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Autore: Rutile Pleinenuit    08/04/2010    2 recensioni
La vita non è facile. La mia è una di quelle, ma con le giuste persone tutto può risolversi. Io e miei due papà non pensiamo alle opinioni altrui ma solamente alla nostra felicità.
Attraverso varie storie vi racconterò le nostre avventure, belle e brutte, facendovi così capire che la nostra è una esistenza normale.
Vi racconterò de "Ma belle vie"
Genere: Comico, Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Aquarius Camus, Nuovo Personaggio, Scorpion Milo
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Chiedo infinitamente scusa a tutti voi... non ho aggiornato a causa di mancanza di ispirazione. 

(Tutta colpa della tua mente perversa -_-" ndCamus) (Povera piccola, non trattarla così solo perchè sei arrabbiato con Saga  è_é ndMilo) (grazie Baba ç_ç ndMe) (Di niente principessa ^_^ ndMilo)

Cioè... l'idea c'era ma non sapevo come metterla scritta. 

Non so cosa mi sia preso in realtà

Perdono ç_ç

Questa è la prima parte di un capitolo, La seconda arriverà in seguito.

Entro fine mese vorrei riuscire anche a mettere il capitolo dell'altra mia storia e forse, in coincidenza con il mio compleanno metterò una nuova storia. (non vi assicuro nulla)

Che dire buona lettura.

