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Autore: Selhin    16/04/2010    14 recensioni
Come ha fatto Nihal a salvare Sennar dopo la caduta del Tiranno? Questa è la sua ultima battaglia, la sua ultima missione per poter finalmente vivere quella pace che ha sempre desiderato...
Dedicata a due care amiche, perchè siete speciali e vi voglio bene...
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nihal, Sennar
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nihal camminava nel buio più totale

Rating: Per tutti

Tipologia: One-shot

Lunghezza: 10.359 parole, titolo e parte tratta dal libro esclusi

Avvertimenti: Nessuno

Genere: Fantasy, Romantico

Disclaimer: Personaggi, luoghi, nomi e tutto ciò che deriva dalla trama ufficiale da cui ho elaborato la seguente storia, non mi appartengono ma sono di proprietà di Licia Troisi che ne detiene tutti i diritti. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro e, viceversa, gli elementi di mia invenzione, non esistenti in Licia Troisi, appartengono solo a me.

Note dell’ Autore: A fine storia

 

 

 

 

 

[ Quando mi svegliai da quel lunghissimo

sonno ero ignaro come un bambino

e molti credettero che fossi impazzito.

Dovetti imparare di nuovo a vivere,

rieducare la mia mente al mondo.

Quando mi trovarono ai piedi della Rocca,

accanto a me c’era Nihal.

E’ stata lei ad aiutarmi a tornare in me,

a ridarmi la vita e a farmi guarire.

 

  Credo che la differenza fra me e Aster sia tutta qui:

io ho incontrato sulla mia strada Nihal, lui no.]

 

 

Le Cronache del Mondo Emerso - Il Talismano del Potere

Licia Troisi

 

 

 

 

 

 

 

Save you

 

storia betata da Seiko e Akagi_san

 

 

 

 

 

 

 

 

  Nihal camminava nel buio più totale. Non sapeva da quanto le sue gambe avanzassero in quel nulla, non si sentiva stanca, non provava alcun tipo di dolore o affanno. Non sapeva dov’era e non riusciva ad orientarsi. I piedi si superavano l’un l’altro senza esitazioni, sempre allo stesso ritmo, e il ticchettio si avvertiva tutt’attorno come un eco, rimbombando nonostante l’assenza di pareti. Avrebbe voluto almeno sapere dove stesse andando, ma nemmeno la voce sembrava più volerne sapere di obbedirle.

Aveva paura, era sola.

Si sentiva soffocare in quel buio opprimente e le dava anche un vago senso di nausea. Voleva andarsene da lì, voleva riuscire a trovare un po’ di luce.

Lentamente, attorno a lei i contorni si delinearono, un breve chiarore illuminò il paesaggio che la circondava e lei poté finalmente distinguere forme e colori. Alzò lo sguardo violaceo e quello che vide la terrorizzò. Attorno a lei non c’era niente. Lo sguardo si perdeva su un orizzonte lontano aprendo la vista su un paesaggio morto. La terra era secca, crepata praticamente ovunque, grigia e fredda. Un velo di polvere danzava ad un palmo da essa e ovunque volgeva lo sguardo poteva vedere solo desolazione.

Non c’era traccia di vita attorno a lei.

Le sue gambe non avevano smesso di muoversi, continuavano ad avanzare decise e Nihal si sentì impotente. Non poteva fare altro che addentrarsi in quella nebbia, sperando solo alla fine di arrivare. Abbassò lo sguardo, rassegnata alla lunga camminata che l’aspettava.

Improvvisamente le arrivò alle narici un intenso profumo di fiori, forte e dolciastro.

Alzò finalmente lo sguardo e la vide.

Non sapeva descriverla ma assomigliava a una bolla, dritta davanti a lei. Una barriera luminosa, evanescente, avvolgeva qualcosa che Nihal non riusciva a vedere. Era da lì che proveniva l’essenza floreale.

Lentamente la raggiunse e una volta che vi si trovò davanti non poté trattenere l’istinto di alzare una mano per toccarla. La scoprì umida, calda, accogliente e la mano sembrava penetrarla con facilità.

Un piede si mosse, pronto a oltrepassarla, ma una voce lo fermò.  - Ferma, non devi farlo, Nihal!-

La ragazza si voltò, non credendo a quello che i suoi occhi le mostrassero. 

  - Laio?- disse la mezzelfo correndogli incontro felice di vederlo. Lui sorrise dall’altra parte della barriera e l’attraversò raggiungendola, restituendole l’abbraccio. Nihal non si capacitava di come l’amico potesse esserle di fronte. Lo guardò in viso. I riccioli biondi ricadevano sulla fronte e l’azzurro bambino delle iridi la guardava come se cercasse di dirle qualcosa senza parlare. - Ma com’è possibile?- aggiunse lei stringendolo più forte.

Laio la staccò dolcemente da sé e, guardandola, le strinse le spalle. - Non puoi più attardarti qui, Nihal. -

  - Di cosa stai parlando?- la voce della ragazza era confusa e lo sguardo che il ragazzo le lanciava la spaventò.

  - Devi tornare indietro, adesso.- il tono di Laio era lapidario, quasi speranzoso di non dover aggiungere altro, ma convincere Nihal non era cosa semplice.

  - Perché?- domandò infatti la mezzelfo. - Spiegami. Dove siamo?-

Lui sorrise ancora. - Non ha importanza adesso... - disse. -... ma devi tornare indietro. Non è ancora il momento per te di stare qui.-

Nella ragazza subentrò un lampo di confusione, paura e alla fine, comprensione. - Sono... morta?-

L’amico scosse la testa. - No, non ancora. Ma devi affrettarti. -

Lei chiuse gli occhi. E così era ad un passo dalla morte.

Aveva sconfitto Aster, ma a cosa era servito? Se lei era in fin di vita sicuramente anche Sennar...

  - E Sennar?- pronunciò quel nome intimidita guardando gli occhi dell’amico, timorosa della sua risposta. L’azzurro si rabbuiò, e Nihal ebbe paura. - Dimmi... è vivo, oppure è... -

Non riusciva nemmeno ad immaginare la morte di Sennar. Ma se lui non esisteva più a cosa era servito tutto quel dolore? Che ragione poteva avere per volere tornare?

All’improvviso sentì una forza invisibile trascinarla lontano dall’amico. Lo guardò, vide il suo sorriso e lo sentì dirle qualcosa prima di venire trascinata via, come risucchiata in un vortice.

  - Adesso vai e combatti per l’ultima volta, e poi, vivi Nihal.-

Quello che ne seguì fu solo un pesante e opprimente buio.

Silenzio.

 

 

  Avvertì il freddo del marmo contro la schiena ancora prima di prendere del tutto conoscenza. Lentamente i suoi occhi viola si aprirono, abituandosi gradualmente alla luce, e notò che era sdraiata su qualcosa di simile ad un altare. I muscoli le dolevano e si sentiva debole ma riposata, come se avesse dormito per molto tempo.

Dov’era?

Cosa le era successo?

Si tirò su a sedere, stropicciandosi gli occhi, e si guardò attorno riconoscendo la stanza come la sala d’armi dell’Accademia. Indossava la sua armatura e la spada nera scintillava adagiata al suo fianco. Lentamente poggiò entrambi i piedi a terra, ma quando provò ad alzarsi le gambe cedettero costringendola nuovamente a sedersi. Provò a scavare nella sua memoria, ma l’ultima cosa che ricordava era una pianura desolata e Laio. Escluso il suo nome, non ricordava niente. Solo una frase le rimbombava nella mente.

  Finché avrai al collo questo talismano, tu vivrai. Non perderlo mai perché significherebbe la morte.

Portò una mano al petto e sentì qualcosa di freddo sfiorarle la pelle. Prese l’oggetto e guardò il Talismano. Le pietre rifulgevano la luce del pomeriggio e le parvero anche più brillanti dell’ultima volta che le aveva viste. Preferì non indagare troppo sulla frase che ricordava, quindi provò nuovamente ad alzarsi. Dopo un terzo tentativo riuscì a reggersi in piedi e lentamente, un passo incerto dopo l’altro, raggiunse la porta con il fiatone.

Si aspettava di trovare qualcuno di guardia alla porta, ma i corridoi parevano deserti, non avvertiva suoni nelle vicinanze e si apprestò a raggiungere l’ingresso mentre la luce del sole faceva scintillare l’armatura. Ma perché diavolo aveva indosso quell’abbigliamento?

Camminò per un po’ e si appoggiò al muro stanca per riprendere fiato. Le sembrava strano il non aver incontrato anima viva durante quel tragitto, seppur breve. Poi notò i suoi capelli: erano lunghi, o per lo meno lo erano più dell’ultima volta che li aveva visti, adesso le sfioravano le spalle. Ma com’era possibile?

Un urlo interruppe il silenzio dei suoi pensieri. Erano grida strane, sofferenti. Seppe di conoscere quella voce, ma non riusciva ad associarla a nessuno. Poi un altro rumore alle sue spalle, l’urto del metallo sul marmo freddo del pavimento. Si voltò spaventata e incontrò uno sguardo che conosceva bene. A terra, una spada giaceva abbandonata e si udiva ancora l’eco della sua caduta.

