5. Lotte e vendette
- seconda parte -
“Come?
Spiegati meglio …”
Sesshomaru
non pareva capirci molto …
“A tempo
debito! Ora resta qui e rilassati …” ridacchiò. “… Ci penso io!!”
… presto capirai …
CREDIMI!!! …
“Penserai
a cosa?”
“A
presentarti la persona nelle tue medesime condizioni! Vedrai …” e sorrise
sornione.
… chissà chi
diavolo vuole presentarmi …
E mentre
Jackotsu si allontanava, lo sguardo gli si posò
inevitabilmente su quella coppia che si pavoneggiava, di sicuro, intenzionalmente
davanti a lui.
… Ignorali … non
badarci … NON DARGLIELA VINTA!! … Quanto vorrei prenderlo a pugni!!! STRONZO!!
***
Nel
frattempo un cinguettare femminile si levava fra il tipico caos del dietro le
quinte. Fra il ticchettio dei tacchi, le piume svolazzanti dei boa di struzzo e
il fumo delle sigarette appena spente, le nuove ballerine si preparavano per il
numero.
Tre
ragazze erano intente a prepararsi, una stava
cercando di infilarsi il mini abito con cui doveva esibirsi, con ancora l’odore
di nicotina addosso, un’altra si stava struccando per l’ennesima volta, mentre
l’ultima si stava sistemando una parrucca in testa. Era quello l’essenziale per
il palco: trucchi, abiti, lustrini e paiette. Il loro era un lavoro come un
altro, un lavoro che permetteva di mangiare e sopravvivere in una società che
non vedeva molto bene il loro mestiere. Non tutti però possono permettersi di
fare gli schizzinosi e loro tre rientravano nella categoria di chi si accontenta gode.
Quella non
troppo alta, con i capelli lunghi e rossicci si era appena resa acqua e sapone.
Chi avrebbe sospettato che sotto quei chili d’ombretto, rossetto e fondotinta,
di cui aveva appena intriso un batuffolo di cotone, si celasse un visino così
fanciullesco? Loro non potevano permettersi di dimostrarsi innocenti e ben lo
sapevano; mischiando quei colori così finti,
tutte loro stavano cercando disperatamente di mascherare quello che realmente
erano. Al loro pubblico non importava cosa si celasse dietro quello sfoggio di
disinibita beltà e ad ogni modo loro non lo avrebbero lanciato in pasto ai
leoni. Custodivano ciò che erano con estrema gelosia, in un tacito accordo con
loro stesse. Per questo, mentre le altre completavano l’opera, la ragazza si
affrettò a mascherare nuovamente il suo viso, estraendo il necessario dalla
trousse.
… Dannazione non lo
trovo! ... Karan, accidenti a te!...
“Touran mi presti il rimmel?” seccata per la sparizione
chiese gentilmente un prestito, mentre si spalmava uniformemente la crema
colorante sul volto.
“Possibile
che te lo dimentichi sempre Shunran?”
… con tutte le
volte che ti trucchi e strucchi non mi sorprenderebbe se l’avessi finito senza
accorgertene …
“Non è
colpa mia! Karan lo prende senza chiedere e poi non lo
rimette mai a posto!” si voltò seccata, giustificandosi, mentre svitava il
rossetto color prugna.
“Tranquilla
Shunran … ti impresto il mio se vuoi.” la ragazza
seduta allo specchio stava estraendo l’oggetto in questione, voltandosi
sorridente per porlo alla collega.
“Oh, Mya grazie.” S’alzò l’altra. “Tu sì che sei un tesoro!”
saltellò poi, afferrando il cosmetico e fulminando offesa Touran.
… Non come le mie
sorelle!… se la prendono sempre con me perché sono la più piccola! ...
“Shunran piantala di fare la mocciosa di cinque anni e
sbrigati.” rispose freddamente l’altra, alzandosi la zip dell’abito e
sistemandoselo sulle cosce.
