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Autore: Afaneia    16/05/2010    1 recensioni
Cantami o diva di quella classe che un giorno, per motivi a lei ignoti, si trovò nella Troade, nel campo di battaglia dove da dieci anni Achei e Troiani si scambiavano ferite, furiosi, per gli occhi di Elena bella cintura; e canta anche di quegli eroi che, dalla Troade, si trovarono nello stesso giorno in un'aula nella quale bisognava lottare per sopravvivere...
Genere: Parodia, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questo canto è brevissimo

Questo canto è brevissimo, ma purtroppo per un po' non potrò fare di meglio: domani inizia per me una lunga serie di compiti e interrogazioni che si concluderà solo il tre di giugno (o così speriamo). Perciò mi scuso in anticipo... ma se non voglio andare a settembre...

Grazie ad Amaerize e ad americanpeople95 per le recensioni. Un bacione!

 

Torniamo a far visita ai “veri” eroi epici, che si trovavano ancora in classe e si erano ormai rassegnati a restarci almeno per qualche settimana. Avevano appena consacrato i loro patti giurati, bruciando come abbiamo detto il prosciutto dei panini, quando entrò in classe la Gerè (=vecchia) , la professoressa di latino e greco, esclamando: - Ragazzi, forza, dividete i banchi! Ho trovato solo questa versione da 120 righe da farvi fare, perciò vi conviene spicciarvi!

La Gerè, che in ottemperanza al suo nome si presentava come una donna piuttosto vecchia, aveva delle stranissime idee sulla fattibilità delle versioni di greco o di latino che assegnava ai suoi studenti. Trattavano sempre di argomenti che ancora non avevano affrontato, erano lunghissime e spesso adatte più al terzo anno che non al secondo: insomma, nove volte su dieci era costretta ad annullarle o a toglierne più della metà. Altra cosa era notevole in lei: e cioè che era assolutamente BRUTTISSIMA. Quando, l’anno precedente, i ragazzi di terza media interessati all’indirizzo di studio erano venuti ad assistere a una lezione aperta, gli attuali studenti avevano impedito loro di guardarla direttamente per timore che ne rimanessero troppo spaventati e che rinunciassero in partenza. Sfortunatamente, i nostri eroi non avevano nessuno che, con eguale premura, li preservasse da una vista tanto sconvolgente. Perciò, appena la Gerè entrò in classe, Elena esclamò: - O Giunone, così mi punisci per il mio peccato?- e svenne, prontamente sorretta sia da Paride che da Menelao. E Andromaca, in maniera un po’ meno spettacolare, perse allo stesso modo i sensi…ma a sorreggerla non furono due mariti, e in effetti neanche il solo che aveva: dovette prestarsi Patroclo, dato che Ettore, con gli altri eroi, si era schierato per affrontare il Mostro…

In prima linea, con le spade sguainate, pronti alla battaglia, si schierarono per l’appunto i più valorosi guerrieri: Achille, Agamennone, Diomede, Ettore, il Telamonio e Odisseo. Nestore, quel povero vecchiuccio, non poteva combattere con tale scherzo della natura e si stava occupando del fuoco ancora acceso del sacrificio.

- Mostro nato da una pietra, fatti avanti e combatti!- urlò Achille, uno dei due guerrieri più impulsivi del manipolo. L’altro, Diomede, non fu da meno e avanzato di qualche passo con la spada tesa, esclamò: - Forza, o creatura che fosti allattata da una tigre ircana! Affrontaci o gettati ai corvi!

Dopo tutti questi insulti di eccellente tradizione ellenistica, finalmente la Gerè sollevò lo sguardo dalla cattedra e li guardò con due occhi enormi color marrone chiunque-capisce-a-cosa-paragonabile ed esclamò: - …Che bellini i miei bambini! Hanno studiato tutti gli insulti greci per farmi piacere! Ma li sapete dire anche in greco antico?

E i poveretti, già smarriti, confusi, sballottati, ora pure ignorati, si guardarono e dissero: - …eh?

La prof continuava sul suo spartito. – Bellini che siete! Grazie! Ma ora concentratevi sulla versione…spero che abbiate studiato latino, ieri!

