Se ti trovi in combattimento e desideri
far ritorno a casa,
la
cosa migliore è trovarsi ai comandi di un Thunderbolt.
(H.Zemcke, comandante del 56th FG)
Capitolo 20: Gli ordini non si discutono
D |
opo
avere affidato casa e bambino alla buona Mrs. Piggot - una dolce signora
quarantenne, vedova di un pilota della RAF
caduto nella Battaglia d’Inghilterra che le faceva volentieri da governante per
arrotondare il suo magro sussidio - la signora Greason s’incamminò per la
strada che lasciava il paese di Newhaven in direzione nord, conducendo verso la
base americana di Grant Field. Erano
ormai passate le quattro e Flanny calcolava che il reparto del marito sarebbe
rientrato entro un’ora o poco meno.
Voleva
assolutamente riceverlo a bordo pista per sbattergli in faccia la lieta novella
che, di lì a dicembre, sarebbe ridiventato papà. Ah, se soltanto la guerra
fosse terminata prima di allora! Sarebbe stato meraviglioso se la famiglia
Greason - la sua vera famiglia -
avesse potuto rimpatriare al completo (e poco importa se il nuovo arrivato si fosse
trovato ancora dentro il pancione), per poi, a travaglio compiuto, andare tutti
a vivere in quella bella casa vicino al mare dove il marito l’aveva portata
dopo aver conosciuto Candy e i coniugi Cornwell.[1]
Avrebbe
fatto di tutto purché suo marito fosse
stato accanto a lei, quando il loro secondogenito sarebbe venuto al mondo. Percepiva
ancora il forte rimpianto per non aver potuto posare di persona il piccolo Paul
fra le braccia di suo padre, quando l’aveva dato alla luce nel Settembre
precedente; ma c’erano voluti tre mesi prima che il Distaccamento di Andy
abbandonasse il teatro italiano per rientrare in Gran Bretagna, a predisporre le
successive operazioni sul continente.
Era
stato buffo pensare alla faccia del marito nel leggere quel dispaccio:
col. a.s.greason -
xii usaaf - greason detachment - comiso airfield - sicily - mto: missione
compiuta mascalzone - sei padre di un maschietto di otto libbre - neozie candy e natalie ti
salutano - neomamma ok ma giura che questo non diventa militare - stop[2]
Tuttavia,
far sapere al proprio compagno di avergli dato un figlio per telegramma era quantomeno
squallido e la signora Flanny non aveva mai digerito del tutto la cosa.
Sinceramente,
anche l’idea di diventare mamma nel pieno di quel tremendo conflitto non l’aveva
affatto vista piena d’entusiasmo. All’inizio, la malaugurata ipotesi di
rimanere sola con un figlio l’aveva spaventata abbastanza, anche se poi aveva gradualmente
mutato parere, confidandone il motivo alla collega
del cuore: “Vedi, Candy… se per disgrazia dovesse accadergli davvero qualcosa…
a me resterebbe il bambino e sarebbe un po’ come averlo ancora qui con me!”
Così
aveva detto allora, tentando di credere davvero in quelle parole. Ma adesso che
un’altra vita stava germogliando dentro di lei, sapeva per certo di voler
crescere i suoi figli accanto al suo uomo, la cui posizione, purtroppo, non
glielo avrebbe consentito fin tanto che sarebbe durata quella maledetta guerra!
Una
volta tornata la pace, il suo Andy avrebbe probabilmente
dismesso l’uniforme per dedicarsi all’aviazione civile, ma fino ad allora
difendere il mondo libero sarebbe rimasta la sua principale ragione di vita, proprio
come la medicina lo era per lei.
Del
resto, quando Andy e Flanny si erano uniti, il patto fra loro era stato ben chiaro:
nessuno dei due avrebbe mai messo in
discussione il lavoro dell’altro. E se suo marito manteneva gli impegni, sua
moglie avrebbe fatto lo stesso, qualunque ne fosse stato il prezzo da pagare.
*Purché
l’inflazione non vada alle stelle…* si concesse Flanny una battuta sarcastica, giungendo
all’ingresso della base.
“Buon
pomeriggio, signora Greason” la salutò il sottufficiale di guardia “è venuta a
prendere il generale?”
“Appunto,
caporalmaggiore” rispose lei, con un sorriso di circostanza “sono già
atterrati?”
