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Autore: JackoSaint    23/04/2010    2 recensioni
Nel bel mezzo di un'afosa estate, il Grande Sacerdote organizza un pranzo nella sua enorme dimora. Cosa succederà??? (Scritta da: Giorgia)
Genere: Parodia, Demenziale, Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Pranzo al Grande Tempio

IL PRANZO DI MEZZA ESTATE

 

 

A

 mezzogiorno di quell’afoso giorno il sole riusciva pure a rendere incandescenti le gradinate che conducevano al Grande Tempio, ma l’usanza del pranzo di mezza estate non venne dimenticata.

Così il Grande Sacerdote invitò tutti i Gold Saint a pranzare con lui nel suo grande salone: sul biglietto d’invito aveva anche aggiunto che non avrebbero dovuto portare le loro pesanti armature.

I primi ad arrivare furono, come al solito, Aiolia e Milo, che avevano già preso posto a tavola: non tardarono ad arrivare Aldebaran e Mu, poi Saga e Kanon e così via. Mancavano pochi minuti all’una ed ancora una volta Camus era l’unico che mancava.

- Ma dove si sarà cacciato quell’uomo? – continuava a ripetere stizzito DeathMask. – Maledizione, ho fame! - .

- Abbia pazienza – scattò immediatamente Aiolia. – Sai bene che a Camus non piace uscire sotto il sole cocente. Sarà rimasto a casa sua - .

Aprhodite rise piano. – Oppure si è sciolto come un ghiacciolo - .

Risate generali, a cui naturalmente Milo non prese parte.

- Non è salito con te, Milo? – gli chiese Kanon.

- No. Non l’ho visto - .

Il Grande Sacerdote si intratteneva a capotavola con Lady Isabel, che però lanciava ad intervalli regolari delle occhiate ai Gold Saint che, in piedi, stavano discutendo amichevolmente.

- Arriverà – disse Shaka.

Shura alzò gli occhi al soffitto, accomodandosi a tavola. – E pensare che sta all’undicesima casa. Per fortuna! - .

Finalmente, proprio quando Shura finì di parlare, Camus apparve e fece la sua solita entrata misteriosa nella stanza: vestiva un vistoso completo nero e portava dei piccolissimi occhiali da lettura con una montatura così fine che era quasi invisibile: sotto braccio aveva un pesante volume di fisica.

- O, eccoti! – esclamò Mur al suo arrivo.

Il Grande Sacerdote e Lady Isabel si voltarono e rimasero a guardare senza dire nulla, anche quando  i Cavalieri, come una mandria di buoi, si avventarono sull’appena arrivato: a Camus venne quasi voglia di scappare via appena vide che Milo si era lanciato alla carica per raggiungerlo prima degli altri.

- Camus, Camus! – strillò Milo tutto felice ed esibendo uno di quei suoi soliti sorrisini che mettevano allegria a tutti. Gli si lanciò letteralmente addosso facendogli cadere di mano il prezioso libro di fisica: insomma, si sentì obbligato a ricambiare quell’intimo abbraccio. Ciononostante non cercò nemmeno di esibire un sorriso e restò composto e serio.

- Camus, sei sempre l’ultimo – gli disse Aiolia.

- Stavo... - .

- ...studiando? – finì per lui Milo, che ancora gli stava appiccicatissimo. – O Camus, è per questo che ti voglio bene!! – Lo abbracciò di nuovo, questa volta quasi rischiando di soffocarlo.

Gli altri Cavalieri risero a quella buffa scena.

- Forza, a tavola! – annunciò Aldebaran, sempre borioso e pimpante.

Camus ebbe appena il tempo di raccogliere il suo libro e di sistemarsi la cravatta che Milo lo prese per la mano e lo accompagnò a sedersi di fianco a lui.

- Tu stai qui, sì, vicino a me! - .

- Milo, io... - .

- O, non fare complimenti – lo zittì l’amico.

Gli altri Cavalieri fecero un po’ di baccano a scegliere i posti: tutti volevano stare di fianco a Milo, ma alla fine si accaparrò il posto Kanon; di fianco a Camus, invece, si sedette silenziosamente Mur.

Shura e DeathMask invece stavano ancora litigando.

- Figa, figa! – ripetava Shura. – Io voglio stare vicino ad Aiolia! Io!... - .

- No! Io! – ribatteva l’altro. Alla fin fine Shura conquistò il posto e lo sventurato DeathMask dovette sedersi di fianco ad Aphrodite.

Il Grande Sacerdote e Lady Isabel erano uno di fianco all’altra, a capotavola, e di fianco a loro si misero rispettivamente Dohko e Shaka.

