Di
nuovo dalla parte di Charlie <3
Può
causare perdita dell’udito e cecità temporanea. La Legge di Charlie “se qualcosa
può andar male, con il mio
aiuto lo farà” |
7. Di sensi di colpa, affascinanti chitarristi e geni della matematica
E
chi diamine se lo sarebbe aspettato?
Ieri
sera Christine, la mia Chris, la mia adorata e stimata sorella, il mio esempio
di dignità, rettitudine e giustizie è…
è uscita con l’essere inutile e abbietto.
Fin
qui nulla di strano, è perfino colpa mia; sapete come si dice? Mai
piangere sul latte versato, se la causa sono io significa che spetta a me
riportare le cose al loro stato originario. Purtroppo è a questo punto
che le cose cominciano a diventare più sospette del previsto. Tristemente sospette.
Io
ho insultato Gabriel, e allora? Lo faccio praticamente sempre. Ci vediamo dal
fruttivendolo? Sarcasmo e acidità si sprecano. Ci incrociamo di fronte
alla chiesa? Idem. Siamo entrambi in fila da salumiere? Non c’è
scampo.
Solo
non capisco –e in cuor mio forse non voglio sapere- come mai questa volta
è stato diverso. E’ stata Chris ad arrabbiarsi. Con me.
Vorrei
poter dire che non ho la più pallida idea di come interpretare questo segnale… ma non posso. È talmente chiaro che
perfino un cieco se ne accorgerebbe, perfino io. Con quello sguardo e quella
freddezza Chris è stata più che esaustiva: lascialo in pace. Lasciaci in pace.
Lo
so, era scritto nei suo occhi verdi fiammeggianti.
Accidenti.
Insomma, perché proprio ora l’essere inutile e abbietto si deve
trasformare da disgustoso rospo a principe azzurro dell’anno? Nella mia
testa la serata si era già evoluta secondo i piani: un disastro.
Christine si sarebbe annoiata a morte e, una volta tornata a casa, mi avrebbe
dato della scema, avrebbe detto di non voler vedere mai più Gabriel
nella sua vita e… nulla. Tutto sarebbe tornato
alla normalità.
Ma
non è andata così, evidentemente esistono sempre delle variabili
che sfuggono ai miei piani e che, un giorno, finiranno per distruggerli.
E,
a proposito di distruzione, sapete dove mi trovo ora?
Vi
darò qualche indizio: ho attraversato mezza città a bordo di uno
skateboard, con la mia fidata borsa nera a tracolla, l’iPod che mi spara nelle orecchie una canzone dei Fratellis e l’umore sotto le rotelle. No, non sto
fuggendo dal mio triste ed inevitabile destino di sorella rinnegata, anche se
sarebbe la cosa migliore da fare – in ogni caso, mi scuserò con
Christine una volta portata a termine una faccenda ben più importante,
ossia la mia promozione.
Altro indizio: ben chiuso nella borsa sta un
simpatico libro di geometria analitica ed algebra.
Ora vi è tutto più chiaro, ci
scommetto. Sto andando a casa di Mark (Mark, l’amore della mia vita,
l’uomo praticamente perfetto sotto ogni angolazione, Mark!) per prendere ripetizioni dal di lui fratello e così
acquistare ulteriori punti ai suoi occhi. Ok, e venire promossa, ma questo
è secondario, no?
Senza nemmeno accorgermene mi trovo di
fronte ad una casa completamente bianca, staccionata compresa. Sul cancelletto
spicca la scritta “Holmes'”, sogno
che sono arrivata a destinazione sana e salma. Mi stanno venendo in mente circa
un milione di battute scontate sul cognome del mio futuro marito
–sì, oramai lo chiamerò sempre così- ma mi
trattengo: le battute scontate non sono per persone serie ed io, di fronte a
lui, sono una persona seria.
Suono il campanello e decido di attendere
qualche istante, speranzosa di scorgere la figura di Mark oltre la soglia e,
non appena quest’ultimo esaudisce il mio desiderio, rimango senza parole,
immobile come un dolmen e con un piccolo rivolo di bava che mi scende dalla
bocca. Eccolo, in tutta la sua magnificenza: i lunghi capelli castani che gli
sfiorano le spalle in leggere onde, gli occhi del grigio più
spettacolare che io abbia mai visto che gli scintillano sul volto, la camicia a
quadri che farebbe sembrare chiunque in boscaiolo ritardato mentre addosso a
lui è semplicemente fantastica e… un
sacco di altre cose che potreste tranquillamente immaginarvi da soli.