“Non
ancora, ma non tarderanno gran che. Può raggiungere il capitano Lennox alla
torre, se crede.”
“Grazie,
Thorton: è ciò che farò.”
“A
più tardi, signora.”
Mentre
Flanny attraversava il piazzale diretta verso la torre di controllo, la quiete
pomeridiana dell’aerodromo venne rotta dalla voce degli altoparlanti: “A tutto
il personale di terra: prepararsi all’atterraggio della Squadriglia n° 30. Sezioni
antincendio in posizione. Gruppo di soccorso in allerta!”
L’ultima
frase fece sorridere la donna. Aveva più volte constatato con malcelata soddisfazione
la notevole efficienza raggiunta dai reparti medici della Decima. Due anni
prima, quand’era arrivata in Gran Bretagna, il livello del personale preposto
dell’aviazione militare le era apparso a dir poco scandaloso.[3] La
signora Greason non era rimasta a guardare e aveva convinto il marito a istituire
degli opportuni corsi di perfezionamento, ai quali avevano collaborato attivamente
proprio le ex allieve della Mary Jane
School. Cosicché, grazie alla sua stessa First Lady, la divisione aerea di Andy Greason poteva attualmente usufruire
d’un servizio sanitario di primissimo livello.
Mentre
la moglie del generale saliva le scale che conducevano al primo piano del fabbricato,
i Mustang della squadriglia di Roger
Williams cominciavano a scendere sulla pista n° 2. Flanny si trattenne
momentaneamente sul terrazzino intermedio per osservare i vari gruppi degli
specialisti che circondavano rapidamente ogni caccia rollante verso il suo
parcheggio, per offrire assistenza al pilota. Con sollievo constatò che tutti e
sei i componenti del reparto erano rientrati, seguiti subito dal leader del 99°
Gruppo, maggiore Roland “Roy” Master. Quando poi l’altoparlante tornò a
berciare, annunciando l’arrivo della 20a Squadriglia di Samuel
Harris, Flanny strinse convulsamente la ringhiera: il prossimo annuncio avrebbe dovuto riguardare proprio la
squadriglia del marito.
Anche
i Thunderbolt di Harris erano
rientrati al completo, accompagnati dal P-51
del generale di brigata Victor Sanders, comandante del Primo Stormo. Qualche
aereo presentava evidenti postumi della baruffa (un’ala bucherellata, una
deriva sbrecciata); nondimeno i Terrori
della Luftwaffe - come si facevano chiamare, un po’ pomposamente - erano riusciti
a farsi onore.
***
Vic
Sanders arrestò il Pakard del suo Big Beautiful Doll, tirò il freno di
parcheggio e si slacciò la cinghia di sicurezza, sconnettendo con furia
rabbiosa tubi e cavetti. Scavalcò il bordo dell’abitacolo, saltò sul cemento
del piazzale e procedette con andatura sostenuta verso la torre. Probabilmente
non vide la figura di Flanny, ancora in piedi sulla balconata intermedia o il
suo cervello non la registrò. Fatto sta che aggirò la costruzione per varcare
l’ingresso principale, salendo poi le due rampe di scale che conducevano in
sala operativa. Qui trovò il maggiore Craig Anderson, capo dell’ufficio
operazioni del 99° Gruppo Caccia, che gli andò incontro con visibile sollievo:
“Bentornato, generale. È andato tutto bene?”
“Non
del tutto, purtroppo! Dov’è Spillett?”
“Su
alla radio, signore. Ci sono state perdite?”
“Due
fortezze abbattute: Boman e Gerryson. Zero fra i caccia… almeno al momento!”
rispose Sanders, marcando le ultime parole.
“
“Ci
vorrà un po’ di più, invece: sono ancora sulla Manica.”
“Come
mai questo ritardo, signore?” chiese l’ufficiale operativo, aggrottando la
fronte “Non li vediamo nemmeno sul radar.”
“Per
forza non li vedete” rimpallò con veemenza il Comandante di Stormo “volano a
regime minimo per risparmiare più carburante possibile, scortando il generale
Greason!”
“Scortando, signore?” ribatté Anderson,
con la forte incredulità che traspariva dal suo accento svedese.
