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Autore: elyxyz    11/09/2005    3 recensioni
Scoprirsi innamorati del proprio migliore amico... e fare una scelta difficile.
Genere: Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tsunami3

Ad una piccola stella senza cielo..
                   Troverai il tuo pezzettino di blu, ne sono certa.

 

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Tsunami 3

-La quiete dopo la tempesta-

 

By elyxyz

 

 

Note: Letteralmente, nella Lingua Giapponese,tsunami’ significa ‘maremoto’.

In questa fic, invece, assume un concetto più ampio, diventando quasi sinonimo di più eventi atmosferici: uragano, diluvio, tempesta…

 

Cronologicamente, la storia si svolge 6 mesi dopo la fine dei capitoli precedenti.

 

 

Fine giugno, 2° anno. Palestra dello Shohoku.

 

 

Il ritmico tamburellare dei palloni, lo stridio sgraziato delle scarpe sul parquet, le grida d’incitamento e quelle d’avvertimento saturano l’aria della palestra, assieme a quel caldo infernale di un’estate scoppiata da poco, ma con gli interessi arretrati.

 

Hana sogghigna, asciugandosi il sudore col bordo della maglietta fradicia, la qualificazione è vicina, sente già odore di Convocazione.. e lo sguardo vaga sui compagni -troppo intenti a provare nuovi schemi, anche solo per tirare il fiato-, sulle nuove matricole.. su Rukawa.

 

Anche la Volpe artica è ferma lungo il muro perimetrale, parecchio lontano da lui, e si sta passando l’inseparabile fascetta sulla fronte. Oggi sembra sudare anche più del solito..

C’è poco da fare.. il Ghiacciolino non lo sopporta questo caldo.. non ha la resistenza del Tensai.. E il ghigno s’allarga.

 

Forse è arrivato il momento di dargli una scantata, giusto per movimentare un po’ l’ambiente.. sono tutti dannatamente troppo ligi al dovere, qui.

 

Hanamichi torna in campo, e chiama palla.

Con la coda dell’occhio annota che anche il Volpino ha ripreso il proprio posto, ma sembra stranamente distratto..

 

“Volpe! Datti una mossa!!” lo sprona, effettuando al contempo un passaggio non esattamente ‘politicamente corretto’ nella sua direzione.

 

Sakuragi sa che Rukawa prenderà la palla, ma che sarà comunque costretto ad interrompere il gioco, per rispondere a dovere alla sua provocazione, e dare il via ad una piccola, gratificante rissa.

 

Ma Hanamichi non ha la sfera di cristallo.

Certe cose non le può prevedere.

 

Il pallone raggiunge veloce l’ex matricola d’oro, ma Ru non s’accorge del suo arrivo –distratto da qualcosa di più urgente-, se non quando è già tardi. Si gira troppo lentamente verso la fonte del richiamo, e viene colpito dalla pallonata.

Si sbilancia e cade a terra. In un tonfo sordo.

 

 

Il rossino si riscuote dallo stupore. Nella sua testa non aveva calcolato che l’azione finisse così.

A quest’ora dovevano essere in due, lì a terra, a malmenarsi di santa ragione giusto per giocare un po’.. invece..

 

Rukawa non si rialza. Sakuragi s’avvicina.

Solo in quel momento, il resto della squadra s’accorge che qualcosa non va, tutti troppo presi da altro.

 

 

“Ti sembra il momento per dormire, Kit..?”

 

-Hana ci scherza su, accucciandosi di fianco al moretto.-

 

“Kit..?” sussurra, afferrandogli una spalla. Lo scuote appena.

 

Rukawa non si muove, non risponde.

 

“Kitsune.. non fare l’idiota, dai!!.. SE E’ UNO SCHERZO, FA SCHIFO!!” lo rimprovera, mentre l’agitazione sale.

 

Ma Rukawa non risponde. Forse si è intestardito nella recita.

 

“KAEDE!!” è il grido che richiama tutti gli altri, che accorrono verso i due.

Sakuragi scrolla con malagrazia il corpo dell’ex matricola d’oro, chiamandolo in un crescendo parossistico di ansia e paura.

 

Hanamichi sente una voce familiare gridare al vento di chiamare un’ambulanza, mentre Ayako lo allontana con gentile fermezza dalla Volpe.

Una vocetta sottile dentro di sé gli chiede perché Ryota lo stia trattenendo.. dove vuole che vada?

 

E solo adesso s’accorge del lieve tremolio alle mani. Le chiude di scatto a pugno.

 

“E’ solo svenuto..” decreta la manager, calmando il brusio del gruppo.

 

Capito, Hana?

E’ solo svenuto..

 

 

Clinica Kitamura, 4 ore dopo.

 

“Ti ho detto che non è niente, Do’aho!!” ennesima ripetizione spazientita.

 

“Volpe.. tu non me la conti giusta..” ennesima replica insospettita.

 

“Fuori di qui, Sakuragi.. o chiamo la sicurezza.” Il perentorio aut aut.

 

“Mpf.. Volpaccia indisponente!”

 

-ma l’espressione irritata del moretto lo dissuade dal proseguire. All’inizio, almeno.-

 

“Prima, mi togli 3 mesi di vita con la tua scenata da primadonna, poi vengo a trovarti e tu sei pure più orso del solito, e per finire vuoi cacciarmi??” elenca Hana, contando platealmente con le dita.

 

“Mpf.. Do’hao!” -sbuffa Ru, mezzo rassegnato, e mezzo divertito.- “Ti ho detto che sto bene!

Nh.. 48 ore in osservazione, e solo perché hanno rotto,  poi sarò come nuovo.”

