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Autore: Macil    30/03/2010    2 recensioni
E' passato poco tempo da quando Max, il prof. Kappa e Rei sono partiti. Nella città di Tokyo, a casa Kinomiya, rimangono solo Kei e Takao. Il russo si prepara a partire alla volta della Russia, per poter tornare con le sue vecchie conoscenze; ma un amico che soffre tremendamente di solitudine e una misteriosa lettera proveniente dalla Cina da parte di Rei, lo fanno desistere dal suo intento. Così, Kei Hiwatari, preoccupato per l'amico cinese, parte verso il continente al fine di trovare e portare in salvo il suo amico. Ancora non sa, però, che non sarà così semplice salvare il moro.. perchè orride creature sono sempre in agguato, anche quando noi non pensiamo nemmeno che possano esistere...
Genere: Dark, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Kei Hiwatari, Rei Kon
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Hola a tutti!
Buona Lettura!


*Kei*

“Hai sentito anche tu?”
“Dimmi che è solo la nostra immaginazione. Dimmi che non è assolutamente vero. Dimmelo te ne prego...!”
“Calmati. Se è qui... lo affronteremo.”
“No.. no..!”
“Zitto, non urlare!”
“Mh...!”
Avevo la mano di Rei che premeva forte sulla mia bocca, impedendomi di proferire parola.
Il sudore mi scendeva a goccioline dalla fronte sul resto del viso.
Un sudore freddo. Un sudore che copriva tutto il mio corpo, come una morsa mortale. Un sudore terrorizzato.
E in me... in me sentivo la paura salire, sempre più, sempre più...
Paura che diventa terrore... terrore che diventa panico... panico che diventa... confusione.

Anima mia tremate, corpo mio impaurito,
ditemi il perché
Perché è accaduto a me? Perché è accaduto a noi?
Anima mia, tu sei me, io sono te.
Ma siamo due..
uno è due, due è uno.. al contempo.
Ma tu senza me vivi,
io senza te...
muoio.

Anima mia, dimmi tu,
dimmi tu: cosa devo fare?
Anima in me,
mandami qualcosa che possa farmi capire,
un simbolo,
un segnale.
Anima mia, dammi la forza.

