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Autore: miseichan    01/06/2010    25 recensioni
"Per quanto forte, potente e indistruttibile tu sia, devi sapere che i ricordi avranno sempre la meglio!” Il che non sempre è un male, ci sono volte in cui anzi è piacevole, gratificante. Purtroppo in altre occasioni ricordare è doloroso: ad esempio quando l'oggetto dei ricordi è qualcosa, o più precisamente qualcuno, che non è più al tuo fianco. Un qualcuno di cui semmai eri anche follemente innamorato, un qualcuno per cui avresti dato tutto te stesso. Sempre lo stesso qualcuno che ora vorresti solo vedere morto... o quantomeno riuscire a dimenticare. STORIA SOSPESA PER VACANZE ( brevi )… scusate!!
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Midnight Lovers'
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29

 

Davide


Potrebbe ripetere, mi scusi…

Non ero nemmeno riuscito a dirlo, la gola troppo secca per emettere alcun suono.

Cercai di muovere la lingua ma mi sembrava impossibile.

Come se non bevessi da giorni.

Inghiottii più volte, a vuoto. Sbattei le palpebre, una, due, tre volte.

E ancora.

Nella speranza che gli occhi smettessero di bruciare, che quel dannato pizzicore sparisse, finalmente.

Ma a quanto pareva non era il mio giorno fortunato.

Scossi la testa, ignorando il fatto che la vista mi si stesse appannando.

Sollevai lo sguardo, mettendomi allo stesso tempo a sedere: non riuscii ad identificare il luogo in cui mi trovavo, mi sembrava come dire, etereo. Non mi apparteneva, così come non erano mie quelle emozioni troppo forti e potenti. Non potevano appartenermi.

Fissai i camici bianchi di fronte a me, cercando di metterli a fuoco.

Immaginai di star giocherellando con l’obiettivo della mia Nikon, ma no… non era la stessa cosa.

Per il semplice fatto che questa volta non funzionava, perché diavolo non funzionava?!

Tentai ancora per un po’ di vedere il viso di colui che mi stava di fronte ma fu tutto inutile, l’unica cosa che riuscii a vedere fu il camice bianco, bianco sterile, come l’ambiente indefinito in cui ci trovavamo.

- Come?-

Ero stato io a chiederlo, non so nemmeno come. Ero stato io.

Il camice bianco si era spostato un po’, io però non riuscivo a muovermi.

Sentii la sua voce, la stessa di sempre, ripetermi cose che avevo già sentito.

- Signor D’Amico, non so come dirglielo: la signorina Amato, lei… non ce l’ha fatta-

Era un tono dolce, triste, che me lo diceva.

Un tono già sentito, quello che avevo classificato come tono da condoglianze.

Non ero pronto a sentirlo.

Non volevo sentirlo.

Ma più di tutto non riuscivo a crederci, perché non era possibile, non per me.

Non poteva essere.

Scossi la testa, cacciando indietro quelle cose liquide che mi premevano contro le palpebre, quelle che brutalmente cercavano di scavalcare le ciglia e che mi sembrava di non riuscir più a trattenere.

- Non… non può essere-

Il camice bianco sospirò. Con aria grave, di chi crede di capire… ma no.

Lui non capiva. Non poteva capire.

- Trauma cranico, signor D’Amico. Sono sorte complicanze, noi… abbiamo fatto tutto il possibile-

No.

Era uno scherzo.

Aveva detto che non c’era nessun trauma.

Io glielo avevo chiesto, tante volte, perché volevo accertarmene.

E lui aveva detto che no, non c’era nessun problema, solo il polso fratturato.

Non correva rischi.

Perché allora… perché ora mi diceva quelle cose?

Non poteva essere vero. Stava mentendo. Non c’erano altre spiegazioni.

Non poteva essere morta.

Lei non poteva essere morta.

La mia Lari, no lei non doveva morire. Lei non poteva morire.

Scossi ancora la testa, cercando di lottare, di resistere e non pensare a niente.

Perché se avessi pensato, se avessi anche solo per un attimo preso in considerazione l’ipotesi assurda che lei non ci fosse più… io non, io non avrei più avuto ragione di vivere.

