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Autore: lumpacio    04/04/2010    0 recensioni
riflessioni e storia di un uomo nel giorno più brutto e più bello della sua vita.
Genere: Triste, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Morire per non più svegliarsi, o morire per non addormentarsi mai più. Ma molto più probabilmente la vita non è che l’inizio della morte, creata la prima per far sembrare la seconda un sollievo. Ma creata da chi? Da un dio onnipotente che crea il bene lasciandoci il libero arbitrio di fare il male? Perché se il bene è Dio, e il male è assenza di Dio, allora dove c’è il male non c’è Dio e dove c’è Dio c’è di conseguenza il bene. Allora se Dio è presente in ciò che c’è dopo la vita vuol dire che qualsiasi cosa ci sia è bene. Eppure noi uomini non capiamo questo, non capiamo che credere in Dio ci porti solo del bene, ma forse non lo capisco neanche io. Eppure per Dio sarebbe semplice manifestarsi e creare una dittatura religiosa. Ma questo è un termine che non piace a molti. Molto probabilmente neanche io credo in Dio per quello che ha fatto, ma solo per dare un senso alla mia vita. Ma ora che la mia vita questo senso lo sta perdendo devo continuare a credere in lui? Non è il momento di farmi queste domande, o forse è il momento migliore. Mai sono stato così vicino alla morte, mai ho sentito il suo scuro velo avvicinarsi tanto. Ti passa accanto quasi quotidianamente, ma sembra un evento lontano che non ci appartiene. Come scure nubi all’orizzonte che sembrano scatenare la loro ira su paesi lontani, dimenticandoci che il vento soffia veloce e che non ci avverte quando cambia direzione. Eppure noi sappiamo che prima o poi l’odore della morte salirà per le nostre narici, senza poterci opporre. Troppo spesso ci dimentichiamo di questo particolare: la nostra impotenza di fronte ad un fenomeno che pure ci appartiene e che viviamo da millenni. Questo tafferuglio di idee mi fa dimenticare ciò che sto osservando ormai da ore. Lei, bella nell’ultimo giorno della sua vita così come l’ho conosciuta il primo, stesa immobile, senza proferire parola. Io invece di parole gliene potrei urlare a bizzeffe e lei non si smuoverebbe dalla sua dolce posizione supina. Nello stesso tempo odio e ringrazio la morte. La odio perché mi porta via ciò che più di stupendo avevo al mondo. Ma nello stesso tempo mi sta facendo capire di quanti errori ho fatto, di quante volte non le ho detto veramente ciò che provavo per lei. Sarebbe stupendo se ora sussurrandole in un orecchio il suo nome lei si svegliasse. Le parlerei per ore, scenderemmo per le vie a scoprire il lato nascosto dal buio della notte della città. Guardando la luna piena mi paragonerei a questa e nello sguardo della mia amata ritroverei la luce del sole. Infatti come la luna non posso emanare luce né calore, ma lo potrei fare solo ponendomi come lo specchio del sole. Ma perché a tutto questo non ho pensato prima? E’ notte, tutto è silenzioso fuori e dentro di me, fuori e dentro questa casa. Augurandole la buone notte non avrei mai pensato che sarebbero state le ultime parole. Forse sono state le migliori parole che avrei potuto dirle. Un “ti amo” sarebbe stato banale. Cosa si può dire ad una persona che sta per morire? La sua morte improvvisa è stato l’unico bene nella disgrazia. Ad un uomo sul letto di morte non si possono che dire frasi e parole false, perché sai che qualunque di queste potrebbe essere l’ultima. Io, invece, le ho augurato di passare una buona notte. Probabilmente la migliore per lei, la peggiore per me. Come fa una cosa a suscitare emozioni e stati d’animo così diverse? E’ questa la più grande forza della morte. Al solo suono di questa parola in noi appaiono e litigano i sentimenti più disparati. E anche vedendola così da vicino è difficile dire cosa si prova. Si può ammirare qualcosa che porta dolore? Ma il dolore lo porta a chi non la subisce. In effetti si soffre per qualcosa che non si conosce. Magari il defunto farà una vita più felice quando assume questo stato. Allora siamo noi egoisti a voler far soffrire una persona quando potrebbe fare una vita migliore. Ma tutto questo mio ragionamento presuppone un qualcosa oltre la vita terrena. Eppure è difficile credere nel nulla. E’ difficile che ogni gesto in questo vita risulti inutile. In questo momento la mie mente è troppo appannata per rispondere a questi quesiti. Ma probabilmente non troverebbe una risposta neanche in un momento di lucidità. Ancora non l’ho voltata, ancora non ho visto il suo nuovo volto. Chissà se è morta sorridendo oppure versando le sue ultime lacrime. Chissà se il mio augurio di una buone notte le avrà fatto sognare un mondo che non ci appartiene al di la della nostra immaginazione, o se ha smesso di respirare non distaccandosi troppo dalla realtà prima che il destino la catapultasse