Then fly away from here
Anywhere
Yeah, I don't care
We'll just fly away from here
Our hopes and dreams are out there somewhere
Won't let time pass us by
We'll just fly
(Aerosmith, “Fly
away from here”)
“Draco? Draco?”
“Che
c’è?”
Un
ragazzo biondo e evidentemente infastidito posò la forchetta
sul piatto e girò
la testa verso la sua vicina. A quell’ora,
pressoché tutta la scuola si trovava
nella Sala Grande, intenta ad abbuffarsi dopo un’intensa
giornata di studio.
Ormai gli esami erano vicini, e neppure i Serpeverde potevano
concedersi una
pausa: il ragazzo in questione stava per l’appunto ripassando
Pozioni, per
prepararsi al meglio in vista della lezione con il suo professore
preferito.
Una
ragazza mora e dagli occhi scuri prese a osservarlo attentamente,
strizzando
gli occhi, senza emettere un suono.
“Che
vuoi, Pansy?” Draco Malfoy la guardò con aria
annoiata.
La
ragazza non rispose, e al suo posto si udì una suadente voce
maschile.
“Già
Pansy, come mai stai fissando Draco? Lo so che è il secondo
più bello della
scuola, ma sai, qualcuno potrebbe pensare che ti sei innamorata di
lui…”
Blaise
Zabini, con il suo sorriso beffardo e perfetto, posò i suoi
libri di fronte ai
compagni, e si sedette, suscitando un certo numero di sospiri delle
ragazzine
del primo anno, che ancora non si erano abituate alla splendente
presenza del
loro idolo al loro stesso tavolo, e che, dal canto loro, non smettevano
mai di
fornirgli abbondanti pretesti per alimentare il suo ego smisurato.
“Secondo?”
Draco fissò male l’amico, fingendo uno sdegno
eccessivo.
“Draco…”
alla sua sinistra, Pansy non aveva smesso un attimo di fissarlo. La sua
voce, e
il suo sguardo, avevano un che di ipnotico e vagamente allarmante, e il
biondo
non potè fare a meno di provare un vago senso di
irrequietezza.
Anche
Blaise spostò lo sguardo divertito su Draco, per cercare di
capire cosa stava
succedendo alla povera Serpeverde. Improvvisamente, il suo sorriso
beffardo
sparì, sostituito da un’espressione preoccupata e
ansiosa, che raramente
sfiorava i suoi delicati lineamenti.
“Draco,
stai bene?”
Il
biondo sbuffò, infastidito da quell’eccesso di
attenzioni. Non aveva idea della
ragione della preoccupazione di quei due, e non aveva intenzione di
indagare,
soprattutto dal momento che probabilmente si trattava solo di uno
scherzo.
“Draco
sei pallido.” La voce di Pansy, chiaramente preoccupata, fece
voltare la testa
a molti Serpeverde, che allungarono il collo pur di vedere il
Caposcuola e il
suo presunto pallore.
“Pansy,”
iniziò Draco, col tono di chi deve spiegare a una bambina
che Babbo Natale non
esiste, “siamo in inverno, e non tutti siamo come
Mister-Hogwarts qui, che si
va a fare le lampade tutti i momenti…”
“Draco,
Pansy non sta scherzando.” La voce di Blaise era
innaturalmente seria. Il suo
tono cambiò radicalmente la situazione: Blaise Zabini era
raramente serio e
ancor più raramente preoccupato, e Draco lo sapeva bene. Un
leggero malessere
lo colpì, e uno strano presentimento gli affiorò
nella mente. Tuttavia, non
permise che queste paure lo ditraessero dai complicati usi dello
Zenzero, e
zittì i due amici con un semplice gesto della mano.
“Lasciatemi
stare. Avrò solo un po’ di raffreddore.”
Nessuno
si premurò di fargli notare che il raffreddore non procura
pallore, ma il suo
tono non ammetteva discussioni. Tornò a concentrarsi sulla
lezione del giorno,
anche se sapeva che Piton non lo avrebbe interrogato, essendo lui il
suo
favorito. Tuttavia, aveva bisogno di qualcosa che lo distraesse da
quello
strano sentore che aveva, come un presentimento che alleggiava
nell’aria.
Blaise e Pansy tornarono a mangiare, e poco dopo iniziarono a
chiacchierare con
Daphne, seduta alla destra di Pansy.
“Hai
ragione.” La risata cristallina di Pansy risuonò
in tutta la Sala Grande.
“E
tu che ne pensi?” Blaise, con un gran sorriso sulle labbra,
si voltò verso
l’amico.