Come avrei fatto senza di lei?

Senza il poter sentire la sua voce, il modo in cui mi chiamava: con una sola lettera, la mia lettera.

Quella lettera che pronunciata da lei diventava improvvisamente la più bella di tutte.

Senza il suo sorriso, quello che le creava due piccole fossette nelle guance, quelle fossette che mi facevano letteralmente impazzire, quelle per cui avrei dato tutto me stesso perché non smettesse mai di sorridere?

Senza il tono irritato che usava quando la facevo arrabbiare, quando mi chiamava Davide, perché avevo fatto qualcosa di sbagliato e dovevo farmi perdonare.

Se lei non c’era, non c’ero nemmeno io.

- No, dottore. Lei si sbaglia, non può essere che…-

Ma il camice bianco non mi lasciò concludere, interrompendo la mia voce già spezzata.

- Le ripeto, signor D’Amico: non c’è stato niente da fare, mi dispiace-

Scossi ancora la testa, non riuscendo più a fermare le lacrime.

Per il semplice fatto che l’idea prendeva sempre maggiore consistenza nella mia testa e sembrava essere ormai diventata quasi reale: sentivo le lacrime scorrere, lente e inesorabili.

Lungo le guance, sulle labbra, giù per il mento e per tutto il collo.

Lacrime calde, non più represse. Lacrime che erano dolore puro.

Un distillato di dolore.

E la rividi, nei miei pensieri, come se non fosse passato nemmeno un attimo dall’ultima volta.

Dall’ultima volta che mi si era avventata contro, entusiasta per qualcosa: che fosse un voto, un complimento, persino un semplice arcobaleno, solo, lei doveva dirmelo, rendendomi parte della sua gioia… e ci riusciva sempre, a qualunque ora del giorno e della notte.

Dall’ultima volta che con aria colpevole e maliziosa, cucchiaino in una mano e gelato nell’altra mi si era avvicinata, bisbigliando le parole che non avevo più bisogno di sentire.

Dall’ultima volta che l’avevo stretta tra le braccia.

E scossi la testa, con le lacrime che ancora scendevano, irreprensibili.

No, non era possibile.

Non è vero, non è vero…

 

- Non è vero, non è vero, non è vero…-

Aprii gli occhi, cercando di riprendere fiato, respirando con affanno neanche avessi corso dieci chilometri.

Con un calcio tolsi le coperte, quelle troppo calde e troppo strette, quelle in cui mi ero avvolto senza volere, incastrandomi nell’agitazione. E mi ci ero quasi abituato ormai.

Un incubo, ecco cos’era stato.

Un dannato, fottutissimo incubo. Era forse la ventesima volta che lo facevo ed era sempre peggio.

Ogni volta era più brutta della precedente.

Terrore puro, ecco cosa mi provocava: una paura cieca ed incondizionata.

Una paura che mi attanagliava le viscere, impedendomi di respirare.

E non riuscivo mai a svegliarmi subito. Prima dovevo soffrire, sempre, ogni dannatissima volta dovevo stare lì a sentirmi dire che era morta e non avevano potuto fare niente. La cosa peggiore che mi potesse capitare.

Un incubo, per l’appunto.

Mi sollevai piano a sedere, sentendo gli occhi bruciare e la schiena fradicia.

Lacrime e sudore, che punizione peggiore esisteva?

Sorrisi, sadico verso me stesso, prendendomi la testa fra le mani: così non potevo andare avanti.

Era una tortura, pura e tremenda.

Con una scrollata di spalle mi alzai, lasciando il letto, ultimo teatrino degli orrori.

Aprii cautamente la porta della cabina, uscendo nel corridoio appena illuminato: a piedi scalzi lo percorsi, passeggiando sul parquet lentamente, indeciso sul da farsi. Sentivo la nave ondeggiare sotto di me, cullata dalle onde, e con il corpo ne seguivo i movimenti, assecondando le onde.

Con la cosa dell’occhio vidi la mia immagina riflessa in un vetro all’angolo: immerso nella penombra con indosso solo un pantalone di flanella ed una camicia sbottonata; i capelli completamente fuori controllo, ricordavano vagamente quelli di Harry Potter e il viso bianco era molto somigliante a quello di un morto.

