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Autore: Erik Winterking    02/06/2010    1 recensioni
Ed eccoci con una nuova storia!!! Sì, sempre un originale. Ma allora che ci stai a fare su un sito di fan fiction se scrivi solo storie originali?? XD potete chiedervelo, e la risposta è che comunque mi piace scrivere. Ho anche idee per diverse fic comunque, e (tempo permettendo) conto di buttare giù qualcosa. Devo però parlare del racconto, non dei miei progetti (inutile, riesco a divagare anche scrivendo). Beh... non molto da dire (non sono bravo nelle presentazioni XD) tranne il fatto che è una storia in cinque capitoli... già completa, quindi potrò postarli regolarmente (salvo problemi tecnici) il cui protagonista è un ragazzo... beh... particolare. Lunatico, solitario, e con scarsa vita sociale... che storia ha un personaggio simile? Buona lettura ^^
Genere: Romantico, Dark, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IV

Una lettera. Una semplice, piccola lettera, in una busta beige con i francobolli e i timbri. Sembra un'opera d'arte. In un così piccolo oggetto, così tanti ricordi, così tante speranze, così tanto tormento. Rispondere è facile, ma dopo la risposta viene il tormento dell'attesa, il tormento che snerva e che porta alla follia... beh, forse così è esagerato, ma di sicuro per una persona ansiosa aspettare una lettera può essere una forma di autopunizione. Ma pian piano il tempo cancella ogni cosa, passano i giorni, le settimane, i mesi, e anche la fortissima delusione dei primi momenti diventa una leggera amarezza quando torna il ricordo. E, nella mente di Nemo, una sola domanda... che senso ha tutto questo? Riaccendere le speranze di un essere umano per poi ferirlo? Nel silenzio della sua mente la risposta è muta.

«Ciao Nemo.»
«Ciao Shade. Come va?»
«Ho cambiato personaggio. Ora sono Pan, nel senso greco del termine, ovvero 'tutto'.»
«Nessuno e Centomila. Ci manca solo Uno adesso...»
«Oggi ti senti allegro? Buon per te. Ma in realtà se ci pensi non c'è molta differenza tra essere tutti e nessuno. Cambiando identità x volte al giorno sarai nessuno. Come tutti in questo mondo.»
«Di solito sono io a fare questi ragionamenti astrusi.»
«Ma anch'io ho il diritto di divertirmi, no?»
«Mi sembra più che giusto. Ho scritto una specie di raccontino... bah... diciamo che ho messo otto righe in fila. Ecco, leggi e dimmi se ti piace.»
Silenzio.
«È decisamente autobiografico.» Però, ha scoperto subito il punto della questione! «Quello che resta da vedere è se hai davvero intenzione di mettere in pratica quello che scrivi. Vuoi farlo?»
«No. L'ultima parte è una finzione, un modo in cui mi piacerebbe uscire di scena... però la prima parte è frutto del disagio che sento ultimamente. Il peggio è che non so neanche come curarlo, mentre vorrei liberarmene.»
«È solo quello che altri hanno chiamato 'male di vivere', e se avessimo saputo come curarlo non avremmo questi nomi. Dicono che l'unica cura, oltre che causa principale, sia l'amore, ma per il resto...»
Un gesto vago con la mano, come a voler indicare qualcosa di astratto.
«Cambiando discorso, come vanno i tuoi sogni? Si susseguono ogni notte o sono finiti?»
«Continuano, purtroppo.- risponde Nemo, raccontando brevemente gli ultimi sogni -Secondo te cosa significano?»
«Beh, mi sembra chiaro che sogni in modo allegorico – come tutti, del resto. Il problema sorge nell'interpretazione, perché credo che cambi con il carattere della persona... sicuramente gli uomini senza volto sono il simbolo della massa e/o della società attuale, mentre il marchio sulla fronte può simboleggiare i pregiudizi... o l'appartenenza a una qualche entità, ma non mi sembra chiaro. Quello del serpente... il fatto che tu venissi strangolato... può essere una situazione difficile che ti troverai ad affrontare, o che stai affrontando.»
«Mi sono svegliato senza sapere come va a finire. Ma la figura che non mi aiutava?»
«La fine non è scritta, sarai tu a deciderla. E ti potranno indicare il modo in cui affrontare questa situazione, ma sarai da solo a risolverla. Almeno, io la vedo così.»
«Mi sembra che tu veda molte cose.»
Resta pensieroso, poi si gira verso la ragazza.
«Qualche tempo fa, guardandomi allo specchio, non ho visto niente nei miei occhi. Freddi e spenti, ecco com'erano. Allora ho avuto paura di me, paura di aver perso la capacità di provare emozioni. Adesso dimmi: cosa vedi nei miei occhi?»
«Tu non hai visto niente, ma credo che sia stato perché non sai riconoscere i sentimenti... ora come ora, guardando nei tuoi occhi, vedo un grande schermo di tristezza e disperazione... e, sotto, ancora la capacità di amare e anche la voglia di amare... il bisogno di amare ed essere amato...»
Nemo ride, triste.
«Ma come potrò accorgermi di essere amato o di amare, se non so riconoscere le emozioni? Come si insegnano i sentimenti?»
«Non ne ho la più pallida idea, come non credo esista qualcuno che lo sappia. Scrivi ancora poesie?»
«Beh... sì, anche se raramente...»
«È già una buona cosa; uno spirito sensibile prova le emozioni ad un livello superiore di un animo comune. Potresti scrivermi una poesia?»
La richiesta lascia Nemo perplesso.
«Di solito scrivo sotto ispirazione, non per commissione... e poi... perché? Una poesia dedicata a te o una poesia su di te?»
«Perché? Perché la mia vanità ha voglia di essere stuzzicata, e poi per allenarti alla sensibilità! Quanto al tipo... beh, dedicata a me. Insomma, la scrivi per me che te l'ho chiesto. Puoi anche parlare del mare o di qualunque altra cosa, ma ad una condizione: deve essere un capolavoro.»
«Beh... vedrò cosa riuscirò a fare... ma non prometto niente...»
«Infatti non devi promettere, devi scrivere. Non hai un limite di tempo. Aspetta pure che le parole vengano, scrivile e avvertimi quando hai fatto. Tanto ci vediamo sempre in giro... devo andare ora. Ciao.»
Nemo saluta distrattamente, già pensando a cosa poter scrivere. Se già non è soddisfatto delle poesie che scrive quando è ispirato, come gli verrà una poesia su richiesta?

