Hello!!
Eccomi qua con un altro capitolo, anche
se obbiettivamente mi chiedo: perché sto postando? Insomma,
tanto varrebbe
tenermelo per me, ma c’è da dire che tanto ormai
l’avevo scritto, dunque tanto
vale…
Non
voglio dedicarlo alla mia migliore amica, perché
fa schifo.
Dunque
non lo dedico a nessuno.
Ora
ricapitolo un po’ a me stessa, sola soletta:
questo capitolo sta qui, un po’ a sé, per
introdurre Spinella. Poi ci sarà un
altro capitolo, necessario ma un po’ duro da scrivere, e poi
FINALMENTE il
nucleo della storia, la prima vera parte, il motivo per cui la storia
è nata.
Alleluia.
LIKE
AN IDIOT
Spinella
non era nata per stare ferma. Era una persona attiva,
e starsene con le mani in mano la faceva sentire inutile e pigra: per
questo,
mentre i suoi colleghi spesso poltrivano e si giravano i pollici, lei
preferiva
impegnarsi in una missione o comunque dedicarsi intensamente a
qualcosa.
Qualcosa che, di solito, portava guai.
In
quel momento, Spinella si stava contorcendo su una sedia in
un buio e tetro studio, da sola, in perfetto silenzio. Sebbene fosse
già stata
a casa Fowl, anche se non proprio per sua volontà, Spinella
pensò che non
l’aveva mai osservata bene, dunque si mise a ispezionare la
stanza con occhi
attenti: la scrivania, e la poltrona alle sue spalle, le incutevano un
certo
timore; le tende erano tirate, il tutto aveva un’aria chiusa
e malsana, e
perfino i libri contenuti negli scaffali sembravano avere un che di
oscuro e
misterioso. Se non fosse stato per le pile e pile di fogli e appunti e
per il
computer acceso sulla scrivania, avrebbe detto che nessuno aveva messo
piede là
dentro da secoli.
“Spinella.”
Una voce maschile alle sue spalle interruppe
queste sue riflessioni.
Si
voltò, e quasi non riconobbe il ragazzo che aveva di
fronte. Artemis era cresciuto incredibilmente quell’anno: era
più alto, e, se
possibile, ancora più magro, benchè Spinella
riuscisse a scorgere una parvenza
di muscoli sotto la camicia azzurra; aveva fatto crescere i capelli
neri , che
ora arrivavano all’altezza di quegli occhi di colore diverso.
“Artemis.”
Spinella sorrise. Era felice di rivederlo, anche se
ogni loro incontro non portava che guai. Questa volta, almeno, il
pericolo non
era imminente. “Ti vedo… cresciuto.”
Artemis
si passò una mano fra i capelli e si abbandonò
sulla
poltrona dall’altra parte della scrivania.
“Anche
te sei… cambiata. Sembri più rilassata.”
Effettivamente,
pensò Spinella, alla LEP non c’erano stati
grandi problemi, dopo Artemis. Almeno fino a quel momento.
“Sì,
più o meno.” Spinella sorrise di nuovo.
“Polledro ti
manda i suoi saluti. E Bombarda dovrebbe raggiungerci fra qualche
giorno.”
“Qualche
giorno?” Artemis si sporse sulla scrivania, alzando
leggermente un sopracciglio. “Ti fermerai così
tanto?”
Spinella
sospirò. “Dovevo parlarti proprio di
questo.”
Accavallò le gambe, tentando di mettersi più
comoda sulla sedia, invano.
“Abbiamo avuto dei problemi giù a
Cantuccio.” Squadrò Artemis. “Hai tempo?
È
una storia lunga.”
Il
ragazzo non fece una piega: “Continua.”
Spinella
prese un bel respiro, poi cominciò: “Ultimamente,
le
nostre risorse di energia stanno diminuendo. Il vento, il Sole sono
inaccessibili per noi, come stai bene, e le vampate di magma non sono
molte. La
quantità di energia che il Consiglio decide di erogare
diminuisce di anno in
anno.”
