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Autore: lete89    16/04/2010    8 recensioni
Minerva McGonagall deve assolutamente finire di correggere i compiti di Trasfigurazione per il consiglio docenti dell'indomani, perché trova inconcepibile chiedere la prima proroga in tanti anni di onorata carriera di insegnante. Peccato che Sibilla Trelawney, dopo aver ricevuto una misteriosa profezia, non sia dello stesso avviso. Un insolito "magico trio", composto esclusivamente da insegnanti – e che insegnanti! – unirà le forze per svelare un... mistero misterioso! Ha partecipato al concorso indetto da Kukiness "Don't open this cookie: disastrous day inside", classificandosi al quinto posto.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Minerva McGranitt, Severus Piton, Sibilla Cooman
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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<Minerva, devi aiutarmi

Nick (su EFP): lete89

Titolo: Guarda per terra!

Raiting: verde

Genere: commedia

Personaggi: Minerva McGonagall, Severus Snape, Sibilla Trelawney

Avvertimenti: /

Profezia scelta: numero 2: “guarda per terra”

 

 

 

Guarda per terra!

 

 

 

«Minerva, devi aiutarmi!»

La McGonagall sfoglia distratta le pergamene, intinge la penna nell’inchiostro, corregge quell’inguardabile errore – ah! Weasley! Doveva aspettarselo! –, sospira sconsolata.

«Che cosa è successo questa volta, Sibilla?» chiede, apparentemente – e sinceramente – disinteressata.

La professoressa di Divinazione attraversa l’aula a passo veloce, urta con l’anca un banco, trattiene un’imprecazione a denti stretti.

«Oh, Minerva, Minerva! La sfortuna, il disastro, la dannazione, la morte!» pronuncia con aria grave, enfatizzando con voce acuta l’ultima parola. Si siede pesantemente sul banco di fronte alla cattedra, tamponandosi la fronte sudata con lo scialle.

«Nient’altro?» domanda leggera Minerva, appuntandosi mentalmente di dover ripetere in classe la spiegazione dell’incantesimo Acutus[1] il giorno seguente.

«Nient’altro? Come nient’altro?»

Minerva espira lenta, aggiunge il compito corretto all’esile pila a destra ed estrae dal mucchio scomposto a sinistra l’ennesima pergamena.

«Sibilla, sarei davvero felice di ascoltarti, credimi. Quando mai non ho prestato ascolto alle tue sedicenti profezie di dolore e sciagura? Oggi, però, devo assolutamente finire di correggere questi compiti e non ho proprio tempo per sventare l’ennesima condanna a morte di uno studente».

Sibilla inclina vistosamente la testa di lato, contrae l’angolo della bocca in una smorfia sofferente mentre l’occhio destro inizia a pulsare pericoloso. Si umetta le labbra, cercando di far trasparire dalle sue parole tutta la frustrazione che prova.

«Qui… quindi non… non mi aiuterai?» balbetta alla fine, contorcendo le mani in grembo e lasciando tintinnare fra loro i bracciali dei polsi – fastidio.

«Esatto Sibilla. Non questa volta, mi dispiace». Possibile che neanche Finnigan abbia capito come si trasforma un fiammifero in un ago? Compito seguente: Granger. Merlino, grazie!

«Oh» mormora leggermente risentita Sibilla, alzandosi poi di scatto e spostando con un suono stridulo il banco. Si avvolge lo scialle attorno alle spalle con un gesto plateale e, con aria superiore, alza il mento e si volta per andarsene.

Minerva sospira sconsolata. No, non ce la farà mai ad avere tutti i voti necessari per il consiglio docenti del giorno dopo. Si massaggia gli occhi con le dita e, rassegnata, depone la penna.

«Chi deve morire?» sbuffa, cercando di interpretare in un qualche modo i gesti convulsi della collega che ha appena urtato con violenza un banco.

«Mpf. Perché ti dovrebbe interessare?» Sibilla spinge di lato il tavolo, cercando di raggiungere la porta ma, sfortunatamente, inciampa sulla sedia, ritrovandosi così semisdraiata sul banco vicino. Minerva si alza attenta dalla cattedra e raggiunge la collega, aiutandola – pazienza, per Godric. Pazienza! Pa.zien.za. – a riassumere una posizione dignitosa per una docente.

«Sibilla, si può sapere che cosa ti è successo?»

La Trelawney nasconde il volto nelle mani, iniziando a respirare profondamente. «Oh Minerva… è terribile!» esplode, ansiosa. La collega l’aiuta a sedersi sulla sedia di prima mentre, con un gesto veloce della bacchetta, rimette in ordine i banchi spostati e le sedie capovolte dalla professoressa.

«Non può essere una cosa poi così grave. Avanti, parla: sono certa che riusciremo a trovare una soluzione». Le sorride gentile, sperando di invogliarla presto a parlare e di chiudere il prima possibile quella fastidiosa interruzione pomeridiana.

Sibilla si volta verso di lei, grave. «Potrebbe essere troppo tardi» sentenzia seria. Minerva corruga la fronte. Sta iniziando a preoccuparsi. Che sia il caso di contattare Albus?

Snape spalanca la porta dell’aula, entrando a passo marziale. «Minerva, saresti così gentile da spiegarmi come mai il compito di Trasfigurazione di Longbottom è finito fra i miei temi di Pozioni?» apostrofa, infastidito, verso la cattedra prima di notare le due colleghe sedute ai banchi a metà classe. «Inoltre devo avvertirti che…» inizia, lento, prima di bloccarsi del tutto. Alza un sopracciglio verso Minerva. Aggrotta la fronte alla vista di Sibilla. «Torno più tardi» e, rapido, inverte la sua direzione e si affretta alla porta.

«Severus!» Minerva lo chiama con urgenza, allunga la mano nell’illusorio tentativo di fermarlo. «Abbiamo un problema» conclude, angosciata.

Snape si blocca a pochi passi dalla porta –libertà!-, per voltarsi falsamente sereno. «, Minerva?» si sforza di dire, mentre la vena sulla fronte pulsa in segno di irritazione e pericolo.

Minerva appoggia una mano sulla spalla di Sibilla, stringendola nel tentativo di infonderle coraggio. «Una profezia» mormora, cercando con i propri occhi quelli del collega per comunicargli la gravità del fatto.

