Sì, non state sognando.=D E'
proprio un aggiornamento di "Gabrielle", quello che vedete.
Non voglio neppure fare il conto di quanto tempo è che
non posto, provvedo semplicemente a vergognarmi
e scusarmi tantissimo con tutte voi per l'attesa pressochè
infinita.u.ù *si frusta*
E' stato un periodo denso, non in ultimo mi sono
finalmente laureata dottora in Fashion Design e ho avuto un mezzo blocco misto
a momenti di crisi, che mi ha impedito di scrivere per quasi tre settimane. Ma
ora pare che io sia tornata, per la vostra gioia.=3 Non ho decisamente tempo, purtroppissimo, di ringraziarvi tutte ad una a una.
Giuro che nel prossimo capitolo mi rifarò, intanto, però, ci tengo a fare comunque un ringraziamento
generale perchè negli ultimi capitoli - e per mail - ho ricevuto alcune tra le più
belle recensioni di sempre e credetemi, sono state un gran bel carburante per
la mia voglia di scrivere, oltre che una gioia infinita per la mia anima di
scrittrice!<3 L'entusiasmo e la dedizione con cui questa fic
viene preferizzata-seguita-e quant'altro, mi lascia
sempre senza parole. Mai avrei creduto sarei arrivata a questo punto. E lo devo
a voi, mie affezionate lettrici. Non so se potete immaginare quanto vi sia
grata, cosa significa per me. E' qualcosa di incredibile. Grazie di cuore, davvero.
Detto qusto vi lascio alla
lettura, non prima, però, di invitarvi a leggere quel capolavoro che è "Ragazza Occhi Cielo", scritta
apposta per me con tanto amore dalla mia Ia. (Titty90) Voi che tanto
amate Coco, non potete non farci un salto e magari lasciarle un commento. Perchè merita, sul serio.<3
Da brave. Fatemi felice... E alla prossima! Baciatutte, vi
adoro!=*
- Capitolo
27°-
{ Un amore il mio, capire ancor non so.
Rondini volavan via, un vestito che bianco nuvole...
Il bel sogno che volevi tu.
[...]
Tu hai scelto me, stupita ancora sono,
cosa posso dare a te? }
La
Promessa - Matteo Macchioni
Gabrielle uscì dal camerino e mosse qualche passo titubante all'indietro,
per osservare meglio il proprio riflesso nel grosso specchio illuminato.
Arricciò le labbra, per nulla convinta di come la scollatura a barca di
quell'abito cadeva sulle sue spalle minute. Era inutile, non si sarebbe mai
vista addosso nulla del genere. Nella sua - probabilmente distorta - visione
delle cose, non era abbastanza bella,
da poter valorizzare a dovere quel tripudio di taffetà color vermiglio.
- Andiamo, mi sta malissimo...! - Borbottò, scoraggiata. Lanciò
un'occhiata supplichevole in direzione di Joe che, poggiato alla parte laccata
di viola, la fissava in silenzio.
- Sei splendida. - Mormorò, accarezzando il suo profilo con occhi
adoranti. - Come con tutti gli altri abiti che hai provato finora. -
- Dì, piuttosto, che le abbiamo quasi infilato di forza...! - Ridacchiò Nick, che li aveva appena
raggiunti.
- No, non è quello che fa per me...! - Ribattè,
prima di rituffarsi all'interno della cabina. Non ebbero tempo di ribattere.
Sentirono il rumore di una zip che veniva abbassata d'impeto e il vestito
scivolò veloce lungo le gambe pallide di Coco, arricciandosi a terra. - Vi
prego, andiamocene da qui. - Implorò lei, da dietro la tenda tirata.
- Ma, amore, un vestito ti serve. - Sospirò Joseph, intento a
giocherellare con una frangia della sciarpa di lei, che pendeva inerme dal suo
braccio.
- Ti ho già detto un sacco di volte che posso pensare io a qualcosa.
E sopra ogni cosa, non voglio che spendiate tanti soldi per me. - Concluse, mentre tornava da loro. Sistemò il tubino rosso
sul suo ometto e lo agganciò all'espositore da cui le commesse l'avrebbero
spostato al suo posto.