  - Nihal?- disse, insicura, la voce dell’uomo di fronte a lei.

La ragazza lo fissò per un tempo indeterminato, poi il suo primo istinto le disse di corrergli incontro come una bambina. Ma le forze non glielo permisero e cadde rovinosamente a terra. Lui fu subito pronto al suo fianco e l’aiutò a rialzarsi.

  - Ido?-

Lui scosse la testa. - Non è possibile... - e prima che potesse dire altro sentì le braccia della mezzelfo stringerlo con forza. Restò immobile, imbambolato a sentire il corpo caldo della ragazza a contatto con il suo. Era viva.

La circondò a sua volta con le proprie braccia, più corte e più forti di quelle di lei.

  - Bentornata.-

E per la prima volta dopo tanto, pianse.

 

 

  Ido la portò nella sua stanza, e dopo averla praticamente costretta a letto tra una protesta e l’altra da parte della ragazza, le portò qualcosa da mangiare che lei divorò affamata. Dopo, lo gnomo si assicurò delle condizioni della mezzelfo. Non aveva un graffio ed esclusa quella lieve amnesia, stava bene.

Ido si tranquillizzò, ma Nihal divenne inquieta. Iniziò a fare al suo maestro mille e più domande a cui lui rispondeva con monosillabi e cenni del capo.

  - Insomma, Ido!- sbottò la ragazza. - Si può sapere che accidenti ti prende?-

Lo gnomo si rabbuiò in viso e non rispose. - Ido?-

Nihal era sempre più ansiosa, poi finalmente lo gnomo decise di parlare, e lo fece senza mezzi termini. - Hai ucciso Aster, Nihal. Il Mondo Emerso è salvo grazie a te.-

La notizia era splendida a suo modo, eppure Nihal non provò né gioia né orgoglio per l’impresa compiuta. Si sentì vuota, come se in realtà non avesse affatto salvato il mondo. Lasciò lo gnomo libero di continuare.

  - Subito dopo, ciò che lui aveva creato con la magia è andato distrutto. La Rocca è crollata, e tu con essa. Quando ti abbiamo trovata... - la voce dello gnomo s’incrinò.

  - Cosa, Ido?- lo esortò lei. Avvertiva l’ansia, la preoccupazione ma soprattutto il dolore che provava il suo maestro.

  -... non respiravi, non ti muovevi. Eri fredda, sotto la polvere il tuo viso era pallido come quello di un morto e persino il tuo cuore non batteva più. Ho creduto che... -

Ido si coprì l’occhio con la mano cercando di cacciare nuovamente le lacrime. Si sentiva un vecchio come tanti e non voleva che Nihal lo vedesse in quello stato. La ragazza si stupì della reazione del suo maestro e dovette cacciare anche lei le lacrime asciugandosi gli occhi con il dorso della mano. Dunque, il sogno fatto era reale. Laio le aveva impedito la morte, ma forse non solo lui.

  - Quanto tempo è passato, Ido? Da quanto stavo in quello stato?- la voce era insicura, non era certa di volerlo sapere davvero.

Lui la guardò e le sorrise. - Un mese, Nihal. Per un mese ti abbiamo creduta morta, ma il tuo corpo non mostrava i segni della morte, sembrava dormissi. Soana ha impedito che ti dessero l’elogio funebre che avresti dovuto ricevere, l’ha fatto perché era convinta che tu avessi ancora qualcosa da fare, che non fossi morta... Sono contento che avesse ragione.-

La ragazza abbassò lo sguardo stordita. Aveva appena scoperto di essere rimasta in uno stato di morte apparente per un mese, e chissà nel frattempo cosa era accaduto, quante cose si era persa. Ma perché Laio le aveva impedito di proseguire, cosa doveva fare ancora? Era stanca, non aveva più voglia di usare la spada né tantomeno di vedere la sofferenza fra la gente. Adesso c’era la pace, ma non poteva essere tutto rosa e fiori. Si piangevano i caduti, si ricostruivano le città, si curavano i feriti e gli ammalati. Ma quale sarebbe stato il suo posto adesso, in quel mondo smisurato e finalmente libero. Quale poteva essere il suo ruolo?

Ido si alzò e la obbligò a dormire un po’, lasciandola sola nella stanza, avvolta dalle coperte che avevano l’odore del suo maestro. Si sentì al sicuro, e vinta dalla stanchezza, si addormentò.

 

 

  Si svegliò di soprassalto, nelle orecchie le stesse urla che aveva udito quel pomeriggio.

Non riuscendo a spiegarsi se appartenessero alla sua fantasia oppure no, decide di andare a controllare di persona,

Rabbrividì al contatto con il pavimento gelido e si alzò incurante del freddo e della debolezza alle gambe. Uscì dalla stanza e dopo qualche passo s’imbatté in qualcuno che si aggirava furtivo quanto lei.

  - Nihal, che diavolo fai in giro a quest’ora?-

Lei lo guardò confusa. - Potrei farti la stessa domanda, Ido.-

Lo gnomo scosse le spalle. - Non riesco a dormire... -

  - Io ho sentito delle urla. Le avevo già sentite oggi quando mi sono svegliata, prima d’incontrarti, ma pensavo fossero solo frutto della mia fantasia... ma adesso le ho sentite di nuovo.-

  - Che sciocchezza... - rispose lui con un sorriso. -... sarà stato il vento.-

Sì, forse lo gnomo aveva ragione, ma Nihal non era di certo una stupida ed era convinta che quello che aveva sentito fosse tutto fuorché il vento. Lo guardò nell’unico occhio che il maestro aveva e lo sfidò silenziosamente. Vinse, perché lo sguardo di Ido si abbassò come se non volesse guardarla oltre, come se nascondesse qualcosa di importante.

  - Che sta succedendo, Ido?-

Lo vide alzare le spalle. - Niente, Nihal. Torna a dormire.-

Ma mentre lei continuava a fissarlo in cerca di una risposta più plausibile di un semplice “niente” un altro grido interruppe quel contatto visivo. Entrambi si voltarono verso il piano superiore. L’urlo veniva da lì. La mezzelfo guardò il suo maestro. - Cosa mi stai nascondendo, Ido?-

Non attese la risposta e si lanciò su per le scale il più velocemente possibile, lo gnomo al suo seguito. - Aspetta, Nihal!- l’afferrò per un braccio e la costrinse a fermarsi. Adesso lei era debole e lui poteva costringerla ad ascoltarlo, finalmente.

  - Dammi retta, almeno per stanotte lascia stare, ti spiegherò tutto domani.-

Ma lei era testarda, e questo lui lo sapeva fin troppo bene. - No, adesso mi dici che sta accadendo! Chi è che urla in questo modo? Non sembra nemmeno un essere umano... -

La ragazza vide il suo maestro abbassare mesto lo sguardo, ma non le lasciò andare il braccio nemmeno per un momento. Sospirò. - E va bene, ma ciò che ti dirò non ti piacerà affatto.-

  - Invece di parlare come un oracolo, dimmi che sta succedendo. E fai in fretta, Ido.-

Lo gnomo sospirò ancora e si sedette sugli scalini in attesa che Nihal seguisse il suo esempio. Quando furono l’uno di fianco all’altra evitò di guardarla direttamente e tenne lo sguardo fisso sulle sue mani. - Queste urla... appartengono a Sennar, Nihal.-

  - Ero convinta che lui fosse... -

  - Morto?- Ido sorrise. - No, è vivo. Ma lo è solo nel corpo, perché quello che è in quella stanza... - indicò la fine del corridoio alle loro spalle. -... quello non è Sennar.-

Nihal sentì una paura folle invaderla, iniziò a tremare. - Che intendi?- Chiese, ma non era sicura di volerlo sapere. Aveva lottato tanto, aveva rischiato la vita, era sopravvissuta alla morte. E per cosa? Una vita senza Sennar non aveva senso. Ma Ido aveva detto che era vivo, forse era solo ferito. Cercò di essere ottimista.

  - Il Tiranno... deve avergli fatto qualcosa, oltre alle torture fisiche. Quando vi abbiamo trovati, avevate entrambi perso i sensi. Ma se dopo qualche giorno tu non accennavi a svegliarti, Sennar invece aprì gli occhi dimostrando di essere vivo ma... - la voce gli s’incrinò. - Non è più lui, Nihal.-

Tra i due calò un silenzio pesante dettato dalle ultime parole dello gnomo.

Ido si maledì. Nihal era appena tornata alla vita e doveva scoprire una verità così terribile troppo presto. Voleva che fosse felice finalmente, ma sembrava che il destino si accanisse contro di lei sempre e comunque.

La mezzelfo invece non riusciva a pensare a niente. Non aveva capito appieno le parole del suo maestro e non sapeva cosa pensare. Sennar era vivo, questo era l’importante. E sarebbe guarito, doveva guarire, le aveva promesso una vita assieme, doveva mantenere quella promessa. Si alzò.

  - Voglio vederlo.-

 

 

  Prima di entrare nella stanza, Ido si raccomandò a Nihal di non dire e fare niente di avventato.

