Storie originali > Introspettivo
Ricorda la storia  |      
Autore: Mikayla    31/05/2010    3 recensioni
William, John, Andrew e Michael.
Quattro amici ad un tavolo; quattro birre e un caffé.
«Non c'è problema: Elizabeth è sempre in ritardo, o come dice lei arriva nell’esatto momento in cui deve arrivare.»
[Scritta per l'AngstFest su fw.it]
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Quattro Amici e un Caffé'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Michael entrò nel vecchio bar con passo lento, strascicando un poco il piede destro. Non era mai guarito del tutto, da allora, ma ormai ci si era abituato e riparava automaticamente allo sbilanciamento, apparendo un poco più curvo di quanto effettivamente fosse.
«Buongiorno, attende qualcuno?» domandò la cameriera con un sorriso cortese.
Non assomigliava a Isy, la dolce Isy. Ma, d’altra parte, da quando la gestione era passata a tale Madame Reilleve niente di quel bar assomigliava più a ciò che era stato.
«Tavolo per cinque, grazie» rispose con altrettanta cortesia, cercando d’indirizzarsi al tavolo vicino la vetrata, dove erano soliti sedersi una volta.
La cameriera intuì, ma scosse il capo «Quello è per quattro» lo avverte dispiaciuta. Per un attimo le era apparso che quel tavolo significasse molto di più di quello che effettivamente era; forse un simbolo del tempo passato, un tempo che lei non aveva visto.
Ad ogni modo lei lavorava lì da poco più di un anno, e c’erano molte storie in quel bar che lei non aveva visto nascere e svilupparsi; quella di quell’uomo era solo una in più, niente di particolare.
«Non c’è problema: porti una sedia in più e ci stringiamo. Elizabeth non occupa molto spazio» la informò con le labbra fini appena arcuate.
Scosse il capo davanti alla palese testardaggine e lo lasciò fare. Lo aveva riconosciuto: era lo stesso che l’anno prima, quando era solo in prova, aveva dato del filo da torcere a Sebastian per avere esattamente quel posto.
«Scusi signorina, i miei amici sono arrivati? Michael, John e William?» le domandò alle spalle Andrew, sorridendo esattamente come Michael.
Lei lo guardò stupita, domandandosi da dove spuntasse fuori così d’improvviso. Non aveva sentito suonare i campanelli della porta.
«L’uomo al tavolo sei?» gli chiese comprensiva, alzando il tono della voce notando l’apparecchio acustico che porta.
Andrew cercò il tavolo, e la cameriera glielo indicò con il vassoio, prendendo mentalmente nota che il tavolo affianco aveva richiesto la sua presenza.
«Grazie Isy, è proprio Michael» le disse senza rendersi conto che la targhetta col nome appuntata al petto dice Samantha.
Lo osservò intenerita e lo seguì per ricevere istruzione dal tavolo accanto.
«Mike, sempre la solita brutta faccia?» lo sentì domandare a Michael.
Lui ghignò in risposta, lo sguardo appena annebbiato «Drew, non è che tu sia migliorato con il tempo.»
Samantha non poté fare a meno di pensare che fossero grandi amici, da molto tempo. Magari da sempre.
«Hai visto? Isy si è fatta bionda! Che hanno queste ragazze? Dawn deve aver lanciato la moda.»
«Quella non è Isy, Drew» lo corresse tranquillamente Michael, come avvezzo a quegli errori da parte dell’amico.
«Ah no? Le somiglia molto, allora» si difese senza troppa convinzione e piuttosto indifferente alla questione.
Michael le lanciò un’occhiata, non ci aveva visto nulla di Isy, in quella nuova ragazzina «Hanno gli stessi modi gentili, sì» concesse lasciando cadere il discorso in un silenzio confortante, circondato e per nulla disturbato dalle chiacchiere rumorose degli altri clienti.
Samantha ebbe quasi l’impressione che quei due fossero in un’altra dimensione.
Quando una decina di minuti dopo altri due uomini entrarono nel bar con quell’identico sorriso -che finalmente riuscì a definire con una parola adatta: melanconico- li raggiunse immediatamente.
«Posso esservi utile?»
John annuì leggermente, mentre William continuava ad osservare da sopra la sua spalla il tavolo sei «Grazie, conosciamo la strada. Molto gentile» le disse affabile e conviviale, il tipico fare di qualcuno abituato a parlare con le persone.
William continuò a restare in silenzio, facendosi guidare dall’amico in direzione del tavolo.
