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Autore: Looney    28/06/2010    3 recensioni
Voi credete agli angeli? Bene, se avete risposto sì a questa domanda allora non poteva essere meglio. La storia in questione narra appunto di un angelo meraviglioso, costretto a sopportare la vita, che viene salvato per caso da una ragazzina umana dal cuore d'oro nella sua stessa identica situazione, diventandone così il migliore amico. Lei non sa però che il piccolo angelo da quel momento in poi ha un grande debito da saldare ed a distanza di ventuno anni dal loro primo incontro si presenta di fronte a lei con una misteriosa sorpresa, la quale ricompenserà la donna della sua fedeltà nei confronti dell'angelo. E allora voi chiederete, cosa c'è di strano in tutta questa storia? Gli angeli non possono fare regali agli esseri umani? Certo che possono. Ma i regali degli angeli non sono come i nostri... Bene, dopo questa breve presentazione spero di aver infuso un po' di suspense in tutti voi, questa storia sarà abbastanza lunghetta e coloro che si impegneranno nel leggerla lo devono sapere per non cadere in uno stato di trance nervoso!!XD è robetta leggera, non preoccupatevi per questo, ma mooolto interessante, fidatevi!!;) Come titolo ho usato una canzone meravigliosa che amo moltissimo, Will You Be There appunto, ma non c'è un legame preciso con ciò che andrò a raccontare nella FanFiction, mi ispirava la canzone tutto qui!!^^ E naturalmente il co-protagonista indiscusso sarà il nostro splendido Michael, attorniato da personaggi bizzarri ed una ambientazione decisamente particolare... Curiosi, eh??^^ Se avete coraggio iniziate a leggere il primo capitolo!!**
Genere: Drammatico, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Will You Be There '
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ATTENZIONE: in questo capitolo, anche se trattate in maniera molto leggera, sono presenti riferimenti a rapporti sessuali tra una ragazzina di quattordici anni ed un uomo di ventiquattro, tuttavia non voglio inserire il rating rosso per un semplice accenno.

Se fossi scesa maggiormente nei particolari l’avrei fatto, ma ritengo che sia inutile.

Spero che non vi rechi disturbo. Se c’è qualsiasi cosa che vi abbia turbato, la responsabilità è soltanto mia.

Mi scuso per questo improponibile messaggio e vi auguro buona lettura.

 

 

                     

                        Your mother should know

 

 

 

 

 

Da quel giorno in poi le cose cambiarono radicalmente per entrambi.

Era come se avessero riacquistato la vista dopo anni e anni di mortale oscurità, persi nei propri incubi e ossessionati dalle vane speranze nella conquista della luce perduta.

Fu Joe il primo a risvegliarsi dal maledetto torpore che avvolgeva la sua vita dopo la morte della moglie grazie alla riscoperta dell’amore verso Katie: dall’insegnante severo e silenzioso che i suoi alunni più ribelli conoscevano bene, soprattutto per la confisca del walk-man e per voti in pagella, divenne un uomo sorridente, luminoso come non lo erano stati neanche i suoi capelli rapitori della luce, e felice di poter accogliere ed educare nelle sue classi le più svariate tipologie di adolescenti benestanti o quasi, per poterli non solo aiutare nei problemi di geometria, ma anche nei problemi della vita, e non solo le tipiche ansie di un ragazzino cresciuto nella bambagia.

Ben presto si rivelò uno psicologo più capace di quanto non lo fosse stata Katie per lui: forse fu proprio grazie a lei che riuscì ad aprirsi ai suoi studenti, rendendo la sua professione non solo un onere ma anche un grandissimo piacere, sia per lui che per i suoi alunni.

Katie aveva notato qualcosa di diverso nel suo mare tempestoso già dal primo giorno di scuola dopo le vacanze di Natale, e dovette resistere parecchio per non alzarsi dalla sedia nel bel mezzo della lezione ed abbracciare con trasporto Joe, dondolandosi sul posto per l’occasione ed abbandonandosi sul suo petto, sotto gli occhi sgomenti di trentatré ragazzi in cerca di piccanti pettegolezzi, purtroppo con un considerevole fondo di verità.