Cosa vuoi di più dalla vita?

Così non potevo proprio andare avanti: se dormivo nemmeno sette ore a notte rischiavo di arrivare ad avere per davvero le sembianze di uno zombie e in quanto zombie non avrei ottenuto niente.

Invece io da ottenere avevo molto.

Dovevo guadagnarmelo, però…

Non me ne accorsi nemmeno, ma prima ancora di arrivare a prendere la decisione i miei piedi già avevano preso a muoversi e passo dopo passo avevano raggiunto una stanza che non mi era affatto indifferente.

 

Infilai la mano nella tasca posteriore dei pantaloni e ne estrassi una tessera magnetica.

La guardai con un sorrisetto compiaciuto, eccoli i vantaggi di avere un buon cognome: passpartout.

Feci scorrere la tessera nell’apposita fessura e sentii la porta aprirsi con uno scatto secco.

Lentamente, con l’evanescente speranza di sentir finalmente la ragione prendere il sopravvento, cominciai ad aprire la porta. La aprii il necessario a farmi passare però, e niente in me sembrava intenzionato a richiuderla.

Entrai trattenendo il respiro e con passo felpato mi avvicinai al letto in fondo: la stanza era immersa nel buio più assoluto, neanche la fievole luce proveniente dal corridoio riusciva a rischiarare un po’ l’ambiente.

Arrivato vicino al letto mi fermai, osservando immobile la figura sotto le coperte: non ne riuscivo a vedere i contorni ma il profumo di lei impregnava la stanza… lo avrei riconosciuto ovunque.

Senza respirare poggiai un ginocchio sul materasso, sentendolo piegarsi appena sotto il mio peso.

Non riuscii comunque a svegliarla e, finalmente deciso, con il cuore che batteva a mille, mi sdraiai sul letto.

Chiusi gli occhi, beandomi di quella sensazione, del piacere che mi dava il sentire il suo respiro calmo e regolare, di chi dorme e sta bene. Mi lasciai cullare da quella nuova realtà che non mi apparteneva: mi piaceva, mi piaceva da morire e non potevo non ammetterlo. Ero convinto che accanto a lei sarei riuscito a dormire anche più di sette ore.

Molto più di sette ore, solo ci voleva lei, la sua presenza.

Dov’era il problema allora?

Non potevo forse rimanere lì? Non potevo restare nel letto con Lari?

Ci pensai per un po’ non riuscendo a trovare alcun motivo per cui fosse sbagliato e sospirando mi distesi meglio, cercando di eliminare la tensione. Mancava ancora qualcosa però, e purtroppo sapevo anche cosa.

Con un altro sospiro, più lungo e profondo del primo, presi il coraggio a due mani e sollevai un braccio: volevo abbracciarla, volevo sentire il suo corpo aderire al mio, le sue spalle avvolte e strette da me…

Lo volevo così tanto che ormai mi sembrava di star patendo un dolore fisico e non più solo psicologico.

Allungai il braccio, circondando le spalle e cercando di avvicinare a me la figura al mio fianco. Quasi subito tuttavia mi resi conto che qualcosa non andava: c’era un che di sbagliato che stonava nell’insieme.

Mossi piano la mano, ritrovandomi incredulo ad accarezzare una corta zazzera di capelli ed un petto decisamente troppo muscoloso: mentre faticavo a realizzare quelle informazioni sentii prima il respiro al mio fianco farsi sconnesso, come quello di chi si sta svegliando e poi il clic di una luce che si accende.

- Ilaria? Avevi la porta aper…-

Mi voltai di scatto a fissare Mattia: pietrificato sull’uscio della camera che si stropicciava gli occhi insonnolito, con una mano ancora sull’interruttore della luce. Dio, per favore fa che non sia vero!

Mi girai, ignorando il ragazzino, deciso invece a guardare chi stessi abbracciando: il grido che mi proruppe dalle labbra fu istintivo, un misto di incredulità ed orrore.

