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Autore: Stregatta    06/06/2010    3 recensioni
Un ragazzo abituato a giocare a carte scoperte, un altro abituato a bluffare. Ed un omaggio floreale decisamente particolare.
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Brian Molko, Stefan Osdal
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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3.


I'm careful not to fall
I have to climb your wall
'Cause you're the one
Who makes me feel much taller than you are


Stefan Olsdal non aveva mai pensato a sé stesso come un individuo particolarmente intraprendente.
Due mesi prima era un giocatore di basket nella media, aiutato da un fisico appropriato alle circostanze, uno studente ordinato e discreto senza eccellere in alcun campo in particolare, un bassista a tempo perso ed un estimatore della figa nonché degli annessi e connessi  piaceri.
Due mesi dopo stringeva in mano un Cuba Libre per il quale aveva mentito riguardo all'età di fronte ad un barista compiacente, seduto al bancone di un locale gay della cara, vecchia, incasinatissima Londra. E la canottiera in lurex dorato che indossava stava attirando più sguardi di quanto avesse previsto.
L'aveva comprata quel giorno a Camden, senza aver la minima idea di quale strada prendere per raggiungere il posto e dopo essere rimasto per venti minuti buoni a studiare la mappa della metropolitana londinese, tentando di non scoraggiarsi e non distrarsi troppo.
Da quando aveva parlato con Brian gli accadeva spesso. Poteva succedere durante una lezione, quando l'attenzione scemava e di solito lottava per riattizzarla e non perdere il filo del discorso o magari a mensa, quando ciò che dicevano i suoi compagni cominciava ad apparirgli vacuo e poco interessante rispetto alla faccia scura di Brian che attraversava la sala mensa sotto la consueta pioggia di lazzi osceni e pungenti.
Gli accadeva da quando Molko era diventato improvvisamente Brian e i suoi occhi da verdi erano diventati... Imprevedibili. Come il clima primaverile.
L'ultima volta che l'aveva visto erano di un grigio impalpabile, una nuvola in procinto di sciogliersi in pioggia. Doveva avere parecchi pensieri per la testa, visto che aveva dimenticato di mettere su il solito cipiglio duro che dava fastidio a tanti, a scuola. Il suo zaino dava l'impressione di essere molto pesante, da come lo aveva posato a terra con un sospiro appena arrivato in classe, ma per tutta la mattina non aveva tirato fuori niente sul quale prendere appunti o seguire la lezione - venendo anche rimproverato per questo.
Non aveva mostrato di curarsene granché. Sembrava completamente assorto in progetti che non riguardavano nessuno all'interno dell'aula che si trovava a condividere suo malgrado con una ventina di estranei.
Il giorno dopo era assente e lo sarebbe stato fino all'ultimo giorno di scuola - in seguito si sarebbe scoperto che era scappato a Londra ed aveva intenzione di restarci, per la disperazione dei signori Molko.
Stefan era forse l'unico rimasto colpito da ciò nella sua cerchia di conoscenze, e più pensava a quanto non avesse motivo di ritenersi personalmente offeso per quella fuga più sentiva una rabbia sorda montargli dentro ed una voglia di sfogarla su chiunque avesse spinto Brian ad un gesto simile.
Venne alle mani persino con Peter Bengston, durante una partita, e l'allenatore della squadra di basket lo epurò sollecitato dal capitano e dai propri genitori - i Bengston erano troppo ricchi, in vista ed abituati ad approfittare dei benefici di quello stato di cose per poter sperare di metterseli contro ed averla vinta.
Da allora smise a poco a poco di interessarsi allo studio, di uscire con amici e ragazze. Non ne aveva voglia, e la propria compagnia non gli era poi così sgradita. Rimaneva spesso in camera a riflettere su tante cose che non aveva mai preso in considerazione prima d'allora, le tende abbassate a schermare il sole estivo e la musica a volume basso come sottofondo.
Quasi sempre, fra tutte le domande che si poneva a getto continuo, ne estraeva alcune decisamente più scomode di altre.
Che starà facendo? Dove lo starà facendo? Con chi?
Quando un giorno si diede una certa risposta e per reazione ebbe bisogno di toccarsi - timidamente, senza slacciarsi i pantaloni come per pudore di fronte a qualcosa di quasi nuovo - ammise finalmente dentro di sé di essere una delle checche più spaventate da loro stesse di tutta la nazione dopo esserselo intimamente taciuto per mesi, dall'inizio delle superiori.
Allungandosi verso lo scrittoio poco lontano, aveva afferrato il biglietto di sola andata che aveva comprato il giorno precedente ed era rimasto a fissare la parola "Londra" fin quando le lettere non gli erano apparse sfocate e senza senso.
Prima che si decidesse ad usufruirne passò un altro mese, e poi si ritrovò alla volta della City con il proposito di saggiare il terreno, semplicemente.
Quindi, in quel momento stava valutando se valesse la pena di mettere radici in quel luogo o se si trattasse solo di quella che sua madre aveva invocato singhiozzando al telefono - una sbandata, un colpo di testa... Ti senti insoddisfatto? C'è qualcosa che ti turba? Stefan, piccolo mio, parliamone! Siamo così in ansia per te! Torna a casa, ti stiamo aspettando!
Sì, era un'inversione di marcia... Ma Stefan dubitava che si potesse davvero definire "sbandata".
Forse per la prima volta in tutta la sua vita, aveva la sensazione di star percorrendo la strada giusta. La strada sporca, sterrata e tutta curve a gomito che l'aveva sempre terrorizzato, ma ormai c'era.
Ed alla fine non c'è Stella McDougal che valga tutto questo, pensò rispondendo timidamente al sorriso di un tizio piuttosto attraente e piuttosto trentenne che lo stava scrutando con interesse poco lontano.