Snape si avvicina pensieroso. «Una profezia?» domanda lentamente, interessato.

«Sì» risponde Minerva, tornando poi a fissare la collega nell’improvviso silenzio calato nell’aula. «Di Sibilla».

«NO!»

Sibilla si alza dalla sedia con impeto, dà una ginocchiata al banco di fronte e barcolla dolorante. Minerva la guarda sorpresa mentre Snape alza gli occhi al cielo.

«Ma Sibilla, prima parlavi di una profezia e hai anche detto che era di vitale importanza intervenire per prevenire una terribile sciagura». Minerva cerca con gli occhi l’aiuto di Snape che, scettico, fissa disgustato la collega di Divinazione.

«Sì, infatti. L’ho detto» ripete decisa Sibilla, massaggiandosi goffamente il ginocchio, «ma la profezia non è mia».

«E, per Salazar» chiede frustrato Severus, «di chi sarebbe allora?»

«Del mio specchio».

Minerva si lascia cadere pesantemente sul banco vicino. «Del tuo specchio?» domanda, la voce incrinata e incredula.

Sibilla si strofina gli occhi con lo scialle, li socchiude e si avvicina al volto della collega. «Certo! Dello specchio per la Cato… Cato…». Aggrotta la fronte alla disperata ricerca di quel nome.

Snape alza appena un sopracciglio per poi sibilare: «Catottromanzia[2]».

Sibilla si volta verso di lui, puntandogli contro l’indice – accusatore – e un’espressione – ebete –. «Ecco, esatto!» e Minerva nasconde il volto fra le mani. «Vuoi dirci che cos’è successo?» prega alla fine con tono disilluso.

Sibilla afferra le loro mani, le stringe convulsamente e inizia con aria profetica il racconto.

«Questa mattina stavo insegnando ai Ravenclaw e agli Hufflepuff del sesto anno, su, nella mia torre, e l’argomento era proprio la… la…». La professoressa aggrotta la fronte mentre Snape cerca di liberarsi dalla presa tentacolare della collega. «Catottromanzia» ringhia, muovendo appena le labbra e fissando con occhi minacciosi Minerva.

Sibilla stringe con maggior forza la mano del collega in segno di ringraziamento. «Sì! Catottromanzia! Avevo portato lo specchio per far ascoltare ai ragazzi una profezia e fargliela poi interpretare con una lettura da parte del loro Occhio Interiore…». Minerva si massaggia le tempie con la mano libera, cercando di ignorare la posa sacrale assunta dalla collega.

«Sono davvero desolato di dovervi lasciare in un momento tanto cruciale, ma la mia presenza è richiesta altrove». Snape cerca nuovamente di liberarsi dalla presa mentre la McGonagall, visibilmente risentita per quelle parole, lo fulmina con lo sguardo. «Severus! Non oserai…» minaccia, socchiudendo gli occhi e stiracchiando le labbra.

Snape ghigna. «Arrivederci Minerva. Sibilla…» le saluta, afferrando a sua volta la mano della professoressa di Divinazione per liberarsi. Sibilla si volta con gli occhi spalancati e, lasciando Minerva, rafforza la stretta sulle mani del collega, avvicinandosi al suo volto. «Guarda per terra» mormora con tono enfatico a pochi centimetri dal suo naso.

Snape alza un sopracciglio, irritato, mentre cerca di allontanarsi dall’odore di sherry proveniente dalla bocca della collega. «Prego?» domanda spazientito.

Sibilla muove la testa su e giù, accompagnando il gesto con versetti rauchi della gola. Si volta quindi altera verso Minerva per spiegare. «Guarda per terra» ripete, seria. «La profezia dello specchio. Per me» termina, acutizzando la voce e guardandosi attorno con aria circospetta.

La McGonagall sospira sconsolata, chiude gli occhi e cerca di mantenere il controllo non pensando al numero spropositato di compiti che avrebbe già corretto se non fosse stata disturbata. «E dunque, Sibilla, in cosa consisterebbe esattamente l’aiuto di cui hai bisogno?»

«Nel… guardare per terra» ripete con aria corrucciata la collega, rimpossessandosi compulsivamente della mano di un’incredula Minerva.

«Guardare per terra?» ripete scettico Snape, mentre un ghigno sinistro gli si dipinge sul volto. «Credevo che fossi capace di espletare da sola una tale attività. Almeno quando la dispensa della cucina non è rifornita di alcolici» mormora seccato.

Sibilla alza il mento, infastidita dalla velata allusione di Snape. «Oh sì, di solito sì» risponde altezzosa, per poi fissare con odio Minerva «E se non fosse per i tuoi studenti lo sarei anche adesso» conclude stizzita.

Minerva spalanca gli occhi, incredula. «I miei studenti?» mormora, ripensando velocemente ai Gryffindor che avrebbero potuto… oh, certo. Alza gli occhi al cielo, stremata. «Che cos’hanno fatto ancora i gemelli Weasley?» domanda decisa mentre intima con gli occhi a Snape di non intervenire. Severus si limita a stiracchiare le labbra e ad ascoltare con maggior interesse.

Sibilla tira su con il naso, ma cerca di mantenere un certo contegno. «I miei occhiali» dice alla fine, storcendo la bocca e assottigliando gli occhi per cercare di identificare i contorni dei colleghi. «Li avevo ieri, prima della loro lezione. Poi ho sentiti ridere quei due e a fine ora mi sono accorta che non ci vedevo più» termina con la voce incrinata.

«Non temere Sibilla», interviene Snape mentre fissa con divertimento Minerva, «sono certo che la nostra intransigente Vicepreside non permetterà che un atto del genere rimanga impunito, dico bene?»

Minerva si passa una mano sui capelli, attenta. «Ovviamente, Severus» risponde tranquilla. «Fred e George Weasley saranno puniti se risulterà che abbiano effettivamente sottratto quegli occhiali».

«La parola di una tua collega non ti sembra dunque una prova sufficiente?» la incalza Snape, ansioso di vedere quei due Gryffindor – o un qualunque altro odioso Gryffindor – in punizione.

Minerva scuote la testa mentre quasi con distrazione, schiocca le labbra, falsamente pensierosa. «Non vedo proprio come il fatto che stessero ridendo possa essere visto come una prova, Severus».

