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Autore: DreamGirl91    05/05/2010    4 recensioni
Raccolta di one shot sulle note delle canzoni interpretate dai ragazzi di "Glee", meraviglioso telefilm di fox
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Salve a tutti!!
Allooooora, questa è una raccolta di ficcy sulle note delle canzoni interpretate dai ragazzi di Glee (bellissima serie di Fox, consiglio di vederla!!). Non utilizzerò tutte le canzoni, perché sono davvero molto varie come genere e non tutte sono adatte ad una fanfic... alcune non saprei davvero come introdurle! Inoltre non utilizzerò le canzoni sempre nello stesso modo, a volte scriverò delle vere e proprie song-fic, altre volte userò solo qualche verso come spunto...
Personaggi/Pairings: molto, molto vari. Tendenzialmente direi canon, perché le coppie canon sono quelle che preferisco, ma vedremo. Sicuramente la coppia che
NON ci sarà MAI è Harry/Hermione.
Per quanto riguarda la New Generation, mi piacerebbe scrivere una Rose/Scorpius... ma anche qui vedremo che cosa uscirà a seconda della canzone.
Nel corso della fanfic, non seguirò l'ordine in cui le canzoni sono state cantate nel telefilm... né nessun altro tipo di ordine!
Uhm... mi sembra tutto... beh, ovviamente non posseggo i personaggi né le canzoni e non scrivo a scopo di lucro^^

Fanfic n°1: trae ispirazione da due versi della canzone "Don't Stop Believing", sigla di Glee e cantata nella versione originale dai Journey. Avrei voluto che la mia prima fanfic della raccolta fosse una Ron/Hermione, visto il mio amore infinito per questa splendida coppia, ma ho ritenuto che la canzone si adattasse meglio ad una Harry/Ginny, dunque... che Harry/Ginny sia!!;
D Missing moment ambientato durante Deathly Hallows... Special guest star: George Weasley xD



GLEE


1. Don't Stop Believing - Solitudine


Ginny era seduta alla finestra e contemplava il buio con aria sconsolata, beandosi, nonostante tutto, del silenzio e della quiete tipici delle serene notti primaverili.
Non era mai stato facile per lei... non è facile essere la più piccola della famiglia e non è facile essere l'unica ragazza in mezzo a sei ragazzi. Fin da quand'era piccola, a volte sentiva il bisogno di staccare la spina, di allontanarsi da tutti quanti e stare un po' da sola con se stessa.
Se non altro questo era facile alla Tana, dove le bastava andare nella sua camera, e a Hogwarts, dove era se possibile ancora più facile trovare un angolino dove starsene in solitudine... ma ora non era a casa sua, o a Hogwarts. Era da zia Muriel. Confinata a casa di zia Muriel da quasi un mese. Si sentiva come un uccello in gabbia.
Sbuffò, tentando di ricordare a se stessa che le sarebbe potuta andare molto peggio.
Avrebbe potuto essere a Hogwarts a subire chissà quali torture per mano di Alecto e Amycus Carrow.
Avrebbe potuto essere imprigionata ad Azkaban, o anche morta.
Avrebbe potuto essere dispersa chissà dove, come lui.