… Ovvio la
trattiamo da marmocchia, lo è! …
“Ragazze?”
una voce maschile pose fine al bisticcio, ma nessuna di loro si voltò,
conoscendone già la fonte. Shunran all’udirla si
affrettò a correre nuovamente allo specchio, sedendosi e terminando con rimmel,
matita e ombretto. “Susu, cinque minuti e si va in
scena!” le spronò questo, battendo ripetutamente le mani. Era sempre stato il
responsabile dei numeri, ma preferiva di gran lunga quando doveva gestire quei
ballerini scolpiti, più svestiti che altro: un’ottima scusa per gustarsi lo
spettacolo in prima fila. Ora, però, aveva anche queste ragazze da controllare e sebbene all’inizio non lo
avesse gradito ci si era affezionato: in fondo avevano molto in comune, come la
passione per lo shopping e soprattutto per i sederi degli uomini!
“Jackotsu non preoccuparti, siamo quasi pronte!” rispose
fulminea Touran, mentre si ridava una passata di
mascara alle ciglia e di lucidalabbra alle fragole.
“Parla
per te!” replicò Shunran, mentre, terminato col
rimmel, cercava di guadagnare una taglia di seno, sistemandosi il push up.
… Che nervoso mi
fanno ‘ste mozzarelle! Grrr
…
“Va
bene, finite di gonfiare gli airbag signorine, ma in fretta.” le canzonò lui, mentre posava lo sguardo
furbesco su Mya. Lei era ancora alle prese con la parrucca.
Quella sera le dava più problemi del solito! Continuava a giocherellarci,
sistemandone qualche ricciolo e cercando di farla aderire bene alla testa. Ogni
volta ne indossava una aveva il terrore le cadesse durante l’esibizione, perciò
era solita abbondare di forcine.
... spero di non
restare “pelata”durante una giravolta! …
“Mya?” Jackotsu richiamò la
ragazza e non a caso. “Avrei bisogno di chiederti un favore, dolcezza …”
Lei
gonfiò un poco i capelli con le mani, voltandosi sorpresa verso di lui. Lo
conosceva abbastanza per capire che quel sorrisetto non prometteva nulla di
buono …
“Sì?
Dimmi!” rispose l’interessata a occhi sgranati. Un favore? Non gliene aveva mai
chiesto uno …
… che potrebbe
volere da me?...
“Non
preoccuparti mia cara, niente di spaventoso!” sorrise nuovamente,
inquietandola. Pareva divertito …
… chi ha detto che
stasera sarebbe stato noioso? …
Mya rimase in attesa di spiegazioni,
mentre perplessa e con un sopracciglio alzato rimaneva guardinga.
… Sapere gli
piacciono gli uomini, devo dire, mi tranquillizza! …
***
Quelle
scale non le erano mai parse così pesanti …
Durante
il tragitto in auto non aveva fatto altro che osservare fuori da finestrino.
Non le importava che fosse appannato, anche passandoci sopra una mano la vista
non sarebbe migliorata. Le lacrime ne velavano gli occhi, mentre ricadevano
lungo le guance arrossate di quel volto inespressivo. Spezzata, così si
sentiva. Rotta in due metà che difficilmente si sarebbero riattaccate …
Con la
testa abbandonata sulla testiera del sedile, cercando delle risposte che non
sapeva darsi, mentre migliaia di luci scorrevano veloci e sfocate, Sango dava le spalle alla sua migliore amica, che senza
chiederle nulla imperversava a guidare affranta da quanto le era capitato. Kagome le lanciava occhiate furtive, vedendola immobile in
quella medesima posizione e scorgendo il riflesso di una ragazza sofferente.
Non
poteva riportarla a casa! Che avrebbero detto i suoi genitori vedendola in
quelle condizioni? E poi come poteva lasciarla sola in quelle condizioni?