Era felice per lui come mai lo era stata dal momento in cui aveva iniziato a parlarsi segretamente, e la faceva soffrire non potergli andare incontro nei corridoi e baciarlo dolcemente sulle labbra, quei baci che si regalavano l’un l’altro a riparo da occhi indiscreti nei luoghi più impensabili della città.

Lei amava la clandestinità del loro rapporto, la eccitava in tutti i sensi, la faceva sentire adulta e padrona della propria vita, anche se c’era ancora molta strada da compiere prima di arrivare alla completa maturità della sua mente.

Nonostante sembrasse più grande di quanto fosse dal punto di vista fisico, dentro di sé era ancora una bambina giocherellona e tenera, che si vergognava degli estranei, inciampava facilmente sul gradino del marciapiede, odiava esser baciata da sua madre (per quanto le volesse bene) ed amava giocare a baseball con i suoi amici nel tempo libero.

Il corpo, però, aveva i suoi bisogni che la mente non comprendeva e cercava di scacciare.

La mente ed il corpo di Katie non erano mai stati grandi amici, perciò non fu difficile convincere il corpo a piegarsi ai suoi primordiali desideri e partire alla conquista della preda designata. L’unico problema riguardava il corpo di Joe, che al contrario di quello di Katie, aveva buonissimi rapporti con la sua mente, e dal compimento dei quattordici anni della ragazza fino all’ultimo giorno di scuola si unirono in battaglia per sconfiggere quella effimera tentazione rappresentata dall’amore carnale.

Katie, che difficilmente si tirava indietro ma certe volte capiva quando era meglio fermarsi, non si stupì del comportamento di Joe: dopotutto per lui era complicato fare l’amore con un’altra donna (in questo caso ragazza) con il ricordo della moglie ancora vivo e sano nei suoi pensieri, e la loro unione fisica gli avrebbe procurato solo dolore non piacere.

Perciò si vide dall’insistere ancora, e si mise ad aspettare con pazienza: era lui l’uomo, era lui che doveva fare il primo passo, ed era sempre lui che doveva decidere tra sì e no.

Quando entrambi si sentirono avvincere da un calore opprimente all’addome (e non avevano mangiato pesante) ed i loro occhi cominciarono a produrre luccichii a volontà non appena le loro mani si furono sfiorate si sentirono finalmente pronti.

Era una giornata caldissima, e nessun uomo sano di mente gironzolava per i ribollenti fiumi d’asfalto della città né a piedi né in automobile (poiché la carrozzeria di quest’ultima si sarebbe sicuramente sciolta al calore del sole).

Sia bambini che adulti trovavano un po’ di refrigerio correndo in spiaggia o bagnandosi nelle immense fontane del Centro, per poi esser ripescati dalla polizia, contemplando tristemente la vasca piena d’acqua gelida, mentre gli uomini d’ordine sogghignavano soddisfatti nella loro pesante divisa blu.

Gli unici contenti erano i pesci, che sguazzavano nell’oceano e non versavano neanche una goccia di sudore, prendendo in giro gli esseri umani completamente bagnati e appiccicosi.

Era per molti ragazzi l’ultimo giorno di scuola, e ciò li faceva rinsavire moltissimo, poiché per tre mesi non sarebbero dovuti ritornare in quei grandi forni che chiamavano erroneamente aule.

Appena ritornata da una eroica battaglia di gavettoni per festeggiare la fine dell’anno scolastico, Katie se ne stava sdraiata in giardino sventolandosi il viso con una rivista, imprecando contro il Tropico del Cancro, contro Los Angeles e contro l’acqua che evaporava troppo presto, mentre Fernando annaffiava diligentemente le piante e gli alberi in canottiera e bermuda, e sua madre sguazzava nella vasca da bagno per colpa del’afa che l’aveva fatta sciogliere come una caramella di zucchero.

