Stephan Meyer amava definirsi un
ladro gentiluomo. Gli
piaceva credere di essere come la nemesi di James Bond: curato, di
bell’
aspetto, educato e molto scaltro. Il castello di sogni di Stephan Meyer
era
tragicamente crollato il giorno in cui si era ritrovato davanti agli
occhi il
giovane Artemis Fowl. Inutile precisare che divenne istantaneamente
verde di
invidia. Un ragazzino non era degno di incarnare l’ideale del
perfetto
criminale! Quel ruolo spettava unicamente a lui, non ad un viziato
bambino
inglese. Ma cosa avrebbe potuto fare, per tirarlo giù da
quel piedistallo
immeritato di gloria e fama nel mondo del crimine?
Così erano cominciate le indagini su Artemis Fowl. Accurate,
quasi maniacali. Passò al setaccio ogni singolo dettaglio
nella vita del
giovane inglese, finche non trovò proprio quello che
cercava. Un fallimento. Si
trattava di un episodio risalente a qualche anno prima, quando il
giovane aveva
tentato il furto di un prezioso manoscritto: una specie di antico
librone
inutile, o qualcosa di simile.
Potrete immaginarvi lo stupore dell’ uomo, una volta
compreso di cosa si trattasse effettivamente la refurtiva. Per la prima
volta
dopo faticosi mesi di indagini e viaggi per scoprire ogni piccola cosa
su
Artemis Fowl, la determinazione di Stephan aveva vacillato, come la
fiammella
di una candela che minaccia di spegnersi, nell’ impetuoso
vento primaverile.
Cosa avrebbe significato un contatto con quello sconosciuto popolo,
mostruoso? Perché
le cose si facevano sempre così
complicate? Proprio sul più bello poi! Ma, in fin dei conti,
ci voleva ben
altro per fermare lui: il grande Stephan
Meyer. Avrebbe preso ciò che gli spettava, senza remore..
Doveva dimostrare a
Fowl chi era il realmente il migliore.
Pensava questo, mentre il suo pollice affusolato scivolava
sul detonatore. L’ esplosivo, una piccola carica, quasi
innocua, si trovava a
qualche metro dal viso dell’ odiato nemico, fissato
accuratamente in uno scomparto
interno della colonna. Sapeva da mesi che avrebbe tentato di imbucarsi
al
matrimonio, probabilmente con l’ unico scopo di rientrare in
possesso del
Libro.
Lo aveva lasciato fare, preparando con cura la sua contromossa. Non era
preoccupato, anzi, l’opportunità di potersi
confrontare direttamente con quel
ladruncolo da strapazzo lo aveva solo galvanizzato nell’
animo. Attivò il
radiocomando e la colonna saltò per aria, scatenando il
panico generale. Gli
piaceva quella sensazione di superiorità. Mantenne gli occhi
puntati sulla
figura di Artemis Fowl, che fuggiva rapido fra i tavoli, lo smoking impolverato, il sangue che
gli colava lungo
la tempia sinistra. Minuti di silenzio, la polvere vorticava fra i
tavoli,
nella luce dei lampadari in cristallo fine.
Le mani in tasca; strinse la presa
sul calcio metallico dell’ arma, mentre stuzzicava
l’ avversario. Finalmente
era uscito allo scoperto, quell’ ombra di barba ridicola sul
mento. Lo osservò
muovere di scatto la testa verso destra, come se qualcosa lo avesse
infastidito. Lasciò perdere quel gesto trascurabile e si
concentrò sulle parole
setose del ragazzo. “Uniamoci Stephan! Insieme potremo
divenire i più grandi
ladri di tutto il mondo.. E come tu ben sai, non solo. Dopotutto gli
unici geni
in grado di rubare il Libro del Popolo siamo noi due.. No?”
Trattenne a stento
la risata gorgogliante che gli stava risalendo la gola, solleticante.
Il
moccioso si trovava alle strette e patteggiava. Quanto aveva aspettato
quel
momento. Gonfiò il petto, convinto della sua schiacciante
superiorità. “Beh,
Fowl quello che dici sembra allettante..” Stephan
lasciò in sospeso la frase,
crogiolandosi nella propria crudeltà. “Ma non ci
penso nemmeno ad unirmi a te,
stupido ragazzino pieno di spocchia!” Gustò
l’attimo in cui quella maschera di
sollievo sulla faccia del ragazzo si disgregò,
sbriciolandosi in mille pezzi,
davanti all’ ammasso di ferro mortale che stringeva in pugno.
Un formicolio
soddisfatto gli si spandeva dalla bocca dello stomaco. Lo aveva in
pugno.
Artemis barcollò un attimo, mantenendo tuttavia
un’ apparenza di perfetta
calma, da perfetto ladro gentiluomo. Stephan rimase completamente
immobile, il
braccio steso d’ innanzi a sé, la canna argentata
dell’ arma puntata verso il
viso del giovane, in contemplazione della propria schiacciante vittoria
su
Fowl. Il dito sul grilletto ghiacciato. Sparò: bang. Suoni
che si accavallano.
Sentì il pavimento cedergli sotto i piedi, si
aggrappò senza successo al marmo
chiaro. La terra si aprì inghiottendo il biondo americano
fino alla vita. Un
dolore forte gli si irradiò lungo la gamba sinistra.
Qualcuno urlava e correva.
Un lampo blu lo colpì alla tempia violentemente e Stephan
Meyer, da vincitore a
vinto, perse i sensi, scivolando rapidamente nell’ oblio.