Capitolo V

Nella stanza regnava indiscusso il silenzio.
Papà aveva portato Philo fuori, prima che potesse nuocere a qualcuno (e fidatevi se vi dico che può nuocere eccome).
Noi, in assoluto silenzio, mischiato a un lieve imbarazzo, ci eravamo messi a sedere. Shaka, Aolia e Aiolos sul divano mentre io e Saga sulle poltrone.
Faccia a faccia. uno di fronte all'altro.
A prima vista Saga mi sembra essersi rilassato.
Quel silenzio mi dava fastidio quindi fui la prima a parlare.
“Così ..” inizio attirando l’attenzione di tutti “Tu saresti mio zio?”. Nella mia voce una tranquillità assurda data la situazione, ma non ci posso fare niente. Non mi sento per nulla a disagio.
“Così pare” mi risponde continuando a guardarmi. Tiene le gambe accavallate e le mani unite davanti al viso. E’ sicuro di se e di ciò che fa.
“Mi piaci” ammetto con un ghigno sul viso.
“Mi sento lusingato” risponde imitando un inchino. “E lo sarei ancora di più se anche i tuo padre e Milo la pensassero come te?”. Una vena di rimorso e malinconia è celata nella sua voce
“Philo ti odia a morte, lo sai? Almeno da come mi ha raccontato di te...” gli confesso. In realtà non capisco l'odio di Baba nei suoi confronti.
Ok. Indirettamente anche lui era colpito, ma insomma. Quello sguardo... non era il solito Baba, sorridente e allegro, a cui ero abituata.
“Che cosa sai?” mi chiede praticamente immobile. Non è arrabbiato per il mio intervento, sembra più che altro curioso.
“Saga d’Alembert. Fratello di mio padre, Camus d'Alambert, e fidanzato di Aiolos, fratello del migliore amico di Milo, il compagno di mio padre” rispondo tutto d'un fiato abbandonandomi sulla poltrona . Tutto posso dire tranne che la mia  sia una vita normale.
I miei genitori sono una coppia gay che alleva una figlia di 14 anni. Camus, il mio padre biologico, ha appena perso una delle persone più importati per lui, mia nonna Camille, e meno di un'ora fa aveva rivisto il suo "adorato fratellone" per cui provava e prova tutt'ora un' odio assurdo.
La cosa più normale che mi sia mai capitata è aver adottato un gatto nero e verde e averlo chiamato Severus... lascio a voi immaginare!
“Come hai capito che era lui il mio fidanzato?” mi chiede Aiolos curioso, che fino ad allora aveva assistito al piacevole dialogo.
“Osservandovi e impossibile non vederlo. Durante il battibecco con papà non facevate altro che osservarvi e, nonostante la distanza tra di voi fosse quasi nulla, cercavate di avvicinarvi sempre più, invadendo lo spazio personale dell’altro come se fosse una normale azione quotidiana”.
Mi guardarono tutti con un sguardo sorpreso.
Tutti tranne Shaka che emise una leggera risata, quasi cristallina. Lui mi ha insegnato a ‘osservare’. Mi diceva sempre che non basta mai ascoltare, perché le cose più importanti sono quelle non dette.
“Comunque …” dico schiarendomi la voce per risvegliare tutti da quello che sembrava essere uno stato catatonico “So che quando papà ha fatto coming out tu sei sparito mentre prima vivevi con lui e la nonna Ca....” la frase piano piano mi muore in gola, finendo col divenire un flebile sussurro.
Sento una piccola e solitaria lacrima attraversarmi le guance.
Odio piangere dannazione. Soprattutto, odio piangere in pubblico!
Non un singhiozzo. niente. Solo io ferma immobile e le lacrime che scendono.
Shaka si alza e si siede accanto a me stringendomi in un abbraccio.
“Va tutto bene” mi sussurra all’orecchio, mentre mi accarezza i capelli. Sento il suo odore. E' diverso da quello di papà, ma lo stesso buono. Sembra odor di spezie.
“Che succede?” chiede Saga in bilico sulla poltrona, indeciso se sedersi o venire da me. E’ preoccupato si, sono pur sempre sua nipote, ma data la situazione, ammetto che neanche io saprei cosa fare.
“Scusatemi” l’unica parola che riesco a dire prima di attraversare la portafinestra e andare sul terrazzino.
Chiudo la porta alle mie spalle e mi ci appoggio un attimo. Quando si chiude quella porta, ogni rumore svanisce. Do un’occhiata dentro: Shaka sembra intento a spiegare qualcosa a Saga.
Mi appoggio alla ringhiere con le braccia conserte. Mi è sempre piaciuto quel terrazzino. Piccolo con tantissime piante.
Non ci sono molte cose. Un tavolino, piante dappertutto, alcuni disegni miei e di papà appesi al muro e un piccolo dondolo per due.
E' tutto così semplice.
Una sorriso mi esce spontaneo.
Semplice.
Una parola troppo complicata per me.
Mi stendo sul dondolo e poggio un braccio sugli occhi.
Possibile che parlare di lei mi faccia ancora questo effetto?
Credevo di aver superato il problema. A quanto pare nemmeno io posso ingannare il tempo. Devo aspettare. Che lo voglia o no.
Non ho mai brillato per pazienza, me lo dicono sempre tutti.
Sto così per non so quanto tempo. In silenzio, senza pensare, parlare. Non mi muovo nemmeno.
“Cassandra” Saga si affaccia dalla portafinestra “Posso?”
Uno sguardo mi cade sull'orologio all'interno. Sono rimasta lì per ben un'ora.
Apro gli occhi e lo osservo.
Anche se cerca di nasconderlo vedo che ha pianto. Come negarglielo.
Non deve essere una cosa facile da accettare la morte della propria madre, anche se è da anni che non la vedi.
Chissà perché ma quella parola, "mamma", non riesco a sentirla familiare.
Con un cenno della testa annuisco e mi metto a sedere, permettendo anche a lui di sedersi.
“Come stai?”mi chiede sedendomi accanto.
Si preoccupa per me....
“Dovrei essere io a chiederlo”
“Si vede così tanto?” mi chiede.
“Abbastanza” confesso mentre un lieve sorriso mi compare sul volto.
“Dannazione” sbuffa mentre si strofina gli occhi con il palmo della mano “Odio piangere”
'Benvenuto nel club' mi ritrovo a pensare
“Anche io” ammetto guardandolo “mostra quanto siamo deboli in realtà...”
“...e rivela la parte peggiore di noi” continua ridendo appena.
“Devo ammettere che siamo molto simili” gli sorrido.
“Non dirlo nemmeno” dice alzando le braccia ridendo“Se ti sentisse Camus ti ucciderebbe!”
“Non ti sopporta” gli confido “Per molto tempo non parlava nemmeno di te”
“Immagino” sospira “Dal suo punto di vista tutto ciò deve essere stato terribile ”
“Qual'è il tuo punto di vista invece?” chiedo curiosa
“Come mai lo vuoi sapere?” mi domanda guardando fisso davanti a se. Nella sua voce non sento niente. E'... vuota.
“Vorrei avere un'altra versione della storia” ammetto guardando avanti.
“Io e tuo padre siamo sempre andati d'accordo” incomincia a raccontare e nella sua voce sento nostalgia
“Dopo la morte di nostro padre, sono diventato la sua figura di riferimento. Cercava sempre di stupirmi.
Era orgoglioso di me. Si vantava sempre a scuola di essere mio fratello, come se io fossi l'essere perfetto"
“Non poteva immaginare però che il suo "glorioso" fratellone fosse omosessuale” in quel momento Saga mi sembrava sull'orlo di uno svenimento. Deve essere stato difficile pure per lui “Non glielo dissi mai in realtà, glielo nascosi per paura di sfigurare davanti a lui” confessa ridendo per il nervoso.
“Camus aveva sempre avuto difficoltà a fare amicizia con gli altri bambini e così divenne freddo è distaccato. La maggior parte delle giornate le passava con me, se non da solo.
Alle medie però conobbe Milo è divennero subito amici”
Risi. potevo immaginare la scena. Un Philo versione scolastica, primo della classe, alle prese con un un esagitato Baba, casinista per natura.
"Non ebbi mai niente da obbiettare sulla loro amicizia, anzi ero grato a Milo" ammise Saga "Lui riusciva a far ridere con disinvoltura Camus, Cosa difficile pure a me.
Camus divenne tutt'altra persona. Incontrò anche Linette, tua madre" si girò verso di me. Una silenziosa domanda nel suo sguardo, coma ha chiedermi il permesso di poter parlare di lei.
"Tranquillo, non mi pesa minimamente. Non è nulla per me" dissi invitandolo ad andare avanti.
"Camus voleva bene a Linette ma non so se si potesse parlare di amore" prosegui lui
"E poi sei nata tu" mi guardo con uno sguardo carico di affetto.
"Tutti si innamoravano a prima vista di te, eri bellissima. Una principessina diceva Milo" disse con un sorriso sul volto.
'Classico di Baba' penso
"Eri la gioia di tuo padre, tu eri la felicità che aveva sempre desiderato. E sai una cosa? Il tuo secondo nome lo scelto io!"
"Davvero?"
"Si e mi stupisco che tuo padre non te l'abbia levato" ammette ridendo.
"Come mai Andromeda?" chiedo curiosa
"Perché Andromeda significa sacrificio" spiegò lui "Tu sei la miglior ricompensa per tuo padre, per tutto quel che ha patito"
"Poi venne il giorno.." non riuscì a finire la frase.
"Che giorno?" chiesi preoccupata.
"il giorno in cui tuo padre venne a parlarci... Io e nostra madre eravamo in salotto...