Guardando il cielo sopra di lei pensava come al solito a Joe, ed il suo malessere cresceva ancor di più: aveva concluso le medie e non l’avrebbe più visto entrare dalla porta dell’aula con la solita aria rassegnata ed i capelli scomposti dal sonno, poiché lui non insegnava al liceo, e non avrebbe mai più potuto.

Qualche giorno prima che la scuola finisse qualcuno fece la spia al preside riguardo uno dei suoi colleghi più preparati ed amati dagli studenti, ed egli gentilmente congedò Joe, con l’augurio di non tornare mai più nella sua scuola, a meno che non abbia portato con lui un minimo di responsabilità ed un ricco risarcimento in denaro (anche se non c’era nulla da risarcire).

La notizia di un falso insegnante che si era preso gioco di tutta la scuola per un anno intero fece così scalpore che non ne discutevano soltanto i ragazzi ed i docenti, ma anche le oneste suore che gestivano la scuola, ma le loro opinioni erano ben diverse dalle più maligne dei genitori dei ragazzi che avevano avuto come insegnante Joe, poiché si sentivano presi in giro come mai nella loro grassa vita.

Dal canto suo, Joe cercò di scovare il traditore, ma non aveva prove plausibili, ed era convinto al cento per cento che l’unica persona che conoscesse assieme a lui il suo segreto, non avrebbe di certo cantato così facilmente: a Katie non interessava la fama, poiché ne aveva già parecchia, e lo amava fin troppo per consegnarlo in modo così meschino nelle mani della spietata legge americana e soprattutto nelle mani del suo temibile preside.

Gli promise che non appena avesse trovato il colpevole l’avrebbe strangolato con le sue stesse mani, ma lui la tranquillizzò dicendole di non preoccuparsi per lui, aveva un piano.

Katie rispose scetticamente che non avrebbe potuto passare la vita intera a scappare dalla giustizia, ma Joe fu così irremovibile che lei dovette soccombere.

Aveva intenzione di occupare la vecchia casa di suo padre situata nel centro di Londra, dove abitava insieme alla sua famiglia prima di trasferirsi definitivamente negli Stati Uniti.

Lì sarebbe stato al sicuro, nessuno avrebbe fatto del male a lui e a suo figlio.

Voleva tagliare la corda la sera del 7 giugno, il giorno che segnava la fine della scuola per Katie; tutti gli oggetti di valore, qualche vestito ed i giocattoli di John erano stati impacchettati ed ora si trovavano davanti all’uscio in attesa della fuga.

John si era lasciato andare sul letto del padre e dormiva aspettando la cosiddetta “fine”, mentre suo padre seduto sul divano rosso faceva l’inventario di tutto ciò che doveva portarsi nel lungo viaggio, e dopo la sedicesima volta constatò che non mancava nulla.

A parte lei.

In quel momento Katie si sentì prudere l’orecchio, e comprese che non poteva starsene tutto il giorno a non far nulla quando sapeva benissimo che non avrebbe mai più rivisto Joe.

Ciò che fece dopo fu prova della sua incalcolabile pazzia accentuata dall’amore: si alzò lentamente dal prato inaridito, chiamò Fernando dicendogli che aveva intenzione di andare in spiaggia per sopprimere il caldo con un bel bagno gelido e di avvertire sua madre altrimenti quella sarebbe stata capace di chiamare la polizia notando la sua assenza, e dopo aver ottenuto il permesso di andare, invece di scendere lungo l’immenso viale che portava a Santa Monica, si diresse nella stretta viuzza in cui Joe stava consumando il tempo nell’attesa della partenza.

Katie apparve come una visione negli occhi tristi ed annebbiati di Joe, che si alzò precipitosamente dal divano e la abbracciò con quanta forza aveva in corpo, temendo che potesse sparire da un momento all’altro lasciandolo di nuovo solo.

Ma lei non se ne andò, e ricambiò l’abbraccio ancor più intensamente, baciandogli il viso e le mani, e mormorando lamenti senza senso scaturiti dal suo cuore dolorante per la separazione alle porte.