- Non dire sciocchezze. -
Seguì Nick e Joe fino al punto in cui Kevin li stava aspettando, al
pianoterra, accanto all'enorme albero di Natale che il personale dei grandi
magazzini stava smontando. Grossi tralci d'abete erano ammassati vicino agli
stand di profumeria circostanti, con gran disappunto delle giovani commesse
impomatate che sembravano non avere nulla di meglio da fare, che lucidare i
banconi infinite ed infinite volte ancora. Gabrielle si infilò frettolosamente
il cappotto, occhieggiando una bionda - in bilico su un paio di assurdi tacchi
a spillo - provare l'ultima fragranza di Dior.
Troppo profumo, troppi scintillii, troppe cifre da capogiro: si sentiva
soffocare soltanto a stare in piedi là in mezzo.
- Perfavore...! - Ritentò. - Posso
giurarvi che qui non troverò di sicuro un vestito che mi stia bene. - Si
inumidì le labbra, spostando lo sguardo dall'uno all'altro.
Kevin soffocò una risatina, prima di prendere a camminare verso l'uscita,
con suo sommo sollievo. Lo seguì, scivolando veloce fra le vetrinette
illuminate e strinse appena la mano di Joe che, sconfitto, le camminava accanto
insieme a Nick. Coco esitò, quel poco che bastava a spingersi contro di lui e
gli sussurrò velocemente all'orecchio.
- So che lo fai per me e ti giuro, lo apprezzo. Molto. - Sfiorò la
sua guancia con un bacio e lo trascinò oltre la porta a vetri, sotto la neve
che aveva preso a turbinare veloce nell'aria ghiacciata.
- Allora cerchiamo un altro posto, magari un negozio più piccolo. -
Sogghignò lui. Sfilò sul marciapiede, fendendo la folla che procedeva in senso
opposto.
- Joe...! - Lo segui, fermandosi davanti alla Golf scura di cui Kevin stava cercando le chiavi.
L'automobile era stata un accorato consiglio di Debra,
che non vedeva affatto di buon occhio quest'iniziativa dell'ultimo minuto:
girare per negozi, nell'affollato venerdì mattina parigino. Il rischio che
qualcuno li vedesse e peggio, riconoscesse era molto alto. Poggiò una mano sul
vetro oscurato, rabbrividendo al contatto con il sottile strato di acqua
ghiacciata che vi si era depositato, durante l'ora scarsa trascorsa all'interno
dei magazzini.
- Possiamo provare sugli Champs Elysèè...! - Continuò lui imperterrito.
Il suo tono, nonostante fosse piacevolmente entusiastico e
squillante, riuscì a procurarle una dolorosa fitta di fastidio. Serrò le
labbra, impedendosi di sbottare. Possibile che proprio non capisse? Ed era in
buna fede, senza dubbio. Fortunatamente per tutti, Nicholas intervenne
prontamente e dopo aver tolto le chiavi dalla tasca dei jeans di suo fratello
maggiore, le ficcò senza troppe cerimonie fra le mani dell'altro.
- Che ne dici di guidare tu e lasciar scegliere a Coco? - Esclamò,
prima di tuffarsi sul sedile posteriore. Quando Gabrielle gli si fece vicina,
accoccolandosi fra le sue braccia, Joe stava già mettendo in moto.
- Allora... Dove andiamo? - Sbuffò e prese a litigare con il cambio
manuale.
- A casa. - Sospirò lei. Affondò nel cappotto umido del piccolo e
ci si nascose quasi, per non dover affrontare lo sguardo scoraggiato che Joseph
fece saettare attraverso lo specchietto retrovisore.
Rimasero in silenzio per gran parte del tragitto lungo la riva
sinistra della Senna, mentre l'automobile scivolava veloce e anonima nel
traffico cittadino. L'unico suono a cui era permesso di snodarsi nell'abitacolo
erano le note vibranti di una vecchia canzone dei Beatles, che Nicholas
canticchiava sommessamente. I suoi occhi scuri seguivano i movimenti del dito
di Gabrielle sul vetro appannato. Allungò la mano e intercettò ridendo quella
di lei, cancellò col suo palmo teso parte degli scarabocchi: fu in quel momento,
mentre l'auto scivolava sulla piccola Ile Saint Louis, che
qualcosa - oltre il finestrino oscurato - attirò imprevedibilmente l'attenzione
di entrambi.
- Joe, frena...! - Esclamò, lasciando saettare la mano libera sulla
spalla del fratello.
