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Autore: Elpis Aldebaran    25/03/2010    4 recensioni
Raccolta di fanfiction per voglia mia, per compleanni, per eventi, per qualsiasi cosa.
1. Prefazione
2. NejiTen
3. ShikaIno
4. ShikaIno
5. MinatoKushina - Seconda Classificate al contest "MinatoKushina Genin" indetto da Mala_Mela e Rory-chan.
6. NejiTen
7. KibaHina
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kushina Uzumaki, Yondaime | Coppie: Kiba/Hinata, Neji/TenTen, Shikamaru/Ino
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Più contesti
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Alla Mimuccia,

perché è stato il suo compleanno.

Inutile stare a soffermarsi

sul fatto che sono in ritardo di tre giorni,

ma meglio tardi che mai.

<3

 

 

 

 

Le donne hanno occhi e orecchie dappertutto!

 

 

 

 

 

«Mi rifiuto di fare un altro allenamento con Ino.»

«Per quale assurda ragione?»

«No, dico Kiba, l’hai vista?»

Il gruppo di ragazzi si voltò all’unisono in direzione della bionda amica, che non accortasi di tutti quegli sguardi puntati addosso, stava sistemando i fiori fuori dal negozio per l’apertura pomeridiana.

«Eccome se l’ho vista: difficile da non notare.»

Kiba assottigliò lo sguardo, scannerizzando il corpo di Ino dall’alto in basso, non tralasciando nemmeno un centimetro, finché Shikamaru non riportò l’attenzione del ragazzo su di sé con una sonora gomitata ai reni.

«Tu immaginatela in canottiera e in calzoncini, sudata, che si allena.»

«Dico io, lamentati pure!» fu la replica scandalizzata di Kiba. Anche a lui sarebbe piaciuto godere della magnifica visione delle curve di Hinata esposte al sole primaverile, durante gli allenamenti: era sicuro che la compagna di squadra non sarebbe stata seconda a Ino in niente. Ma Hinata era troppo timida per portare un abbigliamento così succinto e così il giovane Inuzuka era costretto a vederla con maglie di due taglie più grandi e pantaloni ginnici che nascondevano le gambe affusolate.

«E così Ino ti distrae…»

«A te non distrae, Cho?»

«Un po’» ammise l’amico, non vergognandosi di tale affermazione, «ma come tutte le cose poi ci fai l’abitudine.»

«Senza contare il pubblico, oltre tutto…» sottolineò Shikamaru, per cercare di portare gli amici dalla sua parte, «… è da non credere la moltitudine di persona che vengono ad assistere ai nostri allenamenti, e non è un caso il fatto che questi sono tutti ragazzi tra i quindici e i vent’anni!»

«Non capisco tutto questo tuo disappunto, onestamente.»

Anche Naruto sembrava essere dalla parte di Choji: lui doveva avere a che far tutti i giorni con i pantaloncini attillati di Sakura che lasciavano ben poco all’immaginazione, ma non si era mai lamentato, anzi. Erano passati i bei tempi, spensierati e ingenui, in cui Sakura gli piaceva per gli occhi verdi, la fronte spaziosa e i lineamenti dolci; adesso altri fattori erano subentrati e troppo spesso doveva controllare la traiettoria dei suoi occhi, che non fissassero per troppo tempo una determinata zona del corpo della compagna.

«Non sopporto la gente che mi fissa mentre mi alleno.»

«Non guardano te, guardano lei.» gli fece notare Neji senza troppo zelo. Si annoiava terribilmente quando finivano col parlare di quegli argomenti: lui non aveva di certo i loro problemi.

«Vi ostinate a non capire.» fu la secca sentenza del Nara.

Per qualche minuto rimasero tutti in silenzio, ognuno preso dal finire la propria bibita ghiacciata. Anche se la primavera era appena iniziata, le giornate erano afose come se fosse piena estate; gli allenamenti diventavano sempre più pesanti e si preferiva oziare all’ombra di un bar che andare fino ai campi d’allenamento a massacrarsi di botte e a riempirsi di polvere e terra.

«Io credo che tu sia sessualmente represso, Nara.»

Cinque teste si girarono verso Shino, che nonostante la temperatura non aveva abbandonato il suo cappuccio sulla testa e la felpa tirata su fin sopra la bocca.

«Come scusa?» chiese Shikamaru, disorientato.

«Sei sessualmente represso.» ripeté l’amico, non muovendosi di un millimetro.

«Da quando sei un esperto in materia, Shino caro?»

«Non sono affari tuoi, Kiba.»

Neji valutò con attenzione quelle parole, non capendo lì per lì il loro nesso con l’intero discorso.

