Note: il seguente scritto conterrà
riferimenti slash più avanti.
Riassunto: Merlin
è abituato a salvare la vita all’Asino Reale senza che questi se ne accorga, ma
stavolta non tutto va per il verso giusto. Colpito dall’incantesimo del
malvagio Ardof, il nostro mago farà i conti con una
sconvolgente novità: egli si risveglia trasformato in una donna.
Solo Gaius conosce il suo segreto e, finché non
troverà il modo di tornare normale, dovrà inventarsi delle scuse plausibili e
prendere il posto di se stesso al servizio del principe. Come riuscirà a
conciliare questa ‘nuova situazione’? Come si evolverà il suo rapporto con
Arthur?
Grazie
di tutte le recensioni ricevute. *inchin*
E del tanto entusiasmo
*O*, spero
che la storia rimanga all’altezza delle vostre aspettative!
Vorrei dedicarla a quelle
persone che hanno recensito il precedente capitolo:
Damis, GiulyB, angela90, mindyxx, chibimayu, miticabenny, Lyla_sly, lynch, Yuki Eiri Sensei,
_ichigo_85, celine_underworld, bollicina, Tao, _Saruwatari_, Rozalia, Orchidea
Rosa, Egle, Ryta Holmes, Shark Attack (Ciao! Benvenuta!^^)
e Little Fanny (Bentornata, cara! E grazie degli arretrati!).
E a quanti commenteranno (SE vi
va di recensire anche dei capitoli più indietro di questo, il vostro parere non
andrà perduto!).
Ai vecchi e ai nuovi lettori.
Grazie.
The He in the She
(l’Essenza dentro l’Apparenza)
Capitolo XI
Arthur sollevò lo sguardo, incredulo, prima
sulla ragazza e poi – sul margine accanto a lui – dove una vipera velenosa si
contorceva in piccoli spasmi e successivamente, esangue, si lasciava
galleggiare a pelo d’acqua.
Estrasse la punta di ferro dalla testa triangolare conficcata nel terreno, con una freddezza sconcertante la ripulì sul prato dal sangue, mentre la bestia veniva portata via dalla corrente.
“Un Marasso…” mormorò, pensieroso.
Merlin annuì. Dal morso doloroso e letale.
Il principe scrutò la giovane serva come se la vedesse per la prima volta.
“Come… come ci sei riuscita?”
“Mi avete detto di tenere gli occhi aperti e io l’ho fatto, Sire.”
“No, intendevo…” egli deglutì. “Il lancio…”
Il mago si strinse nelle spalle.
Oh!,
era bastato un ‘Flayo Fago’.
Arthur scosse la testa, più sconcertato che meravigliato.
“Mi hai salvato la vita!”
“Sì.” Confermò, annuendo nuovamente.
E qualcosa di imprevisto scattò nel nobile.
“Mi hai salvato la vita!!” ripeté, alterandosi, camminando in circolo, furibondo.
“Maestà?” s’azzardò il servitore, che non ci capiva più nulla.
L’erede al trono interruppe il movimento, puntandole contro un indice intimidatorio.
“Salvato da una dama!” sputò quasi. “Le dame non salvano le vite, si fanno salvare dai cavalieri!; e i cavalieri si salvano tra di loro e tu non sei neppure un cavaliere!”
“Non sono neanche una dama, se vogliamo essere pignoli.” Obiettò Lin. “Sono solo una serva.”
“Che disonore! Che disonore!! Non lo raccontare a nessuno!”
“Raccontare cosa?”
“Ecco. Brava.” Sospirò, come se si fosse tolto di dosso una doppia armatura.
“Sire?” ritentò lo stregone, cauto. Non avrebbe mai capito l’assurdo codice d’onore dei cavalieri.
“Nh?”
“Ma Lady Morgana sa tirare di spada! E ha battuto diversi uomini! Quello non è un disonore?”
“Morgana non fa testo.” Rispose egli, brusco, come se fosse la cosa più normale del mondo. “E’ cresciuta sopravvivendo alle mie angherie.”
E Merlin colse una punta d’orgoglio nella fine del discorso.
