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Autore: Minako_86    27/03/2010    8 recensioni
Gabrielle ha ventidue anni ed è decisamente bassa per la sua età. Vive a Parigi ed ascolta solo musica classica. In che modo una ragazza così potrebbe entrare a far parte del magico universo della boyband per ragazzi più conosciuta d'America?
E se fosse il destino a "recapitarle" i fratelli Jonas a domicilio perchè lei possa aiutarli a tirar fuori la loro anima, quella vera?
Genere: Romantico, Commedia, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sì, non state sognando.=D E' proprio un aggiornamento di "Gabrielle", quello che vedete.

Non voglio neppure fare il conto di quanto tempo è che non posto, provvedo semplicemente a vergognarmi e scusarmi tantissimo con tutte voi per l'attesa pressochè infinita.u.ù *si frusta*

 

E' stato un periodo denso, non in ultimo mi sono finalmente laureata dottora in Fashion Design e ho avuto un mezzo blocco misto a momenti di crisi, che mi ha impedito di scrivere per quasi tre settimane. Ma ora pare che io sia tornata, per la vostra gioia.=3 Non ho decisamente tempo, purtroppissimo, di ringraziarvi tutte ad una a una.

 

Giuro che nel prossimo capitolo mi rifarò, intanto, però, ci tengo a fare comunque un ringraziamento generale perchè negli ultimi capitoli - e per mail - ho ricevuto alcune tra le più belle recensioni di sempre e credetemi, sono state un gran bel carburante per la mia voglia di scrivere, oltre che una gioia infinita per la mia anima di scrittrice!<3 L'entusiasmo e la dedizione con cui questa fic viene preferizzata-seguita-e quant'altro, mi lascia sempre senza parole. Mai avrei creduto sarei arrivata a questo punto. E lo devo a voi, mie affezionate lettrici. Non so se potete immaginare quanto vi sia grata, cosa significa per me. E' qualcosa di incredibile. Grazie di cuore, davvero.

 

Detto qusto vi lascio alla lettura, non prima, però, di invitarvi a leggere quel capolavoro che è "Ragazza Occhi Cielo", scritta apposta per me con tanto amore dalla mia Ia. (Titty90) Voi che tanto amate Coco, non potete non farci un salto e magari lasciarle un commento. Perchè merita, sul serio.<3

 

Da brave. Fatemi felice... E alla prossima! Baciatutte, vi adoro!=*  

 

 

 

 

- Capitolo 27°-

 

 

 

{ Un amore il mio, capire ancor non so.
Rondini volavan via, un vestito che bianco nuvole...
Il bel sogno che volevi tu.
[...]
Tu hai scelto me, stupita ancora sono,
cosa posso dare a te? }

La Promessa - Matteo Macchioni

 

 

 

 

Gabrielle uscì dal camerino e mosse qualche passo titubante all'indietro, per osservare meglio il proprio riflesso nel grosso specchio illuminato. Arricciò le labbra, per nulla convinta di come la scollatura a barca di quell'abito cadeva sulle sue spalle minute. Era inutile, non si sarebbe mai vista addosso nulla del genere. Nella sua - probabilmente distorta - visione delle cose, non era abbastanza bella, da poter valorizzare a dovere quel tripudio di taffetà color vermiglio.

 

- Andiamo, mi sta malissimo...! - Borbottò, scoraggiata. Lanciò un'occhiata supplichevole in direzione di Joe che, poggiato alla parte laccata di viola, la fissava in silenzio.

 

- Sei splendida. - Mormorò, accarezzando il suo profilo con occhi adoranti. - Come con tutti gli altri abiti che hai provato finora. -

 

- Dì, piuttosto, che le abbiamo quasi infilato di forza...! - Ridacchiò Nick, che li aveva appena raggiunti.

 

- No, non è quello che fa per me...! - Ribattè, prima di rituffarsi all'interno della cabina. Non ebbero tempo di ribattere. Sentirono il rumore di una zip che veniva abbassata d'impeto e il vestito scivolò veloce lungo le gambe pallide di Coco, arricciandosi a terra. - Vi prego, andiamocene da qui. - Implorò lei, da dietro la tenda tirata.

 

- Ma, amore, un vestito ti serve. - Sospirò Joseph, intento a giocherellare con una frangia della sciarpa di lei, che pendeva inerme dal suo braccio.

