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Autore: Amy Dickinson    09/04/2010    2 recensioni
Ciao a tutti ^_^
ecco il primo capitolo della mia fanfiction ispirata a Lamù... non è un granché... ma spero possiate comunque gradirla :) Ho cercato di ricalcare il più possibile il carattere dei personaggi e lo stile di Rumiko Takahashi cercando però, in qualche modo, di reinventarlo a modo mio... ad ogni modo voglio preventivarmi con l'avvertimento OOC, specialmente per i personaggi di Rei e Ran che, al contrario degli altri, sono proprio fuori del loro personaggio originale. Niente di pretenzioso comunque, vi auguro buona lettura ^^
Amy
Genere: Commedia, Demenziale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Atarù Moroboshi, Lamù, Un po' tutti
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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LAMù 9

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 Capitolo 13

“Sono anni che non ci vediamo, quasi non ti riconoscevo!” esclamò il tizio baciandole sonoramente le guance per salutarla.
“Sì è vero”
“Eppure avevo sentito dire che il tuo fidanzamento era una cosa seria…mi spiace tu ne stia soffrendo”
“Beh ma stasera non preoccupiamocene!” suggerì subito lei.
Ataru dal suo nascondiglio tratteneva a stento la sua rabbia, che saliva pian piano.
“Benissimo, mi fa piacere sentirtelo dire. Allora vogliamo andare? Il nostro film ci sta aspettando”
“Naturalmente” rispose Lamù.
Quel ‘nostro’ non piaceva per niente ad Ataru.
La oni ed il suo nuovo amico presero a passeggiare cosicché Ataru poté seguirli, restando a debita distanza per non farsi scoprire.
Dopo un centinaio di metri raggiunsero quello che aveva tutta l’aria di essere un cinema.
*Ah ho capito…vuole rimanere da solo con lei in sala e al buio…* pensò Ataru nascosto dietro ad una grassa signora aliena.
“Scegli pure quello che ti piace di più…”
“Ma ne sei sicuro?” domandò Lamù.
“Sicuro”
“Uno vale l’altro, basta che non siano film d’amore…”
*Bene, Lamù è prudente!...Ehi un momento, ma a me non importa!*
“Certo cara, posso capire perfettamente”
*Eh? Cara?! Grrrrr…* pensò Ataru con gran nervosismo.
“Va bene il film sui mutanti?”
“Sì”
“Due biglietti per quel film!” chiese Alec al bigliettaio di turno indicandogli un cartellone distante.
Nella penombra Ataru lo vide prendere sottobraccio Lamù e non seppe resistere, tirò un calcio sul fondoschiena dell’enorme aliena che gli stava davanti (non sapendo si trattasse di un essere vivente) la quale si voltò verso di lui ed alquanto infastidita lo sollevò da terra e lo scaraventò parecchi metri più in là gridando:
“Screanzato!”
“Che c’è?” chiese Alec vedendo Lamù voltarsi nella direzione in cui un attimo prima c’era Ataru.
*Che strano…mi era sembrato di sentire la voce di tesoruccio…* "No, nulla…possiamo andare!”
E così entrarono.
Raggiunsero la sala e vedendola semi deserta poterono scegliersi i posti migliori.
Lamù si sentiva un po’ a disagio in quella situazione, ma tentò di non pensarci.
“Vuoi comprare qualcosa prima che incominci il film?”
“No, grazie”
“Dai, offro io!”
“Vabene…una coca cola e delle pop corn caramellate”
“Arrivano subito!” e così dicendo si allontanò.
Ataru intanto era riuscito ad entrare ed a trovare la sala. Vedendo Lamù sola soletta pensò di andare da lei in un primo momento e chiederle di tornare a casa ma poi si bloccò: come avrebbe giustificato la sua presenza lì se non vuotando il sacco?
Non poteva certo dirle che si era messo a spiarla e che l’aveva seguita fin lì solo perché era…
No, era troppo rischioso per lui, quindi andò a prendersi una porzione di pop corn, stando bene attento a non farsi vedere da lei.