“Ha
avuto un incidente sopra il bersaglio, il suo aereo è ridotto male” Sanders
deglutì “sarà un miracolo se riuscirà a rientrare intero!”
“Ma
è ferito??!”
Victor
trasalì, sentendo dietro di lui quella nota voce. Giratosi, rimase di stucco davanti
alla moglie del capo, che li aveva ascoltati silenziosamente dopo essere
rientrata dal terrazzo.
*Questa
non ci voleva!* imprecò fra sé, per poi balbettare: “Flanny, che ci fai qui?!”
“Rispondimi
Victor: cosa gli è successo?”
Quegli
occhi d’acciaio non consentivano repliche. Il maggiore dei Compari di Chicago si schiarì la voce, sforzandosi di mantenerla
ferma: “Non lo so… temo sia ferito, ma non credo gravemente. Io non l’ho visto
da vicino, ci ho solo parlato per radio. Avevamo l’autonomia contata, non
potevo andare avanti e indietro… e mi ha ordinato tassativamente di restare con la mia squadriglia![4]
Perdonami, Flanny, non potevo agire diversamente…”
“Non
preoccuparti” fece lei, con un cenno benevolo “perché pensi che non riesca a
rientrare?”
“Beh,
ha forato il serbatoio principale. Ormai dev’essere proprio agli sgoccioli con
la benzina…”
*È
davvero un vizio!* masticò amaro la moglie dell’asso, sentendo le ginocchia
piegarsi sempre più.
“Signore,
mi scusi…” dalla sua scrivania il maggiore Anderson attirò l’attenzione di
Sanders, scostando dall’orecchio il ricevitore del telefono.
“Sì,
Craig… novità?”
“Spillett
è in contatto con la 10a Squadriglia.”
Gli
altri due vennero scossi da una forte scarica elettrica, certo più dolorosa per
la signora.
“Ok,
andiamo su” sospirò il comandante del 99°, volgendo lo sguardo verso quest’ultima: “Flanny…”
La
donna scosse appena il mento, muovendosi di nuovo verso la porta del balcone,
per salire stavolta la scala esterna che permetteva di raggiungere il terrazzo,
dov’era ubicata la cabina della radio. Sanders, tergendosi la fronte, la seguì
a ruota. Non aveva certo avuto l’intenzione di persuadere la moglie del comandante
in capo a restare dov’era: sapeva bene che convincere la sorella del capitano
Legan a baciare sulle gote quella piacente infermiera bionda coi codini sarebbe
stato di sicuro più proficuo!
***
Più
o meno a metà del Canale, il comandante della Decima aveva iniziato a
preoccuparsi un po’ più seriamente. Sentiva le sue povere gambe farsi sempre
meno sensibili, nonostante avesse stretto al massimo i due lembi della sciarpa
per limitare la perdita di sangue. Aveva preso una compressa di analgesico, ma
era servito a poco e non osava far uso della morfina compresa nel kit di pronto
soccorso, per timore di perdere i sensi. A preoccuparlo più di tutto era però
la sinistra luce arancione proveniente dalla spia della riserva, degna comare della
lancetta bastarda sull’indicatore di livello, che oscillava sempre più prossima
a quella maledetta E[5]…
La
cupa visione delle acque verdastre che scorrevano sotto la pancia ferita del Thunderbolt lo spingeva a darsi del
coglione per non essere atterrato in Olanda assieme a Schultz… ma il pensiero
di trascorrere il resto della guerra dietro un reticolato non lo attirava per
niente e nemmeno poteva pretendere che il suo amico si mettesse nei guai,
assieme alla sua famiglia - dopo che Andy l’aveva salvata con quel gesto folle
- per cercare di sottrarlo alla cattura; impresa del tutto aleatoria, giacché
il generaloberst Otto von Kruppen[6]
avrebbe rivoltato l’intera l’Europa come un calzino occupata, pur di mettergli
le mani addosso!
