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Autore: Ashbear    15/06/2010    1 recensioni
Rinoa e Squall. È la caduta che definisce il tuo cammino attraverso la vita. È come continui a vivere dopo la caduta che definisce chi sei. In un secondo, un proiettile ha cambiato tutto. Se le parole che hai confessato non dovevano essere sentite, non sarebbe abbastanza cancellare il passato?
Genere: Drammatico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altro personaggio, Rinoa Heartilly, Squall Leonheart, Zell Dincht
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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AFTER THE FALL
di Ashbear, tradotto da Alessia Heartilly
~ Capitolo V. Summing up the Stars ~

Ed eccolo al ricevimento di nozze da solo; beh, solo a tutti gli effetti. Una dannatissima parata avrebbe potuto marciare solamente in suo onore, e lui non si sarebbe sentito più solo di così. Dannazione, avrebbe dovuto essere con lei in quel momento, ma forse era una buona cosa che avesse scoperto quanto veramente lui dubitasse di se stesso, prima che fosse troppo tardi per lei. Bel Cavaliere valoroso che era.

In un momento di debolezza, si era permesso di essere colto con la guardia abbassata. Due matricole non sarebbero ritornate, facendo il sacrificio solenne, senza parlare del sacrificio che lui, lui stesso, avrebbe fatto...

"Perché un fulmine può colpire due volte, anche lo stesso albero."

"Squall, hai mai piantato un albero? Lo hai mai fatto crescere da un arboscello?"

Si era spesso chiesto di che cosa lei stesse parlando; solo che non avrebbe mai avuto il diritto di chiederlo. Si asciugò una lacrima solitaria dalla guancia. Non si era mai permesso di piangere, lui non era così. Aveva fatto i suoi errori; intendeva conviverci da uomo. La cosa peggiore che poteva fare a Rinoa era non imparare dal passato. Ma quello era semplice; non avrebbe permesso a nessuno di avvicinarsi di nuovo a quel modo. Aveva fatto una scelta anni prima, quindi intendeva seguirla con incurante abbandono. Sarebbe diventato Preside, avrebbe servito il Garden, e non sarebbe mai più stato costretto a scegliere di nuovo. Non sarebbe mai diventato personale.

Diede un ultimo sguardo al cielo, sperando di riceverne una rassicurazione che non sarebbe mai venuta. Si voltò, tornando al ricevimento di nozze. Non si era reso conto di quanto a lungo fosse rimasto là fuori... grato del fatto che nessuno lo aveva disturbato. Ciò di cui si rese conto fu che si era perso i saluti a Selphie e Irvine, dato che erano già partiti per la luna di miele. Le persone si intrattenevano ancora le une con le altre, anche se il gruppo si era assottigliato considerevolmente.

I suoi occhi esaminarono la stanza, per un qualche cupo bisogno di vedere se Rinoa e Laguna erano ancora lì... entrambi sembravano aver abbandonato la festa. Non era sicuro se si sentiva sollevato o intristito, ma sapeva che non avrebbe mai dimenticato il suo viso. Né ora né mai. Sentì la presenza di qualcuno che camminava dietro di lui, sapendo immediatamente chi era. Si voltò cercando di costringersi a sorridere.

"Va bene, Lauren, hai vinto. Balliamo."

*~*~*~*~*

Lei era nella stanza del guardaroba, rimproverandosi in silenzio per il desiderio di vederlo un'ultima volta. Era una debolezza che non avrebbe mai potuto lasciarsi alle spalle. Anche il momento e le circostanze sembravano essere allontanati dal suo cuore. Si era convinta che quel giorno sarebbe stato il giorno in cui avrebbe detto finalmente addio, per dare una forma di chiusura a ciò che aveva desiderato per così tanto tempo. Forse solo per fargli sapere che stava bene senza di lui, che aveva trovato uno scopo.

Era tornata a qualcosa che era sempre stata lì per lei, così come il Garden era sempre stato lì per lui. Timber. In tre anni, si era fatta strada, ottenendo successo in un lavoro che non aveva mai ritenuto possibile. Non le era mai interessato lavorare innumerevoli ore, fino alle prime ore del mattino se era necessario. Aveva un'etica lavorativa che nessuno aveva mai visto lì, ottenendo una laurea mentre manteneva un lavoro a tempo più che pieno. Lo aveva fatto per Timber, per il posto che aveva aiutato a liberare cinque anni prima; ora una nazione indipendente sul filo di lama della riforma sociale. Non aveva il tempo di guardare a quello che avrebbe potuto essere; i fondi per l'istruzione non potevano aspettare. La sua vita sociale sì.

