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Autore: y3llowsoul    10/04/2010    3 recensioni
Don e Charlie litigano, ma il loro argomento diventa piuttosto marginale quando un folle omicida entra nel CalSci. Corta storia, solo quattro capitoli.
Genere: Drammatico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Charlie Eppes, Don Eppes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Caos 4

Mille grazie per le vostre recensioni! Mi dispiace che io ci avessi messo un po' [va bene, un sacco] di tempo, ma l'italiano è veramente più difficile che immaginate... :) E di nuovo devo ringraziare Alchemista, perché lei è semplicemente grandiosa.

Tento (e spero) di poter attualizzare la storia in periodi più piccoli adesso. Allora, vi prego: non finite a leggere la storia a causa della durata!

 

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 Don aveva un nodo alla gola.
«Dove?» gracchiò.
«California Institute of Science» ripeté Merrick con impazienza; era ovviamente snervato. «E adesso sbrigatevi ad andare, Eppes!» E senza dargli un altro sguardo, sparì.
Gli sguardi di David e Colby si spostarono velocemente avanti ed indietro tra Don e Megan in attesa di una reazione da parte di uno dei due. Colby notò che la respirazione di Don si era accelerata. Poi, si accorse che anche lui e David avevano assunto lo stesso comportamento. Guardò Megan: era bianca come un lenzuolo e le sue mani tremavano.
«Cosa aspettiamo ancora?» urlò Don e la sua voce aspra si accavallò.
Si era alzato di scatto dalla sedia e stava già correndo verso la porta dell’ascensore, David e Colby dietro di lui; infine anche Megan si era liberata velocemente dalla rigidità che le aveva avvolto il corpo e si affrettò a seguire i tre uomini.
«Don!» gridò al suo capo mentre anche David e Colby entravano nell’ascensore il cui pannello di controllo stava subendo colpi poco aggraziati da parte di Don. Ce la fece giusto in tempo ad entrare nella cabina prima che le porte si chiudessero dietro di lei.
«Don!» ripeté con insistenza, gli occhi sbarrati. «Non puoi avere seriamente intenzione di prendere il commando di questo caso! Siamo troppo coinvolti, tutti noi!»
Don la fissò con uno sguardo pieno di incredulità.
«Pensi veramente che me ne freghi? Se Charlie, Larry ed Amita stanno bene, allora non saremo più coinvolti che negli altri casi seguiti fin’ora; se… se non stanno bene… non possiamo piantarli in asso così!»
«Ma non possiamo concederci sbagli!»
«Lo so e certamente non è quello che ho in mente, Megan!»
«Ma conosciamo…»
«SAI CHE NON ME NE IMPORTA PROPRIO NULLA? Hai sentito Merrick, no?! Siamo la sola squadra disponibile! E se nessuno se occupa, molto presto quel pazzo perderà completamente la testa!»
Megan lo guardò per qualche istante con un’espressione impenetrabile. Poi, annuì.

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«Lasci andare gli studenti».
Charlie fu un po’ sorpreso da se stesso. Anche Phelps sembrava esserlo perché aveva alzato le sopracciglia ridendo brevemente.
«E perché dovrei farlo, Eppes?»
«Non le hanno fatto niente! Lei vuole solo me, lasci andare gli altri!».
Di nuovo un ghigno beffardo.
«Voglio solo te, Eppes? E come fai ad esserne tanto sicuro?»
Poi si voltò verso gli studenti, brandì l’arma e gridò come un pazzo. 
«Come fate ad essere tanto sicuri che non vi farò del male, eh? Persone come voi mi hanno umiliato! Vi ucciderò! Vi ucciderò tutti!»
Charlie concentrò il suo pensiero su Don e la sua cadenza divenne calma anche se la sua voce tremava ancora un po’. «Non lo farà».
Phelps si voltò immediatamente, così come la sua mitragliatrice. «Ah sì? E cosa te lo fa pensare?»
Charlie tentò di ignorare la bocca dell’arma e di guardare fermamente l’uomo negli occhi.
«Non è un assassino, Phelps. Avrebbe potuto uccidermi da molto tempo, ma non l’ha ancora fatto.»
«Pensi che io sia un vigliacco o cosa?!»
Caspita! Cosa stava dicendo? Ogni frase sembrava fare diventare quell’uomo sempre di più aggressivo!
«No» rispose Charlie scegliendo ogni parola con attenzione «Ma penso che lei sia abbastanza furbo da non uccidere nessuno. Fino ad ora non ha causato troppi danni. Se non farà nient’altro, sono sicuro che se la caverà con poco».
Charlie pensò che funzionasse parlare con quell’uomo. Phelps tacque e sembrò veramente riflettere sulle parole del professore. Ma poi ritornò quel ghigno beffardo ed esasperante.
«Datti pace, Eppes. Voi rimanete qui, tutti».

Il ghignò divenne diabolico e quasi pazzo.
«Altrimenti non avremmo più spettatori».

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La vettura di Don corse per Los Angeles con i lampeggianti accesi. Se ci avessero riflettuto per qualche istante, David, Colby e Megan gli avrebbero sicuramente impedito di guidare, ma erano troppo tesi per potersi permettere dispute a riguardo. Megan frugava con un certo nervosismo nella sua borsa, dalla quale estrasse il cellulare.
«Al cellulare di Charlie non risponde nessuno» li informò qualche attimo dopo, l’apparecchio ancora attaccato all’orecchio.
Don sentì il panico riempire la sua testa. Se potesse, Charlie risponderebbe sicuramente al suo cellulare, no? Forse la follia omicida era già in pieno svolgimento quando aveva richiamato Charlie dopo il loro litigio… E oltretutto lo stava richiamando solo per poter continuare a litigare... per potergli continuare ad urlare contro dopo il suo comportamento sgarbato... Ora tutto ciò che era successo quella mattina lo riteneva una cosa talmente stupida!
«Cerca di chiamare Larry» propose Colby dal sedile posteriore.
«Non ha un cellulare» rispose la donna brevemente.
«Amita?» tentò David.
«Non ho il suo numero».
«Vabbè…» David si schiarì la gola e poi continuò un po’a disagio: «Saremo lì in un attimo. E poi, potremo sicuramente chiedere com’è la situazione direttamente a loro».
La risposta di Megan fu appena percepibile «Speriamo di sì».

Pochi ma penosi minuti dopo le gomme del SUV di Don stridettero quando si fermarono davanti al CalSci. Davanti a loro si presentava un immagine caotica: in tutto il campus universitario c’erano persone che correvano in disordine e che sembravano cercare amici e compagni.
Dal momento in cui erano arrivati al campus, gli occhi di Megan avevano scandagliato tutta la piazza, senza successo. Però, erano appena scesi dalla macchina quando con un grido: «Là!» disse e accennò a due figure che faticosamente si avvicinarono a loro.
Larry e Megan si abbracciarono, ma si separarono subito.
«Dov’è Charlie?» volle sapere la donna, e il suo sguardo ondeggiò in fretta da Amita e Larry a Don che lo stava ancora cercando tra la confusione del campus.
«Non lo sappiamo. Non siamo riusciti a trovarlo da nessuna parte». Amita sembrava essere sul punto di perdere il controllo.
Per qualche attimo, ci fu un silenzio pieno di tensione.
«Adesso venite» disse ad un tratto una voce bassa ma determinata, che venne della bocca di Don, ma che aveva un tono completamente differente dal solito.
Quella calma forzata, che poteva anche semplicemente essere causata dallo shock, lo aveva lasciato definitivamente.
«Non abbiamo un minuto da perdere»
Don non aveva la minima idea di quanto avesse ragione. 

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