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Autore: Mizar19    06/05/2010    14 recensioni
Spin-off di Fior di Pesco
Una raccolta di squarci di vita quotidiana di Veronica ed Elena, piccoli spezzoni della loro vita assieme.
8. L'angelo guerriero: «Mi raccomando, la parola chiave è furtività», bisbigliò Erica. Aveva atteso di distanziare le due di almeno una ventina di metri prima di iniziare a pedinarle. «No, fammi capire: tu stai davvero seguendo tua figlia? Ed io lo sto facendo assieme a te?» domandò Paola perplessa e piuttosto scettica circa l’invasione della privacy altrui. «Esatto! Andiamo, Pale, abbiamo fatto di peggio ai bei tempi!» ridacchiò Erica. «Se però scopro che stanno assieme le faccio un mazzo tanto: come ha osato non dirmi nulla?! Non l’ho educata io così...»
Il rating e gli avvertimenti possono variare, ma segnalerò di volta in volta.
Genere: Comico, Erotico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'La decima Musa'
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SPINOFF - E&V 1.

Premetto che so perfettamente che non dovrei essere qua a scrivere questa raccolta, ma non ho potuto resistere! So che è un mese che non aggiorno Fior di pesco e vi chiedo scusa, ma è stato un periodo pesante, scolasticamente parlando. Quindi inizio a farmi perdonare con questo e prometto che entro la prossima settimana aggiornerò.
Per ora godetevi Veronica ed Elena e, come al solito, fatemi sapere cosa ne pensate!


Genere: Romantico
Rating: Giallo 
Avvertimenti: Yuri

RAPPORTI SIMBIOTICI



Sprofondata nella sua poltrona preferita, con una lattina di birra in mano e i piedi sul pouf arancione, incollata alla partita di calcio, Elena non avrebbe potuto desiderare nulla di meglio. Si rilassò, godendosi la solitudina della casa, solitamente affollata e caotica, felice di essersi definitivamente sbarazzata di Sabrina. La loro storia era durata quasi sei mesi: i primi tre erano stati sereni e decisamente intensi, specialmente in camera da letto, poi era iniziato un inarrestabile dérapage che l'aveva portata a non tollerare più i modi infantili di Sabrina e la sua gelosia nei confronti della sua migliore amica.
Il pretesto per rompere definitivamente con lei era stato un suo ricatto - se vuoi stare con me, devi mollare quella! - ed Elena aveva subito colto la palla al balzo, rispondendole che a Veronica non avrebbe potuto rinunciare per nulla al mondo.
Tutto ciò era accaduto una settimana esatta fa, a scuola, durante la pausa pranzo prima del rientro pomeridiano. Nonostante si fosse sentita molto in colpa per come l'aveva trattata, si era detta che, in fondo, avevano solo sedici anni, quasi diciassette, mica si sarebbero dovute sposare!
Aveva poi proceduto ad una progressiva e sistematica eliminazione di tutto ciò che aveva riguardato Sabrina: foto, regali, lettere, persino una maglietta che lei le aveva regalato, non voleva più avere nulla a che fare con quella ricattatrice.