 

“Te lo ripeto, Kit: hai la testa troppo dura, per una pallonata così innocua… non me la conti..”

 

“FUORI!!” l’inappellabile sentenza.

 

“Ok, ok.. ho capito… quanto la fai lunga!! Volpe permalosa…”

 

“Nh.”

 

“Vedi che ho ragione?”

 

“Nh.”

 

“Kitsune.. tu non mi dai MAI ragione!! Non stai bene!!”

 

Rukawa alza gli occhi al cielo, la misura colma.

L’inaspettata (?) visita di Hana lo ha distolto provvidenzialmente dalle sue preoccupazioni, per un po’, ma le pressioni da parte del rossino non fanno altro che acuire il disagio preesistente. E Kaede Rukawa non ama rimandare i problemi.

 

“Adesso vado, sì, Volpe, vedo che hai sonno.. anche se temo che la botta abbia rovinato il poco cervello che avevi..”

 

Hana si aspetta una reazione –qualunque essa sia- che lo tranquillizzi.

 

Ma Rukawa si limita a guardarlo, senza in realtà vederlo.

 

E il rossino si chiede se ci sia davvero solo un leggero trauma cranico, dietro al bizzarro comportamento del compagno.

E Hanamichi spera che sia così, prega che sia così.

 

“Kit.. ci vediamo domani, ok?”

 

“Nh..” un cenno del capo. Un saluto.

 

 

Il giorno dopo.

 

“Buongiorno, Volpaccia!!” il ciclone è arrivato.

 

“Nh..”

 

“Perché, secondo te, le inservienti si ostinano a dirmi che questo è un ospedale? Lo so anch’io.. mica sono scemo!!” polemizza, scandalizzato, il rossino.

 

Rukawa alza gli occhi al cielo, trattenendo malamente uno sbuffo: “Forse vogliono che tu sia meno rumoroso…” lo indirizza.

 

“Ah!

Ma no!!.. non sono mica tutti musoni come te…” ci scherza su, sentendosi forse, un tantino, preso in castagna..

 

L’istinto del tensai gli suggerisce di infornare un argomento, giusto per depistare la Volpe..

“Ti dimettono domani pomeriggio, vero?”

 

“Nh.” cenno d’assenso.

 

“Verso che ora?”

 

“Doshite?”

 

“Come, perché? Ovvio!! Vengo a prenderti..”

 

“Non sono un bambino, Do’aho!”

 

“Già! Sei una Baka Kitsune, sei.” la provocazione del rossino cade nel vuoto.

Dov’è finita la sua Volpe, che non gliene lasciava passare una?

 

Cerca lo sguardo del compagno di squadra, ma Kaede è troppo intento a guardar fuori dalla finestra, per accorgersi del suo turbamento.

 

Cosa sta succedendo?

 

“Kit, è ora che me ne vada..”

 

 –perché si sente quasi in imbarazzo, adesso?-

 

“Ci vediamo domani, ok?”

perché ha il sapore della fuga, quest’uscita?

 

Rukawa annuisce, per far capire che sì, ha sentito. Ma Hana non si muove di un passo.

Per una frazione di secondo, incrocia due occhi cacao, che lo sondano preoccupati.

Ma –per una volta in vita sua- non riesce a sostenere il confronto.

Cede per prima, la Volpe.

Dove sta scritto che deve per forza sempre vincere lei?

 

“Vattene, Do’aho. Devo riposare.”

 

 

Allontanandosi dalla stanza del Volpino, incrocia un’infermeria carina che lo saluta, diretta dove lui è appena uscito. Hana ricambia distrattamente, con un masticato ‘Konnichiwa’.

 

 

Per la prima volta da 6 mesi, Sakuragi si chiede se –e quanto- conosce il ragazzo che è steso su quel letto, dopo che, inaspettatamente, grazie a quella tempestosa giornata di dicembre, si sono riscoperti quasi amici..

 

Che cos’ha la Volpe?
Sakuragi sta tentando di non pensarci, ma il tarlo rosicchia lì, sempre lì.

 

C’è qualcosa che non gli torna, ma Hanamichi non riesce a capire cosa sia.

 

Solo quando è ormai davanti agli ascensori, s’accorge d’aver dimenticato gli occhiali da sole nella camera di Rukawa.

-Troppo smarrito nei propri pensieri.-

 

Ripensa al sole del tardo pomeriggio. Fastidioso.

 

 

Ripercorre a ritroso il corridoio, arriva davanti alla sua porta.

Ma la voce dell’infermiera di poco prima lo dissuade dall’entrare.

 

“Non ci è stato ancora possibile contattare suo padre..”

 

“Nh.. non mi stupisce.”

Cos’è quel tono rassegnato?

 

“Il dottor Watanabe insiste: dovrebbe fare altri accertamenti..”

Che cosa sta dicendo?

 

“Ho detto di no.”

 

Che cazzo succede, Kaede?

 

“Per ora riposi, ne riparleremo domani..” tenta di conciliare, lei.

 

 

L’istinto di Hanamichi gli suggerisce di non farsi trovare lì, non tanto perché sia scortese origliare, non gliene frega un cazzo, quanto più perché non è pronto –non ancora- a recepire i sottintesi di quello che ha carpito.

 

Per trenta secondi, si dà del do’aho: avrà certamente frainteso.. sicuro!

Ma allora che cos’è quella morsa alla base dello stomaco, che gli impedisce di respirare?

 

 

Clinica Kitamura, 48 ore dopo l’incidente. Tardo pomeriggio.

 

“Volpe!! Ma chi cavolo ti ha preparato il borsone??”

 

Kaede si sforza d’ignorare il tono polemico, facendo scivolare l’ultimo bottone della camicia nell’asola “Nh.. Ayako.”