La sala era semi buia, ma il piccolo atrio dove vendevano il cibo e le bevande era illuminato da faretti bianchi.
Mentre stava per pagare si accorse che poco distante c’era un ragazzo di cui conosceva solo la voce. Prima non gli era stato possibile vedere Alec, ma ora che era alla luce si meravigliò: una corporatura alta e robusta, muscolatura evidente e ben sviluppata, un volto perfetto e lievemente spigoloso, occhi scuri e capelli castani leggermente lunghi. Con quella voce cavernosa, poi, sembrava un divo del cinema o un modello con cui il povero Ataru non poteva competere di certo. Gli sembrò che le sue forze venissero meno per un momento.
Era chiaro: quel tipo era bellissimo, un po’ com’era Rei, come aveva potuto non immaginarsi che Lamù aspirasse ad uscire con un ragazzo del genere?
Il nervosismo cresceva e ora Ataru era arrabbiato con la bella oni, che dalla sala chiamava il suo accompagnatore quasi con impazienza, o almeno così parve ad Ataru.
*Accidenti a te Lamù*
“Eccomi” gridò Alec uscendo dal piccolo atrio e tornando in sala.
Ataru pagò in fretta ed uscì anche lui. Andò a sedersi tre file dietro di loro ed attese che il film incominciasse.
Non era nulla di speciale come film, il classico horror fantascientifico di terz’ordine che non entusiasmava per nulla Ataru che comunque non avrebbe potuto godersene la visione neanche se avesse voluto.
Era troppo impegnato a tener d’occhio i movimenti di quei due.
Pareva che tutto sommato non facessero nulla di male, finché le loro mani non si sfiorarono nel momento in cui presero i pop corn caramellati nello stesso istante.
Ataru s’innervosì non poco considerando che si era accorto che Alec l’aveva fatto di proposito.
Non potendo permettere che lo scoprissero si mise a lanciare le sue pop corn contro la testa di Alec.
Lui all’inizio non ci fece caso, ma poi si voltò infastidito nella direzione di una coppietta (Ataru si era abbassato in tempo dietro un sedile) e disse a voce alta:
“Ehi ma insomma, chi è stato?”
“Sst! Non vede che stiamo seguendo il film?” lo sgridò il ragazzo della coppietta.
“Scusate” disse quindi Alec formalmente, ritenendo che non potevano essere stati loro, quindi tornò a sedersi al suo posto mentre Lamù lo osservava interrogativa.
Lui sorrise per tutta risposta e si rimisero a guardare il film.
Ataru, non contento, lo fece di nuovo, gli tirò una valanga di pop corn sulla nuca, poi si nascose.
“Chi è stato?” fece Alec alzandosi di nuovo.
Stavolta si girò verso un’altra coppietta che lo ignorò palesemente, troppo concentrata a fare altro per ascoltarlo.
Alec si guardò attorno con circospezione, ma si strinse nelle spalle, confuso.
“Va tutto bene?” domandò Lamù.
“Sì certo” s’affrettò a rispondere.
“Se non ti piace il film possiamo andare…”
“Ma no, stai tranquilla!” e così dicendo le mise una mano sulla spalla.
Ataru non era soddisfatto, quindi si alzò di nuovo e, considerando che le pop corn erano finite, gli tirò contro il barattolo vuoto.
L’oggetto colpì Alec che stavolta s’imbestialì gridando per tutta la sala:
“Ma si può sapere chi diavolo è stato?!”
Non ottenne risposta.
Un attimo dopo arrivò un inserviente che sbatté fuori Alec vista la confusione che stava creando e così dovette uscire dal cinema insieme a Lamù.
Ataru prese quella che aveva tutta l’aria di essere un’uscita secondaria ed in men che non si dica li distanziava di cinquanta metri circa.
Quei due camminavano molto vicini, parlavano, ma lui era lontano e non poteva udire quel che si stavano dicendo.
Camminarono ancora per un po’ fino a che non raggiunsero un ristorante graziosamente arredato e bene illuminato (in contrapposizione con le zone buie percorse fino a quel momento).