Ferma
all’incrocio che erano solite percorrere, con il semaforo che sarebbe rimasto
rosso ancora qualche secondo, Kagome decise di
riabbassare la leva della freccia appena alzata. Sarebbero andate dritte quella
sera, al tempio della sua famiglia. Sango parve
accorgersi della mancata svolta, quando scattò il verde ed entrambe passarono
l’incrocio. Non protestò, anzi a Kagome parve quasi
di udire un lieve sospiro di sollievo da parte sua.
… Certe volte la
propria famiglia è l’ultima con cui si vuol stare …
Lei
sapeva e capiva … C’era già passata!
Parcheggiò
l’auto e si rese conto di quanto le scale del tempio fossero un ostacolo che
non aveva valutato. Scalza, com’era alla guida, afferrò la borsetta e le scarpe
col tacco, andando ad aprire la porta all’amica. Non aveva l’aria di chi
desiderava affrontare una simile salita, ma non poteva lasciarla in macchina!
Aveva assoluto bisogno di dormire e di un posto in cui rifocillarsi. Lanciò
un’occhiata fugace alle scale …
… E ora? …
Sango, senza dir nulla, mentre Kagome guardava affranta la faticaccia che si prefissava
loro, si stava levando le scarpe e, a piedi nudi, scese dall’auto.
“Sango?” Kagome la richiamò
sorpresa, quando la vide superarla lentamente, a testa bassa. Triste nel
vederla così barcollante chiuse rapidamente la macchina, correndo per
raggiungerla. Rimase a due gradini di distacco da lei, guardandone la schiena
piegata e come pesantemente alzava le ginocchia. Non seppe dire quanto ci
misero o quantificare la fatica che Sango fece, ma la
vide distrutta, tanto che istintivamente le cinse la vita, accompagnandola
all’entrata.
Frugò
nella borsa cercando le chiavi per aprire la porta, fattolo si trovarono
immerse nel buio di una casa silenziosa, addormentata. Senza accendere luci
sintetiche, entrambe abbandonarono le scarpe all’ingresso, lasciandole cadere e
non riordinandole come altri avevano fatto con tutte le altre. L’ultimo
ostacolo era salire al piano di sopra …
Quelle
poche scale furono persino più faticose delle altre …
Non
appena arrivate nella stanza, Kagome mise Sango seduta sul letto, aiutandola a svestirsi. Pareva aver
scordato anche come fare queste piccole cose o semplicemente aveva perduto
totalmente la voglia di farle …
Ancora
con il volto nascosto dai lunghi capelli corvini, che Kagome
aveva appena sciolto, Sango alzò le braccia per
permettere all’amica di sfilarle l’abito. Kagome lo
prese, posandolo sulla sedia della scrivania e frugando nell’armadio per
trovarle un pigiama da mettere. Le diede le spalle solo un attimo, un attimo in
cui lei si ritrovò a fissare quel vestito dorato …
Quello
era un suo regalo!
… Non merita lo
porti in dosso! … Non lo merita … Non MI merita! …
Si morse
il labbro per soffocare il singhiozzo che stava salendole in gola, mentre
nuovamente una lacrima le scivolava, seguita da molte altre.
Kagome sentì il suo pianto serrato fra
i denti, voltandosi rapidamente. Lei era lì, lo sguardo basso, le lacrime che
le bagnavano le ginocchia nude e le mani che serravano le coperte con tanta
forza da farsi male.
… Sango-chan …
Intristita
dalla cosa, Kagome non poté non abbracciarla. Le
corse incontro stringendola e lasciando si sfogasse come si doveva. “Sango non trattenerti …”
… credimi si sta
solo peggio …
“Kagome … Ci siamo lasciati!” singhiozzò, soffocando le parole
fra le sue braccia.
“Lo so!”
disse semplicemente lei. Era così: doveva farsene una ragione, come se l’era
fatta lei …
“L’ho perso! L’ho perso per sempre!!” urlò con voce ancor più
strozzata, stringendo con più forza la stoffa delle maniche di Kagome.