Sibilla storce un angolo della bocca, deformando l’espressione incredula che già regnava sul suo volto. «Ma… ma non è questo il punto!» dichiara infastidita. «Il vero problema è che, senza i miei occhiali, non posso guardare per terra e la profezia non si avvererà!» termina quasi in lacrime.

«E con ciò?» domanda secco Snape, senza perdonarle di aver interrotto la sua discussione con la McGonagall.

«Severus, Minerva…» implora con voce mielosa la Trelawney, «ho bisogno del vostro aiuto. Questa… questa potrebbe essere l’unica occasione per migliore la mia vita! Quella profezia potrebbe indicarmi il modo per conoscere il vero amore, per intraprendere la strada per raggiungere la felicità, per aumentare le mie già sconfinate doti divinatorie! Non posso, anzi, non possiamo permettere che non accada! Sarebbe un delitto verso tutta la popolazione magica! Sono certa che, assieme, il mio potere e i vostri occhi risolveranno questo dilemma e trionferanno!» conclude con gli occhi gonfi per lo sforzo di mettere a fuoco le figure di fronte a lei.

«Desolato» mormora Snape con disgusto prima di liberarsi dalla presa della collega e camminare a passo spedito verso la porta.

«Severus!» lo richiama la McGonagall, rincorrendolo. «Tu…»

«I tuoi occhi sono più che sufficienti, Minerva. Per quale ragione dovrei unirmi a questa riprovevole commedia?» la interrompe, brusco.

Minerva si liscia la fronte, soppesando con cautela le parole da usare. «Veramente io mi chiedevo se tu potessi aiutare Sibilla...»

Snape si volta lentamente e con voce incredula domanda: «Io

«Sì, tu» ripete convinta Minerva, mentre con le mani si sistema il lungo vestito scuro e lo fissa decisa negli occhi.

«Perché mai io?» richiede, facendo ben trasparire il ribrezzo che una tale affermazione ha suscitato in lui.

Minerva gli si avvicina con circospezione. «Perché domani c’è il consiglio docenti e, conoscendoti, sono certa che avrai già sistemato tutte le valutazioni mentre…» si blocca, indurendo l’espressione e stiracchiando infastidita le labbra.

«…mentre tu, quest’anno, sei in ritardo» termina Snape, visibilmente compiaciuto.

Minerva si limita a incenerirlo con gli occhi. «Bene, direi che siamo d’accordo allora» dice con aria sostenuta.

«Non proprio» continua viscido Snape. «Vedi, sebbene io abbia terminato la correzione dei compiti, questo non significa che il mio tempo possa essere sacrificato per una tale azione filantropica, non ti pare?» termina soddisfatto.

La McGonagall socchiude gli occhi, irritata.

«D’accordo» concede, decisa. «Flitt».

Snape stiracchia le labbra, interessato. «Continua» mormora, osservando con attenzione i movimenti di Sibilla che, spaesata dalla mancanza dei colleghi, cerca di raggiungerli superando la selva di banchi e sedie che non vede. Minerva fissa gli occhi del collega, seria. «Sospenderò la punizione che ha da scontare con me questo sabato per permettergli di giocare» termina, autorevole.

Snape ghigna soddisfatto. «Sono sicuro che Slytherin sia in grado di vincere contro la tua squadra anche senza il suo intervento» sibila. Minerva storce la bocca, pronta a ribattere, ma viene preceduta. «Tuttavia» riprende divertito il professore di Pozioni «chi sono io per impedire a uno studente di seguire la partita di Quidditch della sua Casa?» termina, appagato.

Minerva si limita ad annuire e sospirare, voltandosi poi verso la collega bloccata fra un banco e tre sedie. «Molto bene» sentenzia, raggiungendo Sibilla e aiutandola ad avvicinarsi alla porta senza ulteriori inconvenienti. «Sono certa che riuscirete a risolvere la profezia» mormora mentre lancia un’occhiata languida alla pila di pergamene che, minacciose, la attendono alla cattedra.

«Riuscirete?» ripete incredula Sibilla, cercando di capire chi sia l’alta figura nera in piedi di fronte a lei e alzando le braccia per tastarlo. Snape muove un passo di lato, infastidito.

«Sì, Sibilla. Tu e Severus sarete sufficienti per…»

«Oh no! No, no, no, no, no!» la interrompe concitata, «No! Minerva, non si può fare! Non funziona così! Devi esserci anche tu!» continua, allungando nuovamente le braccia verso la figura che, nuovamente, si allontana da lei.

«Ma…» tenta di giustificarsi la McGonagall, «io non…»

«Il tre Minerva!» dichiara solenne la Trelawney, interrompendo la caccia al profilo sfuocato di Snape. «Dobbiamo essere in tre per essere certi del risultato positivo della ricerca!» dichiara aprendo il pesante portone dell’aula e strisciando fuori.

Minerva sospira, affacciandosi all’uscio. «Ma… perché? Due persone sono più che sufficienti!» afferma speranzosa, imprimendo in quelle poche parole tutta l’autorità che ha imparato a esercitare da quando è Vicepreside.

Sibilla le afferra un braccio, possessiva, mentre alza la testa con aria saccente. «Il tre è il numero magico per eccellenza. Credevo lo sapessi» continua per poi aggrottare la fronte, allargare le spalle e alzare il mento.«Anzi, visto il ruolo che ricopri, dovresti saperlo» dichiara arrogante.

Le labbra di Minerva iniziano a tremare per il nervosismo mentre Snape, alle sue spalle, apre ulteriormente la porta dell’aula.

«Veramente credevo fosse il sette[3]…» ribatte la McGonagall con voce profonda.

«Ottima idea Minerva» sbuffa Severus alle sue spalle. «Andiamo ad arruolare per questa disperata impresa metà corpo docenti così da non essere gli unici immolati per questa ridicola profezia».

Prima di poter ribattere, uno strattone deciso di Sibilla la trascina fuori dall’aula mentre Snape, con un ghigno sadico, si chiude la porta alle spalle per poi seguire le colleghe a passo lento e a debita distanza.

Il ticchettio dei passi impettiti di Minerva si scontra con la cadenza ritmata del cammino di Snape mentre, fra i due, si frappone lo strusciare indeciso delle scarpe di Sibilla.