Così si permise questi pochi minuti di debolezza, per compensare a tutti i momenti in cui aveva cercato di rimanere senza emozioni. Ovunque lui fosse, era evidente che non voleva essere lì. Onestamente, non poteva biasimarlo. Aveva iniziato una nuova vita, aveva avuto un avanzamento di carriera, e aveva trovato una nuova ragazza. Aveva già salutato i suoi amici, e stava solo aspettando... non sapeva cosa. Togliendo la giacca dall'attaccapanni, si fermò mentre infilava le braccia nelle maniche, mentre si rendeva conto infine che questa era la fine.

Si mise la borsetta alla spalla, forzandosi a un sorriso mentre usciva dalle porte principali. Mentre la musica dell'orchestra sembrava svanire per la serata, si voltò nuovamente verso la pista da ballo. Alcune coppie sparse volteggiavano ancora a tempo di musica, mentre altre sedevano tranquillamente intorno ai tavoli decorati.

Fu allora che vide un'alta figura che accompagnava una giovane donna alla pista. Le ombre della stanza la nascondevano, mentre il suo cuore sembrava essere strappato in due. Lui si era tolto la giacca, e si era tolto la cravatta al collo. La camicia bianca del completo era stata sbottonata e lui sembrava più a suo agio nell'ambiente.

I suoi movimenti erano senza sforzo, mentre i suoi piedi eseguivano ogni passo con precisa accuratezza. La giovane donna con lui rispecchiava ogni passo con tempismo perfetto. Era la cosa più meravigliosa da vedere, e allo stesso tempo la più orrenda. Apriva le chiuse dei ricordi, quelli buoni insieme a tutto quello che aveva cercato di reprimere negli ultimi anni.

Fu lì, nascosta nel buio, che non poté più trattenere le lacrime. Prima aveva pianto per il matrimonio, ora era per tutto quello che aveva perso. Parte di lei odiava la ragazza là fuori con lui; parte di lei odiava se stessa. Per quanto ci provasse, nessuna parte di lei odiava lui. Non avrebbe mai potuto odiarlo.

Attraverso tutto questo dolore, tutta questa sofferenza, qualche parte di lei aveva sempre mantenuto un frammento minuscolo di speranza. Forse aveva bisogno di vedere, forse poteva finalmente ammettere che era finita. Lui non sarebbe mai andato alla sua porta. Non avrebbe mai lottato per salvare quello che una volta avevano condiviso; forse era colpa sua, lo aveva lasciato senza speranza. Forse era ora di dire quelle due parole di cui aveva avuto paura più di qualsiasi altra.

"Addio, Squall."

*~*~*~*~*

Forse era un'abitudine adolescenziale di cui non si era mai liberata in età adulta, o forse era una distrazione dalla realtà. Rinoa giaceva sulla schiena e fissava il soffitto; i colpi di pennello a forma di zampa di corvo erano silenziosamente affascinanti. Dalla sua stanza d'albergo sarebbe potuta andare sul balcone, vedere l'oceano, avrebbe potuto guardare all'eternità, se lo avesse scelto. Eppure tutto quello che poteva vedere erano le immagini della serata.

Aveva così tanto lavoro da fare, ma non poteva concentrarsi su null'altro che il passato. Il suo portatile rimaneva chiuso, a riposare nella borsa di pelle. Era la prima volta in mesi che non riusciva a lavorare la notte. Di nuovo, era il sardonico senso dell'umorismo del destino che la sua vita fosse diventata interamente dedicata alla sua carriera. Parte di lei ricordava i giorni della gioventù spensierata e li desiderava ancora una volta.

Le mura dell'angoscia l'avevano già circondata, quindi si era seppellita profondamente in qualcosa che non le avrebbe dato dolore. Innumerevoli notti ad addormentarsi nel suo ufficio, innumerevoli mattine a svegliarsi contando sulla caffeina per affrontare la giornata. Innumerevoli volte a paragonarsi a lui, e a ciò che l'aveva allontanata.

