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Autore: beat    12/04/2010    7 recensioni
“Aiolos!”
Sagitter abbassò lo sguardo, incontrando un paio di occhioni blu, sgranati, che lo stavano fissando. Milo di Scorpio, poco più di sei anni e alto forse quanto il suo ginocchio, gli stava strattonando la veste, per attirare la sua attenzione.
“Che cosa c'è, Milo?”
“Perché Aphrodite non si allena con noi?”
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Pisces Aphrodite, Scorpion Milo
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Red Roses'
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Disclaimer: i personaggi non mi appartengono e questa storia non è stata scritta a scopo di lucro.

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Titolo: Red Roses: Poison
Personaggi: Sorpio Milo, Pisces Aphrodite, Raggio di Sole *C*
Rating: Verde
Genere: Commedia, Generale
Avvertimenti: One-shot, Missing Moment
Avvertenze: Gold Saint bambini! Milo a sei anni!


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Red Roses: Poison




“Aiolos!”

Sagitter abbassò lo sguardo, incontrando un paio di occhioni blu, sgranati, che lo stavano fissando. Milo di Scorpio, poco più di sei anni e alto forse quanto il suo ginocchio, gli stava strattonando la veste, per attirare la sua attenzione.

“Che cosa c'è, Milo?”
“Perché Aphrodite non si allena con noi?”

Era tutto il giorno che si stava pensando. A dirla tutta, era parecchio che se lo chiedeva – più o meno da quando aveva ricevuto l'investitura a Gold Saint – ma era un bambino troppo vivace e finiva sempre, inevitabilmente, per dimenticarsi quello che un attimo prima stava pensando in favore di qualcosa di nuovo e più interessante che aveva catturato la sua attenzione.
Quel giorno però gli era tornato in mente quello strano fatto, complice il fatto che Shura l'aveva nominato di sfuggita.
Milo si era allora impuntato, e aveva cominciato a chiedere a chiunque gli capitava a tiro il perché di quella stranezza. Solo che i suoi amici non sapevano rispondergli e quando aveva provato a chiederlo a DeathMask si era beccato un'occhiata truce e un risposta poco carina. Qualcosa del tipo “Che ti frega? E che vuoi che na capisca un moccioso, eh? Va' a farti un giro, nanetto!”
Al che Milo gli aveva risposto con una linguaccia, e prima di rischiare di venir spedito anima e corpo all'altro mondo, si era premurato di trotterellare via.
E visto che nessuno gli aveva ancora risposto, era andato da Aiolos. Il ragazzo dorato sapeva sempre tutto, e poi era gentile. Gli avrebbe risposto lui.

“Perché?” ripeté.
“Devi sapere, Milo, che l'allenamento di Aphrodite è diverso dai vostri.”
“Perché?”
“Perché ha bisogno di stare da solo per migliorarsi.”
“Come Shaka?”

Anche il piccolo indiano biondo non partecipava mai agli allenamenti collettivi. Se ne stava sempre seduto sul loto di pietra nel sesto tempio. Che doveva essere molto comodo, visto che era sempre seduto lì.

“Non proprio. Il fatto è che Aphrodite non controlla ancora bene i suoi poteri, e rischia di fare del male anche a voi.”
“Perché?”

Aiolos sorrise, anche se per un attimo ebbe davvero paura.
Milo, già curioso di natura, sembrava entrato nella pericolosa e insidiosissima fase dei “perché”. E non c'era modo di evitarla, visto ad ogni risposta seguiva sempre, implacabilmente, un'altra domanda.
Aiolos si abbassò, inginocchiandosi per essere all'altezza del bambino.

“Il fatto è che sta lavorando con il veleno. Capisci anche tu che è una cosa pericolosa.”

Milo lo fisso, occhi negli occhi. Annuì, deciso, per far capire ad Aiolos che aveva capito. Era piccolo, ma aveva già avuto a che fare con il veleno degli scorpioni. L'isola su cui era cresciuto ne era praticamente infestata.

“Capito!”
“Bravo bambino. Su, ora vai, che è quasi ora di cena!”

Al pensiero del piatto fumante che lo aspettava a casa, gli occhi di Milo si illuminarono come tante stelline e, salutando Aiolos in fretta agitando in aria un braccino, si allontanò di corsa.




Il giorno dopo, di buon mattino, come era assolutamente prevedibile, Milo di Scorpio si era arrampicato fino alla Dodicesima Casa.
Aveva cercato di fare il più piano possibile: respirava in silenzio e i passetti leggeri quasi non risuonavano a contatto con la dura pietra.
Peccato che si fosse dimenticato di controllare il proprio cosmo.
Fu dunque con sommo disappunto che si sentì chiamare, che ancora non si era nemmeno avvicinato alla prima colonna.

“Che diavolo ci fai tu qui?”

Aphrodite dei Pesci, elegante solo in apparenza, lo stava fissando con le sopracciglia corrugate, un'espressione dura sul bel visino. Non sembrava nemmeno un bambino, da tanto ero serio.
Milo tentennò, non sapendo che cosa rispondere. Le parole di Aiolos l'avevano incuriosito e non c'era nessun'altra motivazione della sua presenza lì se non la mera voglia di curiosare.
Glielo riferì, ad Aphrodite, un sorriso candido sul volto solare.
Cosa che Pisces non gradì, visto che le sopracciglia si corrugarono talmente tanto da sembrare un'unica linea sul viso.