«Vedi qualcosa, Minerva?» domanda speranzosa l’insegnante di Divinazione, ancorandosi maggiormente al braccio della collega. «No» risponde secca la McGonagall, più infastidita che realmente attenta al pavimento della scuola. Sibilla schiocca le labbra, socchiude gli occhi, si piega in avanti e cerca di individuare qualcosa di anomalo.

«E adesso?» richiede in ansia. Minerva sbuffa. «Ancora niente» dice stizzita, infilandosi in un corridoio laterale. Sibilla aggotta la fronte. «Snape?» chiama fiduciosa. «Potrei mai contraddire quanto detto dalla nostra illustre Vicepreside?» ghigna l’uomo, lanciando un’occhiata di sfida alla collega.

Minerva chiude gli occhi, espira profondamente e spera – Oh, Merlino! – che quel tormento finisca presto.

«Certo sarebbe più facile trovare qualcosa se sapessimo cosa stiamo cercando…» mormora alla fine, tenendo le labbra socchiuse.

Sibilla si gratta la testa con la mano libera, si stropiccia gli occhi arrossati, mentre si lascia guidare dalla collega. «Vedo… vedo… il mio Occhio Interiore, la Profezia, guarda per terra!…» bofonchia a mezza voce. Minerva la squadra scettica. «Non potresti dire qualcosa di cui non siamo già a conoscenza?» domanda acida.

«Ci stavo arrivando» le risponde risentita la collega. «Dobbiamo cercare qualche oggetto che emani aura positiva - aura positiva, Minerva! E deve essere per terra» le spiega con aria autorevole.

«Oppure negativa» s’intromette Snape. «La profezia potrebbe anche indicare un qualche oggetto pericoloso per la tua integrità fisica e dunque salvifico per la nostra sanità mentale» termina, beandosi dell’espressione terrorizzata della collega che squittisce con voce acuta. «Ha ragione! Ha ragione, Minerva!» inizia a ripetere, strattonando il braccio dell’insegnante di Trasfigurazione e mettendo a dura prova la poca pazienza rimastale. «Oh, Severus! Se solo ti fosse stato concesso il dono dell’Occhio Interiore sono certa che saresti stato un ottimo studioso di Divinazione» dice sognante mentre si volta verso dove sente provenire i passi del collega. «Ma non temere» continua «non tutto è perduto. Se ti allenerai con costanza e dedizione, potrebbe accadere che, per caso, tu possa sviluppare una qualche, del tutto secondaria e marginale, inclinazione nel capire i potenti simboli della Divinazione» termina solenne.

Snape alza sdegnato un sopracciglio. «Grazie, Sibilla»dice con tono aspro «finalmente la mia vita ha uno scopo»

Sibilla gli sorride di rimando per poi voltarsi ad accarezzare con compassione la spalla di Minerva che, già nervosa, non riesce a trattenere un verso gutturale di disapprovazione.

Altri passi veloci e concitati si aggiungono al rimbombo del corridoio. Snape accelera la camminata, soddisfatto, mentre la McGonagall cerca di calmare Sibilla che, spaventata, ripete concitata che quei rumori sono premonitori di una disgrazia.

Severus, riconosciute le sagome in lontananza, si umetta le labbra, compiaciuto. «Non così in fretta, voi due» dice con tono ammonitore, beandosi del rimbombo che la sua voce produce nei corridoi della scuola.

I ragazzi si immobilizzano, gelati, per poi voltarsi lentamente verso il professore.

«Chi sono? Chi sono, Minerva?» domanda interessata Sibilla, strattonando di nuovo il braccio della collega che, dopo averli riconosciuti, teme per la clessidra presente in Sala Grande.

Snape li squadra arcigno. «Weasley e Granger, dunque…» mormora, mentre sente Minerva raggiungerlo alle spalle. «Oh, Potter. Ci sei anche tu...» ghigna, osservando la faccia seria del bambino «non ti avevo notato. Deve essere un’esperienza nuova per te passare inosservato». Harry si morde l’interno delle guance per evitare di rispondergli ma tiene gli occhi fissi in quelli del docente.

«Weasley? Un altro? E Granger, chi è Granger? Potter… è proprio quel Potter?» chiede concitata Sibilla.

«Che cosa ci fate voi tre in giro per i corridoi?» domanda sorpresa Minerva, «non dovreste essere in Sala Grande a cenare con tutti i vostri compagni?» termina, ignorando le parole che la collega le urla vicino alle orecchie.

«Beh… ecco» inizia Ron, subito aiutato da Harry «Sì, noi…»

«Ci siamo attardati in biblioteca, professoressa» completa brusca Hermione, dopo aver lanciato un’occhiata d’avvertimento agli amici. «Volevamo approfondire l’argomento trattato questa mattina e non ci siamo accorti del tempo che passava» termina pacata.

Minerva stiracchia le labbra in un debole sorriso. «Bene ragazzi, lodevole da parte vostra» dice soddisfatta. Hermione le sorride di rimando mentre Ron e Harry si lanciano un’occhiata densa di significati e ricordi – Filch che li insegue per i corridoi e loro due che si infilano in biblioteca per sfuggirgli, ad esempio, o Hermione che li guarda allibita e, controvoglia, fa loro posto al suo tavolo, sempre ad esempio -, trattenendo a fatica le risate. «Penso di poter soprassedere per questa volta ma – mi raccomando! – che non si ripeta» intima. Hermione china il capo in segno affermativo e inizia a spintonare gli amici lungo il corridoio.

«Cinque punti in meno a Gryffindor» borbotta Snape. Minerva lo fissa irritata. «Severus, sono studenti della mia Casa e ho appena detto che…» «bisogna tenere in ordine la propria divisa, Weasley» la interrompe con aria spudoratamente appagata, Snape. Ron si abbassa lentamente e, con le orecchie color porpora e afferra con rabbia i lacci delle scarpe.

«Oh, Granger» riprende la McGonagall guardando con occhi di sfida Snape, «ho appena corretto il tuo compito. Davvero un ottimo lavoro, approfondito, preciso e impeccabile». Hermione sorride esageratamente, mostrando gli incisivi sproporzionati e lanciando veloci occhiate di superiorità agli amici. «Direi che un lavoro del genere merita almeno cinque punti per l’impegno dimostrato. Dobbiamo pur gratificare in qualche modo le giovani menti appena entrate a scuola, tu non credi, Severus?»

Snape si limita a storcere appena un angolo della bocca verso la collega, insofferente.