  - Sennar ha bisogno di tranquillità attorno a sé... e molto probabilmente, vedendoti, non avrà una bella reazione. Ma tu non prendertela, non è perché sei tu... -

Lei annuì decisa e spaventata, il cuore le batteva talmente forte da farle male. Poi Ido bussò piano alla porta, a rispondere fu la voce sottile di Soana.

  - Sì?-

Lo gnomo aprì piano la porta. - Si può?-

Soana sorrise nel vederlo e annuì, ma quando vide Nihal alle sue spalle si alzò in fretta dalla sedia.

  - Nihal, ti sei svegliata!- c’era entusiasmo nella voce eppure il tono rimaneva basso, come in un sussurro.

La ragazza le sorrise quando la maga la raggiunse, e l’abbracciò. - Sono passata oggi, dopo che Ido mi ha detto che... ma stavi dormendo, e ti ho lasciata riposare.-

Nihal era felice di aver ritrovato anche Soana, ma adesso c’era qualcos’altro che doveva fare.

  - Sono qui per Sennar.-

La maga abbassò lo sguardo. - Certo, si è appena addormentato però... -

  - Soana è l’unica che riesca a tenerlo calmo, usando un po’ di magia.- spiegò Ido.

  - Sì... - rispose lei. -... ma per quanto ancora ci riuscirò?-

Si voltò verso Nihal e la guardò. - Se sei pronta, va pure avanti... -

La mezzelfo entrò nella stanza e si avvicinò al letto seminascosto da un armadio a due ante. Tutto era avvolto dalla penombra, solo poche candele illuminavano l’ambiente.

Ciò che vide nel letto la lasciò confusa e perplessa. Sennar dormiva tranquillo come se fosse la pace fatta a persona. Aveva una fasciatura alla testa e una che spuntava sulla spalla da sotto la tunica, ma per il resto pareva star bene. Nihal iniziò a ridere sollevata e si voltò verso Ido e Soana che la osservarono confusi.

  - Ma sta benissimo, mi avete fatto uno scherzo orribile. -

S’inginocchiò davanti al letto per guardare meglio il ragazzo. Il suo Sennar. Al suo risveglio gli avrebbe raccontato del terribile scherzo, avrebbero riso assieme e avrebbero iniziato la loro vita felice, in qualche modo. Gli passò una mano fra i capelli rossi e a quel contatto gli occhi azzurri del mago si aprirono e si puntarono su di lei.

  - Scusami Sennar, non volevo svegliarti... - gli disse Nihal con voce dolce. - Sorpresa! Sono ancora viva, visto? Pensavi davvero di esserti liberato di me?-

Nihal lo abbracciò senza pensarci troppo, ma a quel contatto il corpo di Sennar s’irrigidì. Nihal si scostò da lui stranita e lo guardò confusa. Negli occhi azzurri lesse solo paura. Nessuna traccia d’amore e dolcezza.

  - Sennar, cos’hai?- Nihal era spaventata, lo sguardo del ragazzo era diverso. Improvvisamente lui si prese la testa fra le mani ed iniziò a urlare. Lo stesso urlo straziante che Nihal aveva sentito quel pomeriggio e poco prima. Lo vide mordersi le labbra fino a farle sanguinare e contorcersi per un dolore apparentemente inesistente. Poi Nihal vide del sangue inzuppare la fasciatura sulla gamba, quella che era stata ferita, quella che lei aveva cercato con tanta fatica di guarire, quella che stava quasi per ucciderlo. Provò ad allungare una mano per cercare di calmarlo, ma non appena gli occhi del mago si puntarono sui suoi, lui si ritrasse terrorizzato.

Soana intervenne. - Nihal, è meglio se esci adesso.-

  - Ma... - provò lei, e la maga la fermò. - Non ora, Nihal. Qui ci penso io, forza vai.-

Nihal restò impietrita a guardare Sennar e sentì appena la voce di Ido che le diceva di seguirlo, mentre la trascinava fuori, nei corridoi, giù per le scale e infine nella sua stanza.

 

 

  L’indomani mattina Nihal si alzò dal letto all’alba. Non aveva dormito nemmeno un istante, era rimasta immobile a fissare il soffitto e a ripensare a quello che era accaduto con Sennar. Ancora non riusciva a crederci.

Per cercare di togliersi l’immagine dei suoi occhi azzurri terrorizzati decise di uscire per fare una passeggiata. Forse mescolarsi con la confusione di Makrat le avrebbe giovato. Ma dopo essersi inoltrata nella città non seppe dove andare, così vagò per un paio d’ore senza meta.

Era inutile, in qualsiasi posto andasse non faceva altro che pensare continuamente a Sennar e ai suoi occhi. Alla sua paura, no, al suo terrore nel vederla. Ido le aveva spiegato che non era dovuto a lei, che Sennar aveva subito una qualche tortura mentale da parte del Tiranno eppure...

Aster.

Ripensò al volto del suo nemico e, improvvisamente, capì. Ora tutto era chiaro, ora forse poteva spiegare la paura del ragazzo di guardarla. Era ovvio, il suo viso da mezzelfo, il colore dei suoi capelli, erano simili a quelli del suo torturatore, se non identici.

Sennar aveva paura di lei perché gli ricordava il Tiranno.

Si sentì vuota, colpevole e si odiò ancora una volta per la sua natura da non umana. Se non avesse lasciato Sennar in quella grotta niente gli sarebbe mai accaduto.

Alzò lo sguardo e si stupì del luogo in cui si trovò ma non ci pensò due volte ad entrare. Forse rivedere il suo più caro amico non poteva che farle bene.

 

 

  Il ticchettio degli stivali della ragazza si udiva regolare all’interno della scuderia. Avanzò per qualche metro guardando gli altri draghi riposare tranquilli. Poi, alla fine, vide lo gnomo chino su un drago imponente e rosso come brace ardente.

  - Ido.- lo chiamò e il suo maestro si voltò a guardarla per nulla stupito di vederla lì.

Si alzò per salutarla. - Come stai?-

Nihal sorrise. - Ho bisogno di riflettere.-

  - E’ giusto.- dopodichè la ragazza si voltò a salutare Vesa, il drago del suo maestro. - E cosa pensi di fare, adesso?- le chiese lui.

La mezzelfo lo guardò. - Adesso ho bisogno di vedere Oarf. Sapere che almeno lui sta bene potrà aiutarmi.-

Lo gnomo acconsentì e le disse di seguirlo. - Quando ti abbiamo trovata e ti abbiamo portata nella sala dell’Accademia, Oarf è rimasto al tuo fianco per giorni nonostante le ferite. Non erano gravi, ma non voleva farsi toccare da nessuno.- raccontò mentre raggiungevano un’altra scuderia lì accanto.

  - Davvero?- Nihal era sorpresa ma anche commossa.

  - Puoi giurarci. Molti hanno rischiato di venire inceneriti, alla fine abbiamo lasciato perdere, dopotutto è il tuo drago ed è giusto che sia testardo e ostinato come il suo Cavaliere.- Ido sorrise e Nihal rispose divertita. - Molto divertente.-

  - Poi, una sera si è alzato e si è allontanato. Per un paio di giorni è sparito, non so dove sia stato ma poi, una mattina l’ho trovato addormentato al fianco di Vesa che mi guardava dicendomi di non fare domande e di lasciare perdere. Penso che Oarf sia andato a volare lontano per cercare di togliersi dalla mente la tristezza che provava per te. Aveva già avuto un Cavaliere ed era morto, non sopportava l’idea di avere perso anche te che prima di essere il suo Cavaliere eri sua amica.-

Nihal ascoltava la storia rapita, non poteva immaginare il dolore che avrebbe potuto provare lei se fosse stato Oarf in fin di vita. Come doveva essersi sentito?

  - Poi gli abbiamo curato le ferite, che seppur non fossero gravi erano state trascurate. E alla fine si è rintanato in questa scuderia ed è da allora che non esce... accetta solo la presenza mia e di Soana.-

Ido aprì la porta e lasciò che fosse solo Nihal a entrare.

  - Oarf, c’è una visita per te. E non fare lo scontroso... ti piacerà!-

Poi lo gnomo si rivolse alla ragazza. - Cercate di farvi forza entrambi, Nihal.- detto ciò, chiuse la porta e lasciò la mezzelfo sola con il suo drago.

La stanza non era molto grande, era buia e l’aria sapeva di chiuso. Poco distante da lei poteva riconoscere la figura di Oarf accoccolato su se stesso. Si avvicinò e lui alzò la testa di scatto per guardarla.

  - Oarf... sono io.-

Nihal tese una mano per accarezzargli il muso e incontrò la sua pelle coriacea, tiepida e squamosa esattamente come la ricordava. Oarf riconobbe subito quel tocco e guardò la mezzelfo incredulo. Nihal lesse anche una lieve commozione nello sguardo ardente del drago e lei stessa sentì un groppo alla gola. Gli circondò il collo con le braccia esili. - Mi dispiace di averti fatto preoccupare. Sono tornata e non ti lascerò più, te lo prometto.-

Oarf restò immobile, poi lasciò andare il muso dolcemente sulla spalla della ragazza. Si erano ritrovati. Un Cavaliere e il suo drago.

