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Autore: TooSixy    07/04/2010    3 recensioni
Una spietata entità senza nome si aggira per Hueco Mundo, trucidando un Hollow dietro l'altro e lasciando dietro di sé solo una scia di morte e disperazione. Tra i deceduti non mancano nemmeno gli Espada, e persino Aizen sembra cominciare a temere il potenziale del misterioso assassino. L'unico indizio per fronteggiare questa nuova minaccia sembra essere racchiuso nei Focus, enigmatiche visioni che mostrano sprazzi di futuro visibili solo a Rayen Fie Oneiron, una ragazza Arrancar con lo straordinario dono della profezia. Ma decifrare i Focus non è mai facile, e Rayen si ritrova invischiata in problemi più grandi di lei tra vicoli ciechi, boss megalomani e un certo Espada panterino tanto odioso quanto maledettamente sexy. Se vogliamo aggiungere anche un bizzarro, inaspettato legame tra Rayen e Kurosaki Ichigo, il guazzabuglio di caos mentale della ragazza può forse dirsi completo.
Genere: Azione, Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altri, Jaggerjack Grimmjow, Kurosaki Ichigo, Kurosaki Isshin
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Era finita.
Certo, non era quella la morte che aveva progettato. Se proprio non poteva vivere per sempre, allora avrebbe voluto morire in uno scontro autentico, sotto il vessillo di qualche nobile causa, una di quelle solenni idiozie che la gente normalmente abbozza come scusa per andare a morire. Sarebbe stata una buona morte.
E invece avrebbe terminato la sua esistenza come un pollo alla brace, arrostita viva dal Cero di un suo stesso alleato… l’alleato che più ammirava e rispettava.
A volte, la sfortuna poteva essere davvero ingiusta.


XIV. Frozen  

I have you in my dreams at night
you were holding my hands
then I awake and you're not mine
now it's time to rise
I want to turn cold ice in my soul
got to freeze this yearning inside.