Il
sorriso non ci mise più di qualche millesimo di secondo a
sparire. Pansy si
girò, e rimase a bocca aperta per qualche secondo,
boccheggiando, mentre
Daphne, incuriosita dalla reazione dei due amici, allungò il
collo alla ricerca
del biondo.
“Beh,
dov’è andato?”
Draco
Malfoy era sparito.
Mel
tirò un pugno alla sua borsa. Iniziò a insultarla
pesantemente, come
inconsapevole del fatto che sfogarsi su un oggetto inanimato, che per
giunta
non era la causa del suo malumore, non era del tutto corretto. In ogni
caso,
quando giunse alla porta del suo appartamento, non aveva ancora smesso
si
inveire contro quel povero pezzo di stoffa, mentre lo tastava in ogni
suo
anfratto alla ricerca delle chiavi.
“Maledettissima…
ma come..diamine..”
Alla
fine, dopo un’estenuante ricerca, sollevò il mazzo
trionfante, mentre un
sorriso le si dipingeva in volto. Quelli erano momenti che meritavano
un’ovazione, considerata la larghezza della sua borsa.
Ritrovato per il momento
il buonumore, infilò le chiavi nella toppa ed
entrò, giusto in tempo per
sentire la segreteria telefonica che registrava un messaggio. Si
precipitò
verso il telefono, ma non arrivò in tempo. Sbuffando,
schiacciò il pulsante
dell’ascolto messaggi.
“Tesoro,
sono io, la mamma. Volevo
solo sapere se stavi bene, è un po’ che non ti
sento.”
Mel
guardò l’apparecchio con la stessa espressione
esterrefatta con cui avrebbe
fissato sua madre. L’aveva sentita soltanto il giorno prima.
“In
ogni caso, volevo ricordarti
della cena a casa dello zio Silvio lunedì prossimo. Mi
raccomando, vedi di
esserci, ci sarà anche la cugina Matilde.”
La
ragazza non perse tempo a chiedersi chi diamine fosse la cugina
Matilde.
“Vestiti
bene, e non arrivare in
ritardo.”
Mel
sbuffò nuovamente, stravaccandosi sul comodo divano viola.
“Vestiti bene”
significava che neanche quella volta i suoi preziosi jeans sarebbero
stati
ammessi. “Non arrivare in ritardo” era una frase
che non valeva neanche la pena
di prendere in considerazione.
L’apparecchio
emise un suono acuto, poi ripartì un’altra voce
ripartì, questa volta più calda
e squillante.
“Ehi
Mel, sono Marghe. Non me ne
frega niente se stasera non hai voglia di uscire, io arrivo alle otto a
prenderti. Ed è inutile continuare a rifiutarti, tanto lo
sai che ti porto pure
in pigiama.”
La
voce di Margherita, la sua migliore amica, si addolcì appena.
“Ci
conto, mi raccomando.”
Mel
fissò il ricevitore con aria assorta. Le dispiaceva, ma
quella sera non sarebbe
proprio uscita. Aveva bisogno di dormire, rilassarsi, prendersi una
serata per
sé. L’università la stava facendo
impazzire, ed era solo il primo anno. Non
vedeva letteralmente l’ora di mettersi in pigiama e
pantofole, sdraiarsi sul
divano, guardare un film o leggere un bel libro, e mettersi a dormire.
Niente
da fare, nulla avrebbe potuto sviarla da queste idilliache intenzioni.
Dopo
che la segreteria le ebbe annunciato che non c’erano
più messaggi, si tolse le
scarpe e la maglia, mollò la borsa sul tavolo della cucina e
andò rapida a farsi
una doccia. Ormai era quasi maggio, iniziava a fare caldo e la puzza di
sudore
negli autobus le faceva venire voglia di una doccia ogni cinque minuti.
Con
calma uscì e, senza asciugarsi i capelli, si
preparò un panino, mentre
accendeva il computer. Appoggiò con stanchezza la testa
sulla mano, fissando lo
schermo mentre si collegava al web. Da quanto tempo non lo faceva?
Ricordò come
le piaceva, negli anni del liceo, navigare e chattare, ma soprattutto
visitare
i siti di fan fiction. Sorrise senza neanche accorgersene, mentre con
la mano
destra digitava qualche parola sulla tastiera.
Un
attimo, e si ritrovò sul suo account, che non aveva
più visitato da mesi. Non
aveva mai scritto nulla, sostenendo che non era mai riuscita a trovare
l’ispirazione, ma la verità era che era troppo
pigra. Gettò un’occhiata alle
storie preferite, ricordandone nostalgicamente qualcuna.