«Non assomiglia a Isy?» domandò d’improvviso voltandosi indietro.
John lo imitò poco dopo, osservando la cameriera intensamente «Affabile e carina come la nostra Isy, hai ragione Will» rispose annuendo, tornando poi a dirigersi verso gli amici.
I loro sguardi s’incontrarono prima ancora che la loro voce potesse arrivare alle loro orecchie.
«Drew, Mike.»
«Will, Mascotte.»
Si scambiarono occhiate complici, e se Isy fosse stata lì avrebbe detto che non erano cambiati di una virgola dal tempo trascorso in quel bar praticamente ogni giorno, indipendentemente da tutto il resto.
«Sono un po’ grandicello per fare la mascotte» ribatté di rimando John, prendendo posto. Si sfiorò il mento con la mano destra e annuì «Decisamente sì: mi è cresciuta perfino la barba!»
William sghignazzò, imitato da Andrew. Solo Michael non trovava particolarmente la cosa: sono anni, ormai, che a John è cresciuta la barba.
«Ecco la sedia in più» interruppe Samantha d’improvviso.
Michael escluso ognuno di loro le lanciò un’occhiata stupita, velata da una tristezza nascosta nel loro passato.
«Grazie» la distrasse lui, facendole segno di metterla a posto. «Direi che possiamo ordinare.»
Ad essere colta di sorpresa, questa volta, fu la cameriera «Non aspettate la quinta?» domandò curiosa, dimentica del proprio effettivo lavoro e la discrezione richiesta. Ma quei quattro, con la scusa di scambiarla per l’ignota Isy, l’avevano fatta sentire non solo a proprio agio, ma parte del gruppo; come se avesse avuto qualcosa anche lei da condividere con loro quattro.
In quella nuova atmosfera, per nulla confortevole come quella che li aveva avvolti come una coperta fino a poco prima, solo Michael appariva a proprio agio «Elizabeth è sempre in ritardo, o come dice lei arriva nell’esatto momento in cui deve arrivare. Per lei un caffé nero, grazie. Noi cosa prendiamo?»
«Samantha, giusto?» intervenne William per la prima volta, osservandola diretta negli occhi. La ragazza annuì, stringendo la penna e il blocco per gli appunti dove spiccava la scritta caffé.
«Una bionda, Samantha. Direi che una caraffa per quattro va bene, grazie.»
La cameriera se ne andò, e Michael non aprì bocca sotto lo sguardo attento dei tre amici. Non aveva mai parlato tanto in vita sua, era sempre stato riservato. Anche con loro non era mai stato abile nel parlare.
«È vero, lei arriva sempre nell’esatto momento in cui deve arrivare» concordò Andrew, dondolando appena il capo.
William ridacchiò tra sé e sé «Mai come la mia Dawn: lei sì che arriva sempre quando vuole» ricordò con piacere, facendo ridere anche John.
«Mai puntuale come quella volta con Maggie, non è vero? E quante parole da Beth?» si lasciò andare al ricordo con dolcezza.
Parlare dei tempi andati, una volta all’anno, era sempre un toccasana. Ricordare quei piccoli e insignificanti episodi che avevano colorato la loro vita di tinte sgargianti valeva lo scotto del rendersi conto che non sarebbero mai tornati.
«Io penso ancora a Sissi e Franz, quant’è durata? Meno di un mese?» domandò Andrew scuotendo il capo rassegnato «Quella volta ha battuto perfino me!»
William ghignò «Battere te è facile: basta avercela, la ragazza!» lo prese in giro bonariamente.
Scrollò le spalle con noncuranza «Aspettavo la mia Mary, tutto qui.»
«Certo, ti crediamo tutti quanti» lo rassicurò ironico, lanciando uno sguardo a Michael, che li osservava come al suo solito in silenzio.
«Ecco a voi, quando arriva Elizabeth ve la porto subito qui» esclamò allegra Samantha, servendo gli ordine e poggiando il caffé caldo al posto libero.
«Grazie Samantha.»
«Sam» corresse spontaneamente, lieta di non essere più Isy.
John annuì «Grazie, Sam.»
William si strinse nelle spalle, osservando la cameriera allontanarsi «Non assomiglia poi così tanto a Isy» commentò secco.
«Dovremmo smetterla di fare paragoni, sapete? Anche la Madame Reilleve non sarà mai il vecchio, e pure questo bar è tutto differente» disse saggiamente John, guardando profondamente Michael «Forse dovremmo smetterla di venire qui, e trovarci in qualche altro posto.»