Per
distrarsi da quei pensieri allegri il pilota ascoltava la più bella musica che
poteva sentire attualmente: il rombo del radiale Pratt & Whitney che, qualora avesse cessato di cantare, avrebbe
trascinato il P-47 direttamente in
fondo alla Manica, come tanti suoi colleghi anglo-tedeschi durante quell’epica
battaglia di quattro anni prima. Ne erano finiti parecchi, in bocca ai pesci… e
ci sarebbe finito anche lui, perché, se pur fosse riuscito ad abbandonare il
cockpit prima che il bestione andasse a picco, non era affatto certo che
sarebbe stato in grado di nuotare con le gambe in quello stato. È vero che la Mae West l’avrebbe mantenuto a galla, ma
l’acqua salata non avrebbe permesso alle ferite di cicatrizzarsi e rischiava di
morire dissanguato prima che i soccorsi potessero raccoglierlo.[7]
Come
se non bastasse, quei dannati spifferi provenienti dagli squarci nella pancia
del velivolo lo stavano letteralmente congelando!
*Flanny… cosa stai facendo, ora? Fa un freddo cane,
quassù… e ho tanto bisogno delle tue braccia!*
Anche
laggiù in acqua avrebbe fatto piuttosto freddo… per questo lo sguardo del
pilota non riusciva a distaccarsi dal disco dell’elica, consapevole che ad ogni
nuovo giro se ne andava un’altra goccia di benzina. Per un vero miracolo
nessuna delle quattro pale della robusta Hamilton
Standard Hidromatic era stata danneggiata nello scoppio della bomba colpita
su Eiserfeld, anche se forse non era del tutto illogico.[8]
“Tieni
duro, Andy” continuava a rassicurarlo Stone “ormai ci siamo quasi: la base
dista solo poche miglia! Mi ricevi…?”
“Cinque
su cinque… stai tranquillo, Jim: ce la farò!” rispondeva l’aquila americana,
lottando coi suoi dubbi e il torpore della febbre.
Con
le gambe quasi inerti sui pedali, ma le mani strette a morsa sulla barra, come pronte
a sostenere il velivolo in aria quando il motore avesse bruciato l’ultima particella
di carburante, il nostro eroe era deciso a lottare fino in fondo. Voleva
rimanere in gioco e continuare a combattere per quello in cui credeva, alla
testa dei suoi meravigliosi compagni. Ma più di tutto voleva tornare dalla sua
famiglia, coccolare il suo bambino e stringere la sua donna fantastica; fare ancora
l’amore con lei per sciogliersi nel suo calore e addormentarsi col capo poggiato
sul suo seno…
“Forza,
Juggy: non cedere proprio adesso”
diceva al suo fido compagno d’avventure “Nathan ti rimetterà a nuovo, tranquillo:
ne abbiamo da fare ancora tante, noi due…!”
***
“Eagle,
mi ricevete? Qui torre di Grant Field… vi ho appena rilevati sullo schermo, a
sei nautiche da qui. Rispondete, Eagle… over!” stava dicendo il sergente Spillett, al microfono, mentre Anderson, Sanders e la signora Greason stavano
entrando nel casotto. I nervi di quest’ultima si tesero fino allo spasimo; sul
momento l’altoparlante della grossa trasmittente non restituì che fischi e
scariche, ma poco dopo la voce del maggior-generale Stone si poté udire con discreta
limpidezza: “Vi ricevo, Grant Field… qui Eagle Two… stiamo sorvolando la costa
in questo istante, ma siamo in riserva da mezzo Canale: i motori potrebbero
piantarsi da un momento all’altro…”
“Digli
di posarsi sui campi, dovunque possono!” intervenne Sanders.
“Grant
Field a Eagle Two… il generale Sanders dice di atterrare sul primo spiazzo
utile che vedete. Ricevuto?”
“Negativo,
Grant Field… l’aereo del comandante ha il ventre squarciato. Non può eseguire
un atterraggio di fortuna: gli serve una pista!”
Per
poco le parole ventre squarciato non
causarono un colpo apoplettico alla povera Flanny, come se il buon James avesse
parlato del pilota. Non potendo resistere oltre, afferrò la spalla di Spillett:
“Mi faccia parlare con mio marito…!”
“Ma,
signora… il regolamento…”
“Si
fotta, il regolamento! Mi dia quel microfono…!!” urlò Flanny disperata.[9]
Sconcertato,
l’ufficiale guardò il Wing Leader,
che annuì subito con la testa. Spillett porse allora lo strumento alla moglie
dell’asso, che lo ricambiò con uno sguardo a mezza via fra il rammarico e la
riconoscenza.
“Andy…
sono Flanny… mi senti…?”