 

- Ti ho già detto un sacco di volte che posso pensare io a qualcosa. E sopra ogni cosa, non voglio che spendiate tanti soldi per me. - Concluse, mentre tornava da loro. Sistemò il tubino rosso sul suo ometto e lo agganciò all'espositore da cui le commesse l'avrebbero spostato al suo posto.

 

- Non dire sciocchezze. -

 

Seguì Nick e Joe fino al punto in cui Kevin li stava aspettando, al pianoterra, accanto all'enorme albero di Natale che il personale dei grandi magazzini stava smontando. Grossi tralci d'abete erano ammassati vicino agli stand di profumeria circostanti, con gran disappunto delle giovani commesse impomatate che sembravano non avere nulla di meglio da fare, che lucidare i banconi infinite ed infinite volte ancora. Gabrielle si infilò frettolosamente il cappotto, occhieggiando una bionda - in bilico su un paio di assurdi tacchi a spillo - provare l'ultima fragranza di Dior. Troppo profumo, troppi scintillii, troppe cifre da capogiro: si sentiva soffocare soltanto a stare in piedi là in mezzo.

 

- Perfavore...! - Ritentò. - Posso giurarvi che qui non troverò di sicuro un vestito che mi stia bene. - Si inumidì le labbra, spostando lo sguardo dall'uno all'altro.    

 

Kevin soffocò una risatina, prima di prendere a camminare verso l'uscita, con suo sommo sollievo. Lo seguì, scivolando veloce fra le vetrinette illuminate e strinse appena la mano di Joe che, sconfitto, le camminava accanto insieme a Nick. Coco esitò, quel poco che bastava a spingersi contro di lui e gli sussurrò velocemente all'orecchio.

 

- So che lo fai per me e ti giuro, lo apprezzo. Molto. - Sfiorò la sua guancia con un bacio e lo trascinò oltre la porta a vetri, sotto la neve che aveva preso a turbinare veloce nell'aria ghiacciata.

 

- Allora cerchiamo un altro posto, magari un negozio più piccolo. - Sogghignò lui. Sfilò sul marciapiede, fendendo la folla che procedeva in senso opposto.

 

- Joe...! - Lo segui, fermandosi davanti alla Golf scura di cui Kevin stava cercando le chiavi.

 

L'automobile era stata un accorato consiglio di Debra, che non vedeva affatto di buon occhio quest'iniziativa dell'ultimo minuto: girare per negozi, nell'affollato venerdì mattina parigino. Il rischio che qualcuno li vedesse e peggio, riconoscesse era molto alto. Poggiò una mano sul vetro oscurato, rabbrividendo al contatto con il sottile strato di acqua ghiacciata che vi si era depositato, durante l'ora scarsa trascorsa all'interno dei magazzini.

 

- Possiamo provare sugli Champs Elysèè...! - Continuò lui imperterrito.

 

Il suo tono, nonostante fosse piacevolmente entusiastico e squillante, riuscì a procurarle una dolorosa fitta di fastidio. Serrò le labbra, impedendosi di sbottare. Possibile che proprio non capisse? Ed era in buna fede, senza dubbio. Fortunatamente per tutti, Nicholas intervenne prontamente e dopo aver tolto le chiavi dalla tasca dei jeans di suo fratello maggiore, le ficcò senza troppe cerimonie fra le mani dell'altro.

 

- Che ne dici di guidare tu e lasciar scegliere a Coco? - Esclamò, prima di tuffarsi sul sedile posteriore. Quando Gabrielle gli si fece vicina, accoccolandosi fra le sue braccia, Joe stava già mettendo in moto.

 

- Allora... Dove andiamo? - Sbuffò e prese a litigare con il cambio manuale.

 

- A casa. - Sospirò lei. Affondò nel cappotto umido del piccolo e ci si nascose quasi, per non dover affrontare lo sguardo scoraggiato che Joseph fece saettare attraverso lo specchietto retrovisore.

 

Rimasero in silenzio per gran parte del tragitto lungo la riva sinistra della Senna, mentre l'automobile scivolava veloce e anonima nel traffico cittadino. L'unico suono a cui era permesso di snodarsi nell'abitacolo erano le note vibranti di una vecchia canzone dei Beatles, che Nicholas canticchiava sommessamente. I suoi occhi scuri seguivano i movimenti del dito di Gabrielle sul vetro appannato. Allungò la mano e intercettò ridendo quella di lei, cancellò col suo palmo teso parte degli scarabocchi: fu in quel momento, mentre l'auto scivolava sulla piccola Ile Saint Louis, che qualcosa - oltre il finestrino oscurato - attirò imprevedibilmente l'attenzione di entrambi.