- Eh? Qui, in mezzo alla strada? - Replicò l'altro, con vivo
disappunto. - Non credo che il codice stradale francese lo permetta più di
quello americano, President. -
- Cerca un parcheggio e non ti allontanare troppo da qui. - Sbuffò
allora Nick, con il tono di chi stava ribadendo una scontatissima ovvietà.
°°°
Quando entrarono nel piccolo negozio, un campanellino tintinnò vivace
ed annunciò la loro presenza. Coco osservò le rastrelliere stipate di abiti,
tutti indiscutibilmente diversi gli uni dagli altri: pezzi unici. Per tempo di confezionamento, stoffa, foggia... E quasi
sicuramente, anche prezzo. Si aggrappò al braccio di Nick, strattonandolo delicatamente.
- Piccolo, io non ne sono così sicura...! - Mormorò, incerta.
- L'hai visto anche tu, stella, è perfetto. - Replicò lui,
avvicinandosi al bancone oltre il quale si affaccendava una donna sulla
cinquantina. I capelli scuri erano striati di grigio e la sua lunga gonna
gitana aveva tutta l'aria di essere stata tagliata e cucita a mano, con
doviziosa perizia.
- Excuse moi, madame.
- Esordì Joe, con goffa disinvoltura. La sarta si voltò, leggermente accigliata
per essere stata interrotta a metà del suo lavoro.
- Bonjour a vouz...! -
Arricciò le labbra, un po' infastidita e puntò l'ago che teneva in mano
sull'orlo del proprio maglione, mentre attendeva delucidazioni. - Posso esservi d'aiuto? - Continuò, in un
francese troppo fluido e vellutato perchè qualcuno, a
parte Gabrielle, potesse capirla.
Joe avvampò e sbattè gli occhi con aria
confusa, cercando inutilmente le parole giuste. Come poteva arrivare ad
esprimere correttamente la richiesta di poter vedere uno degli abiti esposti...
E proprio quello in particolare? Si
passò una mano fra i capelli scomposti, prima di lanciare uno sguardo supplice
ai fratelli.
- Parlale tu. Chiedile di fartelo vedere da vicino...! - Sorrise
Nick, contro l'orecchio di Coco. Lei arrossì impercettibilmente e si fece
avanti, esitando appena.
- Vorremmo... Vorrei sapere
se è possibile guardare quel vestito. - Indicò con un gesto morbido del
braccio la più spaziosa delle due vetrine, entrambe affacciate sulla via che
andava imbiancandosi.
Un vecchio manichino di legno scuro sosteneva tranquillo l'abito perfetto, perfino agli occhi della
stessa Gabrielle. Era innegabile che il raso lucido, di un blu notte intenso e
tempestoso, fosse stato tagliato a regola d'arte. Fasciava un corpino sottile,
con lo scollo dritto, morbido ma non troppo pronunciato. Sorretto da un paio di
esili spalline e - poco più in basso
lungo il braccio - maniche larghe e leggere, non più lunghe di quattro dita; si
apriva in una gonna a corolla, ampia al punto giusto sui fianchi e lasciava
intravedere, con un piccolo spacco, la nuvola impalpabile di chiffon
trasparente e taffetà cobalto che componevano i due strati inferiori. La
fantasia, tono su tono, di rose in boccio appariva solo quando particolari
giochi di luce riflessa colpivano il tessuto. Un piccolo capolavoro di
sartoria.
- Certamente. - La donna
attraversò il locale con il metro di plastica gialla che dondolava al ritmo dei
suoi passi leggeri. Sfilò l'abito con movimenti esperti e perfettamente
calcolati, prima di lasciarlo fra le mani di Coco. - Se vuoi provarlo, vai pure nel retro. - Indicò la porta di legno
alle loro spalle, aperta su una piccola stanza stipata di scatole e vecchi
scampoli.
- Allora...? - Sospirò Joseph, poggiandosi ad un rotolo di seta
indiana.
Prese a dondolare il peso da un piede all'altro e quasi non si
accorse di lei, fino a che non gli fu abbastanza vicina da poterla vedere anche
ad occhi bassi. Alzò lo sguardo con una lentezza surreale, trattenendo il
respiro con un leggero sussulto. Sembrava che quell'abito le fosse stato cucito
addosso. Gabrielle arrossì impercettibilmente, rabbrividendo per il contatto
fra i piedi nudi ed il pavimento ghiacciato. Si ravviò una ciocca di capelli
dietro l'orecchio, cercando di non mostrarsi troppo imbarazzata dal modo in cui
Joe la stava fissando.
