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Autore: IreKey    23/05/2010    1 recensioni
E alla fine sarò da te e ti porterò con me. Tu ed io scapperemo dal mondo. E' una promessa...Splenderemo, lontano da qui, attraverso spazio e tempo. Sulla via che mi porta da te le stelle cadono all'orizzonte.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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Komm und rette mich,
Ich verbrenne innerlich.
Komm und rette mich
Ich schaff’s nicht ohne dich.
Komm und rette mich
Rette mich.


 

Di notte pregava che il suo viso scomparisse dai suoi sogni.
Preghiere inutili: Dio oramai non l'ascoltava più. Dio l'aveva abbandonata, come aveva fatto con tutta la sua famiglia.
Quelle lacrime che infradiciavano il suo cuscino non smettevano mai di scorrere fino al mattino. Aveva gli occhi gonfi e brucianti. Le palpebre si chiudevano da sole, come se dovessero restare chiuse, come se dovessero farlo per sempre. Non si sentiva a casa, non si sentiva a proprio agio. Era come se quella non fosse più casa sua, come se non fosse più la sua vita; aveva bisogno si trovare il posto in cui essere felice, il posto in cui brillare. Aveva voglia di scappare. Andarsene da tutto, mollare quello che fino ad adesso l'aveva fatta soffrire. Non voleva avere più ricordi, nemmeno memoria. Voleva che loro non tornassero più da lei, voleva che la sua famiglia scomparisse. In quel momento avvicinò automaticamente il cuscino alla sua bocca e cacciò fuori un urlo dalla sua gola, così doloroso che perse la voce per qualche istante. I singhiozzi lo rimpiazzarono, tanto forti, quanto era stato l'urlo. Chiuse gli occhi, per sua fortuna era ancora notte. Un fiume di lacrime le correva sulle sue guance ormai abituatesi a quel dolore così intenso che provocavano, ogni volta che cadevano oltre il profilo del suo mento, per poi scomparire...
L'aria gelida di un aprile morente, le pungeva le guance bagnate come fossero spilli avvelenati. La finestra era aperta e le soffici nubi iniziavano a piangere piccoli pezzi di ghiaccio. Un inverno pieno di parole, pieno di emozioni di quello stesso tono malinconico, pieno di quello che era il suo vuoto, si era appena concluso alle sue spalle. Vuoto di emozioni, un vuoto nel cuore. Un cuore congelato.
Non avrebbe dovuto svegliarsi quella mattina per andare a scuola, era domenica.
Odiava quel posto. Non aveva amici e i compagni di scuola la evitavano. Era strana. Tutto di lei era strano. Il modo in cui parlava, quello che scriveva nei temi personali, a cui la sua professoressa dava sempre un 10 spaccato e faceva leggere davanti alla classe, ogni volta. Era cresciuta in anticipo, non era più una bambina, mentre i suoi compagni di classe lo erano ancora. Aveva dovuto sopportare tutto quel dolore nella sua vita, che ora si trovava ad essere discriminata solamente per il fatto che era più matura degli altri.
Era strana anche nelle braccia di quello sconosciuto, per quello aveva deciso che forse non era la scelta più giusta lasciarsi andare, non in quel momento. Forse più avanti sarebbe stata più pronta.
Lo disprezzava.
Ogni notte le riempiva la testa del suo viso. Il suo sguardo, lo sentiva a dosso, in ogni istante. Non ci avrebbe più pensato, era una promessa. Una promessa che faceva a sè stessa.
Voleva sforzarsi di mandare via la sua visione dalla sua mente. La sua immagine così indesiderata; verso di lui provava un leggero odio, ora. Non sapeva nemmeno che cosa lo causasse, lui, in fin dei conti, non le aveva fatto nulla. Forse era entrato davvero senza preavviso dentro alla sua vita.

Gliel'avrebbe sconvolta completamente senza nemmeno farle accorgere che forse non aveva fatto la scelta giusta a lasciare le porte della sua vita aperte. Ma lui ha sempre fatto parte di lei, in qualche modo.
Sentì il mondo crollarle addosso, proprio in quel momento tutte le sue convizioni, quelle di una vita, avevano perso completamente importanza al suono di quella melodia fatta su misura per lei. E niente era più rimasto come era stato prima, e forse come sarebbe dovuto rimanere. Niente sarebbe potuto rimanere come prima.