“No Sango … Lui ha perso te!” Kagome
lo volle precisare per farla star meglio. Era così che lei si era fatta una
ragione quando … sospirò.
… Non è colpa
nostra! …
***
… Dove si è
cacciato? …
Sesshomaru
pareva alquanto seccato …
Jackotsu era sparito da un pezzo e lui,
come un idiota, se ne restava solo con il suo margarita
a fulminare la fonte delle sue invisibili protuberanze cornine.
… Che compleanno di
merda! …
Già. L’avevano
mollato tutto solo, mentre coppie perfette si rompevano e si dava il via alla
serata raduno delle ex!
Non
aveva neppure voglia di abbordare qualcuna, anche se l’unica persona
visibilmente interessata si era dimostrata Jackotsu!
Buttò
giù d’un fiato il suo cocktail. Bere era l’unico svago restatogli e poi non
doveva riaccompagnare nessuno, perciò …
Al
diavolo se lo fermavano e arrestavano! Si riempì di nuovo il bicchiere, mentre
lo speaker annunciava l’inizio dello spettacolo.
Ladies and gentlemen!
The new stars of Shichinintai for a “Goodnight!”
“Tsk!” Buonanotte? Come no! Basta, ora era stufo di prese in
giro.
… Che mi frega …
Si alzò
con l’intenzione di pagare il conto e fiondarsi in macchina. Non aveva
assolutamente voglia di continuare quella farsa e poi che motivo aveva di
restare? Sopportare Koga? Far vedere a Kagura quanto era patetico?
… Preferisco
crepare che darle soddisfazione! …
“Ehi!
Dove diavolo credi di andare?” Jackotsu gli si fiondò
incontro, deciso a tenerlo lì.
“Non si
vede? Finisco questa serata di merda come si conviene: torno a casa!” sibilò
con distacco.
“Ma non
puoi! Non prima del tuo regalo!” frignò l’altro.
“Regalo?”
Qualcuno gli aveva fatto un regalo?
… Finalmente
qualcuno si è degnato di trattarmi da festeggiato! …
“Sì,
perciò tu ora resti seduto qui e …”
Jackotsu non terminò la frase. Un boato
d’esultanza si levò allo scorgere le tre figure nella penombra artificiale del
palco. Poi ecco …
Una voce
stupenda, dalla sagoma al centro, dava inizio allo spettacolo. ( http://www.youtube.com/watch?v=tEuwXLOcOW0 )
“You had plenty of money in 1922.” Sesshomaru
si risedette lentamente, ipnotizzato …
La voce
fu seguita poco dopo da quella musica ritmata d’accompagnamento, mentre le tre
sagome attendevano il momento propizio …
“You
let …” per
schioccare le dita con sensuale
lentezza. “ … other women make a fool of you.” E le luci da piano bar si alzavano …
“Why
don't you do right,” pure il pianoforte si aggiungeva a rendere carica
l’atmosfera. “like
some other men do?” Avanzarono di qualche passo
sensuali.
Finalmente
Sesshomaru poteva vederle: al centro del gruppo una delle ragazze, con
decisamente un bel corpo e gli occhi celati dal pizzo di un grazioso cappellino
burlesque, giocava con il bastone da passeggio che
reggeva.
“Get
out of here,” lo girava
lenta, poggiandolo poi a terra e muovendoci attorno i fianchi allusiva. “get me some money too.” Alla sua sinistra c’era una
ballerina più bassa, coi capelli rossi, ornati da un fiore scherzoso, mentre
alla sua destra la più grande delle due mostrava un decolté notevole.
Poi ecco un cambio
di voce e di posizione. “You're sittin down and wonderin what it's all about.” avevano
ruotato di posto.
