Davide
Potrebbe
ripetere, mi scusi…
Non ero nemmeno
riuscito a dirlo, la gola troppo secca per emettere alcun suono.
Cercai di
muovere la lingua ma mi sembrava impossibile.
Come se non
bevessi da giorni.
Inghiottii più
volte, a vuoto. Sbattei le palpebre, una, due, tre volte.
E ancora.
Nella speranza
che gli occhi smettessero di bruciare, che quel dannato pizzicore sparisse,
finalmente.
Ma a quanto
pareva non era il mio giorno fortunato.
Scossi la
testa, ignorando il fatto che la vista mi si stesse appannando.
Sollevai lo
sguardo, mettendomi allo stesso tempo a sedere: non riuscii ad identificare il
luogo in cui mi trovavo, mi sembrava come dire, etereo. Non mi apparteneva,
così come non erano mie quelle emozioni troppo forti e potenti. Non potevano
appartenermi.
Fissai i camici
bianchi di fronte a me, cercando di metterli a fuoco.
Immaginai di
star giocherellando con l’obiettivo della mia Nikon, ma no… non era
la stessa cosa.
Per il semplice
fatto che questa volta non funzionava, perché diavolo non funzionava?!
Tentai ancora
per un po’ di vedere il viso di colui che mi stava di fronte ma fu tutto
inutile, l’unica cosa che riuscii a vedere fu il camice bianco, bianco
sterile, come l’ambiente indefinito in cui ci trovavamo.
- Come?-
Ero stato io a
chiederlo, non so nemmeno come. Ero stato io.
Il camice
bianco si era spostato un po’, io però non riuscivo a muovermi.
Sentii la sua
voce, la stessa di sempre, ripetermi cose che avevo già sentito.
- Signor
D’Amico, non so come dirglielo: la signorina Amato, lei… non ce
l’ha fatta-
Era un tono
dolce, triste, che me lo diceva.
Un tono già
sentito, quello che avevo classificato come tono da condoglianze.
Non ero pronto
a sentirlo.
Non volevo
sentirlo.
Ma più di tutto
non riuscivo a crederci, perché non era possibile, non per me.
Non poteva
essere.
Scossi la
testa, cacciando indietro quelle cose liquide che mi premevano contro le
palpebre, quelle che brutalmente cercavano di scavalcare le ciglia e che mi
sembrava di non riuscir più a trattenere.
- Non…
non può essere-
Il camice
bianco sospirò. Con aria grave, di chi crede di capire… ma no.
Lui non capiva.
Non poteva capire.
- Trauma
cranico, signor D’Amico. Sono sorte complicanze, noi… abbiamo fatto
tutto il possibile-
No.
Era uno scherzo.
Aveva detto che
non c’era nessun trauma.
Io glielo avevo
chiesto, tante volte, perché volevo accertarmene.
E lui aveva
detto che no, non c’era nessun problema, solo il polso fratturato.
Non correva
rischi.
Perché
allora… perché ora mi diceva quelle cose?
Non poteva
essere vero. Stava mentendo. Non c’erano altre spiegazioni.
Non poteva
essere morta.
Lei non poteva
essere morta.
La mia Lari, no
lei non doveva morire. Lei non poteva morire.
Scossi ancora
la testa, cercando di lottare, di resistere e non pensare a niente.
Perché se
avessi pensato, se avessi anche solo per un attimo preso in considerazione
l’ipotesi assurda che lei non ci fosse più… io non, io non avrei
più avuto ragione di vivere.
Come avrei
fatto senza di lei?
Senza il poter
sentire la sua voce, il modo in cui mi chiamava: con una sola lettera, la mia
lettera.
Quella lettera
che pronunciata da lei diventava improvvisamente la più bella di tutte.
Senza il suo
sorriso, quello che le creava due piccole fossette nelle guance, quelle
fossette che mi facevano letteralmente impazzire, quelle per cui avrei dato
tutto me stesso perché non smettesse mai di sorridere?
Senza il tono
irritato che usava quando la facevo arrabbiare, quando mi chiamava Davide,
perché avevo fatto qualcosa di sbagliato e dovevo farmi perdonare.
