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Autore: koorime    14/04/2010    4 recensioni
(Per il compleanno di Stateira) Certe volte la cura più efficace è anche la più semplice.
Genere: Generale, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eustass Kidd, Trafalgar Law
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Doctor Law

Doctor Law

 

Trafalgar Law amava essere un medico.

Lo era diventato per passione interessato com’era al corpo umano e agli innumerevoli modi in cui poteva essere sezionato.

Con il frutto del mare era diventato tutto ancora più piacevole e semplice: niente anestesia al paziente, niente sangue durante un intervento, una camera sterile portatile. Decisamente era tutto più facile.

E poi aveva una ristretta clientela che gli permetteva la vita che desiderava: essere un pirata. A ben vedere i suoi unici pazienti erano proprio i ragazzi del suo equipaggio e diavolo se a lui andava bene così!

Solo che, qualche volta, gli capitava di avere un paziente speciale. Dopotutto era un pirata d’onore, lui, quindi non avrebbe mai ignorato le ferite di un altro pirata. A meno che quelle ferite non gliele avesse provocate lui stesso, ovviamente.

Certo, a volte poteva capitare un paziente speciale più speciale del solito, ma erano gli imprevisti del mestiere, suppose.

 

-Ehi! Giù le tue zampacce! Mi hai sentito? Levati dalle palle, sacco di pulci!-

 

Trafalgar chiuse gli occhi prendendo un respiro profondo; fece scattare la chiusura del mobiletto dei medicinali e raccolse tutta la calma che aveva acquistato nel corso degli anni.

 -Law! Porta subito il tuo culo qui, accidenti a te!-

Decisamente gliene serviva molta di più se voleva arrivare a fine giornata senza un paziente sulla coscienza.

Raccolse tra le braccia una serie di medicamenti e si diresse verso la propria cabina, adibita all’occorrenza per l’ospite inatteso.

Bepo ne uscì in quel momento con la faccia più tetra che gli avesse mai visto, e sì che lui conosceva quell’orso da una vita e lo aveva visto nelle situazioni peggiori. Ma mai, davvero, vi aveva letto una tale voglia di uccidere qualcuno.

Il suo secondo sbuffò dalle narici un ringhio e lui gli restituì un sorrisino di scuse, dandogli una leggera spallata in sostegno, prima di superarlo ed entrare finalmente nella sua stanza.

Accomodato nel letto, sotto chili di coperte, c’era Eustass Kidd in persona.

-Giuro che questa è l’ultima volta che accetto di curarti.- annunciò con pacatezza, poggiando i vari medicinali sul comodino.

-Non te l’ho chiesto io!-

- No, infatti, lo ha fatto Killer. Ma la prossima volta potrà promettermi anche la tua intera nave , giuro che ti lascio morire.-

Il ringhio di Kidd fu l’unica cosa con cui quello poté ribattere, vista la velocità con cui Law gli rifilò il termometro tra le labbra. Questo sembrò indisporre ancora di più l’ammalato che mise un broncio da record trincerandosi dietro i propri braccioni. Trafalgar fece un sorrisetto a mezza bocca e si dedicò alle varie medicine, seduto su quella scomoda sedia dove aveva passato gli ultimi due giorni.

Quando gli sfilò il termometro, pensò che senza di quello il broncio era ancora più evidente. Lo osservò sporgere ancora di più il labbro inferiore e arricciare quello superiore, sbuffando dal naso a causa di quei maledetti capelli che continuavano a cadergli davanti agli occhi; gli pizzicava il naso, rendendolo ancora più rosso sugli zigomi, facendogli lacrimare gli occhi per la voglia di starnutire e lui, solo per quella visione, si sentiva ripagato di qualunque scocciatura.

Sorrise e si permise di passargli una mano tra le ciocche rosse per scostargliele all’indietro con la scusa di controllare la temperatura del corpo.

-La febbre sta scendendo, dai.-

-Ah, beh, grazie tante. Ci hai messo solo due giorni.-

-Se vuoi ti butto in mare, così vediamo se muori prima per la febbre o perché affondi come un sasso.-

-Tsk!-

Trafalgar ghignò, allungando una mano a scombinargli i capelli e farglieli cadere di nuovo sugli occhi per pura ripicca, vedendolo ringhiare e agitarsi tra il tirarli all’indietro e il grattarsi la faccia in preda al prurito.

 

Dopotutto Eustass gli piaceva un bel po’.

Certo, era un frantumapalle di maestria mondiale, uno di quelli capaci di portarti al folle istinto omicida nell’arco di mezza giornata, ma gli piaceva.

Anzi, forse era proprio per quel suo caratteraccio indomabile che andava alla sua ricerca ogni volta che  approdavano sulla terra ferma. Il primo giorno di sbarco se ne andava in giro in cerca del suo vessillo pirata o facendosi il giro di tutte le taverne dell’isola, sperando di riconoscerne la stazza, la risata sguaiata, o chissà, addirittura il modo di uccidere. E quando lo trovava non poteva fare altro che stargli appiccicato al culo e molestarlo, solo per vederlo perdere la pazienza e minacciarlo di morte, prima di sbatterlo sul primo ripiano disponibile e farlo urlare con la stessa foga con cui un attimo prima lo aveva mandato al diavolo.

Non poteva farci niente, adorava averlo tra i piedi.

