IL NOME HARRY
«Ehm, Petunia, mia cara... non è che per caso hai sentito tua sorella, ultimamente?».*
Inconsciamente, stringo le labbra. Cosa prende, a Vernon? Perché questa domanda? Gli accordi sono di fingere che io sia figlia unica. È sempre stato d'accordo, perlomeno, lo è stato da quando gli ho confessato che razza di mostro fossero Lily e consorte.
«No» rispondo seccamente. «Perché?».
Vernon si mette a
bofonchiare qualcosa a proposito di strane notizie al telegiornale,
di gente strampalata che oggi vagava per Londra. Mi chiedo perché
non chiuda il becco. Non voglio sentirne parlare. Per quanto mi
riguarda, non ho più una sorella.
Per quanto mi
riguarda, non ne ho mai avuta una.
Per la prima volta,
dopo anni di matrimonio, mi chiedo se ho fatto bene a parlargli di
Lily.
Quella donna, oltre
che all'infanzia, potrebbe rovinarmi il mio felicissimo matrimonio.
Sì, deve essere
così. Ha sentito di quanto io sia felice insieme a Vernon, e lei è
gelosa perché il massimo che ha fatto è stato prendere come sposo
un buono a nulla pieno di sé. Allora ha mandato i suoi amici da mio
marito per spaventarlo, per fargli credere che anche io sia un
mostro.
Nervosamente, mi
porto la tazza di tè alle labbra. Sorseggio il liquido scuro.
Scotta. Brucia nella gola, brucia nello stomaco.
«Il figlio... dovrebbe avere la stessa età di Dudley, non è vero?».
Ha visto Harry?
Quel nome... un
piccolo salto dello stomaco che cerco di ignorare. Fingo. Ancora.
Sono l'unica figlia
dei coniugi Evans, è matematicamente impossibile, che io abbia un
nipote.
Posso fingere fino
a un certo punto, però. Vernon, chissà per quale motivo, vuole una
risposta.
Sì, loro figlio ha
la stessa età del nostro Dudley. Mese più, mese meno.
Vernon questa sera
è in vena di fare conversazione. Caspita. Con tutti gli argomenti
che ci sono a questo mondo, è necessario parlare della sorella che
non ho?
«Harry! Che poi è un nome volgare, se proprio lo vuoi sapere».
Lo dico con voce
strozzata, mentre il mio stomaco sussulta con più forza, sentendomi
pronunciare quelle cinque lettere ad alta voce per la prima volta.
Dal salto, lo stomaco cade con un piccolo tonfo, ed inizia a far
male. Pigramente, sento qualcosa, dentro di me, che spinge forte. Un
qualcosa il cui unico desiderio è uscire.
La conversazione si
chiude così. Lavo la tazza del tè che ho appena bevuto. Ho ancora i
rimasugli di quella bevanda calda nel corpo.
Mi sdraio affianco
a Vernon. Fra noi non c'è rapporto fisico, il che mi lascia sola con
i miei pensieri.
Senza rendermene
conto, mi ritrovo a pensare a Harry. Ho sempre accuratamente vitato
di pensarci. Il tè era troppo forte, forse.
Mi chiedo, appena
prima di addormentarmi, quanto assomigli a... a Lily. Chissà se
anche lui avrà i capelli rossi e gli occhi verdi della mamma...
Nemmeno io so cosa
mi dia più fastidio. Che Vernon ieri sera avesse ragione a pensare
ai Potter? Che nessuno si sia preso la briga di dirmi che Lily è
morta? Che il suo bambino, dai capelli incredibilmente neri e gli
occhi verdi come i suoi, mi sia capitato fra capo e collo, testimone
del fatto che Lily fosse tutto tranne che un mostro? Che un altro di
loro mi stia praticamente obbligando a prendermene cura?
Non ne ho idea.
Harry Potter è
qui, tra le mie braccia, con un'orrenda cicatrice in fronte. Dovrò
anche inventarmi una storia. Meglio starà lontano dal mondo dei suoi
genitori, meglio sarà. Complica già abbastanza la nostra vita così,
senza che vada in giro a far resuscitare fiori appassiti o a spiccare
il volo dalle altalene. Povero Dudley. Dovrà crescere come sono
cresciuta io, con un fenomeno da baraccone come fratello?
Mi rifiuto anche
solo di pensarlo. Lui sarà pure il figlio di mia sorella, ma ciò
non mi scalfisce minimamente. Lui non è mio figlio. Lui per me non è
nulla.
Nessuna lacrima,
dai miei occhi. È inutile che io faccia presenza al loro funerale.
Tanto, nessuno mi vorrebbe, e a me non farebbe piacere vedere tutti
quei mostri ammassati in una chiesa.
Vernon dice che
dobbiamo dare via Harry, magari in un orfanotrofio. Io mi oppongo,
anche se solo Dio sa quanto vorrei smettere di vedere quei due pezzi
di smeraldo.
Dudley piange, se
possibile, ancora più di Harry.
Questa notte si è
svegliato solo una volta, in preda a una colica. Mi ha fatto
tenerezza, non lo nego. Ho versato anche qualche lacrima, dopo giorni
di completa freddezza. L'ho cullato per un po'. Gli manca la mamma,
gli manca il papà.
Quando l'ho rimesso
nella culla, sotto le sue coperte, mi sono scusata con lui, per tutto
il male che sarò costretta a fargli per non mandare tutto a rotoli.
Scusa, Lily.
Spazio autrice: Nonostante abbia
sempre detestato Petunia, non ho potuto fare a meno di chiedermi cosa
provasse e pensasse Petunia nel sentire parlare del Mondo Magico,
della sorella...
Fatemi sapere cosa ne pensate :D
Minnie
ps: oggi l'HTML non vuole collaborare: questo è stato il risultato migliore dopo 15 tentativi .-.
*Le parti scritte in corsivo sono prese da “Harry Potter e la Pietra Filosofale”, perciò non mi appartengono.