La maniaca del lavoro che era diventata nel frattempo era di poca consolazione, e lo negava con veemenza a chi la circondava. Ma non poteva negare questa cosa a se stessa, anche se faceva la guardia alla verità come a una qualche specie di segreto prezioso. Ancora non sapeva perché. Forse era tutto quello che le era rimasto. Il suo lavoro. Timber.

Voltandosi sul fianco, guardò i quattro bicchieri capovolti su un vassoio. Nel centro stava un secchiello del ghiaccio posizionato attentamente. Guardò l'orologio, senza rendersi conto di quanto tempo fosse passato da quando era tornata dalla festa. Tirandosi su a sedere, si decise ad andare alla reception a prendere del ghiaccio. Forse uscire da quella stanza monotona le avrebbe fatto bene, ma di nuovo, nulla poteva sopprimere gli innumerevoli ricordi di quel momento.

Per lo meno nulla che il tempo e la distanza da Balamb, e da lui, non potessero evitare.

Alzandosi dal letto, afferrò il secchiello di plastica, togliendo un tovagliolo che vi era stato posato sopra. Nello specchio, colse un riflesso del suo aspetto trascurato, ma veramente, a Rinoa non poteva importare di meno. I capelli erano raccolti in una coda alta, e l'unica differenza dal suo aspetto normale era che i suoi capelli solitamente lisci ora includevano grossi boccoli, o ciò che ne rimaneva dopo il matrimonio. Indossava dei pantaloncini di cotone e una maglietta abbinata.

Non che volesse fare una buona impressione al barista, anche se da qualche parte in fondo alla sua mente desiderava disperatamente qualcosa. Un momento solo per dimenticare chi era, perché era qui, il dolore che il ritornare aveva fatto risvegliare nel suo cuore.

Prese la sua tessera magnetica, mettendosela in tasca. Senza pensarci ulteriormente, aprì la porta e uscì nel corridoio.

"Sei così cattivo!" disse una voce dal fondo del corridoio. Lei la sentì solo vagamente, chiudendosi la porta alle spalle. Non le fregava proprio niente di chi altro c'era... a meno che il barista fosse capitato da quelle parti.

"No, non lo sono," si difese una voce roca. "Tu non conosci la mia storia con quell'uomo."

"Beh, in ogni caso, riferirsi al Presidente di una nazione in quei termini sembra molto irrispettoso."

"Chissenefrega."

Dalla prima parola, lei aveva riconosciuto la voce; non avrebbe mai potuto dimenticare quella voce, non importava quanto ci provasse. Trafficò velocemente con la chiave, sperando di poter sembrare naturale mentre tornava nella sua stanza, senza attirare l'attenzione su di sé. Le cose non funzionavano mai così, sarebbe stato troppo facile. Le tremavano le mani per il nervosismo della sua fretta. Prese la chiave nella tasca, facendola cadere per terra. Sentì il suono di qualcuno che si chinava accanto a lei, e non riuscì nemmeno a guardare. Lo sapeva già.

"Rinoa?"

Ecco, grandioso, ora era costretta a guardare... e doveva riprendersi quella dannata chiave.

"Ciao," riuscì a malapena a dire mentre si voltava, sentendo il battito del cuore che accelerava fino a un ritmo quasi doloroso.

"Sei in quella stanza?"

No, merda, Comandante Ovvio. Lei si tenne il cinico commento per sé. "Uhm... sì."

Lui si guardò la mano, allungandole la chiave. Lei rimase senza emozioni, mentre la riprendeva, nemmeno in grado di ringraziarlo per averla raccolta. Si trovò ad aggrapparsi al secchiello - il bordo di plastica le tagliava il palmo.

"Ciao di nuovo, Lauren... Squall," riuscì finalmente a dire, anche se per lo più in maniera incoerente.