 

 

  - Ehi Oarf, vacci piano! Sono ancora convalescente, ricordi? “Nihal, colei che è tornata dalla morte” ti dice niente? -

La ragazza strinse di più le gambe sul corpo del drago che sfrecciava nel cielo ad una velocità cui Nihal non era più abituata. Ma le piaceva. Adorava quella sensazione di libertà che aveva sempre provato calcando i cieli con il suo drago. Le piaceva sentire il vento batterle potente sulle guance, le ali di Oarf tendersi, il sentirsi un tutt’uno con lui.

Lui era felice - lo capiva dai suoi movimenti, da come correva nel cielo, dai giochi che creava attorno alle nuvole - e anche lei lo era. Ma c’era una nota stonata in mezzo a tutto quello. Mancava qualcosa e Nihal sapeva perfettamente cosa fosse. Mancavano due braccia che la stringevano per la paura di cadere, mancavano le grida di paura per l’altezza e la velocità. Sia lei, sia Oarf sapevano che in quella felicità mancava qualcuno.

Sennar.

  - Tu lo sai cosa gli è accaduto, Oarf?-

La ragazza sapeva che non c’era bisogno di spiegare di chi stesse parlando, Oarf la capiva perfettamente, ma rispose con un mugolio lieve. Nihal sospirò e si lasciò cadere sul dorso del drago, il quale aveva diminuito la velocità. Si sentiva a pezzi, come avrebbe fatto a resistere?

Come avrebbe potuto vederlo ancora ridotto in quello stato?

Come poteva guardare quegli occhi così spaventati da lei?

  - Non posso farcela, Oarf... -

Silenziosamente le lacrime uscirono a sua insaputa dagli occhi viola, bagnandole il viso pian piano e senza accorgersene, sprofondò in un sonno pesante dovuto alla stanchezza che l’aveva colta di sorpresa.

Quando aprì gli occhi si ritrovò nella stessa cella buia e umida dove Sennar era stato torturato e imprigionato sotto il Tiranno. Ma di lui non c’era traccia. A terra, poco distante da lei, stava del sangue scuro e un odore di muffa e putrefazione le dava la nausea.

Improvvisamente la cella si trasformò in una foresta. Attorno a lei erano rimasto ben poco di quello che dovevano essere stati alberi. I tronchi erano squarciati e anneriti. A terra si riversavano dei corpi del tutto irriconoscibili. La radura dove Sennar aveva usato per la prima volta la magia proibita.

E di nuovo l’ambiente attorno a lei cambiò, ma questa volta si ritrovò in una grotta. Quella grotta.

Nihal si avvicinò all’altare dove Sennar stava addormentato. All’improvviso il ragazzo aprì gli occhi azzurri e li piantò in quelli di lei. Sorrise e si tirò su a sedere.

  - Sennar... -

Nihal lo abbracciò e si stupì di sentirlo così caldo, così vivo. Il suo odore, la morbidezza del suo tocco, il suo respiro. - Che succede, Nihal?-

Il tono del ragazzo era divertito e lei si sentì morire dalla felicità. Quella era proprio la sua voce, quanto gli era mancata. Lo strinse più forte. - Niente, volevo solo abbracciarti.-

Lui la staccò dolcemente per guardarla negli occhi. - Va tutto bene. Siamo insieme adesso.-

  - Ma questo è un sogno, vero?- domandò lei con timore mordendosi un labbro.

Sennar sorrise. - Forse.-

  - Allora, non voglio svegliarmi.-

Nihal lo strinse di nuovo e appoggiò il viso sul suo petto. Il battito del suo cuore forte e regolare la rilassò. - Puoi non svegliarti se lo desideri... - iniziò lui accarezzandole i capelli. -... ma, Nihal, io stesso ho lottato tanto. Ho resistito e, nonostante tutto, sono ancora vivo. Non ho intenzione di arrendermi, ma non posso farcela da solo.-

Nihal si staccò nuovamente e lo guardò. - Ma, io... -

  - Quindi puoi restare qui, con me, in questa grotta, in questo sogno... oppure affrontare la realtà.- continuò il ragazzo serio.

  - Ma il mondo è così crudele senza di te.-

Lui le sorrise ancora. - Lo so. Ma abbiamo lottato tanto e per tanto tempo. Vuoi che finisca così? Vuoi lasciarti andare e rinunciare alla felicità che ci spetta? Io posso combattere ancora, ma ho bisogno di te.- le accarezzò una guancia con il pollice poi la baciò.

Per un istante il tempo attorno a loro si fermò. Nihal ricordò com’era stare con lui, stare fra le sue braccia, sentire il tocco delle sue labbra. E quando si staccarono si sentì male, disperata che quel momento fosse già giunto al termine. Lo guardò negli occhi, gli occhi che lei amava e, improvvisamente, vide del sangue scendergli dalla fronte.

Guardò le mani del ragazzo che andavano a riempirsi di ferite, il viso era offuscato dai lividi e dal sangue scarlatto, e prima di lasciarsi andare al terrore lui le strinse le spalle. - Aiutami!-

Nihal alzò di scatto la testa con un urlo e Oarf si spaventò di quella reazione improvvisa. Rivoli di sudore freddo scendevano dalla fronte della ragazza, aveva il fiato corto e il battito del cuore accelerato.

Un incubo.

O un messaggio?

Chiuse gli occhi, strinse il medaglione nella mano e tentò di calmarsi respirando lentamente. Quando li riaprì la sua voce era stranamente decisa. - Oarf, torniamo all’Accademia. Sennar ha bisogno di me.-

 

 

  - Sei sicura, Nihal? Sei certa di farcela?-

Soana guardava confusa la mezz’elfo che le appariva decisa come quando era comparsa nella sua casa a chiederle d’insegnarle la magia. Sorrise al pensiero e desiderò che tornasse al più presto spensierata com’era allora, piena di sogni e speranze. Ora aveva un sogno ben più importante che fare il guerriero, adesso desiderava solo vivere.

  - Sono pronta.-

La maga lasciò entrare Nihal nella stanza. - Non esagerare.- poi chiuse la porta lasciando da sola la ragazza.

Avanzò di qualche passo e raggiunse il letto dove Sennar stava addormentato come se fosse la persona più serena del mondo. Sorrise nel vederlo, prese una sedia, e aspettò che lui si svegliasse.

Come avrebbe reagito questa volta nel vederla?

Avrebbe urlato di terrore?

L’avrebbe guardata con diffidenza?

O sarebbe stato il Sennar che lei conosceva?

Sperava per l’ultima opzione, desiderava con tutto il cuore che il ragazzo si svegliasse come se nulla fosse. Ricordandosi di lei, chiacchierone e allegro com’era sempre stato. Ma era un sogno, un’illusione sulla quale Nihal non doveva fare troppo affidamento o non avrebbe resistito, non sarebbe riuscita a guarirlo. Restò così, immobile, immersa nei suoi pensieri, a fissarlo per un paio d’ore. Le piaceva guardarlo dormire, le faceva dimenticare la realtà terribile con cui doveva confrontarsi al suo risveglio. Ci aveva messo tanto, troppo, per capire di amarlo e adesso non avrebbe rinunciato.

  - Ce la faremo, Sennar.- sussurrò piano accarezzandogli i capelli.

Si appoggiò sulla coperta di lana, stringendo la mano del ragazzo, e chiuse gli occhi assopendosi cullata dal respiro regolare di lui.

Un urlo la svegliò di soprassalto, la mano corse al fianco per istinto, ma non aveva la spada con sé. Alzò la testa e vide due occhi azzurri guardarla terrorizzati. Sennar se ne stava rannicchiato su se stesso, per quanto la gamba glielo concedesse, cercando di allontanarsi il più possibile da lei. Nihal cercò di tranquillizzarlo con la voce più rassicurante che avesse. - Stai calmo, non avere paura... -

Ma il ragazzo si rannicchiò ancora di più e come conseguenza di ciò la ferita si riaprì macchiando di sangue la bendatura immacolata. Urlò, dolore e paura erano mescolati e Nihal non sapeva cosa fare.

  - Non mi avvicino se è questo che ti preoccupa... voglio solo che tu stia tranquillo. La ferita sulla gamba si è riaperta. Non ti fa male?- disse lei indicando la fasciatura insanguinata ma senza distogliere gli occhi dai suoi. La sua era una sfida, se abbassava lo sguardo era finita.

Sennar respirava a fatica per il dolore e sembrava non capire niente di quello che lo circondava. Gli occhi erano fissi in quelli della mezz’elfo, aveva ancora paura ma sembrava più tranquillo di prima. Nihal provò ad avvicinarsi di poco e di nuovo il ragazzo si rannicchiò terrorizzato, facendo sanguinare ancora di più la ferita.