 

“Ma c’è metà della tua casa, qua dentro!! Phf!! Donne..”

 

“Do’aho! Smettila di lamentarti.. è mia, e me la porto da solo..”

 

“NON SE NE PARLA NEPPURE!!” e con uno strattone il rossino s’appropria dei manici della sacca.

 

“Idiota! Non sono moribondo..”

 

“Vuoi che ti faccia rinsavire a suon di testate??” è la perentoria replica.

 

Solo in quel mentre, i due s’accorgono del medico che è entrato nella stanza, e che sta inutilmente cercando di attirare la loro attenzione..

 

Un colpo di tosse, forse per dissimulare l’imbarazzo, o per racimolare le parole giuste ad esplicare qualcosa di sgradevole: “Ehm.. qui ci sono i moduli di dimissione, già firmati, come da lei richiesto.. Tuttavia.. sia ragionevole, signor Rukawa.. è della sua salute che stia-”

 

“Ma la decisione è mia, no?!” taglia corto la Volpe, senza diritto di replica.

 

“Quale decisione?” s’informa Hana, scrutando alternativamente il medico e l’amico.

 

“Niente, Do’aho. Niente.”

 

“Lo sa che non concordo con questa sua scelta..” –ritenta, impotente, il dottore- “Per il suo bene..”

 

“Ce ne andiamo.” E con un gesto secco gli sfila la cartella clinica di mano, raccatta la sacca e se ne esce dalla camera.

 

Hanamichi lo osserva sbigottito allontanarsi lungo il corridoio, si riscuote dal suo stupore e ringrazia di fretta il medico, attonito quanto lui.

Poi, non resta altro che seguirlo.

 

Ma è diventato scemo, il Volpino??

 

 

Lo ritrova nell’atrio, in attesa nervosa di un taxi che non vuole arrivare.

 

“Io e te facciamo i conti, dopo.” Gli sibila, appropriandosi con uno strattone del borsone, e condendo il tutto con un’occhiata che ha ben poco d’amichevole.

 

“Nh.. scordatelo.” E’ il soffio in risposta, ma Hana non sa se se l’è sognato, o se è semplicemente più comodo ignorarlo.

Il taxi arriva e riparte. Avrà modo di torchiare quell’inutile volpaccia con calma, si ripromette.

 

 

Casa Rukawa, un’ora dopo.

 

“Te lo chiedo per l’ennesima volta: mi dici che cos’hai?” un ringhio basso, la furia maltrattenuta.

 

Hanamichi è sul punto di esplodere.

Sa –per esperienza comprovata e assodata- che scucire alla Volpe qualche parola è un’impresa ardua a priori, e che la Kitsune è testarda di suo, sì. Ma oggi sta dando il meglio di sé, per farlo incazzare di brutto.

 

C’è stato un tempo –una o due vite precedenti?- in cui Hanamichi ha benedetto di cuore la pacata discrezione e la silenziosa attesa di chi –come Kaede o Yohei- non ha voluto forzarlo a parlare, né ha preteso da lui di ottenere spiegazioni, di fronte ai suoi pur strani comportamenti.

 

Ma il fatto che Hana apprezzi sinceramente questo comportamento, non è garanzia che lui scelga di farla propria, anzi.

Non è proprio da lui aspettare in silenzio, remissivo, lo scorrere degli eventi.

E’ un uomo d’azione, lui.

..e se la Volpe non vuole parlare di sua spontanea volontà, ci penserà lui, a dare un aiutino a destino..

 

“Fatti. I cazzi. Tuoi.”

 

Il rossino sorride. Oh, che altro gli resta da fare??

Ha una voglia matta di trascinare la Volpe giù da quel divano e di riempirlo di pugni e testate fino a che quello scemo testardo non cederà.. ma sa che non può.. è appena uscito dall’ospedale, no?

Con che coraggio può rimandarcelo con un altro trauma cranico??

 

“Puoi ardere, se credi che mollerò.” E’ la replica. scontata.

 

“Vattene, dài.. il medico ha detto che devo riposare..”

 

“Ah, beh.. credo abbia detto anche un sacco di altre robe..” lascia cadere lì.

 

Ovviamente Kaede non abbocca.

Sarebbe stato troppo semplice.

 

Ma l’occhiata che gli lancia, lascia Sakuragi per un attimo col fiato bloccato.

Non è da Rukawa implorare.

Ma quello sguardo ha maledettamente la sfumatura di chi vuole solamente un po’ di pace. Un po’ di solitudine.

 

E Hana si chiede, una volta in più, se sia un bene lasciarlo solo, in quella grande casa.

Ma il desiderio di Ru è lampante. Come ignorarlo?

 

“Ok, Kit. Io me ne vado. Il tuo cellulare è qui.” – indica il basso tavolinetto davanti al divano- “Il mio numero è tra le chiamate rapide. Chiama. Di giorno, di notte. Chiama. Per qualsiasi stronzata, siamo d’accordo?” perché questa nota d’incertezza?

 

“Nh.” e Kaede chiude gli occhi, stanco. Fa caldo, fuori, ma sente quasi freddo.

 

E’ stata una lunga giornata, a suo modo.

Sente la porta d’entrata aprirsi.

 

La stessa voce, nell’atrio: “Ho abbassato il climatizzatore… ok, che sei una volpaccia artica, ma qui si gela!!”

 

Kaede sente le labbra arricciarsi in un maldestro sorriso.

Do’aho.

 

Un leggero lenzuolo gli scivola addosso, e Kaede rimane un istante sorpreso.

“Nel caso dormissi qui, stanotte..” si giustifica l’altro, grattandosi la nuca, quasi in imbarazzo.