Il mare, una nave sulle onde. L'immagine di una chioma scossa dal vento, e una ragazza bellissima. La chiama, ma non sente il nome perché la sua voce è coperta dal vento. Lei gli sorride, rispondendogli, ma non può sentirla...

Una chiesa, buia, illuminata da numerose candele nelle nicchie e vicino all'altare. Un ambiente disadorno che però trasmette un profondo senso di pace... Si sta vestendo, con l'aiuto del suo testimone di nozze. Chi l'avrebbe mai detto che sarebbe arrivato questo momento... pensa tra sé. Vestito in modo semplicemente elegante, un classico vestito nero con un unico strappo alla regola, il suo ciondolo preferito al posto della cravatta. La sposa lo aspetta all'altare, le si mette di fianco. La guarda, cogliendo appena i tratti del suo viso sotto il velo. Voglio togliere il velo... scoprire... I capelli corvini ricadono dietro sul vestito bianco, risaltando con un magnifico gioco di contrasto. Sussurra il suo nome, ma di nuovo non lo sente. Al risveglio, ripensa a quello che ha sognato e a cosa può voler dire. Un buon auspicio? Forse... ma il fatto che non sappia il suo nome? Vuol dire che non la riconoscerò oppure che ancora non la conosco?


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E mi ritrovo a rispondere ad una recensione! Uuu che bella sensazione :3 Ok, svarione a parte... beh, fa parte di me. Non mi offendo affatto se mi dici che l'introduzione era svarionata, Phantasia... anzi, lo prendo come un complimento. ^^ Sì, l'inizio è filosofico... è dovuto ad una vera riflessione che avevo fatto io per conto mio: (mi piace mettermi a pensare a ruota libera a volte - ed ecco cosa viene fuori) poi l'ho scritta, e mentre scrivevo è nato questo personaggio... e con lui tutta la storia XD Per quanto riguarda lo stile allucinato, quando ho scritto non lo usavo molto... in altri racconti già si nota di più. Li pubblicherò presto, continua a leggere! E soprattutto, felice che ti sia piaciuta la storia (finora)! Alla prossima!
   
 
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