Se lei non
c’era, non c’ero nemmeno io.
- No, dottore.
Lei si sbaglia, non può essere che…-
Ma il camice
bianco non mi lasciò concludere, interrompendo la mia voce già spezzata.
- Le ripeto,
signor D’Amico: non c’è stato niente da fare, mi dispiace-
Scossi ancora
la testa, non riuscendo più a fermare le lacrime.
Per il semplice
fatto che l’idea prendeva sempre maggiore consistenza nella mia testa e
sembrava essere ormai diventata quasi reale: sentivo le lacrime scorrere, lente
e inesorabili.
Lungo le
guance, sulle labbra, giù per il mento e per tutto il collo.
Lacrime calde,
non più represse. Lacrime che erano dolore puro.
Un distillato
di dolore.
E la rividi,
nei miei pensieri, come se non fosse passato nemmeno un attimo
dall’ultima volta.
Dall’ultima
volta che mi si era avventata contro, entusiasta per qualcosa: che fosse un
voto, un complimento, persino un semplice arcobaleno, solo, lei doveva dirmelo,
rendendomi parte della sua gioia… e ci riusciva sempre, a qualunque ora
del giorno e della notte.
Dall’ultima
volta che con aria colpevole e maliziosa, cucchiaino in una mano e gelato
nell’altra mi si era avvicinata, bisbigliando le parole che non avevo più
bisogno di sentire.
Dall’ultima
volta che l’avevo stretta tra le braccia.
E scossi la testa,
con le lacrime che ancora scendevano, irreprensibili.
No, non era
possibile.
Non è vero, non
è vero…
- Non è vero, non
è vero, non è vero…-
Aprii gli occhi,
cercando di riprendere fiato, respirando con affanno neanche avessi corso dieci
chilometri.
Con un calcio
tolsi le coperte, quelle troppo calde e troppo strette, quelle in cui mi ero
avvolto senza volere, incastrandomi nell’agitazione. E mi ci ero quasi
abituato ormai.
Un incubo, ecco
cos’era stato.
Un dannato,
fottutissimo incubo. Era forse la ventesima volta che lo facevo ed era sempre
peggio.
Ogni volta era più
brutta della precedente.
Terrore puro, ecco
cosa mi provocava: una paura cieca ed incondizionata.
Una paura che mi
attanagliava le viscere, impedendomi di respirare.
E non riuscivo mai
a svegliarmi subito. Prima dovevo soffrire, sempre, ogni dannatissima volta
dovevo stare lì a sentirmi dire che era morta e non avevano potuto fare niente.
La cosa peggiore che mi potesse capitare.
Un incubo, per
l’appunto.
Mi sollevai piano
a sedere, sentendo gli occhi bruciare e la schiena fradicia.
Lacrime e sudore,
che punizione peggiore esisteva?
Sorrisi, sadico
verso me stesso, prendendomi la testa fra le mani: così non potevo andare
avanti.
Era una tortura,
pura e tremenda.
Con una scrollata
di spalle mi alzai, lasciando il letto, ultimo teatrino degli orrori.
Aprii cautamente
la porta della cabina, uscendo nel corridoio appena illuminato: a piedi scalzi
lo percorsi, passeggiando sul parquet lentamente, indeciso sul da farsi.
Sentivo la nave ondeggiare sotto di me, cullata dalle onde, e con il corpo ne
seguivo i movimenti, assecondando le onde.
Con la cosa
dell’occhio vidi la mia immagina riflessa in un vetro all’angolo:
immerso nella penombra con indosso solo un pantalone di flanella ed una camicia
sbottonata; i capelli completamente fuori controllo, ricordavano vagamente
quelli di Harry Potter e il viso bianco era molto somigliante a quello di un
morto.
Cosa vuoi di più
dalla vita?
Così non potevo
proprio andare avanti: se dormivo nemmeno sette ore a notte rischiavo di
arrivare ad avere per davvero le sembianze di uno zombie e in quanto zombie non
avrei ottenuto niente.
Invece io da
ottenere avevo molto.