 

“Nh.”

Stupido Do’aho.

 

“A domani, Kae..”

 

“Nh.”

Grazie, Do’aho.

 

 

Palestra dello Shohoku, il giorno seguente.

 

Hanamichi corre, dribblando le oche del Rukawa’s Shitenai, per arginare almeno in parte il ritardo colossale che ha accumulato.

Dannazione! Proprio oggi doveva finire in punizione?

Prima, saltare il pranzo per andare a cercare Anzai sensei in aula professori, per parlare con calma..

E dopo, quell’odioso di Kiwashita.. oh, ma gliela farà pagare, prima o poi!!

 

Una scorsa veloce all’orologio.. Ryota lo spennerà.. poco ma sicuro..

 

Avvicinandosi all’ingresso degli spogliatoi, sente già il familiare tamburellare dei palloni, e le grida di Ayako, che guida le matricole..

 

Chissà se c’è Rukawa..?

 

Appena varcata la soglia, Hana si ritrova sbattuto contro gli armadietti, e la faccia assai poco rassicurante del Volpino a una spanna dalla sua.

 

Ahi, ahi, ahi..     

 

“Ciao, Ru..” pigola, cercando di prendere tempo... come ha fatto a farsi fregare così?

 

“Impara a farti i cazzi tuoi, Do’aho!!” è il ringhio di risposta, accompagnato da uno strattone sul colletto della divisa.

 

La rabbia di Kaede è palese. Come pure lo sforzo di trattenersi dal prendere a pugni quella stupida scimmia ficcanaso.

Una parte di lui sa che Hanamichi l’ha fatto per il suo bene, tuttavia nessuno, nessuno può arrogarsi il diritto di scegliere per lui.

 

“Kitsune, io..” è il magro tentativo di giustificazione.

 

Kaede rafforza la stretta, puntandogli contro uno sguardo rovente:

“Anzai mi ha sospeso per 3 giorni..

C’è la partita col Ryonan, sabato! Do’aho, te ne rendi conto??!!

 

“Kaede, io..”

 

“Fottiti, Do’aho.”

E’ il basso sibilo.

 

Come una replica al rallentatore, Hana si sente sbattere nuovamente contro la parete dura alle proprie spalle, chiude gli occhi in attesa di un pugno che sa di meritare -che ha la certezza arriverà- e poi più nulla.

Niente.

Prima ancora di capire come, il rossino si ritrova solo, nello stanzino.

Rukawa se n’è andato.

 

Dove cazzo sarà andato?

 

Hanamichi scuote la testa per snebbiare la mente.. pensa, Hana, pensa..

 

Raccatta di fretta la propria sacca e quella del Volpino, che nella sua sfuriata se l’è scordata lì.

Corre da Ayako, per avvisarla che.

 

Per dirle che?

Oh, al diavolo!

 

Una scusa veloce, giusto perché non ci si metta pure lei a preoccuparsi per quella volpe scema..

 

 

Sakuragi avanza rapidamente lungo le vie della città.

A malapena sente lo sbatacchiare fastidioso dei borsoni sulla spalla. Ma chi se ne frega.

 

Giunge al campetto in riva al mare, quello dove lui e la Kitsune s’allenano di solito, ma è vuoto.

Si lascia scappare un gemito di frustrazione.. avrebbe scommesso di trovarlo lì, e invece..

 

Riprende la sua ricerca, facendo con rapidità mente locale: c’è sempre il canestro vicino al parco!

Ma quando arriva anche lì, il luogo è deserto.

 

Per 30 secondi, prende in seria considerazione l’idea di sfogare la sua ira a suon di calci, contro la trave che sostiene il canestro, ma a che pro?

 

Dove cazzo sei, Kaede?

 

Hana ricomincia la sua ricerca, correndo qua e là, senza meta precisa, come un forsennato.

E se la Volpe facesse qualche stronzata?

 

No, Kami, no.

E’ scema, sì, la Kitsune.. ma non fino a questo punto.

 

 

Combattendo la stanchezza, Hanamichi cerca di non arrendersi, vagliando tutte le possibilità che vorticano come trottole impazzite nella sua testa.

 

 

E’ quasi il tramonto, quando Sakuragi arriva infine davanti al cancello di Casa Rukawa.

 

Anche se non ci crede, spera che Kaede sia tornato.

 

Suona il campanello, ma la familiare voce della Volpe non risponde al citofono.

Solo per un attimo, un attimo appena, l’assurda idea di tornarsene alla propria dimora lo soverchia.

E, in risposta, il rossino scavalca il basso cancello della recinzione, con la cocciutaggine tipica del tensai.

 

Se deve andarsene da lì, vuol prima essere convinto che davvero la Kitsune non sia in casa.

 

Si avvicina all’ingresso.

Kaede è un idiota.

 

Come cavolo si fa a dimenticare le chiavi appese nella toppa?

 

Una vocina colpevole gli suggerisce che forse è colpa sua.. ma Hana sorride.

Almeno è al sicuro, no?

 

Mentre sta per girare la maniglia, l’improvvisa consapevolezza che forse non sarà il benvenuto gli piove addosso, come una doccia gelata.

 

Hanamichi fa un lungo sospiro per prendere tempo, o forse per racimolare coraggio, chissà..

 

E poi entra.

Nella tana della Volpe.

 

 

Kaede è sdraiato sul divano, gli occhi aperti a fissare il nulla.

Non si dà pena di sapere chi è entrato.

Riconoscerebbe quella camminata strana tra mille..

 

Hanamichi lo vede, e si rilassa inconsciamente.

Anche se sa che la battaglia non è ancora finita, anzi.