Ginny sentì un brivido lungo tutta la colonna vertebrale.
Si era ritrovata a pensare a lui, di nuovo. Chiuse gli occhi, contando mentalmente il tempo che era passato dall'ultima volta che si erano visti: otto mesi, ventidue giorni e tre ore... dall'ultima volta che si erano parlati: otto mesi, ventidue giorni e cinque ore... dall'ultima volta che si erano baciati... otto mesi, ventitré giorni e dieci ore.
Riaprì gli occhi, sentendo un improvviso groppo in gola. Pensare a lui le faceva male.
Probabilmente non avrebbe dovuto comportarsi così. Loro due neanche stavano più insieme ufficialmente... però lei sapeva che il fatto che lui l'avesse lasciata non significava che non l'amasse più... anzi! Era proprio per amore che l'aveva lasciata, un amore che per anni se n'era stato nascosto in un angolo del cuore di Ginny, non corrisposto... un amore che finalmente lui aveva iniziato a ricambiare. Un amore che, nonostante tutto, semplicemente non poteva essere soffocato in alcun modo.
Sospirò, guardando una stella particolarmente luminosa nel cielo senza luna.
Si chiese dove fosse, che cosa stesse facendo, se anche lui la stesse pensando.
Forse anche lui, ovunque si trovasse in quel momento, stava guardando quella stessa stella pensando a lei. Non era un pensiero così assurdo, dopotutto, no?
Lentamente un pensiero, sempre lo stesso, spaventoso e orribile come al solito, la colse: e se lui fosse stato ferito, o peggio - il solo pensiero era troppo terribile da sopportare - morto?
Probabilmente se avessero conosciuto i suoi pensieri, gli altri l'avrebbero tranquillizzata, dicendole che lui stava certamente bene, che se gli fosse successo qualcosa l'avrebbero sicuramente saputo, perché Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato avrebbe voluto che tutti lo sapessero se fosse finalmente riuscito a catturare e uccidere il Bambino Sopravvissuto, uccidendo così anche quel timido barlume di speranza che nonostante tutto continuava ad ardere nei loro cuori...
D'accoro, questo era vero, assolutamente vero. Ma era anche vero che nessuno considerava che i Mangiamorte e il Capo Mangiamorte in persona non erano affatto gli unici pericoli là fuori... privazioni, stenti, bestie e creature magiche di ogni tipo... magari non erano proprio Lord Voldemort, ma potevano anche loro rappresentare un pericolo, no?

Ginny non si sentì più in grado di trattenere il pianto, e sentì le lacrime iniziare a scorrerle sulle guance, e lei non poté fare altro che lasciarle scorrere, impotente.
Imprecò mentalmente contro la guerra, i Mangiamorte e qualunque altra cosa stesse provocando in lei quel turbinio di emozioni.
Perché doveva essere tutto così dannatamente complicato?
Perché quell'amore doveva essere così dannatamente complicato?
Perché fino ad allora le aveva portato più sofferenza che altro?
Perché mai si era dovuta innamorare proprio di Harry Potter?
E per quale dannato motivo lui doveva essere così maledettamente lontano? Perché non poteva semplicemente essere lì a stringerla fra le braccia come era giusto che facesse un ragazzo normale con la ragazza che amava?
Sentiva di non farcela più. Il dolore, la preoccupazione, la mancanza di lui si erano fatti troppo pesanti da sopportare.
Aveva solo sedici anni, non era affatto giusto che dovesse sopportare tutto questo. Sentì montare una rabbia irrazionale pensando alla risposta che le avrebbe certamente dato zia Muriel se le avesse detto una cosa del genere... "Ginevra, la vita non è giusta, te l'ha mai detto nessuno? Ragazza capricciosa e ingrata! Ai miei tempi..." Bah! Vecchia pazza! Non la sopportava più, doveva proprio venirle in mente anche in un momento come quello?
E poi lei odiava piangere, odiava sentirsi debole. Aveva pianto a stento persino al funerale di Silente, eppure pareva che da un po' di notti a quella parte non sapesse fare altro, accucciata sul davanzale della cucina di zia Muriel mentre tutti dormivano.
E si odiava per questo. Non voleva piangere. Voleva essere forte.
Eppure non ce la faceva.

"Ginny?"
La ragazza smise subito di piangere e si voltò verso la voce familiare che aveva parlato dall'oscurità della cucina. Non rispose.
"Ginny, sei tu?" chiese ancora la voce.
Ginny si riscosse e si asciugò velocemente le lacrime, non avendo alcun desiderio di farsi vedere in quello stato.
"Sì, sono io." rispose, tornando a guardare fuori dalla finestra.
Il proprietario della voce entrò nel cono di luce della finestra, permettendo alla ragazza di scorgere i suoi lineamenti.
Si avvicinò a lei, e sorrise.
"Neanche tu riesci a dormire, eh?" le chiese George in un sussurro, con il suo solito tono allegro.
Lei fece un semplice cenno di diniego.
"Ti capisco. A giudicare da come si agita, Fred probabilmente sta sognando un incontro di lotta lib... Ginny, ma stai piangendo?"
Il tono di lui non era più scherzoso, si era fatto tutto ad un tratto preoccupato. Sapeva quanto fosse difficile far piangere la sorella.
Ginny si voltò a guardarlo negli occhi, ma fu costretta a distogliere immediatamente lo sguardo.
"No..." negò lei, ma sapeva che lui non ci avrebbe creduto. A parte Ron, che, anche se Ginny non avrebbe mai voluto ammetterlo, era sempre stato il suo fratello preferito in assoluto, era George quello al quale si sentiva più legata. Data l'indole giocherellona di lui, a molti sarebbe stato difficile crederlo, ma nel corso degli anni, George si era sempre dimostrato molto attento nei confronti delle persone alle quali teneva (specialmente poi se si trattava di Fred o Ginny) ed era un'ottima spalla su cui piangere.