- Molcovich?!-

Filippo spalancò improvvisamente gli occhi, fissando i suoi azzurri nei miei, sconcertato:

- Davide? Che cazzo ci fai qui? Per… perché diavolo mi abbracci!?-

Scattai giù dal letto mentre ancora stava pronunciando il mio nome: misi fra di noi buoni tre metri di distanza, continuando a fissarlo con gli occhi che temevo fra non molto mi sarebbero usciti dalle orbite.

Santo Dio, ma perché a me?

Le avance a Molcovich, ecco solo quelle ci mancavano a coronare la nottata!

Scossi la testa, osservandolo mentre si tirava su a sedere e mi fissava sconvolto. Alzai i palmi verso di lui facendogli cenno di stare zitto e lui incredibilmente ubbidì.

Vediamo: quella era la camera di Ilaria. Mattia era entrato chiamando lei.

Ora la domanda era: perché diavolo Molcovich si trovava nel suo letto?!

No, non volevo saperlo. Assolutamente.

Scossi ancora la testa, arretrando di qualche passo.

Urtai di struscio un Mattia ancora pietrificato con la bocca dischiusa e mi defilai da quella stanza alla velocità della luce: non ero pronto a niente del genere e credo nessuno lo sarebbe mai stato.

A passo svelto, nervoso ed ancora incredulo, uscii sul ponte della nave: una brezza mi accolse placida, scompigliandomi i capelli e sollevando i lembi della camicia ancora aperta. Chiusi gli occhi, accogliendo quel venticello fresco, quasi freddo: era inaspettato anche lui, in positivo però, questa volta.

Era frizzante, tanto da farmi venire la pelle d’oca: mi sembrava di sentire i peli sulle braccia sollevarsi piano, uno dopo l’altro… riaprii gli occhi, lasciando vagare lo sguardo oltre il ponte, giù sull’oceano di un blu così scuro che si confondeva tranquillamente con il cielo ancora buio: non vi era più un confine, erano diventati un tutt’uno, un’indefinibile ammasso incolore. O almeno così appariva ai miei occhi.

Eppure solo il senso della vista era limitato: quello dell’olfatto c’era, con il tipico odore di salsedine e marino che avevo imparato a riconoscere; e anche quello dell’udito c’era ancora, portava chiaramente il suono ritmico e cadenzato delle onde che si infrangevano placide sullo scafo e fu proprio grazie a quest ultimo che sentii quel nuovo, inaspettato trillo. Quello dei tasti di un cellulare, premuti con abile velocità.

Riaprii gli occhi, lanciando occhiate intorno, alla ricerca della fievole luce di un telefonino.

Non ci misi molto ad individuarla: verso la prua, poggiata al muretto c’era lei, lei che avrebbe dovuto trovarsi tranquilla nel suo letto, in un sonno che non stava vivendo.

- Lari?-

Sobbalzò, sentendo la mia voce. E sobbalzò perché la sentì vicinissima, prossima al suo orecchio.

Le mie intenzioni, purtroppo per lei, non erano cambiate.

Con un braccio le avvolsi la vita, poggiando il mio corpo sul suo, la testa sulla sua spalla.

La sentii irrigidirsi chiaramente e anche tentare di divincolarsi. Non ci mise molta convinzione però.

C’era qualcosa che la tratteneva e lo capii subito.

La mia Lari non se ne sarebbe stata buona e indifferente al mio abbraccio, quando nel suo letto c’era uno stupido biondino che la aspettava: come minimo invece mi avrebbe rifilato una ginocchiata ben assestata nei gioielli di famiglia.

Non dissi niente.

In silenzio, respirando appena, mi godetti quel momento.

Non lo feci durare troppo però, era sbagliato e lo sapevo.

Non avrebbe dovuto esserlo.

No, per niente.

Questo pensai mentre piano scioglievo l’abbraccio e poggiavo i gomiti sul limite del ponte, vicinissimo a lei.

Posai il viso sui palmi aperti, girando lo sguardo verso il mare: mi avrebbe fatto troppo male vedere il viso di lei e, a quel punto, mi avrebbe distrutto il ripensare a come si era irrigidita al mio tocco.

