La quarta prova: Tenten discende
negli inferi
Una volta Riuscite a
scappare da quel luogo infernale,l’aquila porse l’anforetta
colmo d’acqua alla povera Tenten e ella colma di
gioia corse da Venere. Ma neanche questa volta ella riuscì a placare l’ira
della dea ,che in fatti con un sorrisetto maligno le disse.
Venere:” Credo proprio che tu
sia una gran maga, una di quelle stregacce malefiche
dal momento che hai eseguito come niente i miei ordini; ora però, carina mia,
dovrai farmi anche questo: prendi questa scatola – e gliela diede - e di
corsa arriva fino agli Inferi, fino al lugubre palazzo dello stesso Orco e
consegna a Proserpina questo cofanetto dicendole che Venere la prega di
mandarle un poco della sua bellezza, almeno quanto basti per un sol giorno
perché quella che aveva l’ha consumata e sciupata tutta per curare il figlio
malato. Però cerca di tornare alla svelta perché io devo proprio farmi una
ripassatina prima di andare a una rappresentazione teatrale degli dei.”
Tenten sentendo quelle parole capì … che ormai per lei era
chiaramente finita,visto che le si chiedeva di recarsi con i propri piedi al
Tartaro ,decise senza indugiare di
salire su di una torre altissima e di buttarsi
di sotto. Ma proprio mentre stava per compiere quel folle gesto ecco che
la torre prese a parlare e le disse.
Torre:” Perché, disgraziata,
vuoi ucciderti, buttandoti giù? Perché dinnanzi a quest’ultimo rischio, a
quest’ultima prova vuoi darti subito per vinta? Una volta che il tuo spirito
sarà separato dal corpo andrai, sì, in fondo al Tartaro, certamente, ma di laggiù
in alcun modo potrai tornare – poi disse ancora - Attraversato il fiume, poco
più oltre, delle vecchie intente a tessere una tela
ti pregheranno di dar loro una mano, ma tu non farlo, non toccare quella tela,
perché è un’insidia di Venere, come tutto il resto, per farti cadere dalla mano
una delle due ciambelle. Non credere che perdere una focaccia sia cosa da poco
conto: basterebbe questo, infatti, per non rivedere mai più la luce. Perché c’è
un cane gigantesco, con tre teste enormi, mostro terribile, smisurato, che con
le sue fauci spalancate latra contro i morti ai quali però, ormai, non può fare
alcun male; egli cerca inutilmente di spaventarli e intanto eternamente veglia
davanti alla porta e agli oscuri antri di Proserpina, custode della vuota
dimora di Dite. "’Tu tienilo a bada gettandogli una delle due ciambelle; così
potrai facilmente passare e giungere fino a Proserpina che ti accoglierà con
cortesia e con benevolenza e ti inviterà a sedere a tuo agio e a consumare un
lauto pasto. "’Tu però siederai per terra e chiederai soltanto un tozzo di
pane e mangerai di quello, poi le dirai il motivo della tua venuta e preso
quanto ti verrà dato, tornerai indietro, placherai la ferocia del cane con
l’altra ciambella, darai all’avaro nocchiero la monetina che avrai conservato
e, oltrepassato nuovamente il fiume, ricalcherai le tue orme per rivedere
questo nostro cielo con il suo coro di stelle. "’Ma soprattutto ti
raccomando una cosa: non aprire la scatola che porterai con te, non guardare
dentro, non essere curiosa, non curarti di quel tesoro di divina bellezza che
essa nasconde.”