“Ehi Charlie!” mi saluta, mentre
io sono ancora in piena contemplazione. “Pensavo non arrivassi più… temevo avessi cambiato idea!”.
Scoppio in una risata cretina.
“Cambiare idea? IO? Evidentemente non
mi conosci abbastanza”.
In realtà ho pensato di dargli buca
almeno trentasette volte questa mattina, ma la mia coscienza ha sempre avuto la
meglio. Già sono tormentata dalla silenziosa lite con Chris, lasciarmi
divorare dal rimorso per non aver accettato una proposta di Mark sarebbe stato… decisamente troppo.
“Beh, sono contento!” esclama
lui, sorridendo disarmante. “Mi dispiacerebbe davvero se la band perdesse
una batterista valida come te”
Avete sentito?! AVETE SENTITO? Secondo lui
sono una batterista valida. Questo è amore.
“…senza
contare che la tua intermediazione è stata necessaria per coinvolgere
Gabriel” continua, nominando colui che in questo momento odio di
più. “Lui è semplicemente una forza, te lo giuro! Ed
è merito tuo!”.
Ok, questo mi rende un po’ meno
entusiasta, ma accetto in ogni caso il complimento.
“Mark, sai com’è… io ho naso per le persone piene di
talento!” rispondo, cercando di fare buon viso a cattivo gioco.
Non faccio a tempo ad escogitare
un’altra battuta accattivante che Mark si è già diretto
verso le scale, probabilmente in cerca di qualcuno.
“Genio scendi, hai visite!” grida.
Genio? Oh, mamma, mi ero completamente
dimenticata il motivo della mia visita qui: prendere ripetizioni dal fratello
di Mark, non flirtare con Mark stesso. Dannazione, mi sembrava tutto troppo
bello.
“O la smette di chiamarmi così
o un giorno o l’altro ti ritroverai impiccato al tubo della doccia. Senza
impronte”.
Mh. Simpatico.
“Sì, sì, come dici
tu” asseconda l’amore della mia vita, mentre il suo strambo
fratello scende le scale.
“E’ un po’ particolare” mi assicura “Ma con lui
sei in ottime mani”.
I passi si avvicinano lentamente ed io li
percepisco uno ad uno, come in un film horror. D’altronde, sapreste
enumerarmi le differenze? No? Come immaginavo. Tutto ciò che ha a che
fare con l’algebra potrebbe coinvolgere un potenziale assassino, lo sanno
tutti.
“Quindi tu saresti Charlie”.
“…sì”
rispondo con voce roca. Su di lui –il fratello di Mark, intendo- nulla da
dire, lo giuro, lo trovo del tutto anonimo; insomma, chi di fianco al fratello
farebbe una figura appena decente?
Banalissimi capelli neri, altrettanto banali
occhiali neri… che vi avevo detto?
Terribilmente banale nel complesso.
“Ehm, ok, vieni in salotto con
me”.
Lo seguo silenziosamente fin quando non ci
sediamo entrambi al tavolo del salotto ed io, ammirevolmente, comincio a
prendere i libri dalla borsa.
“Potresti cominciare dicendomi cosa
non ti è chiaro del programma di matematica” incalza, senza
lasciarmi il tempo di prendere una penna. Storco il naso, esibendo la mia
migliore espressione contrariata.
“Potresti cominciare
presentandoti” ribatto, ma si tratta più di un vano tentativo di
rinviare la lezione che una vera e propria forma di educazione; evidentemente
il tizio anonimo lo percepisce.
“Senti ragazzina…”.
“Non sono una ragazzina: mi chiamo
Charlotte”.
“Va bene, senti Charlotte…”.
“No, è meglio Charlie.
Charlotte mi fa venire i brividi!”.
“Ok. Charlie” sibila imponendosi autocontrollo. “Capisco che
tu non voglia essere qui, ma ti prego di capire: nemmeno io voglio essere qui.
Sto solo facendo un favore al mio fastidiosissimo fratello. Non potresti
cercare di… ehm…
venirmi incontro?”.
Lo squadro per qualche istante. Cavolo, mi
fa davvero pena, è quasi come vedere Christine attraverso un
caleidoscopio che la rende più giovane e le cambia sesso. Ok, forse non
è esattamente come vedere Chris, ma spero abbiate capito
l’antifona: mi sento in colpa. Tremendamente in colpa.
“Sherlock, hai vinto!” esclamo,
alzando entrambe le braccia in segno di resa. “Mi arrendo”.
“T-ti
arrendi?” balbetta lui, interdetto. “Ma soprattutto, Sherlock?”.