Poi smisero di agitarsi e le loro mani goffamente si incontrarono, giocherellando tra di loro e scolpendo nella memoria l’esatta delicatezza del loro tocco, nonostante si fossero sempre ripetuti che quel giorno non sarebbe mai arrivato.

Eppure era lì, incombente più della morte: come avrebbero potuto ignorare tanto terrore?

Solo una promessa poteva scacciare la sofferenza, e per suggellarla definitivamente occorreva un ricordo così intenso da non sfuggire mai dalle dense nebbie del passato, e di ritornare a riproporsi nel futuro con la stessa antica forza.

Ciò che li spaventava al sol pensiero ma che li tentava invincibilmente.

Ciò che li avrebbe uniti per sempre ed oltre.

Guidati dall’istinto che rendeva sicure anche le membra dell’amante inesperto e madidi di sudore e piacevoli brividi, si lasciarono avvincere dalla tentazione e consumarono il loro amore sopra il pavimento rovente e pulito illuminato dal riflesso delle loro anime tormentate ma felici.

 

 

Quella fu per Katie l’estate più calda e deprimente degli ultimi dieci anni: tutto ciò che voleva fare era star rinchiusa dentro casa munita di un ventilatore e di un mangiadischi eroso dalla temperatura e dall’uso poco ortodosso che ne faceva lei, per non parlare dei 33 giri che dovette buttare e dei soldi spesi per ricomprarli uno ad uno.

A nulla bastavano le suppliche di sua madre e gli strilli di Fernando per convincerla a smuoversi dal suo letto ed uscire a farsi una passeggiata: lei non voleva ascoltare nessuno, soltanto i suoi dischi, soprattutto la voce di Michael, che con la sua innaturale dolcezza rendeva il suo dolore piacevole, di qualunque argomento parlassero le canzoni.

In fondo l’aveva sempre detto lei che ascoltare Michael Jackson rende la vita migliore!

Non era così per sua madre.

Con i suoi giorni di isolamento aumentarono anche le crisi nervose di Fiordaliso, che voleva aiutare sua figlia ma non poteva, poiché non sapeva da che male fosse afflitta ed ogni suo intervento impulsivo avrebbe reso la situazione peggiore di quel che era.

Fernando la rassicurava sul comportamento della figlia, con frasi del tipo “I giovani sono così, un giorno sorridono e l’altro piangono, senza un motivo preciso. Vedrai che tra non molto si alzerà da quel letto ed uscirà di casa con i suoi amici dopo averci salutato con la mano. È un dato di fatto, lo dicono anche gli psicologi!”.

Ma a Fiordaliso non interessava minimamente ciò che dicevano gli psicologi, e l’unico dato di fatto era che sua figlia stava male e doveva essere curata immediatamente.

Cominciarono ad indagare su di lei, come due detective ficcanaso che erano disposti a tutto pur di giungere alla conclusione del caso.

In effetti utilizzarono tutti i mezzi a loro disponibili, ma i loro sforzi non valsero a nulla: l’unica cura per Katie era l’amore di Joe, e di quell’amore rimaneva soltanto un bellissimo ricordo.

Bellissimo, certo, ma pur sempre un ricordo.

Neanche il minimo sentore di una gravidanza inaspettata ma ben voluta.

Solo un misero ricordo.

Uno ricordo che il tempo avrebbe sicuramente cancellato, trasformandolo in spirali di fumo che si sarebbero dissolte nel cielo dell’oblio…

 

…Se il fattore caso non fosse intervenuto nella sua vita!

 

Erano passati tre mesi e sei giorni esatti da quel meraviglioso giorno in cui Katie e Joe si erano incontrati con la più profonda parte di loro stessi, conoscendo finalmente attraverso il corpo l’amore che ognuno provava per l’altra, e viceversa, soltanto spiritualmente.

Quello per Katie era l’ultimo sabato libero dai compiti prima dell’inizio della scuola, dopodiché avrebbe dovuto combattere strenuamente per raggiungere i voti alti cui era abituata: le scuole superiori non erano un gioco, ed i professori non sarebbero più stati molto benevoli con lei.