Dovevo
guadagnarmelo, però…
Non me ne accorsi
nemmeno, ma prima ancora di arrivare a prendere la decisione i miei piedi già
avevano preso a muoversi e passo dopo passo avevano raggiunto una stanza che
non mi era affatto indifferente.
Infilai la mano
nella tasca posteriore dei pantaloni e ne estrassi una tessera magnetica.
La guardai con un
sorrisetto compiaciuto, eccoli i vantaggi di avere un buon cognome:
passpartout.
Feci scorrere la
tessera nell’apposita fessura e sentii la porta aprirsi con uno scatto
secco.
Lentamente, con
l’evanescente speranza di sentir finalmente la ragione prendere il
sopravvento, cominciai ad aprire la porta. La aprii il necessario a farmi
passare però, e niente in me sembrava intenzionato a richiuderla.
Entrai trattenendo
il respiro e con passo felpato mi avvicinai al letto in fondo: la stanza era
immersa nel buio più assoluto, neanche la fievole luce proveniente dal
corridoio riusciva a rischiarare un po’ l’ambiente.
Arrivato vicino al
letto mi fermai, osservando immobile la figura sotto le coperte: non ne riuscivo
a vedere i contorni ma il profumo di lei impregnava la stanza… lo avrei
riconosciuto ovunque.
Senza respirare
poggiai un ginocchio sul materasso, sentendolo piegarsi appena sotto il mio
peso.
Non riuscii comunque
a svegliarla e, finalmente deciso, con il cuore che batteva a mille, mi sdraiai
sul letto.
Chiusi gli occhi,
beandomi di quella sensazione, del piacere che mi dava il sentire il suo
respiro calmo e regolare, di chi dorme e sta bene. Mi lasciai cullare da quella
nuova realtà che non mi apparteneva: mi piaceva, mi piaceva da morire e non
potevo non ammetterlo. Ero convinto che accanto a lei sarei riuscito a dormire
anche più di sette ore.
Molto più di sette
ore, solo ci voleva lei, la sua presenza.
Dov’era il
problema allora?
Non potevo forse
rimanere lì? Non potevo restare nel letto con Lari?
Ci pensai per un
po’ non riuscendo a trovare alcun motivo per cui fosse sbagliato e
sospirando mi distesi meglio, cercando di eliminare la tensione. Mancava ancora
qualcosa però, e purtroppo sapevo anche cosa.
Con un altro
sospiro, più lungo e profondo del primo, presi il coraggio a due mani e
sollevai un braccio: volevo abbracciarla, volevo sentire il suo corpo aderire
al mio, le sue spalle avvolte e strette da me…
Lo volevo così
tanto che ormai mi sembrava di star patendo un dolore fisico e non più solo
psicologico.
Allungai il
braccio, circondando le spalle e cercando di avvicinare a me la figura al mio
fianco. Quasi subito tuttavia mi resi conto che qualcosa non andava:
c’era un che di sbagliato che stonava nell’insieme.
Mossi piano la
mano, ritrovandomi incredulo ad accarezzare una corta zazzera di capelli ed un
petto decisamente troppo muscoloso: mentre faticavo a realizzare quelle
informazioni sentii prima il respiro al mio fianco farsi sconnesso, come quello
di chi si sta svegliando e poi il clic di una luce che si accende.
- Ilaria? Avevi la
porta aper…-
Mi voltai di
scatto a fissare Mattia: pietrificato sull’uscio della camera che si
stropicciava gli occhi insonnolito, con una mano ancora sull’interruttore
della luce. Dio, per favore fa che non sia vero!
Mi girai,
ignorando il ragazzino, deciso invece a guardare chi stessi abbracciando: il
grido che mi proruppe dalle labbra fu istintivo, un misto di incredulità ed
orrore.
- Molcovich?!-
Filippo spalancò
improvvisamente gli occhi, fissando i suoi azzurri nei miei, sconcertato:
- Davide? Che
cazzo ci fai qui? Per… perché diavolo mi abbracci!?-
Scattai giù dal letto
mentre ancora stava pronunciando il mio nome: misi fra di noi buoni tre metri
di distanza, continuando a fissarlo con gli occhi che temevo fra non molto mi
sarebbero usciti dalle orbite.