Fissò
Artemis, che la stava guardando attento, poi riprese:
“Il problema è proprio questo. I goblin, sebbene
abbiano preso una batosta non
da poco, l’anno scorso, si sono ripresi, e ora stanno facendo
un sacco di
storie per l’energia. Semplicemente, ne vogliono di
più, principalmente per
rifornire le industrie illegali di armi. E qui sono cominciati i
casini: il
Consiglio, naturalmente, non ha ceduto, e noi, che credevamo che i
Goblin si
sarebbero adattati alla cosa, abbiamo dovuto ricrederci. La scorsa
settimana
qualcuno si è infiltrato nei nostri Computer, eludendo
perfino i sistemi di
protezione di Polledro.”
Artemis,
pur continuando a tacere, spalancò gli occhi.
Nessuno, a parte lui, aveva mai fregato Polledro.
“E’
inutile che io ti descriva la sua reazione. Si è chiuso
nel suo studio per tre giorni, senza parlare con nessuno, e qualcuno ha
giurato
di averlo sentito piangere. Sai, ha sempre avuto un debole per il
melodramma.
Comunque, il vero problema è che i file che hanno preso
riguardano un nuovo
modo per procurarsi energia, attraverso il nucleare. Era stata
archiviato da un
po’, per i rischi che comportava, non solo per gli abitanti
del sottosuolo, ma
per tutta la terra. Sicuramente Polledro te lo spiegherà
molto meglio di me, ma
sostanzialmente si parla di un modo di portare atomi a temperature
altissime,
incredibilmente pericolose, specialmente se nelle mani sbagliate.
Figurarsi se
per caso questi file sono finiti nelle mani dei goblin.”
Spinella alzò
nuovamente gli occhi verso Artemis.
“La
situazione è questa: il Consiglio mi ha mandato qui non
soltanto a chiedere il tuo aiuto, ma anche a controllarti. Finora
l’unico che
sia mai riuscito a metterci nei guai se stato tu, Artemis, e questa
volta non
escludono che tu sia coinvolto. Ho tentato di difenderti, ma sono solo
riuscita
a far inviare me, invece che qualche altro stupido elfo della Lep. Ho
accennato
alla tua richiesta degli Spazzamente, e loro te li accorderanno, a fine
missione. In cambio, tu dovrai collaborare, ma per il momento non
dovrai fare
nulla, e aspettare ordini dal basso.” Finì il
discorso in un lampo, sapendo che
a Artemis non avrebbe sicuramente fatto piacere.
Artemis
stette qualche secondo in silenzio. “Perfetto. Proprio
quello che mi aspettavo.”
Spinella
pensò che, in fondo, non avrebbe dovuto essere
sorpresa. In fondo, era pur sempre Fowl.
Il
ragazzo continuò: “Dal momento che avevo previsto
queste
decisioni del consiglio, mi sono premunito alla meglio. Non so
esattamente
come, ma sicuramente la persona che dovevo incontrare in Italia e
questa crisi
a Cantuccio sono collegate. Dal momento che non posso fare nulla,
né uscire da
qui, aspetterò e continuerò a controllare la
situazione da casa Fowl. Intanto,
mi piacerebbe parlare con Polledro e con il comandante Tubero, se
possibile”.
“Si
collegheranno domani mattina, quando l’emergenza
sarà
passata e avranno informazioni più precise da
darti.” Disse Spinella, concisa.
“Intanto, perché non mi racconti degli
ostaggi?”
“Beh,
io non li definirei proprio ostaggi.” Iniziò
Artemis con
un ghigno. “Diciamo che qui vengono trattati più
come ospiti. Juliet è allegra,
e passa tutta la giornata a fraternizzare con quei ragazzini e a
trattarli come
se dovessero abituarsi a rimanere qui. In fondo, non posso darle torto,
io non
sono mai stato granchè di compagnia.” Aggiunse,
con un mezzo sorriso. “Anche
Leale, nonostante non voglia ammetterlo, è rimasto colpito
dai ragazzi, che,
non so come dire, lo addolciscono un poco. Tanto per darti
l’idea, quando una
di loro, che è pure quella che mi ha aiutato a scappare, ha
tentato di fuggire,
lui non ha fatto niente, anzi, ora ricorda il suo nome e le parla
tranquillamente.”
“E
tu? Hai fatto del tuo meglio per metterli a loro agio,
suppongo.” Osservò Spinella ironica.
“Esatto.”
Disse Artemis, rispondendo per le rime. “Devo
ammetterlo, credevo che sarebbero stati un grande problema, ma ho
scoperto che
stanno abbastanza tranquilli, e che tutto sommato non danno grandi
fastidi.