«Dici che Shikamaru è così frustrato perché nel suo inconscio ha desideri sessuali verso Ino?» chiese Choji sporgendosi sul tavolo e guardando Shino sospettoso. Quello annuì con la testa e Akimichi sbatté una mano sul tavolo, soddisfatto.

«Pienamente d’accordo! L’ho sempre detto io!»

Nara guardò scioccato l’amico, mentre gli altri sogghignavano maligni.

«Okay, avete vinto. Supponiamo per ipotesi che Ino mi attragga. Parecchio.» aggiunse Shikamaru subito dopo notando il sorriso sornione di Kiba.

«Non vorrete mica dirmi che sono l’unico. A quanto ne so, nessuno di voi ha concluso sotto quel punto di vista, perciò non fate gli scarica barile!»

«Io non nego!» alzò prontamente la mano Kiba, «Sono aperto a qualsiasi gentil donzella bisognosa di attenzioni.»

«Tu sei un maniaco, non conti.» l’apostrofò Shino.

«E a te è venuta troppa voglia di parlare tutta insieme.»

«Neji…» chiamò Naruto, portando l’attenzione degli altri su di sé, «… qui tu sei il più grande. Come hai gestito la cosa con Tenten?»

La domanda, che al ragazzo biondo sembrava del tutto innocua, procurò uno stato di confusione nella mente di Neji, che adesso guardava i suoi amici con occhi aggrottati.

«Come, prego?»

«Fagli un disegnino, altrimenti non capisce.»

«Kiba, vai a spulciarti altrove, ti va?»

Kiba assottigliò lo sguardo verso Neji, soffermandosi in particolar modo sulle spalle e le braccia muscolose: forse non gli conveniva farlo arrabbiare, era assai più grosso di lui.

«Non nego di avere anch’io qualche problema con Sakura-chan, sotto un certo punto di vista. Insomma, non posso continuare a guardare il suo lato B fino all’infinito!»

Shikamaru  non sapeva se essere rincuorato dal fatto che non fosse l’unico ad avere dei problemi di auto controllo, oppure preoccuparsi che quel qualcuno fosse proprio Naruto.

«E io in cosa dovrei aiutarti?» gli chiese Neji, dubbioso.

«Immagino che anche Tenten durante le giornate torride si denudi un po’…»

«Non più di tanto, credetemi. Lei è una ragazza in gamba che prende seriamente i nostri allenamenti, non pensa a mettersi in mostra con abiti striminziti o cose varie.»

«Quindi non hai mai…» domandò Choji alzando un sopracciglio.

«… fatto pensieri indecenti sulla mia compagna di squadra come voi maniaci repressi sessualmente? No,  sono in pace con me stesso, io.»

E con questo, Neji Hyuuga aveva detto la sua.

 

 

 

Erano due giorni a quella parte che Neji ripensava alle confessioni dei suoi amici.

Lui se ne lavava le mani, non voleva mischiarsi a loro, ma doveva ammettere che tutto quello lo aveva fatto pensare. Aveva diciannove anni, era un ragazzo serio e sì, non era più vergine da diverso tempo ormai. Per lui il mondo non girava intorno alla sua squadra, a Rock Lee, il maestro Gai e Tenten; per lui c’erano i doveri verso uno dei più importanti clan di Konoha, le responsabilità come Jonin e come amico. C’erano state delle ragazze, alcune insignificanti, altre a cui aveva voluto bene davvero, ma che poi pretendevano da lui troppo. Era disgustato a volte da come il gentil sesso avanzasse delle pretese sugli uomini, come se li avessero comprati al mercato!

Il lavoro era una cosa, gli affetti erano un’altra, comunque. Motivo per cui non aveva mai pensato a Tenten come una ragazza. Era carina, gentile, in gamba e non dava problemi; non riusciva a capire perché necessariamente avesse dovuto vederla come oggetto dei suoi desideri. Non c’era una legge scritta che diceva che inevitabilmente i compagni di squadra dovessero stare insieme, frequentandosi e desiderandosi l’un l’altro. Lo trovava assurdo.

Ed era con questi propositi che era giunto al campo di allenamento in quella mattinata torrida, e sempre questi propositi furono mandati a farsi benedire dopo un’ora.

Rock Lee si era svegliato con l’insana voglia di correre quella mattina e stava cercando di stabilire il record di corsa intorno alle mura di Konoha; Neji non aveva avuto niente in contrario, come spesso accadeva si sarebbe allenato con Tenten sullo schivare kunai a carte bombe, ma non aveva messo in conto che il caldo, quando arriva, arriva per tutti.

Tenten si era tolta la maglietta ormai completamente bagnata e l’aveva gettata a terra senza tante preoccupazioni; si era arrotolata i pantaloni fino alle ginocchia e aveva tolto i sandali, rimanendo a piedi nudi sul prato.