- Sei... Perfetta. - Mormorò, mentre le si avvicinava. - Eri
splendida con ognuno dei vestiti che hai provato, ma così togli il fiato,
Coco...! -
- Non esagerare. - Prese a torturare l'orlo della gonna, in un malriuscito
tentativo di non dare troppo peso alle sue parole.
Joseph non rispose, scattò in avanti e dopo averle passato un
braccio attorno alla vita, la trascinò davanti al grosso specchio inclinabile
che la sarta aveva addossato alla parete imbiancata di fresco. Se la tenne
stretta addosso, rimanendole alle spalle in modo che potesse vedersi riflessa.
Vedere quello che appariva ai suoi occhi.
- Guardati. - Sfiorò la sua spalla con un bacio e Coco rabbrividì
impercettibilmente. La sua mano salì a cercare quella di lui, poggiata appena
sopra il suo fianco.
Ripensò con un sussulto all'ultima volta che si era ritrovata fra
le sue braccia in quel modo, gli occhi incatenati ai suoi sulla superficie
lucida. Si stava preparando per andare all'Operà con
Kevin: erano passati poco più di sette giorni, eppure le sembrava quasi
un'altra vita... Prima di Annabelle. In meglio o in
peggio, tante cose erano cambiate e non avrebbero potuto tornare come prima. Il
ricordo del bacio davanti al Louvre, la sensazione di sfiorare delle labbra
tanto diverse da quelle di Joe tornarono improvvisamente vivide, come fossero
presenti.
- Pensi sul serio che io sia bella?
- L'ennesimo brivido, un po' per il freddo, un po' per quello che avrebbe
potuto sentirsi dire. Joseph sorrise, scuotendo appena il capo.
- Quanti miliardi di volte dovrò ripetertelo? - Sospirò.
Gabrielle soffocò una risata, mentre lasciava che un vivido rossore
le si allargasse sulle guancie. Si voltò e rimase accoccolata nell'abbraccio di
lui. Strinse il tessuto rigido del suo giaccone fra le dita sottili, era ancora
umido di neve. Non si stupì neppure troppo, quando le braccia di Joe si
strinsero con decisione attorno ai suoi fianchi e si sentì sollevare di peso.
Si ritrovò seduta sul vecchio tavolo da lavoro, con la gonna che si increspava
sulle sue gambe nude. Un plico di cartamodelli impolverati rotolava via con un
tonfo sordo, ma nessuno dei due parve farci particolare caso.
- Non è definibile quanto tu sia bella ai miei occhi...! - Le
labbra di Joseph erano morbide e deliziosamente calde. Soprattutto a contatto con la pelle d'oca causatale
dall'incredibile quantità di spifferi che si insinuava nella stanza attraverso
i vecchi infissi.
Sollevò una mano ad accarezzargli i capelli e non potè impedirsi di rimanere un attimo interdetta, quando lui
smise - senza alcuna apparente ragione - di torturare piacevolmente il suo
collo e si allontanò, stringendole delicatamente il polso. Coco osservò gli
occhi color caramello posarsi sulle loro mani intrecciate e seguendone la
direzione, finalmente capì. Si morse il labbro, fissando l'anello e poi Joe. Se
ne era accorto, dopotutto.
- Perchè...?
- Abbozzò. E la domanda era più che lecita, in effetti. Gabrielle prese fiato,
cercando di soffocare l'ansia che si era diffusa in tutto il suo corpo, a
macchia d'olio.
- Perchè non me la sono sentita. Non me
la sento tutt'ora, Joe. - Cercò di parlare con voce ferma e pacata: l'ultima
cosa che voleva era litigare con lui, di nuovo.
- E' da quando te l'ho regalato, che lo porti lì? - Annuì
faticosamente, quasi le costasse un enorme sforzo.
In realtà non era quel piccolo gesto, a provocarle tanto rigetto...
Quanto più l'espressione profondamente, genuinamente ferita che sapeva sarebbe comparsa negli occhi di lui. Sollevò lo
sguardo e si sforzò di ignorare il sordo dolore allo stomaco che sembrava
volerla torturare fino in fondo.