 

Di tutte le scelte razionali che può fare, Sakuragi decide di dar retta all’istinto..

 

Se ne va in cucina, a prendere una pocari sweat e un tramezzino dimenticato in frigo, e prega che non sia avvelenato, mentre ritorna in salotto, e si accuccia sul costoso tappeto persiano ai piedi del sofà, dando la schiena alla Volpe.

 

Kaede non si muove, non reagisce.

 

Il tempo scorre, al ritmo di un fastidioso pendolo che rintocca con petulante precisione.

 

Finito lo spuntino, la Scimmia accende la tv, cerca una partita sul canale satellitare e poi si mette comodo. E’ una cosa che andrà per le lunghe, no?

 

Kaede ancora non si muove, non reagisce.

 

E Hana tenta di sopprimere un gemito di frustrazione.

E’ strana la solitudine, quando si è in due a sentirla.

 

…..

 

La partita è finita.

Hanamichi si stiracchia, ma non ha nessunissima intenzione di schiodarsi da lì.

Se ci vuole la linea dura, lui non chiede di meglio.

 

D’un tratto si ritrova gli occhi della Volpe puntati addosso, ma non riesce a capire cosa gli vogliano dire..

 

“Hai intenzione di dormire lì per terra?” il tono volutamente annoiato.

 

Hana sorride. uno a zero per lui.

“Fa parte della mia nuova strategia..”

 

“Mph.. Quale strategia?”

 

“Semplice! Non ti assillerò più di domande.. aspetterò che sia tu a dirmi qualcosa..” un ghigno.

 

“Do’aho!! Mi sembrava abbastanza chiaro che io non voglio…”

 

“Non c’è problema!!... Non ho mica fretta…” è la risposta condiscendente.

 

Se Kaede non fosse tanto incazzato con se stesso e con lui, potrebbe quasi trovare il lato comico della faccenda..

“Idiota.. tu e la pazienza non andate esattamente d’accordo.. e potrebbe andare per le lunghe…” pallida dissuasione.

 

“Ho tutta l’eternità, davanti. Volpe.” E il ghigno s’allarga.

 

Il silenzio ricade su di loro, come una coperta, stavolta meno soffocante.

Forse non si sono chiariti, ma è già qualcosa..

 

 

Ore 6.30 del mattino dopo.

 

Un calcio sullo stinco. “Do’aho.. vattene a scuola.”

Idilliaco come risveglio, non c’è che dire.

 

Sakuragi ignora la schiena indolenzita che grida vendetta e si solleva dall’angusto giaciglio di fortuna, dove ha passato la notte.

 

Ma non dovrebbero essere più soffici, ‘sti cazzo di tappeti col pedigree??

Mah.

 

Il rossino si passa una mano sugli occhi, cercando in vano di uscire dalle maglie del sonno.

 

E tu non ci vieni?” s’informa, notando come Kaede sta cedendo alle lusinghe di Morfeo.

 

“Manco per sogno. Nh.. niente allenamenti. Niente scuola.” Chiaro, no?

 

“Ok. Sono d’accordo.” E si risdraia pure lui, fingendo di non sentire l’urlo di ammutinamento dei muscoli dorsali.

 

Il moretto si gira nella sua direzione, dopo aver registrato la risposta.

“Tu ANDRAI agli allenamenti!”

 

“Oh, sì.. come no?!” la serafica replica del Tensai.

 

Kaede apre un occhio, anche se gli costa un’immane fatica: “Hai deciso di rimanere qui, vita natural durante??”

 

Un sorriso da far invidia al Porcospino.

“Ti ho già avvertito! L’eternità può essere luuunga luuuunga…”

 

E’ un gemito di desolazione, quello che è sfuggito alle labbra della Volpaccia?

“Quanto dura l’eternità?”

 

 

6 ore dopo.

 

“Sei in convalescenza, Volpe, lascia cucinare a me.. Ahi!!”

 

“Se non la pianti con ‘sta storia, Do’aho, ti caccio via…”

 

“Ingrato sacco di pulci… sei sulla buona strada per divenire la stola che regalerò a mia madre per Natale!!”

 

“Taci, Scimmia.” l’avvertimento.

 

“Volpaccia permalosa…”

 

“Hai bruciato le verdure.. Do’aho inutile.”

 

 

Tardo pomeriggio, stesso giorno.

 

Spuntarla sulla Kitsune è svenante quanto una sessione supplementare, ma Hana sa tirar fuori le scorte di testardaggine, quando serve..

 

L’allenamento è saltato.

Ha già anche avvisato Ayako.

 

Lo sguardo malevolo di Ru lo perfora, lo può sentire anche se gli dà le spalle, tanto è risentito.

 

Meno uno… da qui all’eternità, no?

 

Appena deposta la cornetta, il telefono squilla inaspettatamente.

 

Il moretto si trincera dietro un ostinato menefreghismo, ‘fanculo anche il seccatore di turno.

E ad Hanamichi non resta altro che rispondere, sopprimendo uno sbuffo seccato.

 

“Moshimoshi, Casa Rukawa.”

 

Sakuragi si zittisce, ascoltando a lungo l’interlocutore.

 

Kaede si riscuote dalla sua indifferenza: chi potrà mai essere?

 

“La ringrazio. Sì. A dopo.” Perché quel tono serio?

 

La Volpe si solleva dal divano, improvvisamente nervoso.

“Hana, chi era?”

 

“Il dottor Watanabe. Ha i risultati di alcuni tuoi esami.”

 

K’so.”

 

 

2 ore dopo.

 

“Da solo, Do’aho. Capito?!”

 

“E’ un tuo diritto.” Esala l’altro, storcendo il naso.