Gli occhi di Neji puntarono inavvertitamente al seno non troppo prosperoso che si abbassava e si alzava a un ritmo talmente veloce che credeva che Tenten lo facesse apposta, solo per il gusto di fargli vedere che anche lei era donna. Parecchio donna.

«Qualcosa non va?» chiese la ragazza, sentendo il peso di quegl’occhi bianchi addosso.

«Niente, scusami. Stavo pensando.» biascicò il giovane Hyuuga scuotendo la testa.

Sicuramente tutto quello era dovuto ai quei vecchi bastardi dei suoi amici, che con tutti quei discorsi gli avevano messo la pulce nell’orecchio.

«Fa un caldo insopportabile, vuoi davvero tenerti tutti quei vestiti addosso?» l’innocua domanda di Tenten scatenò tutta una serie di doppi sensi nella testa di Neji, che in silenzio cominciò a togliersi la casacca bianca cercando di focalizzare l’attenzione altrove.

Cominciava a pensare che non ne sarebbe uscito vivo.

«Neji, ti spiace se ci alleniamo sul corpo a corpo?»

Appunto.

«Perché?»

«Semplicemente perché il mio punto debole è la lotta corpo a corpo, non sono abituata. Invece mi sembrerebbe opportuno e utile essere allenata anche in questo.»

Neji vagliò per qualche frazione di secondo quella proposta, arrivando alla conclusione che la ragazza aveva ragione e lui da buon amico non poteva rifiutarsi.

Accettò senza troppo entusiasmo e si posizionarono uno di fronte all’altra, le mani chiuse in pugni e le gambe tese pronte a scattare.

Dopo i primi dieci minuti, Neji capì che Tenten sapeva.

In modi del tutto sconosciuti al genere maschile, la ragazza riusciva a strusciarsi sensualmente a lui, in un modo o nell’altro; dapprima con leggerezza, proprio come se fossero delle piccole casualità, poi sempre con più decisione. In particolare, quando Tenten si fermava a prendere fiato e si poggiava sulle ginocchia, Neji poteva benissimo vedere, attraverso la scollatura della canotta, l’incavo dei seni.

Andarono avanti per un’altra mezz’ora, finché il giovane Hyuuga, spazientito, le bloccò il polso della mano destra, chiusa in un pugno.

«Continuerai ancora per molto?» le chiese quasi adirato, non lasciandola andare.

La ragazza sgranò gli occhi stupita, non capendo.

«Ma non è nemmeno un’ora che siamo qui!» protestò, cercando di sciogliere il polso dalle presa del compagno.

«Tenten, di grazia, mi hai preso per uno stupido?»

«Ma di che stai parlando?»

«Finiscila!»

«Di fare cosa?! E lasciami, accidenti! Mi stai facendo male!»

Neji mollò subito la presa.

«Ti sei ammattito?»

«No, tu ti sei ammattita, tutti mi sembrano ammattiti! Ma sappiate che con me certi giochetti non funzionano!»

«Qual è esattamente il tuo problema?»

Tenten sembrava realmente stupita e lo guardava con rabbia per il modo in cui la stava trattando. Si mise le mani sui fianchi, aspettando impaziente una risposta: non amava quei comportamenti.

«Il mio problema? Ti rendi conto di ciò che stai facendo?»

«Mi sto allenando!»

«No, ti stai strusciando a me!»

«Scusami?!»

Adesso Tenten era indignata, se non addirittura offesa. Neji la guardava in cagnesco, per non dover puntare gli occhi su tutto il resto del corpo.

Era proprio una donna, doveva ammetterlo.

«Il caldo ti sta dando alla testa?» chiese quella, facendo un passo in avanti verso di lui.

«No, sei tu che stai facendo qualcosa che prima non hai mai fatto.»

«E sarebbe? Stai insinuando che ci stia… che so, provando con te? Che stia flirtando con te o qualcosa del genere?»

Neji rimase in silenzio, anche se quello era il pensiero dominante nella sua testa.

«Non so se lo sai, carino, ma io non ho bisogno di ricorrere a certi trucchetti per far cadere un uomo ai miei piedi.» continuò la ragazza, questa volta offesa nell’orgoglio.

Si portò a pochi centimetri da Neji, guardandolo risoluta dal basso. Lui fissò i suoi occhi castani, per non dover vedere altro.