  - Oh, insomma Sennar! Lo vuoi capire che se fai così non fai altro che peggiorare la situazione? Non voglio farti niente di male, non potrei mai.- sbottò lei alla fine. Sulle prime pensò di aver peggiorato le cose ma dovette ricredersi perché lui sembrava spiazzato. O forse era solo paralizzato dalla paura. Lei si avvicinò e riuscì a bendargli nuovamente la ferita seppure Sennar fosse spaventato.

Poi, quando era già tramontato il sole, Soana entrò nella stanza.

  - Posso?-

Vide Nihal seduta sulla sedia intenta a fissare il ragazzo che le restituiva lo sguardo con altrettanta intensità ma anche con un senso di astio. La cosa non le piacque e costrinse la ragazza a uscire dalla camera.

  - Cosa stai combinando?-

Nihal alzò le spalle. - Non vuole che io mi avvicini, Soana! Ho faticato a fasciargli la ferita che si era aperta per l’essersi agitato inutilmente dopo avermi vista... -

  - Nihal... devi andarci cauta con lui, o otterrai l’effetto contrario.- le disse la maga guardandola negli occhi. Era seria. - Adesso va a riposarti, ci penso io a lui... -

  - Ma... - iniziò a protestare la mezz’elfo e Soana la liquidò con uno sguardo duro.

  - D’accordo... posso almeno dirgli una cosa?-

Non diede a Soana nemmeno il tempo di rispondere che era entrata nella stanza. Sennar stava ancora rannicchiato sul letto e non appena la vide il suo volto si dipinse nuovamente di terrore. Era determinata e forse sì, poteva anche mettere paura in quel momento. Puntellò le braccia sul letto e fissò gli occhi in quelli di lui.

  - Sennar, io non mi arrendo. Ho lottato troppo, ci ho messo troppo per capire di noi. Non lascerò perdere facilmente, che tu lo voglia oppure no, io sarò qui ogni giorno finché non tornerai in te.-

Uscì dalla stanza seguita dallo sguardo di Sennar, spaventato ma anche vagamente incuriosito.

 

 

  Qualche settimana dopo, nel silenzio della stanza, Sennar guardava Nihal di sottecchi. Se ne stava tranquilla su una sedia a leggere, o forse solamente sfogliare, un libro. Tutti i giorni la ragazza entrava nella stanza, si sedeva e stava lì, come in attesa che lui facesse o dicesse qualcosa.

In realtà, Sennar voleva parlare, sentiva il desiderio di farlo, ma non ci riusciva, non sapeva come fare. La gamba gli doleva ogni minuto, non sapeva chi fosse, non aveva la minima idea di ciò che lo circondava, all’inizio sapeva solo che quella ragazza gli faceva paura. Non sapeva cosa fosse la paura in realtà, ma quando la vedeva provava un forte senso di disagio e il desiderio di allontanarsi da lei era forte. Qualcosa in lei lo terrorizzava. Non ricordava niente, la sua mente era vuota, escluso solo un ricordo. Un luogo buio e umido, alcuni capelli blu calare su degli occhi d’un verde intenso e spaventoso.

Al solo pensarci rabbrividiva.

Inizialmente la mezzelfo aveva provato a raccontagli degli episodi che avevano vissuto insieme, ma lui sembrava non capire quello che lei cercava di spiegargli. O forse, era solo troppo spaventato. Così aveva deciso che sarebbe stata lì ogni giorno, cercando di abituare Sennar alla sua presenza e al fatto che lei non avesse alcuna intenzione di fargli del male.

Ma era quasi passato un mese, e iniziava a dubitare di potercela fare. Per questo quel giorno non era ancora riuscita a guardare il ragazzo negli occhi. Aveva paura di non trovarci niente del Sennar che conosceva, non voleva avere la certezza che lui non sarebbe mai tornato.

Alla fine sospirò chiudendo il libro. - Io lo so perché hai paura di me... - disse in un sussurro senza guardarlo. Dentro di sé sapeva che lui non la capiva, eppure sperava con tutta se stessa che invece potesse accadere il contrario. -... Ti ricordo il Tiranno, Aster. E’ lui che ti ha fatto questo, ed è comprensibile che lo associ a me. Lui era un mezzelfo e sì, mi somigliava.-

Poi, finalmente, lo guardò. Sennar le restituiva uno sguardo indecifrabile tra il timore e la curiosità, ma non accennava a muoversi o a fare altro.

  - Ma lui non c’è più, Sennar. Ed io non ti farei mai del male... Sì, una volta ti ho ferito. La cicatrice sulla tua guancia, sono stata io a procurartela.- gli occhi azzurri continuavano a fissarla ma Nihal non sapeva cosa pensare di quello sguardo. - Ma è stato tanto tempo fa. Adesso è tutto diverso... - lentamente delle lacrime iniziarono a scenderle sulle guance e la voce le tremò. - Io ti amo... -

Si portò le mani sul viso e pianse singhiozzando come da tanto tempo non faceva.

Poi qualcosa le sfiorò la pelle, un tocco, rapido, quasi inesistente. Alzò lo sguardo. Sennar si era sporto verso di lei e aveva allungato una mano per cercare di asciugarle le lacrime, o forse solo per capire cosa fosse quella strana acqua che le usciva dagli occhi. Lo sguardo del ragazzo adesso era preoccupato. Che volesse consolarla?

Nihal restò immobile per qualche istante, poi si alzò e si sedette sulla sponda del letto. Sennar si ritrasse come al solito, ma solo per un attimo, forse per istinto, poi allungò nuovamente la mano verso il viso di lei.

Le dita di Sennar erano fredde e procurarono un senso di piacere alla pelle calda della ragazza, ma non era solo per quello. Il solo fatto che Sennar la stesse sfiorando per un suo desiderio e senza forzature, la rendeva felice, le faceva credere che forse il miracolo poteva accadere davvero. Chiuse gli occhi e assaporò quelle emozioni, immaginò di ritrovarsi davanti il volto sorridente del suo Sennar una volta riaperti, di sentirlo parlare, chiamarla per nome.

Ma la voce non era solo nella sua testa.

  -... N... Ni... -

La mezzelfo aprì velocemente gli occhi e guardò Sennar che muoveva le labbra velocemente. Sembrava affaticato da quel piccolo movimento, stava provando a parlare? Cosa voleva dire?

  - Cosa, Sennar?- gli chiese lei, ma lui non sembrò ascoltarla.

  -... Ni... Ni... hal... - alla fine lo disse, in un sussurro.

Lei lo guardò ma gli occhi azzurri di Sennar ancora non erano quelli che lei conosceva, che amava. Mancava la profondità, la limpidezza e la sincerità che gli occhi di Sennar trasmettevano tutte le volte che la guardava, mancava quell’amore di cui lei aveva disperatamente bisogno. Ma nonostante tutto, il miracolo poteva accadere.

Gli prese la mano fra le sue e lo lasciò ripetere il suo nome altre volte.

  - Sì, Sennar. Sono Nihal... -

Poi si spinse oltre e lo abbracciò, piangendo, sentendo la voce del ragazzo continuare a ripetere il suo nome. La voce che lei amava stava lentamente tornando.

, il miracolo stava accadendo.

 

 

  La pioggia era fitta e cadeva con durezza bagnandole il mantello. Si rifugiò sotto il piccolo porticato indecisa sul da farsi. Dall’interno dell’abitazione proveniva un vago rumore di stoviglie e lei si sentì male. Ma non aveva fatto tutta quella strada per niente.

Doveva farlo.

Inspirò a fondo, poi si decise a bussare, nella mente il volto di Sennar.

Sentì alcuni passi, poi la porta si aprì poco. Spuntò una donna molto bella, minuta, i capelli raccolti da un fermaglio, un abito semplice e due iridi verdi piene di vita. Nihal notò immediatamente la somiglianza, quella non poteva che essere sua madre. La donna la squadrò non capendo cosa volesse da lei una ragazza tutta inzuppata di pioggia e a quell’ora tarda.

  - Mi dispiace irromperle in casa a questo modo, ma devo parlarle di qualcosa che riguarda suo figlio.- la voce di Nihal tremò e la donna sembrò capire quello che lei intendeva.

Le aprì la porta e la fece entrare senza porle alcuna domanda.

 

 

  Nihal se ne stava immobile, lo sguardo fisso sul liquido bollente nella tazza di porcellana. La donna invece era seduta dall’altra parte del tavolo e beveva la sua tisana con tranquillità. La mezzelfo, di tanto in tanto, alzava lo sguardo su di lei notando ogni volta quanto di Sennar c’era in quella semplice donna. Dai lineamenti al colore di capelli, nei gesti e anche nel silenzio. Nihal non aveva mai conosciuto la propria madre e, guardando quella donna, si sentì triste come quando da ragazzina chiedeva continuamente a Livon di parlarle della donna che l’aveva messa al mondo. Persino Eleusi, che l’aveva accolta e l’aveva trattata come una figlia, e che aveva visto quanto fosse amorevole con il figlio Jona, aveva un’aura diversa da quella della donna che le stava di fronte. Si sentì in colpa per quello che si stava per apprestare a fare. Come avrebbe reagito? Ma lei aveva davvero il diritto di darle una notizia del genere?