- Mi permetti di spiegarti? - Cercò le sue mani e le strinse,
stupendosi quasi di trovarle ghiacciate quanto le proprie. Con sua enorme
sorpresa, Joe non ebbe reazioni brusche o quantomeno impulsive: ricambiò quel
gesto, carezzandole i palmi tesi e le fece cenno di proseguire.
- Ti ascolto. - Solo la sua voce tremava impercettibilmente.
- Non l'ho fatto perchè non m'importasse.
Quello è il tuo anello e io lo porto perchè sono la
tua ragazza, sono innamorata di te ed è comunque il segno che ti appartengo. -
Si avvicinò, rubando l'ennesimo, piccolo bacio alle labbra di lui. Joseph
sospirò, rispondendole con altrettanta dolcezza prima di allontanarsi. - Sono tua. -
- Ma...? -
- Ma non posso impegnarmi in una promessa di quel genere. - Puntò gli occhi in quelli di Joe, con decisione. -
Faccio fatica ad accettare il matrimonio di mia sorella, figuriamoci ipotizzare
il mio...! Non ti sto dicendo che non
ti sposerò mai, solo... Non posso promettertelo. Sono successe troppe cose,
nella mia vita, perchè io possa accettare una cosa
del genere a cuor leggero, mi capisci? La cosa che più desidero è poter stare
con te, ma non legandomi così... Non fin quando non sarò pronta. - Si
interruppe quasi bruscamente, dopo aver lasciato correre senza controllo tutte
le parole che avevano affollato la sua mente per tanto tempo.
Joe non disse nulla, si avvicinò e la strinse fra le braccia. Passò
una mano fra i lunghi ricci scuri - resi leggermente crespi dall'umidità - e
soffocò un sospiro contro la sua pelle fredda, mentre Coco gli si accoccolava
contro.
- Lo capisco, Coco. - Mormorò.
- So quanto è importante per te e per la tua famiglia...! Giuro che
ci penserò seriamente. - Il cuore smise per un attimo di battere all'impazzata e
finalmente l'ansia iniziò a dissolversi, lasciando spazio ad un minimo senso di
sollievo. - Mi dispiace...! -
- Non dispiacerti. - Sorrise lui, scuotendo appena il capo. - Sono
stato stupido anche io a pensare di poter fare tutto come pareva a me. Per un
attimo ho dimenticato che non tutti... sono come
me. - Un'ombra passò veloce negli occhi d'ambra, prima che Joe tornasse ad
assumere la sua solita espressione solare.
- Credi... Ma hai pensato a quante ragazze sognano di trovarsi al
mio posto...? E io che faccio? Rifiuto una promessa di matrimonio da Joe Jonas.
Devo essermi bevuta il cervello! - Arricciò il naso, stringendo le labbra in
una smorfia troppo buffa per non strappargli una risata. - Ma questo non
significa che non ne sia innamorata dal profondo del cuore...! - Arrossì,
mangiandosi quasi le ultime sillabe.
Nicholas irruppe nel retrobottega proprio mentre si scambiavano
l'ennesimo bacio. Cercò di imporre discretamente la propria presenza, con un
leggero colpo di tosse. Joseph lo vide avanzare con la coda dell'occhio e,
sospirando sulla bocca di Gabrielle, raccolse la volontà di allontanarsi e
lasciarla scendere dal tavolo.
- Credevamo foste morti...! - Sbuffò. Il suo sorrisino divertito
lasciò spazio ad uno decisamente più sorpreso, quando Coco saltò in piedi ed
entrò chiaramente nel suo campo visivo. - Cavolo, lo sapevo che era
perfetto...! -
Lei sussultò lievemente. Alzò lo sguardo, lasciando la mano -
impegnata fino a qual momento nel lisciare le pieghe della gonna - ciondolare lungo
il fianco. Si osservò ancora una volta nel grosso specchio, insicura. Gli occhi
chiari lasciarono quasi immediatamente la superficie riflettente, tornando a
fissare l'uscio. Kevin stava in piedi, appena poggiato allo stipite e la
fissava come se non avesse mai visto niente di più bello in vita sua. Arrossì
impercettibilmente, quando i loro sguardi si fusero. Avrebbe potuto giurare che
la pelle d'oca sulle sue braccia scoperte non era causata solo dal freddo.
- Compriamo questo. - Annuì Nicholas, entusiasta. - Che ne dici,
stella? - Saltò in avanti, cercandole le mani con le proprie.
