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Autore: Sheelen_    05/06/2010    2 recensioni
« Forse arriverà quel giorno in cui io e tu scopriremo soltanto di essere degli insignificanti esseri al centro di questa grande illusione chiamata vita. E allora forse tutte queste lotte sembreranno davvero vane. Vampiri e Licantropi non dovrebbero nemmeno esistere, eppure ci sei tu, e c'è tutto il resto. » Si alzò schiodando gli occhi lungo l'orizzonte che le si affacciava, sentendo qualcosa dentro che si muoveva come mai. Dall'altro canto Paul sembrava confuso da tanta filosofia, tuttavia gettò una risata nell'aria avara ridondandola con uno dei suoi modesti pensieri. « Sarà, ma una cosa è assodata: illusione o no, io da licantropo sarò sempre più fico di un branco di sanguisughe. »
E se tutto fosse veramente un enorme illusione? Il mondo è fatto di mille volti come l'intera esistenza, è possibile secondo voi riuscire a scoprire quale sia il suo effettivo volto?
Genere: Generale, Sovrannaturale, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Quileute
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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~ SECOND CHAPTER -- Il cielo non rimane sempre limpido, senza nuvole.

In quasi una settimana e mezza era stata si e no centocinquanta ora ad osservare i granelli di cui la Push era fatta, ad ascoltare tutte le storie che Billy gli raccontava, prendendo anche appunti, e volendo conoscere ogni piccolo esponente di quella piccola riserva. Aveva fatto la conoscenza di Sam, era andata a trovare Emily il cui padre conosceva molto bene il caro nonno Colgeman, Jared, Kim, e la famiglia Clearwater di cui era stata anche ospite. Il vecchio Dawson infatti aveva vissuto a La Push parte della sua vita finchè, morta la moglie, non aveva deciso di trasferirsi a Forks per un capriccio personale, ma Nina era sicura che quel posto, quella piccola riserva bagnata dal mare, suscitasse tanti ricordi che forse voleva allontanare. Dall’altro canto non si capiva da dove veniva fuori tutta questa grande curiosità per Nina, per quel posto così discreto, eppure per lei era più interessante che visitare le grandi città dell’America come Los Angeles, Washington o Miami. No, lei preferiva starsene in quella piccola baita dei Black ad ossessionare Billy con le sue incessanti domande sulle leggende dei Quileute, spronandolo anche di fare interi discorsi nel loro linguaggio. Nina mostrò una certa propensione per l’apprendimento veloce, occupando le giornate vuote di Billy che appunto parlava con lei con immenso piacere. Nina raccontava di aver lasciato la scuola per disguidi personali e che purtroppo si era giocato l’ultimo anno ma aveva intenzione di recuperarlo appena sarebbe ritornata in Italia.
Ritornava a La Push da sola, senza dover continuamente disturbare Bella, usufruendo di altri mezzi pubblici ma si era decisa, doveva rimediare un proprio mezzo perché non l’era mai piaciuto camminare a piedi o dover sottostare agli altri. Era un po’ uno spirito libero e voleva dipendere solo da sé stessa.
« Magari Embry può prestarti una delle sue moto. » Suggerì un giorno Jared, durante una delle tante visite di Nina a La Push, mentre si trovavano a casa di Emily che si stava curando del piccolo giardino attorno alla sua dolce abitazione.
« NO! NON CI PENSARE NEMMENO! NON AFFIDO LE MIE MOTO A MANI FEMMINILI » Sussultò Embry in un brivido di disgusto come se Jared avesse appena proferito qualche parola blasfemia. Sia Nina che Kim, che stava tranquillamente lieta tra le braccia di Jared, si sentirono offese nell’orgoglio, orgoglio puramente femminile e Nina scattò acida dalla sedia minacciando Embry con il vaso che aveva appena preso tra le mani.