È ora che cresca, si ripetevano in continuazione tra una lezione e l’altra, non può continuare a divertirsi tutto il giorno senza pensare minimamente allo studio ed alla disciplina! E se non ci sono riusciti i nostri colleghi delle medie vuol dire che sono stati troppo buoni con lei: vedremo come se la caverà al liceo, senza la sua faccina d’angelo e quella fastidiosa aria da impertinente!

Ma a Katie tutto ciò che dicevano i docenti non la sfiorava: aveva un problema più grande con il quale vedersela, e loro non potevano impicciarsi nella sua vita, togliendone addirittura una significativa parte.

Era un crimine abominevole, non lo accettava.

Se avesse dovuto rinunciare all’amore, l’unica cosa di cui aveva bisogno, non sarebbe sopravvissuta molto.

Per fortuna l’amore, avvertendo il suo malessere, venne a fargli visita quello stesso sabato, ancora caldo del malinconico riflesso estivo e che si volgeva lentamente verso l’inverno.

All’inizio non voleva credere ai suoi occhi: l’avevano spesso tradita, senza scrupoli.

Eppure era il suo amore: come avrebbe potuto sbagliarsi?

Gli corse incontro, abbracciandolo come lui fece il giorno della loro apoteosi, strofinando il viso sui suoi vestiti freschi e sempre profumati, accarezzando il suo viso reso ruvido dalla tristezza, baciando le sue labbra morbide e dolci, come se le ricordava.

Non furono capaci di parlare per molto, poiché le emozioni avevano preso il sopravvento.

Sapevano soltanto che dovevano andare in un posto.

Un posto segreto che nessuno di loro conosceva.

Il desiderio era troppo forte, e come tutte le coppie destinate ad amarsi clandestinamente, fuggirono lontano dai loro oppressori e trovarono la pace lungo la costa, in una baia protetta da occhi indiscreti dove molti innamorati prima di loro si erano amati.

Si rotolarono sulla sabbia, entrambi così felici da non credere ancora alla loro riunione, e rinnovarono la loro promessa nel miglior modo possibile.

Ora il ricordo del loro amore non sarebbe stato cancellato dal tempo, neanche dopo mille anni, neanche dopo la loro morte, neanche dopo l’oscuro infinito…

Quando si liberarono dell’ultimo granello di sabbia nei capelli e si contemplarono un’ultima volta negli occhi, si separarono e ripresero la via del ritorno: rimanere insieme sarebbe stato rischioso e non volevano passare ancora guai inutili.

Quelli sarebbero venuti dopo, quando si sarebbe scoperta la verità, ma non volevano fasciarsi la testa prima di romperla: ogni cosa a tempo debito.

 

Dopo il suo fugace incontro con Joe, che nel frattempo se ne era ritornato a Londra dal suo John, Katie poté iniziare la scuola serenamente: mai si era aspettata una visita dal suo unico amore, giunto dalla fredda Inghilterra per augurarle buona fortuna per il nuovo anno scolastico e passare ancora un momento di totale estasi con lei, affinché la separazione le fosse sembrata meno tragica.

Non appena ripensava alle poche parole scambiate con lui quel giorno ed al ritrovato piacere del suo amplesso, si sentiva davvero fortunata ad avere un uomo così: sembrava uscito da un dramma di Shakespeare, senza baffi e pizzetto, però.

Per la prima volta dopo tanto tempo sorrise alla vita: era capace di affrontare qualunque ostacolo con l’amore.

Qualunque ostacolo.

Già, qualunque ostacolo.

Anche uno non previsto, e sinceramente poco desiderato.

Ma in fondo tutti gli ostacoli sono indesiderati, no?

 

Successe una mattina a scuola: la professoressa di matematica l’aveva chiamata alla lavagna e lei sbuffando aveva obbedito al suo ordine. Quanto avrebbe voluto Joe al suo posto!

Almeno la sua visione l’avrebbe incoraggiata; invece questa megera era tutt’altro che rassicurante, ed i suoi discorsi erano così contorti che una buona parte della classe aveva seri problemi con la matematica (e chi non li ha mai avuti?).