- Non lo so. E bellissimo, ma... Hai visto il prezzo...? E' troppo.
- Agitò appena il capo.
- Questo non è un problema. - Kevin era piuttosto sicuro. Sorrise,
mentre si avvicinava.
- Kev, tu hai già speso un'enormità per quei biglietti. Quanti
soldi vuoi ancora buttare... Per me? -
- Primo, non sono affatto soldi buttati. - Replicò lui. - E
secondo... Questa volta è un regalo che ti facciamo in tre. - Indicò i fratelli,
che annuirono in silenzio. Nick le strinse le mani un po' più saldamente.
- Permettetemi di metterci almeno la metà...! - Tentò. Joe sorrise
divertito, scuotendo leggermente il capo. Kev si
limitò a premerle un dito sulle labbra e il piccolo, da ultimo, le scoccò uno
sguardo eloquente, prima di sollevarle la mano e posare un microscopico bacio
sul dorso.
- Vai a cambiarti, rischi l'ipotermia se rimani così ancora un po'...!
-
Coco si strinse al petto i vestiti che Joseph aveva appena
recuperato. Guardò i tre ragazzi, sforzandosi di trovare le parole adatte.
Peccato non ce ne fossero poi molte. Non per esprimere la sua gratitudine nei
confronti di quanto facevano per lei, anche solo con la loro presenza nella sua
vita... Fosse stato per lei, sarebbero stati esentati dal farle qualunque altro
regalo: il solo fatto che esistessero e che fossero lì per lei, era molto,
molto più che sufficiente. Eppure Joe, Kevin ed il suo piccolo Nick sembravano
sempre pensare che non fosse abbastanza. Sbagliavano, eccome.
- Grazie. - Sorrise e si lanciò quasi in mezzo a loro.
Si lasciò stringere, affondando in quell'abbraccio aggrovigliato.
Ancora un po', prima di lasciarli andare.
°°°
Arrivarono a casa che il sole già si nascondeva per metà, dietro i
tetti più alti di Parigi. Gabrielle saltò veloce sul marciapiede innevato ed
aspettò che Nicholas fosse in piedi al suo fianco, prima di chiudere la
portiera con un gesto secco. Fece un cenno a Joe, attraverso il finestrino e
lasciò che l'automobile ripartisse, svoltando l'angolo.
- Devi dirmi qualcosa...? - Un'affermazione mascherata da domanda,
tipico di Nick. Lo fissò, stringendo la busta tra le dita arrossate dal freddo.
- Sì. -
Effettivamente c'era un motivo preciso, per il quale aveva
insistito che il piccolo l'accompagnasse, mentre gli altri due andavano a
restituire l'auto a Debra. Sarebbe poi stata
quest'ultima - rigorosamente di persona - a scortarli nuovamente al piccolo
appartamento, con la sua comunissima, sgangherata citroen. Tranquillamente
definibile come un pezzo d'antiquariato, nonostante risalisse a poco più di
vent'anni prima.
- Eppure ti vedo tranquilla. O il mio sesto senso inizia a fare
cilecca...? - Si imbronciò leggermente.
- No, funziona ancora bene. In effetti sto bene. - Annuì lei. Prese
a frugare nella propria tracolla, scostandosi a tratti i capelli umidi dal
viso. - Io e Joe abbiamo parlato dell'anello, finalmente. E... - Soffocò un
piccolo sospiro incerto.
- Se ne è accorto, quindi. E...?
-
- Ed è stato... spaventosamente comprensivo. - Esalò, quasi
contrariata. - Non che non mi abbia fatto piacere...! -
- Però ti è sembrato insolito, immagino. - Ridacchiò il piccolo,
fra le pieghe della sua sciarpa di cachemere blu. - Beh,
sai, è semplice: probabilmente anche Joe sta maturando...! -
- Lui non è immaturo...! E' impulsivo, avventato, testone... Beh,
non così immaturo. - Si corresse,
arrossendo appena.
- Non ho detto che fosse un difetto. Joe sta finalmente mettendo la
testa a posto, in questo senso. E sei tu che lo stai cambiando, Coco. Non ti
rendi conto di quanto gli servi...! -
Sorrise e allungò una mano a sfiorarle la guancia. Gabrielle nascose, per
quanto le era possibile, l'imbarazzo in un sorriso e scivolò via, le chiavi che
tintinnavano leggermente nella sua mano sottile.