Santo Dio, ma
perché a me?
Le avance a
Molcovich, ecco solo quelle ci mancavano a coronare la nottata!
Scossi la testa,
osservandolo mentre si tirava su a sedere e mi fissava sconvolto. Alzai i palmi
verso di lui facendogli cenno di stare zitto e lui incredibilmente ubbidì.
Vediamo: quella era
la camera di Ilaria. Mattia era entrato chiamando lei.
Ora la domanda
era: perché diavolo Molcovich si trovava nel suo letto?!
No, non volevo
saperlo. Assolutamente.
Scossi ancora la
testa, arretrando di qualche passo.
Urtai di struscio
un Mattia ancora pietrificato con la bocca dischiusa e mi defilai da quella
stanza alla velocità della luce: non ero pronto a niente del genere e credo
nessuno lo sarebbe mai stato.
A passo svelto,
nervoso ed ancora incredulo, uscii sul ponte della nave: una brezza mi accolse
placida, scompigliandomi i capelli e sollevando i lembi della camicia ancora
aperta. Chiusi gli occhi, accogliendo quel venticello fresco, quasi freddo: era
inaspettato anche lui, in positivo però, questa volta.
Era frizzante,
tanto da farmi venire la pelle d’oca: mi sembrava di sentire i peli sulle
braccia sollevarsi piano, uno dopo l’altro… riaprii gli occhi,
lasciando vagare lo sguardo oltre il ponte, giù sull’oceano di un blu
così scuro che si confondeva tranquillamente con il cielo ancora buio: non vi
era più un confine, erano diventati un tutt’uno, un’indefinibile
ammasso incolore. O almeno così appariva ai miei occhi.
Eppure solo il
senso della vista era limitato: quello dell’olfatto c’era, con il
tipico odore di salsedine e marino che avevo imparato a riconoscere; e anche
quello dell’udito c’era ancora, portava chiaramente il suono
ritmico e cadenzato delle onde che si infrangevano placide sullo scafo e fu
proprio grazie a quest ultimo che sentii quel nuovo, inaspettato trillo. Quello
dei tasti di un cellulare, premuti con abile velocità.
Riaprii gli occhi,
lanciando occhiate intorno, alla ricerca della fievole luce di un telefonino.
Non ci misi molto
ad individuarla: verso la prua, poggiata al muretto c’era lei, lei che
avrebbe dovuto trovarsi tranquilla nel suo letto, in un sonno che non stava
vivendo.
- Lari?-
Sobbalzò, sentendo
la mia voce. E sobbalzò perché la sentì vicinissima, prossima al suo orecchio.
Le mie intenzioni,
purtroppo per lei, non erano cambiate.
Con un braccio le
avvolsi la vita, poggiando il mio corpo sul suo, la testa sulla sua spalla.
La sentii
irrigidirsi chiaramente e anche tentare di divincolarsi. Non ci mise molta
convinzione però.
C’era
qualcosa che la tratteneva e lo capii subito.
La mia Lari non se
ne sarebbe stata buona e indifferente al mio abbraccio, quando nel suo letto
c’era uno stupido biondino che la aspettava: come minimo invece mi
avrebbe rifilato una ginocchiata ben assestata nei gioielli di famiglia.
Non dissi niente.
In silenzio,
respirando appena, mi godetti quel momento.
Non lo feci durare
troppo però, era sbagliato e lo sapevo.
Non avrebbe dovuto
esserlo.
No, per niente.
Questo pensai
mentre piano scioglievo l’abbraccio e poggiavo i gomiti sul limite del
ponte, vicinissimo a lei.
Posai il viso sui
palmi aperti, girando lo sguardo verso il mare: mi avrebbe fatto troppo male
vedere il viso di lei e, a quel punto, mi avrebbe distrutto il ripensare a come
si era irrigidita al mio tocco.
- Qualcosa non
va?-
Mi sembrava incredibilmente
strano che fossi riuscito a chiederlo, eppure lo avevo fatto.
In quanto alla
gola, secca e prosciugata, era come star vivendo un maledetto deja-vu.
