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Autore: Hikary    20/05/2010    8 recensioni
[Lisbon, Jane, Kristina]
Spoiler promo 2.23 " Red Sky in the Morning"
Seppie.
Mettete una decina di piccoli molluschi saltellanti nella stessa vasca e si divoreranno a vicenda.
Genere: Generale, Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro Personaggio, Patrick Jane, Teresa Lisbon
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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Al B.I.L.

semplicemente <3


Time after time


If you're lost, you can look and you will find me

time after time.

If you fall I will catch you, I'll be waitin'

time after time.




Seppie.

Mettete una decina di piccoli molluschi saltellanti nella stessa vasca e si divoreranno a vicenda. Lo ricordava da qualche demenziale film disneyano che le era toccato vedere al cinema con Jane.


Tralasciamo.


In quel vecchio e solido palazzone degli anni '50 erano soltanto in tre, eppure Teresa aveva il sospetto che la convivenza sarebbe stata altrettanto pericolosa. Ricapitolando la situazione, comunque, le basi per il film disneyano c'erano tutte: Red John nei paraggi, minacce di morte a quella che la Hightower – la Hightower! - definiva “ la nuova fiamma di Jane” e il classico appartamento iper-sorvegliato dove Kristina-con-la-K Frye era tenuta al sicuro.

Con lei, seriamente preoccupato, Jane.

Cono loro, in un deliberato atto di puro sadismo personale, Lisbon.

Ad essere onesta, la sua intenzione era fuggire il più lontano possibile dalla micidiale accoppiata Rigsby-Hightower. Quando il nemico non era Jane, la donna non aveva la più pallida idea di come passare al contrattacco.

Chi avrebbe mai detto, poi, che il capo fosse una tale pettegola?

La storia tra Patrick e Kristina pareva essere diventata la sua nuova soap-opera preferita.


Sempre ammesso che quei due abbiano una storia , gracchiò una vocina nella sua testa, che somigliava fastidiosamente a quella di Rigsby.


Il buon Wayne, che l'aveva squadrata a lungo alla notizia che sarebbe andata con Jane e Kristina, azzardando un ansioso “ Ne é propria sicura, capo?”. E detto ciò, c'era stata una rapida occhiata d'intesa tra lui e i due colleghi.

Ora Lisbon si rendeva conto di molte cose. Capiva, ad esempio, il significato di quegli sguardi furtivi che si lanciavano i suoi sottoposti ogni qual volta si nominava la Frye; e anche che il vero gusto della Hightower era stato farli arrivare precisamente lì.

Spigere Jane di qua, tirare Lisbon di là. Ed ecco, come per magia, una sensitiva, una poliziotta e una via di mezzo fra le due confinati in centoventi metri quadri con un killer a braccarli e qualcosa di evidentemente irrisolto che rendeva il silenzio ancora più gravoso.

Lisbon prese a tamburellare con le dita sul tavolino in vetro, attirando l'attenzione di Kristina. Patrick osservava il vuoto con grande interesse.


« Mi rincresce per questa situazione, Agente Lisbon. So quanto desideri essere là fuori ad indagare con al sua squadra. »


Teresa fu quasi sul punto di ribattere che non l'avrebbe mai lasciata sola con Jane, ma si morse subito la lingua, acocorgendosi che, in quel contesto, il suo commento ironico nei confronti del consulente avrebbe assunto tutt'altro significato. Perciò sorrise, scuotendo leggermente la testa.


« Nessun problema. »


Tornò ad appoggiare la schiena al divano.


Dio, che situazione, piagnucolò tra sé.


Kristina pareva averle incollato gli occhi addosso; per quanto Lisbon fingesse di non accorgersene, era ababstanza sicura che lo stesse facendo apposta.


Okay Teresa. Risolvi questa cosa, ora.


« Vado a fare un caffé. Ne volete? »

« Grazie. » ripose Kristina, con quel suo sorriso troppo cordiale che riusciva sempre ad incuriosire la detective.