E così dopo aver ascoltato le parole di quella
torre,Tenten si riempi di una nuova speranza e senza
indugio,raggiunse il promontorio del Tennero ,prese con se le monete e le
ciambelle come le istruzioni che gli erano state date,così con timori cominciò
a discendere lungo la strada degli inferi,oltrepasso l’asinaio zoppo,diede al
nocchiere la moneta,fu sorda ai lamenti del morto che galleggiava,non si curò
delle insidiose preghiere delle tessitrici,placò l’enorme cane a tre teste con
la ciambella e in fine arrivò alla dimora di Proserpina,non accettò il morbido
sedile che gli fu offerto,ma si sedette in terra,si contentò di un pezzo di
pane scuro ,poi riferì l’imbasciata di Venere. Prese
la scatola che Proserpina aveva riempito e sigillato in gran segreto e si recò
all’uscita,fece tacere le bocce del cane latranti con la seconda ciambella,pagò
il gondoliere con la moneta che gli era rimasta e finalmente uscì di li con
passo svelto e molto più leggero di quando era entrata. Finalmente fuori da
quel luogo lugubre alzò gli occhi al cielo ,sentendosi così felice di sentire
ancora una volta l’aria fresca e il profumo dei fiori primaverili che gli
stuzzicava le narici. Anche se aveva fretta di portare a termine il suo ultimo
incarico,la curiosità l’attanagliava,sapeva benissimo che non avrebbe dovuto
aprire quella scatola,in fondo era stata proprio la curiosità ad allontanarla
dal suo amato,ma si disse che se portava con se il segreto della divina
bellezza avrebbe voluto prendersene un po’ per se,ovviamente per piacere ancora
di più al suo sposo. Ma mentre apriva lentamente quella piccola scatola c’era
una vocina nella sua testa che continuava a ripeterle che se avesse aperto
quella scatola non avrebbe mai più rivisto il suo amato sposo. E infatti una
volta aperto lo scrigno dentro non vi trovò altro che un sonno di morte eterna
e fu così che la piccola Tenten cadde in un sonno
profondo,come morta.
Amore va in aiuto di Tenten.
Nel di intanto Cupido era guarito dalle sue
ferite e cercava un modo per uscire da quella gabbia dorata,dove la madre
l’aveva rinchiuso,per evitare che vedesse Tenten,ma
lui in fondo non aveva mai fatto ciò che gli veniva ordinato .Però in questo
momento proprio non sapeva come uscire da quella stramaledettissima stanza,non
vi erano porte ,ne finestre ,Si getto sul letto e guardando in alto la vide …
una finestra aperta. Volò fin la su e finalmente libero raggiunse la sua Tenten che ancora giaceva priva di sensi. Scosse la testa
certo che quella ragazza non poteva evitare di cacciarsi nei guai,la dissipò
dal sonno che la imprigionava.
***
Riaprì gli occhi dolcemente, fu in quel momento
che Tenten credette di essere
ancora addormentata,allungò piano una mano per accarezzare i morbidi capelli
del suo amore ,per testare che era veramente lui e no uno dei suoi tanti
sogni,la mano scese sulla sua guancia lui gli poggiò la sua sopra e finalmente
lei gli parlò.
Tenten:”sei veramente tu? – una lacrima gli scese lungo la sua
guancia –pensavo che non saresti più tornato da noi.” Lo abbracciò forte per
paura che volasse ancora via da lei,lui l’allontanò quel tanto per baciarla un
bacio desiderato da entrambi per molto,troppo tempo. Di mala voglia si
sciolsero da quel dolce,ma passionale bacio.
Cupido.”ti avrò avvertito milioni di volte di
non essere curiosa,ma tu non mi hai mai dato ascolto e in fatti la tua
curiosità ti stava portando via da me,ma
ora va e porta a termine il compito che ti ha affidato mia madre,al resto
penserò io” e mentre stava per spiccare nuovamente il volo Tenten
lo fermò,guardandolo dritto negli occhi gli disse :”torna presto da noi”,Cupido:”non
sentirete neanche la mia mancanza”ed il Dio innamorato leggero spicco il
volo,mentre Tenten si affrettava a portare a Venere
il dono di Proserpina.Cupido dal canto suo divorato com’era dalla rabbia nei
confronti della madre,che aveva osato maltrattare la sua Tenten
decise di ricorrere ai suoi espedienti, fu così che veloce Salì su fin sopra
all’olimpo e parlò a Giove di tutto quello che stava combinando sua madre.
Giove.” Signori, mio figlio,
benché tu non mi abbia mai portato quel rispetto che m’è dovuto per unanime
consenso di tutti gli dei, ma anzi tu abbia continuamente bersagliato con le
tue frecce questo mio cuore che regola le leggi della natura e il moto degli
astri, impegolandomi in tresche e avventure d’ogni genere e, quindi, macchiando
la mia fama e il mio buon nome con vergognosi adulteri, a dispetto delle leggi,
ad onta della stessa legge Giulia e della pubblica morale facendo ignobilmente
prendere al mio aspetto sereno ora le forme di un serpente, ora quelle di una
fiamma, di una belva, di un uccello, di un animale da stalla, io voglio essere
clemente con te, tanto più che sei cresciuto fra le mie braccia. Perciò farò
tutto quello che mi chiedi, a un patto però: che tu stia in guardia dai tuoi
rivali e che se, per caso, sulla terra, ora, c’è qualche bella figliola, ma
veramente coi fiocchi, tu mi ripaghi con quella del favore che ti faccio.”
