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Autore: Walnut    19/05/2010    3 recensioni
Avevo promesso un nuovo numero spettacolare e travolgente; ed io ero un uomo di parola.
Genere: Horror | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Ultima viene la morte'
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Spettacolo spettacolare


Odiavo la banalità.
Odiavo la banalità perchè ero un uomo di spettacolo; e si sa, gli uomini di spettacolo vogliono provare sempre nuove cose.
Il fatto è che mentre la peste e la carestia dilaniavano la città, io pensavo che la gente avesse bisogno di continuare a ridere e divertirsi.
Non ero l'unico che lo pensava: le persone continuavano a seguirmi.
Il mio piccolo circo dava spettacoli ogni sera, e quei grassi e ricchi borghesi non si perdevano neanche un appuntamento, impegnati a sgambettare davanti ai poveracci per strada che un tempo erano stati loro amici.
Ahimè però, anche le persone - scoprii - odiavano la banalità, forse più di me.
Non sopportavano di vedere sempre lo stesso trucco della pistola o della pallina che scompariva, volevano di più. Proprio come me, stanco dell'ordinarietà delle mie giornate.
Odiavo la banalità. Il mio obbiettivo era sempre quello di rinnovarmi e stupire le persone, ma nell'ultimo periodo lo trovavo sempre più difficile.
Jenah mi passava di fianco con le sue lunghe gambe e la pelle diafana, i suoi capelli raccolti ordinatamente in un crocchia castana sopra la testa. Faceva scorrere il suo braccio sul mio con fare sensuale, sedendosi poi su di me e sussurrandomi con malizia parole che avrebbero fatto rizzare i capelli al parroco più casto.
Ma il suo tocco freddo e le sue intenzioni oramai mi scatenavano solo ira.
Era diventata banale. Anche lei era stata catturata dal gorgo della routine. La passione che aveva colpito entrambi qualche tempo prima era svanita.
Troppo spesso desideravo la sua morte, la sua rovina. Accompagnarla alla tomba era il mio desiderio nascosto.
Quel giorno Jenah si avvicinò a me ricordandomi dello spettacolo della sera, chiedendomi del nuovo numero.
"Credimi", le dissi, "ne rimarrai colpita."
Odiavo la banalità in tutte le sue forme.

La sala era gremita di persone, attirate dal mio annuncio per strada.
Jenah era in mezzo al palco con un misero vestito azzurro pallido che faceva risaltare i suoi occhi; il suo compito era quello di intrattenere il pubblico.
Mi avvicinai a lei, sfiorando con la mano il tavolo rotondo di legno messo in verticale verso il pubblico, e a cui erano state applicate delle cinghie per tener fermo il corpo dell'assistente, in quel caso Jenah. La presi per mano e la condussi verso di esso, e da brava, si fece legare.
Strinsi le cinghia forte, fino a quando non sentì un debole lamento uscire dalle sue labbra rose e carnose. Le sorrisi, rassicurandola.
Tornai indietro fino al tavolo dove la valigetta con i coltelli era stata appoggiata: ne presi uno ad uno alzandoli verso il pubblico, per identificarne l'autenticità, poi chiamai uno di loro e lo feci mettere vicino a Jenah.
Gli dissi che al mio segnale avrebbe dovuto far girare la ruota con la ragazza, poi presi la benda nera e mi coprii gli occhi, mentre il tavolo iniziava a girare.
Quando mi tolsi la benda la ruota ancora girava, con i coltelli ancora in mano ascoltavo le proteste degli spettatori che non avevano assistito allo spettacolo. Li zittì tutti con una mano.
Avevo promesso un nuovo numero spettacolare e travolgente; ed io ero un uomo di parola.
Avevo cinque coltelli in mano, e c'erano cinque parti del corpo da colpire.
La mia mira mi aiutò molto in quell'occasione unica; il mio spettacolo fu sulla bocca di tutti per molto tempo.
Odiavo la banalità.
Il primo coltello colpì il piede della ragazza, che cacciò un urlo, il secondo si infilzò nella carne della gamba, il terzo centrò il palmo della mano, mentre il quarto prese il polso. La ruota iniziava a rallentare, e il bersaglio principale si faceva più facile da colpire.
Fremevo dalla voglia di colpire per l'ultima volta la mia vittima, che continuava ancora a ululare di dolore. Il pubblico era paralizzato dalla sorpresa, proprio come volevo io.
La lama dell'ultimo coltello si conficcò nella testa di Jenah con un colpo secco.
-Stak!-

"Imputato; dopo aver ascoltato le accuse, come si dichiara?"
"Innocente, giudice. Sono un prestigiatore, odio la banalità!"

 


N/A
Seconda Shot che pubblico, sicuramente più soddisfatta.
Fatemi sapere cosa ne pensate se vi va, un piccolo commento non mi dispiacerebbe.
Saluti, Wal.

   
 
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