“Vattene!”

Il sorriso di Milo si incrinò un poco.

“Perché?”
“Non devi stare qui!” gli soffiò contro, indicandogli perentorio le scale.
“Perché no?”
“Senti, moccioso, sparisci, prima che perda la pazienza!”

Milo mise su il broncio.

“Uffa. Sei carino come le ancelle, ma antipatico come la cuoca di Camus. Non mi piaci!”

Aphrodite prese un lungo respiro.
Poi un altro.

“Non mi interessa se non ti piaccio. Devi andare via!”
“Sei cattivo! Brutto cattivo!” miagolò il piccolo Milo.

E Aphrodite perse la sua poca pazienza. Si mosse troppo velocemente per gli occhi di Milo. Gli fu davanti prima che quello se ne rendesse davvero conto, e quando ormai aveva capito, Pisces lo aveva afferrato per il collo, sollevandolo da terra.
Era troppo orgoglioso Aphrodite per ammettere che nel vedere comparire quello scricciolo davanti alla sua porta, si era preoccupato. Perché quel piccolo ficcanaso si era andato a cacciare in un bel pasticcio, ad entrare nel Dodicesimo tempio mentre il suo custode si stava allenando con le rose velenose.
E per quanto avesse avuto il nobile proposito di volerlo allontanare per preservare la sua vita, di fronte al comportamento infantile del suo parigrado, aveva perso le staffe.
Era ancora un bambino anche lui, in fin dei conti.
Un bambino dorato che aveva perso le calma e che ora, invece di salvare la vita a Milo, lo stava in buona sostanza uccidendo.
Perché anche se la stretta al collo non era così soffocante, dalla pelle delle mani sottili trasudava veleno. Pochi attimi ancora e Milo avrebbe perso i sensi. Forse a quel punto Aphrodite sarebbe riuscito a sbarazzarsi di lui senza altri problemi, facendolo rotolare giù per le scale. Tanto il tempio sotto il suo era dell'amico di Scorpio, il moccioso dei Ghiacci. L'avrebbero curato subito.
Un piano perfetto, per salvare la vita a quel moccioso ingrato, non fosse che tale moccioso non sembrava avere nessuna intenzione di addormentarsi.
Anzi, era sveglio più che mai, mentre strepitava come un forsennato, agitando le gambine cercando invano di assestare un bel calcio.
Aphrodite lo fissò, perplesso.

“Perché non sei svenuto?”
“Perché avrei dovuto farlo?”
“Ehi, qui le faccio io le domande!”
“Invece no! E poi lasciami!”

Aphrodite allentò la presa, e Milo atterrò malamente sul pavimento. Il piccolo si rialzò lesto, massaggiandosi il sederino.

“Tu sei cattivo!”
“E tu sei fastidioso. E strano. Come hai fatto a resistere al veleno?”
“Eh?”
“Moccioso…”
“Io non sono un moccioso!”
“Lo sei!”
“Allora lo sei anche tu!”
“Ehi! Non farmi perdere tempo!”
Milo gli fece la linguaccia.
“Antipatico!”
Aphrodite lo afferrò per la maglia. Avvicinò il viso al suo, tanto in fretta che quasi gli tirò una capocciata.
“Come hai fatto a resistere?” chiese, mortalmente serio.
Milo mise su anche lui il faccino serio.
“Beh, gli scorpioni sono velenosi!”
“Non è una risposta.”
“E invece sì. E adesso lasciami!”
Aphrodite allentò la presa e in men che non si dica Milo si era allontanato sgambettando rapido.
“Sei davvero antipatico! E io che volevo venire a farti compagnia!”
Aphrodite sbatté le palpebre.
“Cosa?”
“Compagnia!”
“E perché avresti dovuto?”
“Perché sei sempre solo, no? Non è bello stare sempre da soli.”

E questo zittì Aphrodite.
I due si fissarono in silenzio per qualche secondo.
Poi Milo scoppiò in una risata argentina, mettendosi a correre in giro per il tempio.

“Posso venire a trovarti anche domani?”
“Assolutamente no! Sparisci mocciosetto!”
“Ahahah! Sei arrossito come una ragazzina!”
“Vattene, dannato scarafaggio!”
“Sono uno scorpione!”
“Quello che ti pare! Fuori da casa mia!”

Dovette buttarlo fuori a calci, e quasi farlo rotolare davvero giù per le scale.
Aphrodite si sedette a terra, stranamente esausto.
Quel bambino era davvero testardo.
Peccato non avesse di idea di quanto lo fosse, visto che la mattina dopo se lo ritrovò di nuovo tra i piedi.

Quell'incubo era appena cominciato!




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Angolo dell'Autrice:

I Gold da bambini mi uccidono, l'ho sempre detto.
Sono l'arma più terribile del mondo, potrebbero conquistare il mondo solo con la loro carineria! *O*
Preciso il fatto che non so se Milo sia effettivamente velenoso, visto che i pareri riguardo cosa realmente faccia lo Scarlet Needle sono discordanti. Qui lo è, decisamente, con somma disgrazia per 'Phro! *C*
Ahahah!


Fatemi sapere i vostri commenti, pareri o critiche.

Grazie a chi vorrà recensire e a quanti leggeranno e basta!

Beat


   
 
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