- No-
Risposta quasi
indifferente, graffiante nella sua anonimità.
Non era vero, lo
sapevamo entrambi e la prova era nelle sue mani: nello schermo brillante del
cellulare.
Lari non era il
tipo da passare la notte a messaggiare, piuttosto lei era quella che prendeva
il telefonino e lo buttava a mare, per poi sedersi sul ponte a guardare il sole
che sorgeva.
Inarcai le
sopracciglia, ben conscio del fatto che lei non potesse vedermi.
- C’è un
biondo rincretinito nel tuo letto-
Lo dissi con voce
incolore, come fosse un semplice fatto di cronaca: lei emise un semplice
mugolio in risposta, come a darmi ragione unicamente per farmi tacere.
Che cavolo stava
succedendo?
Decisi che in
qualche modo dovevo studiare meglio la situazione e non essendo decisamente
nella posizione adatta per fare domande dirette ed intime, avrei dovuto
arrangiarmi con metodi alternativi:
- Sai una cosa?
Per fingere come si deve quando saremo arrivati, sarebbe il caso che ci
allenassimo un po’, così per non insospettire nessuno… cose che non
facciamo da tempo e che forse bisognerebbe riprovare. Un bel bacio ad esempio,
che dici? Non vorremo mica sembrare…-
Non conclusi,
bloccato in parte dal mio cervello che mi pregava di non umiliarmi oltre e in
parte da un bip proveniente dal cellulare che Ilaria teneva in mano. Un
messaggio.
Lei se lo avvicinò
un po’ al viso, leggendo quello che vi era scritto, poi sospirò,
girandosi verso di me.
Si avvicinò di
qualche passo, facendo sì che finalmente riuscissi a guardarla in viso.
Ma era poi un
bene?
Fissai i suoi
occhioni cioccolato, liquidi e spauriti. Dopo qualche secondo si animarono,
come percorsi da una scossa, vivi di una nuova luce. Determinazione.
- Hai ragione-
Mi inceppai su
quella frase, cercando inutilmente di assimilarla.
Non era una serata
normale quella.
Quasi non mi
accorsi del movimento di Ilaria: con un gesto fluido ed elegante portò la sua
mano destra sul mio petto e la sinistra dietro il mio collo.
La pelle
d’oca provata prima non era niente…
… niente in
confronto a quello che provai quando le sue labbra si posarono sulle mie.
*
Lapidatemi,
sparatemi… fate quello che volete. Mi merito sicuramente tutto e anche
molto di più.
Ho fatto
dannatamente tardi, ma un ritardo a dir poco pauroso, vi assicuro. Non volevo,
per quanto possa contare o per quanto vi possa importare, davvero non volevo.
E’ stata
colpa di Maggio, della scuola, dei prof… tutto insieme, diciamo così. Non
riuscivo più a scrivere niente di decente.
Non che ora sia
cambiato qualcosa, per carità.
Probabilmente il
capitolo è orrendo e nessuno lo avrà letto perché vi ho persi tutti a causa del
ritardo ^^
Non posso fare
altro perciò che chiedervi scusa all’infinito. Non smetterò mai di farlo…
Sappiate
comunque che voglio a tutti un bene enorme **
Risposte alle recensioni:
AleEe_E: Alee! Ma quanto tempo è passato? O.o
Non me ne parlare, per interrogazioni e compiti è un vero delirio. Io ancora
non ho finito, ma spero che per te invece lo sia! ^^ Per il capitolo mi
raccomando, sono in trepida attesa di un tuo commento: lo sai che ormai non
posso farne a meno! **
ChiaraBella: Allora, partiamo dal fumo: chi
interessa a te, no, non fuma. Quello che interessa a me invece fumava, ora non
più ^^ Pooi… volevo sapere di Celestino! Nn
ricordavo avessi un gatto! Me ne devi parlare assolutamente!! E poi, passando
all’insicurezza, non mancare di darmi il tuo parere sul cap. che
altrimenti non scrivo più lo sai! ^^ Un bacio!
annalisa70: “sono uomini quindi organismi
mono cellulari che si differenziano dai primati solo per il pollice
opponibile” Lo sai che stavo morendo dal ridere mentre leggevo questa
parte della tua recensione?! Comunque concordo in pieno, e naturalmente, per
non smentirsi sai com’è, anche i protagonisti di questa storia non sono
altro che cerebrolesi! Spero che ancora leggermi sia per te un piacere, perché
se lo è, per me scrivere e dieci volte più piacevole.
ila_cullen: Oiiii, Ilaaaa!!