Annuisco vigorosamente.
“Sì, Sherlock come Sherlock Holmes… chiaro?” spiego. “Poi mi arrendo,
avanti, ti autorizzo ad inculcare tutti i fondamenti matematici che vuoi nel
mio cervello inerme, cosa aspetti?”.
“Io non inculco fondamenti matematici
nel cervello di nessuno”.
“Ah, no? Credevo di essere qui per questo…”.
“Sei qui per colmare le tue disastrose
lacune” rettifica. “E desidererei essere chiamato con il mio nome,
se non ti spiace”.
Mi stringo tra le spalle.
“Se solo lo sapessi…”
borbotto, mentre maledico mentalmente lui, il suo dannato nome e tutta la sua
progenie.
“Michael. Se tu fossi stata più
educata me lo avresti già chiesto!”.
“Tu avresti potuto dirmelo”
rispondo seccata.
“Va bene, lascia perdere. Che ne dici
di parlare di matematica ora?”.
“Ehi, non vedevo l’ora!
Fantastico!” esclamo.
“E’ sarcasmo quello che
percepisco?”.
“Ma no, cosa ti viene in mente? Volevo
solo dire che… wow, evviva la matematica”
rispondo io, per nulla credibile. “Che ne dici di spiegarmi un po’
di algebra?”.
“Un po’ di algebra? Non ti pare
di essere un filo generica?”.
Lo fisso pensierosa per qualche istante,
come se la risposta a tutti i miei quesiti esistenziali fosse scritta sulla sua
fronte.
“Ho un idea” annuncio infine,
tendendogli la mano destra. “Ricominciamo da capo: piacere, io sono
Charlotte, ma mi puoi chiamare Charlie –anzi, devi-. Felice di
conoscerti!”.
Michael mi osserva dubbioso, valutando se
chiamare o meno la polizia, però dopo un attimo di esitazione mi stringe
la mano.
“Ciao Charlotte” sospira.
“No, così non va. Non siamo
mica alla riunione degli alcolisti anonimi!” esclamo. “Mettici
più convinzione, ok?”.
Lui rotea gli occhi.
“Charlie, sono oltremodo lieto di fare la tua conoscenza, soprattutto viste le tue
leggendarie doti computative” (ok, questa volta ci siamo) “Ma
ciò che più contribuirà ad illuminare la mia giornata
è, a parte la tua presenza, sapere cosa dovrò spiegarti
affinché non venga bocciata all’esame di matematica”.
“Con molto piacere” rispondo con
tono insolitamente garbato. “Dunque, secondo il mio modesto parere
è necessario partire da addizioni e sottrazioni, successivamente
focalizzarsi su moltiplicazioni e divisioni e, solo in un terzo momento,
passare alle tabelline. Che ne dici?”.
“Dico che…”
sbatte le palpebre più volte, quasi incredulo “No. Stai
scherzando, vero? Vero?”.
Di solito adoro terrorizzare la gente, ma in
questo caso sono stata piuttosto sincera: la mia avversione alla materia
è epica.
“Può darsi” rispondo
vaga. “Il problema è che nella mia mente c’è un vero
e proprio buco nero. Forse so fare addizioni e sottrazioni, ma mi è
ignoto tutto ciò che concerne l’algebra e la geometria
analitica”.
Sherlock sta per piangere, me lo sento.
“...capisco” si limita a
commentare, cupo. “Sei messa peggio di quanto pensassi”.
“Guarda il lato positivo: Einstein non
riusciva a sommare numeri ad una cifra!”.
“Mi stai dicendo che tra qualche anno
proporrai una nuova teoria relativistica della gravitazione?”.
“Una nuova…
che cosa?”.
“Come non detto” commenta a
mezza voce. “Ti prego, non protrarre oltre la mia sofferenza. Potremmo
cominciare dall’algebra, per te va bene?”.
“Sei tu quello intelligente.
Cioè, non che io non mi consideri intelligente, ho un’alta
opinione di me stessa, solo non penso di essere matematicamente intelligente
quanto te – sempre che tuo fratello non mi abbia mentito”.
“Una curiosità: tu parli sempre
così tanto?” mi chiede, interrompendo il mio farneticare.
“No” rispondo meccanicamente,
per poi correggermi in un improvviso attacco di sincerità
“Sì. Un po’. Dipende”.
“Che risposta illuminante!”.
“Va bene, può darsi che io sia smodatamente loquace, e allora?”.
“Nulla, volevo solo constatare se ne
fossi o meno consapevole… sul serio, non stai
zitta un attimo!”.