Restarono una buona decina di secondi in quella posizione, a fissarsi a vicenda, senza dire una parola, quasi a trattenere il respiro; ci fu quell’istante in cui Neji dischiuse leggermente la bocca e il suo fiato accarezzò le labbra di Tenten e l’alchimia cominciò a fare il suo percorso. Si baciarono, come se per tutta la loro vita non avessero aspettato altro, mordendosi le labbra, lasciando che le loro lingue si inseguissero, si cercassero, come due amanti che fanno l’amore in un groviglio di lenzuola. Neji la sollevò per la vita e impacciato camminò verso la quercia sotto alla quale avevano posato i vestiti e l’attrezzatura; l’adagiò contro il tronco e finalmente fece vagare le mani su quel corpo così invitante che gli aveva fatto perdere il controllo. Le toccò il seno diverse volte attraverso la fine stoffa della canotta, massaggiandoglielo e toccandole i capezzoli che per l’eccitazione si erano induriti.

A Tenten mancò il respiro, sentì le labbra umide di Neji che con fervore le baciavano il collo, scendendo sulle spalle; le sue mani grandi e callose scesero lungo i fianchi, toccandole le cosce e il fondoschiena. La ragazza era consapevole che presto avrebbe ceduto e sarebbero finiti col fare l’amore proprio lì, incuranti di tutto e tutti. Cercò con fatica di ribaltare le posizioni, spingendo Neji contro il tronco dell’albero, cominciando nuovamente a strusciarsi addosso a lui. Lei si stava eccitando come non mai e voleva essere sicura che anche il suo compagno provasse le stesse emozioni.

Si avvinghiarono nuovamente, le mani che s’intrufolavano ovunque, toccavano ogni centimetro di pelle nuda sia dell’uno che dell’altra; nonostante il caldo, avevano i brividi in tutto il corpo.

Neji si staccò da Tenten per qualche secondo, prendendo aria con profondi respiri e afferrandole il viso con le mani, guardandola negli occhi. Non si era mai soffermato troppo su quelle iridi castane, ma in quel momento gli parevano i più begl’occhi che avesse visto in vita sua.

«Che c’è?» chiese Tenten ingenuamente e non senza arrossire, sfiorando le proprie labbra con quelle del ragazzo, sentendo i loro profumi che si mescolavano.

«Ho voglia di fare l’amore con te. Adesso.»

Neji era sempre schietto, anche in quelle circostanze, ma era una delle tante qualità che Tenten apprezzava nel ragazzo.

Lo baciò di nuovo e con mosse volutamente sensuali a calcolate giocherellò per un po’ con il bordo dei suoi pantaloni, mentre lui giocava con i suoi capelli, le baciava la fronte.

«Sai Neji…» disse, sorridendogli, «… credo che per quello dovrai aspettare.»

Il giovane Hyuuga si bloccò all’istante, guardando la compagna interrogativamente, sperando di aver capito male.

«Come?»

«Hai sentito, caro. Chi troppo vuole, nulla stringe.»

Tenten si allontanò da lui come se niente fosse; raccolse le sue cose, ricomponendosi i chignon disfatti e arruffati, rimettendosi la maglietta e i sandali. Neji era rimasto fermo e immobile al suo posto, eccitato come non mai, confuso da quel comportamento. Che avesse sbagliato qualcosa? Avevano appena passato dei minuti da favola, si erano voluti, desiderati, c’era stata una forte attrazione da entrambe le parti. Perché non voleva continuare?

«Tenten…» la chiamò ancora, vedendola in procinto di andarsene, «… stai scherzando, vero?»

Sperò con tutto il cuore che fosse così, non poteva lasciare le cose a metà.

«Per niente. Ci vediamo domani.» salutò Tenten disinvolta, avviandosi verso l’uscita del campo d’allenamento.

Il giovane Hyuuga indossò nuovamente i suoi abiti di fretta e furia, volendo andare a fondo a quella storia. Non permetteva a quella ragazza di sedurlo, fargli perdere la testa e lasciarlo in quel modo come se niente fosse stato; non lo avrebbe permesso.

Mentre tentava di abbottonarsi in maniera dignitosa la casacca bianca, Tenten si voltò per l’ultima volta verso di lui, sorridendo furba e sorniona.

«Un’ultima cosa, Neji, un consiglio. La prossima volta che voi maschietti sessualmente repressi  desiderate parlare dei vostri problemi ormonali, evitate di farlo davanti al negozio di Ino.»

Sconvolto, Neji la vide sculettare strafottente mentre se ne andava, e si sentì un vero allocco.

Le donne hanno occhi e orecchie dappertutto.

 

 

 

 

 

 

 

Note:

Oh. Oh. Oh.

Dire che mi sono divertita a scrivere questa fanfic è poco. La posto veramente col sorriso sulle labbra, perché è proprio venuta come volevo: semplice e tranquilla, simpatica a modo suo, senza pretese. Ebbene sì, mi piace. E spero che piaccia anche a quella piattola della Mimi, dato che è per lei, e a tutti voi che avete letto, ovviamente.

Auguri amyketta mia <3 Ti amoH anche con qualche ruga in più *beve thè*

 

 

 

Lee

 

   
 
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