Virtù
Nove
"il
San Valentino di Cesare"
Francesco
respirò a fondo, femandosi dopo aver girato attorno
all'oggetto della sua
attenzione, e incrociò le braccia. Ramiro, accanto a lui,
conservava
l'espressione apatica di sempre.
-
io
non riesco a capire ..- sbuffò Francesco - non riesco a
capire cosa sia.-
ammise sconsolato non
togliendo gli occhi da
quell'enorme aglomerato di qualcosa che, quella mattina, era comparso
nell'atrio del palazzo dove risiedeva Cesare Borgia.
-
che sia un nuovo spot pubblicitario dei broccoli? - propose Ramiro.
-
dovrebbe essere verde no? Invece è marrone ..-
-
questo è vero. - si corresse Ramiro.
-
che sia ..-
-
e
questo ..- si sentì echeggiare nel salone - questo
è un affresco di pochi
decenni fa! -
Francesco
e Ramiro portarono lo sguardo sulle due figure che erano appena entrate
nella
stanza. Una, Cesare, era finemente avvolto in un abito di seta indiana,
e
l'altro, un uomo castano e dall'aria curata vestito palesemente alla
francese,
lo ascoltava interessato.
-
Messer Cesare - lo salutò Ramiro seguito da un cenno di
Francesco.
-
Ramiro! Francesco! - rispose un pimpante Cesare - permettetemi di
presentarvi
Leonardo Da Vinci, il creatore di questa meraviglia! -
Fu
quando Cesare indicò l'aglomerato marrone che Francesco
iniziò a capire
qualcosa.
-
è
una scultura? - chiese.
-
è
un'opera d'arte!!! - lo corresse Cesare avvicinandosi all'aglomerato
marrone e
contemplandolo estasiato.
-
l'ho chiamata "la chance de le cor". - intervenne Leonardo con quella
leggera "r" trascinata che provocò un'irriverente risatina
di Ramiro.
-
"le chance de le cor"! - ripetè estasiato Cesare.
Francesco
deglutì convinto di rischiare molto nel chiedere quello che
la sua mente stava
elaborando.
-
è
.. è un cuore quello? -
-
di
cioccolato! - aggiunse un Cesare sempre più felice - un
enorme cuore di
cioccolato!!! -
Francesco
faticò ad individuare in quel "robo" un cuore ma lo
confortò sapere
che era di cioccolato e non d'altro ...
-
magnific!! - esclamò Leonardo incrociando le braccia al
petto - stupendò!! -
Ramiro
perse il ragionamento su quello "stupendò" che aveva uno
strano
accento sulla "o".
-
non so come ringraziarti Leonardo! Sei un genio! -
-
nò
.. nò .. Messer Cesarè .. è un
piacerè.-
-
sapevo che un nome segnalatomi da Messer Lorenzo De Medici non poteva
deludermi.-
-
siete troppo buono Messer - disse Leonardo con falsa modestia -
benchè le operè
che ho fattò per Messer De Medicì sono veri
capolavorì! -
Cesare
annuì portando poi ancora lo sguardo sul suo capolavoro
notando, solo con la
coda dell'occhio, che MIguel era appena entrato nel salone.
-
l'unico problema adesso è trasportarlo a casa di Angelo - il
giovane Borgia
sottolineò quell'ultimo nome - ma credo che MIguel e Ramiro
possano
trasportarlo con facilità. -
"trasportare
quella roba?" si chiese Ramiro mentre MIguel osservava per la prima
volta
quel .. quel .. non sapeva bene come descriverlo .. quel masso marrone
informe.
-
tu
che dici che sembra quell'opera d'arte? - gli chiese sottovoce Ramiro.
-
non è un masso? - ribattè sorpreso Miguel.
-
a
me sembra un pezzo di legno. - disse Ramiro.
-
voglio che il mio regalo per Angelo di San Valentino arrivi il prima
possibile.
- comunicò Cesare prima di accompagnare, soddisfatto,
Leonardo in un'altra
stanza, badando bene che Miguel e Ramiro recepissero il suo volere.
-
io
.. - sussurrò Ramiro a Miguel - io mi offenderei se
ricevessi quel robo. - ma
MIguel stava valutando attentamente quella mossa di Cesare alla luce
della loro
sfida.