«Potter? C’è ancora Potter?» ripete per l’ennesima volta la Trelaweney, stufa di essere ignorata.

Senza distogliere lo sguardo dall’undicenne, il professore di Pozioni china il capo verso la collega. «Sono costretto a rispondere affermativamente» mormora, nauseato.

«E Potter? Potter è per terra?» chiede alla fine la donna, dopo un lungo silenzio dovuto a una profonda riflessione.

Minerva sospira – oh, Merlino! – e si copre gli occhi con le mani mentre i tre ragazzini si guardano l’un l’altro, spaesati.

«Sì, – sebbene il suo ego tenda a elevarlo al di sopra di noi comuni mortali – sì, le sue scarpe stanno calpestando questo pavimento, Sibilla» afferma Snape, non nascondendo tutto il disgusto che prova in quel momento.

Sibilla si avvicina con passo insicuro verso il ragazzino, lo raggiunge, gli afferra il volto e si avvicina, socchiudendo gli occhi. «Potrebbe essere lui!» dice, isterica, rivolta alla collega. «Anzi, è lui, Minerva! Il mio Occhio Interiore lo vede chiaramente!» continua, mentre Harry, totalmente spaesato, aggrotta la fronte e cerca, delicatamente, di liberarsi dalla presa. Ron, intanto, sghignazza al suo fianco mentre Hermione, perplessa, continua ad alternare lo sguardo dalla strana insegnante alla McGonagall.

«Non diciamo sciocchezze…» borbotta alla fine l’insegnante di Trasfigurazione, per poi andare a separare la collega dal ragazzo che, libero, si massaggia dolorante le guance. «Potter è uno studente qualunque di questa scuola e, come ogni studente, calpesta questo pavimento» continua, cercando di risultare il più convincente e professionale possibile.

«Temo, Minerva, che Potter non abbia ben afferrato il concetto di qualunque…» sibila Snape appena un attimo prima che i ragazzi, dopo un cenno della McGonagall, spariscano alquanto perplessi lungo il corridoio.

«Quindi Potter non è l’oggetto della profezia?» mormora delusa Sibilla, riappropriandosi del braccio della collega. «No, Sibilla» afferma Minerva, sollevata. «Ma sarà l’oggetto della mia interrogazione di domani, se la cosa ti può consolare…» borbotta Snape a mezza voce, prima di essere fulminato dall’occhiata ammonitrice della Vicepreside.

«Eppure ero certa che fosse circondato da un’aura di negatività» commenta Sibilla, riprendendo lentamente a camminare, «e il mio Occhio Interiore non sbaglia mai».

«E’ da inizio anno che io lo ripeto, peccato che Minerva non pensi allo stesso modo…» sibila maligno Snape. La McGonagall china il capo di lato, apre la bocca, la richiude. No, la miglior vendetta sarà veder l’espressione di Severus sabato, quando la sua Casa sarà sconfitta da Gryffindor. Deve solo avere pazienza e otterrà la rivincita.

«Aspettate!» grida a mezza voce Sibilla, fermandosi a metà corridoio. «Sento qualcosa…sì!» spalanca gli occhi «delle vibrazioni!» conferma solennemente.

Il sopracciglio di Minerva si contrae in modo sinistro mentre la bocca è tirata e gli occhi guardano maligni in basso. «Forse è Mrs Norris che si struscia alle tue caviglie…» mormora rigida.

La professoressa di Divinazione, per nulla convinta da quelle parole, si accuccia per terra, avvicinando il volto al muso peloso e irritato dell’animale.

«La gatta di Filch?» domanda storcendo il naso e assottigliando gli occhi per dare una forma a quella macchia.

«A meno che non esista un’altra Mrs Norris con un perverso interesse per le tue caviglie…» chiosa Snape, annoiato.

La gatta, indispettita da tante attenzioni mentre cercava di sedare quel fastidioso prurito laterale, soffia verso il viso – troppo, troppo vicino! – della professoressa, miagola un avvertimento e torna a perlustrare altera il corridoio.

«Seguiamola!» decide risoluta Sibilla per poi afferrare il braccio di Minerva e strattonarla in avanti.

«Non mi metterò a pedinare un gatto!» cerca di difendersi la McGonagall e, contemporaneamente, si guarda attorno nella speranza che nessuno la possa vedere.

«Temi di essere accusata di tradimento verso la tua stessa razza, Minerva?» insinua Snape dietro di lei. La risposta della professoressa viene però interrotta dalla Trelawney. «Muovetevi! Dobbiamo seguirla! Ci porterà all’oggetto indicato dalla profezia!»

Superano un gruppo sparuto di studenti appena usciti dall’Aula Magna a fine pasto – e che vengono convinti da una minacciosa occhiata di Snape a tacere – per poi imbattersi in Dumbledore. Il Preside sta conversando amabilmente con Madama Pince riguardo i prossimi volumi da comprare per la biblioteca scolastica e, con un sorriso, saluta i tre insegnanti. Infine, incontrano in un corridoio la professoressa Sprout che, dopo aver sbattuto più volte le palpebre, si convince a chiedere conferma alla professoressa Vector su quanto visto. Septima però, scettica di natura, ingaggia curiosa una vera “caccia-allo-gnomo” riuscendo a coinvolgere anche il professor Flitwick.

«Adesso basta!» si ribella Minerva, stremata. «Tutto ciò è ridicolo!» dice indignata mentre Snape, alle sue spalle, biascica qualcosa riguardo il tanto decantato coraggio Gryffindor ma che l’insegnante di Trasfigurazione finge di non sentire.

Intanto Mrs Norris annusa interessata i piedi di un’armatura e Sibilla, estasiata, prega che le dicano dettagliatamente cosa sta facendo. La gatta, poi, riprende il proprio cammino, balzando agile in avanti e svoltando a un angolo che conduce verso la Torre dove si trova l’aula di Divinazione.

Minerva questa volta riesce ad opporsi agli strattoni della collega quando un miagolio acuto distrae le due donne dalla discussione. Mrs Norris li supera di corsa, sparendo veloce in fondo al corridoio.

Delle risate riecheggiano lungo le pareti mentre uno sgradevole odore di marciume si diffonde lento.

Minerva cammina con la fronte corrucciata fino all’angolo, seguita da un’instabile Sibilla e da Snape che giù pregusta le parole “punizione” e “Gryffindor”.