Era un ampissimo locale all’aperto, munito di tanti balconcini con circa due tavoli l’uno, ricoperto da una tettoia e circondato da fiori e tantissime piccole lucine soffuse con della musica classica in sottofondo che rendevano l’ambiente caldo e raffinato.
I due si fermarono davanti il banco all’entrata e chiesero di poter avere il loro tavolo e subito un cameriere li scortò al piano superiore attraverso un’elegante scala barocca.
“Desidera?”
Ataru sussultò avvertendo una voce alle sue spalle.
Voltandosi si trovò davanti una graziosa fanciulla il cui volto non gli era nuovo.
“Diana!”   
E l’abbracciò.
La ragazza trovò un po’ di forza e lo stese.
“Chi è lei? Come conosce il mio nome?”
“Diana non ti ricordi? Sono quello della festa di Lamù…”
“Conosci Lamù?”
“Certo! Possibile non ti ricordi di me?”
“No, mi spiace”
“Capisco…senti avrei bisogno del tuo aiuto…”
Diana lo guardò interrogativa.
Ataru le disse che Lamù lo stava tradendo e che lui voleva coglierla in flagrante.
Diana pian piano si ricordò di lui, sembrò sorpresa e poi dispiaciuta, quindi volle essergli d’aiuto.
“Cosa devo fare?”
“Dove si cambiano i camerieri?”
“Di là, ma cosa…?” non finì la frase che Ataru si fiondò nella stanza che gli aveva indicato.
Un paio di ragazze si stavano cambiando ed erano seminude (ovviamente non poteva non entrare nella camera riservata alle donne! NdA), quando lo videro entrare lanciarono grida di terrore, così si coprirono in fretta e furia ed uscirono dal camerino.
“Ma suvvia bellezze…” non terminò la frase che gli lanciarono addosso una scarpa mentre si allontanavano.
Ataru si tolse l’oggetto dalla faccia e si mise a frugare fra le divise che erano state lasciate incustodite e se ne infilò una che sembrava adatta alla sua corporatura. Prese dei fazzolettini dal dispencer della toilette e li infilò nella zona del petto.
“Ah eccoti! Ma che diavolo stai…Oh santi numi!” fece Diana portandosi le mani al viso.
“Dai non fare quella faccia…mi dai una mano?”
“Vabene…allora intanto non devi mettere la bretella così…”
Ataru durante l’operazione tentò di allungare le mani su Diana e si beccò vari ceffoni dalla ragazza che diedero alla sua faccia un colorito lievemente paonazzo che gli conferiva un’aria sana.
Dopo un po’,con l’aggiunta di una parrucca, trucco adeguato ed un paio di calze che nascondessero la peluria delle gambe, era pronto…o meglio pronta.
“Bene, possiamo andare”
Uscirono dalla sala.
“Ma tu lavori qui?”
“Il locale è gestito dalla mia famiglia” spiegò lei a bassa voce “E ora cerca di assumere un portamento più elegante ed una voce femminile!”
Inutile dire che Ataru tentò, ma era incredibilmente ridicolo….
“Vabene lasciamo perdere…mi raccomando però eh!”fece allontanandosi e sospingendolo vero l’ingresso.
“Ehi che fai tu qui? Va’ subito a servire i clienti!” lo sgridò l’uomo alla reception.
“Keiko vai al piano di sopra” esortò Diana.
“Chi sarebbe questa Keiko?” mimò sottovoce.
“Ma…sei tu idiota!” sibilò la ragazza indicandogli il piano di sopra.
Ataru allora annuì e si spicciò a salire le scale che lo avrebbero portato sul balconcino dove Lamù era seduta al tavolo con il bellimbusto.
Barcollando sui tacchi raggiunse il piano e, nascosto dietro una statua marmorea evidenziata dalle luci del balconcino, vide finalmente anche  Lamù.
E l’espressione che gli si dipinse sul volto era incredibilmente ebete.
Seduto su un’elegante ed esile sedia barocca c’era uno splendido angelo.