Mandò giù una fresca sorsata di Heineken, sospirando soddisfatta, quando il campanello la riscosse dal suo torpore. Convinta che fosse Sabrina, decise di ignorarla, alzando il volume del televisore e infossandosi ancora di più fra la ruvida stoffa della poltrona.
Il campanello venne suonato con più insistenza, accompagnato anche da due secchi colpi alla porta.
Sbuffando e lamentandosi per essere stata interrotta in quel momento di profonda meditazione e pace interiore, si avvicinò alla porta per poi gettare una rapida occhiata allo spioncino.
Una bella, bellissima ragazza, alta a slanciata, con lunghi capelli biondi sciolti sulle spalle e grandi e, come ebbe modo di constatare, seccati occhi azzurri. Mormorando un "ops" fra sè e sè, aprì la porta, sfoderando rapida un sorriso di scuse.
- Volevi lasciarmi fuori? - brontolò Veronica, varcando la soglia con passo deciso.
Erano amiche dai tempi dell'asilo. Erano sempre state molto legate l'una all'altra, quasi simbiotiche, anche se Elena, scherzando, affermava sempre che era un rapporto parassitario, dove lei era il povero vegetale e Veronica il fastidioso esserino approfittatore. Avevano frequentato la stessa classe alle scuole elementari e alle scuola medie, per poi prendere due strade completamente opposte al liceo: Veronica si era lanciata sugli studi umanistici, mentre Elena sulla matematica e sull'informatica. Ma non per questo il loro rapporto si era affievolito.
- Scusami, pensavo fosse quella - borbottò, richiudendo la porta.
- Ti sta ancora attorno?! Ora vado a spaccarle la faccia -, Veronica era rossa in volto ed era davvero intenzionata a concretizzare la sua affermazione, tant'è che Elena le bloccò la mano sulla maniglia.
- Vero... calmati -, le posò un bacio sulla fronte - E' tutto a posto, la ignoro senza problemi. Prima o poi si stuferà -
- E se non si stufasse? Se non ti, anzi, ci lasciasse in pace?! - protestò Veronica, pestando un piede sul pavimento, come una bambina capricciosa.
- Cosa ti ha fatto? - domandò con tono grave Elena, che non era a conoscenza di ciò.
Veronica arrossì, ma non diede segno di voler rispondere.
- Vero, cosa ti ha detto?! - esclamò Elena, afferandole i polsi e scuotendola.
- Niente di grave... - pigolò, tentando di rimpicciolire di fronte all'amica per sfuggire alle sue domande.
- Un corno! Voglio saperlo ora! -
Veronica cedette, sapendo che Elena non l'avrebbe lasciata andare tanto facilmente dopo la sua affermazione.
- Mi ha telefonato un paio di volte, qualche messaggio... sono solo minacce vuote -
- Le parole esatte, Vero, voglio sapere cosa diamine ti ha detto - scandì Elena, avvicinando il suo viso a quello di Veronica, per osservarle attentamente le iridi color del cielo.
- Non ricordo esattamente, ma erano cose tipo "lascia stare Elena altrimenti sarà peggio per te", oppure "sparisci prima che ti capiti qualcosa" -
Elena le lasciò andare bruscamente i polsi, poi, dopo un attimo di esitazione, la abbracciò, stringendola con forza.
- Perchè non mi hai detto nulla? - sussurrò al suo orecchio.
- Non volevo farti preoccupare inutilmente, ti dava già abbastanza fastidio lei, senza che mi ci mettessi pure io a stressarti -, Veronica si lasciò stringere volentieri, accoccolandosi fra le braccia forti dell'amica.
- Tesoro, qualunque cose ti accada mi riguarda, e non è affatto uno stress prendermi cura di te... -
Veronica arrossì. Quando Elena le sussurrava quelle parole sperava che finalmente le rivelasse il suo amore. Accadeva tutto già prima che Elena si mettesse assieme a Sabrina: Veronica era innamorata di lei da più di un anno e l'ingresso di quella ragazza nella vita di Elena l'aveva completamente distrutta. Ora aveva una nuova speranza, ma l'amica, dopo averle confessato di essere omosessuale, le aveva assicurato che per lei sarebbe stata come una sorella. Inizialmente le chiedeva persino il permesso di abbracciarla o baciarla, ricordandole ogni volta che non era innamorata di lei. Come se a Veronica potesse dispiacere.