- Qualcosa non va?-

Mi sembrava incredibilmente strano che fossi riuscito a chiederlo, eppure lo avevo fatto.

In quanto alla gola, secca e prosciugata, era come star vivendo un maledetto deja-vu.

- No-

Risposta quasi indifferente, graffiante nella sua anonimità.

Non era vero, lo sapevamo entrambi e la prova era nelle sue mani: nello schermo brillante del cellulare.

Lari non era il tipo da passare la notte a messaggiare, piuttosto lei era quella che prendeva il telefonino e lo buttava a mare, per poi sedersi sul ponte a guardare il sole che sorgeva.

Inarcai le sopracciglia, ben conscio del fatto che lei non potesse vedermi.

- C’è un biondo rincretinito nel tuo letto-

Lo dissi con voce incolore, come fosse un semplice fatto di cronaca: lei emise un semplice mugolio in risposta, come a darmi ragione unicamente per farmi tacere.

Che cavolo stava succedendo?

Decisi che in qualche modo dovevo studiare meglio la situazione e non essendo decisamente nella posizione adatta per fare domande dirette ed intime, avrei dovuto arrangiarmi con metodi alternativi:

- Sai una cosa? Per fingere come si deve quando saremo arrivati, sarebbe il caso che ci allenassimo un po’, così per non insospettire nessuno… cose che non facciamo da tempo e che forse bisognerebbe riprovare. Un bel bacio ad esempio, che dici? Non vorremo mica sembrare…-

Non conclusi, bloccato in parte dal mio cervello che mi pregava di non umiliarmi oltre e in parte da un bip proveniente dal cellulare che Ilaria teneva in mano. Un messaggio.

Lei se lo avvicinò un po’ al viso, leggendo quello che vi era scritto, poi sospirò, girandosi verso di me.

Si avvicinò di qualche passo, facendo sì che finalmente riuscissi a guardarla in viso.

Ma era poi un bene?

Fissai i suoi occhioni cioccolato, liquidi e spauriti. Dopo qualche secondo si animarono, come percorsi da una scossa, vivi di una nuova luce. Determinazione.

- Hai ragione-

Mi inceppai su quella frase, cercando inutilmente di assimilarla.

Non era una serata normale quella.

Quasi non mi accorsi del movimento di Ilaria: con un gesto fluido ed elegante portò la sua mano destra sul mio petto e la sinistra dietro il mio collo.

La pelle d’oca provata prima non era niente…

… niente in confronto a quello che provai quando le sue labbra si posarono sulle mie.

 

*

 

Lapidatemi, sparatemi… fate quello che volete. Mi merito sicuramente tutto e anche molto di più.

Ho fatto dannatamente tardi, ma un ritardo a dir poco pauroso, vi assicuro. Non volevo, per quanto possa contare o per quanto vi possa importare, davvero non volevo.

E’ stata colpa di Maggio, della scuola, dei prof… tutto insieme, diciamo così. Non riuscivo più a scrivere niente di decente.

Non che ora sia cambiato qualcosa, per carità.

Probabilmente il capitolo è orrendo e nessuno lo avrà letto perché vi ho persi tutti a causa del ritardo ^^

Non posso fare altro perciò che chiedervi scusa all’infinito. Non smetterò mai di farlo…

Sappiate comunque che voglio a tutti un bene enorme **

 

 

 

Risposte alle recensioni:

 

AleEe_E: Alee! Ma quanto tempo è passato? O.o Non me ne parlare, per interrogazioni e compiti è un vero delirio. Io ancora non ho finito, ma spero che per te invece lo sia! ^^ Per il capitolo mi raccomando, sono in trepida attesa di un tuo commento: lo sai che ormai non posso farne a meno! **

 

ChiaraBella: Allora, partiamo dal fumo: chi interessa a te, no, non fuma. Quello che interessa a me invece fumava, ora non più ^^ Pooi… volevo sapere di Celestino! Nn ricordavo avessi un gatto! Me ne devi parlare assolutamente!! E poi, passando all’insicurezza, non mancare di darmi il tuo parere sul cap. che altrimenti non scrivo più lo sai! ^^ Un bacio!