verso il vero obbiettivo di ogni uomo. Chissà se si è resa conto di quello che le stava accadendo. Ha visto un tramonto senza sapere quello sarebbe stato l’ultimo, ha emesso un respiro senza sapere che non avrebbe più emesso quell’aria, ha detto una preghiera senza sapere che ben presto sarebbe diventata elemento di essa. Ancora non l’ho voltata, ancora non ho visto il suo volto. Non ho il coraggio di farlo. La voglio ricordare viva e sorridente, senza che la morte oscuri il suo stupendo viso. Ma se è ancora giusto il mio pensiero che la vita non è altro che l’inizio della morte, una semiretta di cui conosciamo l’inizio, ma non la fine, queste due opposte cose sono una il completamento dell’altra. Quindi la morte fa parte della vita e io non ho paura di affrontare una persona che vive. Trovo il coraggio di guardarla negli occhi. Questi sono chiusi, ma li immagino luminosi, come sempre. La bocca serrata sembra sull’orlo di pronunciare qualcosa, qualcosa di forte, ma non abbastanza da battere la morte. Per l’ultima volta tocco i suoi perfetti lineamenti. Troppo delicate le sue gote per resistere intatte ai dolori della vita, troppo deboli le sue gambe per reggere il peso dell’esistenza. Non dovrai più preoccuparti, amore. Mai più dovrai scansarti dal correre troppo veloce della vita, mai più dovrai correre ansante verso mete troppo fragili per resistere al primo soffio di vento. Spero che tu mi senta amore mio. D’ora in poi giuro che ti dedicherò tutto. Sarà tuo il primo pensiero che mi sveglierà il mattino, sarà tuo il sorriso che forse non tornerà sulle mie labbra, sarà tuo ciò che mi è più caro al mondo, sarà tua la mia vita. Dammi per favore il giusto sprone per ripartire. Non fomentare la mia mente affinché possa escogitare blasfeme scorciatoie per raggiungerti. Ti desidero in questo momento più di quanto ti desideravo la prima volta. Sembra impossibile eppure è così. Il mio cuore masnadiero per la prima volta imparava ad amare veramente, ma come un bambino che carponi cerca di alzarsi, troppo volte mi sono ferito, troppe volte ho rinunciato facilmente. Probabilmente ti amavo anche quando eri sconosciuta al mio cuore e al mio sguardo, perché amavo ciò che eri. Questa stanza per me è diventata un bugigattolo senza aria, senza finestre. Devo trovare il giusto sprone, uscire e respirare di nuovo aria di vita. Cos’è che mi impedisce di avvertire qualcuno del decesso della mia amata? Forse è la voglia di stare ancora con lei, ancora una notte per poi lasciarla per sempre. Forse è la paura di dover pronunciare ad alta voce con tono scandito la frase “è morta”. Non so cosa sia di preciso, ma ora non intendo chiamare nessuno. All’alba lo farò. Ora ho urgente bisogno di uscire. Ma non voglio abbandonarla, non voglio smettere di accarezzarle i capelli. Quando lo potrò rifare? Solo quando toccherà a me lo stesso destino. Basta! Sto soffocando, esco. Alzo le coperte, metto le prime cose che trovo e scendo. La città di notte ha un fascino particolare. Il silenzio mette in evidenza particolari che si nascondono dietro il trambusto quotidiano. Non trovo stelle nel cielo, eppure me le immagino e creo disegni astronomici sconosciuti. E’ l’unico modo per distrarmi. Ma questa mia illusione dura poco. Troppo forte è il dolore che provo per poter essere limato di fronte all’immensità dello spazio. Cosa dovrei fare ora? Recitare quelle solite preghiere lette in qualche panegirico sui santi del tipo “omnia munda mundis” o “deo gratias”. Così fredde e impersonali, imparate a menadito e ripetute così tante volte da perdere significato. In questo momento non ne ho la voglia né il tempo. Il cicalio del silenzio notturno mi rilassa, ma non mi fa dimenticare. Mi siedo su questa umida panchina. Fa freddo e io tremo, ma non ci penso. Sbigottito penso a come la mia vita sia cambiata in un momento. Ogni istante può essere uguale o opposto al precedente. E nello stesso modo è facilmente mutabile quello che segue. Eppure noi speriamo che le cose non cambino, oppure che cambino velocemente a seconda delle situazioni. Al tempo non importa quello che gli accade intorno. E’ un po’ come la morte. Passa veloce, noi lo sappiamo, ma facilmente ce ne dimentichiamo. E proprio come la morte ci porta via ciò che abbiamo di più caro facendoci capire quante occasioni abbiamo perso. Ma noi mortali non siamo avvezzi a questi pensieri. L’enfasi di queste parole mi riporta a lei. Ora è sola, nel letto e mi sento in colpa. Come spiritato mi muovo balzelloni verso casa. Arrivo trafelato alla porta, la tribolazione di questa notte mi ha stancato pur non facendo niente. Mi rimetto sotto le coperte e dolcemente ghermisco il suo corpo. La sua posizione è la stessa di quando l’ho lasciata, ma ora ha qualcosa di dolce e fanciullesco che non so spiegare. Tutto quello che mi sta accadendo non ha una spiegazione, ma