E nonostante la vicinanza di un amico del quale ci si può fidare la paura è qualcosa che ti brandisce dall’interno.
La paura è qualcosa che senti dentro.
Nello stomaco.
E la senti forte. E non c’è cosa che te la faccia sparire.
Peggio della paura è il terrore.
Peggio della paura è il panico.
Perché non si fermano allo stomaco, no. Il terrore e il panico sono molto più bastardi. Il terrore e il panico sono degli infimi, degli infami.
Loro sono paura all’inizio, poi si trasformano, salgono, non si fermano al tuo stomaco. Salgono, salgono veloci, ti prendono ogni singolo organo, anche il più piccolo e inutile e te lo schiacciano, te lo stritolano, te lo spolpano, te lo soffocano... te lo uccidono.
Sono degli infimi bastardi, ti fanno ansimare, ti fanno urlare, ti fanno piangere, ti fanno mettere le mani davanti agli occhi, ti fanno impazzire.
Io so cosa vuol dire avere paura.
Io la provo molte volte, la paura.
Io so cos’è un attacco di panico.
E credo proprio che di qui a poco ne avrò uno.
“Kei.. ascoltami bene, questo non è il momento di spaventarsi, capito? Ho bisogno di te, e ho necessito che tu sia lucido. Lucido, hai capito? Fammi un cenno con la testa.”
Annui piano con il capo. Sì, stavo letteralmente sprofondando nel buio, in quel buio. Ma dovevo stare vicino al mio amico, dovevo aiutarlo. “Ora tolgo la mia mano dalla tua bocca. Lo faccio, ti libero, ma tu mi devi promettere, mi devi giurare, che non fiaterai, chiaro? Fammi un cenno con la testa.”
Annui ancora. Il cinese mosse piano la mano, lasciandomi scoperta la bocca. Io la serrai immediatamente. Avevo paura di urlare. E se l’avessi fatto avrei mandato in fumo tutto il piano di Rei.
Perché Rei aveva un piano, vero?
Il mio desiderio più grande, in quel momento, era quello di essermi immaginato tutto, di essermi sognato tutto. Di essere in un incubo e non nella realtà. Mi sarei certamente svegliato di li a poco, sudato sì, ansimante anche, ma sereno e consapevole della finzione di quel sogno.
Il fatto è che il sogno dura da una vita ormai. E una cosa so per certa: qui l’incubo sono le cose belle. Per il terrore l’incubo è rappresentato dalle cose belle. Come per l’odio il panico è l’amore.
Di solito... di solito l’amore e le cose belle vincono sull’odio e sulle cose brutte. Ma allora perché?
Perché noi continuiamo a perdere le guerre?
Rei stava davanti a me, protettivo. Guardava fisso in solo punto. Guardava fisso la splendida porta in legno della sua, della nostra camera.
Ma da fuori, da fuori non veniva nemmeno un suono, nemmeno un sibilo.
Che ci fossimo immaginati tutto?
Mi alzai, mettendo le mani sulle spalle del mio amico.
Lui girò di poco il volto, giusto per guardarmi un attimo.
I suoi occhi color oro mi dissero chiaramente di non preoccuparmi. Le pepite luminose di Rei erano in grado di comunicare più di quanto lui non facesse già a parole.
Poi tornò a fissare la porta.
Pregai tanto perché si fosse trattato solo di una immaginazione.
Una strana immaginazione.
Entrambi abbiamo immaginato qualcosa, nello stesso tempo.
È solo una coincidenza, vero?
Io tento in tutti i modi di illudermi, di autoconvincermi del fatto che le nostre menti ci hanno giocato un brutto tiro.
Però come spiegare il fatto che è capitato ad entrambi? E per di più nello stesso momento.
Siamo molto stressati, molto stanchi. La prima domanda ha questa risposta, sì.
Ma la seconda? La seconda che risposta ha?
... Rei ed io siamo in simbiosi.
Sarebbe normale. Spesso persone che vivono insieme tanto, che provano le stesse emozioni, parlano insieme, fanno cose in contemporanea. Sì, sicuramente è capitato ad entrambi per questo. Ne sono sicuro.
Eppure...
Continuava ad essere la porta lignea della stanza di Rei, l’oggetto delle nostre totali attenzioni.
Ma non saprei mai dire se tali attenzioni furono uno sbaglio o meno.
Io ero troppo teso, troppo impaurito. Mi sentivo il corpo in tanti modi diversi. Prima era di gomma, poi di pietra, poi come se fosse fatto di vapore. Non capivo quasi più nulla.
Le braccia si fecero di piombo, immobili e penzoloni dove si trovavano. Non ne volevano sapere di muoversi. Anche le dita erano come sparite. Poi fu la volta delle gambe. Anche loro presero le fattezze di pesanti metalli.
Solo il petto era rimasto relativamente normale. I miei polmoni scambiavano, frenetici, aria con l'esterno, e il mio cuore pompava sangue ad una velocità strabiliante. Sudavo freddo.
Iniziai a sentirmi male. La stanza si stava riempiendo di un tanfo insopportabile. Odore di morto in putrefazione mi riempì il petto, bruciandomi le narici. La testa prese a girare vorticosa e tutto si fece meno nitido e più sfocato. Una nebbia fitta stava coprendo i miei occhi.
Poi ci fu tanto freddo.
Ero immerso in una vasta landa di ghiaccio perenne. Ma era un ghiaccio diverso da quello che conoscevo.
Il corpo non era più di metallo. Mi mossi piano. Prima un passo poi l’altro.
Vedevo poco. C’era una bufera di neve, e molto, molto bianco. Non riuscivo ad orientarmi.
Inciampai, cadendo.
Mi stupii molto quando realizzai che quella neve (che se non fosse stato per tutta la confusione che creava era davvero bella), non aveva il solito sapore che tutte le nevi hanno.
Sapeva di.. era qualcosa di strano. Ricordava un po’ il ferro. Osservai il punto dove ero caduto, in cerca di qualcosa che potesse spiegarmi quello strano sapore che avevo sentito. Non notai nemmeno…
Una macchia di sangue.
Era una macchiolina talmente piccola che non poteva aver dato tutto quel sapore ferroso alla neve.
Mi rimisi in piedi, scervellandomi per trovare una soluzione. Anche se tutto era vano.
Lasciai perdere quanto appena accaduto, e ripresi a camminare. Il tempo sembrava passare… a volte. Il tempo sembrava fermo… a volte. Ma dove cavolo ero finito?
La bufera non finiva.
Ad un tratto sentii qualcosa di duro colpirmi la spalla. Poi cadde sicuramente a terra, facendo un piccolo buchino tra il candido manto. Mi chinai, raccogliendo l’oggetto. Prima di poterlo vedere percepii la sua durezza e il suo gelo.
Era simile ad una pietruzza, completamente trasparente.
Qualcos’altro mi colpii.
“Grandine?”
Ora la situazione iniziava a farsi ancora più complicata. Dovevo trovare un riparo e dovevo farlo in fretta.
Fortunatamente lo scovai. Mi ero sistemato sotto il tettuccio di una caverna, giusto all’entrata della stessa.
Si stava meglio. Non faceva freddo come all’esterno, e la bufera e la grandine qui non potevano raggiungermi.
Mi appisolai un attimo, stremato.
...
Che cosa... che cos’è... questo? Che cos’è successo? Prima.. prima non.. io.. chi.. cosa..?
Le mani mi vennero al capo, gli occhi spalancati.
Tanta, tantissima agitazione e paura.
Dinnanzi a me solo un gigantesco, infinito, lago di sangue…

To Be Continued

Salve XD
Finalmente anche il capitolo 21° è stato pubblicato. Come ho scritto nell’altra FF, dovrei star uscendo da un periodo assassino, con la speranza di riuscire a postare i capitoli con un ritardo minore rispetto a quest’ultimo.
Purtroppo questo capitolo non è venuto benissimo (e si vede ç_ç).
Spero comunque che a qualcuno sia piaciuto^^
Ringrazio moltissimo eagle fire, chibi valy e Padme86 per i loro bellissimi commenti^^
Fa sempre piacere leggerli^^.
A presto!

ranma_kinomiya
   
 
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