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Autore: Silice    03/05/2010    11 recensioni
Hermione ha tutto: il ragazzo più bello e ammirato della sua Casa, altissimi voti, amici fantastici e un brillante futuro davanti a sé. Ma non ha fatto i conti con ciò che più ci caratterizza, ci fa maturare, ci porta a soffrire, sentirci distrutti e risollevarci in un nulla, per poi ricadere di nuovo: un amore non ricambiato. Sembra che le cose non possano andare peggio, ma se ci si aggiunge pure la vendetta dell’ex-fidanzato… Mini-fic che albergava nel mio computer da un po’. Nella speranza di regalare un sorriso a tutti coloro che hanno sofferto o soffrono per amore, che dicono “Sono tutte bazzecole, passerà”, ma che, in fondo in fondo, sperano ancora in un lieto fine.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tre Colpi

 

Salve a tutti. Eccomi qua con una mini-fic che mi sento quasi in colpa a scrivere, dal momento che ho da parte alcune long che devo finire. Invece, l’ispirazione (mi fa sentire così importante dire così) ha preso il sopravvento, e ora eccomi qui, a pubblicare pezzi di frasi sparse nella mia mente e nel mio computer, che finalmente hanno trovato una loro collocazione. Dal momento che è nata come una one-shot, e ancora non sono del tutto sicura di continuarla, gradirei molto (che dico, MOLTISSIMO) ricevere dei commenti, belli o brutti che siano.

 

Dedicato a tutti coloro che conservano gelosamente un doloroso 31 marzo da qualche parte. E che, ancora adesso, quando chiudono gli occhi, fissando fuori dal finestrino, la musica nelle orecchie, riescono a vedere come sarebbe stato e come avreste ripercorso i momenti, anche brutti, passati, senza rimorso o malinconia, ma semplicemente ridendone insieme.

 

 

 

 

 

“Lasciami stare, Cormac

Hermione sbucò dal ritratto della signora grassa e entrò nella Sala Grande, seguita a ruota da Mc Laggen. Fortunatamente, data l’ora tarda, non c’era nessuno.

“Hermione, cerca di ragionare.” Il ragazzo, dietro di lei, tentò di afferrarle il braccio, ma lei si divincolò.

“Cormac, ascolta. Non so bene come fartelo capire meglio di così.” Si era fermata, e lo fissava con intensità, sperando che finalmente recepisse il messaggio. Per un attimo sembrò quasi che il ragazzo si fosse reso conto della verità delle sue parole, ma poi continuò:

“Herm, amore, sei solo stanca.” Ribattè debolmente con un sorriso.

Giusto cielo, pensò la ragazza.

“Ascolta, Cormac. Devi capire che… non c’è alcuna possibilità che questa… ehm… cosa” Hermione gesticolò, indicando ad ampi gesti sé e il ragazzo, nel vano tentativo di fargli capire ciò di cui stava parlando. “Sì, insomma, questa relazione possa andare avanti.”

Mentre prima si era sentita triste per la rottura con Cormac, ora era semplicemente furiosa, e fissava il ragazzo, che faceva finta di non capire, con aria truce.

Improvvisamente Cormac cambiò espressione, e da serenamente inconsapevole diventò arrabbiato. Anzi, decisamente furioso. Hermione, per un attimo, si illuse che lui avesse finalmente preso atto della rottura, ma dovette ricredersi.

“C’è qualcun altro?” Strinse i pugni e gonfiò il petto, come il suo primitivo istinto maschile gli suggeriva. “Chi è? Dimmelo.”

Hermione sbuffò, tentando di mascherare il turbinio di emozioni che la stavano sconvolgendo. Cercò di imprimere sul volto la sua aria più spavalda e incredula.

“Ma è assurdo!” Hermione sperò vivamente che la sua voce beffarda e fiera non la abbandonasse proprio in quel momento.

“Ma come puoi pensare una cosa simile?”

E, senza dargli il tempo di ribattere, si girò, diretta verso il suo dormitorio.

“E’ Weasley, vero?”

La domanda, o meglio, la quasi-affermazione di Cormac la colpì come un pugno nello stomaco.

Certo che era Weasley.

“Ma come ti vengono in mente certe cose?” Malgrado il suo cervello, e anche il suo cuore, le suggerissero di scappare per le scale, entrare nella sua camera e di chiudere la porta dietro di sé, uno stupidissimo istinto masochista la convinse a restare e girarsi.

“Non fare la finta tonta. Ho visto come lo guardi.” La voce di Cormac tremava dalla rabbia. Era così sicuro della sua opinione che parlò come se Hermione non avesse mai detto nulla.

“Non... non ha senso.” La voce di Hermione suonava debole perfino alle sue stesse orecchie. Da quando McLaggen era diventato così intelligente? Non avrebbe mai pensato che uno come lui potesse possedere un così grande intuito.

Cormac reagì a questo suo tacito assenso in un modo che stupì Hermione ancor più della sua celata intelligenza. Sogghignò. Un sogghigno sadico e beffardo, tagliente abbastanza da nascondere la delusione per essere stato appena lasciato.