«Che cosa state facendo?» chiede con voce decisa Minerva verso le tre figure che, fino a un attimo prima, ridevano spensierate e si davano gioviali pacche sulle spalle. Snape, dietro di lei, ghigna sadico.

«Oh-oh…»

«Siamo nei guai…!»

«Via-via!»

I tre ragazzi iniziano a correre a perdifiato lungo il corridoio, ignorando i richiami sempre più acuti e minacciosi della Capocasa.

«Chi era? Cos’è successo? Dov’è Mrs Norris?» domanda incalzante Sibilla.

Snape si allontana dalla collega tanto quanto basta per non cadere vittima della sua tentacolare presa. «Oh, nulla di cui preoccuparsi seriamente, Sibilla. Solo i gemelli Weasley…» mormora maligno. «I Weasley?» ripete la Trelawney con una nota isterica nella voce. «E Lee Jordan che organizzavano uno dei loro soliti scherzi» prosegue Snape perfido, osservando con aria divertita la Vicepreside che, visibilmente alterata, stringe le mani a pugno. «Minerva?» la chiama, falsamente gentile.

«Questo… questo non è tollerabile!» dice la McGongalla con le labbra strette, osservando con disappunto le molteplici Stinking Pellets[4] disseminate lungo il corridoio. «Per questo loro gesto mi trovo costretta a togliere cinque punti a Gryffindor» dichiara sconfortata.

«Ciascuno, immagino» la punzecchia, Snape.

«Ciascuno» concede lei, torcendo il naso ed estraendo la bacchetta per gettare in un angolo del corridoio quelle disgustose palline.

«Quindi… quindi era questo che voleva dire la Profezia!» svela con aria sacrale Sibilla. «Grazie a Mrs Norris ho evitato di cadere vittima di uno di quei terribili scherzi e perdere così la mia reputazione di rispettabile insegnante di questa scuola!» termina, riavvolgendosi nello scialle e lasciando che alcune perline che lo ornavano cadano a terra, tintinnanti.

Snape si limita ad alzare un sopracciglio, scettico, mentre Minerva si sbriga a confermare l’incredibile intuizione avuta dalla collega.

In modo abbastanza sbrigativo, la McGonagall afferra un braccio della Trelawney e, a passo ostenuto, si incammina verso l’aula di Divinazione dove – finalmente! – potrà liberarsi della collega e riprendere a correggere i suoi temi. Merlino solo sa che notte l’aspetta!

Appena entrati nell’aula, una voce stridula e terribilmente conosciuta dà loro il benvenuto.

«Guarda per terra!» ripete quindi la voce, con aria sacrale.

Minerva si avvicina scettica allo specchio posto in centro alla stanza da dove il riflesso di una Sibilla sorridente – e con gli occhiali – ripete con aria austera «Guarda per terra

La vera professoressa Trelawney sbuffa sconsolata, lasciandosi cadere di peso su uno dei tanti cuscini della stanza.

«Se lo specchio ripete ancora la profezia significa… significa…» cerca di concludere la frase ma, non trovando le parole, rivolge gli occhi pesti e supplicanti verso Snape che, disgustato, distoglie lo sguardo. Delusa, la professoressa di Divinazione estrae a fatica una bottiglia di sherry e un paio di bicchieri da sotto il tavolo, versandosene generosamente.

«Guarda per terra! Su, su! Per terra, muoviti!» ripete la Sibilla dello specchio a Minerva che, innervosita, rivolge la superficie riflettente verso il basso. Una Sibilla era già troppo per quella scuola. «… significa che la profezia non si è ancora avverata» termina esausta prima di mettersi stancamente a sedere sulla sedia della cattedra. Ecco, se lo sentiva. Non finirà di correggere i compiti e non avrà abbastanza voti per la riunione del giorno dopo. Per la prima, la prima volta in tutta la sua carriera lei, Minerva McGonagall, sarebbe stata in ritardo nella consegna al Preside del primo quadro di valutazione. Oh certo, Dumbledore non era particolarmente fiscale. Ogni anno capitava che qualcuno chiedesse una proroga – l’anno scorso era successo al professor Binns, ad esempio, mentre ormai era consuetudine per Charity consegnare i suoi giudizi due settimane dopo gli altri. Ma lei, lei, non aveva mai, mai ritardato. Mai. Tranne quell’anno. Per colpa sua.

Minerva fissa con odio la collega, semisdraiata e sbuffante sui cuscini dell’aula mentre Snape girovaga disgustato per la classe, trovando molto più soddisfacente osservare l’aria scomposta e stressata della Vicepreside piuttosto che i vari drappi svolazzanti che adornano la classe. «A quanto pare dovremo riprendere le ricerche» infierisce, iniziando a camminare a passi lenti e lunghi attorno a Minerva. «Oh, sarà davvero una lunga notte, non credi, Min…» si blocca, abbassando lentamente gli occhi per quel sinistro rumore che ha sentito.

Minerva intanto, concentrata nel massaggiarsi ad occhi chiusi le tempie, sbuffa sconsolata. «Avanti Severus, perché ti sei fermato? Ti sei forse stufato di tormentarmi?» domanda indifferente.

«Oh no, Minerva» smentisce Snape, rialzandosi da terra «non oserei mai. Sono solo stato distratto da questi» dichiara, mostrando alla collega un paio di spessi occhiali.

La bocca della Vicepreside si apre sorpresa e, veloce, rialza lo specchio da dove la voce stridula di Sibilla continuava a ripetere: «Guarda per terra! Guarda per terra» come una cantilena. «Oh!» si blocca poi, sorpresa. «Ce l’avete fatta! Quanto ci voleva…» mormora, poco prima di scomparire in un delicato vortice argentato, risucchiata dentro lo specchio.

«Che è successo?» domanda incuriosita Sibilla, appoggiando il bicchiere e sporgendosi dal suo tavolino verso i colleghi.

Seversus e Minerva si scambiano appena un’occhiata d’intesa. «Succede, Sibilla» incomincia Snape, mentre la McGonagall si alza dalla sedia, «che la profezia non si riferiva ad altro se non a dove fossero finiti i tuoi occhiali che, con ogni probabilità» continua Snape, alzando il cordino rotto che li teneva solitamente assicurati attorno al collo della proprietaria «ti sono caduti durante la lezione di ieri» termina visibilmente infastidito e passando l’oggetto alla Vicepreside.