Alzo il mento, orgogliosa.
“Almeno in mia compagnia non ci si
annoia!” affermo. “Di sicuro non ci sono silenzi
imbarazzanti”.
“Forse perché ciò che
dici lo è già di suo” insinua, senza dare particolare peso
alle sue parole. Io lo guardo, quasi potessi essere in grado di incenerirlo con
la sola forza del pensiero.
Oh, quanto mi piacerebbe.
“E dire che cominciavi a starmi
simpatico” rispondo, dopo aver rinunciato a far esplodere la sua calotta
cranica.
“Felice di essermi attirato tutto il
tuo odio, se questo significa che lavoreremo in silenzio” ribatte lui.
“Ed ora apri il libro a pagina ventisei…
esercizio due”.
“No, non posso studiare con qualcuno
che mi sta antipatico. Lo trovo mentalmente limitante, capisci?”.
“Ma non mi dire…”.
“Facciamo pace?” domando
implorante, sorridendo a trentadue denti. Michael mi rivolge l’ennesimo
sguardo disperato.
“Ma se non abbiamo nemmeno
litigato!” esclama.
“Beh, ma io mi sono offesa quando hai
detto che parlo troppo”.
“E’ la pura verità. Sei
qui da almeno venti minuti e non ti sei ancora decisa a prendere in mano la
penna” mi fa notare, indicando il mio astuccio ancora ermeticamente
chiuso, per non parlare del mio libro di algerbra
praticamente nuovo.
“E’ colpa tua! Ribatti ad ogni
mia affermazione!” dico, puntandogli l’indice al petto.
“Cosa dovrei fare? Darti sempre
ragione?”.
“Non lo so, però potresti
sorridere ed annuire come fanno tutti” spiego. “In questo modo io
mi rassegnerei e ti asseconderei, no?”.
“Facciamo come dici tu: Charlotte hai
ragione, anzi, pienamente ragione su ogni cosa” dice. “Dal momento
che non intendo contraddirti mai più, che ne dici di fare il dannato
esercizio due a pagina ventisei?”.
Scuoto la testa.
“Troppa veemenza”.
“Charlie, fai
quell’esercizio!” ordina perentorio, aprendo il libro con
decisione.
Devo trovare una scusa, una qualunque.
Questa lezione di matematica non s’ha da fare!
Dite che puntare sul patetismo
funzionerò? Insomma, non ha mai funzionato, ma può darsi che
Sherlock sia una persona facilmente impressionabile.
“Ti supplico, no, non posso”
piagnucolo allora, sbattendo più volte le ciglia.
“Charlie, non ti ho chiesto di
strozzare il tuo criceto, solo di svolgere una normalissima equazione!”
esclama. “Non guardarmi come se fossi il tuo aguzzino”.
“Ma tu SEI il mio aguzzino”.
“No, sono solo una persona che cerca
di farti un favore, ok? E’ per il tuo bene”.
“Lo dice sempre anche il mio
dentista” ribatto “Per poi devitalizzarmi un dente a tradimento o
farmi un’otturazione assolutamente inutile”.
“Con l’unica differenza che
imparare la matematica non è
inutile. In ogni caso nessuno ti obbliga a restare”.
“D-davvero?”
domando speranzosa, pregustando già l’intero pomeriggio libero.
Magari potrei chiedere a Mark di uscire…
“Certo. Insomma, non sarò di
certo io ad avere sulla coscienza la tua bocciatura, no? Inoltre quando
lascerai la band avrai più tempo per studiare, ogni cosa ha i suoi lati
positivi”.
Argh, ciò che
questo individuo sta dicendo potrebbe anche essere vero. Forse. E ciò mi
fa stare male, anzi, malissimo.
No, aspettate.
“Stai cercando di attuare una
strategia di psicologia inversa?” domando sospettosamente, socchiudendo
gli occhi fino a ridurli a due minuscole fessure.
“Ti sto dicendo la verità. Che
tu voglia impegnarti oppure no, io non ci guadagno nulla…
lo sto dicendo per te”.
Rimango in silenzio per pochi attimi,
soffermandomi sulle parole di Sherlock e, più in particolare sulla sua
persona. Non lo conosco da molto, è vero, ma mi ritrovo ad ammettere che
forse le prime impressioni possono essere sbagliate.
Sospiro rassegnata, impugnando finalmente la
penna a sfera ed un foglio a quadretti.
“Avanti, sono pronta” annuncio. “Fai
il tuo dovere, mi fido di te!”.
