Fanfic su artisti musicali > Jonas Brothers
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Autore: ___runaway    17/06/2010    1 recensioni
Sequel di Puzzle the will ~
Quando un errore cambia la vita.
Quando si vorrebbe tornare indietro per riscriverla.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nick Jonas, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Entrai in quel negozio senza uno scopo preciso in mente. Volevo solo vedere se c’era qualche nuovo CD dei Jonas Brothers e leggere i titoli delle canzoni. Passai in rassegna tutti gli scaffali dei nuovi arrivi finché non trovai un suo CD.
Who I Am.
Il mio cuore iniziò ad esplodermi nel petto. Allungai una mano per prenderlo: tremava. Con dispiacere, constatai di essere troppo bassa per arrivare a quel ripiano. Mi allungai sulle punte, ma niente da fare. Il mio metro e sessantacinque si faceva sentire, in quei casi.
“Ehi, ciao. Hai bisogno di una mano?” sentii alle mie spalle. Una voce calda. Mi voltai di scatto, un po’ imbarazzata.
“Oh, ehm… Ciao. Bè, in realtà sì” balbettai. Davanti a me avevo un ragazzo alto, molto alto. Capelli biondi e lisci, occhi verdi, tendenti al marrone. Aveva le labbra sottili, gli angoli arricciati verso l’alto in un sorriso. Senza difficoltà, prese quel CD e me lo porse. Lo guardai per qualche secondo, la bocca un po’ dischiusa. Una sua foto in bianco e nero; una chitarra a tracolla, sguardo fisso nell’obiettivo della macchina fotografica. Spento, altrove. Con la punta delle dita lo sfiorai.
“Non sei di qua, vero?” mi domandò quel ragazzo che avevo dimenticato di ringraziare.
“No, sono italiana” borbottai continuando a fissare la copertina del CD.
“E ti piacciono i Jonas” concluse. A quel punto alzai la testa e lo guardai.
“In un certo senso, sì”.
“Piacere, Michael” si presentò.
“Martina” risposi con un sorriso. Passarono attimi di silenzio nei quali lessi i titoli delle canzoni.
“Olive & An Arrow” sussurrai. Il primo locale dove eravamo stati insieme. Ora era una canzone.
Il mio Nicholas ormai è grande, fa pure il solista. Constatazioni amare, quelle.
“Allora che fai, lo prendi?”.
“No, non penso. È… E’ meglio così”.
“Come vuoi”. Riprese il CD e lo mise al suo posto. Lo ringraziai ed uscii dal negozio. Il sole stava per tramontare; una luce rossastra irradiava debolmente la città. Aspettai il bus per un quarto d’ora. Era pieno di gente. Un brusio fastidioso mi entrò nelle orecchie nonostante la musica a tutto volume. Con mio stupore, una delle tante fermate era davanti al ristorante dove passai la sera più bella della mia vita. Per un attimo mi mancò il respiro. Poggiai una mano sul vetro e sbirciai all’interno del locale. Riconobbi il tavolino dove avevamo cenato: era occupato da una persona. Un cameriere le passò vicino; la figura si voltò per chiamarlo. Incrociò i miei occhi. Non ci credo, non ci posso credere. Come faccio a crederci?
Era lui, in carne ed ossa. Forse non mi aveva riconosciuto: distolse subito lo sguardo e scosse la testa passandosi una mano fra i riccioli.
“Nick” sussurrai il suo nome dopo molto tempo. Mi fece una strana sensazione; non ricordavo quanto fosse melodico. Sapevo che non poteva di certo sentirmi.

  
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