Minerva li prende con malagrazia e li fa indossare senza tanta cura alla collega. Sibilla sbatte un paio di volte le palpebre, si guarda attorno, mette a fuoco le figure scure e minacciose di fronte a lei.

«Ci vedo…» inizia a biascicare, tastando con le mani le lenti «Ci vedo!» ripete quindi con maggior convinzione. «Beh, ma lo avevo capito subito che la profezia era sugli occhiali» riprende poi, sorseggiando lo sherry. «Il mio Occhio Interiore aveva capito subito quale fosse il problema» termina, altera.

Minerva lascia la stanza a grandi passi e, decisa, inizia a scendere frettolosamente i gradini per raggiungere la sua aula e, soprattutto, i suoi temi.

«Buona notte, Minerva» la saluta sadico Snape dal pianerottolo in cima alle scale.

«Severus, Minerva!» chiama Sibilla, affacciandosi dalla porta e reggendo in equilibrio tre bicchieri e una bottiglia di vetro. «Dobbiamo festeggiare! Volete un bicchiere di… ma dov’è andata Minerva?» domanda sorpresa.

Snape ghigna, tenendo lo sguardo fisso sulle scale. «La nostra cara Vicepreside è dovuta andare a correggere dei compiti» dice, soddisfatto. La Trelawney esce dalla sua aula e fissa il collega attraverso gli spessi occhiali con aria corrucciata. «E’ da tutto il giorno che ripete di dover correggere quei temi. Minerva dovrebbe davvero prendersi una pausa» mormora. «Perché poi tutta questa fretta? Neanche ci fosse domani il consiglio docenti…» dice, mentre versa un bicchiere di sherry a Snape che lo accetta con un sorriso malevolo. «Perché le hai detto che Dumbledore lo ha spostato alla settimana prossima, no? Se non mi sbaglio ha dato a te l’incarico di avvertirla».

Snape sorseggia lento la bevanda per poi fissare impassibile la collega. «Ooops…» mormora sadico, prima di lanciare un’ultima occhiata alle scale.

 

 

 

QUINTO POSTO – Guarda per terra!, di lete89

Punti totalizzati
– 45/50

Trama: originalità e struttura – 5/5
Stile narrativo – 8/10
Sfruttamento del tema proposto – 5/5
Caratterizzazione dei personaggi – 10/10
Grammatica e sintassi – 9/10
Giudizio personale – 8/10


Trama: originalità e struttura

Minerva McGonagall deve assolutamente finire di correggere i compiti di Trasfigurazione per il consiglio docenti dell'indomani, perché trova inconcepibile chiedere la prima proroga in tanti anni di onorata carriera di insegnante. Peccato che Sibilla Trelawney, dopo aver ricevuto una misteriosa profezia, non sia dello stesso avviso. Un insolito "magico trio", composto esclusivamente da insegnanti – e che insegnanti! – unirà le forze per svelare un... mistero misterioso!


La trama di Guarda per terra! è davvero originale e divertente! La prima cosa che salta all'occhio è ovviamente la scelta singolare dei protagonisti, i tre professori meglio/peggio assortiti della storia: la severissima professoressa McGonagall, la svanita professoressa Trelawney e, ultimo ma non meno importante, il caustico professor Snape. L'unione di questi tre personaggi, oltre ad essere insolita, è anche estremamente azzeccata: l'autrice riesce ad armonizzare le loro caratterizzazioni senza mai sfociare nel parodico e, secondo me, il realismo della situazione – benché assurda, sotto certi versi – è proprio il punto di forza di questo racconto.

L'esasperazione della McGonagall è realistica, convincente e molto divertente. Le frecciatine tra lei e Snape sono divertentissime. Alcuni accorgimenti mi sono sembrati azzeccatissimi, come quando la McGonagall baratta la "libera uscita" di Flitt, facendo leva sulla risaputa passione di Snape per il Quidditch e, soprattutto, per la gloria della propria Casa. E così le battute sempre tra l'isterico e il drammatico di Sibilla Trelawney, che mettono a dura prova la pazienza degli altri due professori.

La conclusione del racconto è davvero deliziosa, sia per il modo con cui lete è riuscita a gestire la chiusura della profezia sia per lo scambio di battute finali tra Snape e la Trelawney: alla fine, infatti, la vera povera anima che ha visto la propria giornata rovinata dalla profezia è la McGonagall, anche se era indirizzata alla Trelawney. Finale a sorpresa che diverte sinceramente. Complimenti!

Stile narrativo


Ho penalizzato un po' lo stile narrativo.

Prima di tutto, sarebbe stato meglio se i professori fossero stati appellati o solo per nome o solo per cognome. Dato che il punto di vista è dei professori stessi che, al contrario degli studenti, hanno un rapporto un po' meno formale tra di loro, sarebbe stato meglio usare i nomi, per dare una sfumatura più marcata al PDV dei tre personaggi. È Harry che pensa alla McGonagall come "la McGonagall", ma la Trelawney si rivolge a lei come Minerva, e così anche Snape, anche se sempre con una punta di formalità. Invece nel racconto i due appellativi si alternano, il che è un po' fastidioso.

Attenzione inoltre alla aggettivazione. Vengono usati davvero troppi aggettivi, nell'ansia forse di sottolineare certe sfumature – il modo in cui si esprime la McGonagall, la goffaggine brilla della Trelawney... Ora, usare gli aggettivi di per sé non è sbaglaito. Il problema è che, essenzialmente, le parole sono VUOTE. È sempre meglio "mostrare" al lettore quello che succede, rispetto al "raccontare". Mi spiego meglio, avvalendomi di un esempio:

[1] Arianna entrò goffamente nella stanza.
[2] Arianna inciampò nello zerbino e caracollò in avanti. Si aggrappò allo stipite della porta per reggersi in piedi e arrossì, mentre faceva schizzare gli occhi a destra e a sinistra. Si raddrizzò e varcò la soglia. Cozzò contro il mobiletto dell'ingresso e si lasciò sfuggire un "maledizione!" tra i denti.
[3] Arianna entrò nella stanza: nel tragitto dalla porta al letto riuscì ad inciampare tre volte e a sbattere contro due spigoli diversi.
[4] Arianna entrò goffamente nella stanza:  nel tragitto dalla porta al letto riuscì ad inciampare tre volte e a sbattere contro due spigoli diversi.

