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Autore: Asmodeus    17/04/2010    1 recensioni
"Le acque si aprirono e formarono una conchiglia tra le onde impetuose, mentre la tempesta vorticava su di esse." Non è esattamente una citazione, ma ci sta come descrizione. Flashfic sulla disperazione di Draco per le azioni di Harry, per il suo modo di amarlo malsano. Un Draco triste e malinconico, e una tempesta che infuria sul mare.
Genere: Drammatico, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter | Coppie: Draco/Harry
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Disclaimer: i personaggi di questa ff non sono di mia proprietà ma di J.K.Rowling.

Ed eccomi tornato con una flashfic. Logorato dall'attesa di postare il prossimo capitolo di HP'S Century, la mia vena letteraria doveva sfogarsi in qualche modo, e ha trovato il modo di farloXDXD Quando l'ispirazione mi prende, mi lascio guidare da lei, lascio che la mia mano tracci le parole che sgorgano dai meandri più profondi del mio cuore, ecco come nascono tutte queste ff malinconiche, praticamente da soleXDXD Bene, questa mi è stata ispirata da un mix tra "My Immortal" degli Evanescence e "21 Guns" dei Green Day, ed ecco cosa ne è saltato fuori. Spero che vi piaccia nonostante la malinconia che è intessuta in questa flashfic, ma che ci volete fare, da una tale ispirazione non poteva che uscire qualcosa di triste. Buona lettura e Buon Weekend.

_Asmodeus_

 

LA CONCHIGLIA E LA TEMPESTA

 

Il vento ululava nella tempesta, una bestia selvaggia che correva tra la pioggia gelida e sferzante, e il rombo del tuono riempiva ogni cosa, spaccando i timpani, sopra al mare impetuoso e inclemente. Le rocce spazzate dall’aria e dall’acqua, levigate dalla furia degli elementi e dal trascorrere dei secoli, riflettevano la livida luce del cielo violaceo percorso da scariche elettriche.

Là, sulla rocca più alta e protesa maggiormente sul vuoto dell’oceano tempestoso, restava saldo e fiero, incurante del martellare della pioggia, dell’urlare del vento, del ribollire del mare. La terra sembrava tremare davanti alla forza della natura, ma lui no, protetto dal suo cappotto, stringendo forte il bastone di mogano e argento.

Quello stesso cappotto, dell’inverno precedente, che avevano comprato insieme, passeggiando per le vie di Parigi, come due innamorati. Completamente nero, lungo fino al ginocchio, come i pastrani nobiliari di un tempo, adatto alla sua classe altolocata, eppure semplice nel complesso, con le loro iniziali cucite in argento su tutto il risvolto interno, due semplici lettere che si rincorrevano intessute nella stoffa, per non dividersi mai.

E poi quei guanti soffici, che lui gli aveva prestato tante volte, per proteggere le sue mani delicate dalle intemperie, che lo avevano stretto sotto la pioggia quella sera lontana, quando si erano baciati sotto il cielo che piangeva il suo dolore e poi la gioia di averlo ritrovato.

Ed ora il cielo piangeva di nuovo per lui, sopra il mare in tempesta, intessendo la rabbia nel vento che ululava parole di disprezzo, che avrebbe voluto urlargli in faccia, per quello che gli aveva fatto.

Aveva sempre sopportato tutto di lui, ogni più piccolo difetto, convinto che il loro amore avrebbe smussato, demolito quegli spigoli del suo carattere. Ma invece niente, la furia che ardeva in lui era indomabile e incontrollabile, e nuovamente era stato messo alla prova, per l’ennesima volta, davanti alla sua irruenza e alla sua sfacciataggine.

Ma stavolta si era ribellato.

Non aveva più accettato di essere trattato così, di essere ripagato in quel modo per aver tentato di amarlo davvero, di costruire una relazione insieme.

Lo amava ancora, l’amore e l’odio sono due facce della stessa medaglia, e questa medaglia s’era volta, definitivamente, quell’amore che provava, che prima invocava protezione, creazione, calma, sincerità, sicurezza, ora reclamava solo vendetta, punizione, distruzione.

Ma non avrebbe ceduto all’ira, all’odio profondo. Non gli avrebbe torto un capello, sarebbe stato inutile, e non ne avrebbe avuto nemmeno il coraggio.

Molto meglio finirla così.

La roccia su cui sostava sembrò tremare, quando levò al cielo le mani, stringendo la bacchetta che era stata sua per un po’, anni addietro.

 Un semplice gesto circolare, e le acque si schiusero come una conchiglia.

Si lanciò delicatamente verso di essa.

Cadendo, quando ormai era vicino all’impatto, quando le fauci dell’oceano si sarebbero richiuse,  Draco urlò con quanto fiato aveva in gola

– Harry ti amo! –

e poi svanì, ricoperto dal mare e dal vento, mentre una lancia d’oro spezzava le nubi e cadeva nel punto dove era scomparso.

 

_Asmodeus' Space_

Siete autorizzati a lanciarmi qualunque cosa se vi ho messo tristezza/malumore, ma che volete farci, l'ispirazione era quella, e la pioggia fuori dalla finestra non ha migliorato il mio umore triste della giornata di oggi. Tra un colpo di tosse e uno starnuto (maledetto raffreddore),  vi annuncio che lo spunto per la ff mi era venuto anche qualche tempo fa rivedendo sul libro di poesia il quadro "Viandante sul mare di Nebbia", di C.D. Friedrich, e la scena del quadro è pressochè identica al mio racconto, salvo l'assenza di pioggia e nubi temporalesce. Vi lascio ad ammirare il quadro.

*Mentre guardano il quadro, tossendo sommessamente, sfugge alle mannaie che stringono nelle mani per giustiziarlo per averle fatte soffrire col suicidio di Draco.*

   
 
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