricatto. Poi mi tiro su le maniche e sollevo la cassa.
-
Sanzo, ho preso dei ghiaccioli dal frigorifero mentre Hakkai non guardava! –
-
…ma al limone mi fa schifo. –
-
E all’arancia? –
-
…vabbè, vada per il limone. –
Silenzio.
-
Sanzo? –
-
Mh? –
-
Credi… che sia questa la libertà? –
Ricordi
di messaggi, di un display verde con un interrogativo confuso. Sanzo posa la
stecca del ghiacciolo terminato e conficca il legno nella sabbia.
-
Vedi, quello che è il concetto assoluto, sulla Terra, non esiste. Per quanto tu
lo cerchi, non troverai mai su questo mondo mortale il bene assoluto, il bello
assoluto, la libertà assoluta. –
spiega,
memore di qualche antica lezione di filosofia. Poi si mette una sigaretta in
bocca, e prende in mano l’accendino.
-
Capito? –
-
Significa che…? –
-
… -
-
…questa non è la libertà? –
-
No. –
La
pietra sfrega, si accende la fiamma. Dalla sigaretta comincia a sprigionarsi un
debole fumo bianco, sottile.
-
…però ci va molto vicino. –
Goku
smette la sua espressione tutta seria e sorride. Sanzo fissa il mare che
s’infrange sulla spiaggia senza pensare a niente in particolare. C’è silenzio,
e un senso di pace forte e discreto al tempo stesso.
-
RISO AL CURRY, PEOPLE! © – risuona una
magnifica voce dal chiosco sulla spiaggia (sì, sono io, adorati)
-
Che palle… possibile che la tua voce chiassosa mi risuoni sempre in testa?! –
-
Sarà che mi pensi spesso, amor mio! –
-
Ma muori! –
-
Curry? Evviva! Avremo anche carne per cena?! –
-
Tutta quella che vuoi, Goku… - sorride Hakkai, pensando con un sospiro alla
spesa da fare.
-
Ya-hoo! – esulta l’altro.
Ci
mettiamo allegramente in marcia dopo aver chiuso il chiosco, abbandonando la
spiaggia. Sanzo, sigaretta in bocca e sguardo perso, sembra particolarmente
assonnato, mentre si caccia in tasca un accendino che mi pare famigliare, con
su una scimmia che balla.
-
Su, meraviglia. – lo esorto, spingendolo avanti con un colpetto sulla nuca –
Che sennò ti molliamo qui. –
-
Tsk. –
ribatte
sprezzante. Qualcosa nella sua voce sottintende che non lo faremmo mai, ormai
abbastanza sicura di sé nell’alluderlo.
E
ha anche ragione. Volete mettere, casomai partissimo un’altra volta, avere con
sé uno che sa dove si trova l’aeroporto?
the end
NOTE___
(1)
Uke: riferendosi al
rapporto tra due uomini, l’uke è
quello che tra i due ha funzione passiva.
(2)
Yakuza: mafioso (la yakuza è la mafia giapponese).
(3)
50 milioni di yen corrispondono
grossomodo a 355.000 euro.
(4)
Hakkai assomiglia al numero
8 giapponese, hachi.
(5)
70 milioni di yen corrispondono
grossomodo a 500.000 euro.
(6)
Okinawa: isola parte
dell’arcipelago giapponese, è quella situata più a Sud di tutte: praticamente è
poco sopra al Tropico del Cancro; è una famosa località turistica di clima tropicale.
(7)
Kakuto: zucchero di canna
nero non sbiancato, ma molto fine. È un prodotto tipico di Okinawa.