 

- Joe, frena...! - Esclamò, lasciando saettare la mano libera sulla spalla del fratello.

 

- Eh? Qui, in mezzo alla strada? - Replicò l'altro, con vivo disappunto. - Non credo che il codice stradale francese lo permetta più di quello americano, President. -

 

- Cerca un parcheggio e non ti allontanare troppo da qui. - Sbuffò allora Nick, con il tono di chi stava ribadendo una scontatissima ovvietà.

 

 

°°°

 

 

Quando entrarono nel piccolo negozio, un campanellino tintinnò vivace ed annunciò la loro presenza. Coco osservò le rastrelliere stipate di abiti, tutti indiscutibilmente diversi gli uni dagli altri: pezzi unici. Per tempo di confezionamento, stoffa, foggia... E quasi sicuramente, anche prezzo. Si aggrappò al braccio di Nick, strattonandolo delicatamente.

 

- Piccolo, io non ne sono così sicura...! - Mormorò, incerta.

 

- L'hai visto anche tu, stella, è perfetto. - Replicò lui, avvicinandosi al bancone oltre il quale si affaccendava una donna sulla cinquantina. I capelli scuri erano striati di grigio e la sua lunga gonna gitana aveva tutta l'aria di essere stata tagliata e cucita a mano, con doviziosa perizia.

 

- Excuse moi, madame. - Esordì Joe, con goffa disinvoltura. La sarta si voltò, leggermente accigliata per essere stata interrotta a metà del suo lavoro.

 

- Bonjour a vouz...! - Arricciò le labbra, un po' infastidita e puntò l'ago che teneva in mano sull'orlo del proprio maglione, mentre attendeva delucidazioni. - Posso esservi d'aiuto? - Continuò, in un francese troppo fluido e vellutato perchè qualcuno, a parte Gabrielle, potesse capirla.

 

Joe avvampò e sbattè gli occhi con aria confusa, cercando inutilmente le parole giuste. Come poteva arrivare ad esprimere correttamente la richiesta di poter vedere uno degli abiti esposti... E proprio quello in particolare? Si passò una mano fra i capelli scomposti, prima di lanciare uno sguardo supplice ai fratelli.

 

- Parlale tu. Chiedile di fartelo vedere da vicino...! - Sorrise Nick, contro l'orecchio di Coco. Lei arrossì impercettibilmente e si fece avanti, esitando appena.

 

- Vorremmo... Vorrei sapere se è possibile guardare quel vestito. - Indicò con un gesto morbido del braccio la più spaziosa delle due vetrine, entrambe affacciate sulla via che andava imbiancandosi.

 

Un vecchio manichino di legno scuro sosteneva tranquillo l'abito perfetto, perfino agli occhi della stessa Gabrielle. Era innegabile che il raso lucido, di un blu notte intenso e tempestoso, fosse stato tagliato a regola d'arte. Fasciava un corpino sottile, con lo scollo dritto, morbido ma non troppo pronunciato. Sorretto da un paio di esili spalline  e - poco più in basso lungo il braccio - maniche larghe e leggere, non più lunghe di quattro dita; si apriva in una gonna a corolla, ampia al punto giusto sui fianchi e lasciava intravedere, con un piccolo spacco, la nuvola impalpabile di chiffon trasparente e taffetà cobalto che componevano i due strati inferiori. La fantasia, tono su tono, di rose in boccio appariva solo quando particolari giochi di luce riflessa colpivano il tessuto. Un piccolo capolavoro di sartoria.

 

- Certamente. - La donna attraversò il locale con il metro di plastica gialla che dondolava al ritmo dei suoi passi leggeri. Sfilò l'abito con movimenti esperti e perfettamente calcolati, prima di lasciarlo fra le mani di Coco. - Se vuoi provarlo, vai pure nel retro. - Indicò la porta di legno alle loro spalle, aperta su una piccola stanza stipata di scatole e vecchi scampoli.

 

 

- Allora...? - Sospirò Joseph, poggiandosi ad un rotolo di seta indiana.