Guardò l’orologio del
pc, che segnava le sette e trenta. Aveva tanto tempo a sua
disposizione, e per
curiosità cliccò su “Ultime
storie”.
Una
quantità spropositata di fan fiction si riversò
sullo schermo del suo computer,
e lei le osservò attenta. Provò a leggerne
alcune, ma nessuna suscitava
minimamente il suo interesse, finchè, amareggiata,
entrò nel forum. Lì, come da
vecchia abitudine, si mise a gironzolare fra le varie cartelle,
finchè, fra le
discussione riguardanti i contest di Harry Potter, non ne
trovò una più
interessante.
DRACO:
LOST AND RESCUED
Scadenza:
01-09
Carissime!!
Eccomi qui con un altro
contest tutto per voi: vi siete mai immaginate come si comporterebbe
Draco in
difficoltà? Tutte noi siamo abituate a vederlo sempre fiero
e spavaldo, e anche
nelle situazioni peggiori se l’è sempre cavata, in
un modo o nell’altro, grazie
alla suo carattere meschino e manipolatore. Cosa succederebbe se invece
si
trovasse in una situazione che non può controllare,
totalmente al di fuori
delle sue capacità? E se avesse bisogno di aiuto?
Potete
creare qualsiasi tipo di
situazione, in qualsiasi ambientazione, a voi la completa
libertà sulla trama.
Mi raccomando però: Draco dovrà essere aiutato,
non dovrà essere lui ad
aiutare!!
Mel
alzò la testa dalla mano su cui era appoggiata, con gli
occhi fissi sullo
schermo. Aveva sentito qualcosa, quando aveva letto le istruzioni del
contest.
Un insaziabile desiderio di prendere la penna in mano, magari davanti a
un
caminetto acceso, con un bel bicchiere di vino, e scrivere…
Un momento. Cosa
stava pensando? Scosse la testa, come per scacciare quelle imbarazzanti
riflessioni. Lei non scriveva, non l’aveva mai fatto, e non
aveva intenzione di
iniziare: non soltanto non era capace, ma la considerava
un’inutile perdita di
tempo, quasi ridicola, per una ragazza di diciotto anni che doveva
stare al
passo con lo studio. Si alzò per prendere un bicchiere
d’acqua, lasciando il
computer acceso, e lo schermo riempito dalle parole del contest che le
riecheggiavano
nella testa. Lo guardò di nuovo, da lontano, con un
espressione a metà fra il
disgustato, l’indeciso e l’eccitato.
In
fondo, ci si poteva sempre ritirare, no? La scadenza era
così lontana, a
Settembre, che anche se la sua mente non avesse partorito nulla durante
l’estate lei avrebbe sempre potuto issare bandiera bianca e
rinunciare. E poi,
in fondo, chi sarebbe mai venuto a saperlo?
Lentamente,
come se lo schermo avesse dovuto balzarle addosso e mangiarsela, si
avvicinò al
tavolo e al computer. Appoggiò il bicchiere e il resto del
panino sulla
tovaglia, mentre le sue dita sfioravano appena la tastiera.
Cercò di non
pensare a cosa stava facendo, mentre cliccava il bottone
“Rispondi”.
Ciao!
Vorrei iscrivermi, se è
possibile in forse… ho una sola domanda:
dev’essere per forza un happy ending?
Baci, Nimue.
Le
sue mani scivolarono verso il basso, appoggiandosi sulle sue ginocchia.
Non
riusciva a credere di averlo fatto sul serio. Si era appena iscritta a
un
contest, e non sapeva neanche bene il perché.
Chissà cosa avrebbe detto Marghe.
Guardò
l’orologio. Era passata più di un’ora da
quando aveva acceso il computer, e
aveva già mandato un messaggio a Margherita per dirle che
quella sera non
sarebbe uscita, a prescindere dalla sua volontà di
portarsela dietro ovunque
avesse voglia.
Non
aveva nulla da fare. Con un imbarazzante entusiasmo, e guardandosi
attorno
sperando come per controllare che nessuno la stesse osservando mentre
compiva
un gesto così ignobile, aprì un nuovo documento
Word. Non lo intitolò, per
scaramanzia. Non era superstiziosa, ma sapeva che i titoli messi ancor
prima di
cominciare non erano mai quelli giusti.
Iniziò
a scrivere.
“Draco
Fu
in quel momento che qualcosa picchiò violentemente sulla
finestra della cucina.