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Autore: lames76    28/06/2010    1 recensioni
Un ragazzo come tanti altri del XX secolo viene investito da un compito importante, entrare in un'ordine di cavalieri che devono vegliare sul passato. Riuscirà ad adattarsi? Come si comporterà nella sua prima missione?
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Il Settimo Cavaliere'
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Agirono la sera, dopo aver passato la giornata a ripassare migliaia di volte il loro piano. Ognuna di loro usci' per conto proprio per non destare sospetti. Olimpia fu lasciata presso la locanda con i cavalli pronti per la fuga. Gli altri quattro giunsero di fronte al palazzo reale senza problemi, anche se Menion stentava a tenere il passo delle tre amazzoni. Frida si occupo' di lanciare la corda che avrebbe permesso agli altri di salire e poi rimase in basso a proteggere la via di fuga. Giunti in cima senza problemi, anche se per Menion fu ancora piu' difficile issarsi per tutta la lunghezza della scalata, Pentea rimase nel punto in cui il rampino aveva fatto presa a controllare che nessuno si accorgesse di loro mentre il ragazzo ed Aura si inoltrarono all’interno del maniero.

L’amazzone s’intrufolo' nel castello scivolando come un’ombra tra le ombre e Menion fatico' non poco a starle dietro. Grazie alla maestria della donna di colore superarono tutte le guardie e giunsero all’ala che ospitava le camere reali e che stava nel piano piu' alto. Con un secco gesto Aura indico' una pesante porta di legno e poi vi si diresse camminando furtivamente.
Menion stava per seguirla quando senti' come una strana forza che lo costringeva a voltarsi verso il corridoio che avevano appena percorso. Lui lo fece e cosi' si ritrovo' a fissare negli occhi il suo nemico. Era lo stesso uomo che aveva guidato l’assalto contro Aura e le sue compagne pochi giorni dopo il suo arrivo in quel tempo.
La sua spada magica sembro' letteralmente guizzargli in pungo e lui si preparo' allo scontro. L’altro gli sorrise ed impugno' a sua volta una spada.

Incrociarono le lame e Menion si accorse subito che, seppur la magia lo aiutasse amplificando i suoi sensi ed i suoi riflessi, questo gli serviva solo per pareggiare l’abilita' del suo avversario. Ora che gli stava cosi' vicino vedeva solo la "cosa" nera e maligna che abitava quel corpo. Mentre combattevano, si chiese se l’uomo che ospitava quell’empieta' fosse ancora vivo o fosse solo un involucro vuoto. Per un istante si distrasse e la lama del suo avversario baleno' a pochissimi centimetri dal suo volto. Allontano' con uno spintone il mostro e cerco' di riprendere fiato e, soprattutto, cerco' di far tornare ad un ritmo normale il battito del suo cuore. Per la prima volta da quando era giunto nel passato capi' che quella missione non era un gioco e che avrebbe potuto morire.
La paura lo attanaglio'. Lui non era mai stato un codardo ma neppure una persona spericolata. Come poteva pensare di cavarsela in uno scontro contro una creatura che doveva essere abituata ad uccidere? Come poteva solo pensare di poter sopravvivere a quell’incontro? Anche se, per ora, la magia della sua arma lo aveva aiutato, sapeva che presto si sarebbe stancato tanto da fare un errore... ed in un combattimento un errore corrisponde alla morte.
Intanto era indietreggiato sempre di piu' fino a trovarsi con le spalle appoggiate al muro del corridoio. Il suo nemico lo incalzava sembrando incurante della fatica o del dolore. Il mostro gli si avvento' contro e sul volto dell’uomo che lo conteneva apparve un ghigno soddisfatto. Lui cerco' di schivare ma riusci' solo a cadere a terra e la sua spada rotolo' lontano dalla sua mano. L’altro sollevo' la sua arma pronto ad ucciderlo. Era la fine...
I suoi ultimi pensieri furono strani. Gli ritorno' in mente un dialogo che aveva letto in una cronaca storica molto tempo prima. Era il dialogo tra un apprendista ed il suo maestro di spada. Alla domanda, "Hai mai incontrato un guerriero piu' forte di te?", il maestro rispose, "Certo. Non tutto quello che scrivono su di me e' vero, non solo imbattibile. Una volta mi battei contro un cavaliere molto piu' forte. Mi aveva ormai battuto e costretto in un angolo. Gli sarebbe bastato un secondo per infilzarmi, quando io gli sorrisi. Con quel sorriso lo colsi di sorpresa. Pensava di avermi in pugno e proprio quando stava per colpirmi a morte io gli sorridevo. Se gli sorridevo significava che non ero sconfitto e stavo per fargli un brutto scherzo. Non era vero ma lui tentenno' abbastanza per permettermi di infilzarlo. Basto' un sorriso per battere un avversario molto piu' forte di me..."
Menion riapri' gli occhi e rotolo' da un lato.
Il suo avversario calo' il colpo che pero' lo manco' di un soffio.
Intanto il ragazzo si era alzato ed aveva raccolto la sua spada. Di nuovo il mostro gli fu addosso ma stavolta Menion lo aspetto' e quando si ritrovo' di nuovo con le spalle al muro cerco' dentro di se' tutta la calma che poteva e gli sorrise. Era una mostra disperata, la strategia di quel maestro di spada era vecchia, risaliva infatti al 1200, e poteva non funzionare... ma invece funziono'.
Il suo avversario tentenno' un attimo confuso e lascio' la guardia aperta. Lo fece solo per un breve istante ma fu sufficiente. Menion allungo' il braccio armato verso di lui e gli trapasso' il ventre con la spada. La lama attraverso' la carne con estrema facilita' e spunto' dall’altra parte. Il mostro sgrano' gli occhi e poi si accascio' a terra privo di vita.
"Dopotutto quella vecchia strategia funziona ancora...", penso' lui riprendendo fiato, "Ed a pensarci bene, non e' poi cosi' vecchia, anzi, da dove sono ora deve ancora essere inventata!"



Eliminato l'impedimento "sovrannaturale", a poco a poco ci avviciniamo al finale. Quale sarà il destino di Teseo? E quello di Menion?
   
 
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