« Ti accompagno. Ho voglia di un thé. »


L'improvvisa partecipazione di Jane sorprese entrambe. Seguì Lisbon in cucina, continuando a guardare per aria.


« Che stai combinando? » sbottò lei quando ebbe chiuso la porta alle loro spalle.

« Uh? »


Patrick pareva appena cascato dalla nuvole.


« Torna di là, svelto. Stai rovinando il mio progetto geniale. »

« Tu stavi...? » indicò la porta, mentre nei suoi occhi azzurri si accendeva una luce sorpresa.

« Esatto. » Lisbon incrociò le braccia « Avrete molte cose da dirvi, no? Da quando Red John é tornato non c'é stato tempo per parlare. Voglio dire... » arrossì di botto, vedendo un largo sorriso intenerito far capolino sul volto dell'uomo « ...non so come siano le cose tra voi, ma ho immaginato... »


Concluse quel monologo imbarazzato con un eloquente cenno della mano. Jane l'avrebbe volentieri abbracciata; Lisbon sapeva rendersi adorabile, senza rendersene conto.


« Grazie. » sospirò, spostando il pensiero alla donna seduta nella stanza accanto. « In realtà non so nemmeno io come stiano le cose. »


Teresa impallidì.


No Jane, ti prego... Non parlarmi di Kristina. Jane, non farlo...


« Allora » riprese l'uomo, tornato miracolosamente allegro « Secondo te dove avranno messo le tazze? »


Lisbon sentì ogni singolo muscolo del corpo rilassarsi.

Con uno slancio di entusiasmo, iniziò ad aprire le mensole della cucina, arrivando a racimolare tre tazze in buone condizioni, anche se inevitabilmente spaiate. La frecciatina di Jane arrivò più tardi del previsto.


« Avevi paura che ti parlassi di lei? »


Lisbon ebbe un sussulto, ma il suo volto rimase impassibile.


Siamo al “ lei”, eh? non poté trattenersi dal notare.


« Sarebbe a dir poco agghiacciante sentire qualche confessione sulla tua vita sentimentale. » si limitò a commentare, gli occhi incollati al barattolo di caffé.

« Mi sembra giusto. E' un argomento che non abbiamo mai affrontato. »


La stava guardando?


« Troppo personale? »

« Già. »


Seguì un attimo di silenzio.

Lisbon si voltò improvvisamente, ritrovandosi a guardare Patrick dritto negli occhi.


« E' una specie di incubo che diventa realtà, vero? »


L'uomo la fissò per un lungo istante prima di rispondere. Lisbon non capiva se stesse riflettendo sulla sua domanda oppure se fosse qualcos'altro – qualcosa che lei ignorava – ad averlo incuriosito.


« Qualcosa del genere, sì. »

« Mi dispiace così tanto, forse se non avessi dovuto sparare allo sceriffo a quest'ora noi... »

« Non posso credere che tu ci stia ancora pensando. »

« Tu no?»

« Qualche volta. »


Le sorrise con aria criptica e Teresa rovesciò metà del caffé nel lavandino.


« Qualche volta mi chiedo cosa sarebbe successo se non avessi sparato in tempo. »


Ennesimo sorriso, accompagnato da un sorso di the.


« Che mondo sarebbe senza Lisbon? »

« Un mondo in cui Patrick Jane è dietro le sbarre da un pezzo, suppongo. » ribatté lei, ritrovando il suo sarcarsmo.

« Oppure, in alternativa, un mondo in cui non è mai stato assunto nel CBI. »


Touché.


C'erano conversazioni che Lisbon era felice di dover interrompere – soprattutto quando si era chiusi in un container e non si sperava più in un diversivo – perché non si sa mai dove potrebbero portarti. Salvo poi ritrovarsele tra i piedi nei momenti meno opportuni.


« In alternativa, sì. » annuì, tentando di mantenere un tono distaccato.

« Uhm... »


Le girò attorno, studiandola con attenzione. La donna s'innervosì all'istante e tornò ad incollare gli occhi alla caffettiera.