Anche se, naturalmente, non traggo alcun giovamento dalla loro
presenza, qui.”
“Immagino
che sia inutile ricordarti che hanno la tua età, e
che interagire con loro ti farebbe bene, vero?” Spinella
sapeva che il suo
tentativo non avrebbe portato a nulla.
“Divertente.”
Rispose Artemis, secco. “Mi sembrano tutti
piuttosto noiosi. Parlare con loro mi darebbe soltanto
fastidio.” Il ragazzo si
alzò, e si diresse verso la porta. “Ora andiamo.
Leale e Juliet non vedono
l’ora di rivederti.”
Elinor
bussò piano alla porta della stanza di Milla, ed
entrò.
La sua amica era sdraiata nel letto, con gli occhi chiusi e la testa
appoggiata
sul cuscino. Accanto a lei, sedute sul letto c’erano Arianna
e Sissi, che
parlavano a bassa voce.
“Come
sta?” chiese piano Elinor, per non svegliare Milla.
“Non
molto bene.” Rispose Sissi sottovoce. “Credo abbia
la
febbre.”
Elinor
si avvicinò e mise una mano sulla fronte
dell’amica.
Era calda.
“Hai
ragione.” Si voltò verso la porta. “Vado
da Juliet a
chiedere delle medicine. Torno subito.”
Socchiuse
la porta, tentando di non far rumore, e si diresse
velocemente verso le scale. Il silenzio irreale che regnava sulla casa
continuava a inquietarla, nonostante fosse lì già
da una settimana. Ormai
Elinor aveva perso ogni speranza di tornare a casa a breve: nessuno
aveva
parlato di una loro possibile partenza, e Juliet aveva deciso di
avventurarsi
fuori dalla casa per comprare un’incredibile
quantità di vestiti per tutti i
ragazzi, come se avessero dovuto rimanere lì dentro per
mesi; inoltre, Lily
aveva visto Leale e sua sorella scaricare nell’ingresso una
quantità abnorme di
cibo, che sarebbe bastata a sfamare un reggimento per settimane.
Camminò
silenziosamente verso la cucina, da cui provenivano
alcune voci, una delle quali era sicuramente di Juliet. Quando
entrò, non
credette ai suoi occhi: nella cucina, oltre a Leale e a Juliet,
c’erano anche
il ragazzo pallido, Artemis, e un’altra persona, che sembrava
una ragazza, ma
di statura incredibilmente bassa. Elinor rimase così
sorpresa che rimase
qualche secondo sulla porta a boccheggiare, senza credere ai propri
occhi:
l’aver visto soltanto quelle tre persone, anzi due, dal
momento che il ragazzo
non si faceva mai vivo, per tutta la settimana le aveva fatto
dimenticare che
ci potessero essere altre forme di vita sulla terra.
Rimase
dunque, sulla porta, sbigottita, senza dire una parola,
poi, ricordandosi del motivo per cui era venuta, si schiarì
la voce. “Juliet…
volevo soltanto…”
Non
stava andando affatto bene. Tutti, in quella stanza, si
erano voltati verso di lei, e Elinor non si era ancora abituata alla
nuova
situazione abbastanza da sentirsi a suo agio. In fondo, erano sempre i
suoi
rapitori. Prese un bel respiro, e poi, con una rinnovata sicurezza,
riformulò
la frase: “Milla è malata. Ci sono per caso delle
medicine che potremmo darle?”
“Ma
certo.” Rispose Juliet, che si alzò di scatto.
“Che
cos’ha?”
“Credo
che sia febbre, ma non posso esserne certa. Non abbiamo
neanche un termometro.”
“Ok, fammi dare
un’occhiata alle medicine che ci sono in casa. Tu aspettami
qui.” E, detto
questo, uscì dalla cucina, lasciando Elinor da sola a
fronteggiare gli sguardi
delle tre persone rimanenti.
Doveva
fare qualcosa, non poteva rimanere lì sulla porta come
un’idiota, pensò. Si tirò
giù la maglietta sui Jeans, abitudine che aveva nei
momenti di ansia, e si diresse verso le dispense e il frigo, cercando
di
ignorare gli sguardi dei tre, che erano invece seduti al tavolo.