Reverie – Lacuna Coil

L’Escudo Templado si sbriciolò, dissolvendosi poco a poco in una pioggia di scintille azzurrine. Rayen, ormai psicologicamente pronta a finire carbonizzata da un momento all’altro, fu sorpresa di sentire un brivido di freddo: attorno a lei non c’erano letali fiamme di reiatsu, solo una manciata di fiocchi di neve, turbinanti a mezz’aria come esili farfalle di carta. A qualche metro di distanza si ergeva una statua di ghiaccio, la perfetta replica di Grimmjow congelato nell’atto di sparare un Cero. Gli occhi attoniti dell’Arrancar si appuntarono in quelli dell’ex Espada, chiari come l’inverno e velati di brina.
“Grimmjow?” lo chiamò, esitante.
Grimmjow non si mosse.
Rayen deglutì.
Non era morto. Non poteva esserlo… non così, in modo tanto repentino. Insomma, Grimmjow era Grimmjow, non un Gillian da quattro soldi. Las Noches iniziava e finiva con lui.
Del tutto dimentica di Kurosaki e del bizzarro miracolo che li aveva salvati, Rayen s’accostò all’altro Arrancar. Vacuamente, nel suo cervello balbettò l’idea di assorbire la reiatsu di ghiaccio tentando una Fuerza, ma fu distolta da una voce bassa e gentile.
“Stai bene, Ichigo?”
Una Shinigami dai corti capelli corvini era comparsa accanto al ragazzo e ora strattonava la spada di Grimmjow nel tentativo di estrarla da terra. Per quanto si sforzasse, però, l’arma sembrava non avere intenzione di svellersi, e ad ogni strattone sul viso di Ichigo balenava un lampo di dolore.
Grazie al Rilascio di Trèbol, Rayen avrebbe potuto strappare la spada da terra senza nessuna difficoltà, ma sarebbe stato profano per lei toccare la Zanpakuto di Grimmjow, la gelosa guardiana della sua anima: dopotutto, se lei non si fosse messa in mezzo, lui non sarebbe morto.
“Se sono ancora vivo, è grazie a quell’Arrancar” disse piano Ichigo alle sue spalle. “Ma non capisco perché abbia voluto opporsi a un Espada e rischiare la pelle per proteggermi.”
“Forse ha disertato” suggerì la Shinigami.
No, non aveva disertato. Aveva solo assassinato uno dei suoi pochi amici.
Svegliati, Rayen, gli amici non si uccidono a vicenda! Ma non riusciva a pensare all’episodio di pochi minuti prima, solo al giorno in cui Grimmjow l’aveva strappata a Nnoitra, o a quello in cui aveva discusso insieme a lei dei Focus, o a quello in cui era venuto a cercarla dopo l’apparizione del Necroforo. Non c'era niente di malvagio in tutto ciò.
“Ehm, Hollow?”
Rayen si voltò verso Ichigo, ancora scossa, ma si rasserenò nell’incrociare lo sguardo nocciola del giovane. Se non altro aveva fatto la scelta giusta: permettere l’omicidio di Ichigo sarebbe stato come morire di nuovo. Quella piccola certezza la tranquillizzò.
Dei del cielo, è ancora un ragazzino… quanto potrà avere, sedici, diciassette anni? Potrebbe passare per mio fratello. Un risolino amaro le risalì lungo la gola, ma lei lo soffocò. Probabilmente, Ichigo aveva sempre immaginato sua nonna come una vecchietta delicata e rugosa, incurvata dall’età e dalla stanchezza, non come un mostruoso ibrido tra una ragazza, una pianta e un Hollow.
Rayen si raddrizzò, quasi galleggiando sull’esile corpo Rilasciato. “Rayen, mi chiamo Rayen.”
“Io sono Kuchiki Rukia.” Le sopracciglia della Shinigami erano inarcate, l’espressione attenta e confusa. Le sue iridi blu cupo erano colme di sospetto, ma dopo averla studiata per un lungo istante si limitò a scrollare le spalle e a rinnovare l’assalto alla spada di Grimmjow. Evidentemente non la giudicava un elemento pericoloso… e in effetti non lo era, non con Trèbol fuori uso.
Rayen posò la mano libera sul tachi: non aveva smesso un momento di risucchiare particelle di reiatsu dall’atmosfera, ma lo faceva goccia a goccia, con lentezza esasperante.
“Dovremo condurti con noi presso la Soul Society” disse Rukia senza guardarla, tirando l’elsa della Zanpakuto di Grimmjow. “Non temere, Yamamoto-sama troverà di certo attenuanti per mitigare la tua causa… anche se credo non ci siano casi precedenti, di Hollow che si ribellano ai propri Espada per proteggere uno Shinigami.”
“La Soul Society?” Forse sarebbe stata la cosa migliore. A Hueco Mundo l’avrebbero di sicuro bollata come una traditrice e uccisa.
“Non ti accadrà niente” le garantì Ichigo, sforzandosi di celare una smorfia di dolore.  “Potresti rimanere con noi, anziché tornare dagli altri Arrancar. Ci saresti di grande aiuto.”
Rayen tentennò, combattuta tra la seducente crudeltà del suo vecchio mondo e le promesse sbandierate dalla Soul Society. Erano parole campate in aria o l’avrebbero guidata a un futuro concreto? E se gli Shinigami l’avessero usata e poi gettata via, come un oggetto rotto? Voleva davvero correre il rischio?
Per Ichigo forse sì, l’avrebbe fatto. In fondo, a Hueco Mundo non le restava nulla.
La maschera Hollow le copriva gran parte del viso, nascondendo la sua espressione. Rayen sollevò la testa, sul punto di accettare la proposta, ma la sua voce fu soffocata da una detonazione cristallina, gelida e profonda come il rintocco di una campana di ghiaccio.
La ragazza sbarrò gli occhi, invasa da un misto di terrore e sollievo. Impossibile…
Fu un lampo.
Un’esplosione di reiatsu, una raffica di sonido.  Prima che lei potesse accennare un minimo movimento, un dolore cocente le inondò i muscoli come una colata di metallo fuso, tanto intenso da stordirla. Nella sua lotta contro il torpore, fu quasi casualmente che si rese conto di non avere più i piedi piantati a terra, ma di stare volando… volava senza ali, sibilava nel vuoto…
Tunk.
Una seconda coltellata di dolore le trafisse la schiena, costringendola a mordersi il labbro per non urlare. Qualcosa l’aveva agguantata e brutalmente sbattuta contro un muro; lo realizzò subito prima che il suo corpo s’afflosciasse e ricadesse a terra con un tonfo sgraziato.
Un fresco profumo di erba tagliata di recente le invase le narici, insieme alla leggera, inconfondibile reiatsu che trapelava dai Bala.
Ma solo gli Arrancar sanno usare i Bala… no?
Rayen alzò stancamente il capo. Davanti a lei torreggiava Grimmjow, in carne ed ossa, le vesti appena spruzzate di schegge di ghiaccio, con una delle mani enormi serrate attorno alla testa della Shinigami. Il volto di Ichigo era pieno d’orrore.
“Rukia!”
Li ucciderà, si disse Rayen passivamente. Prima lei, poi lui. Quello che ho fatto non è servito a niente.
Grimmjow le aveva lanciato un Bala, e lei si era lasciata colpire in pieno come una novellina. Un Cero l’avrebbe subito annientata, ma, per quanto doloroso, un singolo Bala di rado era letale.
Distesa bocconi in quel giardino curatissimo, Rayen abbassò le palpebre. Il tachi le era sfuggito di mano, andando a perdersi chissà dove; se anche avesse avuto la forza di rialzarsi, non avrebbe potuto sostenere un altro scontro con Grimmjow.
Non è servito a niente, si ripeté.
Prima venne la tristezza, poi l’incoscienza.
La sua mente precipitò.