Fu forse per questo che, durante un’equazione particolarmente complicata, Katie perse le forze e si accasciò a terra, sotto gli occhi increduli di tutta la classe, prof compresa.

La soccorsero immediatamente, e con un paio di schiaffi ed una caramella al limone riuscì a sedersi sul pavimento, con gli occhi chiusi ed una sgradevole sensazione in bocca.

Chiese di chiamare sua madre e ritornare a casa, ma, come era venuto, il fastidio svanì immediatamente.

Sollevata, si alzò dal pavimento e sotto ordine della megera, che era più sconvolta di lei, si accomodò al suo posto, osservando perplessa un suo compagno che se la stava vedendo con la sua equazione lasciata a metà.

Ma neanche il pensiero di averla scampata da una F sicura la rassicurava, e ripensò al suo malore per tutto il tempo che rimase con i gomiti sul banco e lungo il tragitto per ritornare a casa: magari era dovuto alla stanchezza, o alla mancanza di zuccheri nel sangue…

O magari…

No, non voleva pensarci.

Doveva esserne sicura al cento per cento per tirare delle conclusioni ammissibili, e facendo delle ipotesi affettate avrebbe soltanto peggiorato la situazione.

Innanzitutto, da dove si cominciava?

Ma certo, le mestruazioni!

Quando era stato l’ultima volta che le erano venute? Due settimane fa, forse...? Od anche più in là, boh…

Cazzo, che giorno era oggi? Ah sì, giusto, il 23 ottobre!

Bene. Andiamo proprio bene, Katie. È da due settimane e tre giorni precisi che il ciclo ti ritarda… E tu non te ne sei neanche accorta!

Che stupida che sei stata!

E poi mi pare che tu abbia avvertito altri sentori, o mi sbaglio?

Alcune volte non hai cenato per via della nausea, un giorno hai addirittura vomitato sul divano per poi abbuffarti di cetrioli e carote, manco fossi stata un coniglio.

Per non parlare dei tuoi vari sbalzi di umore! Oh, ma quelli ce li hai sempre, perciò non possono far altro che peggiorarti con l’avanzare della…

Sì, insomma… Con l’avanzare della gravidanza.

Perché eri incinta, Katie!

Incinta!

Incinta…

Sei rimasta incinta come una cogliona.

Ma in fondo avresti dovuto aspettartelo: come pretendi di salvarti dopo aver fatto sesso senza alcuna protezione?

Sei stata davvero una stupida, ed ora ne pagherai le conseguenze!

Cosa diranno tutti?

Cosa dirà tua madre?

Oh cazzo… Non ci avevo pensato!

Ma una persona non si stupirà di certo se gli riveli questo segreto…

 

Dieci minuti dopo Katie stava percorrendo il viale nel quale abitava la sua amica Sandy, con una falcata degna di un velocista, e si fermò davanti il cancello dell’immensa villa, una delle più grandi di tutta Encino: a quell’ora doveva essere già ritornata a casa.

Ora che frequentavano scuole diverse (la differenza economica cominciava a farsi sentire) non percorrevano più un tratto di strada insieme, potevano vedersi soltanto dopo la scuola, il che non era per niente facile poiché la grande ondata di compiti le divorava ogni giorno, tanto da togliergli molto tempo da passare assieme.

Suonò il campanello, ed aspettò che le aprissero: ormai era di casa, e non si preoccupavano minimamente di guardare dalle telecamere di sorveglianza.

Nonostante la famigliarità, il luogo le procurava sempre un po’ di timore, ma non appena entrava il nodo alla gola spariva, sostituito da una profonda allegria: gli inquilini di casa Shepard erano uno più stravagante dell’altro, a cominciare dal signor Shepard, che nonostante fosse un tipo tosto della finanza, non perdeva mai tempo a combinare meravigliosi scherzi ai colleghi, e loro naturalmente non se la prendevano, poiché sarebbero incappati in guai serissimi.

