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Autore: Silice    17/06/2010    2 recensioni
Mel è al primo anno di università. Mel è disordinata, sarcastica, pigra e terrorizzata dai ragni. Mel si è appena iscritta a un contest di Harry Potter, senza pensarci troppo. Mel non ha idea di che cosa le sta per accadere. Voi come vi comportereste se un affascinante biondo si presentasse senza preavviso sul vostro balcone? Non aveva nulla da fare. Con un imbarazzante entusiasmo, e guardandosi attorno sperando come per controllare che nessuno la stesse osservando mentre compiva un gesto così ignobile, aprì un nuovo documento Word. Non lo intitolò, per scaramanzia. Non era superstiziosa, ma sapeva che i titoli messi ancor prima di cominciare non erano mai quelli giusti.
Iniziò a scrivere.
“Draco
Fu in quel momento che qualcosa picchiò violentemente sulla finestra della cucina.
Genere: Romantico, Commedia | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Draco Malfoy
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Then fly away from here
Anywhere
Yeah, I don't care
We'll just fly away from here
Our hopes and dreams are out there somewhere
Won't let time pass us by
We'll just fly

 

(Aerosmith, “Fly away from here”)

“Draco? Draco?”

“Che c’è?”

Un ragazzo biondo e evidentemente infastidito posò la forchetta sul piatto e girò la testa verso la sua vicina. A quell’ora, pressoché tutta la scuola si trovava nella Sala Grande, intenta ad abbuffarsi dopo un’intensa giornata di studio. Ormai gli esami erano vicini, e neppure i Serpeverde potevano concedersi una pausa: il ragazzo in questione stava per l’appunto ripassando Pozioni, per prepararsi al meglio in vista della lezione con il suo professore preferito.

Una ragazza mora e dagli occhi scuri prese a osservarlo attentamente, strizzando gli occhi, senza emettere un suono.

“Che vuoi, Pansy?” Draco Malfoy la guardò con aria annoiata.

La ragazza non rispose, e al suo posto si udì una suadente voce maschile.

“Già Pansy, come mai stai fissando Draco? Lo so che è il secondo più bello della scuola, ma sai, qualcuno potrebbe pensare che ti sei innamorata di lui…”

Blaise Zabini, con il suo sorriso beffardo e perfetto, posò i suoi libri di fronte ai compagni, e si sedette, suscitando un certo numero di sospiri delle ragazzine del primo anno, che ancora non si erano abituate alla splendente presenza del loro idolo al loro stesso tavolo, e che, dal canto loro, non smettevano mai di fornirgli abbondanti pretesti per alimentare il suo ego smisurato.

“Secondo?” Draco fissò male l’amico, fingendo uno sdegno eccessivo.

“Draco…” alla sua sinistra, Pansy non aveva smesso un attimo di fissarlo. La sua voce, e il suo sguardo, avevano un che di ipnotico e vagamente allarmante, e il biondo non potè fare a meno di provare un vago senso di irrequietezza.

Anche Blaise spostò lo sguardo divertito su Draco, per cercare di capire cosa stava succedendo alla povera Serpeverde. Improvvisamente, il suo sorriso beffardo sparì, sostituito da un’espressione preoccupata e ansiosa, che raramente sfiorava i suoi delicati lineamenti.

“Draco, stai bene?”

Il biondo sbuffò, infastidito da quell’eccesso di attenzioni. Non aveva idea della ragione della preoccupazione di quei due, e non aveva intenzione di indagare, soprattutto dal momento che probabilmente si trattava solo di uno scherzo.

“Draco sei pallido.” La voce di Pansy, chiaramente preoccupata, fece voltare la testa a molti Serpeverde, che allungarono il collo pur di vedere il Caposcuola e il suo presunto pallore.

“Pansy,” iniziò Draco, col tono di chi deve spiegare a una bambina che Babbo Natale non esiste, “siamo in inverno, e non tutti siamo come Mister-Hogwarts qui, che si va a fare le lampade tutti i momenti…”

“Draco, Pansy non sta scherzando.” La voce di Blaise era innaturalmente seria. Il suo tono cambiò radicalmente la situazione: Blaise Zabini era raramente serio e ancor più raramente preoccupato, e Draco lo sapeva bene. Un leggero malessere lo colpì, e uno strano presentimento gli affiorò nella mente. Tuttavia, non permise che queste paure lo ditraessero dai complicati usi dello Zenzero, e zittì i due amici con un semplice gesto della mano.

“Lasciatemi stare. Avrò solo un po’ di raffreddore.”