Poi lo sguardo di Nihal si posò accanto, su una ragazza che doveva essere un pò più grande di lei. Kala, la sorella di Sennar. Lui gliene aveva parlato qualche volta, ma non era mai stato un discorso che gli piaceva intraprendere. Se ne stava senza dire una parola e fissava Nihal senza vergogna.

  - Cosa è accaduto a Sennar?- le chiese infine la donna senza mezzi termini.

Le mani di Nihal si strinsero sulla tazza bollente.

Sospirò. - Sennar... è un eroe. Se non fosse per lui, adesso il Mondo Emerso non conoscerebbe la pace.-

La donna la guardava non riuscendo a capire cosa volesse quella strana ragazza. Non sapeva nemmeno chi fosse, eppure sentiva di potersi fidare.

  - Ma purtroppo il giorno della battaglia è stato ferito. Il Tiranno gli è entrato nella mente e adesso... - la ragazza prese respiro cercando di farsi coraggio. - A lungo ho creduto che non sarebbe mai tornato quello di prima. Non parlava, non ne era capace. Ha perso quasi completamente l’uso di una gamba, ma non è per questo che non riesce a camminare, sembra quasi che non ne sia capace. E’ come un bambino. -

Nihal alzò lo sguardo sulla donna e vide che aveva gli occhi lucidi. - Mi dispiace, ma pensavo che fosse giusto farvelo sapere, che fossi io a dirvelo. Perché se non fosse stato per vostro figlio, io ora non sarei quella che sono. Ma farò di tutto per farlo tornare quello di prima, l’ho giurato a me stessa, e adesso lo giuro a voi. -

Kala la interruppe. - Vuoi dire che mio fratello non si ricorda di noi?-

Nihal scosse il capo. - Non si ricorda niente, nemmeno il suo nome. Il Tiranno gli ha completamente annullato la mente.-

Un magone strinse la gola di Nihal spezzandogli la voce.

  - Capisco... - Kala si alzò e lasciò la stanza e né Nihal né la donna dissero niente. Poi, la madre di Sennar, si avvicinò a Nihal e la strinse in un abbraccio.

  - Non so chi tu sia, ma certamente sei sincera. Sento il tuo dolore e capisco che sei legata a mio figlio. Ti ringrazio per essere venuta di persona a darci questa notizia.-

Nihal la guardò. - Dovevo farlo. Ma lo salverò, glielo prometto.-

La donna sorrise guardandola. - Come ti chiami?-

  - Sono Nihal, della Terra del Vento. -

A quel nome la donna sgranò gli occhi. - La fidanzata di mio figlio è colei che ha ucciso il Tiranno?-

Nihal arrossì. - Non... non sono la sua fidanzata, almeno credo... -

Poi sentì la donna ridere di gusto. - Non volevo metterti in imbarazzo, sono solo rimasta colpita. Grazie, per averci salvati.-

La mezzelfo la guardò di nuovo. - Se non fosse stato per Sennar, io non ci sarei mai riuscita.-

 

 

  Sennar aprì gli occhi lentamente, abituando le iridi chiare alla luce abbagliante che proveniva dalla finestra. Spostò lo sguardo lungo la stanza, una figura stava al suo fianco ad armeggiare rumorosamente, impegnata. Guardò meglio, aspettandosi di trovare la solita strana ragazza con i capelli blu, ma quando riconobbe la figura di Soana chiuse nuovamente gli occhi.

Non ne conosceva il motivo, ma sentiva di potersi fidare solo di quella ragazza, di essere legato a lei in qualche modo. Per questo riusciva a dire solo il suo nome.

Soana si accorse all’improvviso che il mago si era svegliato e gli sorrise avvicinandosi e sedendosi sul letto.

  - Come ti senti?-

Il ragazzo si ritrasse intimorito ma la maga non si scompose. Sapeva che Sennar non aveva veramente paura di lei, ma era il mondo intero a terrorizzarlo. Lui si limitò a guardarla, poi volse lo sguardo fuori dalla finestra.

All’improvviso ebbe il bizzarro l’impulso di essere lì, fuori, sotto i raggi del sole. Allungò una mano verso la finestra e provò ad alzarsi, Soana intervenne subito.

  - Vuoi uscire? Non so se ci riesci... -

Lo aiutò a sedersi sul letto, ma notò che gli occhi azzurri del ragazzo erano sempre fissi sulla finestra. La maga si domandò cosa fosse meglio fare, come avrebbe agito Nihal. Poi si alzò ed uscì dalla stanza senza che Sennar togliesse gli occhi dal paesaggio fuori dalla finestra.

Tornò poco dopo accompagnata da Ido. Lo gnomo sembrava confuso e poco convinto sulla decisione della donna, ma dopo un primo sguardo, concordò con lei. Stare un po’ all’aria aperta non poteva che giovare al ragazzo.

Così, dopo parecchi minuti, riuscirono a farlo alzare dal letto. Dapprima Sennar non aveva voluto saperne, aveva paura di loro e di ciò che volevano fargli, ma era troppo debole per ribellarsi. Una volta in piedi, la gamba ferita iniziò a dolergli, mentre quella sana era ancora debole e non reggeva sotto il suo peso. Così Ido e Soana faticarono non poco, ma alla fine riuscirono a farlo uscire dal palazzo e lo portarono nel cortile assolato. Non c’era quasi nessuno, tutti si davano un gran daffare per cercare di mantenere la pace e persino gli allievi dell’Accademia collaboravano aiutando i feriti, ricostruendo le città e cercando di ristabilire l’ordine. L’Accademia non aveva più un Supremo Generale dopo la morte di Raven, ed erano i maghi del consiglio a tendere le redini per il momento.

Quando Sennar si ritrovò fuori, ebbe paura. L’aria che gli entrava nei polmoni era strana, diversa da quella che aveva respirato fino a quel momento, era forte e intrisa dei profumi più svariati.

Avvertiva oltre le mura del palazzo una gran confusione, urla che dapprima lo inquietarono risvegliando in lui i ricordi sopiti della prigionia sotto il Tiranno.

Soana e Ido decisero di farlo sedere su un muretto quasi al centro del piazzale, sotto il sole. Era appena iniziata la primavera ed esso riscaldava appena le guance dal freddo pungente. Sennar chiuse gli occhi e assaporò il tepore dei raggi come fosse la prima volta, e in effetti, per lui era davvero così. Spirò un vento forte che lo colpì in pieno viso e gli scompigliò i capelli rossi. All’improvviso si vide nel cielo, il vento gli sferzava sul viso, forti gocce di pioggia gli inzuppavano i vestiti, ma lui si sentiva felice e terrorizzato al tempo stesso. Stringeva Nihal davanti a lui e insieme cavalcavano un grosso animale d’un verde pallido.

Riaprì gli occhi spaventato.

Cos’era stato?

Un sogno o un ricordo?

Si guardò le mani e capì di avere stretto davvero quella ragazza. Che quello che aveva visto era accaduto davvero. E senza che ne comprendesse la ragione si sentì triste, le lacrime iniziarono a scendere sulle sue guance e sentì in lui il desiderio che la mezzelfo fosse lì.

 

 

  Nihal montò su Oarf sotto lo sguardo incredulo della madre di Sennar. Era da quando suo marito era ancora vivo che non vedeva un drago da così vicino. La meraviglia passò e l’attenzione della donna si concentrò sulla ragazza con i capelli dalle strane sfumature blu e le orecchie appuntite. La salvatrice del Mondo Emerso. Ancora non credeva possibile che quella ragazza fosse legata a suo figlio, ma si sentiva orgogliosa di lui. Desiderò con tutto il cuore che le parole di Nihal si tramutassero in realtà e che riuscisse a guarirlo come promesso.

  - Allora vado. La ringrazio ancora.-

Nihal guardò la donna che tanto le ricordava Sennar e sorrise. - Grazie a te. Fa buon viaggio, e stai attenta.-

La mezzelfo annuì e Oarf spiccò il volo.

Salì in alto, la giornata era splendida, il cielo era limpido e il sole aveva preso il posto della pioggia del giorno prima. Nihal sorrise al pensiero che l’indomani avrebbe rivisto Sennar. Chissà quanti progressi poteva aver fatto in quei due giorni!

Osò sperare che gli fosse tornata la memoria, si sentiva positiva dopo aver conosciuto la madre del mago. Aveva capito quanto una madre potesse amare i propri figli e quanto potesse dimostrarsi forte anche nei casi disperati. Sperava solo di riuscire a mantener fede alla promessa fattale il giorno prima.

 

 

  Tic. Tic. Tic.

Una goccia, il suo suono monotono e logorante.

  Tic. Tic. Tic.

Gli premeva nella testa come un chiodo battuto ripetutamente dal martello.

  Tic. Tic. Tic.

Aveva già sentito quel suono prima. Era sicuro di avere già provato la sensazione di quel ticchettio che gli rimbombava nel cervello.

  Tic. Tic. Tic.

Aprì gli occhi, si trovava in una stanza buia e maleodorante. Conosceva quel luogo, anche troppo bene, e sapeva da dove aveva origine quella goccia. Sangue.