 

“Nh.”

Finalmente ha vinto, Kaede.

Ma lo sguardo triste di Hana non gli permette di gioire, per questa sua vittoria.

 

Si sente una merda, a trattarlo così.

Ma deve già fare i conti con una realtà fin troppo scomoda; deve risolvere un problema alla volta, si convince.

 

…..

 

Sakuragi si tortura le mani da quasi un’ora, da quando quella Volpaccia scema e deficiente è entrata dentro lo studio del medico che l’ha presa in cura.

Che cazzo avranno da dirsi, quei due??

 

Una finale di scacchi, di sicuro, dura di meno.

 

 

Di colpo, la porta si apre. Rukawa se ne esce con un raccoglitore sottobraccio. Lastre.

Dopo 2 mesi trascorsi in riabilitazione, potrebbe riconoscerle a naso.

 

“Andiamo a casa, Do’aho.”

 

E Hana si ritrova a seguirlo, ombra silenziosa in una sera d’estate.

 

All’orizzonte si profila un temporale, chissà che porti un po’ di frescura.

Il caldo è fin troppo soffocante.

 

…..

 

Kaede ed Hana entrano in casa, giusto quando le prime gocce di pioggia evaporano sull’asfalto bollente.

 

Il rossino va alla finestra, osservando cupo i nuvolosi minacciosi.

Se pioverà poco, l’afa aumenterà a dismisura.

Se pioverà tanto, potrà causare parecchi danni.. quanto lo tsunami di 6 mesi prima?

 

Non si sono detti una parola, da che sono usciti dall’ospedale.

 

Hana sospira.

Che deve fare?

 

Si rincantuccia in cucina, a preparare una cena di fortuna, da almeno tre giorni la Volpe non fa la spesa.

 

Ru è in salotto.

Il plico di lastre sulle ginocchia.

Lo fissa torvo.

Lo odia e lo teme al contempo.

 

 

Stessa sera, qualche ora dopo.

 

“Aprilo.”

 

Hana fissa Kaede, per un istante smarrito.

E poi lascia vagare lo sguardo attorno a sé.

Il basso tavolinetto è pieno degli scarti delle schifezze che hanno mangiato, definendole eufemisticamente ‘cena’.

 

La pioggia batte con insistenza contro le vetrate del salotto, e d’improvviso Sakuragi non ha più tutta questa fretta di sapere cosa il plico contiene.

 

Si era ormai rassegnato al silenzio della Volpe, per quella sera, e quest’ordine –arrivato in un sussurro- lo destabilizza non poco.

 

Aprilo.

 

Hanamichi s’allunga sul tappeto, fino ad afferrare l’incartamento giallastro.

Si concede di carezzarne la superficie, come a sentire la ruvidezza della carta.

E poi fissa nuovamente Kaede.

 

E il moretto è lì, lo fissa, chiuso nel suo nuovo mutismo.

 

Solo un cenno del capo.

Un assenso.

 

 

Mentre il rossino sfila il contenuto, un fulmine caduto vicino fa calare l’illuminazione del lampadario.

 

Un lampo di panico gli attraversa lo sguardo, rievocato da infantili paure.

Ma la luce ritorna, forse impietosita. E Kaede scivola giù dal divano, per sederglisi accanto, come in una mattina di tanto tempo prima.

E toglie a quella scimmia strana, oggi quasi fin troppo silenziosa, le lastre e i referti.

 

Hana lo guarda, in attesa.

In attesa di cosa?

 

 

Fuori, il temporale impazza. Incurante del dramma che si sta consumando lì.

 

“Mph.. questo è il mio cervello.” spiega, indicando una scansione di forma ellittica.

 

Sakuragi alterna lo sguardo fra lui e la placca: sente aria di guai. Grossi guai.

 

“Vedi questa macchia?” è la domanda paziente, incolore.

 

Hanamichi strizza gli occhi, focalizzando il puntino indicato in controluce.

“Hai.”

 

“E’ una cisti.”   

 

“DOVUTA AL TRAUMA CRANICO??” l’interrompe, alzando di un’ottava la voce.

 

Il moretto scuote la testa. La scimmia stramba sarebbe capacissima di addossarsi la colpa anche di questo.

“No, Do’aho. No.”

 

Ma l’ex numero 10 trattiene ancora il fiato, e non si sente –stranamente- più leggero, dopo questa discolpa. Tutt’altro.

 

“Continua.” Lo incita, in un bisbiglio.

 

“Quasi certamente è un tumore.” La bomba è sganciata.

 

Hanamichi sussulta, trattenendo in vano un gemito.

Chiude gli occhi, regalandosi 5 secondi per assorbire il colpo.

Poi li riapre, scrutando serio la Volpe.

 

“Ok. E che si fa?”

 

Rukawa lo osserva sbigottito, non tanto per gli eccezionali tempi di ripresa, quanto più per la disarmante semplicità della domanda.

 

“Niente.”

 

“Come, niente?” salta su l’altro, spiazzato.

 

“Una biopsia rivelerebbe se è benigno, o..” e lascia la frase a metà.

C’è davvero bisogno di finirla?

 

“Quando hai l’intervento?” domanda il rosso, troppo serio. troppo calmo.

 

“Non ci sarà nessuna biopsia, per adesso.” Chiarisce, pacato.

 

“COME??!!.... ma.. ma Kae… in questi casi, non dovrebbero sapere i risultati al più presto??” s’inalbera il rossino, scosso.

 

La Volpe si lascia sfuggire un sospiro. adesso viene il bello.

“Sono IO a non volere il prelievo.”

 

“Come?.. PERCHE’??”

