CHAPTER 3

 

P.o.v. Frankie

 

 

Apro gli occhi lentamente e osservo il viso di Jamia, di mia moglie. Stanotte abbiamo fatto l’amore, e come ogni volta mi sono sentito dannatamente in colpa. Forse perché mentre lo facevo pensavo a Gerard… la vedo aprire leggermente gli occhi e sorridermi. Che razza di uomo egoista sono…faccio schifo… sarei pronto a lasciare mia moglie, a fare questo ad una persona meravigliosa come Jamia solo per quel deficiente di Gerard. Solo che…davvero, non ce la faccio senza di lui.

Non riesco neanche ad immaginare la mia vita senza di lui. Lascio un bacio leggero sulle labbra di Jamia e mi alzo.

<< Scendo a fare colazione, tu dormi ancora un po’… >>

Mi accendo una sigaretta e mi infilo i pantaloni di una tuta grigia e una maglietta a caso, poi esco.

 

<< Come diavolo sarebbe a dire che non avete i Frankenberrie?? >>

Al soave suono di questa voce mi volto, trovandomi la buffa quanto adorabile visione di Gerard in pigiama con la faccia in una smorfia imbronciata da bambino, che assedia un povero cameriere.

Sento le mie labbra curvarsi in un sorriso.

<< Mi dispiace signore, non è colpa mia… >>

Dovrei proprio salvare quel pover’uomo. Decisamente.

Raggiungo Gee e gli passo un braccio intorno alla vita, abbracciandolo da dietro.

<< Ma come, sei partito che ne avevi una scorta per 3 anni…non puoi averli già finiti tutti! >>

Lo sento irrigidirsi tra le mie braccia. Gli passo la bocca sul collo, facendolo rabbrividire. La sua pelle è così chiara e morbida che mi vien voglia di assaggiarla. La sfioro piano con la punta della lingua, senza che il cameriere se ne accorga. Credo. Spero.

Infilo il naso tra i suoi capelli e respiro il suo profumo. Mi è sempre piaciuto da morire, questo mix di caffè e nicotina.

Si stacca improvvisamente, lasciandomi con il naso per aria come un ebete. Mi afferra per un polso e mi trascina via. Lo stringe forte, fino a farmi male. Mi conduce velocemente per i corridoi dell’hotel, senza dire nulla.

<< Gerard, senti, se vuoi dirmi di smet.. >>

<< Taci! >>

Spalanco gli occhi.

Cosa cavolo sta succedendo??

Dopo qualche minuto si ferma davanti ad una porta, che credo sia quella di camera di Mickey.

Solo che…tipo, non ha senso. Cioè, cosa vuole, farmi picchiare da suo fratello? Da Mickey?? Non è assolutamente credibile come cosa. Voglio dire, almeno mi avesse portato da qualcuno più grosso e virile di me, tipo, che so…Bob, Bryan…LynZ…

Bussa alla porta, e dopo qualche secondo viene ad aprirci un Mickey dall’aria piuttosto assonnata.

<< Gee…? Frank…? Che ci fate qui…? >>

Ci guarda interrogativo, stropicciandosi gi occhi sotto gli occhiali e sbadigliando.

È buffo, per quanto questi due non si somiglino per niente in questo momento mi ricorda tantissimo Gee.

<< Esci. >>

La voce decisa e autoritaria di Gerard mi fa spalancare gli occhi, mentre Mickey fa lo stesso.

Che cazzo vorrebbe dire??

<< Prego..? >>

<< Ho detto “esci”. Ho bisogno della tua camera, vai a fare colazione. >>

<< Ma… >>

<< Vai! >>

Gerard spalanca la porta, trascinandomi dentro la stanza, poi spinge fuori un Mickey completamente sconvolto. Se non fossi così dannatamente preoccupato per la mia vita la scena mi risulterebbe persino divertente. Chiude la porta alle mie spalle e mi guarda con uno sguardo strano.

<< Gee? Che cazz… >> Non riesco a completare la frase che sento le sue labbra premersi contro le mie. Si fa spazio nella mia bocca e mi trascina in un bacio rabbioso. Dal canto mio me ne sto immobile, troppo sconvolto per poter fare qualsiasi cosa, gli occhi che potrebbero rotolare fuori dalle orbite, da tanto sono spalancati. Sentendo le mani di Gerard scorrere freneticamente sotto la mia maglietta, mi riscuoto da questo stato di shock e infilo una mano tra i suoi capelli profumati e glieli tiro, allontanando di qualche cm il suo viso dal mio.

Fa un’espressione contrariata e un gemito di insoddisfazione.

<< Cos’è Gerard, la tua mogliettina non ti basta più? È per quello che sei venuto da me? >> mi scappa una risatina amara. << Forse dovrei iniziare a farmi pagare… >> concludo, scuotendo appena la testa.

E la faccia turbata di Gee è così bella che dovrebbe avere sempre quell’espressione. Gli lascio i capelli e faccio scivolare la mano sul suo collo per tirarlo verso di me in un altro bacio, più dolce. Lo sento abbandonarsi tra le mie braccia, come se avesse perso le forze, senza smettere di baciarmi. A questa adesione perfetta dei nostri corpi mi sento scuotere da un leggero brivido. Mi spinge con la schiena contro la porta e inizia ad armeggiare con l’allacciatura dei miei pantaloni.

I suoi gesti sono di nuovo frenetici. Gli sfilo la maglietta e appoggio la bocca sul suo collo ancora una volta. Non lo deve dimenticare. Non lo deve dimenticare mai. Gli passo di nuovo la lingua sul collo e assaporo la sua pelle leggermente sudata, mentre sento la sua mano iniziare a muoversi nei miei pantaloni. Gli do un ultimo bacio leggero, poi lo mordo. Con violenza, rabbia, frustrazione, passione. Sento i miei denti affondare di qualche millimetro nella sua carne, e gli strappano un gemito di dolore. Lo lascio andare solo quando sento il sapore metallico del sangue in bocca. Osservo per un secondo la mia opera. Gocce di sangue gli rigano la pelle chiara. Le raccolgo con la bocca e lascio un bacio sulla piccola ferita. Mi prende per il mento con una mano e mi alza il viso. Sento le lacrime scendere silenziose sulle mie guancie. Ma non è giusto…tu dovresti piangere, non io…

<< Così non potrai dimenticare… >>

 

 

Ecco il terzo capitolo! Non ho tempo di scrivere altro, ma ringrazio tutti quanti per le recensioni e per averla messa tra le storie da ricordare, preferite o seguite!

Al prossimo capitolo!

byebye