Come aveva previsto, lui non le credette.
"Ginevra Weasley," disse serio sedendosi accanto a lei. "In tutta la mia vita ti avrò vista piangere si e no tre o quattro volte. So che odi piangere e so quanto sia difficile farti arrivare alle lacrime, per cui o mi dici di tua spontanea volontà che cosa sta succedendo, o te lo estorco a forza!"
Normalmente avrebbe riso, ma  in quel momento non sentiva di averne la forza.
"Non ridi delle mie minacce? Allora è proprio grave..." commentò George, che pur nascondendosi dietro il suo solito umorismo, era visibilmente preoccupato per lo stato in cui si trovava la sorella.
Ginny sospirò.
"Non saprei spiegartelo nemmeno io, George, è che..." si interruppe brevemente, non riuscendo nemmeno lei a capire bene che cosa volesse dire.
"Che...?" la esortò lui.
"Non lo so!" scoppiò lei, ricominciando a piangere. "E' solo che... è tutto così strano, assurdo, confuso! Tu e gli altri ve ne andate fuori a rischiare la vita quasi tutti i giorni, e io devo starmene qui a pregare di potervi rivedere. La mia migliore amica e mio fratello sono dispersi chissà dove e... e Harry..."
La voce le si spezzò completamente e lei si ritrovò, senza sapere come, circondata dalle braccia del fratello, a piangere contro il suo petto.
"Calmati Ginny," le disse lui dolcemente, accarezzandole i capelli. "Se noi combattiamo... se Hermione, Ron e Harry combattono, è per costruire un modo migliore, per il nostro futuro."
"Lo so! Lo so, capisco il motivo per cui combattete, davvero... anzi, se ne avessi la possibilità, combatterei anche io, e lo sai! E' che... non ce la faccio a non essere preoccupata, qui, tutta sola, con quella vecchia stupida pipistrella che se ne va in giro a borbottare insensatezze tutto il giorno!"
George soffocò a fatica una risata e Ginny sentì il suo sorrisino tra i capelli.
"In effetti non ti invidio... chiusa qui con zia Muriel ventiquattro ore su ventiquattro!" scherzò. "Però, Ginny, seriamente... devi stare tranquilla, o impazzirai. Devi avere fiducia che tutto andrà bene. Io e gli altri staremo benone, te lo prometto. E lo stesso vale per Ron e Hermione, dovunque siano. E Harry... scusa, ma io avevo l'impressione che tu lo amassi quel ragazzo... o forse mi sbaglio?"
Ginny si allontanò da lui quei pochi centimetri necessari a guardarlo negli occhi.