 

annalisa70: “sono uomini quindi organismi mono cellulari che si differenziano dai primati solo per il pollice opponibile” Lo sai che stavo morendo dal ridere mentre leggevo questa parte della tua recensione?! Comunque concordo in pieno, e naturalmente, per non smentirsi sai com’è, anche i protagonisti di questa storia non sono altro che cerebrolesi! Spero che ancora leggermi sia per te un piacere, perché se lo è, per me scrivere e dieci volte più piacevole.

 

ila_cullen: Oiiii, Ilaaaa!! Non hai idea di quanto mi manchi! Cmq msn è guarito! Finalmente è risorto, amen! Appena ti trovo in linea non ti lascio più andare, e ti uccido a suon di sproloqui! ^^ Per Fil spiaccicato da un tir.. ci sto facendo un pensierino, non temere. Se poi mi dai altri spunti, ben vengano! Per Davide invece, mmm.. nn ti dico niente, sono sadica come sempre! A sentirci al più presto mi raccomando!

 

Beeble: Ciao, ho fatto tardi lo so ^^ Più di quanto potessi anche lontanamente temere, spero di non aver perso tutti i lettori così, ma te in particolare.. mi mancheresti troppo. Se però lo studio e i prof. mi hanno fatto perdere quel po’ di inventiva e capacità di scrivere che avevo, lo capisco. Non indugiare a dirmelo! Per il resto, spero che a te vada meglio di me =)

 

Tetide: Io ti amo, lo sai? Letteralmente, ti giuro! Non potrei più fare a meno di te oramai! Ho fatto tardi lo so, dannatamente tardi, e mi dispiace tantissimo. Rileggendo il tuo commento naturalmente mi sono venuti i lucciconi agli occhi: ti faccio sognare? Ah, se fosse vero anche solo un po’ mi metterei a piangere dalla gioia! Spero che il ritardo e l’esaurimento nervoso non abbiano reso il capitolo altamente disgustoso… fammi sapere come al solito, però, eh?

 

chichilina: Ciao! Lettore silenzioso, eh? Oh ma non preoccuparti assolutamente! Faccio più schifo io con questo mostruoso ritardo che non è assolutamente da me! Comunque, sono stracontenta che ti piaccia la storia, e spero con tutto il cuore di non aver deluso tutte le tue aspettative con questo nuovo cap. ma sai com’è, sono un po’ fusa ultimamente. Per quanto riguarda il “trofeo Ilaria” ad essere sincera.. ancora non so a chi lo darò ^^ Come mai Davide non ti va proprio a genio?

 

free09: Ciaoo!! Tu invece odi Fil eh? Ma insomma! Così siete due schieramenti opposti! Se faccio finire tutto con un triangolo che dite? No, scherzo! Ma lasciarlo per l’autostrada nemmeno mi sembra carino! Per farli rimettere insieme poi… uff, non posso dirti niente, non ci perdere le speranze però!

 

Nessie93: Spogliarello per tutta l’autostrada, eh? Sì un pensierino ci si potrebbe fare, hai ragione, magari con Macho macho man in sottofondo =) Per il contagio di Mattia, invece, temo che i tempi si stiano riducendo drasticamente! Non manca molto ^^

 

Saretta__Trilly__: Sono contentissima di riuscire a farti ridere, lo sai? Si, si, stracontenta! *annuisce convinta, sorridendo diabolica* No, dai, siamo seri! Una cosa volevo chiedertela: quando dici che fra i tre non sai scegliere, intendi Fil, Dave e Mattia, vero? E perché Muzi e Ray non li conti proprio? Antipatici…? xD No, siamo serie davvero: ti volevo ringraziare: commenti sempre e riesci sempre a farmi sorridere, sei incredibile, grazie davvero! **

 

Phe: Ciao! Oh, sì: luuuuuunga vacanza, proprio lunga! ^^ Spero riuscirai a reggerla tutta! Per D. e Lari poi, se sei sicura che siano fatti per stare insieme, non ti resta che aspettare no?