Detto ciò ordinò a Mercurio di convocare tutti
gli dei,e se mai fosse mancato qualcuno ,avrebbero pagato una multa di dieci
mila sesterzi,a tale minaccia il teatro si riempì ,e Giove dall’alto del suo
seggio cominciò a parlare.
Giove:” O dei, iscritti
nell’albo delle Muse, voi tutti certamente sapete che questo ragazzo l’ho
cresciuto io stesso con le mie mani. Ora però credo sia giunto il momento di
mettere un po’ a freno i suoi ardori giovanili; sono troppe ormai le favolette che corrono in giro sui suoi adulteri e su tutte
le sudicerie che combina. Occorre eliminare ogni occasione e contenere la sua
giovanile lussuria con i vincoli del matrimonio. La ragazza già ce l’ha, l’ha
anche sverginata: che se la tenga, ci vada a letto e si goda per sempre Tenten e il suo amore. – e
volgendosi a Venere - E tu, figlia mia, per questo matrimonio con una
mortale non te la prendere, non temere per il tuo casato e la tua condizione.
Disporrò che queste nozze siano tra eguali, del tutto legittime quindi e
conformi al diritto civile - e là per là ordinò che Mercurio andasse a prendere
Tenten e la
portasse in cielo - Bevi, Tenten le disse offrendole una coppa d’ambrosia - e
sii immortale; né mai Cupido si scioglierà dal vincolo che lo lega a te e
queste saranno per voi nozze eterne.”
Le nozze di Amore e Tenten
All’istante fu servito un sontuoso banchetto
nuziale: lo sposo era seduto al posto d’onore e teneva fra le braccia Tenten , poi veniva Giove con la sua Giunone e quindi, in
ordine d’importanza, tutti gli altri dei. "Poi fu la volta del nettare, il
vino degli dei; e a Giove lo servì il suo coppiere, il famoso pastorello, agli
altri, Bacco. Vulcano faceva da cuoco, le Ore adornavano tutto di rose e
d’altri fiori, le Grazie spargevano balsami e le Muse diffondevano intorno le
loro soavi armonie. Apollo cominciò a cantare accompagnandosi sulla cetra;
Venere, bellissima, si fece innanzi danzando alla soave melodia di un’orchestra
ch’ella stessa aveva predisposto e in cui le Muse erano il coro, un Satiro
suonava il flauto, un Panisco soffiava nella
zampogna. "Così Tenten andò sposa a Cupido,
secondo giuste nozze e, al tempo esatto, nacque una figlia, che noi chiamiamo
Voluttà .
***
E anche questa è finita.
Sappiamo che la storia è quella che è , ma il nostro
esperimento speriamo sia andato a buon fine.
Grazie a tutti voi che ci avete seguito, grazie a chi ha
messo la fanfic nei preferiti o anche solamente chi
la letta per semplice curiosità.
Ringraziamenti:
Pan Son: grazie principalmente anche solamente per aver
letto la fanfic, grazie davvero.
Non devi assolutamente preoccuparti, per noi tutto quello
che ci dite è un motivo in più per crescere e ci dispiace per gli errori che hai potuto
trovare.
Per quanto riguarda Tenten, noi
non abbiamo voluto mettere l’avviso OOC per lei, perché in fondo Tenten la si vede così poco che è molto difficile decifrare
il suo carattere.
Hinata hai detto giusto? Bhe si forse può anche essere però, la fanfic
è studiata appositamente per Tenten sia come
esperimento, sia per la sua passionalità
In ogni caso grazie ancora anche per averci recensito
Alla prossima maoa e Clod90
Ringraziamo
Celiane4ever
The Best Me
Mat Hyuga
PanSon
_Real_89
Ora è venuto davvero il momento di salutarci …
Ma un grazie particolare va a:
Cilli
Annasakusuperfun
Dastrea
Katleen
Dafne
Itachina
Grazie a voi che ci avete sostenute sin dal principio,
grazie di tutto
Un salutone a tutti voi alla
prossima maoa e Clod90