 

Prese a dondolare il peso da un piede all'altro e quasi non si accorse di lei, fino a che non gli fu abbastanza vicina da poterla vedere anche ad occhi bassi. Alzò lo sguardo con una lentezza surreale, trattenendo il respiro con un leggero sussulto. Sembrava che quell'abito le fosse stato cucito addosso. Gabrielle arrossì impercettibilmente, rabbrividendo per il contatto fra i piedi nudi ed il pavimento ghiacciato. Si ravviò una ciocca di capelli dietro l'orecchio, cercando di non mostrarsi troppo imbarazzata dal modo in cui Joe la stava fissando.

 

- Sei... Perfetta. - Mormorò, mentre le si avvicinava. - Eri splendida con ognuno dei vestiti che hai provato, ma così togli il fiato, Coco...! -

 

- Non esagerare. - Prese a torturare l'orlo della gonna, in un malriuscito tentativo di non dare troppo peso alle sue parole.

 

Joseph non rispose, scattò in avanti e dopo averle passato un braccio attorno alla vita, la trascinò davanti al grosso specchio inclinabile che la sarta aveva addossato alla parete imbiancata di fresco. Se la tenne stretta addosso, rimanendole alle spalle in modo che potesse vedersi riflessa. Vedere quello che appariva ai suoi occhi.

 

- Guardati. - Sfiorò la sua spalla con un bacio e Coco rabbrividì impercettibilmente. La sua mano salì a cercare quella di lui, poggiata appena sopra il suo fianco.

 

Ripensò con un sussulto all'ultima volta che si era ritrovata fra le sue braccia in quel modo, gli occhi incatenati ai suoi sulla superficie lucida. Si stava preparando per andare all'Operà con Kevin: erano passati poco più di sette giorni, eppure le sembrava quasi un'altra vita... Prima di Annabelle. In meglio o in peggio, tante cose erano cambiate e non avrebbero potuto tornare come prima. Il ricordo del bacio davanti al Louvre, la sensazione di sfiorare delle labbra tanto diverse da quelle di Joe tornarono improvvisamente vivide, come fossero presenti. 

 

- Pensi sul serio che io sia bella? - L'ennesimo brivido, un po' per il freddo, un po' per quello che avrebbe potuto sentirsi dire. Joseph sorrise, scuotendo appena il capo.

 

- Quanti miliardi di volte dovrò ripetertelo? - Sospirò.  

 

Gabrielle soffocò una risata, mentre lasciava che un vivido rossore le si allargasse sulle guancie. Si voltò e rimase accoccolata nell'abbraccio di lui. Strinse il tessuto rigido del suo giaccone fra le dita sottili, era ancora umido di neve. Non si stupì neppure troppo, quando le braccia di Joe si strinsero con decisione attorno ai suoi fianchi e si sentì sollevare di peso. Si ritrovò seduta sul vecchio tavolo da lavoro, con la gonna che si increspava sulle sue gambe nude. Un plico di cartamodelli impolverati rotolava via con un tonfo sordo, ma nessuno dei due parve farci particolare caso.

 

- Non è definibile quanto tu sia bella ai miei occhi...! - Le labbra di Joseph erano morbide e deliziosamente calde. Soprattutto a contatto con la pelle d'oca causatale dall'incredibile quantità di spifferi che si insinuava nella stanza attraverso i vecchi infissi.

 

Sollevò una mano ad accarezzargli i capelli e non potè impedirsi di rimanere un attimo interdetta, quando lui smise - senza alcuna apparente ragione - di torturare piacevolmente il suo collo e si allontanò, stringendole delicatamente il polso. Coco osservò gli occhi color caramello posarsi sulle loro mani intrecciate e seguendone la direzione, finalmente capì. Si morse il labbro, fissando l'anello e poi Joe. Se ne era accorto, dopotutto.

 

- Perchè...? - Abbozzò. E la domanda era più che lecita, in effetti. Gabrielle prese fiato, cercando di soffocare l'ansia che si era diffusa in tutto il suo corpo, a macchia d'olio.

 

- Perchè non me la sono sentita. Non me la sento tutt'ora, Joe. - Cercò di parlare con voce ferma e pacata: l'ultima cosa che voleva era litigare con lui, di nuovo.

 

- E' da quando te l'ho regalato, che lo porti lì? - Annuì faticosamente, quasi le costasse un enorme sforzo.

 

In realtà non era quel piccolo gesto, a provocarle tanto rigetto... Quanto più l'espressione profondamente, genuinamente ferita che sapeva sarebbe comparsa negli occhi di lui. Sollevò lo sguardo e si sforzò di ignorare il sordo dolore allo stomaco che sembrava volerla torturare fino in fondo.