I sogni volano sempre lontani, appena prima che l'alba sorga.
Aspettò l'alba per aprire di nuovo gli occhi e tutte le idee che avevano popolato il suo cervello quella notte, le sembravano essere state solo un grande sogno. Non appena capì che quella promessa non sarebbe mai riuscita a mantenerla si alzò dal letto, che in tutta una notte aveva distrutto completamente, accese il computer e corse in bagno. Aveva bisogno di una doccia. Per svegliarsi. Per non rendersi conto di quello che stava per fare...
Si svestì, un capo per volta e rimase a guardare il suo corpo nudo allo specchio. Si trovava orribile, cosa le stava succedendo? Era diversa.
Stava per farlo, quando la sua coscienza la fermò, portando quei pugni a sbattere contro il lavandino. Fece un respiro profondo e chiuse gli occhi. Era tutto sbagliato. Tutto...
Entrò nella doccia e l'acqua fredda la tranquillizzò per un attimo. L'immagine di quell'angelo si fece spazio tra i suoi pensieri. Se lo immaginava lì, nella sua doccia.

Le gocce d'acqua scivolavano leggere sul suo corpo e capì che ormai non c'era più nulla da fare...Lasciò tutto quello che aveva prima di lui; lo lasciò cadere dentro alla spazzatura. Lasciò le emozioni che aveva provato prima di lui; le lasciò scomparire oltre l'orizzonte, che iniziava a colorarsi di quel rubino leggero, oltre le nubi. Lasciò i sentimenti che aveva provato prima di lui; li lasciò scappare correndo via da quel mostro che stava nascendo. Era l'uomo che aveva sempre sognato. Con ogni regola che aveva infranto, con ogni muro che aveva sbriciolato tra le sue mani, ma non voleva che fosse quella la realtà.
Le sue lacrime si confondevano con l'acqua fredda della doccia, un'altra volta, delle lacrime di sconfitta. Aveva vinto lui, ma questo lo sapeva fin dall'inizio. Non ne sarebbe più uscita.

Lui cantava e lei viveva. Quel circolo vizioso che ne valeva la sua vita...

Ormai era rimasta fregata, da quel demone dalle sembianze di angelo, che era intenzionato a portarsela via. Sapeva che ormai faceva parte della sua vita.
Erano lacrime dolorose. Aveva paura!  
Spalancò gli occhi ancora pieni di lacrime e cancellò la sua voce e il suo viso per quel momento. Butto la testa sotto l'acqua, sperando di cancellare tutto veramente e uscì velocemente dalla doccia, prese un asciugamano e se lo avvolse intorno al corpo. I capelli bagnati le gocciolavano sulla schiena. Non era sicura che fosse la cosa giusta, andò in camera e aprì una pagina di internet, scrisse l'indirizzo del sito e digitò piano, quel nome che le era rimasto in testa...Tokio Hotel.
Apparirono sullo schermo migliaia immagini di video, eppure lei non ne aveva mai sentito parlare. Sì, conosceva già la voce di quell'angelo, ma non sapeva a chi collegarla.
Aprì il primo video.
La prima immagine che vide era il suo viso, diverso da come l'aveva visto quel pomeriggio. Poi iniziò a cantare:


Zum ersten Mal alleine
In unserem Versteck.
Ich seh noch unseren Namen an der Wand
Und wisch sie wieder weg.
Ich wollt dir alles anvertrauen.
Warum bist du abgehauen?
Komm zurück
Nimm mich mit

Komm und rette mich,
Ich verbrenne innerlich.
Komm und rette mich
Ich schaff’s nicht ohne dich.
Komm und rette mich
Rette mich
Rette mich

Unsere Träume waren gelogen
Und keine Träne echt.
Sag das das nicht wahr ist,
Sag’s mir jetzt.
Vielleicht hörst du irgendwo,
Mein SOS im Radio!
Hörst du mich? Hörst du mich nicht?



Era rimasta a guardare quel video con gli occhi sgranati e la bocca serrata. La sua voce! La voce di un angelo, quello venuto per salvarla, no...? Chiuse gli occhi e si fece invadere da quei pensieri. Odiava farlo. Era un segno di sconfitta ma si lasciò trasportare dalla sua voce. Fece partire di nuovo il video e tra sè e sè sussurrò quelle parole: -Stanotte pretendo che resti per riscrivere la mia vita da capo -.

 

 

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Ringrazio i Tokio Hotel che con le loro canzoni riescono sempre a darmi l'ispirazione giusta. Per questo capitolo, come avrete visto è Rette Mich. Aspetto presto dei commenti. Bacioni.

Ire.

  
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