 

“Il Campionato è alle porte, no?” risposta palese.

 

“CHE CAZZO C’ENTRA IL CAMPIONATO, ADESSO??” La scimmia non si pone neppure più il problema di non urlare, anzi.

 

-Che cos’ha nel cervello la Volpe? Segatura??-

 

“CERCA DI ESSERE CONVINCENTE, VOLPE, O…” la minaccia velata.

 

“Non ti riguarda.”

 

E Hana dilata gli occhi, d’incredulità.

Se avesse ricevuto uno schiaffo in pieno viso sentirebbe meno dolore, probabilmente.

Stringe i pugni, incassando il colpo.

 

“Hai ragione. Non mi riguarda.”

 

-Si risolleva dal tappeto, a passo spedito verso l’uscita.-

 

“Scusa se mi preoccupo per te.” E spalanca la porta all’acquazzone.

 

Solo in quel momento, Kaede capisce che quell’idiota vuole andarsene, sotto la pioggia.

Una fitta di rimorso gli stringe la bocca dello stomaco.

E’stato stronzo, lo sa.

 

Ma la sua prima reazione è stata quella di difendersi. Di proteggersi. Anche dall’interesse di Hana.

Kaede Rukawa ha imparato a proprie spese a contare solo su di sé, e non è più avvezzo alle gentilezze gratuite di qualcuno..

 

Si alza di scatto, rincorrendo quel testone fuori da casa, a piedi scalzi: “Do’aho! Dove credi di andare?! Do’aho.. resta!!”

 

Hanamichi si volta a guardarlo, quando è già con una mano sul cancello. L’espressione incazzata e ferita.

 

“Resta.”

Ma Hana non si muove da lì. Incerto se cedere o meno alle richieste della Volpe.

Se entra di nuovo in quella casa, sa che deve accettare di scendere a compromessi spiacevoli.

 

Se scappa ora, può continuare a vivere ignorando la verità.

Per quanto si può vivere ignorando la realtà?

 

E senza sapere come, si ritrova il Volpino accanto, sotto la pioggia battente. Un muto invito.

 

Dannatissima Volpe testaccia di legno!!

 

 

Rientrati in casa, si scrollano via le gocce.

Ma sono già entrambi fradici.

Hanamichi si passa una mano sulla testa, per scostarsi il ciuffo che gli gronda sugli occhi, e sbuffa.

 

La Kitsune sparisce in camera propria, riapparendo con una tuta di ricambio per sé e per la Scimmia. E un asciugamano a testa.

 

“Li vuoi asciugare?” chiede, premuroso.

 

“No.” Taglia corto l’altro.

 

“Allora siediti, Do’aho, dobbiamo parlare.”

 

Il rossino annuisce, prendendo posto sul sofà accanto a lui.

Accarezza distrattamente la tuta di spugna offerta dalla Volpe, mentre non sa decidersi dove puntare lo sguardo, mentre si prepara ad ascoltare ciò che Rukawa ha da dirgli.

 

“Lasciami spiegare, ok?” perché mette già le mani avanti??

 

“Mmm.” concede, di malavoglia.

 

“Nh.. allora: il Campionato è alle porte… non posso farlo proprio ora.”

 

‘Fanculo anche il proposito di star zitto.

“Aspettare è peggio, no?!” obbietta.

 

“Se l’esito fosse negativo, dovrei cominciare a fare terapie, radiazioni.. e un casino di altra roba…”

 

“Ti sei già informato?”

 

“Hai.”

 

“..E se invece andasse tutto bene??”

 

“E’ comunque un intervento delicato… non potrei tornare in campo subito..”

 

 So che la qualificazione è vitale, per te, Ru.. ma…” tenta di farlo ragionare.

 

“Proprio perché tu lo sai, dovresti capirmi.”

 

“No, Volpe! Se cerchi approvazione da me, hai sbagliato il tiro.” Chiarisce, perentorio.

 

“Non ti sto chiedendo niente, Do’aho.

Voglio vincere. Riconfermare quello che siamo… capisci, Hana??”

 

Sakuragi scuote la testa con vigore.

 

“…Potrebbe non esserci un altro Campionato, per me.” amare parole.

 

“Se non ti fai curare, ti faccio espellere dalla squadra.”

 

 

Rukawa boccheggia, in cerca d’ossigeno.

Perché manca l’aria, lì dentro??

 

“Tu non… non puoi, non..” farfuglia, la soglia dell’incredulità brecciata senza appello.

 

E’ uno scherzo, dai!!

Hana non può fare una bastardata così grossa..

E allora cos’è quello sguardo serio?

 

Il pugno parte in automatico, ma non inatteso.

E la rissa prende il via, forse per scacciare la disperazione di una strada senza ritorno, la rabbia e l’amarezza per un’amicizia che si è quasi irrimediabilmente incrinata..

 

…..

 

Hana respira a fondo, cercando di regolarizzare cuore e polmoni, e ansia.

“Lasciati aiutare.” Soffia al nulla.

 

Rukawa forse dorme, forse –semplicemente- lo ignora.

Troppo incazzato per degnarsi di prestargli attenzione.

 

 

Il tempo scorre, testimoniato solo dal ticchettio fastidioso della pendola, a ricordare loro che la vita va avanti, malgrado tutto.

 

“…Come...?”

 

Hanamichi si rialza sui gomiti, sopprimendo un gemito per il movimento compiuto, e fissa l’altro, che gira la testa nella sua direzione, pronto ad ascoltarlo.

E’ il massimo che può pretendere, da quella Volpaccia idiota..

Sorride internamente.

E’ già qualcosa.

 

Rukawa si passa il dorso della mano sul labbro spaccato, sussultando a contatto col sangue coagulato. Brucia.