 

Serena Van Der Woodsen: Ciaoo! Ma lo sai che ti adoro, vero? Mi commenti sempre e sei sempre troppo buona! Non sono mica così brava! Mi fai arrossire se dici cose del genere! Graaziee, lo stesso però! xD Poi, per le domande, vediamo.. mm… bè qualcosa è vero e qualcosa no, diciamo che si mischiano davvero bene realtà e fantasia! Se vuoi sapere qualcosa di più preciso, non farti problemi a chiedere, davvero! Anche su msn, non ci sono problemi!

 

Lilyian: Eh, sì, hai capito benissimo invece: fazzolettini, e tutto il resto sono d’obbligo! L’unica cosa che non deve esserci è l’infarto mi raccomando, altrimenti come fai poi a seguirmi e commentarmi?? Non abbandonarmi per nessuna ragione mi raccomando!

 

Ancella79: Terza guerra mondiale è riduttivo, ma immagino te ne sia resa conto da sola leggendo il capitolo! E questi sono solo i preamboli, mi dispiace per voi, e per il mio povero neurone ch emi prega di internarmi da già troppo tempo ormai! Continua e non lasciarmi! ^^

 

nikoletta89: Curiosa, eh? E ora, lo sei ancora o è passata proprio la voglia di leggere? Spero ardentemente non sia così e ti ringrazio per i complimenti! Mi farete commuovere prima o poi! Mi spiace, per il ritardo, e non smetterò mai di dirlo: spero di non arrivare mai più a simili vi assicuro.. tanti grazie davvero e un abbraccio virtuale =)

 

vannagio: Ciao! Ancora super impegnata come me? Spero di no, così come spero che per qualche assurdo motivo continui a seguirmi, senza dar per certo che Fil sarà scartato! Perché ne sei così sicura? Non potrebbe essere che il figlio di papà sbagli ancora e che a quel punto un attacco premeditato di Fil e Ila lo portino ad affogare nel mare di Siracusa? ^^

 

pirilla88: Ciao ragazze! Se prima mi eravate mancate tanto voi, ora spero di non essere mancata io a voi! ^^ Scusate, davvero: periodo frenetico non rende minimamente l’idea vi giuro! Per il resto, spero di riuscire a giungere al più presto al sodo, non temete! Un bacione enorme, sperando che stiate meno incasinate di me ^^

 

Miki 91: Ciaoo! Davvero sono riuscita a tenerti incollata al pc per tre giorni? Mi prendi in giro, vero? Non credo assolutamente di aver creato una storia degna di tanto! Se invece assurdamente fosse così, spero con tutto il cuore che ti vada ancora di farmi sapere che ne pensi! E’ sempre un onore sentire le vostre opinioni! P.s. Muzi da proprio di orsacchiotto puccioso, vero? Anche a me fa quell’effetto! xD

 

zia_addy: Ciaooo! ç___ç Ora ho fatto tremendamente tardi io, hai visto?! Mi sei mancata, lo sai? Proprio tanto, tu e le tue favolose e divertentissime recensioni. Ma come fai? Cioè, come ti vengono? L’idea dei capitoli Stupendi (leggi in verticale) mi ha fatto morire! Non hai idea delle risa ti giuro, mi stavo commovendo! Grazieee! Non smetterò mai di ringraziarti! **

 

rosa62: Ciao! Ci sei sempre è incredibile! ** Grazie! Spero di non arrivare mai ad annoiarti ma temo sia un desiderio impossibile ^^ Ci tenevo comunque a ringraziarti per il tuo appoggio, e prometto, di non fare più un ritardo tanto mostruoso (escluso mese al mare, temo) per il resto, un abbraccio virtuale e ancora grazie **

 

valeflo: Davvero stupenda? Wow, me lo dite in tanti e io ancora fatico a crederci! Grazieee! Mi fate venire le lacrime agli occhi! Se ti va, fammi sapere ancora cosa te ne pare ^^

 

Ancella79: Si, ho fatto tardi lo so. Non sono morta però! xD No, non ci sono scusanti e non devo buttarla sullo scherzo ma mi sono sentita un po’ abbattuta e metti questo metti quello non riuscivo più nemmeno a scrivere, Spero mi perdonerete, davvero! Un bacio!

   
 
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