  Tic. Tic. Tic.

Si aspettava di avvertire dolore in tutto il corpo ma quando mosse un braccio non sentì niente, nessun bruciore, nessun indolenzimento. Stava bene. Riecheggiò però il rumore di una catena e capì di essere legato ad ogni arto. Non avvertiva però la gamba sinistra.

  Tic. Tic. Tic.

All’improvviso si aprì piano la porta, cigolando, e lasciando entrare una luce abbagliante agli occhi del ragazzo. Sbatté le palpebre più volte per abituarsi, poi riconobbe la figura che, immobile, sovrastava l’arco di luce.

  Tic. Tic. Tic.

La figura entrò nella stanza chiudendosi la porta alle spalle e rendendo nuovamente il buio sovrano della situazione. Il ragazzo avvertì il suono di passi che si avvicinavano, poi il respiro caldo sul viso.

  - Non sembri stare bene... -

  Tic. Tic. Tic.

 

 

  Nihal e Oarf erano in viaggio da parecchie ore, il sole aveva iniziato la sua calata verso il tramonto, tutto sembrava proseguire tranquillo e i due procedevano rilassati: la guerra era finita e finalmente si poteva viaggiare in tutta tranquillità nel Mondo Emerso.

L’entusiasmo di Nihal sembrava avere contagiato anche il drago che volava spedito rotolandosi nell’aria di tanto in tanto, giocando con le nuvole come un cucciolo. La mezzelfo raramente aveva visto Oarf comportarsi così e si convinse che anche lui potesse essere ottimista almeno quanto lei.

  - Dai, Oarf. Ancora poco e possiamo fermarci a riposare.-

Il drago rispose aumentando la velocità e riuscendo a fare urlare di gioia il suo Cavaliere. - Non pensavo fossi così entusiasta di tornare all’Accademia, c’è qualcosa che non so?-

Oarf rallentò l’andatura e Nihal ringraziò il cielo per questo, non avrebbe retto molto a quella velocità. - Non mi dirai che è per Sennar, vero? Sbaglio o non ti è mai piaciuto... perché questo cambiamento?-

Nihal rise vedendo l’espressione del drago mutare. Se avesse avuto il dono della parola, quasi sicuramente le avrebbe risposto di farsi i fatti suoi, scorbutico com’era. E quel pensiero fece ridere la ragazza ancora di più.

Entrambi non potevano certo immaginare quello che stava accadendo in quel momento al mago.

 

 

  La voce era strana, infantile, troppo innocente per l’aura malvagia che ne emanava il portatore. Sennar alzò lo sguardo e trovò davanti a sé due iridi verdi, splendenti e terrificanti. Lo fissavano senza lasciar trapelare la minima emozione. Ebbe paura, molta paura.

Aster si avvicinò a lui. Sennar, inaspettatamente, riusciva a scorgere i lineamenti della figura che gli stava di fronte nonostante il buio della stanza, e restò impietrito nel constatare quello che in realtà la sua mente aveva già capito. Un bambino.

Poteva un bambino emanare una tale forza malvagia?

  - Mi dispiace, Sennar.- disse con voce sommessa guardandolo amareggiato. - Te l’ho detto, ricordi? Non volevo accadesse questo, sei stato tu a costringermi a farlo... -

Il ragazzo non capiva quello che il bambino stesse insinuando. Era terrorizzato e non riusciva a pensare a niente che non fosse la paura per quello strano essere diabolico.

Aster allungò una mano a sfiorargli la guancia, la pelle gelida a contatto con la sua bollente.

  - Perché l’hai fatto? Perché difendere un sentimento così superficiale, così effimero come l’amore... a cosa ti ha portato proteggerla?-

 

 

  Improvviso, rapido, quasi invisibile.

Nihal distinse le frecce che veloci puntavano verso di lei solo quando era ormai troppo tardi per evitarle. Alcune si fermarono violente sulle ali di Oarf, il drago ruggì di dolore e iniziò la lunga caduta. Anche Nihal era stata colpita e avvertiva i sensi, lentamente, abbandonarla.

E mentre precipitavano vide tre uomini sotto di loro guardarli soddisfatti, esultanti.

Uno di loro urlò. - L’abbiamo presa! A morte colei che ha distrutto il nostro Signore!-

Aster, ancora tu?

Il talismano si perse nella caduta, separandosi dal suo collo, e Nihal perse del tutto i sensi ancora prima di avvertire lo schianto del suo corpo contro alcuni alberi della foresta che stavano sorvolando. Mancava così poco all’Accademia.

 

 

  Sennar non sapeva cosa rispondere. Deglutì a fatica e Aster continuò.

  - Ti stai ponendo mille quesiti adesso, lo so, lo sento. Non sai né chi sei tu, né chi sono io e questo ti spaventa, ti terrorizza ma credimi... se sapessi la mia identità, sarebbe stato anche peggiore. Non credere che sia venuto qui per redimermi, credo ancora nei miei ideali, sono ancora totalmente convinto che questo mondo sia destinato alla distruzione. Ma per te, questa comprensione, è ancora troppo lontana. Un giorno capirai, Sennar, comprenderai e rimpiangerai di aver scelto l’amore. -

Il bambino ritrasse la mano, poi si diresse verso le catene che stringevano con una forza fredda i polsi del mago. Sciolse la prima, liberandogli la mano destra e lasciandola cadere esanime.

  - Voglio farti un regalo, però, Sennar. Ti ammiro, sei come me quando avevo la tua età. Sei pieno di sogni, pieno di speranze, d’amore e illusioni ed è per questo che invertirò ciò che ti ho fatto, riportandoti alla vita. -

Aster sciolse anche l’altra catena e il ragazzo cadde a terra cercando di riprendere fiato, la voce infantile alle sue spalle. - Ma quando, un giorno non troppo lontano spero, ci rincontreremo, mi dirai se ne è valsa la pena. Se l’amore ha davvero avuto senso nella tua vita, se i tuoi sogni saranno rimasti immutati e le tue speranze ancora vive dentro di te. Oppure ammetterai a te stesso che tutto ciò per cui hai lottato è stato inutile. -

Il Tiranno adesso era davanti a lui, gli occhi verdi puntati dritti in quelli azzurri. - Adesso vai, la mezzelfo ha bisogno di te. Ma ricordati di questo momento per quando mi rivedrai.-

Appoggiò entrambe le mani sulle tempie di Sennar sprigionando una forte e accecante luce rossa. Il ragazzo urlò per il dolore, le mani del bambino erano diventate incandescenti e poi, Sennar, avvertì quella sensazione terribile e familiare. Aster stava entrando ancora nella sua mente, ma non per distruggerla, non per violarla e farla sua. No, questa volta era per ricostruire.

Il mago aprì gli occhi e vide il Tiranno fissarlo con i suoi occhi di smeraldo, sentendo ancora la sua voce.- E allora, forse, saprai rispondere alla mia domanda: esiste la salvezza per questo mondo?-

E infine cadde addormentato o, forse, finalmente sveglio dall’incubo.

 

 

  - E si sa chi sono i responsabili?-

Soana guardò Ido, che stava seduto al suo fianco, annuire stancamente. - Sembrano uomini che combattevano per il Tiranno e che sono sopravvissuti il giorno della caduta della Rocca.-

La maga sospirò mentre alzava lo sguardo verso la luna piena sopra di loro. La notte era fredda eppure sentivano il bisogno di restare svegli a godere di quel silenzio. - E cosa vogliono?-

  - Probabilmente vendetta. Hanno già saccheggiato due abitazioni e aggredito dei mercanti qui nei dintorni di Makrat... pare siano in tre. Sinceramente, sono un po’ preoccupato perché non riusciamo a trovarli.-

I due rimasero in silenzio per qualche istante, ognuno incapace di proferire parola. Era già difficile la situazione attuale del Mondo Emerso anche senza che dei traditori continuassero a far scorribande per conto del Tiranno. In più, c’era la loro preoccupazione per Nihal, che doveva essere di ritorno per il giorno che arrivava, ma soprattutto per Sennar che non mostrava miglioramenti e sembrava ormai perduto.

Quando Soana tornò a guardare davanti a sé, fu come se i suoi pensieri si trasformassero in realtà. Restò immobile per un paio di secondi, poi prese Ido per un braccio. - Ido, quello... quello non è Sennar?-

Lo gnomo seguì le indicazioni della donna e non appena vide il ragazzo arrancare verso di loro sulla sua faccia comparve la stessa espressione di lei. - S-Sembra di sì... -

  - Sta... camminando?-

Ido si alzò e lo raggiunse confuso e incredulo. - Sennar, che diavolo?-

Il ragazzo lo guardò senza smettere di camminare. - Mi serve un cavallo, Ido... e alla svelta!-

Soana si lasciò scappare un urlo nel sentirlo parlare mentre lo gnomo pareva sempre più confuso.