- Ti prego, cambiamo discorso, cosa stavi facendo di bello? Partita, suppongo -, riferendosi alle grida da stadio provenienti dal salotto.
- Ecco, a proposito... che ci fai qui? -
- Ero sola, volevo passare da te -, Veronica arrossì di nuovo ed Elena rise.
- Sei la donna della mia vita - le disse scherzando, per poi attirarla a sè cingendole la vita con un braccio, a mò di posa da ballo.
Veronica si sentiva leggera, incorporea, mentre fissava quegli occhi verde bottiglia protagonisti di tanti suoi sogni. Quando Elena avvicinò il viso al suo, automaticamente dischiuse leggermente le labbra. Quando i loro nasi si toccarono, Veronica chiuse gli occhi, per riaprirli all'improvviso quando avvertì una pressione sul collo: Elena l'aveva morsicata!
La allontanò bruscamente da sè, arretrando di qualche passo.
- Dai Vero, scherzavo. Non volevo... avvicinarmi così. Scusami tanto se ti ha dato fastidio -, Elena era sinceramente dispiaciuta, ma lei non riusciva ad aprire bocca, paralizzata dall'idea di poter scoppiare a piangere senza ritegno. Erano stati i secondi più agognati della sua vita: aveva respirato il fiato caldo di Elena, quasi percepito le sue labbra.
- Scusami Vero, davvero. Sono una cretina, però ti prego, parlami -, Elena si mise in ginocchio di fronte a lei, le mani giunte.
Era una scenetta che Veronica aveva già visto e solitamente si concludeva con una risata e un abbraccio, ma questa volta era diverso.
Elena l'aveva toccata nel profondo, per poi riemergere così bruscamente da lasciare un dolore bruciante, che ora le si espandeva nel petto, fino agli occhi, già scintillanti di lacrime.
- Oddio, tesoro, non fare così -, Elena aveva capito che il problema era decisamente più serio di quanto credesse inizialmente. Si rialzò, avvicinandosi cautamente. Quando si rese conto che Veronica non l'avrebbe respinta, la strinse a sè dolcemente.
- Ora andiamo di là  e parliamo - stabilì risoluta, ignorando il suo silenzio. Con un rapido movimento le passò un braccio sotto le gambe, per poi sollevarla. Veronica sussultò, stringendosi automaticamente al collo dell'amica.
Arrivati in salotto, la posò delicatamente sulla poltrona, dove, fino a pochi minuti fa, era sprofondata lei, pronta per una serata all'insegna del godimento più totale. Spense la televisione e si sedette sul pouf, proprio di fronte all'amica.
- Sei sicura che Sabrina ti abbia detto solo quello? Non c'è null'altro? - indagò, incerta sul sentiero da imboccare per condurre l'interrogatorio.
- No, nulla, te lo giuro -
- Perchè piangi? - le domandò direttamente, stringendole le mani.
- Non importa, una sciocchezza... - mormorò, tirando su con il naso.
- Stai piangendo, Vero. Non può essere una sciocchezza. Perchè non vuoi parlarne? E' capitato qualcosa di spiacevole a casa? Ancora i tuoi? - la esortò pacatamente Elena, asciugandole le lacrime con le dita.
- No, i miei pare abbiano chiarito... ma non si sa bene... -
Elena le prese il viso fra le mani per poi asciugarle nuovamente le lacrime con i pollici.
- E' per quello che ho fatto pima? Mi sono...avvicinata troppo? - domandò Elena, con una punta di amarezza nella voce, come delusa dalla reazione dell'amica.
Veronica smise di piangere.
- No! No, no! A me... a me fa piacere che tu mi voglia così bene! - esclamò affannata, timorosa di perdere quel contatto fisico che condivideva con l'amica, unica sua fonte di piacere.
- Posso? - domandò Elena, mimando il gesto di un abbraccio. Osservando quegli acquosi occhi azzurri, qualcosa le si era smosso nello stomaco, un qualcosa che lei aveva messo prontamente a tacere. Se l'era ripromesso più volte: Veronica era la sua migliore amica, eterosessuale. Avrebbe dovuto ormai essere un dato di fatto. Eppure non era così. Quel suo atteggiamento affettuoso, quasi di amore, era dettato dal senso di protezione che l'amica le ispirava e si era quindi accontentata di passare in secondo piano, sicura dell'orientamente sessuale di Veronica, limitandosi a gesti affettuosi piuttosto comuni fra amiche, anche se talvolta potevano apparire ambigui.
Veronica annuì, anzi, si sporse per lasciarsi circondare meglio da Elena, poggiando la testa sulla sua spalla. Elena premette le sue labbra contro il suo orecchio e i suoi capelli, posandovi piccoli baci.
- Ti voglio tanto bene, Vero, e anche se non mi vuoi rivelare il vero motivo del tuo malessere, dato che rispetto la tua scelta, io sono qui accanto a te, anzi, appiccicata a te - scherzò Elena, strappandole un sorrise.
Elena allentò leggermente la stretta per poter guardare Veronica in volto, poi le posò un bacio sulla punta del naso. Questo era uno dei tanti gesti ambigui che le donava, ma, finchè a Veronica stava bene, sarebbe stato perfetto anche per lei.
- Grazie - mormorò Veronica, spostando una mano a carezzarle gli spettinati capelli castani.
- Sei proprio certa che io possa permettermi di... come dire, avvicinarmi così a te? - , Elena voleva la piena conferma di Veronica e solo osservando i suoi bellissimi occhi avrebbe potuto cogliere al volo una sua eventuale bugia.
- Certo Elena... - sospirò, deglutendo, sicura di ciò che stava per dire - Ogni volta che vuoi -