I lunghi capelli erano stati raccolti in una morbida treccia che le accarezzava la schiena lasciata seminuda dall’abito che indossava.
Il trucco leggero ed accurato abbelliva ulteriormente il suo dolce visino dandole un aspetto più maturo, una collana di piccoli smeraldi le adornava il collo, un lucentissimo drappo di raso azzurro cielo avvolgeva il suo sinuoso corpo, lasciando in bella mostra le braccia e le spalle, la schiena, una delle lunghe gambe e sul petto andava a formare una piccola V che accennava l’incavo dei generosi seni mentre un paio di tacchi a spillo slanciava la sua figura.
L’abito perifrasava la sua bellezza e la sua virtuosità di giovane donna, elegantissima ed impeccabile, mai sarebbe potuta apparire volgare.
I gesti che compiva erano posati e lievi, ad ogni movimento della testa le ciocche che aveva lasciato libere si spostavano sul suo decolleté o scendevano sulle candide spalle.
Il luccichio degli smeraldi alla luce accompagnava il bagliore dei suoi occhi che, Ataru ne fu sorpreso, al contrario della bocca sorridente erano infinitamente tristi.
Era con un bel tipo, splendida, in un posto bellissimo…perché era così malinconica allora?
“Che ci fai lì?” domandò una voce alle spalle di Ataru.
Diana lo raggiunse e gli disse: “Non startene nascosto o darai nell’occhio…su vai a prendere le ordinazioni e mi raccomando a come ti comporti!”
Così sospinse verso il balcone il ragazzo che si ritrovò davanti il tavolo di Lamù ed Alec.
“Buonasera signori” disse smielato e con tono effeminato dopo essersi schiarito la voce.
“Buonasera”
“Desiderate ordinare?”
“Sì, grazie” rispose Alec voltandosi verso Lamù.
“Per me…un’insalata grande, sashimi e per dessert un tiramisù” rispose senza degnare la cameriera-Ataru di uno sguardo.
“Lo stesso per me, ci aggiunga dell’acqua ed una bottiglia di vino, il miglior rosso italiano che avete”
Ataru annotò il tutto su un blocchetto e se ne andò annuendo mentre Alec gli diede i menù terrestri.
“Strana quella cameriera…non trovi?”
Lamù alzò lo sguardo verso Alec assumendo un’espressione interrogativa.
“Non ti vedo bene cara, cosa c’è che non va?”
“Ma no, nulla”
“Guardi sempre l’orologio nella tua borsa…se ti annoi possiamo andare da qualche altra parte…”
“Ma no”
“Vuoi che ti riporti a casa?”
Scosse la testa con vigore.
“No, davvero la serata va bene, stai tranquillo”
“Non c’è nulla che possa fare?”
“No, perché la tua presenza mi basta!” disse allora con un sorriso.
Alec dunque ne sorrise a sua volta.
Nel corso della serata Ataru portò loro pietanze e bevande ma Lamù parve non accorgersi della misteriosa somiglianza della cameriera con lui…
Arrivati al dolce Lamù chiese ad Alec:
“Allora quale problema ha il computer di bordo dell’astronave?”
“Oh un sacco…non comanda più l’automazione delle modalità ausiliarie tanto per fare un esempio…”
“Capisco…La cosa che non mi spiego però è il perché tu ti sia rivolto proprio a me…”
“Benten mi ha detto che sei la migliore che lei conosca” si giustificò.
“Me ne intendo abbastanza però non so se potrò risolvere tutti i problemi che presenta il tuo ufo…”
“Sono sicuro che sai farlo invece, infondo il negato sono io!”
Lamù abbozzò un sorriso ed annuì.
“Farò tutto il possibile”
“Ti ringrazio” disse lui che così dicendo tentò di avvicinare la sua mano a quella di Lamù.
Non ci riuscì però, perché Ataru, guardingo, aveva controllato la scena ed era sbucato dal pianerottolo portando due caffè.
“Grazie” disse Alec cordiale.