La casa da tè è fastosa, allegra e risuonante di chiacchiere. In un angolo, Ulquiorra sta facendo aria ad Aizen con un grosso ventaglio, mentre dall’altra parte Nnoitra si compiace della sensuale presenza di Mila Rose e Cirucci Sanderwicci, entrambe incipriate come geishe e strette in kimono dai toni autunnali.
Rayen ha un kimono simile, sul marrone rossiccio, e dal suo viso pesantemente imbellettato non trasuda la minima emozione. L’ospite che deve intrattenere è seduto accanto a lei, ma non capisce chi sia: a tratti le sembra di scorgere il volto di Grimmjow, a tratti riconosce il lampo sanguigno dei capelli del Necroforo. Ma quando lo scruta con più attenzione, vede anche i felini occhi scuri di Indar Oroitz e un cappello da pescatore come quello di Urahara.
“Te l’avevo detto di sbrigarti, Raiha” sospira l’ospite mentre lei gli versa del tè. “Io i miei compagni li ho salvati, ma tu non sei stata in grado di difendere un solo Shinigami. Era così difficile il tuo compito? Non si può dire però che tu non ci abbia provato… hai perfino cercato di uccidermi per riuscirci.” Ora vicino a lei c’è Grimmjow, le palpebre ancora lambite dalla brina. “Sei una tragedia, Fie. Kurosaki è morto perché tu mi hai permesso di ucciderlo, ma io non volevo ammazzarlo, ho già ammazzato Tesla e per qualche tempo sarebbe bastato… e Isshin, come credi che la prenderà Isshin? Riscattare suo figlio con un paio di tormaline non sarà abbastanza, e sono stufo di dover rimediare ai tuoi errori… Questo tè oltretutto non sa di niente, la tua anima è più allettante, ma tu hai già venduto l’anima, vero Fie? E nei tuoi famosi Focus, non vedi il fiorire di una relazione con Harribel? Di Arrancar lesbiche ce ne sono, a Las Noches, non so se conosci Cirucci ma lei ti fa il filo da più di cinquant’anni…”
Cirucci si stacca in quel momento dalla bocca bramosa di Nnoitra e s’avvicina a loro ancheggiando voluttuosamente, con un sorriso malizioso dipinto sulle labbra nere.
“Mi vuoi, Raiha?” S’incurva sul tavolino da tè, incurante dell’ospite col cappello da pescatore, gli occhi pieni di sottintesi fissi su Rayen. Lei indietreggia, ma l’ospite le afferra rapidamente un polso: i suoi occhi ora sono quelli tristi e violacei del Necroforo.
“I Focus sono importanti” mormora in un sussurro frettoloso. “Ricordali tutti, non dimenticarli mai.”
“Mi vuoi, Raiha?” Cirucci è sempre più insistente. Adesso la prende per le spalle, le è praticamente addosso…