Dopo
qualche altra crudele interferenza le orecchie della donna poterono essere
raggiunte dalla più bella voce che conoscevano: “Forte e chiaro… amore mio!”
In
un istante gli occhi della bruna dalla coda di cavallo si riempirono di
lacrime: “Sei ferito…? Dimmelo, ti prego!!” chiese, con voce tremante.
“Ecco,
temo… di essermi procurato qualche… graffietto nelle zampe… niente di che.”
Flanny
si gelò. Data l’abitudine di Andy a minimizzare i suoi danni fisici (quasi
temesse di venir preso a ceffoni come un qualsiasi marmocchio fattosi male per
aver disobbedito alle raccomandazioni della mamma), poteva star certa che, se
non fosse stato nulla di serio, il suo compagno avrebbe negato di avere
alcunché! Se invece si sentiva spinto a confessarle di essersi procurato qualche graffio, c’era da temere
seriamente che le sue condizioni fossero abbastanza gravi.
“Ma
ce la fai a tornare qui… vero, tesoro?”
La
risposta non fu esattamente quella che voleva sentire: “Beh, sto facendo… del
mio meglio… ritengo di avere una discreta probabilità. Ma se…”
Allenata
a intuire le conclusioni persino dei suoi monosillabi, la moglie non lo lasciò
continuare: “Andrew Steve Greason… io ti ordino
di tornare qui da me!! Sono stata chiara?”
L’asso
deglutì, tornando con la mente a quel famoso pensiero di Shakespeare[10]…
“Affermativo,
signora!”
“Ricevuto”
rispose Flanny, parzialmente rassicurata “e ancora una cosa…”
“Parla,
cara…”
“A
dicembre saremo in quattro!”
La
mente dell’asso, intorpidita dallo spossamento, ci mise un po’ per giungere
alla conclusione: “Vuoi dire che aspetti un…”
“Adesso
come adesso aspetto solo mio marito” taglio corto la sua sposa “vedi quindi di
atterrare tutto intero! Hai capito bene?”
Il
dolore, il torpore e l’angoscia vennero spazzati via da un potente guizzo di
energia gioiosa: “Cinque su cinque!! Attendimi sulla pista, amore… chiudo!”
Mentre
Flanny, con le spalle tremanti per i singhiozzi che stava soffocando, posava il
microfono sulla console, il radarista, sergente Paxton, annunciava ai
superiori: “Ho i loro eco, signori… stanno per entrare nel circuito.”[11]
“Bene”
rispose il maggiore Anderson, tamponandosi la fronte col fazzoletto “servizi di
soccorso a bordo pista. Tutto il personale ai propri posti!”
“Aeroporto
in vista!” annunciò John Maxim dal suo Dallas
Blonde, in testa alla formazione.
“Bene,
ragazzi” intervenne James Stone “allargatevi e lasciate la pista al capo: è
senz’altro più agli sgoccioli di noi! Sei pronto, Andy?”
“Affermativo…
ma non fate troppo gli eroi, voialtri: abbiamo tre piste a disposizione.
Venitemi subito dietro, prima che i motori vi piantino in asso!”
“Tu
non preoccuparti e pensa ad atterrare più in fretta che puoi. Togli manetta,
abbassa i flaps e fai scendere il carrello.”
“Grazie
delle informazioni, Jimmy: non ricordavo più come si fa…”
“Taci
ed esegui, spiritoso!”
“Agli
ordini…” rispose Greason, calando motore.
La
pista numero 1 dell’aerodromo di Grant
Field si stendeva dritta davanti allo Yankee
Eagle. L’altimetro segnava
“Spero
bruci anche i vapori di benzina…” mormorò l’asso “…flaps…!”
Un
istante dopo l’indice degli ipersostentatori si trovava nella posizione giusta.
Il variometro registrava una discesa di
“Ok…
giù il carrello!”
Non
c’è nulla che angosci un aviatore al rientro più dell’eseguire un atterraggio
sul ventre. Andy l’aveva già fatto due volte ed entrambe gli era andata bene,
soprattutto dal lato sentimentale (dopo la prima aveva conosciuto Flanny, dopo
la seconda si era fidanzato).