 

- Mi permetti di spiegarti? - Cercò le sue mani e le strinse, stupendosi quasi di trovarle ghiacciate quanto le proprie. Con sua enorme sorpresa, Joe non ebbe reazioni brusche o quantomeno impulsive: ricambiò quel gesto, carezzandole i palmi tesi e le fece cenno di proseguire.

 

- Ti ascolto. - Solo la sua voce tremava impercettibilmente.

 

- Non l'ho fatto perchè non m'importasse. Quello è il tuo anello e io lo porto perchè sono la tua ragazza, sono innamorata di te ed è comunque il segno che ti appartengo. - Si avvicinò, rubando l'ennesimo, piccolo bacio alle labbra di lui. Joseph sospirò, rispondendole con altrettanta dolcezza prima di allontanarsi. - Sono tua. -

 

- Ma...? -

 

- Ma non posso impegnarmi in una promessa di quel genere. - Puntò gli occhi in quelli di Joe, con decisione. - Faccio fatica ad accettare il matrimonio di mia sorella, figuriamoci ipotizzare il mio...! Non ti sto dicendo che non ti sposerò mai, solo... Non posso promettertelo. Sono successe troppe cose, nella mia vita, perchè io possa accettare una cosa del genere a cuor leggero, mi capisci? La cosa che più desidero è poter stare con te, ma non legandomi così... Non fin quando non sarò pronta. - Si interruppe quasi bruscamente, dopo aver lasciato correre senza controllo tutte le parole che avevano affollato la sua mente per tanto tempo.

 

Joe non disse nulla, si avvicinò e la strinse fra le braccia. Passò una mano fra i lunghi ricci scuri - resi leggermente crespi dall'umidità - e soffocò un sospiro contro la sua pelle fredda, mentre Coco gli si accoccolava contro.

 

- Lo capisco, Coco. - Mormorò.

 

- So quanto è importante per te e per la tua famiglia...! Giuro che ci penserò seriamente. - Il cuore smise per un attimo di battere all'impazzata e finalmente l'ansia iniziò a dissolversi, lasciando spazio ad un minimo senso di sollievo. - Mi dispiace...! -

 

- Non dispiacerti. - Sorrise lui, scuotendo appena il capo. - Sono stato stupido anche io a pensare di poter fare tutto come pareva a me. Per un attimo ho dimenticato che non tutti... sono come me. - Un'ombra passò veloce negli occhi d'ambra, prima che Joe tornasse ad assumere la sua solita espressione solare.

 

- Credi... Ma hai pensato a quante ragazze sognano di trovarsi al mio posto...? E io che faccio? Rifiuto una promessa di matrimonio da Joe Jonas. Devo essermi bevuta il cervello! - Arricciò il naso, stringendo le labbra in una smorfia troppo buffa per non strappargli una risata. - Ma questo non significa che non ne sia innamorata dal profondo del cuore...! - Arrossì, mangiandosi quasi le ultime sillabe.

 

Nicholas irruppe nel retrobottega proprio mentre si scambiavano l'ennesimo bacio. Cercò di imporre discretamente la propria presenza, con un leggero colpo di tosse. Joseph lo vide avanzare con la coda dell'occhio e, sospirando sulla bocca di Gabrielle, raccolse la volontà di allontanarsi e lasciarla scendere dal tavolo.

 

- Credevamo foste morti...! - Sbuffò. Il suo sorrisino divertito lasciò spazio ad uno decisamente più sorpreso, quando Coco saltò in piedi ed entrò chiaramente nel suo campo visivo. - Cavolo, lo sapevo che era perfetto...! -

 

Lei sussultò lievemente. Alzò lo sguardo, lasciando la mano - impegnata fino a qual momento nel lisciare le pieghe della gonna - ciondolare lungo il fianco. Si osservò ancora una volta nel grosso specchio, insicura. Gli occhi chiari lasciarono quasi immediatamente la superficie riflettente, tornando a fissare l'uscio. Kevin stava in piedi, appena poggiato allo stipite e la fissava come se non avesse mai visto niente di più bello in vita sua. Arrossì impercettibilmente, quando i loro sguardi si fusero. Avrebbe potuto giurare che la pelle d'oca sulle sue braccia scoperte non era causata solo dal freddo.

 

- Compriamo questo. - Annuì Nicholas, entusiasta. - Che ne dici, stella? - Saltò in avanti, cercandole le mani con le proprie.