“No, non ti voglio!!” urlò Rayen, facendo per spingerla via, ma le sue mani respinsero solo aria. Per fortuna era stato solo un incubo… però che incubo!
Ma guarda te che razza di sogni mi tocca sopportare, pensò irritata, ravviandosi una ciocca che le era ricaduta in faccia. Perché non posso sognare pazzi omicidi, psicopatici o Capitani del Gotei? Perché mi devo sorbire  stravaganze simili?
Cercando di scollarsi dalla testa l’immagine di Cirucci che le si pigiava addosso, Rayen si tirò su, ma al posto della propria stanza vide solo una selva di sbarre. Facendo memoria locale, la ragazza ricordò di aver partecipato al secondo attacco a Karakura, e di essersi opposta a Grimmjow… esatto, lei si era opposta e lui l’aveva messa K.O. con un Bala.
Il che non spiegava il motivo per cui si trovava in una cella.
Al di là delle sbarre non si vedeva nulla, solo una vitrea oscurità. Rayen annusò l’aria: la impregnavano diversi odori, un misto di asettico, stantio e gomma bruciata. Gli stessi odori che imbevevano gli abiti di Szayel Aporro Granz.
“Molto bene, sei sveglia” disse una voce nel buio, e la sagoma dello scienziato dai capelli rosati si materializzò davanti alla cella. Sotto la montatura degli occhiali, gli occhi dorati brillavano di compiacimento. “Presumo che tu sappia già per quale ragione sei qui…”
Rayen appoggiò i palmi alle sbarre, confusa. “Veramente no.”
“No? Non ne hai nemmeno la più pallida idea?” Szayel Aporro aggrottò la fronte. “Permetta che te lo spieghi, allora: Aizen-sama trova molto interessante il fatto che uno degli Shinigami più influenti della Soul Society ti abbia incontrato e sia passato oltre senza nuocerti minimamente. E il Diciassettesimo Nùmero non merita di essere ignorato come il più miserevole degli Hollow, non credi? Senza contare che, dopo la tua conversazione con lui, di punto in bianco hai deciso di schierarti contro gli Arrancar al fianco di uno Shinigami.”
“Come…”
“Come ne sono a conoscenza? Aizen-sama ha occhi e orecchie ovunque, persino nel Mondo Reale. Non potrai trarre un respiro senza che lui lo sappia.” Szayel Aporro sorrise, un sorriso minacciosamente calmo. “Dovresti essergli grata, ha deciso di chiudere un occhio riguardo alla faccenda degli Shinigami… ma naturalmente pretende qualcosa in cambio.”
Un campanello d’allarme squillò nel cervello di Rayen. “Ovvero?”
Il raggelante sorriso dello scienziato si ampliò. “Ovvero i tuoi ricordi. Chi eri prima di diventare Gillian? Per quale altra motivazione uno Shinigami ti avrebbe risparmiata? Porti sotto interrogatorio sarebbe la soluzione più semplice, ma purtroppo ci sono informazioni che hai rimosso dalla memoria e che potrò rintracciare solo nel tuo subconscio.”
“Quindi, che hai intenzione di fare?” domandò Rayen, circospetta.
“Ho intenzione di mettere allo scoperto tali informazioni. È ciò che Aizen-sama s’aspetta e desidera.” Szayel Aporro batté le mani, e due robusti servitori Arrancar sgusciarono fuori dalle tenebre, filtrando tra le sbarre come ombre e inchiodando Rayen per le braccia. Lei cercò istintivamente Trèbol, ma scoprì con orrore che la spada non era più al suo posto: alla cintura portava solo un fodero vuoto.
Szayel Aporro frugò in tasca, ne estrasse una microscopica chiave e aprì la cella con un gesto distratto, permettendo ai due Fracciònes di uscire da essa trascinando la prigioniera.
“Non sarà doloroso, Rayen-san” disse in tono tranquillo, guardando con aria serafica mentre i tre venivano inglobati nell’oscurità. “Non ti accorgerai di nulla.”
Qualcosa si strinse attorno a polsi di Rayen, come una catena viscida. Altre funi dello stesso materiale le si avvolsero attorno alle caviglie, alla vita, al collo, alla fronte, finché non si ritrovò schiacciata contro il pavimento e legata come un salame. I due servitori continuavano ad armeggiare attorno a lei, ma lei non vedeva altro che buio, oltre al candido zampettare di gambe innaturalmente lunghe.
“Ho sempre ritenuto balzana l’idea di riportare a galla antichi ricordi umani” sibilò la voce di Szayel Aporro “ma stavolta potrebbe essere utile. Prego, Medazeppi, attiva pure il rigeneratore mnemonico.”
Le funi che la legavano parvero incendiarsi, prendere vita. Di colpo, l’oscurità attorno a Rayen perse la sua impenetrabilità: adesso cominciava a schiarirsi, a popolarsi di volti, di voci…
Di ricordi.


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Capitolo potenzialmente folle. Scusate la lentezza, ma tra studio e fiumi di parenti che entrano ed escono non sono riuscita a combinare granché. Dunque, ecco il quattordicesimo capitolo… il prossimo potrebbe risultare alquanto impegnativo, dato che comprenderà un radicale cambiamento di stile, ma cercherò di renderlo meno opprimente possibile.

..:: Elos: grazie :) ahah be’ in effetti non mi quadrava per nulla l’idea di un Grimmjow segretamente coccolone che tra un bell’omicidio e la sua Fracciòn preferiva la Fracciòn… sono contenta che il capitolo ti sia piaciuto, spero tu gradisca anche questo ^^

…:: Exodus: sì, diciamoci la verità… quella parte ha fatto veramente schifo. Confesso che l’ho postata perché mi stava facendo impazzire, ma avrei fatto meglio a pazientare un po’ di più e curarla con più attenzione. D’altro canto, inutile piangere sul latte versato! ^^ recensione graditissima, le critiche costruttive sono sempre ben accette, grazie.
  
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