Il principe si accasciò contro un albero, rinunciando a bere dal ruscello – improvvisamente l’acqua fresca e gorgogliante non era più così accattivante, per lui – e si fece passare la borraccia di pelle.
Lo scudiero gli si sedette accanto, offrendogli pane e carne salata e gallette dolci.
Rimasero in silenzio, consumando il pasto, ognuno perso nei propri pensieri.
Per Merlin tutto quello non aveva senso. Era assurdo.
Assurdo.
Arthur viveva con la consapevolezza di poter perire ogni volta che combatteva, ma andava in panico se realizzava che poteva morire per il morso di un serpentello durante una caccia.
E il suo onore gli impediva di farsi salvare da una femmina.
Fantastico.
Era un asino. Faceva bene a chiamarlo così. E aveva sempre avuto ragione su questo.
Mentre masticava la pagnotta, lo stregone guardò di sottecchi il suo signore.
Poteva sentire il suo cervello rimuginare sul fatto sin da lì.
Era un idiota, e lui lo sapeva. Perché lo conosceva bene.
Poi però intuì anche un’altra cosa, e cioè che… Arthur non conosceva lei.
Se fosse stata come la maggior parte delle servitrici del castello, entro mezza veglia tutta Camelot avrebbe saputo che il principe aveva portato la sua nuova valletta a caccia e lei gli aveva salvato la vita.
Orgoglioso com’era quel babbeo, c’era da prevederla, una sfuriata così.
Se poi esagerava, supponendo che le chiacchiere sarebbero potute giungere sino al re, allora sarebbe stato anche peggio.
L’onta dell’infamia avrebbe marchiato Arthur per sempre, a suo dire.
Merlin aveva una sola fortuna: a quel somaro serviva tempo per digerire le cose, dopo però ci metteva una pietra sopra e andava avanti.
“Mi hai salvato la vita.” Ammise il principe, d’un tratto, dopo un tempo infinito, ma come se avessero chiacchierato sino ad un istante prima su quell’argomento.
Lin temporeggiò, temendo una nuova crisi di nervi.
“Ho fatto solo il mio dovere.” Si schernì, pregando che fosse la risposta giusta da dare.
“Ottima mira.” Considerò il nobile, con tono esperto, stupendola nuovamente.
“Tutta fortuna.” Replicò, modestamente. E un piccolo incantesimo per direzionare la lama, completò tra sé.
“Sono in debito con te.” Realizzò, serio, voltandosi a guardarla.
Merlin avrebbe voluto scoppiargli a ridere in faccia.
E tutte le altre
volte?
“Me ne ricorderò.” Le promise, chiudendo il discorso e risollevandosi da terra. Si spazzolò distrattamente il retro dei pantaloni con due manate. “Torniamocene a casa.”
“Potreste offrirmi da bere e saremmo pari...” propose, con leggerezza.
Ma Arthur si fece serio, rammentando.
“Anche Merlin, una volta, mi ha detto la stessa cosa.”
Il mago se lo ricordò solo in quel momento, e finse di non saperlo.
“Ah, sì?” esitò. “E com’è finita?”
“Io non offro da bere alle donne.” Tagliò corto l’altro, avviandosi.
***
Quando Gaius lo vide rientrare dalla porta, aggrottò entrambe le sopracciglia.
“Hai dovuto mimetizzarti con i cespugli?”
Ma Merlin non era dell’umore adatto.
Andò a darsi una ripulita – aveva ancora foglie, rametti e spine aggrovigliati fra la treccia – e si costrinse a rivestirsi da donna. Il suo umore diventò irrimediabilmente uggioso, eppure si impose di concentrarsi e usò tutto il tempo utile per finire la ricerca sul controincantesimo.
***
“A questo punto, c’è una sola creatura che possa darti le risposte che cerchi.” Gli aveva detto il suo mentore, chiudendo con un tonfo sordo l’ultimo libro a loro disposizione.
Al giovane non restò altro che rassegnarsi. Del resto, aveva lui stesso ammesso che, se fosse stato necessario, sarebbe tornato dal lucertolone con la mania degli indovinelli, a supplicarlo per un aiuto.