Non hai idea di quanto mi manchi! Cmq msn è guarito! Finalmente è risorto,
amen! Appena ti trovo in linea non ti lascio più andare, e ti uccido a suon di
sproloqui! ^^ Per Fil spiaccicato da un tir.. ci sto facendo un pensierino, non
temere. Se poi mi dai altri spunti, ben vengano! Per Davide invece, mmm.. nn ti
dico niente, sono sadica come sempre! A sentirci al più presto mi raccomando!
Beeble: Ciao, ho fatto tardi lo so ^^ Più di
quanto potessi anche lontanamente temere, spero di non aver perso tutti i
lettori così, ma te in particolare.. mi mancheresti troppo. Se però lo studio e
i prof. mi hanno fatto perdere quel po’ di inventiva e capacità di
scrivere che avevo, lo capisco. Non indugiare a dirmelo! Per il resto, spero
che a te vada meglio di me =)
Tetide: Io ti amo, lo sai? Letteralmente, ti
giuro! Non potrei più fare a meno di te oramai! Ho fatto tardi lo so,
dannatamente tardi, e mi dispiace tantissimo. Rileggendo il tuo commento
naturalmente mi sono venuti i lucciconi agli occhi: ti faccio sognare? Ah, se
fosse vero anche solo un po’ mi metterei a piangere dalla gioia! Spero
che il ritardo e l’esaurimento nervoso non abbiano reso il capitolo
altamente disgustoso… fammi sapere come al solito, però, eh?
chichilina: Ciao! Lettore silenzioso, eh? Oh ma non
preoccuparti assolutamente! Faccio più schifo io con questo mostruoso ritardo
che non è assolutamente da me! Comunque, sono stracontenta che ti piaccia la
storia, e spero con tutto il cuore di non aver deluso tutte le tue aspettative
con questo nuovo cap. ma sai com’è, sono un po’ fusa ultimamente.
Per quanto riguarda il “trofeo Ilaria” ad essere sincera.. ancora
non so a chi lo darò ^^ Come mai Davide non ti va proprio a genio?
free09: Ciaoo!! Tu invece odi Fil eh? Ma
insomma! Così siete due schieramenti opposti! Se faccio finire tutto con un
triangolo che dite? No, scherzo! Ma lasciarlo per l’autostrada nemmeno mi
sembra carino! Per farli rimettere insieme poi… uff, non posso dirti
niente, non ci perdere le speranze però!
Nessie93: Spogliarello per tutta
l’autostrada, eh? Sì un pensierino ci si potrebbe fare, hai ragione,
magari con Macho macho man in sottofondo =) Per il
contagio di Mattia, invece, temo che i tempi si stiano riducendo drasticamente!
Non manca molto ^^
Saretta__Trilly__: Sono contentissima di riuscire a farti
ridere, lo sai? Si, si, stracontenta! *annuisce convinta, sorridendo diabolica*
No, dai, siamo seri! Una cosa volevo chiedertela: quando dici che fra i tre non
sai scegliere, intendi Fil, Dave e Mattia, vero? E
perché Muzi e Ray non li conti proprio? Antipatici…? xD No, siamo serie
davvero: ti volevo ringraziare: commenti sempre e riesci sempre a farmi
sorridere, sei incredibile, grazie davvero! **
Phe: Ciao! Oh, sì: luuuuuunga
vacanza, proprio lunga! ^^ Spero riuscirai a reggerla tutta! Per D. e Lari poi,
se sei sicura che siano fatti per stare insieme, non ti resta che aspettare no?
Serena Van Der Woodsen: Ciaoo!
Ma lo sai che ti adoro,
vero? Mi commenti sempre e sei sempre troppo buona! Non sono mica così brava!