- ... cioè, voglio dire che mi piace il tuo appropriarti di simboli iper-femminili decontestualizzandoli e demistificando le strutture sesso-dipendenti, iper-machiste e dogmatiche di questa società d'oggi, sbattendo in faccia a tutti che sei un uomo ma in teoria anche una figa pazzesca... Molto post-moderno! Mi segui? -
Brent si chinò verso Brian con aria mortalmente seria, prendendogli l'orlo della gonna e strattonandolo leggermente nel bisbigliare cospiratore: - Cette-ci n'est pas une jupe.* -
- ... certo, tesoro. - annuì l'altro, sforzandosi di non ridere e strangolarsi con la cannuccia del suo Bloody Mary.
Il lato cervellotico ed ampolloso della personalità di Brent lo affascinava, per certi versi: delle volte gli accadeva persino di mostrarsi acuto, di scivolare inavvertitamente dietro il velo dei paroloni che amava inanellare uno dietro l'altro nei propri discorsi ed esprimere un concetto sensato. Ed aveva una pronuncia deliziosa del francese.
- A proposito, dove l'hai presa? Davvero carina... -
Brian lisciò il tessuto nero e pesante della gonna sulle cosce, sospirando: - Già, per essermi costata cinque sterline ad una bancarella... Il mio portafoglio agonizza. -
- Seduci qualche pollo etero in crisi di mezza età e danaroso e fatti portare da Gucci! Hanno una vetrina che mi fa venire voglia di mangiarmi le mani! - si lamentò Brent, sbuffando languido e facendo ondeggiare il suo ciuffo rosso per poi lasciarlo ricadere su di un occhio azzurro.
Dall'alto dell'esperienza accumulata nei suoi diciannove anni, predicava ad ogni pié sospinto l'importanza di saper promettere le proprie "grazie" in cambio di una semplice firmetta su di un assegno.
- Uff... Se avessi un musino come il tuo altro che struggermi dietro ex-compagni di scuola con la stecca nel culo per motivi sbagliati! -
- Io non mi struggo per nessuno, Priscilla. - ribatté Brian, assottigliando le palpebre con aria comicamente minacciosa: ottenne il risultato di dare inizio alle prese in giro di Brent, che cantilenò stridulo: - Steeefan, l'uomo del gelido Nooord, il normanno che si fa sfuggire i... Villaggi da razziare sotto il naaaso! -
Nonostante l'irritazione, una risata affiorò spontanea alle labbra di Brian.
Si era già pentito molto tempo addietro di aver parlato a Brent di quella storia, pur sapendo che l'amico non avrebbe mai capito sul serio quanto ed in che modo il ... Normanno contasse per lui.
Dopo essere stato dal dottor Lasseter, il giorno del fiore di finocchio, Brian non aveva smesso di pensare alle parole dello psicologo... Non aveva smesso di pensare a Stefan.
In classe si concentrava più del solito sugli sguardi che gli lanciava, cercava di carpirne sfumature di disgusto, disprezzo, disapprovazione.
Ovvio che non ne trovasse - chi trascorrerebbe tutto quel tempo a spiare qualcosa che non apprezza?
Piaceva a Stefan. Forse non come possibile... Non come compagno, ma di certo le sue attenzioni erano più lusinghiere di quelle che Bengston di tanto in tanto continuava a tributargli.