E non vedeva differenti vie d’uscita per rimettere le cose a posto.
Erano trascorsi solo tre giorni dall’infausto avvenimento, ma a lui sembravano tre interi secoli.
A dirla tutta… cominciava anche a preoccuparsi seriamente della faccenda.
Sospirò, mentre il guaritore di corte lo informava che doveva uscire per far visita a Sir Nicholas.
Perciò lui avrebbe atteso che fosse scesa la notte su Camelot, poi sarebbe sgusciato come sempre nei sotterranei del castello.
Nel frattempo, però, aveva ancora un mucchio di compiti da finire e Arthur non avrebbe di certo aspettato i suoi comodi.
***
La cena al suo signore fu servita in religioso silenzio, con gesti meccanici dettati dall’abitudine.
L’erede al trono le aveva lanciato un paio di occhiate
stupite, ma vedendola pensierosa non aveva osato chiederle il motivo. In fondo, non erano propriamente in
confidenza.
Merlin non se ne accorse neppure. La mente era corsa ad anticipare, a fantasticare sulle parole del drago. Era completamente assorto, assorbito nelle possibili varianti che gli sarebbero state offerte: avrebbe dovuto procurarsi qualche ingrediente raro per una pozione? Sarebbe bastato un incantesimo di scioglimento? Oppure sarebbe dovuto andare in cerca di Ardof, ovunque egli fosse, e costringerlo a togliergli quel sortilegio?
In cuor suo, sperava solo di comprendere bene cosa gli sarebbe stato detto e di poterlo mettere in pratica quanto prima.
Aveva già rischiato la pellaccia in un’infinità di occasioni, quella non sarebbe stata né la prima né l’ultima.
Tuttavia, sicuramente
le altre volte non era mai stato così felice e ansioso di farlo.
Fu con quello spirito, che lo stregone predispose il necessario per la notte del principe e lo salutò.
Arthur lo obbligò nuovamente, come le notti precedenti, a farsi scortare a casa dalla guardia di turno in corridoio.
Merlin non tentò di opporsi, non fiatò neppure. Non voleva perdere altro tempo inutile in rimostranze, come la sera avanti e quella prima ancora.
Se avesse avuto la mente sgombra da altri pensieri, si sarebbe reso conto che quella del principe era una volontaria gentilezza nei suoi confronti e non un’imposizione, e che avrebbe dovuto essergliene grato o sentirsi addirittura lusingato. Peccato non fosse nella disposizione d’animo di apprezzare il generoso gesto.
Si lasciò quindi accompagnare fino al suo alloggio, salutò la sentinella e attese che questa fosse sparita, prima di sgattaiolare nuovamente verso il castello, stando bene attento a non farsi scoprire.
Non aveva percorso neppure un terzo del tragitto, quando uno spaventoso boato rimbombò nei corridoi deserti.
Di colpo il palazzo si era destato, in fermento, come un enorme formicaio calpestato. Merlin ebbe appena la prontezza di riflessi di spingersi da parte, prima di venire investito da un drappello di guardie accorse, richiamate dal rumore.
Egli si accodò a loro, raccogliendo le gonne e correndo per
quanto poteva. Che fosse un attacco
magico?
Con suo enorme stupore, realizzò che tutti si stavano dirigendo verso la sua stessa meta, la zona dei sotterranei dove il drago era stato rinchiuso più di vent’anni prima.
Maledizione! Che quel disgraziato avesse trovato il modo di liberarsi proprio quella sera?!
Per fortuna, i suoi timori non trovarono fondamento; i cavalieri e le guardie reali si erano ammassati parecchio prima della scalinata che portava nelle viscere del castello.
Man mano che si avvicinava, un odore polveroso colpì le sue narici, mentre uno strano pulviscolo danzava nell’aria, illuminato dalle torce.
Il principe raggiunse il luogo poco dopo Merlin. Egli lanciò a Lin solo un’occhiata distratta, ma di ammonimento, come a dire che non avrebbe dovuto trovarsi lì e che poi avrebbero fatto i conti.
Il mago si fece piccolo piccolo, tenendosi in disparte, e tuttavia cercando di cogliere tutti i discorsi e il ragguaglio che, sapeva, avrebbero fatto all’erede al trono.