Mi fai arrossire se dici cose del genere! Graaziee, lo stesso però! xD Poi, per
le domande, vediamo.. mm… bè qualcosa è vero e qualcosa no, diciamo che
si mischiano davvero bene realtà e fantasia! Se vuoi sapere qualcosa di più
preciso, non farti problemi a chiedere, davvero! Anche su msn, non ci sono
problemi!
Lilyian: Eh, sì, hai capito benissimo invece:
fazzolettini, e tutto il resto sono d’obbligo! L’unica cosa che non
deve esserci è l’infarto mi raccomando, altrimenti come fai poi a
seguirmi e commentarmi?? Non abbandonarmi per nessuna ragione mi raccomando!
Ancella79: Terza guerra mondiale è riduttivo, ma
immagino te ne sia resa conto da sola leggendo il capitolo! E questi sono solo
i preamboli, mi dispiace per voi, e per il mio povero neurone ch emi prega di
internarmi da già troppo tempo ormai! Continua e non lasciarmi! ^^
nikoletta89: Curiosa, eh? E ora, lo sei ancora o è
passata proprio la voglia di leggere? Spero ardentemente non sia così e ti
ringrazio per i complimenti! Mi farete commuovere prima o poi! Mi spiace, per
il ritardo, e non smetterò mai di dirlo: spero di non arrivare mai più a simili
vi assicuro.. tanti grazie davvero e un abbraccio virtuale =)
vannagio: Ciao! Ancora super impegnata come me?
Spero di no, così come spero che per qualche assurdo motivo continui a
seguirmi, senza dar per certo che Fil sarà scartato! Perché ne sei così sicura?
Non potrebbe essere che il figlio di papà sbagli ancora e che a quel punto un
attacco premeditato di Fil e Ila lo portino ad affogare nel mare di Siracusa? ^^
pirilla88: Ciao ragazze! Se prima mi eravate
mancate tanto voi, ora spero di non essere mancata io a voi! ^^ Scusate,
davvero: periodo frenetico non rende minimamente l’idea vi giuro! Per il
resto, spero di riuscire a giungere al più presto al sodo, non temete! Un
bacione enorme, sperando che stiate meno incasinate di me ^^
Miki 91: Ciaoo! Davvero sono riuscita a tenerti
incollata al pc per tre giorni? Mi prendi in giro, vero? Non credo
assolutamente di aver creato una storia degna di tanto! Se invece assurdamente
fosse così, spero con tutto il cuore che ti vada ancora di farmi sapere che ne
pensi! E’ sempre un onore sentire le vostre opinioni! P.s. Muzi da
proprio di orsacchiotto puccioso, vero? Anche a me fa quell’effetto! xD
zia_addy: Ciaooo! ç___ç Ora ho fatto
tremendamente tardi io, hai visto?! Mi sei mancata, lo sai? Proprio tanto, tu e
le tue favolose e divertentissime recensioni. Ma come fai? Cioè, come ti
vengono? L’idea dei capitoli Stupendi (leggi in verticale) mi ha fatto
morire! Non hai idea delle risa ti giuro, mi stavo commovendo! Grazieee! Non
smetterò mai di ringraziarti! **
rosa62: Ciao! Ci sei sempre è incredibile! **
Grazie! Spero di non arrivare mai ad annoiarti ma temo sia un desiderio
impossibile ^^ Ci tenevo comunque a ringraziarti per il tuo appoggio, e
prometto, di non fare più un ritardo tanto mostruoso (escluso mese al mare,
temo) per il resto, un abbraccio virtuale e ancora grazie **
valeflo: Davvero stupenda? Wow, me lo dite in
tanti e io ancora fatico a crederci! Grazieee! Mi fate venire le lacrime agli
occhi! Se ti va, fammi sapere ancora cosa te ne pare ^^
Ancella79: Si, ho fatto tardi lo so. Non sono morta però! xD No, non ci sono scusanti e non devo buttarla sullo scherzo ma mi sono sentita un po’ abbattuta e metti questo metti quello non riuscivo più nemmeno a scrivere, Spero mi perdonerete, davvero! Un bacio!