  - Tu, parli?-

Sennar gli lanciò un’occhiata indecifrabile. - Che diavolo di domande fai? Muoviti, Nihal è in pericolo... -

Fu Soana a correre verso le stalle in preda al panico e a recuperare qualcosa ben più veloce di un cavallo: Vesa. Le parole di Sennar l’avevano spaventata, ed era ancora confusa sentendolo finalmente parlare. Quando tornò dai due, col fiatone, Ido non sembrava essersi mosso, mentre Sennar si era appoggiato al muretto dove stavano loro pochi attimi prima.

  - Vesa può andare, Sennar?-

Il ragazzo alzò lo sguardo sul drago, poi si voltò su Soana e le sorrise. - Perfetto.- gli occhi azzurri guardarono lo gnomo. - Ido, vieni con me, non posso farcela da solo con questa gamba, e dobbiamo fare in fretta.-

 

 

  Sorvolarono in fretta la foresta che non distava troppo da Makrat.

  - Sei sicuro che sia qua?-

Il mago annuì. - Sì, ne sono certo. Non so spiegarti come, ma so che lei è qui.-

La gamba gli faceva male, così anche la testa. Non sapeva spiegarsi il dolore che provava, ma lo avvertiva anche come un sollievo, come se avesse finalmente recuperato qualcosa che aveva perduto. Non aveva memoria di quello che era accaduto negli ultimi mesi, l’ultima cosa che ricordava era il Tiranno che entrava nella sua mente e poi il nulla, fino a poco fa con la terribile sensazione che Nihal fosse in pericolo.

Poi, finalmente la vide, ai piedi di un albero, Oarf non troppo distante da lei. Davanti al drago, tre corpi completamente carbonizzati.

Vesa atterrò accanto al drago di Nihal e Sennar si lanciò subito su di lei, ignorando il dolore che gli attraversava tutto il corpo. Quando infine la prese fra le braccia notò quanto fosse pallida e fredda, e il pensiero che non avesse fatto in tempo si presentò chiaro e limpido ai suoi occhi. Una freccia le stava conficcata all’altezza della spalla destra, ma non era una ferita mortale.

  - Nihal... svegliati.-

Si chinò su di lei, stringendola con più forza non curandosi di Ido alle sue spalle che si era avvicinato per vedere la situazione. Poi lo sentì, lievissimo e quasi impercettibile, ma avvertì il battito del suo cuore: era viva.

  - Il Talismano... - disse Ido chinandosi sulla sua allieva, il volto afflitto dal dolore. -... non ha il Talismano al collo.-

Sennar, sebbene non potesse spiegarsi come, sapeva che senza di esso lei sarebbe morta entro breve. La lasciò tra le braccia dello gnomo mentre si alzava per cercare l’oggetto. Lo ricordava molto bene, e sapeva che da questo dipendeva la vita della mezzelfo.

Il cielo volle che non fosse troppo lontano da lui, impigliato nei rami di un albero vicino a Oarf. Provò ad arrampicarsi, ma il dolore e la gamba quasi del tutto paralizzata gli impedivano i movimenti, e fu Oarf ad aiutarlo prendendolo con i denti per lui. Sennar ne avvertiva ancora il potere mentre lo stringeva fra le mani, allo stesso modo di come l’aveva avvertito meno di un anno prima quando se n’era addossato la responsabilità.

Si voltò e raggiunse Nihal che, se era possibile, appariva ancora più pallida di prima. Le posò una mano sulla guancia fredda e poi, senza esitazioni, le mise il talismano attorno al collo, lasciandoglielo ricadere sul seno.

  - Nihal... mi senti?-

Lentamente, le guance della ragazza ripresero colorito, la pelle tornò tiepida e il respiro forte e regolare, fino a che non aprì gli occhi. Sennar li fissò ancora spaventato per le sue condizioni, guardando intensamente quel viola che da così tanto tempo amava.

La ragazza lo guardò, poi sorrise, e poi ancora i suoi occhi si spalancarono di stupore e senza dire alcunché gli gettò le braccia al collo stringendolo con tutta la forza che avesse.

  - Tutto bene?- domandò il ragazzo divertito e imbarazzato. Non era abituato a una tale dimostrazione d’affetto da parte di lei davanti a Ido.

E poi lei si staccò da lui senza mai smettere di guardarlo. - Sono io che dovrei chiederlo a te... Sennar tu, stai bene... - ma quella della ragazza non era una domanda anche se essa trovò ugualmente risposta nel sorriso di lui.

 

 

*~*~*~*~*~*

 

 

  Il vento le scompigliava i capelli blu che avevano già inaspettatamente superato la soglia delle spalle in pochissimo tempo. Lo sguardo era focalizzato sull’infinito davanti a sé ma tutte le altre sensazioni erano per lui, alle sue spalle, che la abbracciava teneramente ma che, allo stesso tempo, restava rigido per la paura.

  - Non ti piace proprio volare, eh?-

Sennar la guardò con occhi tra lo stupore e il panico. - Non è che non mi piaccia volare... solo non sopporto l’idea di essere sospeso nel bel mezzo del nulla.-

Nihal rise. - Che è la stessa identica cosa... pensavo ormai ti fossi abituato.-

Lui alzò un sopracciglio. - Non credo mi abituerò mai. Se non ti sta bene, mettimi pure giù... - concluse offeso ma Nihal non smise di ridere. Da quanto si sentiva così in pace? Era quella la sensazione che aveva sempre bramato e che aveva assaporato solo pochissime volte nel corso della sua vita.

  - No, caro, ormai sei partito.-

Per tutta risposta Sennar la strinse più forte. Ci sarebbe sempre stato, per tutta la vita, e lei finalmente lo sapeva. Infine il Saar giunse davanti a loro, e Oarf rallentò incerto sul da farsi. La ragazza guardò Sennar. - Pronto? Da qui, non si torna indietro... -

Il mago la guardò a sua volta attraverso gli occhi d’un azzurro chiarissimo, sorrise e la baciò assaporando il momento. - Mi sono mai tirato indietro quando si trattava di te?-

Lei si voltò e guardò il fiume dinnanzi a loro che scorreva con forza, un fiume grande quanto l’oceano, e che loro avrebbero attraversato per primi. Era cominciata una nuova avventura, oltre alla scoperta dell’ignoto, avrebbe finalmente avuto la famiglia che tanto aveva desiderato.

No, non si sarebbero mai tirati indietro.

Sorrise.

  - Vai, Oarf!-

 

 

 

 

Fine

 

 

 

 

 

Note Autrice ( che parolona ) : Santo cielo, non riesco a credere di essere riuscita a scrivere davvero una cosa simile...

Insomma... mi sento soddisfatta per una volta nella vita. Finalmente posso dire di essere contenta di qualcosa che ho scritto!

 

Intanto dico due cosine.

Questa fanfic ha subito una variazione. L’ho ridotta un po’, togliendo i pezzi che ritenevo più “inutili” e a volte anche ripetitivi.

La prima betatura era stata effettuata da Seiko, che ringrazio ancora moltissimo!

La seconda invece è a opera di Akagi_san!

Grazie a entrambe, davvero (_ _)

 

Altre due cose, poi non mi dilungo oltre, lo giuro!

 

Dediche.

Questa storia l’ho scritta pensando a due persone che mi seguono su questo fandom dall’inizio, dalla mia primissima fanfic due anni fa...

FataFaby89 e  armony_93 .

 

Io davvero, ho cercato con questa fanfiction di trasmettervi tutta la gratitudine che sento per voi due, perché mi avete sempre seguita e incoraggiata, e lodata fino all’inverosimile.

Mi sopportate da due anni. Come fate, lo sapete solo voi!

 

Fabiana: Sei una delle autrici più in gamba che io abbia mai avuto il piacere di conoscere. Al tuo confronto sono solo uno sputo per terra, su un marciapiede di città, eppure mi sento fiera e orgogliosa quando vedo una tua recensione a qualche mia storiella. Mi sento felice come una bambina, perché per me tu sei davvero in gamba ed è un po’ come se a recensire fosse qualche scrittrice famosa.

Grazie per la tua pazienza, la tua simpatia, la tua dolcezza e grazie per tutto ciò che scrivi!

 

Eleonora: oddio, se non sbaglio ( anche se credo di stare sbagliando come al solito ) quando ci siamo conosciute avevi solo 15 anni >_< ma eri così pucciosa, le tue recensioni erano così dolci che mi sono sentita attratta diciamo. Anche il nostro dirci subito “Ti voglio bene” te lo ricordi? Non ci conoscevamo eppure sentivamo entrambe di dovercelo dire, e adesso lo sento più che mai. Ti adoro, sei dolcissima e non immagini quante risate mi faccio quando chiacchiero con te.

Le nostre conversazioni con Sennar XD oh cielo, ma quanto sono scema?

 

Bè, grazie davvero, per tutto.

 

Inoltre ringrazio anche chi leggerà questa storia, chi l’apprezzerà, chi la detesterà, chi lascerà una recensione ( che ricordo è sempre gradita in un modo che nemmeno immaginate ). Insomma, vi ringrazio tutti, ma adesso è davvero tempo che io vada, sono stata anche troppo noiosa >_<

 

Bacioni, e alla prossima, chissà quando sarà...

 

Selhin ♥

 

 

 

 

 

 

   
 
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