“Posso?”
chiese, mettendo una mano sulla maniglia del
frigorifero. Era la prima volta che si serviva di qualcosa da sola, e
ancora
non aveva capito se le era possibile o meno.
Silenzio.
Nessuno disse una parola. Dopo qualche secondo,
Leale rispose: “Certo. C’è del succo
alla pesca.”
Elinor
respirò, rendendosi conto che aveva trattenuto il
respiro fino a quel momento. Non avrebbe mai creduto che ottenere del
succo
alla pesca fosse così difficile.
Prese
un bicchiere, e ci versò dentro il succo. In quel momento,
Juliet arrivò, tenendo in mano alcune scatole e un
termometro.
“Bene,
ci sono. Andiamo.” Disse, ma poi si fermò.
“Ah, Elinor,
dimenticavo. Questa è Meg. Sarà nostra ospite per
un po’.”
Elinor
si limitò a alzare gli occhi dal bicchiere e a
squadrare la nuova arrivata. A parte la statura, che si notava subito,
era
piuttosto magra, e, anche se era seduta, si notava il suo fisico
atletico.
Aveva corti capelli marroni, un viso piuttosto spigoloso, e un sorriso
appena
appena accennato.
“Meg.
Questa è Elinor. Ha aiutato Artemis, in Italia. È
anche
l’unico essere umano vivente che è quasi riuscito
a sfuggire a Leale.” Aggiunse
con un sorriso.
“Onorata
di fare la tua conoscenza.” Disse Meg. Elinor
pensò
che la sua voce aveva un che di musicale, che la rendeva davvero bella.
Inoltre, parlava un italiano perfetto. “Così tu
saresti quella che ha aiutato
il nostro Artemis?” aggiunse la ragazza, girando il capo
verso il padrone di
casa, che la stava fissando con aria interrogativa.
“Devi
essere una delle pochissime persone che gli hanno mai
offerto aiuto. Sai, Artemis non è molto famoso per le sue
doti di simpatia e
amicizia.”
Elinor
non aveva intenzione di sopportare oltre. Perché la
gente continuava a ricordarle che era stata lei ad aiutare
quell’odiosissimo
individuo?
“Non
ho mai detto di trovarlo simpatico, né tantomeno
amichevole.” Rispose, secca, gettando appena
un’occhiata verso l’oggetto di
tanto odio. “Aiutarlo è stato soltanto un errore
che non si ripeterà più.” E
detto questo uscì, seguita da Juliet.
Spinella
rimase qualche momento a fissare l’apertura. Poi
voltò il viso e si rivolse a Artemis, sogghignando.
“Complimenti.”
Disse, giocherellando col bicchiere davanti a
sé. “Vedo che sei migliorato molto nei rapporti
sociali”.
Si
stupì molto nel vederlo dispiaciuto; e si stupì
ancora di
più nel notare che non era intenzionato a rispondere con una
delle sue battute
taglienti, ma rimaneva zitto a fissare il bicchiere davanti a
sé, sbuffando
appena alle sue parole.
“Aspetta
un momento. Non dirmi che… le hai chiesto scusa per
quello che è successo?”
Nessuna
risposta. Artemis si limitò ad alzare gli occhi dal
tavolo.
“L’hai
almeno ringraziata per l’aiuto?”
Di
nuovo, il silenzio. Anche Leale fissava Artemis, ma senza
lo stesso stupore che Spinella provava in quel momento. Per la seconda
volta
nella giornata, l’elfa si disse che avrebbe dovuto aspettarsi
un tale
comportamento. In fondo, si parlava di Artemis Fowl. Tuttavia, quello a
cui
aveva appena assistito era davvero troppo anche per uno come lui.
“Artemis,
lasciatelo dire…” Spinella si alzò e si
diresse
verso la porta. “Sei proprio un idiota.”
Uscendo,
avrebbe giurato di aver sentito Leale sghignazzare.
So…
Eccomi
di nuovo qua. Eheh. Ho sempre desiderato,
dal profondo del cuore, dire a Artemis che è un idiota (la
mia megalomania
supera il mio sviscerato amore per questo personaggio inventato), e chi
meglio
di Spinella poteva farlo??
Ora
vi lascio, interlocutori immaginari…
Al
prossimo capitolo, dunque a Domenica.
Buon
12 Aprile ;)