« Sì » concluse Jane « Hai decisamente colto il riferimento. »


Bevve una lunga sorsata di thé.


« E' pronto quel caffé? »

« Se qualcuno la smettesse di tormentarmi... »

« Dì un po', fai sempre tutti questi danni quando ti mettono in mano una caffettiera? »

« Jane! Di là, subito! »


Indicò la porta con aria minacciosa. L'uomo alzò le mani in segno di resa e si mosse verso l'uscita, piano piano, come se l'indice della detective fosse davvero in grado di sparare.


« Vado, vado... Tu sta' buona, giù quel dito. »


Lisbon, a metà tra l'impulso di ucciderlo e quello di scoppiare a ridere, rimase con la mano a mezz'aria finché Jane non sparì in salotto.


Idiota.


Agitò violentemente il capo.


Non Jane, tu. Tu sei un'idiota! Che stai combinando?


Mai come in quel momento non aveva avuto la più pallida idea di cosa volesse, provasse o anche solo di che cavolo le stesse passando per la testa.



***



Ventotto ore da quando erano entrati.

Lisbon era tornata alla sua posizione originale, sul divano del salotto. Un po' meno tesa, forse a causa della stanchezza, ora era lei a fissare intensamente un punto nel vuoto.

Nelle due poltrone ai lati del divano, sedevano Jane e Kristina, perfettamente speculari.

Teresa non capiva perché si fossero seduti così distanti; letteralmente agli antipodi.


Sono la Grande Muraglia pensò sconsolata e prima o poi Gengis Khan partirà all'attacco...


Ma Gensis Khan, al contrario, si mantenne particolarmente quieto per il resto del pomeriggio. Magari fosse stato così anche in ufficio.

La sua mente non era mai stata tanto satura di pensieri; pensieri confusi, per di più, un grovisglio incomprensibile per Jane. Proprio lui, che era tanto bravo a districare le matasse altrui, continuava a spostare l'attenzione da Kristina a Lisbon, con un nevrotico e fortunatamente impercettibile movimento degli occhi.

Della prima lo preoccupava l'attuale condizione di potenziale vittima. Si rammaricava di averla tirata in mezzo a quella storia, soltanto per bere uno stupido caffé e tentare la sorte. Tutto, poi, per rendersi conto che continuava a non credere ai sensitivi e che lei aveva pessimi gusti in fatto di musica.

Con Lisbon, invece, buio totale.

Aveva fatto i salti mortali perché fosse lei a proteggerli; e Jane si era dovuto mordere la lingua più e più volte per trattenersi dal chiedere qualcosa alla Hightower – visti i recenti consigli che gli aveva propinato.

La sua immensa abilità aveva qualche piccola “ lacuna Lisboniana”, per così dire. Il riduttivo “ il capo è gelosa” di Rigsby – origliato con la massima discrezione, naturalmente - non lo convinceva granché.


Che pensi, Lisbon?

Che se stessi per morire chiamerei lei e non te?


Qualcosa attirò la sua attenzione.

Nel medesimo istante in cui si sentì afferrare bruscamente per il polso e trascinare a terra, il vaso colorato sulla credenza esplose in mille pezzi.

Si trovava dalla parte opposta della stanza, rispetto alla finestra.


« Merda. » borbottò Lisbon, rimanendo accucciata sul pavimento « E' un cecchino. Kristina! » aggiunse poi, sollevando il mento in direzione della poltrona su cui fino a pochi attimi prima era seduta la sensitiva « Sta bene? »

« Tutto okay agente Lisbon. » le rispose una voce da dietro lo schienale.


Afferrò Jane per una manica e lo strattonò perché la seguisse. Nascosti tra una poltrona e un lato del divano, sarebbero stati al riparo anche se il cecchino avesse cambiato finestra.


« Kristina è stata svelta, eh? » le sussurrò Patrick. « Molto più di me. »

« Ci vuole poco. » ridacchiò Lisbon.