 

- Non lo so. E bellissimo, ma... Hai visto il prezzo...? E' troppo. - Agitò appena il capo.

 

- Questo non è un problema. - Kevin era piuttosto sicuro. Sorrise, mentre si avvicinava.

 

- Kev, tu hai già speso un'enormità per quei biglietti. Quanti soldi vuoi ancora buttare... Per me? -

 

- Primo, non sono affatto soldi buttati. - Replicò lui. - E secondo... Questa volta è un regalo che ti facciamo in tre. - Indicò i fratelli, che annuirono in silenzio. Nick le strinse le mani un po' più saldamente.

 

- Permettetemi di metterci almeno la metà...! - Tentò. Joe sorrise divertito, scuotendo leggermente il capo. Kev si limitò a premerle un dito sulle labbra e il piccolo, da ultimo, le scoccò uno sguardo eloquente, prima di sollevarle la mano e posare un microscopico bacio sul dorso.

 

- Vai a cambiarti, rischi l'ipotermia se rimani così ancora un po'...! -

 

Coco si strinse al petto i vestiti che Joseph aveva appena recuperato. Guardò i tre ragazzi, sforzandosi di trovare le parole adatte. Peccato non ce ne fossero poi molte. Non per esprimere la sua gratitudine nei confronti di quanto facevano per lei, anche solo con la loro presenza nella sua vita... Fosse stato per lei, sarebbero stati esentati dal farle qualunque altro regalo: il solo fatto che esistessero e che fossero lì per lei, era molto, molto più che sufficiente. Eppure Joe, Kevin ed il suo piccolo Nick sembravano sempre pensare che non fosse abbastanza. Sbagliavano, eccome.

 

- Grazie. - Sorrise e si lanciò quasi in mezzo a loro.

 

Si lasciò stringere, affondando in quell'abbraccio aggrovigliato. Ancora un po', prima di lasciarli andare.

 

 

°°°

 

 

Arrivarono a casa che il sole già si nascondeva per metà, dietro i tetti più alti di Parigi. Gabrielle saltò veloce sul marciapiede innevato ed aspettò che Nicholas fosse in piedi al suo fianco, prima di chiudere la portiera con un gesto secco. Fece un cenno a Joe, attraverso il finestrino e lasciò che l'automobile ripartisse, svoltando l'angolo.

 

- Devi dirmi qualcosa...? - Un'affermazione mascherata da domanda, tipico di Nick. Lo fissò, stringendo la busta tra le dita arrossate dal freddo.

 

- Sì. -

 

Effettivamente c'era un motivo preciso, per il quale aveva insistito che il piccolo l'accompagnasse, mentre gli altri due andavano a restituire l'auto a Debra. Sarebbe poi stata quest'ultima - rigorosamente di persona - a scortarli nuovamente al piccolo appartamento, con la sua comunissima, sgangherata citroen. Tranquillamente definibile come un pezzo d'antiquariato, nonostante risalisse a poco più di vent'anni prima.

 

- Eppure ti vedo tranquilla. O il mio sesto senso inizia a fare cilecca...? - Si imbronciò leggermente.

 

- No, funziona ancora bene. In effetti sto bene. - Annuì lei. Prese a frugare nella propria tracolla, scostandosi a tratti i capelli umidi dal viso. - Io e Joe abbiamo parlato dell'anello, finalmente. E... - Soffocò un piccolo sospiro incerto.

 

- Se ne è accorto, quindi. E...? -

 

- Ed è stato... spaventosamente comprensivo. - Esalò, quasi contrariata. - Non che non mi abbia fatto piacere...! -

 

- Però ti è sembrato insolito, immagino. - Ridacchiò il piccolo, fra le pieghe della sua sciarpa di cachemere blu. - Beh, sai, è semplice: probabilmente anche Joe sta maturando...! -

 

- Lui non è immaturo...! E' impulsivo, avventato, testone... Beh, non così immaturo. - Si corresse, arrossendo appena.

 

- Non ho detto che fosse un difetto. Joe sta finalmente mettendo la testa a posto, in questo senso. E sei tu che lo stai cambiando, Coco. Non ti rendi conto di quanto gli servi...! - Sorrise e allungò una mano a sfiorarle la guancia. Gabrielle nascose, per quanto le era possibile, l'imbarazzo in un sorriso e scivolò via, le chiavi che tintinnavano leggermente nella sua mano sottile.

  
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