Nessuno si premurò di fargli notare che il raffreddore non procura pallore, ma il suo tono non ammetteva discussioni. Tornò a concentrarsi sulla lezione del giorno, anche se sapeva che Piton non lo avrebbe interrogato, essendo lui il suo favorito. Tuttavia, aveva bisogno di qualcosa che lo distraesse da quello strano sentore che aveva, come un presentimento che alleggiava nell’aria. Blaise e Pansy tornarono a mangiare, e poco dopo iniziarono a chiacchierare con Daphne, seduta alla destra di Pansy.

“Hai ragione.” La risata cristallina di Pansy risuonò in tutta la Sala Grande.

“E tu che ne pensi?” Blaise, con un gran sorriso sulle labbra, si voltò verso l’amico.

Il sorriso non ci mise più di qualche millesimo di secondo a sparire. Pansy si girò, e rimase a bocca aperta per qualche secondo, boccheggiando, mentre Daphne, incuriosita dalla reazione dei due amici, allungò il collo alla ricerca del biondo.

“Beh, dov’è andato?”

Draco Malfoy era sparito.

 

Mel tirò un pugno alla sua borsa. Iniziò a insultarla pesantemente, come inconsapevole del fatto che sfogarsi su un oggetto inanimato, che per giunta non era la causa del suo malumore, non era del tutto corretto. In ogni caso, quando giunse alla porta del suo appartamento, non aveva ancora smesso si inveire contro quel povero pezzo di stoffa, mentre lo tastava in ogni suo anfratto alla ricerca delle chiavi.

“Maledettissima… ma come..diamine..”

Alla fine, dopo un’estenuante ricerca, sollevò il mazzo trionfante, mentre un sorriso le si dipingeva in volto. Quelli erano momenti che meritavano un’ovazione, considerata la larghezza della sua borsa. Ritrovato per il momento il buonumore, infilò le chiavi nella toppa ed entrò, giusto in tempo per sentire la segreteria telefonica che registrava un messaggio. Si precipitò verso il telefono, ma non arrivò in tempo. Sbuffando, schiacciò il pulsante dell’ascolto messaggi.

“Tesoro, sono io, la mamma. Volevo solo sapere se stavi bene, è un po’ che non ti sento.”

Mel guardò l’apparecchio con la stessa espressione esterrefatta con cui avrebbe fissato sua madre. L’aveva sentita soltanto il giorno prima.

“In ogni caso, volevo ricordarti della cena a casa dello zio Silvio lunedì prossimo. Mi raccomando, vedi di esserci, ci sarà anche la cugina Matilde.”

La ragazza non perse tempo a chiedersi chi diamine fosse la cugina Matilde.

“Vestiti bene, e non arrivare in ritardo.”

Mel sbuffò nuovamente, stravaccandosi sul comodo divano viola. “Vestiti bene” significava che neanche quella volta i suoi preziosi jeans sarebbero stati ammessi. “Non arrivare in ritardo” era una frase che non valeva neanche la pena di prendere in considerazione.

L’apparecchio emise un suono acuto, poi ripartì un’altra voce ripartì, questa volta più calda e squillante.

“Ehi Mel, sono Marghe. Non me ne frega niente se stasera non hai voglia di uscire, io arrivo alle otto a prenderti. Ed è inutile continuare a rifiutarti, tanto lo sai che ti porto pure in pigiama.”

La voce di Margherita, la sua migliore amica, si addolcì appena.

“Ci conto, mi raccomando.”

Mel fissò il ricevitore con aria assorta. Le dispiaceva, ma quella sera non sarebbe proprio uscita. Aveva bisogno di dormire, rilassarsi, prendersi una serata per sé. L’università la stava facendo impazzire, ed era solo il primo anno. Non vedeva letteralmente l’ora di mettersi in pigiama e pantofole, sdraiarsi sul divano, guardare un film o leggere un bel libro, e mettersi a dormire. Niente da fare, nulla avrebbe potuto sviarla da queste idilliache intenzioni.

Dopo che la segreteria le ebbe annunciato che non c’erano più messaggi, si tolse le scarpe e la maglia, mollò la borsa sul tavolo della cucina e andò rapida a farsi una doccia. Ormai era quasi maggio, iniziava a fare caldo e la puzza di sudore negli autobus le faceva venire voglia di una doccia ogni cinque minuti.

Con calma uscì e, senza asciugarsi i capelli, si preparò un panino, mentre accendeva il computer. Appoggiò con stanchezza la testa sulla mano, fissando lo schermo mentre si collegava al web. Da quanto tempo non lo faceva? Ricordò come le piaceva, negli anni del liceo, navigare e chattare, ma soprattutto visitare i siti di fan fiction. Sorrise senza neanche accorgersene, mentre con la mano destra digitava qualche parola sulla tastiera.

