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Autore: Lady Warrior    08/06/2010    1 recensioni
Sono Cornelia, e questa è la mia storia. Non sono una ragaazza speciale, non sono vanitosa, ma ho una storia particolare. E ve la voglio narrare. Sono nata a Lucca, da madre plebea. Non sono stata presa in braccio da mio padre, perchè mio padre non c'era. Mi alzò il nuovo marito di mia madre, Tullio. Dicevano che ero piccola. che ero magra, ma che avevo degli occhi decisi, duri. Sono nata lo stesso giorno del mio migliore amico:Marcio. Non sono state fatte feste in mio onore, quando sono nata. Marcio invece ha avuto un banchetto straordinario. Ho cominciato a giocare con lui all'età di tre anni. I nostri erano vicini di casa. Riesco a ricordarmelo anche ora. Io uscivo, timidamente, e vedevo quel bambino che giocava a palla col padre, e urlava. Io pensavo immediatamente a Tullio. Ma io lo odiavo. lui mi ha sempre odiato. Quindi un giorno mi avvicinai a Marcio e lo salutai. -Ciao- mi disse lui, e mi lanciò la palla. io lo guardai. -Lancia palla- disse lui. La lanciai. mi piaceva. E da quel giorno fummo amici. Amici veri. A noi si aggiunsero anche Marco, figlio di Giulio, e Maria, figlia di Marzio. Cornelia è una ragazza romana che abita a Lucca, plebea, che vive giocando a palla coi suoi amici e imparando a disprezzare Cesare e i patrizi. La sua vita scorre tranquilla, tra un gioco ed un altro, ma Cornelia vive con un sogno: incontrare il padre mai conosciuto. E mentre crescerà, e dovrà sposarsi, imparando sempre nuove e utili lezioni di vita, il tempo le scorrerà lentamente addosso, e finalmente il suo sogno si avvererà, nel 56 a.C. ricorderà questo ed altro RECENSITE! Ah, in alcuni capitoli sono presenti canzoni .. tipo song-fic
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Rapimento



Quella notte non dormii. E feci bene a non farlo.
Pensavo a quello che era accaduto.
Così, la mattina mi svegliai presto e aspettai mio padre in soggiorno.
-Buongiorno Cornelia- mi disse. -Come mai ti sei alzata così presto?- mi chiese.
-Io... voglio dirti una cosa- risposi.
-bene. Ti ascolto-
-Allora, devi sapere che io ...- cominciai. Guardavo nervosamente fuori dalla finestra, in attesa che qualcuno venisse a raccontare tutto per me.
-Quando abitavo con la mamma ...- continuai.
Fiori cominciava a piovere. Odiavo la pioggia.
-Avevo degli amici e ...- no, non ce la facevo a dirglielo. Chiusi gli occhi e presi fiato. -Continua- mi disse mio padre.
Diedi un'ultima occhiata fuori. Quinto stava venendo qui. E nella mia mente passarono, in pochissimo tempo, molte immagini. Rivedevo Quinto, e pensavo che mio padre lo avesse sgridato, se gli dicevo tutto. Ripensavo alle nostre passeggiate e mi chiesi se potevo farle, se rivelavo tutto a Cesare. Non so come avevo fatto ad essere così stupida.
Distolsi lo sguardo dalla finestra e dissi a mio padre- avevo molti amici, e mi chiedevo se posso andarli a trovare, un giorno- mentii. Mio padre mi guardò, bieco.
-Scommetto che non era questa la cosa che dovevi dirmi-.
-Sì, sì era questa ... ora va' su - dissi. Lui stava per ribattere, quando arrivò un generale e gli comunicò che doveva per forza andare in battaglia: la guerra si stava facendo sempre più dura.
Quando mio padre se ne andò entrò Quinto.
-Glielo hai detto?- mi chiese. Scossi la testa.
-Non ... ne ho avuto il coraggio- risposi.
Ci sedemmo sul divano e parlammo un po'.
Poi qualcuno aprì la porta. doveva averla aperta con la forza. Quinto si alzò e impugnò la spada. Marcio gli si presentò davanti.
-E tu saresti, quindi, l'amichetto di Cornelia- disse.
-vattene- lo scacciò Quinto. Qualcuno, però, lo disarmò e lo scaraventò in un angolo. Marcio gli saltò addosso e gli trafisse la spalla con la spada.
-QUINTO!- urlai.
Lui era riuscito ad afferrare qualcosa e mi sussurrò di scappare. Evidentemente voleva tirare l'oggetto addosso a qualcuno. Ma io rimasi lì, terrorizzata. Così il compagno di Marcio, che poi non era altro che Marco, mi prese e mi portò via, nonostante le mie urla.
Quinto mi ha raccontato che lui era svenuto, e si era risvegliato qualche ora dopo. Era riuscito ad alzarsi.
Così, con una mano sulla spalla, riuscì a raggiungere il campo di battaglia.
Lì chiamò mio padre con la poca voce che aveva.
Ma non lo sentì. Lo intravide però un soldato, che subito si precipitò da Cesare.
Egli raggiunse Quinto, scandalizzato e subito gli chiese di me.
Quinto si mise a raccontargli, un po' alla rinfusa, di Marcio, del mio matrimonio, del mio rapimento, della sua guardia ... tutto, insomma.
Cesare lo lasciò lì e corse verso casa. Nopn so cosa fece. Cercò indizi, qualunque cosa, so solo che non li trovò.
   
 
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