Elena rimase per un momento perplessa, tentando di pesare quell'affermazione. Decise che per ora non avrebbe mutato atteggiamento, anche se avrebbe mantenuto un occhio particolare per l'amica. Le stava infatti germogliando un piccolo sospetto che avrebbe potuto spiegare molte cose.
- Stai meglio? -
- Sì, grazie. E scusami tanto... -, Veronica abbassò gli occhi.
- Non devi chiedere scusa per nulla, piccola, lo sai che io, per te, ci sono sempre -
Proprio per questo Veronica si era sempre sentita una sorta di privilegiata: Elena era una ragazza bella, molto bella, con un carisma eccezionale che faceva presa su chiunque e ciò la rendeva estremamente popolare. Ma lei aveva sempre rifiutato qualsiasi tentativo di approccio troppo intimo e personale, diffidando di quelle persone come la portava a fare la sua indole solitaria. Poche persone le erano state davvero amiche e una sola aveva il privilegio di conoscerla veramente e profondamente.
- Sei tanto tenera quando dici così - rise Veronica, stringendosi al suo collo.
- E' la verità, tesoro. Ora però che ne dici di lasciarmi un po' d'aria? Giusto per sopravvivere - tossicchiò Elena.
Veronica rise ancora, arcuando le sue labbra sottili e rosee, scoprendo due arcate di denti regolari, ottenuti dopo anni di apparecchio.
- Cosa ti va di fare? - le domandò Elena, alzandosi e tirando con sè l'amica.
- Quello che va a te - rispose lei serafica.
- Vedere la partita bevendo birra? -, Elena sollevò un sopracciglio, mentre Veronica annuiva con forza.
- Dai, accendi 'sto apparecchio e vai a prendere da bere anche per me -
Veronica si lasciò cadere sulla poltrona, allungando le gambe sul pouf e rivolgendo un docile sorriso ad Elena, che, stregata dai suoi occhi, non potè fare a meno di obbedire.
- Ora però ti alzi da lì, perchè hai capito proprio male se pensi di occupare bellamente il mio posto senza che io mi ribelli: un conto è servirti birra, un conto è vedere il mio trono usurpato -, Veronica scoppiò a ridere, senza dar alcun segno di volersi alzare.
Elena la sollevò quasi di peso e, mentre lei iniziava a protestare, si riappropriò della sua poltrona. Veronica, in piedi di fronte a lei, la osservava imbronciata.
- Vieni qui, noiosona - Elena le prese una mano, facendole segno di sedersi fra le sue gambe. Veronica esitò, però poi si sistemò comodamente.
Elena le schioccò un bacio sulla guancia, per poi passarle lentamente le dita fra i lunghi capelli dorati. Percepì chiaramente il fremito di Veronica e decise di spingersi leggermente oltre, sicura della sua intuizione.