« Senti un po’, bimbo bello, potrei batterti in qualsiasi momento. Avevo una ducati in Italia, beh..avevo…. ma non è stata colpa mia, me l’hanno fregata, ma questo è un altro discorso. Dicevo.. data la tua ostilità adesso mi porti a casa tua, immediatamente e mi dai, neanche mi presti, la tua splendida Kawasaki e mentre io me ne vado in giro dove voglio tu te ne starai qui, a piangere come il bambino che sei. » Embry non ebbe neanche il tempo di rendersi conto che quella non era un’assurdità ma Nina faceva sul serio, che quella si era già alzata sfilandogli le chiavi dalle mani ed era piombata sulla moto come un serpente che si lancia veloce sulla presa per lasciare il segno dei suoi morsi.
« ODDIO! Questa è pazza, FERMATELA!» Si sentirono le risate dei presenti mentre Emily faceva finta di restarne fuori anche se si poteva cogliere sulla parte del bel volto un sorriso divertito.
« cos’è questa agitazione? Urli come una femminella, le tue voci si sentivano dal retro di casa Hatari. » Spuntò una sagoma grossa che riempi lo spazio tra Nina e la moto prima che la ragazza potesse accorgersene, infatti si trovò sbalzata indietro per evitare di schiantarsi contro il petto di Paul.
« Oooooh, DIO ESISTE! » Embry scattò veloce dal suo posto, anche troppo velocemente, senza che Nina se ne avvedesse e s’impossessò delle chiavi che penzoloni scendevano dalla sua mano sinistra. C’era da dire che in poco tempo la nipote di Colgeman si era ben ambientata, sembrava esser nata direttamente in quel posto, se lo sentiva dentro, e tutti l’avevano ben accolta. In fondo era una persona estremamente cordiale, rispettosa e divertente. Era piacevole ascoltarla e poneva quelle domande con una certa enfasi infantile che era difficile non darle una risposta.
Certo aveva notato alcuni atteggiamenti un po’ strani dei ragazzi, delle scomparse improvvise, discorsi fatti a metà e il fatto che a volte si mantenessero vaghi sui posti dov’erano stati ma Nina non faceva alcuna domanda su ciò perché non voleva rischiare d’esser invadente, era pur sempre una nuova arrivata anche se nipote di un uomo abbastanza conosciuto e rispettato dalle famiglie di La Push.
« Che ci fai tu qui? » In realtà quella domanda non aveva gran senso pronunciata da chi era un' intrusa ma in presenza di Paul Nina provava strane sensazioni a cui non riusciva a dare un freno, e ne aveva paura. Cosa che sembrava ricambiata perché Paul diventava ostile e improvvisamente freddo, come se la sua presenza lo infastidisse.
La sua espressione sembrò combattuta. Sospirò cercando forse di raccogliere tutta la rabbia che aveva in corpo, di cui si nutriva forse a colazione per lanciarle uno sguardo assassino.
« Sei tu che sei sempre qui, io ci abito! » Era strano il suo modo di porsi, talmente strano che sembrava quasi soffrirne per quell’atteggiamento sgradevole che poneva nei confronti di una Nina confusa. Non aveva mai visto nessuno odiarla così tanto senza un vero e proprio motivo. Eppure da quei grossi occhi scuri e cupi non riusciva altro che a leggere questo. Si dimenticò della moto, si sentì soltanto un peso in quel posto e prima che i presenti potessero aggiungere qualcosa lei aveva già imboccato la strada per il ritorno. Sentì in lontananza soltanto la voce alta di Jared che inveiva contro Paul.

Seattle. Continuavano a venire fuori strani omicidi in quella città. Mentre aspettava che le portassero del caffè per Dawson lesse tutto un articolo dedicato alle sparizioni avvenuta nella cittadina. Ne aveva parlato anche con Charlie Swan e ne sapeva meno di lei, tuttavia Edward continuava ad insistere su un punto più che ovvio, a nessuno doveva venire in mente di andar a fare una folle gita di shopping laggiù, nessuno che non avesse il buon senso di tirarsi fuori dai pericoli e non cercarli.