Ma
stavolta, col ventre dell’aereo ridotto in quello stato, gli servivano le
ruote, altrimenti sotto le “dolci grinfie” della sua infermiera ci sarebbe
rimasto fino a guerra conclusa, plausibilmente su una sedia a rotelle. Con enorme sollievo osservò quindi le spie
verdi che confermavano l’avvenuta discesa delle gambe del Thunderbolt, che per fortuna, al contrario delle sue, erano rimaste
illese…
PRAT…
PRAT… PRAT…
“Oh,
no…!! Lo sapevo… lo sapevo…!!!”
Sentir
battere in testa i pistoni, non regolarmente sollecitati quando non entra più
miscela nei cilindri, è l’altro incubo di chi conduce una macchina volante. Circa
venti piedi separavano ancora le ruote dal cemento della pista. Andy pigiò
subito il pulsante per la messa in bandiera dell’elica,[12] ma ciò
non impedì alla velocità di scemare rapidamente sotto i 78 nodi… l’aereo era in
stallo.
La
poderosa massa del P-47 piombò al
suolo in un istante, piegando i robusti carrelli d’acciaio come spaghetti
stracotti e accartocciando impietosamente le pale della povera Hamilton… che comunque stava meglio
dell’omonima consorte del pilota, non lontana spettatrice in prima fila,
assieme alla squadra di soccorso.
*Andy…
tu mi farai morire, brutto bastardo!!* imprecò.
***
I
solerti membri della squadra d’emergenza s’affrettarono a sbloccare
dall’esterno il tettuccio del velivolo, lo spalancarono e si diedero da fare
per svincolare il pilota dal seggiolino. Andy sembrava svenuto… certo aveva
preso una gran bella botta!
“Piano…
fate piano!” disse uno.
“Non
riesco a sganciare la cinghia…”
“Tranciala,
fai svelto!”
“Ecco,
ho fatto: tiriamolo fuori.”
“Cristo,
ha le gambe spappolate…!”
“No,
no… è solo il sangue.”
“Ma
è vivo…?”
“Speriamo
di sì!”
“Forza,
sbrigatevi a metterlo giù” ordinò il maggiore medico della base “presto, con
quella barella!”
Non
appena il generale venne coricato sulla medesima, il dottor Robert Farrell gli
tastò subito il polso per poi auscultargli il torace con lo stetoscopio. Rivolse
quindi lo sguardo alla moglie, non certo rinfrancata dalle precedenti battute
dei soccorritori: “È vivo, signora, stia tranquilla!”
“E
le sue condizioni…?” domandò lei, con voce tremula.
“Serie,
purtroppo: qui ci vuole l’ospedale. Mettiamolo sull’ambulanza.”
Mentre
un infermiere sistemava la maschera dell’ossigeno sul volto del povero Andy, la
sua compagna gli aveva afferrato la mano dopo avergli sfilato il guantone, in
modo che potesse percepire il suo calore. Il gesto funzionò, giacché il ferito
aprì lentamente gli occhi…
“Tesoro…
mi senti?!” lo chiamò dolcemente la moglie “Parlami, ti prego…!!”
Andy
la guardò, mettendola lentamente a fuoco, finché il più bel sorriso che Flanny
gli avesse mai visto non spuntò su quella faccia da schiaffi. Siccome faceva
cenno di voler parlare, la moglie gli scostò la maschera dalle labbra: “E… ehi…
c… ciao, bellezza…!!”
La
donna soffocò un singhiozzo: “Ciao… maledetto scavezzacollo!”
Il
marito arrossì discretamente, per poi rabbuiarsi: “Devo… darti una brutta
notizia…”
“Un’altra?!”
chiese lei, tra l’irato e l’ironico.
“Sì…
vedi… ho dovuto… la tua sciarpa…”
“Non
si agiti, generale!” lo esortò il medico.
Notando
i due lembi del povero indumento stringere i polpacci del marito, Flanny
sorrise mestamente: “Non ci pensare, sciocco… te ne farò un’altra.”
“È
stata un’ottima idea, signore.” approvò anche il dottor Farrell.
“Beh…
ho avuto… cough… una brava… maestra… cough… cough…!”
“Ora
basta, Andy” lo esortò la moglie “cerca di star sveglio, ma non parlare più!” e
gli risistemò la maschera sul viso.