Quando udì il motivo di tanto scompiglio – un vecchio architrave in legno marcito aveva ceduto, e crollando aveva ostruito parzialmente un corridoio laterale di quella zona –, lo stregone tirò un sospiro di sollievo: niente assalti di creature magiche nemiche. Il suo conforto, però, durò poco.
Giusto il tempo di capire che quell’incidente aveva mandato a monte i suoi piani e gli avrebbe impedito di andare dal lucertolone quella sera – era impossibile oltrepassare il punto del crollo, finché non fossero stati rimossi tutti i blocchi di pietra franati – ed egli sospirò affranto.
Ascoltò appena la voce di Arthur, che interrogava le sentinelle di guardia in quella zona sincerandosi che nessuno fosse rimasto ferito o intrappolato al di là della frana.
Lo vide andare di persona a controllare lo stato dei fatti e lo sentì ordinare ai suoi uomini che la zona fosse interdetta a tutti, fino a quando non fosse stata ripristinata la sicurezza del passaggio e che l’indomani, per prima cosa, si dovesse sgomberare tutto il materiale e procedere alla riparazione.
Infine, il principe si rivolse alla sua valletta, mentre questa abbassava colpevolmente gli occhi sulle sue scarpe femminili.
“Non dovresti essere a casa di Gaius?” le domandò, contrariato dalla sua presenza.
“Lo ero, Sire. Ma…” Merlin pensò svelto a qualcosa per giustificarsi, e l’unica soluzione fu mentire. “Ma ho pensato che avreste potuto avere bisogno di me.”
“Certo, come no?!” Il nobile scosse il capo, seccato. “Le donne dovrebbero stare fuori dai guai. La prossima volta che succede qualcosa di strano, resta al sicuro. Intesi?”
Linette gli lanciò un lungo sguardo senza rispondere. Magari avrebbe dovuto ricordargli una certa caccia avvenuta quel mattino...
“Intesi?!” ripeté egli, spazientito.
“Sì, Maestà.” Borbottò di malavoglia, in risposta, la ragazza.
“E ora muoviti, ti riaccompagno a casa.”
“Ma non desiderate che vi prepari il necessario per darvi una ripulita?”
Arthur quasi non si accorse delle mani sporche e di tutti i calcinacci polverosi che aveva addosso.
“No, mi arrangerò con l’acqua del catino.”
Il mago, dal canto suo, sperò che l’altro avrebbe usato davvero l’acqua della bacinella, senza scambiarla col contenuto del vaso da notte.
Del resto, a riprova della sua scarsa autonomia, l’erede al
trono aveva infilato le braghe al contrario, nell’urgenza di rendersi
presentabile. Che altro avrebbe potuto
combinare?
“I vostri pantaloni, Sire.” Gli appuntò, al momento di congedarsi, quando furono davanti alla porta di Gaius.
Forse il principe era arrossito. Peccato ci fosse poca luce.
“Avevo fretta.” Replicò egli, scontroso, messo in difficoltà. “E non fare la balia!”
Lo stregone sorrise del suo imbarazzo e richiuse l’uscio, prima che l’altro potesse brontolare minacce al suo indirizzo.
Continua...
Disclaimer: I
personaggi citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma
di lucro, da parte mia.
Ringraziamenti: Un abbraccio a Tao, che sopporta i miei scleri. X3
Note: (prima quelle tecniche):
- La vipera berus o marasso è un serpente velenoso del genere delle vipere. La vipera berus o marasso vive nella maggior parte dell’Europa Occidentale e dell’Estremo Oriente, e dell’Asia, è molto comune nell’Italia Settentrionale. La vipera berus o marasso non è considerata altamente pericolosa, i suoi morsi possono essere molto dolorosi, ma sono raramente fatali. Il nome specifico, Berus, è nuovo ed è stato un tempo utilizzato nel latino per fare riferimento a un serpente, forse la biscia, Natrix natrix. (Info prese da Wikipedia, l’enciclopedia libera).