“If you ain't got no money, they will put you out.” La rossa ora era al centro a
giocherellare col suo boa. “why don't you do right,” aveva una voce decisamente più infantile rispetto
all’altra. “like
some other men do?” Lasciva si voltò, mostrando con
sapienza un sedere niente male.
“Get out of here,” Si
accarezzò il profilo, fermando il braccio sinistro sul fianco. “get me some money too.” Strizzò l’occhio al pubblico, mentre
il gruppo ruotò ancora con una giravolta.
Un’altro cambio …
“Now if you
had prepared 20 years ago.” Una
voce più profonda e roca … “You wouldn't be
a wanderin now from door to
door.” … di una donna
che si accarezzava lenta i capelli. “Why don't you do right,” li raccolse sulla
nuca,ondeggiando il corpo a ritmo. “like some other men do?” facendo
poi ricadere quella massa fluente … “Get out of here,”
… e contornandosi
sensuale il profilo dei seni.“get me some money too.” Poi
riprese la sua originale posizione ed ecco di nuovo la prima vocalist al centro,
che facendo leva sul bastone, si accarezzava una gamba con l’altra, mostrandosi
nella tonicità della sua forma. Sesshomaru rimaneva imbambolato a guardarla,
seduto vicinissimo al palco. “Get out of here,”
Sesshomaru
non capiva. Perché diavolo lo stava guardando? E perché gli si stava
avvicinando? “get
me some money too.”
… Che diavolo fa?
Perché è scesa dal palco? …
Gli mise il bastone
dietro la nuca, reggendolo con entrambe le mani per non farlo scappare. “Why don't you do right, like some other men do?” Lei, ferma a due centimetri da
lui, continuava a sussurrarle quell’ultima nota all’orecchio.
La
musica smise e con un sorriso contornato di rosso lui si senti augurare Buon compleanno.
“Tanti
auguri!” sorrise lei. “Grazie.” bofonchiò lui, un po’ scosso, mentre la ragazza
lo lasciava andare, allontanandosi velocemente per prendere gli applausi e
concedere l’inchino finale sul palco.
Sesshomaru
la fissò, mentre svaniva dietro le quinte con le altre.
… Tutto sommato …
Questa serata non fa così schifo! …
“Spero
il regalo ti sia piaciuto!” ridacchiò Jackotsu.
Sesshomaru
si limitò a fulminarlo, celando quel lieve rossore alle guance. “Bé, devo
ammettere che il numero non è male!”
“Già. Belle
ragazze, eh?”
… E aspetta di
sapere il resto! …
“Sì,
anche se ho avuto modo di constatarlo con certezza solo con …”
… quella è uno
schianto! …
“Mya. Si chiama Mya! E sai … è la
ex dell’uomo della tua ex!”
... eheheheh … DADADADAN! …
“Che?”
Sesshomaru scattò sull’attenti.
“Hai
capito benissimo! Come ho detto, non sei l’unico che è rimasto scottato da
questa storia …”
… La vendetta è più
gustosa se condivisa … che farai ora? …
***
“Grazie
per il passaggio!”
“Passaggio
un corno, stasera resto da te!” sentenziò Inuyasha,
chiudendo il motore dell’auto.
“Ma come
vedi la mano ora è a posto e …” accampò scuse l’altro, mentre slacciava la
cintura.
“Ti
ricordo che a causa di un coglione e della sua passione per picchiare i muri,
ho dovuto guidare io la sua macchina!” ironizzò brutalmente, mentre scendeva
dall’auto. Avevano dovuto aspettare ore al pronto soccorso e finalmente avevano
potuto uscire da quel posto angosciante. Quell’aria non era proprio l’ideale
per Miroku, non quella sera …
“E va
bene resta. Rompicoglioni che non sei altro!” rispose seccato l’altro, per il
poco tatto con cui aveva esposto la questione. Gli sfuggì un sorriso, però …
… Non lo ammetterà
mai che è preoccupato per me! …
Lo
conosceva troppo bene e sapeva perché restava con lui quella sera. Aveva fatto
lo stesso quando era lui a trovarsi nelle sue condizioni. Un accordo
silenzioso: l’uno teneva fuori dai casini l’altro! Una volta ciascuno …
… Perché la cosa
non mi fa star meglio? …
La
ferita più grave di quella sera non poteva fasciarsi e guarire come la sua mano
…
Lo
sapeva bene, mentre la guardava …
***
Sango finalmente si era addormentata.