“…finalmente”
lo sento mormorare a mezza voce, ma decido di ignorarlo.
Insomma, diventando sua amica potrei avere
un contatto in più con Mark, no?
E’ geniale.
___________________________
Tra
non meno di 7 giorni mi attende l’esame di maturità. E chi l’avrebbe
mai detto! La nascita di questa storia, ovvero il suo primo abbozzo, risale a circa
6 anni fa, grazie ad una ragazza di nome Irene – presto diventata la mia sorellona adottiva prediletta- e ad una fan fic su una probabile next
generation di HP.
Mai,
giuro, MAI avrei pensato di arrivare
a questo punto!
Grazie
a tutti <3
Alexya379: Carinissime
minacce di morte? Ma lo sappiamo tutti che sono simbolo di imperituro amore!
Non c’è dubbio. Grazie mille per il complimento sullo stile, anche
se non credo di meritarmelo XD Io scrivo semplicemente…
quello che mi viene in mente. Un po’ come se tenessi un diario o
scrivessi un blog. Non cerco parole astruse o mi obbligo ad usare termini desueti… insomma, mi concentro più sulla trama
e –soprattutto- sui dialoghi. In ogni caso sono contenta che questo mio
modo di fare ti piaccia <3
Mikybiky: Eccoti accontenta,
in questo capitolo appare Sherlock 2.0. Spero soltanto sia irresistibile e
amabile come la prima versione! Per quanto riguarda il segnalibro…
l’amore è strano. Io tengo ancora una cartolina speditami da un
tizio che, pochi giorni dopo, mi ha spezzato il cuore. Non so, forse sono
scema, ma i ricordi sono ricordi, è difficile separarsene. Charlie oltre
alla maglia dei Rancid indossava anche un paio di
bermuda: non è mica una scostumata! (ah, aveva anche delle ciabatte in
pelo rosa, se ti interessa XD).
In
ogni caso Chris è molto arrabbiata… ma
questo lo scoprirai nel prossimo capitolo u_u non
posso fare spoiler. Ti avevo avvertita, questa è la nuova versione, corretta,
più complessa e più angst! Vedrai,
vedrai!
Roro: Amore mio, mi hai scritto una recensione
lunghissima! Non che non l’apprezzi, ma rispondere ad ogni tuo quesito
è TROPPO per una pigrona come me… lo
sai, sono Shikamaru in gonnella. Ma cominciamo:
Gabriel è amabile solo con chi ama, purtroppo Charlie non rientra in
questo ristretto gruppo. E’ un bravo ragazzo, davvero, ma è umano
come tutti noi, ha antipatie e preferenze. Ovviamente Charlie non contribuisce
a creare un clima di pace tra loro, ti pare? E’ una sorella MOLTO
possessiva e protettiva.
Spero che mi dimostrerai il tuo imperituro
amore per Sherlock nel commentare questo capitolo! Soprattutto dopo il
bellissimo banner che hai creato!
Ti adoro <3
BeRRy_aPPle: Mi fa sempre piacere accogliere una
nuova adepta alla religione del Charlinesimo,
nonostante si tratti di una religione complessa, paranoica e un po’
malata u_ù Come hai detto tu, Art è un
po’ truzzo, ed io non posso che confermare. Se
vuoi aggiungermi a msn e mandarmi i tuoi fantastici disegni… io sono qui *_* sul serio, non aspetto
altro. Li pubblicherò a fine capitolo, come sto per fare con un banner
su Sherlock creato da Roro. Inoltre sono lusingata
dall’apprezzamento che hai dimostrato. Spero di ritrovarti nuovamente tra
i miei lettori più fedeli! ja ne!
Merediana: Prima di tutto sono contenta che il
capitolo non ti abbia deluso… a dire il vero
ero un po’ perplessa: non me la cavo molto bene con le storie romantiche.
Sono un’insensibile XD Nel senso che esco solo con individui insensibili
e di conseguenza ogni manifestazione d’affetto risulta ambigua e non “fanfictionabile”. Non posso proprio attingere ad
esperienze personali XD
Ti voglio tranquillizzare: Gabriel non
è una persona cattiva, è serio e affidabile. L’unico
problema è che tra lui e Charlie si è creata una tensione che non
si esaurirà MAI: come dire, è stato odio a prima vista. Forse perché
sono troppo simili… entrambi impegnati ad
atteggiarsi da stronzi sicuri di sé, ma in realtà alla ricerca di
qualcuno che li apprezzi per quello che sono…
no? Sono troppo romantica? XD
Grazie Roro!