Poi, vedendo l'epressione indispettita del consulente aggiunse:


« Non prendertela. L'aveva sicuramente previsto con i suoi superpoteri. »

« E non è stata molto carina a non avvisarci. »

« Eh no. » rincarò Lisbon, scuotendo la testa in segno di disapprovazione.


Si sorrisero.


Patrick Jane, solo tu riesci a farmi ridere nel bel mezzo di una sparatoria.

Questo te lo concedo.


« Capo, mi senti? »


Lisbon estrasse il cercapersone.


« Eccomi. »

« State tutti bene? »

« Tutto okay Cho. Lo avete visto? »

« No, è maledettamente bravo. Vi facciamo uscire di lì. Ora... »


Un brusio di sottofondo rese del tutto incomprensibile il resto della frase.


« Cho? » lo chiamo Lisbon. « Cho, che diavolo succede? »

Si udì uno sparo.

Lei e Jane si scambiarono un'occhiata ansiosa.


« Capo, Jane... » la voce di Rigsby fece capolino. « Eccolo, eccolo... »


Parlava – presumibilmente – con la SWAT o con qualche altro collega.

Continuarono ad arrivare frasi sconnesse, miste a spari e grida. Finché, di colpo, quattro parole risuonarono perfettamente chiare nella stanza.


« Oh cazzo, si sta muovendo! »


Lisbon non si rese minimamente conto di essersi mossa, né di aver elaborato una strategia. Era come sempre, un automatismo che – grazie a Dio – aveva acquisito col tempo. Mollò il cercapersone tra le mani di Jane – o forse lo lasciò cadere a terra, poco importava – e con un balzò uscì dal nascondiglio, ignorando le proteste del collega.

Completamente scoperta; ma non era più un problema, il cecchino si era spostato. Nella sua mente era stampata una sola parola, a caratteri cubitali che quasi lampeggiavano: Kristina.

Il suo scatto verso la donna durò pochissimo. Eppure a Jane parve eterno.


« Kristina, viene verso di te! Stai giù! »


La donna si accovacciò a terra, le mani sulla testa, mentre Lisbon le si fiondava addosso schiacciandola ulteriormente contro il pavimento. Avvertì chiaramente il sibilo di un proiettile sopra le loro teste.


« Corri da Jane, io ti copro! »


Kristina obbedì e Teresa si mise in posizione di tiro, puntando l'altra finestra.


Se sparo, potrei colpire uno dei nostri.

Ma Kristina...


Seguì la sua fuga con la coda dell'occhio.


« Lisbon, vieni via! »


La voce di Jane la fece sobbalzare.

E tuttavia rimase immobile.


Non la lascerò morire Jane, non lascerò che ti accada di nuovo.

Ti prometto, ti giuro che...


Un altro sibilo.

Questa volta vicino all'orecchio sinistro. Istintivamente, premette il grilletto.

Da fuori arrivarono altre grida.


« L'ha colpito! » strillò qualcuno.


La mano con cui impugnava la pistola prese a tremare. Mantenne la posizione finché il viso tondo e rassicurante di Rigsby non fece la sua comparsa dalla finestra esplosa.


« Ehilà capo. Complimenti, lo ha messo K.O. » sorrise « Quel coglione si è avvicinato troppo. Per nostra fortuna. »


Le fece un cenno e tornò dagli altri.

Lisbon tirò un sospiro infinito e finalmente abbassò l'arma. Emise uno strano suono sollevato, come un brontolio, passandosi una mano tra i capelli. Quasi non fece in tempo a voltarsi che si ritrovò davanti Patrick Jane, impolverato e furente.

Raramente Teresa lo aveva visto perdere le staffe.


« Tu sei pazza! »


Gli occhi azzurri dell'uomo mandavano lampi.


« E' salva. » fu tutto ciò che riuscì a rispondergli « Lei è salva. »


Jane l'afferrò per le spalle guardandola dritta in viso. Lo colpì moltissimo la sua espressione determinata; e aveva un sorriso stanco, ma fiero. Non riuscendo a rimproverarla oltre, si limitò ad una scrollata leggera.