Milo era felicissimo. – Che bello, si mangia! Camus! - Rubò dalle mani di Camus il libro di fisica, lo mise sotto la sua sedia ed infine spostò quest’ultima più vicino a quella dell’amico: poi, senza pensare molto, prese Kanon per la camicia e lo spinse vicino a lui, in modo da poter cingere le spalle a tutti e due. – Sì che bello! Camus! Kanon! Non siete felici?? - .

I due si guardarono, condividendo le stesse sensazioni (Ma cosa si è bevuto Milo?), poi fu Kanon a prendere la parola:

- Certo Milo – Da un po’ più lontano (da lontanissimo, diciamo la verità), il fratello Saga lo guardava severamente e con un cipiglio minaccioso.

Per alcuni secondi regnò un parlottare fastidiosissimo, poi il Grande Sacerdote richiamò l’attenzione battendo la forchetta sul suo bicchiere di cristallo:

- Benvenuti Cavalieri – incominciò a dire. – Sono lieto che abbiate accettato il mio invito. Come ogni anno, non mi sono certo dimenticato dell’usuale pranzo di mezza estate. Lascio la parola a Saori – Si riaccomodò ed invece la Dea Atena si alzò: i Cavalieri ora avevano occhi solo per lei.

- Salve Cavalieri. Questo pranzo non è sufficiente a ripagare tutti i servigi che fate a me ed al Grande Sacerdote, ma con esso voglio rendervi partecipi della mia riconoscenza nei vostri confronti. Spero che sia di vostro gradimento - .

Si riaccomodò accompagnata dagli applausi e dai ringraziamente dei tredici Cavalieri.

Appena i maggiordomi comparvero da dietro le sontuose tende rosse con in mano portate e bottiglie di vino, si levò un boato dall’intera tavolata:

- Evviva! Si mangia! – gridava entusiasta Aldebaran.

- A me il pollo, a me! – diceva invece Aiolia, sventolando in aria le mani.

- C’è pesce?? C’è anche del pesce?? – ululava invece Aphrodite.

Appena le portate furono servite, tutti si avventarono sul proprio piatto come un branco di lupi affamati: ci si scambiavano sguardi e cenni, come per dire: “Uhm, buona ‘sta carne”, “Delizioso il pollo”, eccetera eccetera.

E mentre si mangiava e si discuteva animatamente, Milo lanciava occhiate feline al caro amico Camus, che non si scomponeva nemmeno a mangiare. Maledizione! Fece correre la mano sotto alla tovaglia per andare ad accarezzare la gamba sinistra di Camus, e quello stralunando gli occhi si bloccò con la forchetta in bocca e la schiena drittissima: Mur e Kanon, che erano i più vicini, non ci fecero caso.

- Ma perché sei venuto così vestito? – gli chiedeva insistentemente Milo. – Eh? Eh? Fa un pochino caldo per un completo così pesante? Non hai caldo? Eh? Non senti?... - .

Camus contenne a stento il nervosismo che gli stava salendo al cervello ed allontanò l’agile mano dell’amico che giocherellava con la camicia e con la cintura. - Milo, piantala. Non è il caso di... - .

- Uf, lasciati un po’ andare. Ecco – Si sporse e gli sbottonò la giacca per poi toglierla dalle spalle dell’amico. – O, così stai meglio - .

- Milo! - .

- Che c’è? - .

- Mangia e taci - .

Finì così la discussione. Milo ritornò composto a mangiare il suo arrosto ma si sentiva un po’ deluso da quelle reazioni così nevrotiche di Camus. Insomma, in mezzo a tutte quelle persone si sentiva la temperatura salire: doveva... doveva trovare più contatti, più contatti!!

Kanon, che aveva seguito la scena per alcuni tratti, sorrise un poco, si pulì la bocca con il suo tovagliolo e si sporse verso Milo. – Milo? - .

Milo si voltò.

- Non devi sentirti così deluso. Se qui Camus non vuole, non vuole e basta - .

A quelle parole l’istinto del Cavaliere dello Scorpione si riaccese. - Che cosa vai a sottintendere? – chiese.

Silenzio tra i due: il parlottare copriva benissimo le loro parole.

- Avanti, sono un greco – fu la risposta di Kanon. Lanciò un’occhiata a Camus, poi ritornò a guardare Milo. – Insomma, si nota - .

Milo restò un momento lì, sulle difensive, poi però sbuffò e sorrise come sempre faceva in quelle circostanze: – Mah, mi sa che noi dobbiamo scambiarci due chiacchere dopo - .

 

Quando si finì di mangiare e quando erano iniziate le solite partite di poker tra i convitati (Shura e DeathMask erano i re indiscussi), Milo prese Kanon per un braccio e senza fare caso all’occhiata che Camus gli aveva rivolto scattò via dal tavolo trascinandosi dietro il Cavaliere.

I due si appartarono dietro una delle enormi tende rosse: lì la luce filtrava poco ed il parlottare non era così fastidioso.