Era qualche giorno che non visitava più la Push, finchè Bella non la chiamò per mano di Billy. Le disse che aveva urgenza di parlarle perché aveva trovato qualcosa a buon prezzo che facesse per lei, una piccola auto di seconda mano che le sarebbe servita per quei giorni di visita. Con quella scusa poi aveva suggerito di portare anche il vecchio Dawson per mangiare a casa di Sue Clearwater che li aveva invitati tutti quanti. Solo che Nina non aveva inteso alla lettera quell’espressione come doveva.
Leah era una delle poche persone con cui non era riuscita ad istaurare un buon rapporto e sinceramente neanche voleva provarci, tuttavia non le pesava il fatto di passare una serata in sua compagnia, specie quando giungendo dinanzi a casa di Sue vide tutto il resto della ciurmaglia. A fare gli onori di casa fu Seth che sotto agli occhi increduli di Nina era cresciuto di almeno sette centimetri, in pochi giorni.
« Ma sei tu che cresci o io che mi abbasso? » Bofonchiò impacciata mentre Seth se la rideva spingendola verso la porta d’entrata.
« Perché, quando lo sei stata alta? » Aggiunse Jacob che venne ad accoglierla per condurla nella stanza dove si trovavano tutti gli altri. Dal soggiorno, grazie ad un piccolo corridoio, si passava direttamente ad un largo atrio che si apriva all’aperto dove l’aria tiepida rendeva piacevole quell’ambiente. Subito all’occhio risaltò la figura di Billy che spingendosi sulla sedie era venuto ad accogliere me e anche il vecchio Dawson. C’erano tutti. La cosa che notò di più erano i volti un po’ fiacchi e stanchi dei ragazzi come se avessero perso parecchie ore di sonno. Ma prese com’era dai vari saluti e le frecciatine di Embry su Quil che con la piccola Claire sembrava come un paparino alle prime armi, si era distratta da quel piccolo particolare. Notò l’atteggiamento davvero molto premuroso di Ateara nei confronti della nipote di Emily che se ne stava seduta affiancata da Sam a pochi centimetri. Sembrava davvero avere occhi solo per lei ed era molto bello ma… strano.
C’erano davvero tutti quanti, non mancava nessuno, persino Paul. A menzionare quel nome sentì qualcosa contorcersi nello stomaco tanto da stritolarlo. L’aria era diventata così pesante che non volle nemmeno provare a respirare. Si chiuse la bocca come se questo potesse impedire l’afflusso di tensione che si sentiva nettamente tra i due. Eppure stavolta si era decisa ad andare fino in fondo, voleva sapere perché quel ragazzo si comportava così con lei che non le aveva assolutamente fatto nulla. Sarebbe soltanto bastato prenderlo in disparte e metterlo alle strette.
Billy le diede indicazioni su dove e come poter avere quella famosa macchina noleggio, le sarebbe bastato soltanto andare a Port Angeles, vicino alla vecchia Biblioteca per trovare un suo vecchio amico che, con la sua buona parola, le avrebbe fatto fare un affarone. Nina lieta della notizia mangiò ancora con più gusto i splendidi piatti fatti dalle mani di Sue con l’aiuto di Emily, come sempre.
Ovviamente ci fu un ingozzarsi vario. Embry, Paul, Jacob e Seth sembravano non toccar cibo da secoli mentre Jared si conteneva agli occhi di Kim come Quil, troppo preso dal soddisfare ogni piccolo desiderio di Claire. Sam era il più tranquillo di tutti mentre Leah sembrava proprio d’averlo perso l’appetito. Non era affatto lieta di quella cena, della presenza di certa gente, di nessuno. Nina si domandava se quel volto avesse mai conosciuto un’espressione dolce, un sorriso. Osservava i suoi lineamenti rigidi e si chiedeva se era sempre stata così.
« Beh, è una storia un po’ complicata, quando avremo tempo ti dirò. » Disse Jacob mantenendosi sul vago quando cercai di addentrarmi su quel discorso. Embry che aveva seguito preferì non dir nulla come se dovesse mantener qualche sorta di segreto.