Ho verificato la presenza del marasso anche in Inghilterra, perciò verosimile che esistesse lì anche al tempo dei nostri eroi.
Un mio appunto personale: oggi, il suo morso è raramente mortale, ma un tempo sì. Niente Centro Antiveleni! XD
- Gli incantesimi usati sono presi dal telefilm; per la trascrizione mi sono affidata ai sottotitoli inglesi, quindi io li ho stilati nel modo in cui si scrivono, non come si pronunciano.
Nello specifico, il Flayo Fago è estrapolato dalla puntata 2x01 “La maledizione di Cornelius Sigan”, nel bosco, durante l’attacco contro il cinghiale.
- “Potreste offrirmi da bere e
saremmo pari...” sono le stesse parole che Merlin usa
nella puntata 1x02 “Valiant”, la seconda volta in cui
salva la vita ad Arthur e il principe cerca malamente di ringraziarlo. Mi
piaceva costruirci un parallelo^^
- Il riferimento al vaso da notte e al fatto che la regale pipì potrebbe entrare in contatto col regale principe è un riferimento ad una delle scene tagliate sempre della puntata 2x01 “La maledizione di Cornelius Sigan”, in cui Cedric fa inciampare Merlin e lui versa l’intero contenuto in faccia ad Arthur^^
Peccato che la scena sia stata tagliata in fase di montaggio, è alquanto schifida, ma assolutamente esilarante! ^___^
Comunque suddetta scena gira nel web e se riesco a ritrovare il link che ho perso ve lo aggiungerò.
- Sulla reazione isterica di Arthur al suo salvataggio, ho già spiegato le mie ragioni tramite il ragionamento di Linette, e lo credo coerente col personaggio. Tuttavia, se la pensate diversamente, mi farebbe piacere saperlo.^^
- L’incontro col drago è rimandato per ovvie ragioni… *buawawawahahahaha* al povero Merlin non va mai dritto niente. X°D
Comunque, vi anticipo già che nel prossimo capitolo ci saranno un bel po’ di discussioni!
“Poiché tuo cugino ti
ha affidata a me,” ritentò il principe con modi più
pacati “io mi sento responsabile della tua sicurezza, almeno fino a che
resterai a Camelot o fintanto che lui non tornerà.”
[...] “Poi, quando
non sarai più affar mio, potrai fare
tutte le scelte che vorrai, con chi desidererai e come più ti aggraderà.”
E altre piccole cosette carine. ^__^
Precisazioni al capitolo precedente: (a random)
- Adoro le vostre supposizioni *O*
E bollicina ha vinto!, indovinando il seguito del capitolo, ed è già stata premiata con un pezzetto di storia in anteprima.
- Sì, Linette usa bene la magia come Merlin, perché la sua mente la sa padroneggiare come prima.
Riguardo al suo corpo, però… sorpresa! ^.^
- Decisamente Arthur è un asino, ma un galant-asino! XD
- Sono contenta che abbiate colto il fatto che (lo spirito di) Merlin è sempre fra loro. E’ importante.
Del resto, è l’unico punto di contatto comune che hanno ed è ‘normale’ che lo tirino spesso in ballo; il principe, soprattutto, che li paragona sia come parenti sia come servitori entrambi incapaci.
- Se avete dubbi o curiosità, voi provate a chiedere, se mi sarà possibile rispondere senza anticipare spoiler, lo farò volentieri!
- Questo capitolo ha 2000 parole, forse sazierà un po’ più la vostra fame… ma se i caps scivolano via veloci, vuol dire che piacciono *_*
Rispondo a Shark Attack: il numero preferenze come autrice si vede entrando nel proprio account in alto a destra, quello che usi per caricare una fic.
Dal pannello “Opzioni Account”, in basso a sinistra della griglia c’è la voce “Sono tra gli autori preferiti di...” e se ci clicchi su si pare l’elenco in ordine alfabetico. (Spero di esser stata chiara^^).
Campagna di Promozione
Sociale - Messaggio No Profit:
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pro recensioni.
Farai felice
milioni di scrittori.
(Chiunque voglia
aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)
Come sempre, sono graditi commenti,
consigli e critiche.
Grazie (_ _)
elyxyz