forse un giorno la troverò. Le palpebre chiuse coprono violentemente gli occhi e io mi chiedo che sentimento possano emanare in questo momento. Forse è uno sguardo vuoto, perso nel nulla. Forse ti guarderebbero con dolcezza, ma una dolcezza che sa di svanire e che con lo sguardo vorrebbe continuare l’effimera vita terrena. O forse alzando le palpebre scenderebbero due lacrime che bagnerebbero le sue guance per poi incontrarsi con le mie se solo avvicinassi il mio volto al suo. Ora smetto di fissarla e guardo fuori. Il sole dorme, la luna risale fra le stelle e il vento continua il suo viaggio migratorio. Vorrei fuggire con lui. Vorrei che mi portasse lontano da qui, magari insieme a lei, insieme per sempre. C’è la luna piena e la sua luca è abbastanza forte da farmi riconoscere i monti all’orizzonte. La loro terra è resa arida e grigia dalla cenere di recenti incendi. Mi sembrano lo specchio del mio cuore. In questo momento anche lui è come una terra distrutta, triste a vedersi. Ma in mezzo a quei monti se ne innalza un altro, verde e imponente, sul quale sembrano già pronte a sbocciare fiori primaverili. Così sarà tra un po’ il mio cuore. Dalle ceneri del dolore nasceranno come alberi spontanei nuove speranze e certezze. Ma nasceranno più rigogliose di prima, perché il dolore ha livellato il terreno e lo ha reso più fertile. Piano piano vedo un punto nero all’orizzonte che si avvicina. Le luci dei lampioni lo fanno sembrare prima una stella che si è persa, poi una foglia. Ma solo ora che si poggia sul davanzale della finestra davanti al letto ne distinguo bene le forme. Una rondine smarrita che cerca riposo nel buio della notte. La fisso, ma forse lei comprende il mio stato d’animo tetro e evita di incrociare il mio sguardo. Lei sì che è fortunata. A differenza nostra può cercare di sfidare il vento per raggiungere mete lontane. E così fa. Si innalza e segue la direzione di questa dolce brezza notturna. Così come l’ho vista avvicinarsi nello stesso modo si allontana. Prima sembra una foglia, poi una stella smarrita. Mi volto di nuovo e la guardo. La morte ha forse reso il suo volto più dolce del solito. Non ho la stessa forza di rialzarmi dopo il riposo come la rondine. L’abbraccio forte, ancor più forte perché nelle mie braccia non c’è odor di morte. So che questo mio caldo cuore non può risvegliare la sua fredda mente. Ma non è questo che cerco. Cerco quel calore che può emanare solo un corpo innamorato, ma la gelida morte è più forte dell’amore. Sì è più forte. Anche in me sta sopraffacendo il più nobile dei sentimenti. Sento che la vita, ormai stanca, sta cessando di scorrere nelle mie vene. Un dolore mi sale dal ventre, ma è un dolore piacevole. Forse perché tra poco il mio sguardo potrà essere ricambiato dal suo. Chissà se anche lei era felice come lo sono io quando è stata nella mia condizione. Eppure lei tutto quello che aveva era accanto, io tutto quello che voglio non so precisamente dove sia. Perché la morte ha deciso di prendere anche me? L’ho capita, perdonata come ho fatto anche con il destino. Forse sia il fato sia la morte si erano accordate. Il primo ci avrebbe unito per tutta la vita, la seconda per l’eternità. Sento che tutto sta per finire. Respiro a fatica gli ultimi istanti di vita. E’ dolce morire di dolore, non me lo sarei mai aspettato. Eppure non ti fa soffrire, bensì muori felice perché senti di vincere la battaglia contro la vita. E’ così che in queste ultime ore vedo la morte: una battaglia contro lo scorrere del tempo. Morendo si vince questa battaglia e non dovrò più soffrire. Muoio felice accanto alla mia amata. Penso a cosa possa pensare chi ci ritroverà così. Ma ormai i miei pensieri partono dalla mente, ma non arrivano più al cuore. Basta pensare, basta con ragionamenti senza risposta, non devo cogitare più da vivo. Ancora poco e avrò le risposte che cerco. Con le ultime forze la stringo ponendo una mano sul suo ventre. Forse è perché sono in uno stato tra la morte e la vita e assumo “poteri” particolari, forse è la mia immaginazione. Ma credo più nella prima ipotesi. Sento dentro lei un respiro affannoso e un cuore che batte rapidamente. Poi tutto smette. E’ la terza vita che cessa questa notte. Non sono più felice, le prime lacrime cominciano a scendere inumidendo le lenzuola. Quella vita si è addormentata anche non svegliandosi mai. Ma forse tutto questo è solo causa della mia suggestione. Non vedo davanti a me né scorrere la immagini della vita né una luce bianca come si dice in giro. Vedo solo la morte di lei e la fine di ciò che non è mai iniziato dentro il suo corpo. E’ finalmente giunto il tempo di andare, di lasciare la mia mente tra ricordi vani e lievi. Così chiudo gli occhi lentamente nella speranza di riaprirli vedendo la luce della mia amata.
  
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