Un piccolo rumore attirò l’attenzione di Nina, insignificante forse ma che le fece balzare il cuore. Era appena uscito fuori anche Paul che lentamente stava raggiungendo il gruppetto. Notò qualcosa dietro le sue possenti spalle e non appena la luce fioca della luna illuminò Paul si rese conto che in realtà era Jared che con fare molto 'morbido' stava spingendo l’interessato verso di noi.
« Non puoi tirarti indietro, ti fa male. Sei un capoccione. » Disse severo Jared prima di abbandonarlo a qualche centimetro dalla Colgeman, l’unica che sembrava confusa e agitata per la situazione. Jacob ed Embry si alzarono senza proferire una parola, ma Nina potè notare lo sguardo ammonitore che il primo rivolse ad un Paul visibilmente nervoso.
Nel momento in cui non vide più nessuno intorno a sé, Nina si sentì come coperta da un velo invisibile che la imprigionava lì, in quella situazione che non le piaceva ma a cui doveva sottostare. All’improvviso preferiva la sua indifferenza, il suo odio, ma non la sua presenza che…
« Sei venuto a dedicarmi un’altra delle tue parole cortesi? » Suggerì con estremo sarcasmo come se la cosa le facesse un enorme piacere. Dall’altro Paul non rispose, ne tanto meno la sua mascella si gonfiò segno di un' imminente crisi di nervi. Si limitò a scivolare al fianco di Nina stando attento a non starle troppo vicino, a non sfiorarla nemmeno.
« Non proprio, ma se vuoi ti accontento immediatamente. » Rispose senza ottenere ne un sorriso ne un sussulto da parte di Nina, che se ne stava silenziosa come ad ottenere un verdetto.
« Non è una cosa facile da spiegare ma non riesco a farne a meno… C’ho provato, ho provato a tirarmi indietro ma è più forte di quanto potessi immaginare… è impossibile esserti ostile.... come se ferissi anche me stesso. » Nella mente di Nina si susseguirono solo una serie di parole incoerenti fra di loro che facevano a pugni con la logica che cercava di dargli un ordine, un senso. Cosa stava dicendo Paul? O meglio cosa provava a farle capire? Non l’aveva mai visto così confuso, così martoriato da un qualcosa che nemmeno lui sapeva definire.
Dalla prima volta che l’aveva visto Nina aveva subito percepito qualcosa di diverso. Come se il tempo si fosse momentaneamente bloccato, come se il sole si fosse appena allineato alla terra insieme gli altri pianeti, un qualcosa che per quanto strano fosse l’aveva terrorizzata, ma anche incantata. Tuttavia l’atteggiamento scontroso di lui aveva fatto precipitare tutte quelle sensazioni facendolo sopraffare dall’ansia, dalla confusione. E adesso le cose non miglioravano, affatto.
« Senti non dev- » Stava provando a dir qualcosa quando le sue parole si spensero nell’aria. In realtà era stato qualcos’altro ad impedirle di parlare. Qualcosa di caldo, accogliente, piacevole. Improvvisamente le labbra di Paul si erano fatte posto sulla bocca di Nina che non le aveva rifiutata, no, anzi, contro ogni senso cominciavano ad adattarsi alle sue come se non aspettassero altro. E
baciare Paul sembrò la cosa più naturale e ovvia del mondo che si dimenticò di tutto il resto.