«Abbiamo tutti i ricordi più belli, qui. Anche se è diverso, quando entriamo noi è come se non fosse cambiato nulla» confutò Andrew, giocherellando con il proprio bicchiere.
La verità, e ne erano consci tutti, era che Michael si sarebbe rifiutato di trovarsi in qualsiasi altro posto. E a dirla tutta anche loro tre, John compreso, non avevano davvero voglia di cambiare.
Era come se potessero trovarsi solo lì; per quanto distanti potessero andare -come John e l’Inghilterra-, per quanto tempo potessero essere separati -come William e i suoi quattro anni di studio intenso al College- lì potevano trovarsi.
«E poi rischieremmo di perderci nel cercare un altro bar!» scherzò Andrew spazzando via il discorso con una fresca risata, la sua risata, unica e inimitabile. Una risata che coinvolge, e non riesce a risultare indifferente neppure a Michael.
Annuì in un gesto automatico ma sincero. Non è mai stato in grado di mentire in alcun modo, la verità gli si legge in faccia, se qualcuno è munito del dizionario giusto.
«A noi» brinda pacato, alzando il bicchiere in direzione degli amici.
Solitamente era William a proporre quei brindisi carichi di egocentrismo. Nel loro piccolo mondo non c’era mai stato nulla al di fuori di loro quattro, loro erano il centro di gravità: tutto girava attorno alla loro amicizia.
Era stato così per molti anni, prima che l’età li costringesse a prendersi le proprie responsabilità. Eppure non erano cambiati ugualmente.
Bastava guardarli in quel momento, da lontano, come stava facendo Samantha da dietro il bancone: quattro vecchi con le labbra stinte incurvate in un sorriso e gli occhi pieni di quella vitalità privata al loro corpo.
«Mi scusi, mi sa indicare il tavolo di quattro nonnetti che si credono ancora vent’enni?» domandò con tono esasperato un giovane dell’età di Samantha.
La cameriera fece per rimproverarlo, ma non ci riuscì quando lo vide sorridere sereno ai quattro amici al tavolo, alzando una mano in saluto «Ciao nonno, sono venuto a prenderti!»
La fotocopia di William da giovane ignorò Samantha con nonchalance e raggiunse i quattro, salutando con un cenno del capo «Se vi fidate porto a casa anche voi. Zio Drew devi assolutamente vedermi in moto: sono un portento! Quand’è che vieni a trovare il nonno a casa?»
Sghignazzando complici Andrew e William annuirono «Da quando hai detto a tuo padre che ti ho insegnato io ad impennare la moto non sono più il benvenuto» scherzò tranquillamente.
Si lanciarono uno sguardo significativo e si alzarono tutti e quattro.
«Divertiti a scarrozzarci in giro, bimbetto, ma prima o poi ti mostreremo come guida un vero adulto» lo prese in giro John, scompigliandogli affettuosamente i capelli corti.
Lui scosse il capo scostandosi il più possibile «Ma se non siete neppure più in grado di voltarvi per la retro!» rispose a tono, lasciandoli avviarsi con calma alla macchina per pagare il conto.
«Quanto devono i nonnetti? Ehm, pagherò anche il disturbo che ti avranno arrecato!» scherzò gioviale con Samantha.
Lei negò con forza «Nessun disturbo, davvero. Una bionda e un caffé, fanno dieci dollari» rispose con un sorriso, tranquilla.
Cambiò la banconota da venti e salutò, ringraziando.
Prima che potesse uscire, però, fermò il ragazzo richiamandolo indietro.
«Ho dimenticato qualcosa?»
«No, io...» esitò un attimo, lanciando un’occhiata ai quattro amici fuori dalla vetrata «Il caffé era per Elizabeth, ma non è venuta… perché?»
Lo vide incupirsi e desiderò non aver mai domandato una simile cosa. Non era tristezza, nei suoi occhi, ma malinconia pura e semplice. La stessa che aveva velato gli occhi dei quattro amici per quell’ora trascorsa in compagnia.
Insieme osservarono i quattro scambiarsi qualche battuta e ridere sotto i baffi.
Lui si strinse nelle spalle e ciondolò il capo «Lei è morta. Ancora molti anni fa» mormorò con tono amareggiato «Lo Zio Mike continua a ordinare il caffé per lei, e anche gli altri, secondo me, aspettano che lei arrivi. Al momento in cui deve arrivare





[Prompt: quattro amici, caffé]
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Introspettivo / Vai alla pagina dell'autore: Mikayla