"
la metti così allora?" si disse.
-
ne
mangiamo un pezzo? -
Miguel
uscì veloce dai suoi pensieri e guardò sbigottito
l'amico.
-
intanto chi vuoi che se ne accorga? -
Il
giovane morettino si fece assecondare dall'idea. Sorrise
divertito estraendo lo stiletto che
aveva alla vita.
-
non è un brutta idea ..- affermò.
-
perchè secondo te io ho brutte idee? -
-
che ciò non sia mai Ramiro - concluse MIguel cercando
un'idea per allontanare
Francesco dalla scena del "delitto".
-
avremo bisogno di un carrello ..- gli diede spalla Ramiro.
-
Francesco scusa - proseguì MIguel - potresti andare a
chiederlo a Juan? -
Francesco
annuì scomparendo dal salone, permettendo ai due di mettere
in atto il loro
piano.
Quatto,
e silenzioso come sempre, Miguel si portò accanto all'opera
d'arte e ,
spalleggiato da Ramiro,
raschiò , non
senza una visibile gioia, un po' di cioccolato dalla base.
Ramiro
non attesse e, avvicinadosi, prese il cioccolato assaggiandolo.
-
com'è? - domandò MIguel.
-
buono - affermò l'altro - è fondente.-
"CRAC"
echeggiò nell'aria.
-
hai sentito qualcosa? -
-
niente ..- rispose Ramiro.
"CRAC
CRAC"
-
ne
sei sicuro? -
-
sì
..-
"CRAC
CRAC CRAC!
-
mi
sembre che ..-
MIguel
non fece a tempo a finire la frase che la "roba" o meglio l'indubbia
opera d'arte crollò sotto i loro occhi in mille pezzi.
-
o
mio dio ..- sussurrò MIguel sentendosi un brivido nel corpo,
conscio di averla
combinata grossa.
Ramiro
deglutì secco il cioccolato che sostava nella sua bocca e
poi lanciò, come un
bambino che l'aveva combinata grossa, il pezzo di cioccolato rimasto
con i suoi
simili.
-
LA
MIA OPERA' D'ARTE'!!!!!!!!!!!!!! - urlò d'improvviso
Leonardo, comparso su una
delle porte del salone, e correndo ai piedi del suo capolavoro
distrutto.
-
MAESTRO'! - seguì la voce di Cesare, influenzata per quella
"o"
dall'accento francese, che rincorse Leonardo fino a che il Maestro non
si
inginocchiò piangendo i "pezzettini" di cioccolato che
avevano composto
per breve tempo il suo "Chance de le Cor".
-
NO'!
NO'! NO!
-
Francesco,
accorso anche lui attirato dal rumore del crollo, si lasciò
commuovere da quel
pianto.
-
nò
- disse anche lui influenzato dall'accento - Nò non fate
così Maestrò.-
-
la
mia operà! -
-
Maestrò! Coraggiò!- lo
supportò Cesare.
- ve la pagò lo stessò! -
Leonardo
bloccò il suo pianto guardando il giovane Borgia.
-
me
lo pagate lo stessò? - chiese più calmo - sul
seriò? -
-
non piangete Maestrò! - disse Cesare sorridente prendendo un
pezzo i cioccolato
e porgendolo al Maestro - è San Valentinò! -
Leonardo
si asciugò le lacrime e prese il pezzo di cioccolato.
-
graziè Messer Cesarè ..-
Cesare
alzò gli occhi guardandosi attorno.
-
dove sono Miguel e Ramirò? - chiese a Francesco ricevendo da
questo un'alzata
di spalle.
MIguel
si appoggiò ad un muro e rifiatò.
Scappare
non era forse stata l'idea migliore ma era l'unica che gli era venuta.
Ramiro
d'innanzi a lui si era piegato sulle ginocchia per rifiatare.
-
l'abbiamo combianata grossa ..- affermò.
Ramiro
si rialzò avvicinandosi a MIguel e ponendogli qualcosa.
-
vuoi un po' di cioccolato? -
MIguel
sorrise prima di accettare, divertito, il gentilo omaggio.