“Weasley? Mi stai prendendo in giro?” Il suo tono, beffardo, la ferì più delle sue parole.

No, non un Weasley. Ma Ron, il suo Ron.

“Tu non puoi capire.” Non era ancora arrivata al fondo della frase che si rese conto della sua stupidità, e di quanto queste parole dovessero suonare senza senso per lui. L’aveva ammesso, quasi più a se stessa che a lui, e credeva a stento alle sue stesse parole.

Cormac rimase senza parole. Quando però si riprese, mostrò un odio e un risentimento così profondi che sarebbero stati eccessivi persino per un Serpeverde.

“Sai che ti dico?” Il ghigno stampato sul suo volto malcelava i suoi veri sentimenti. “Sei patetica.”

Hermione si sarebbe aspettata di tutto, perfino le lacrime da quel ragazzo che le ripeteva ogni giorno quanto l’amava. Sicuramente, però, non era preparata per una risposta così fredda e collerica.

“Patetico, davvero.” Ribadì McLaggen. “Come puoi prenderti una sbandata per uno che, oltre a essere così sfigato e ridicolo, come dire…” Fece una pausa, per accentuare le successive parole. “Ti ritiene poco meno di una sorella?”

Un colpo.

Hermione non si sarebbe sorpresa se in quel momento tutti i suoi compagni di casa si fossero svegliati, tanto era stato forte quel colpo. O forse l’aveva sentita solo lei, quella pugnalata al cuore.

La ragazza inspirò profondamente, o passò le mani sudate sulla gonna, cercando di recuperare ciò che rimaneva del suo autocontrollo, e intanto raccogliendo tutte le risorse che la sua brillante mente poteva offrirle, ogni forza che la potesse aiutare a risollevarsi dal profondo baratro in cui stava cadendo.

“Tu non puoi capire.” Un sussurro, quattro parole dense di significato uscirono dalle sue labbra, ma non furono abbastanza per dissuadere McLaggen dall’infierire ulteriormente.

“Già, non posso capire.” Il suo tono era impregnato di un sadismo che Hermione non conosceva. “Perché mai una come te dovrebbe prendersi una cotta per uno che non si rende neanche conto che è una ragazza?”

Due colpi.

Cormac aveva ragione. Aveva così dannatamente ragione che, a prova di ciò, Hermione dovette fare appello a tutte le sue ultime forze per ricacciare indietro le lacrime. Qualcosa, dentro di lei, sembrò muoversi. Cormac non avrebbe mai capito cosa si provava. Una rabbia silenziosa si impossessò della ragazza, donando al suo corpo l’energia necessaria per voltarsi e per fronteggiare il suo temibile interlocutore.

“Lasciami in pace. Ho tentato di spiegarti con le buone che non possiamo più stare insieme, quindi vedi di fartelo piacere.” Vedendo poi che il ragazzo di fronte a sé non accennava né ad abbassare lo sguardo, né a mostrare un qualche sentimento diverso dalla rabbia, continuò:

“Tu non puoi biasimarmi. Io non posso continuare così. Non posso continuare a illudere una ragazzo che non amo.” Spinta dallo sguardo ancora arrabbiato di Cormac, non si trattenne.

“Tu non hai idea di cosa significhi svegliarsi ogni mattina e scoprire con dolore che il tuo primo pensiero non è stato il tuo ragazzo, ma una persona che non si accorge di te. Tu non sai” sottolineò le ultime tre parole con più vigore, impregnandole di tutto il dolore che provava in quel momento. “Tu non sai cosa vuol dire andare a dormire e pensare soltanto a lui, addormentarsi, e sognare soltanto lui… Ma soprattutto, tu non sai cosa significa vivergli accanto ogni giorno, vederlo, parlargli, abbracciarlo, e nello stesso tempo sperare che lui sia felice ogni istante della sua vita, anche se non con te.”

La sua voce aveva perso il vigore iniziale, traducendosi a poco più che un debole sussurro.

“Tu non sai cosa vuol dire amare una persona che ti guarda, ma che non ti vede davvero, che ti parla, ma non con le parole che vorresti sentire.” La sua mano corse alla ricerca di un appiglio, e la ragazza iniziò a stringere convulsamente lo spigolo di un tavolo, sperando che questo sostegno le avrebbe dato la forza di andare avanti.

“Tu non sai cosa vuol dire amare un ragazzo, e cercare disperatamente di amarne un altro. E fallire.”

Terzo colpo.

Hermione lo sentì arrivare ancora prima di avvertirne gli effetti su di sé, in tutta la loro ferocia.

Cormac le si avvicinò, pallido in volto, lo sguardo deformato in un misto di dolore, rabbia e disprezzo.

“No. Non so cosa vuol dire.”

Si voltò e, senza dire di più, si avviò verso il dormitorio maschile. Mentre saliva i primi gradini, il ragazzo si voltò nuovamente verso Hermione.

“Non finisce qui.” E, lasciando dietro di sé l’ombra di questa velata minaccia, sparì su per le scale.

Passarono minuti, ore, anni, prima che Hermione si concedesse un respiro. Il debole sostegno della sedia non bastava più.

Si accasciò a terra e cominciò a piangere.

  
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