“Prego” rispose la cameriera-Ataru mascherando a stento la sua finta voce femminile.
Bevvero il caffè silenziosamente finché Alec si alzò, camminò verso di lei e offrendole il palmo della mano, usando tutto il potere seduttivo del suo sguardo e della sua voce domandò:
“Mi concedi l’onore di ballare con te?”
Lamù era stata presa alla sprovvista.
Ataru non le aveva mai chiesto di ballare.
“Ma…ma dove? Qui?”
“Certo che no sciocchina! Di sotto c’è una sala dedicata solo al ballo, vogliamo andare?”
“Bene” disse lei dopo un attimo di esitazione.
Prese la mano di Alec, abbandonò il tavolo e scese con lui al piano di sotto.
Ataru consegnò un ordine in tempo per poterli seguire a distanza.
Scese le scale entrarono in un ampio salone bene illuminato e con splendide vetrate, dove innumerevoli coppie danzavano sulle note di quella musica soave.
Alec era un ottimo ballerino e Lamù volteggiava leggiadra tra le sue braccia, i suoi sorrisi erano splendidi e si vedeva che la danza la coinvolgeva, sembrava felice, una felicità che lui, Ataru, non gli aveva mai dato.
Per un attimo pensò di rinunciare ma poi si disse che non poteva assolutamente farlo, quindi corse in cerca di Diana e quando l’ebbe trovata la trascinò nel salone e si mise a ballare con lei, indipendentemente dal fatto che vestiva i panni di una cameriera per di più in servizio e danzante con la padrona!
“Lasciami Ataru, ci stiamo rendendo ridicoli!” protestò lei.
“Smettila di lagnarti o ci sentiranno!”
Gli occhi puntati su Lamù e sulla mano di Alec che le toccava pericolosamente la schiena seminuda.
Verso la fine dell’aria Lamù scostò via una ciocca di capelli dal viso e nel farlo i suoi occhi incrociarono quelli di una svampita cameriera…
Un tuffo al cuore, Lamù cadde tra le braccia del suo accompagnatore, quasi in preda ad un mancamento.
“Tesoruccio…” biascicò guardando in quella direzione.
“Lamù! Vieni, è meglio se ti siedi!” Alec, allarmato, l’accompagnò verso una sedia.
Lamù non aveva smesso di guardare verso Ataru che però si era prontamente dileguato.
“Lamù cos’hai?”
“Alec, portami in un posto tranquillo…ti prego…”
Lo sguardo stravolto ed il tono implorante della bella oni lo fecero annuire, così si affrettò a pagare il conto e la condusse fuori dal ristorante.
Ataru nel frattempo era corso a cambiarsi ed era uscito, seguito da una preoccupata Diana.
“Ataru ma che è successo? Ti ha riconosciuto?”
“Non lo so ma è meglio che vada…”
“Vengo con te, non mi sento sicura a lasciarti da solo”
Ad una frase simile, in casi normali, Ataru avrebbe avuto la risposta pronta, comunque stavolta non se la sentiva di fare il buffone come suo solito e annuì, come a ringraziare la fanciulla di tanta premura nei suoi riguardi. Che davvero avesse capito la reale situazione nonostante la bugia che si era inventato e le aveva rifilato?
Seguirono furtivamente Alec e Lamù che entrarono in una specie di parco.
“Vuoi sederti?” chiese Alec premuroso sorreggendo Lamù.
La ragazza annuì con un debole cenno del capo e il suo accompagnatore la aiutò a sistemarsi su una panchina.
Dopo qualche minuto di silenzio Alec le domandò:
“Mi spieghi che cos’è successo?”
“Io ho visto il mio ragazzo…ex ragazzo…”
“Davvero? Non è che magari era qualcuno che gli assomigliava soltanto?”
Lamù scosse la testa.
“Ne sei sicura?”
“Posso giurartelo Alec, lo riconoscerei fra mille!”
Ataru ebbe una stretta al cuore.
Alec tacque per un po’, poi Lamù iniziò a dirgli:
“Scusami se ho rovinato la bella serata…”
“Ma cosa dici?”