Il giorno prima della sua partenza, lo aveva sorpreso in bagno da solo. Lo aveva costretto ad entrare in un gabinetto, chiudendosi la porta alle spalle. Gli si era avventato contro, sbattendolo contro il muro.
Poi lo aveva baciato, con cattiveria - un bacio a quanto pareva poteva persino essere cattivo, da non crederci.
Quando Brian, rabbioso e sconcertato, aveva allontanato le mani dell'aggressore da sotto la gonna Bengston sembrò tornare in sé quel tanto che bastava ad avvicinarsi al suo volto e ringhiare: - Sei solo un finocchio di merda. -
Ridacchiando affannosamente, Brian non si era voluto risparmiare il gusto dell'ultima parola - al diavolo le conseguenze: - ... benvenuto nel club, dolcezza. -
Come ammansire una bestia feroce? Bastava toccare i tasti giusti.
Difatti, Bengston aveva battuto in ritirata con la coda fra le gambe - sempre se si potesse parlare di coda, riguardo quel gonfiore all'altezza dell'inguine.
Quindi, in realtà piaceva a ben tre persone: Stefan, Bengston e chiunque gli avesse lasciato il fiore sotto il banco - fra l'altro, in un impeto di curiosità era andato a cercare il significato legato al fiore di finocchio... "Forza". Pazzesco.
Un buon inizio, benaugurante per quella che poi era diventata la sua vita a Londra - una continua rincorsa al party con i pochi soldi in tasca del suo lavoro estivo ed una consapevolezza nuova, un anonimato che gli consentiva di essere ciò che desiderava e di guardare al suo "travestimento" come qualcosa di finalmente spassoso.
Si stava divertendo, finalmente. Stava conoscendo gente accanto alla quale delle volte appariva persino ordinario - Brent ne era un esempio lampante.
Stava bene.

***

Brent lo stava ancora prendendo in giro, quando Brian alzò lo sguardo e si sentì mancare odiosamente ed inaspettatamente.
Stefan. Stefan era lì. Lo stava guardando come se non potesse credere ai propri occhi.
... quella canotta era in lurex dorato...?
- Oi? Terra chiama Brian? -
Ponendosi una miriade di domande - che ci fa qui? Quando è arrivato? Chi è quel tipo insieme a lui? Dovrei andarlo a salutare? Perché cazzo è conciato da starlette anni '60? - Brian mormorò assente: - Ti sento forte e chiaro, Priscilla. -
Se sapesse del normanno mi romperebbe le palle da qui all'eternità per conoscerlo... Meglio evitare, invece. Niente contatti troppo ravvicinati.
Da lontano, Stefan alzò un braccio ed abbozzò un sorriso che Brian ricambiò con uno altrettanto stretto ma - oh, questa era carina - spontaneo.
... per ora, magari.


I'm just a peeping tom
On my own for far too long



*"Questa non è una gonna" - chiedo scusa, ma non ho potuto fare a meno di citare il mio quadro preferito (La Trahison des Mots Images, chiedo venia XD, di René Magritte - dal quale a quanto pare sono ossessionata O.o

   
 
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