"Che cosa c'entra questo ora?" chiese, gli occhi ancora lucidi ora accesi di stupore.
"C'entra eccome," rispose George annuendo convinto. "Se lo ami così tanto... non credi che lo sapresti se gli accadesse qualcosa? Non credi che lo sentiresti?"
"Come sarebbe mai possibile? Siamo così lontani..."
"Non conta," replicò lui convinto. Esitò un attimo prima di aggiungere: "Voglio raccontarti un segreto. Mi prometti che lo manterrai?"
Ginny annuì, e per un momento le sembrò di essere tornata una bambina alla quale si racconta la favola della buonanotte. George sorrise.
"Capita a volte che io venga mandato in missione da solo, mentre Fred viene mandato da qualche altra parte. Quando capita... devo essere molto lucido, e molto concentrato su ciò che devo fare, e non è facile esserlo quando lui rischia la vita chissà dove. Ma poi... beh, semplicemente mi dico che lo saprei. Non ha senso che io rimanga in ansia per lui, perché se gli accadesse qualcosa lo saprei immediatamente, perché il bene che gli voglio va oltre le distanze, e se dovesse morire, la mia vita non sarebbe mai più la stessa. Lo sentirei, sarebbe come se qualcuno portasse via una parte di me. E lo stesso vale per te, per mamma, per papà, per Ron... lo saprei se vi accadesse qualcosa, ovunque io voi siate. E così è per te con Harry, ne sono certo."
Ginny lo guardò, soppesando le sue parole.
Fu con una fitta al cuore che si accorse di quanto avesse ragione.
Fred, George, Hermione, Ron... Harry... li amava tutti troppo per non accorgersene se fosse successo loro qualcosa. Troppo. Specialmente Harry.
"Hai ragione," gli disse piano. Abbassò lo sguardo. "Ma... non posso fare a meno di stare in pena. Forse è vivo, ma... per quanto? Tu-Sai-Chi potrebbe trovarlo e ucciderlo in ogni istante, potrebbe non tornare mai più da me, potrebbe..." si interruppe, mentre un nuovo bruciore si faceva strada nella sua gola. "Che cosa dovrei fare, aspettare pazientemente il suo ritorno con quest'angoscia che non mi abbandona nemmeno un attimo? Starmene qui buonina a lasciarmi dilaniare dal terrore che possa morire in ogni singolo istante?"
George soppesò un secondo le parole di lei.
"Devi solo crederci," disse alla fine. "Sai... non perdere mai la speranza, tenere stretta al cuore la consapevolezza che un giorno potrai riabbracciarlo. Continuare a credere nel sentimento che vi unisce. Un po'... un po' come dice quella vecchia canzone Babbana..."
Ginny lo guardò interrogativa. Da quando George ascoltava musica Babbana?

"Ma sì," insistette lui. "Quella che ci canticchiava sempre papà una volta..."
Ah, ecco. Sì, ascoltare musica Babbana era decisamente più il genere di cose che suo padre avrebbe fatto.
Ma ancora non riusciva a...
Poi, un lampo di comprensione si accese nei suoi occhi, e lei ricordò chiaramente. Sì, certo... le era sempre piaciuta quella canzone.
"Non smettere di crederci, aggrappati a quel sentimento..." recitò con un filo di voce.
"Esatto," confermò George con un sorriso.
Ginny lo guardò per qualche istante colma di gratitudine.
"Grazie," disse poi semplicemente, tornando a rifugiarsi tra le sue braccia.
"Non c'è di che sorellina," rispose lui semplicemente stringendola forte.
"George?" chiese lei dopo qualche istante.
"Sì?"
"Me la canti?"
George sorrise lievemente.

"Don't stop believing, Hold on to that feeling..."
Rimasero così per un tempo indefinito, con Ginny, per una volta così vulnerabile, che si lasciava abbracciare e sostenere da suo fratello.
Piano piano, sentiva il peso opprimente che da tanto, troppo tempo gravava sul suo stomaco farsi più leggero.
E, mentre si addormentava cullata dalle note di quella canzone, un timido sorriso iniziava a spuntare sul suo volto.



AUTHOR'S NOTES

So esattamente che cosa state pensando... come dite? No, no, non posseggo l'Occhio Interiore come la Cooman... xD
Semplicemente immagino che molti di voi siano perplessi nel vedere une Ginny così vulnerabile e un George così serio...O_o lo è stato anche per me scriverne (e molto xD), ma poi ho pensato... beh, che secondo me Ginny non può non aver attraversato un periodo del genere, con mezza famiglia sempre coinvolta in chissà quali missioni pericolose e la sua migliore amica, suo fratello e il ragazzo che ama dispersi chissà dove in giro per la Gran Bretagna! E George... beh, per me sia lui che Fred dietro quell'immagine scherzosa e giocherellona, nascondono una grande sensibilità e capacità di ascoltare e aiutare le persona alle quali tengono... capacità che sanno tirar fuori nel momento opportuno^^ ovviamente la mia è solo un'interpretazione dei personaggi, ma ci tenevo a specificare perché io non abbia ritenuto opportuno inserire
OOC tra gli avvertimenti...
Beh, fatemi sapere che ne pensate!;)
Baci,
DreamGirl91

  
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