o_O_o_O_o_O_o_O_o_O_o_O_o_O_o_O_o_O_o_O_o_O_o_O_o_O_o_O_o_O_o_O_o_O_o_O_

"Mi hai chiamato?" un ragazzo sulla ventina si sedette sul piccolo divano, davanti alla donna a cui era rivolta la domanda.
La guardò. Sembrava sconvolta.
"Mamma tutto bene?" chiese preoccupato il figlio prendendole una mano.
"Oggi ho pulito lo studio" incominciò lei
'Come sempre...' si ritrovo a pensare il ragazzo.
Nonostante quello fosse lo studio del padre veniva regolarmente pulito da quando lui era morto. E' per sentirlo ancora vicino gli diceva la madre come se lui lo tenesse nel suo solito disordine.
"Mentre spolveravo una delle penne è caduta dietro la scrivania" la donna pareva in procinto di collassare da un momento all'altro.
"Ho spostato la scrivania dal muro e dietro vi ho trovato una scatola"
Saga sembrava non capire. Tutto sommato non gli piaceva quella situazione.
"Dentro la scatola..." non pote finire la frase, poiché entrò nella stanza una terza figura. Teneva la testa bassa e i lunghi capelli impedivano di vederne il viso. Sembrava un condannato che lentamente si avvicinava alla sua fine.  Una mano gli teneva la fronte, come se pensasse  come poter dire qualcosa senza turbare troppo i suoi prossimi interlocutori.
"Scusatemi" disse piano alzando la testa. piano piano sembrava acquisire fiducia. Ma veramente poca intendiamoci.
"Camus tesoro tutto a posto? E' successo qualcosa alla bambina" fece la madre con fare apprensivo. il ragazzo scosse leggermente il capo.
"Mamma. Saga" disse guardando la prima e abbassando nuovamente il volto sotto lo sguardo del fratello "Devo dirvi una cosa..."
"Camus, non è il momento" disse il maggiore tornando a interessarsi alla madre.
"Ma ..." iniziò il più piccolo senza però avere il tempo di finire.
"Stavo parlando con la mamma" rispose secco Saga "Quando avremo finito potrai dire tutto ciò che vuoi"
"Ma Saga è importante!" disse il ragazzo dai capelli rossi
"Cosa ci può essere di così importante?" urlò alzandosi dal divano e braccandosi davanti al fratello che lo osservava terrorizzato.
"Hai visto come sta mamma" stava alzando la voce e sinceramente non gli importava "Mi stava dicendo, facendo inoltre fatica, una cosa importante che probabilmente le fa fatica confessare e poi arrivi tu e pretendi che..."
"Saga. Io sono gay" urlò il rosso coprendo la voce del fratello che non riuscì a finire la frase
Il silenzio divenne padrone della stanza...
Camille seduta sul divano era, non sconvolta, più che altro preoccupata, di ciò che aveva appena udito.
Camus si portò le mani davanti alla bocca, come a voler cancellare ciò che aveva appena detto.
e poi?
e poi c'era Saga che stava immobile in mezzo alla stanza.

Angolo remoto del mio cervello malato_

Povero Camus... nessuno lo vuole ascoltare e poi è logico che urla u_u

CHe ne dite.... il seguito lo scoprirete nel prossimo cap.

E ora... i commenti *_*

Andry_chan :    Anche a me succede a volte ^_^ Ci credi che sei l'unica ad avermi chiesto di Kanon o_O? Chi sa magari nella scatola c'era qualcosa.....

Ladie Katjie :     Loro due fratelli mi sono venuti spontanei, non so neanche io perchè.
In realtà l'effetto suapence non capita nemmeno per mia volontà, ma sono contenta che ti piaccia

miloxcamus  :      Buonsalve cara ^_^ eccomi qui. scusa ancora per il ritardo ç_ç
Spero ti sia piaciuta l'idea di un Saga fratellone. Anche se mi impietosisci io sono infida *gnigno malefico*
No ske... comunque nella seconda parte si saprà cosa è realmente successo e perchè SAga se ne andato.



Che altro dire se non.... Arrivederci a tutti quanti e fate tanti sogni yaoi =3
  
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