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Autore: FrecklefaceMnemosyne    31/08/2005    1 recensioni
Altra one-shot (devo avere qualche maledizione che non mi regala ispirazione sufficiente per ff a capitoli). Protagonista: Cho Chang (BUUU) personaggio che DETESTO ma che in questa ff cerco di far parlare (dovrà anche dire la sua, no?). Scritta più di un anno fa, ma non orribile. Almeno...per me! SaRa
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Cho Chang
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ekkime qua, tra gioie e dolori. Ho ripescato questa ff nel mio vecchio server; risale a circa 1anno e mezzo fa, quando ancora ero iscritta ad 1 altro sito di ff, perciò era tutta coperta di polvere virtuale... (Scusate, manco so come me le invento, certe.)

Postarla è 1 esperimento per capire di quanto è cambiato il mio stile!

Avanti popolo, fatevi sentire... ^__^ SARA

Guardo fuori: i raggi del sole hanno ingaggiato una lotta all’ultimo sangue con la tenda che ho volontariamente chiuso, sulla finestra della mia camera.

Sono sola, qui nel mio dormitorio. A dire il vero non è una cosa anormale: è mezzogiorno e posso supporre che ben poche persone siano nei loro dormitori, qui a Hogwarts, mentre il sole è alto nel cielo, l’acqua del lago è calda e invogliante e i cattivi pensieri sono stati cacciati da qualsiasi testa, tranne che dalla mia.

E forse anche dalla sua.

Qui a Hogwarts le voci girano in fretta... Forse troppo.

Riaffiora nella mia mente l’immagine di Silente al discorso di fine anno; parla di Harry, della sua battaglia contro i Mangiamorte con affianco gli amici di sempre. Tra loro c’era anche Hermione Granger, come sempre.

Oh, lei. Non ho dimenticato la mia gelosia nei suoi confronti. Lei gli è sempre stata vicina, lo ha sempre compreso, come invece io non sono riuscita a fare spesso. Una spalla amica pronta a confortarlo, mentre io lo accusavo. Una fonte di consigli. Chissà, magari alcuni di questi riguardavano anche me.

Gelosia stupida, anche se motivata. Stupida, come sono stata io. Ma ormai è passato.

Nel discorso del preside, è stato nominato Black molte volte. Non sapevo fosse il padrino di Harry, e sono ancora molto diffidente a considerarlo come una persona di nobili intenti. La mia opinione però è decisamente poco rilevante. Tutto ciò che conta è di sicuro Harry gli era molto affezionato, e saperlo morto è stato un duro colpo per lui.

Ecco il motivo per cui probabilmente harry condivide il mio stesso umore.

Ogni volta che lo incrocio per i corridoi del castello e intercetto il suo sguardo ormai freddo, ripenso al nostro primo bacio. Un bacio veloce, impacciato, ma allo stesso tempo tenero. Come lui.

Io avevo fatto il primo passo, ancora in lacrime per Cedric. Avevo fatto l’errore di ripensare a lui, e sentire che Harry non voleva darmi spiegazioni circa la sua morte mi aveva gettato nello sconforto. Ma del resto, come avrei potuto biasimarlo?

Mi ero avvicinata e lo avevo sentito tremare. Quello doveva essere il suo primo bacio, e ancora oggi mi chiedo se sia stato felice di dividerlo con me.

Avevo sentito le sue labbra, morbide ma asciutte e serrate, sulle mie. Un bel contatto, nulla più, perchè capivo che le cose dovevano venire col tempo. Ma era già trascorso un attimo che le sue labbra erano mutate. Almeno nella mia testa erano tornate ad essere le labbra di Cedric; dolci, passionali, desiderose di un contatto più profondo.

Mi sono scansata. Quello era Harry, non Cedric! Non Cedric! E non avrei potuto più avere i suoi baci, mai più! Di fronte a questa agghiacciante verità, le lacrime non hanno avuto argini. E mi sono sentita ipocrita a sfogarmi sulla sua spalla, ma non sapevo cos’altro fare.

Ho pianto molto su Harry. Ero stufa di piangere, non volevo ricominciare, e speravo che con quello sfogo improvviso avrei messo un freno alla mia disperazione.

Dio, se mio sbagliavo. Ma allora non potevo sapere.

Mi guardo intorno. I raggi di sole filtrano nella penombra, ma io non farò nulla per aiutarli ad illuminare la stanza. Guardo le lenzuola tirate sui letti delle mie amiche e senza volerlo mi soffermo su quello di Marietta.

Marietta. Dovrei essere adirata con lei. Lei ha confessato tutto sull’ES alla professoressa Umbridge. Lei ci ha traditi tutti.

Eppure non sento rabbia nei suoi confronti. In fondo è pur sempre mia amica, e avere paura è umano.

Un buon motivo potrebbe essere che l’aver siglato la fine delle riunioni dell’ES è voluto dire porre davvero fine alle mie occasioni di parlare con Harry.

Ma di certo non posso incolpare lei per questo. Il nostro rapporto si era già raffreddato, e anche se è duro ammetterlo è stata tutta colpa mia.

Se potessi tornare indietro, ripartirei dal mio primo vero appuntamento con Harry. Che poi, a dirla tutta, è stato anche l'ultimo; e tutto perchè lo spettro di Cedric ha deciso di riemergere.

Ho chiesto a Harry di rivelarmi se prima di morire Cedric mi avesse nominato. Con questo so di averlo ferito, ma è stato più forte di me. Si sono aggiunte a quel momento così teso due sensazioni che non sono riuscita a soffocare e mi hanno travolto: il desiderio di vivere serenamente la mia storia con Harry, senza rimorsi o spettri attorno a me, e la gelosia per Hermione, che lui aveva deciso di menzionare proprio in quel momento.

Sensazioni troppo forti, che nuovamente si miscelavano a un dolore già provato. Sensazioni che mi hanno fatto andare via, fuggire da tutto, lasciar solo Harry.

Questo è stato decisamente l’errore più grande, a cui è seguito un periodo di lenta e faticosissima risalita, che però non avevamo la totale convinzione di intraprendere. O forse la cosa è stata univoca e non me ne sono mai resa conto.

L’episodio provocato da Marietta non è stata che un’altra goccia, che però accumulata sulle altre ha portato il vaso a traboccare.

E’ finita così. Scendendo sempre più.

Che conclusioni posso trarre? Io so solo una cosa, ormai l’ho capito. Ho usato senza volere Harry. Ho sperato di rimarginare una ferita, che invece si è lacerata ancora di più.

Ma ho imparato dal mio errore. Servirsi delle persone per dimenticare è del tutto inutile, perchè la partita riguarda solo te stessa, senza rimpiazzi o sostituzioni e va giocata fino in fondo.

In altre parole, é la vita.

Qualcuno mi sta chiamando. Ora quella tenda non serve più. La sposto delicatamente, e un raggio di sole si infrange violento sui miei occhi a mandorla. Malgrado ciò, riesco a vedere in basso. E’ Micheal Corner, il mio nuovo ragazzo, a chiamarmi.

Decido di scendere, ma prima apro la finestra. Ora nemmeno un vetro vi impedisce di entrare, raggi di sole.

Siete i benvenuti.
  
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