Tali erano il candore, l’innocenza, e soprattutto la perseveranza nel non prenderli sul serio in quel mostro tanto gentile, che i nostri eroi non se la sentirono di insultarlo ancora e, loro malgrado, andarono ai loro banchi e si sedettero iniziando a dividerli tra loro come la donna aveva ordinato. Nel frattempo, da una parte c’era la Gerè che passava distribuendo due pagine di versione di latino…dall’altra c’era Nestore che cercava, invano, di spengere il resto della pira, ignaro del fatto che stava prendendo fuoco un astuccio…

Tranquilla, la Geré consegnava i compiti ripetendo: - I miei bambini! Bellini! Hanno studiato le offese greche per me! Ma ora bisogna che vi impegnate a fare il compito di latino!

Frattanto iniziava a diffondersi una gran puzza di bruciato,causata dall’astuccio che ormai ardeva sul pavimento, che Achei e Troiani non potevano in nessun modo ignorare ma della quale la professoressa non si accorgeva neppure. Solo a un certo punto, quando tornata alla cattedra si apprestava a leggere la versione, si avvide del fumo che saliva ed esclamò: - Ma…c’è un po’ di fumo in classe?

- Ma no, donna terribili fattezze…è nebbia!- rispose Odisseo facendo appello alla sua ben nota furbizia.

- Ma certo…nebbia! Continuiamo pure tranquilli!- e la donna iniziò a leggere la prima riga della versione, che era un brano lunghissimo dell’Eneide originale.

I nostri eroi non le facevano molto caso, erano piuttosto interessati ai tentativi di Nestore di domare le fiamme che rischiavano di sfuggire al suo controllo. Erano tutti voltati verso l’ultimo banco, dove il cavaliere gerenio stava prendendo a calci l’astuccio (la pira non era più un pericolo), quando la Geré si accorse della loro distrazione ed esclamò: - Insomma, ragazzi! Ascoltate il sesto canto dell’Eneide…ehi, voi non sentite un odore strano?

- Viene da fuori, donna strane fattezze…- spiegò Achille infastidito.

- Certo, certo…da fuori! Bene…ma forse è meglio se non ve la leggo, dal momento che è un po’ lunga, forse è meglio che iniziate subito a farla!

Finalmente, distogliendo lo sguardo da Nestore e dal suo incendio, i guerrieri si voltarono e guardarono la versione… quelle 120 righe di purissima Eneide virgiliana, senza note né commenti…

Trascorsero dieci minuti durante i quali non si udì volare una mosca. Dopodiché Patroclo osò dar voce a una domanda che tutti si stavano ponendo da un po’:

- Ma che lingua è?!

- Via ragazzi! So che questo non è proprio il latino che siete abituati a tradurre, ma…

Così calò di nuovo il silenzio e tutti iniziarono a fissare quei due fogli di compito in classe senza sapere da che parte mettere le mani…solo Nestore continuava a cercare di spegnere il suo piccolo incendio.

Ogni tanto si sentiva chiedere: - Ma…ma siete sicuri di non sentire una terribile puzza di bruciato?

- Ma no…è solo una sensazione, donna terribili fattezze!

Due ore dopo suonò la campanella…

- Ragazzi, dovete consegnare!- disse immediatamente la Gerè alzandosi (la donna aveva strane idee sul tempo che gli alunni potevano impiegare per fare una versione originale di Virgilio di 120 righe).

Tutti alzarono lo sguardo e si fissarono increduli per qualche secondo.

- Ragazzi ma…ma…ma non avete scritto niente! Com’è possibile che questa versione fosse così impossibile?

Non ci fu risposta alla sua domanda. La donna non credeva ai propri occhi…com’era possibile che l’intera classe consegnasse COMPLETAMENTE in bianco?

- Ma…ma cosa vi è successo? Spero che almeno il compito di greco di giovedì si sollevi un po’ da questo disastro!- esclamò, poi ritirò i compiti e uscì dall’aula per accorrere al compito successivo in quarta alfa: in quella classe insegnava italiano ed era essenziale per lei arrivare in orario, almeno per dare il tempo ai suoi studenti di riprendersi dopo aver letto le sue ridicole tracce (confronta Omero e Shakespeare e roba del genere) . Quando fu uscita, i nostri eroi si voltarono gli uni verso gli altri e iniziarono a guardarsi…per trovare il conforto di uno sguardo, se non amico, almeno noto.

- Ma…ma in che posto siamo capitati?- domandò Achille incredulo.

Non ci fu risposta. Si udì soltanto lo sbuffo di Nestore mentre, ormai relativamente in salvo, sollevava il piede e trovava che la plastica fusa si era attaccata alla suola…

   
 
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