Imprinting. Era senz’altro la roba più strana in cui Nina fosse mai inceppata ma non le dava dispiacere anzi, colmava in parte la sua sete di conoscenza. Il fatto che avesse provato quelle sensazioni illogiche alla vista di Paul era più che normale, erano fatti per stare insieme, per condividere il mondo dallo stesso punto di vista, era il famoso colpo di fulmine che però legava due vite in eterno. Come era stato per Sam e Emily, Jared e Kim, e come sarebbe stato per Quil e Claire. Adesso tutto le sembrava così semplice da capire. Tutte quelle stranezze, tutte quelle cose a cui non riusciva a dar un senso adesso erano state mostrate chiaramente come se ad un lungo puzzle si fossero aggiunti diversi tasselli. Anche Paul aveva avuto il suo imprinting dunque, ma duro com’era con se stesso si era rifiutato di accettarlo finchè il dolore del rifiuto l’aveva spinto a metter da parte il suo orgoglio e a lasciarsi andare. Di conseguenza Nina era venuta a conoscenza di tutti i segreti che i Quileute tenevano nascosti. Certo, sapere che quelle leggende in realtà erano vere cambiava il modo di leggere ogni altro mito ma lentamente aveva cominciato ad accettare quella realtà fatta di Lupi e di vampiri. Per una mente umana non doveva essere affatto semplice ma per amore si faceva questo ed altro.
« Cioè…non invecchiate mai? » Chiese, e questa era circa la centesima domande a cui Paul doveva dare una risposta se non voleva beccarsi una scappellata violenta con qualche oggetto contundente dato che Nina aveva ormai capito come fosse intoccabile il suo corpo.
Paul sbuffò esausto, spostandosi dalla parte opposta del letto tirandosi tutta la coperta e quasi Nina non scivolò a terra.
« No, almeno finchè non decidiamo di farlo….ora..fam..fammi riposare un.. » La sua voce suonava stanca e Nina capì che era meglio lasciarlo riposare. Con quella storia della sorveglianza nei boschi, dell’avvento dei neonati, Paul e gli altri erano spesso in giro e perdevano molto riposo. Finalmente era anche venuta a conoscenza del motivo per cui a Seattle erano avvenuti così tanti morti. Adesso che conosceva bene il quadro della situazione si sentiva come se il mondo normale non esistesse più, come se avesse vissuto in una bolla di vetro ignara di ciò che stava realmente al di fuori.
Coprì bene l’intero corpo di Paul e spostò sotto le coperte anche la mano che ciondolava fuori dal letto. Abitava da solo da tempo ormai, in una piccola casa poco distante dai Black. Nina l’andava a trovare spesso, ogni qual volta lui rientrava a casa perché aveva l’esigenza di rivederlo, di stare con lui e sincerarsi che andasse tutto bene.
S’infilò frettolosamente le scarpe, tirò fuori dalla borsa delle chiavi e il cellulare con cui digitò un numero, quello di Isabella Swan.
« Pronto Bella?..Scusa il disturbo ma ho un urgente bisogno di parlarti. » Era già salita sulla sua auto, una vecchia toyota passata a buon prezzo, con una sola intenzione, raggiungere Bella. Voleva sapere nei minimi dettagli cosa stesse accadendo. Lei aveva diritto di sapere ma dato che Paul rimaneva sempre vago, forse per non spaventarla, aveva intenzione di chiederlo a Bella, lei non le avrebbe mentito perchè conosceva bene la sua condizione, fin troppo bene.



Spazio  _VioletDAY
Ho sempre pensato che Paul non si sarebbe arreso facilmente al suo imprinting ma orgoglioso com'è di se stesso non avrebbe accettato facilmente di sottomettersi ad esso, finchè non avrebbe capito che sarebbe stato tutto inutile. In Amore lo vedo molto giocherellone infatti ho altri diverse ideuzze in piano. In realtà velocizzo un pò i tempi perchè voglio arrivare al vero fulcro della storia che non vi posso svelare.U.U
RECENSIONE DI 
daniciao:  Grazie mille, eh si, è importante questo imprinting per diverse ragione che svelerò in seguito, non anticipo nulla eh xD. Grazie, cercherò di aggiornare più che posso anche perchè non voglio che l'ispirazione vada via.
RECENSIONE DI  vannagio: per questo capitolo ho deciso di seguire il tuo posto senza evidenziare i discorsi diretti. spero che ti sia chiaro il comportamento di Paul per l'impriting.

   
 
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