“Oh andiamo, stavamo bene e poi io…”
“Lamù non dirlo nemmeno per scherzo! L’importante tu stia meglio…” disse prendendola per le spalle.
“Ma sì, non preoccuparti per me” quel gesto improvviso l’aveva disorientata.
“Soffri per lui, vero?”
Lamù rimase muta al che Alec l’abbracciò e le fece appoggiare la testa su una sua spalla.
La ragazza non sapeva come comportarsi, però si appoggiò ugualmente al suo accompagnatore.
“Devi sentirti molto sola…”
“E’ la verità…” ammise Lamù con tristezza.
*Ma sentila!* pensò Ataru iroso.
Alec le cinse così le spalle con un braccio mentre con la mano giocava con una ciocca dei suoi capelli.
“Cos’è che non è andato tra di voi?”
“Lui dice che il problema sono io…sono troppo gelosa, possessiva, gli sto sempre fra i piedi…”
“E tu pensi sia così?”
“Beh sì…sono soffocante con lui…ma solo perché i miei sentimenti sono sinceri…”
“Se posso dire la mia lui non si merita una ragazza come te”
Lamù lo guardò.
“Dite tutti così…ma nessuno conosce Ataru meglio di me…”
“Beh d’accordo…ma non vorresti qualcun altro vicino a te?”
*Lamù digli di no!
“Alec sono molto confusa, ti prego non complicare le cose…”
“Era solo una domanda, non devi preoccuparti”
“Ti ringrazio per l’appuntamento, avevo bisogno di cambiare aria”
“Figurati, è un piacere per me”
Ataru era rimasto deluso da Lamù, di certo la risposta che si era aspettato era un’altra. Quell’Alec gli dava davvero sui nervi….come si permetteva di stringere la sua Lamù a quel modo?
Diana intanto, accucciata dietro un cespuglio accanto a lui, lo osservava constatando le sue teorie in base al comportamento di Ataru ed alle parole di Lamù.
“Dunque stanno così le cose” domandò sottovoce “tu hai lasciato Lamù?”
Ataru si ricordò della sua presenza e con un po’ di imbarazzo annuì.
Diana spalancò la bocca scioccata.
“Lamù che ne dici di venire da me? Casa mia non è lontana e qui comincia a fare freddo” chiese Alec.
*Farabutto!*
“Voglio farti vedere la mia collezione di micro-asteroidi…” disse appoggiando le labbra sull’orecchio della ragazza “Sei così bella stasera…”
“FERMO, NON TOCCARLA!”
Il grido di Ataru risuonò per tutto il parco.
Uscito dal suo nascondiglio guardava Alec con odio.
“Lascia in pace Lamù, hai capito?”
*Tesoruccio! Ma allora…sei venuto qui per me?* Lamù aveva il cuore che le batteva all’impazzata mentre il viso le si illuminò…
Alec lo guardò con un ghigno.
“E tu chi saresti?’”
“Sono Ataru Moroboshi!”
“Io sono Alec. Per quale motivo ci hai disturbato?”
“Chi ti da il diritto di mettere le mani addosso a Lamù?”
“Dunque tu devi essere il suo ex fidanzato…spiacente ma Lamù adesso sta con me!”
“Lamù è vero?”
“Veramente io…”
“Certo che è vero!” la interruppe Alec abbracciandola di nuovo.
“Bene, se è così scusatemi…” disse subito lui “Diana, andiamocene! Continueremo altrove il nostro appuntamento!” fece girando sui tacchi e prendendo sottobraccio la ragazza.
“A-Ataru…” articolò Lamù.
“Scusa se vi ho disturbato Lamù, buon proseguimento” disse freddamente.
Ataru e Diana si allontanarono in fretta e furia.
Lamù, che non ne poteva più di divincolarsi dalla presa di Alec gli lanciò una scarica elettrica e volò in alto, seguendo Ataru con lo sguardo.
*Ma allora non eri venuto per me…stavi uscendo con un’altra ragazza…* pensò fra i singhiozzi prima di volarsene via, sconsolata, alla sua navicella.