Pazienza.

 

Il taglio sullo zigomo della Baka Saru, invece, non si è ancora rimarginato, ne è testimone il rivoletto che cola a lato del mento.

E una traccia violacea giusto sotto l’occhio sinistro…

 

Si è accorto da subito che Hana, pur nella foga, ha cercato di non colpirlo in testa…

Dovrebbe sentirsene quasi onorato.

O almeno grato.

Già. Dovrebbe.

 

 

Kaede non sa quanto tempo sia passato. Si è incantato a fissare le escoriazioni sul corpo del compagno..

 

Ma Hana intanto pensa, pensa veloce.. deve escogitare un’idea degna del Tensai, si dice.

 

Poi sospira, può tentare solo questo:

“Ok, Kae… stammi a sentire: mancano 27 giorni alla partenza per le Nazionali, e 3 partite da vincere, per conquistare l’accesso. No?”

 

Domanda retorica. Un cenno d’assenso.

 

“Noi vinciamo per te, e tu ti rimetti per fare la primadonna nel finale, ok?!

 

“Do’aho, io…”

 

“E’ l’unica possibilità che ti offro, Kit.

Prendere o lasciare.”

 

“Nh…… Come farete senza di me?” domanda legittima.

 

“Perché?! Ci sei mai servito in campo?” uno sbuffo ironico.

 

 

5 giorni dopo, Casa Rukawa.

 

“Abbiamo vinto, Volpe, visto??!!” gongola il rossino, rivolto al compagno seduto sul tappeto.

 

“Nh.. l’ultimo rimbalzo faceva pena…” puntualizza il moro, con sussiego.

 

“Volpaccia pignola…”

 

“Mpf..”

 

“Cos’ha detto Watanabe-san?”

 

“Domani mattina.”

 

“Ottimo! prima è, meglio è..” –la filosofica ripresa- “C’è una Finale che ti attende…”

 

Ma Rukawa ha già smesso di starlo a sentire.

La mente ritorna al dialogo avuto col medico, solo qualche ora prima, per gli ultimi accordi, le precisazioni di rito.

 

China la testa in avanti, e la frangia gli copre gli occhi, atavica protezione dal mondo.

Si tira una ciocca davanti al naso: “Dovrò tagliarli…” sussurra, tra sé e sé.

 

“E’ un problema?” s’interessa la Scimmietta curiosa, meravigliata da quell’uscita.

 

“Sì.” Confessa l’altro. Ma non se la sente di spiegare i perché..

 

Kitsune idiota...

 

Hanamichi si appoggia sul tavolino, per issarsi in piedi.

E senza dire niente sparisce al piano di sopra.

 

Ma Kaede sembra ancora troppo immerso nelle proprie riflessioni –nelle proprie paure- per accorgersi della scomparsa.

 

E poi il Do’aho ricompare, così com’è svanito, e si riaccuccia al suo fianco sul tappeto.

La Volpe non si dà pena di curiosare, per capire il suo intento, sino a che un familiare ronzio non lo riscuote dal suo torpore.

 

“Do’..!!” ma è già anche troppo tardi.

 

Rukawa dilata incredulo gli occhi: in un attimo, Hana si è rasato una striscia di capelli. E continua, mentre lo guarda serio. E finisce alla meno peggio.

 

Il Volpino sbuffa, scuotendo la testa incredulo, fissando in alternanza la montagnola di ciocche rossicce sul pavimento, e il taglio selvaggio che campeggia davanti a sé.

 

“Lasciati sistemare, Do’aho.” E Hanamichi lo accontenta, docile.

 

Chiude gli occhi e si rilassa, mentre sente le mani della Volpe frizionare la sua cute.

Sembra quasi una carezza..

 

“Ho finito.” Decreta il moretto, scrutando con occhio critico la rada peluria, più regolare.

 

“Ora tocca a te.” Replica l’altro, riappropriandosi del rasoio.

 

E fa cadere ciocca dopo ciocca.

 

E’ buffo, pensa Rukawa, mentre vede mescolarsi fili rossi e fili neri.

 

La Baka Saru autocelebra le proprie doti di tensai-coiffeur, permettendosi di stropicciare la testa del moretto.

E poi si guardano, trattenendo a stento una risata e uno sbuffo.

 

La quiete dopo la tempesta?

 

Ma Kaede ha quasi timore di leggere -negli occhi dell’altro- il riflesso dei propri.

Paura. Confusione. Gratitudine. Forza. ...e?

 

Hana gli prende il viso tra le mani, il compagno sovrappone le proprie dita alle sue, stringendo la presa.

E si guardano, un tempo infinito. Prima del dopo.

Prima di quello che sarà.

Nel bene e nel male.

Prima di tutto.

 

 

“Ti amo.”

 

 

-OWARI?-

 

 

Disclaimers: Hana e Ru non mi appartengono, purtroppo…

Un grazie a N, per averla corretta, malgrado i tanti impegni…  
A Silene, per la pazienza.

Credo sia doveroso chiedere perdono a chiunque si senta ferito dal tema trattato, non è assolutamente mia intenzione urtare la sensibilità dei lettori, e mi auguro di cuore non sia stato così.

A titolo informativo, l’uso delle lettere maiuscole, delle minuscole e la punteggiatura in generale di questa fic, non sempre rispetta le regole imposte dalla Lingua Italiana. E’ una scelta consapevole, la mia, per assecondare una sorta di armonia interiore.... chiamatela “licenza poetica”, oppure ignoratela....

Se decidete di mandarmi C, C & C, mi trovate al solito divano blue navy: elyxyz@libero.it

 

 

   
 
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