 

-Che diavolo hai da guardare, maledetto?- ringhiò Kidd un istante prima di essere colto da un attacco di tosse che gli risucchiò tutta l’energia accumulata fino a quel momento. Trafalgar lo spinse di nuovo a stendersi tra i cuscini con fermezza e gli rifilò una generosa cucchiaiata di sciroppo.

-Sta buono, dai, o finirà che dovrai stare qui più del dovuto.-

-Che Roger me ne scampi!-

Lui alzò gli occhi al cielo, divertito nonostante tutto.

 

-... ehi, me lo accendi?-

Per un attimo Trafalgar non capì; corrugò le sopracciglia da sotto il cappello, sbattendo le palpebre e seguendo lo sguardo incerto di Eustass. Solo quando mise a fuoco lo stereo portatile poco distante da loro,  capì. E ghignò.

Killer lo aveva portato il giorno prima con una serie di scuse per il suo capitano sul perché aveva tardato tanto a portarglielo – qualcosa sul caos impossibile esistente nella cabina del capitano – e Eustass era sembrato illuminarsi; aveva sporto il muso dalla coltre di coperte come ad annusare l’aria in cerca di qualcosa e aveva sbraitato l’ordine di accenderlo all’istante. Trafalgar era certo che se avesse potuto avrebbe anche scodinzolato.

Sospirò con un sorrisetto divertito e si alzò dalla sedia, raggiungendo il piccolo stereo.

-A una condizione, non voglio vedere più una cosa come quella di ieri.- lo minacciò, vedendolo arrossire dall’imbarazzo al di sopra dell’influenza.

-Non so di cosa tu stia parlando! Ieri non è successo nulla!- sbottò sulla difensiva, la voce un po’ troppo stridula però per uno che aveva la coscienza pulita. Trafalgar gli concesse un’ultima occhiata divertita prima di premere play e sentire l’incipit di pianoforte spandersi nell’aria.  Per fortuna non era la stessa canzone del giorno prima.

Nonostante tutto Eustass durò altre tre, quattro note, poi cominciò a capitargli qualcosa di decisamente bizzarro: le rughe tra le sue sopracciglia si spianarono, scivolando via insieme all’espressione perennemente ringhiosa che si portava addosso.

Law lo vide combattere ancora per un po’, cercando di dimostrare chissà cosa a chissà chi, lui, probabilmente; si appoggiò con il sedere alla scrivania e osservò la metamorfosi avvenire: i suoi tratti indolcirsi, il respiro rallentare fino a diventare un lieve alzarsi e abbassarsi del torace, gli occhi chiudersi e vibrare un attimo appena, prima di dichiarare resa.

Un attimo dopo dormiva pacifico mugolando le ultime parole di quella canzone che sembrava avere il potere di calmarlo qualunque cosa succedesse.

Trafalgar spense lo stereo e si chiuse la porta alle spalle, dopo aver rimboccato le coperte al suo paziente più difficile e avergli scostato i capelli dal viso affinché non lo infastidissero ancora. Si stiracchiò tutto, salendo sul ponte, deciso a vedere se ci fosse qualcosa da mangiucchiare prima di rimettersi a lavoro sulle carte navali così da poter ripartire appena rimandato il caro Eustass dai suoi uomini.

 

Peccato non potermelo tenere, però.

 

***

Nota dell’autrice: tutta tutta tutta per il compleanno di Stateira, il mio delizioso Eustass Kidd, per farle gli auguri con tutto l’affetto e l’amore che posso provare per lei. Che è enorme, sappiatelo, santissimo Roger!
Chiedo scusa se sembrerà oscura o non proprio IC, ma è la prima volta che prendo seriamente in mano questi due e l’ho fatto solo per lei, quindi: tanti auguri, amorino mio. E grazie di tutto, davvero<3.

Notina della festeggiata: Giusto perché sappiate che amo Koorime. Che già mi pare una cosa importante. Lei mi ha fatto questa sorpresa, ma io le ho fatto una contro-sorpresa pubblicando oggi il secondo capitolo della mia long.
La amo davvero molto.
Sì, perché questo regalino che mi ha fatto fa parte dell’universo di 315.000.000 Berry Bitch, e va letta in quell’ottica. Lei è stata davvero molto, molto dolce a non sbottonarsi troppo per non rivelare cose che sono in procinto di accadere, ma sa tutto. Se io sono in regia, lei è l’assistente che bada a tenere buono il cast, soprattutto Gene Simmons. Che, vi assicuro, non è facile. Ha tre palmi di lingua, quell’uomo, e ha tutta l’intenzione di usarla.
Perciò sì, Kidd chiede la radio a Killer perché vuole sentire i Kiss, e sì, si addormenta su una canzone ben precisa che sarò felice di comunicarvi prossimamente. Anche i misteriosi fatti “del giorno prima” dipendono da una canzone altrettanto precisa, e anche di quello saprete tutto al più presto. Ah, e riguardo alla “cabina del capitano”, voi non avete idea...
 Quindi, fatemi un favore, mettete questo gioiellino nelle storie da ricordare, o nelle preferite, insomma, appuntatevela, che quando vi darò il segnale potrete tornare a leggervela e a gustarla appieno.
L’ho già detto che la amo?
Beh, ti amo.
Nel nome dei guanti fucsia, di Cher e degli idraulici.
E a proposito... I don’t wanna get arrested. <3

   
 
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