“Ataru, scusami se te lo dico, ma hai sbagliato”
“Per favore Diana non ti ci mettere anche tu!”
“Ma non le hai nemmeno dato il tempo di parlare!”
“Ha parlato il suo nuovo ragazzo per lei, basta e avanza!”
La giovane scosse la testa con disapprovazione,
 *Uomini!* pensò.
“Devi assolutamente rimediare, lo sai bene che non stanno insieme!”
“Ma forse lui vuole chiederglielo!”
“E perché non glielo hai impedito?”
“Perché lei sembra felice!”
“Ma che cavolo vai dicendo?”
“Che non ha bisogno di una guardia del corpo e che sono stato un vero idiota a preoccuparmi per lei!”
Diana si coprì gli occhi, come ad indicare la sua perdita di speranza.
“Ascolta Ataru, io devo andare ora, si sta facendo tardi…ti lascio il mio numero, chiamami se hai bisogno di un consiglio o se ne vuoi riparlare, ok?”
“Grazie ma dubito che vorrò affrontare quest’argomento di nuovo” prese così il fogliettino che lei gli porgeva.
“Ciao Ataru, buonanotte” e così lo salutò con un gesto della mano e sparì per una viuzza semi illuminata.
Ataru si ricordò improvvisamente di una cosa…
“Diana aspetta! Diana! DIANA!” gridò correndole dietro.
Lei si volse e chiese:
“Cos’hai da urlare?”
“Scusa Diana ma avrei bisogno di un passaggio…”
Allora le spiegò che era venuto con l’astronave di Lamù…
“Vabene ti accompagno a casa” si arrese la ragazza.
In poco tempo Diana lo portò a destinazione.
“Mi raccomando Ataru, pensaci bene, non è mai troppo tardi” suggerì.
“Non ti prometto nulla…grazie del passaggio comunque! Buonanotte…” e fece per baciarla, ma la ragazza lo spinse prontamente giù dalla sua navicella.
“In bocca al lupo! E fa’ la cosa giusta!” e sparì nella notte.
Ataru rientrò così a casa.
“Bentornato” salutarono i genitori di Lamù che stavano guardando le stelle da uno dei loro balconi insieme a Ten che non lo degnò di uno sguardo.
“Buonasera” disse lui di rimando.
“Ti va di vedere le stelle con noi?”
“Grazie mille signora, ma preferisco andarmene a letto…”
“Capisco, ma non è meglio se mangi qualcosa prima? Il tuo stomaco brontola…”
A pensarci Ataru non aveva mangiato nulla quella sera.
“Ehm…grazie”
In un batter d’occhio la signora gli preparò un piatto tipico del pianeta Uru…naturalmente molto piccante!
Ataru bevve litri d’acqua ma con scarsi risultati mentre Ten se la rideva dal balcone.
Non molto tempo dopo si congedò dagli ex suoceri e si incamminò per il bagno. Quando ebbe terminato uscì per andarsi a coricare quando un oggetto attirò la sua attenzione. Era la borsettina che Lamù aveva portato con sé quella sera. Furtivo si avvicinò e notò che era aperta. Senza alcun ritegno vi mise la mano dentro e qualcosa generò in lui dell’interesse. Lo tirò fuori di lì e lo osservò alla fioca luce che proveniva dagli oblò dei corridoi.
“Ma questo è un diario…”



****************L'angolo di Amy****************
Ciao gente,
eccoci qui…scusatemi il ritardo….che ne pensate? Ataru avrà il coraggio di fare una cosa simile? Che ve ne pare della comparsa di Diana? Vi anticipo che ci sarà un altro vecchio personaggio che farà una breve comparsa…magari neanche ve ne ricorderete…ma spero vi piaccia come stia venendo la storia.
Vi chiedo di avere tanta pazienza, più avanti aggiornerò! :(
Grazie delle recensioni, Achille e Andy. 

Un saluto,
Amy Dickinson

 
 
 



  
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