Continuando a carezzarle i capelli, portò l'altra mano sul ventre dell'amica e sfiorando con gesti lenti e ponderati il sottile cotone della canottiera blu notte. Dopo qualche secondo, durante il quale Veronica posò la lattina di birra sul tavolino, come per paura di lasciarla cadere, iniziò a posare delicati baci dietro al suo orecchio.
L'altra sussultò, inarcando la schiena in un movimento automatico. Elena percepì un calore conosciuto invaderle il basso ventre quando Veronica mugulò dopo che l'ebbe sfiorato l'ombelico con un dito.
- Elena... - la chiamò Veronica, riaprendo gli occhi.
- Dimmi, piccola -
- Ti voglio bene -, ormai entrambe sapevano di essere arrivate ad un punto di non ritorno, una svolta definitiva.
- Anche io, tesoro, tantissimo -
Veronica si voltò verso di lei, per poi sedersi cavalcioni sulle sue gambe e posarle le mani sulle spalle, che non erano novità per Elena, ciò che la stupì fu lo sguardo sensuale, volontario o involontario, che le lanciò Veronica.
- Da quanto tempo sei innamorata di me? -, ormai Elena non aveva più alcun dubbio.
Veronica arrossì, chinando gli occhi, come se se ne vergognasse.
- Io dal momento in cui ti ho vista, nel cortile dell'asilo, con quel grazioso grembiulino rosa e un gatto di peluche in mano - sussurrò Elena, arrossendo a sua volta per quelle parole che per tanto tempo aveva tentato di sprofondare dentro sè.
- Sul serio? - mormorò estasiata Veronica, spalancando gli occhi ricolmi di gioia.
- Sì, tesoro. Perchè credi mi sia fatta tanti scrupoli, dopo averti confessato di essere omosessuale, a mantenere uno stretto contatto fisico con te? -
Veronica sorrise.
Rimasero ad osservarsi vicendevolmente il tempo necessario per abituarsi alla nuova situazione, poi Elena l'avvicinò a sè.
- Sei davvero la donna della mia vita -, le sorrise, stringendole la vita.
- Me lo dai un bacio? - sussurrò Veronica, avvicinandosi ancora alle sue labbra, ma ancora timorosa di un rifiuto, di essersi immaginata tutto.
- Come desideri, tesoro -
Elena annullò la distanza fra loro e, quando il tanto agognato contatto sopraggiunse, entrambe intensificarono il loro abbraccio.

Per Veronica era un territorio nuovo, non in relazione al bacio, ma in relazione al sesso della sua amica. L'anno precedente, dato che il sentimento che provava nei confronti della migliore amica assumeva contorni sempre più nitidi, aveva deciso di dimostrare a se stessa che lei poteva essere diversa, che era solo una sciocca fantasia. Non aveva impiegato troppo tempo a trovare un ragazzo che assecondasse anche i suoi gusti estetici: si chiamava Lorenzo ed era un compagno di classe di Elena. Erano stati assieme forse un mese, nemmeno se lo ricordava più, ma aveva definitivamente capito che un uomo non era ciò che voleva. Si stava quindi facendo coraggio per rivelare ad Elena ogni cosa, quando l'amica l'aveva preceduta e aveva fatto crollare ogni sua aspettativa con quel famoso discorso "solo amiche, come due sorelle". Si era quindi rassegnata e ritirata nell'ombra della nuova vita sentimentale dell'altra, osservando le diverse ragazze che incontrava. Con alcune si limitava a flirtare, con altre si era spinta un po' più in là, ma con nessuna si era impegnata seriamente, finchè aveva conosciuto meglio Sabrina.
Il resto era storia nota.

   
 
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