Nell'esempio [1] ho "raccontato" che Arianna è goffa. Il lettore non può figurarsi chiaramente la goffaggine di Arianna: cosa vuol dire essere goffi? Che inciampa dappertutto? Che urta le cose? È goffa sempre o è solo agitata?
Nell'esempio [2] ho "mostrato" che Arianna è goffa, ma forse mi sono dilungata un po' troppo. Tutto dipende dalla scena che sto presentando: mi serve davvero essere così prolissa? Devo puntare davvero così tanto i riflettori sulla goffaggine di Arianna o mi serviva soltanto un ingresso semplice e un accenno di caratterizzazione?
Nell'esempio [3] ho "mostrato" che Arianna è goffa, economizzando sulle parole. In questo modo ho fatto entrare il personaggio, non mi sono persa troppo per strada andando ad elencare fatti non utili per la trama e ho anche abbozzato un accenno di caratterizzazione.
Nell'esempio [4] ho sia "raccontato" che "mostrato" che Arianna è goffa. Che senso ha? Ho solo ripetuto due volte lo stesso concetto, sono che "raccontando" ho sbrodolato delle parole per strada, rallentando la narrazione.

Attenzione quindi all'aggettivazione! Sparpagliare troppi aggettivi in giro a volte è controproducente, perché sacrifica ritmo e chiarezza e il lettore non riesce a figurarsi bene nella testa quello che intendi. "Essere goffi" sono solo parole. "Inciampare nello zerbino" è un'immagine.

Anche sui participi e sui gerundi è sempre meglio fare economia. Ad esempio:

Snape stiracchia le labbra, interessato. «Continua» mormora, osservando con attenzione i movimenti di Sibilla che, spaesata dalla mancanza dei colleghi, cerca di raggiungerli superando la selva di banchi e sedie che non vede.

Togliendo un po' di participi e gerundi:

Snape stiracchia le labbra, interessato. «Continua.» Intanto fissa Sibilla, che è chiaramente spaesata dal non riuscire a localizzarli nella stanza. Cerca disperatamente di raggiungerli arrancando in una selva di banchi e sedie che non vede.


Di per sé l'utilizzo di participi e gerundi NON è sbagliato, ma costringe a scrivere lunghiiissime serie di subordinate e principali, con conseguenti grappoli di virgole per distinguere i periodi. Bisogna fare un po' di economia! E non perché le parole costano un tot: le parole inutili, semplicemente, sono pesanti e rischiano di rallentare lo scorrimento della narrazione.

Sfruttamento del tema proposto


Il tema proposto è stato sfruttato in maniera brillante.

La Trelawney, con la sua bizzarra profezia, riesce a tirarsi dietro sia Snape che la McGonagall, anche se alla fine è quest'ultima a rimetterci. Ho trovato l'idea originale e divertente, ma soprattutto ben strutturata. Niente viene lasciato al caso e nessun episodio è lì per far numero, nemmeno il fatto che, all'inizio, la McGonagall stia correggendo i compiti in classe: alla fine ogni cosa ha un suo ruolo nella vicenda e arricchisce lo sviluppo in maniera frizzante e piacevolissima.

Ottima anche la scelta dei personaggi coinvolti: la Trelawney può sembrare un po' ovvia fino a un certo punto, ma penso che i veri protagonisti fossero Snape e la McGonagall. Insieme li ho trovati davvero simpatici.

Caratterizzazione dei personaggi


Nulla da eccepire in proposito. Tutti i personaggi hanno un carattere ben definito che si sviluppa durante il racconto senza mai venire in contraddizione con se stesso o con quello degli altri.

I dialoghi sono una nota particolarmente felice nel tutto, perché sono frizzanti, briosi e riescono a tratteggiare le sfaccettature della personalità dei tre professori in maniera articolata e mai noiosa. Ogni professore ha un proprio registro linguistico, un proprio lessico, una propria cadenza.

Particolarmente apprezzato il buon professor Snape, in tutto il suo sarcasmo. Ottimo lavoro.

Grammatica e sintassi

Ottima grammatica. La sintassi risente un po' del ricco uso di participi e gerundi, perciò spesso il  lettore si trova davanti a fare troppo lunghe e a concatenazioni di subordinate e di coordinate un po' difficili da seguire. Non troppo, certo, ma dato che la storia ha un buon ritmo e degli ottimi personaggi un rallentamento di questo genere si avverte subito.

Attenzione anche alla punteggiatura! Nel complesso, comunque, niente di grave. Ribadisco però che sono le piccole cose a fare la differenza. Dato che questo racconto mi sembra davvero molto buono ho segnato anche gli errorucci micragnosi :-P

Giudizio personale

Questo racconto mi è piaciuto molto. L'idea è originale, i dialoghi sono davvero gradevoli e la caratterizzazione dei personaggi è ottima. Mi sono dispiaciuti gli scivoloni sullo stile! Mi sento di dire una cosa, però: mi sembra che l'autrice sia in maturazione. Con questo voglio dire che ci sono alcuni aspetti, della sua mano nello scrivere, che mi sembrano ancora in fase "sperimentale"; magari è un'impressione mia, però credo che lete89 sia una di quelle persone che scrive davvero con piacere e a cui piaccia mettersi alla prova e migliorare. Penso anche che abbia molto talento e che servano solo un paio di accorgimenti per raffinare un materiale che, per quanto mi riguarda, è già molto promettente!

Sono felice di averla scoperta attraverso questo contest, e credo proprio che la seguirò con molto interesse per vedere gli sviluppi di questo potenziale. Davvero complimenti.



[1] Acutus: Incantesimo che trasforma un fiammifero in un ago. Da Harry Potter e la Pietra Filosofale.

[2] Catottromanzia: particolare tipo di Divinazione che prevede la previsione del futuro tramite l’utilizzo di uno specchio.

[3] Sette: è il numero magico più potente. Da Harry Potter e il Principe Mezzosangue.

[4] Stinking Pellets: Palline che emettono un cattivo odore usate per distrarre professori e prefetti. Sono in vendita nel negozio di Zonko. Da Harry Potter e il Prigioniero di Azkaban.

   
 
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