Aveva ancora gli zigomi bagnati, mentre raggomitolata sotto le coperte di un
letto non suo, veniva vegliata dallo sguardo affranto di Kagome
…
BrrrBrrr
Ok,
sorrellona!
Avvisami
prima xò la
proxima volta, così
nn m svegli alle 4
del
mattino! -.-
Kagome stava reggendo il cellulare di Sango, leggendo il messaggio di risposta che aspettava.
Aveva pensato bene di avvisare Kohaku che Sango si fermava da lei. Non era insolito che succedesse,
quindi non sarebbe parso insolito. Meglio non si allarmasse nessuno! Non le
piaceva usare cellulari altrui, ma se avesse usato il suo sarebbe parso strano.
… Già … cellulari
altrui ...
Kagome guardò fuori la finestra. L’ultima
volta che aveva letto un messaggio non suo … rise fra sé, tristemente.
… Pessimo modo per
scoprire una verità scomoda …
Ripensò a quel giorno.
Era andata da lui come sempre e come il solito lui era in ritardo …
“Amore faccio subito!
Doccia e arrivo, aspettami qui e se Miroku mi scrive
per lamentarsi digli che c’è traffico!”
Così le aveva detto
prima di sparire in bagno, lasciandole il cellulare per fare in modo di
salvarsi dalle ire di Miroku. Non l’avesse mai fatto
…
BrrrBrrr
Il suono del vibro la
inquieta ancora … Non l’avesse mai letto! Ma era convinta fosse il loro amico …
L’altra
notte è stato bellissimo,
ma
lo so che tu lo consideri un errore
ed
hai la mia comprensione …
Meglio
dimenticare ciò che è accaduto,
soprattutto
per il bene di Kagome!
Kikyo.
Non ricordava bene che
avesse fatto, ma rammentava della lentezza estrema con cui aveva lasciato
scivolare il cellulare dalla mano, a terra. Fu allora che Inuyasha
era entrato in asciugamano per chiederle se si erano fatti vivi. “Hanno già
scassato?” Kagome rammentava il modo in cui l’aveva
guardato …
Doveva aver scosso la
testa e scappata in lacrime, mentre lui fulmineo l’afferrava. “Kagome, cosa?”
“Chiedilo alla tua Kikyo!” aveva sbraitato, eccome se lo aveva urlato, e poi …
Lacrime. Solo questo.
Lacrime. Anche ora, versava lacrime alla luna …
Silenziosa versava lacrime nascoste, che solo
lei avrebbe saputo aver prodotto …
Soffriva.
Soffriva ancora …
Lo
amava. Lo amava ancora …
… Mi hai fatto
troppo male! …
*continua*
Eccomi
in enorme ritardo come sempre! XD
Lo
so: sono un disastro, ma che posso farci ho mille cose da fare e a volte così poca ispirazione! >__<
Mi
viene da piangere. ç__ç
Questo
capitolo non mi soddisfava mai. Spero a voi lettori piaccia! ^_^
Fatemi
sapere se lo avete gradito.
La
canzone è Why Don't You Do
Right? di Amy Irving, la stessa canzone che canta Jessica Rabbit in Chi ha
incastrato Roger Rabbit?
Vi
consiglio di leggere quel pezzo ascoltando la canzone. L’effetto è totalmente
diverso! Ho messo il link prima del pezzo narrato appositamente! ^_^
KissKiss
KiraKira90