- Insomma, si nota – incominciò Kanon, - e ti dico io, è inutile provarci se l’altro non vuole. Lo innervosisci ancora di più - .

- Scusami la domanda, ma che ne sai tu? – Quell’occhiata di Milo iniziava ad incutere un certo timore. – Non dirmi che tu e Saga?... - .

- Non sparare stronzate – lo fermò acidamente Kanon. – è da mesi che non ci parlo. Figuriamoci - .

Milo sembrò deluso da quella risposta. – Ah – disse solamente. – Ora capisco perché nella casa dei Gemelli i bagni sono divisi – Si fece scappare dei risolini mentre l’altro lo guardava con un sorrisino malizioso stampato sul volto. Fu proprio quest’ultimo a prendere la parola per primo:

- Allora, caro il mio greco, hai capito? - .

- Cosa dovrei capire? - .

- Come cosa dovresti capire? – Iniziò così un lunghissimo e noiosissimo discorso di cui Milo perse subito il filo: però alla fine, per Kanon, risultava che lui avesse ben inteso.

- Sì sì, va bene – diceva in continuazione Milo. – Veramente molto interessante. Grazie Kanny – Lo abbracciò forte e gli stuzzicò un momento la cravatta: Kanon lo lasciò fare. Alla fine Milo si allontanò; insomma, si allontanò appena in tempo per non essere scoperto da Shura, che aveva tirato un momento la tenda per “entrare” anche lui in quel posticino intimo.

- Come? – disse. – Siete qui e non mi avete avvisato? Ero preoccupato per voi - .

- O, senti cosa dice lo spagnolo! – scattò subito Milo, prendendolo per la camicia e tirandolo verso di sé. – Mica te lo mangio, sai? – .

- Chi? - .

- O cosa, Shura: sai, dipende... – Lasciò in sospeso la frase per poter assaporare tutte le facce che esibì lo spagnolo a quella frase.

- Milo, che schifo! – disse poi. Fece per allontanarsi ma Kanon gli ostacolò l’uscita: Shura era in trappola, ora.

- O, chi abbiamo qui? – Dalla tenda sopraggiunse anche Aiolia, rosso in viso per il troppo vino che aveva bevuto. – Tutti qui? Ed io manco? – Guardò un momento i tre Cavalieri. – O, uno spagnolo e due greci... tre, con me... che bella compagnia - .

- No, non me! Ragazzi, avete bevuto! – strillò il povero Shura, - Fig!... – Non riuscì nemmeno ad imprecare perché i tre gli balzarono addosso come un branco di leonesse a caccia.

E mentre dietro la tenda c’era quel ben di Dio (scusate il termine), a Camus in quel rumore erano scattati i nervi e si era rifugiato praticamente in fondo alla sala con il suo amato libro di fisica: non era minimamente interessato a dove si fosse cacciato Milo.

Con lui però, a fargli compagnia (...) c’era Mur, che non parlava, era silenzioso, garbato, era eccezionale!

Quindi, stranamente, fu Camus ad attaccare il discorso: - Perché non vai con gli altri? - .

- Uhm, non sopporto la loro villanità. Preferisco la calma - .

Silenzio.

- Sai dov’è Shaka? – chiese Camus.

- Se n’è già andato. Cioè, è fuori a parlare con Saori – Mur gli sorrise dolcemente e si sporse per vedere cosa stesse leggendo:

- O, fisica – disse, un po’ stupito.

- Non ti piace? - .

- La adoro – fu la risposta.

Camus spalancò istintivamente gli occhi. – Veramente? Allora mi dovresti aiutare a risolvere un piccolo problema... – .

E mentre i due discutono di una materia incomprensibile ai normali essere umani, ritorniamo velocemente ai quattro Cavalieri che si erano appartati dietro la tenda: Shura lottava con tutte le forze per allontanare da sé quei villani rinciviliti, che facevano di tutto per strappargli di dosso i vestiti. Riuscì nell’impresa e fu scaraventò fuori dalle tenda con tutti i vestiti stropicciati ed i capelli spettinati. Nessuno ci fece caso.

Milo, Aiolia e Kanon, intanto, scoppiarono a ridere a crepapelle soreggendosi a vicenda per non cadere a terra.

- Ah, avete visto le facce che faceva?? – diceva tra le risa Kanon.

- Ah, era spaventatissimo! – aggiunse Milo.

Aiolia annuì. – Sì! Sì! E tutto rosso in viso!! - .

 

Insomma, il dopo pranzo proseguì con altri episodi simili e, quando il tramonto incominciò ad infuocare l’orizzonte, tutti i Cavalieri tornarono a casa più o meno felici di come il pranzo di mezza estate, quell’anno, fosse andato.

 

   
 
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