Un attimo, e si ritrovò sul suo account, che non aveva più visitato da mesi. Non aveva mai scritto nulla, sostenendo che non era mai riuscita a trovare l’ispirazione, ma la verità era che era troppo pigra. Gettò un’occhiata alle storie preferite, ricordandone nostalgicamente qualcuna. Guardò l’orologio del pc, che segnava le sette e trenta. Aveva tanto tempo a sua disposizione, e per curiosità cliccò su “Ultime storie”.

Una quantità spropositata di fan fiction si riversò sullo schermo del suo computer, e lei le osservò attenta. Provò a leggerne alcune, ma nessuna suscitava minimamente il suo interesse, finchè, amareggiata, entrò nel forum. Lì, come da vecchia abitudine, si mise a gironzolare fra le varie cartelle, finchè, fra le discussione riguardanti i contest di Harry Potter, non ne trovò una più interessante.

 

DRACO: LOST AND RESCUED

Scadenza: 01-09

 

Carissime!! Eccomi qui con un altro contest tutto per voi: vi siete mai immaginate come si comporterebbe Draco in difficoltà? Tutte noi siamo abituate a vederlo sempre fiero e spavaldo, e anche nelle situazioni peggiori se l’è sempre cavata, in un modo o nell’altro, grazie alla suo carattere meschino e manipolatore. Cosa succederebbe se invece si trovasse in una situazione che non può controllare, totalmente al di fuori delle sue capacità? E se avesse bisogno di aiuto?

Potete creare qualsiasi tipo di situazione, in qualsiasi ambientazione, a voi la completa libertà sulla trama. Mi raccomando però: Draco dovrà essere aiutato, non dovrà essere lui ad aiutare!!

 

Mel alzò la testa dalla mano su cui era appoggiata, con gli occhi fissi sullo schermo. Aveva sentito qualcosa, quando aveva letto le istruzioni del contest. Un insaziabile desiderio di prendere la penna in mano, magari davanti a un caminetto acceso, con un bel bicchiere di vino, e scrivere… Un momento. Cosa stava pensando? Scosse la testa, come per scacciare quelle imbarazzanti riflessioni. Lei non scriveva, non l’aveva mai fatto, e non aveva intenzione di iniziare: non soltanto non era capace, ma la considerava un’inutile perdita di tempo, quasi ridicola, per una ragazza di diciotto anni che doveva stare al passo con lo studio. Si alzò per prendere un bicchiere d’acqua, lasciando il computer acceso, e lo schermo riempito dalle parole del contest che le riecheggiavano nella testa. Lo guardò di nuovo, da lontano, con un espressione a metà fra il disgustato, l’indeciso e l’eccitato.

In fondo, ci si poteva sempre ritirare, no? La scadenza era così lontana, a Settembre, che anche se la sua mente non avesse partorito nulla durante l’estate lei avrebbe sempre potuto issare bandiera bianca e rinunciare. E poi, in fondo, chi sarebbe mai venuto a saperlo?

Lentamente, come se lo schermo avesse dovuto balzarle addosso e mangiarsela, si avvicinò al tavolo e al computer. Appoggiò il bicchiere e il resto del panino sulla tovaglia, mentre le sue dita sfioravano appena la tastiera. Cercò di non pensare a cosa stava facendo, mentre cliccava il bottone “Rispondi”.

 

Ciao! Vorrei iscrivermi, se è possibile in forse… ho una sola domanda: dev’essere per forza un happy ending? Baci, Nimue.

 

Le sue mani scivolarono verso il basso, appoggiandosi sulle sue ginocchia. Non riusciva a credere di averlo fatto sul serio. Si era appena iscritta a un contest, e non sapeva neanche bene il perché. Chissà cosa avrebbe detto Marghe.

Guardò l’orologio. Era passata più di un’ora da quando aveva acceso il computer, e aveva già mandato un messaggio a Margherita per dirle che quella sera non sarebbe uscita, a prescindere dalla sua volontà di portarsela dietro ovunque avesse voglia.

Non aveva nulla da fare. Con un imbarazzante entusiasmo, e guardandosi attorno sperando come per controllare che nessuno la stesse osservando mentre compiva un gesto così ignobile, aprì un nuovo documento Word. Non lo intitolò, per scaramanzia. Non era superstiziosa, ma sapeva che i titoli messi ancor prima di cominciare non erano mai quelli giusti.

Iniziò a scrivere.

“Draco

Fu in quel momento che qualcosa picchiò violentemente sulla finestra della cucina.

  
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