Quando Rinoa disse il nome di Lauren, sembrò che un pugnale gli venisse affondato amaramente nel petto. Il comportamento calmo della Strega girava solamente il coltello più in profondità nel suo cuore. Sentì il bisogno di spiegare; questo incontro non era pianificato. Diavolo, se ci avesse pensato su, forse avrebbe capito qualcosa in quel suo cervello di rapa. Rinoa veniva da fuori città, con tutta probabilità avrebbe passato lì la notte... era molto più lontana Timber che i venti minuti di macchina per tornare al Garden. Prenotare la stanza era stata solo una precauzione, e dipendeva da quanto alcol avrebbe bevuto. L'arrivo a sorpresa di Lauren era l'ultima cosa a cui aveva pensato.

"Noi... io... Selphie ha prenotato alcune-"

Lei alzò velocemente la mano, non voleva sentire i sordidi dettagli della sua vita sentimentale. Né qualche scusa vuota detta per simpatia... o per senso di colpa. Qualunque fosse. "Squall, siamo in una nazione libera. Vi auguro una buona notte."

Rinoa sperò che le sue parole non sembrassero sprezzanti, ma non poteva sopportare l'idea di stare con loro più a lungo. Si allontanò velocemente verso l'ingresso, con il secchiello del ghiaccio in mano. Se avesse avuto pazienza, avrebbe aspettato l'ascensore... ma anche i secondi che ci sarebbero voluti erano troppi per quello che era disposta ad aspettare.

"Beh... è stato... imbarazzante." Lauren guardò Squall che guardava la figura di Rinoa mentre spariva per le scale.. Lui tornò a guardarla come per dire qualcosa, ma non poteva rispondere.

Forse questa sarebbe stata la sua unica occasione. Mai. Forse era adesso o mai più. Doveva solo sapere che lei stava bene, che era andata avanti con la sua vita. Che soprattutto, lei era felice. Ora era il suo turno di non dire nulla a Lauren, mentre si toglieva la chiave dalla tasca. Aprì la bocca, ma decise che non c'era nulla che potesse dire. La loro relazione non si basava sulle spiegazioni. Lauren prese la chiave annuendo una sola volta, capendo la situazione. Lui le rivolse un'ombra di sorriso, prima di seguire il sentiero per cui Rinoa era appena sparita.

*~*~*~*~*

Il terreno la colpiva forte sotto i piedi, e tutto quello che poteva fare era continuare... giù dalle scale, fuori dall'edificio e lontano quanto l'avrebbero portata le gambe. Sentiva ogni ciottolo che colpiva la tenera parte inferiore dei suoi piedi. Si era maledetta per non aver indossato scarpe, ma solo calze sottili. Non una delle sue mosse più brillanti, ma quali erano le possibilità?

Oh Dio, oh Dio, oh Dio...

Le parole le correvano in mente alla velocità della luce. Poteva onestamente iniziare a sentire che il corpo le tremava, mentre il sovraccarico emotivo saliva sino a un picco isterico.

Era come se tutte le divinità la stessero punendo per qualche loro piacere sadico. La temperatura primaverile sarebbe stata fresca, se lei si fosse permessa di sentirla. Avrebbe dato qualsiasi cosa per essere a Timber, per essere nel suo ufficio o a casa sua. Dovunque tranne che a dormire nella stanza vicino a lui... e lei.

Rinoa si fermò quando raggiunse il molo. Non c'era nient'altro davanti a lei che l'acqua dell'oceano e il frangiflutti molti metri più avanti. Si maledì per non essere andata nell'altra direzione, ma in quel momento era solo contenta di essere sola. Notò una panchina lì vicino, e usò la forza che le era rimasta per camminare sulla superficie abrasiva, cadendo finalmente a sedere sulla struttura in legno. Si prese la testa tra le mani, nascondendo il viso al mondo.

Le correnti ritmiche della marea si infrangevano contro le rocce. Ascoltò, mentre la musica impercettibile della notte iniziava a dare pace ai suoi nervi. Finalmente alzò lo sguardo, stringendosi il secchiello del ghiaccio al petto. Non era stata questa persona per anni, e odiava l'incertezza e l'instabilità che le annebbiava la mente.

Per un momento, considerò l'idea di passare la notte lì, su quella panchina, ad annusare il sale che vagava nell'aria. A guardare la nebbia che lentamente assorbiva tutto al suo passaggio, come l'immaginario respiro del dragone. Infine si rese conto dell'aria fredda, mentre il suo corpo si copriva di pelle d'oca. Rabbrividì al pensiero, sapendo che sarebbe dovuta tornare all'albergo, alla sua stanza. Per lo meno poteva vivere la favola per un altro po', guardando Balamb come alla splendida cittadina marittima che ricordava.