Che ti passa per la testa, Lisbon?

Dannazione!


Si passò una mano sugli occhi, stropicciandoli con forza. Sorrise a Kristina.


Kristina...


Illuminazione.

Eureka, come diceva Van Pelt.

E il mondo ha di nuovo un senso.


Lisbon l'avrebbe salvata comunque; l'avrebbe salvata anche a costo della propria vita. Pur conoscendola appena, pur non essendo mai stata proprio una sua fan.

Perché non era quello il punto.

Non era Kristina.

Era lui.


Ci sono modi peggiori del licenziamento per punire un irritante sottoposto.


Patrick Jane sorrise come un idiota.


Cos'è Hightower, un nuovo gioco?

Stai testando l'affinità di squadra oppure sei semplicemente un po' stronza e hai un modo molto raffinato di farmela pagare?


La sua Lisbon si era lanciata in mezzo alle pallottole soltanto per il sospetto che Kristina significasse qualcosa per lui.

Ci sarebbe stata, ogni volta; che fosse Kristina o chiunque, per il puro e semplice fatto che si trattava di Jane. E lui, lui era certo di poter dire la stessa cosa.

Lisbon era la sua costante.

Lisbon veniva prima.


« Signori » annunciò Rigsby, entrando nella stanza « Ci spostiamo in un nuovo rifugio. »


Patrick lo guardò con aria disinteressata. Terminate le sue riflessioni, si era messo a trafficare davanti ad uno scaffale della libreria, tentando di accendere una radio a dir poco preistorica, piena di minuscole rotelline. Tornò quasi subito a dedicarsi alla sua nuova scoperta, ignorando Wayne.


Kristina invece sorrise a Teresa, mormorando un “ grazie” impercettibile a chiunque non le fosse vicino quanto lo era la detective. Seguì Rigsby senza voltarsi indietro.

Lisbon ne rimase molto sorpresa. Attese per un po' che l'uomo dicesse qualcosa; o che si decidesse ad uscire anche a lui, magari. Dopo qualche minuto, poiché sembrava non averne alcuna intenzione, decise di intervenire.


« Dovresti andare con lei. »


Ma Jane non la stava ascoltando.

Gli occhi socchiusi, muoveva ritmicamente il capo su e giù, canticchiando il motivetto appena iniziato alla radio.


« Adoro questa canzone. » mormorò più a sé stesso che a Teresa. « Balliamo? »

« S-scusa? »


La stava prendendo in giro?

Era il suo modo di far finta che non gli importasse di Kristina?


« Balla con me Lisbon, ti prego. Solo un po'. »


E per la seconda volta nella sua vita – un record, che dir si voglia – si ritrovò ad accettare quella mano tesa in segno d'invito, senza trovare niente di sufficientemente opportuno, o di non troppo fuori luogo, da dire.

Ballavano, ancora. Chiuse gli occhi.


« Xilofono. »


La sua voce era vicinissima all'orecchio di Lisbon; la colse di sorpresa, all'inizio.

Non era una domanda.


« L'hai sempre saputo, vero? »

« Ovviamente.»


Lisbon scosse appena il capo.

Sorrideva.

La canzone era finita, ma non ci fece molto caso. Per quell'unico, interminabile momento, rimasero semplicemente abbracciati a volteggiare nel centro della stanza.




Notes

Non so niente del season finale, ho solo visto il promo.

E mi é bastato X°D Okay, odio Kristina-con-la-K e la odierei anche se fosse con la C.

Non so esattamente quale sia il senso della fic; forse perché non so ancora bene dove vogliano andare a parare gli autori con questa storia, anyway... ù.ù

Spero vi sia piaciuta :D


Desclaimer

Le prime due righe vengono da Pirates of Caribbean III.

La canzone è Time after time di Cindy Lauper.

Ogni riferimento agli episodi della serie non è puramente casuale!

  
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