A
sirene spiegate l’ambulanza giunse ben presto al St.Mary Hospital, dove l’intera equipe era stata già allertata
dalla base. Il primario, dottor George Waxman, dopo avere ascoltato il rapporto
di Farrell e della signora Greason e visitato il pilota, fu concorde col
collega militare sul fatto che il comandante della Decima andava operato
d’urgenza: occorreva levargli tutte le schegge che aveva nelle gambe, prima che
gliele infettassero, altrimenti avrebbe rischiato di perderle. Sentito ciò, un
brivido gelido non scosse soltanto Flanny: accorsa prontamente all’annuncio di
quanto accaduto, nella mente della dolce Candy balzò subito il nome di Susanna
Marlowe…
“Malauguratamente
le sue condizioni sono critiche” disse il dottor Waxman “ha perso parecchio
sangue e gli serve una trasfusione per affrontare l’intervento senza rischi.”
“Oh,
no…!” gemette Flanny, con angoscia.
“Qual
è il gruppo di suo marito?” le chiese il maggiore Farrell.
“È
lo Zero RH negativo, il più raro che c’è!” rispose lei, sconfortata, coprendosi
gli occhi con la mano.
“Questa
non ci voleva” esclamò Candy “non ne abbiamo di scorta, dottore?”
“Purtroppo
no, miss White” rispose Waxman “abbiamo utilizzato completamente quello che ci
avevano racimolato in tutta l’Inghilterra, nelle ultime settimane!”
“E
per farlo arrivare dall’America ci vorrebbero almeno dodici ore” disse Farrell,
sconsolato “troppe!”
*E
proprio il pilota doveva fare, quello sconsiderato?!* inveì Candy all’indirizzo
del suo quasi omonimo, guardando con pena la sua consorte… poi ebbe un guizzo improvviso:
“Terence…!!!”
“Cosa…?”
chiese Flanny, riscuotendosi.
“Terence
Grenchester, l’attore di teatro: anche lui ha l’RH negativo!”
“Ma…
ne è sicura?!” la incalzò il maggiore Farrell.
“Sicurissima!”
rispose la bionda, con decisione.
“Scusi,
ma… come fa a saperlo?” chiese Waxman, perplesso.
La
giovane arrossì: “Beh… vede dottore, io e lui… insomma, stiamo insieme…”
“Ah…
capisco. E dov’è, adesso, a Londra?”
“Magari”
Candy allargò le braccia “purtroppo è andato in Scozia, a trovare i suoi.”
“Allora
siamo fregati!” imprecò il primario dell’ospedale scuotendo desolato la testa,
mentre la povera Flanny si lasciava sfuggire un singulto.
“Un
momento” intervenne Farrell “dove risiedono, esattamente, i Grenchester?”
“In
un castello nei dintorni di Pitcairngreen, nella Contea di Perthshire.” rispose
la bionda.
Il
medico della base aerea fece mente locale: “Se non sbaglio, la base della RAF di Redgorton non è lontana. Dov’è un
telefono?”
“Da
questa parte, venga!” gli rispose Candy.
[1] Vedi capitolo 8.
[2] Il Greason Detachment era il reparto formato dalle squadriglie da caccia di Andy, trasferite dalla Ottava Forza Aerea in Inghilterra alla Dodicesima nel Mediterraneo (Mediterranean Theatre of Operations), prima in Algeria e quindi in Sicilia.
[3] Questo aspetto era stato accennato nel capitolo 10.
[4] E per un altro “crucco” come lui, gli ordini sono ordini!
[5] Sta per Empty (vuoto).
[6] Il nemico personale di Andy Greason, che i lettori della sua biografia completa conosceranno a tempo debito.
[7]
[8] “È bello affidarsi a una Hamilton!” questa frase di
Andy Greason era diventata uno slogan pubblicitario dell’azienda costruttrice,
[9] Quando la signora Mary Jane, direttrice dell’omonima scuola per infermiere, venne a conoscenza di quell’episodio, ebbe a commentare: “Beh, probabilmente soltanto un uomo come Andrew Steve Greason sarebbe riuscito a far esprimere un concetto simile alla mia migliore allieva!”
[10] Vedi capitolo 9.
[11] Il segnale di ritorno di un radar, riflesso dall’oggetto rilevato, veniva e viene gergalmente chiamato eco.
[12] Procedura che consiste nel ruotare le pale in modo che non offrano più resistenza all’aria.