Fu allora che riuscì a percepire una presenza in piedi dietro di lei. In qualsiasi altra situazione avrebbe avuto paura, ma in quel momento, sarebbe stata più felice se fosse stato un vagabondo. Senza una parola, il Comandante si sedette sulla panchina, guardando lo stesso oceano che stava guardando lei.

Lo stesso oceano per cui ciascuno dei due aveva deciso di vivere la propria vita su una costa diversa.

"Uno dei ricordi che mi è tornato dell'infanzia è che di solito passavo tantissime ore a guardare il mare. Ricordo che ero all'orfanotrofio e che mi alzavo quando il sole sorgeva all'orizzonte. Correvo giù alla spiaggia, e cercavo le conchiglie lasciate dalla marea. Non conchiglie qualsiasi... ma quelle che non erano rotte, quelle che erano davvero bellissime. Pensavo che se le avessi raccolte e ne avessi fatto un regalo bellissimo per Ellione, lei sarebbe tornata a casa."

Si fermò, senza mai guardarla, guardando solo la luna che si rifletteva a pelo dell'acqua. "Quello che non sapevo allora era che quello che stavo facendo era togliere qualcosa dalla natura. Ogni conchiglia poteva essere una casa... ogni conchiglia aveva uno scopo. Non era mio diritto prenderle, incollarle su una scatola per gioielli. Invece di riportare indietro Ellione, ho distrutto la casa di tantissime creature del mare."

"Ma adesso lo sai, giusto?" rispose finalmente lei.

"Sì," rispose lui con dolcezza. "Ho distrutto troppo in passato."

"Non puoi fare nulla per il passato. Solo imparare per il futuro."

"Lo farò." Non poté evitare le parole successive che gli uscirono dalla bocca. "Stai bene."

Lei represse una risata, pensando all'aspetto spettrale che doveva avere. Quando si diceva vuota adulazione. Il senso di colpa doveva avere avuto la meglio sul suo giudizio. Ma invece di farglielo notare, lei diede una risposta soggettiva. "Grazie... anche tu."

"Posso tornare al Garden stasera..."

Lei si voltò verso di lui per la prima volta nella serata. "Squall, come ho detto, non mi devi nessuna spiegazione. Sono passati più di due anni. Non penserai seriamente che non credessi che sei andato avanti con la tua vita?"

Lui rimase in silenzio, senza sapere cosa dire, guardando ancora l'oceano. Come poteva spiegare che il suo cuore non era mai andato avanti? Che nulla era come sembrava. Che la paura e l'incertezza erano solo nascoste sotto una pila di richieste e domande in triplice copia. Sfortunatamente, non avrebbe avuto il tempo di dire nulla, prima che lei affrontasse l'argomento.

"Sembra molto carina." Beh, almeno, dalle tre frasi che aveva sentito dire a Lauren... sembrava 'carina'. Era troppo difficile; non poteva guardarlo direttamente ora. Si voltò, concentrandosi sull'acqua.

"Rinoa, non siamo..." Voleva dirle che non era nemmeno lontanamente una relazione seria. Ma poi, dire che era semplicemente una 'relazione fisica di convenienza' sembrava molto peggio. "Sì... è carina," disse forzatamente.

"Squall, mi dispiace se ho messo a disagio te o Lauren oggi. Dovevo venire per Selphie e Irvine."

"Sono felice che tu l'abbia fatto. Non sarebbe stato lo stesso senza di te."

"Grazie," rispose lei, a malapena percettibile sopra il rumore delle onde che si infrangevano in lontananza.

"Allora, come vanno le cose... a Timber, intendo." Fu con quella frase che lei tornò a guardarlo. Questa volta, lui si era voltato a guardare lei. Si guardarono negli occhi, e fu in quel momento che Rinoa si rese conto che erano troppo diversi. Quando vide la luce della luna riflessa nei suoi occhi, non riconobbe nemmeno la persona dietro quello sguardo intenso. Ma andava bene... nemmeno lui la conosceva.

"Non posso... non posso farlo," disse infine alzandosi dalla panchina. "Non siamo 'quelle' persone, Squall. Le persone che possono lasciarsi e rimanere amici. È troppo... complicato tra noi. So che ti dispiace, e non importa quante volte lo dirai... non cambierà mai il passato. Devo andare..."

Lei cominciò ad andarsene, con la paura di voltarsi indietro. I bordi del secchiello del ghiaccio sembravano scavarle nella carne mentre afferrava saldamente il bordo di plastica. Se fosse riuscita soltanto a dirgli addio, se fosse riuscita soltanto a dirglielo in faccia... ma non lo fece; continuò semplicemente a camminare. Sentì qualcuno muoversi velocemente dietro di lei, afferrandole il braccio. Lei si fermò a quel contatto. Un milione di emozioni le inondava i pensieri, ma l'unica cosa che arrivò in superficie fu la rabbia. Questa volta, fu lui a guardarla negli occhi, cercando di alleviarsi la coscienza.

"Senti, non ho potuto parlarti oggi... ma devo sapere se stai bene."

Sembrava sincero, ma il senso di colpa può far sembrare sincero chiunque. "Sto bene, Squall. Non preoccuparti per me. I tuoi doveri nei miei confronti sono finiti anni fa."

Lui ignorò il dolore che circondava quel commento. "Rinoa, è solo che sembri... diversa."

"Squall, la ragazza che conoscevi non c'è più... è stata costretta a crescere. Il tempo e le circostanze cambiano chiunque. Ho passato la maggior parte della mia vita ad appoggiarmi agli altri - che lo ammettessi o no. Anche quando ero con i Gufi del Bosco, si sono presi cura di me. Poi mi sono trasferita al Garden, vivendo sotto il loro tetto e spendendo denaro che non avevo davvero guadagnato. All'improvviso, ero sola, e non volevo tornare a casa da papà. Finalmente sono cresciuta. Mi dispiace se pensi che io sia diversa, ma forse è così che doveva andare. Vado a lavorare ogni giorno. Ho una casa tutta mia. Diamine, ho uno scopo nella vita adesso."

Si fermò, facendo lo sforzo di darsi un contegno che stava velocemente svanendo. "Non devi più preoccuparti di me, come ho detto, i tuoi doveri nei miei confronti sono finiti anni fa. I cittadini di Timber sono molto importanti per me. Devo davvero andare adesso. Ho da preparare un'intera relazione riguardante le barriere sociali ed economiche che deve essere consegnata lunedì mattina." Ok, forse l'ultima parte era una scusa, perché non era possibile che potesse scrivere anche solo un paragrafo leggibile.

"Sapevo che ce l'avresti fatta da sola, è sempre stato così."

"Forse, dovevo solo saperlo." Iniziò a camminare mentre lui rimaneva lì in piedi; voleva voltarsi per dire quella parola finale. Per darsi quella chiusura che desiderava... ma forse quella parte di lei stava veramente vivendo ancora nel passato.

Per la terza volta nella sua vita, lui guardò la sua immagine che svaniva all'orizzonte. La prima volta era stata al ballo della sua promozione, quando non sapeva nulla di lei a parte il suo sorriso. La seconda volta era stata la notte in cui lei lo aveva lasciato sotto un acquazzone. Quella era stata la prima volta in cui lei lo aveva davvero guardato come un estraneo, anche se si erano conosciuti intimamente. Lei si era resa conto in quel momento che non conosceva la persona che lui era davvero. Erano sempre stati troppo diversi, entrambi troppo testardi per ammetterlo. Infine, la terza volta era stata quella sera quando l'aveva semplicemente lasciata andare...

Non diventava mai più facile con il passare del tempo; pensò che invece avrebbe dovuto.

*****
Nota della traduttrice: la storia che dà il titolo a questo capitolo è Summing Up The Stars di Sabam; non è previsto per adesso che venga tradotta. Si tratta di un AU su Final Fantasy VIII, con protagonisti Squall e Rinoa; nonostante su FF.net non sia segnalato, la storia è completa e ha anche un sequel, a sua volta completo (Written in the Sky).
10 marzo 2013: correzioni di poco conto sparse qua e là.
Vi ricordo come sempre la newsletter e che ogni commento verrà tradotto & inoltrato ad Ashbear. Alla prossima! - Alessia Heartilly

   
 
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