La signora Shepard era il completo opposto del marito, ma era lei che comandava dentro casa, e nulla sfuggiva al suo occhio attento, neanche una macchia invisibile sul pavimento, ed allora lì ordinava alle sue cameriere di pulire immediatamente altrimenti non le avrebbe più pagate.

Le povere ragazze obbedivano sbuffando.

I membri meno bizzarri della famiglia erano i due ragazzi Shepard, Daniel e Sandrah: entrambi eccellevano sia nello studio che nello sport, frequentavano scuole private ed avevano accesso a tutti i luoghi più interessanti di questo mondo, tra cui Disneyland ed il Wembley Stadium di Londra, ma nessuno dei due c’aveva mai messo piede.

Avevano le loro passioni ed i loro svaghi, ed erano molto più maturi dei loro genitori, che talvolta dovevano riprendere manco fossero dei lattanti.

Fu Daniel a condurre Katie in soggiorno dove l’aspettavano sua madre e Sandy, prese da una partita a carte che durava da almeno un’ora e mezza.

Di solito nessuno osava disturbare madre e figlia mentre erano impegnate in qualche attività abituale, ma non appena Sandy vide Katie ritta di fianco a Daniel, lanciò le carte che teneva in mano sul tavolino, sotto gli occhi sconcertati di sua madre e di suo fratello, e portò Katie in camera sua, senza dirle una parola: era evidente che c’era qualcosa che non andava, e voleva parlarne con lei a quattr’occhi, senza scocciatori nei dintorni.

Non appena furono entrambe dentro la stanza, Sandy chiuse la porta, e vi si appoggiò dando in un sospiro nervoso.

Poi guardò la sua amica con uno sguardo che avrebbe benissimo trapassato il muro della cameretta.

“Come hai fatto a capire che volevo parlarti semplicemente vedendomi?” cominciò Katie prima che la sua amica potesse dire qualcosa.

“Perché ormai riconosco l’espressione del tuo viso ed il brillio dei tuoi occhi quando vuoi dirmi qualcosa. E tu sei una persona molto prevedibile, Katie” si giustificò Sandy alzando gli occhi al soffitto.

“Anche tu lo sei, se è per questo!”

“Ma non come te…”

Katie non seppe ribattere alle parole dell’amica, e diede in un lungo sospiro.

“Sono stata una cretina, Sandy. Pensavo di cavarmela, e invece…”

“Eh? Ma di cosa stai parlando?”

Sandy si avvicinò al letto dove stava seduta Katie e si sistemò accanto a lei: dal suo tono era evidente che aveva un grosso problema, anzi un gigantesco problema da risolvere.

“Di me e Johnson. Abbiamo scopato…”

“Questo già lo sapevo!”

“…E sono rimasta incinta”

“CHE COSA?”

Alle ultime parole di Katie, Sandy si alzò in piedi e squadrò la sua amica come non aveva mai fatto prima: di solito si limitava a sgranare gli occhi ed a spalancare la bocca in una grande O, ma non si era mai permessa di gridarle in faccia.

Per tutta risposta Katie non disse nulla.

“Ma-ma ti rendi conto di quello che hai fatto?riprese Sandy dopo un po’, le tempie che pulsavano pericolosamente.

“Certamente, Sandy, ma non penso che sia il caso di urlare! Dopotutto sono cose che succedono e…”

Lo so, ma… Capisci, Katie, che così la tua vita rimarrà segnata per sempre? Non potrai più goderti la giovinezza perché dovrai maturare in fretta, dovrai accudire un bambino da sola, senza un padre, dovrai trascurare la scuola! Cosa ne sarà di te? Diventerai una donna prima ancora di aver varcato la soglia della maturità. E non è piacevole. Per niente. Se avessi avuto più buonsenso a quest’ora non saresti qui, a casa mia, a sfogarti per un’azione che potevi benissimo evitare. E sai a cosa mi riferisco”

“Avevamo fretta…”

“Si vede, infatti! Ecco il risultato!”

“Non sai cosa significa, è meglio che ti stai zitta

“Certamente! Mentre tu te ne intendi, vero? A quanto vedo, non sei rimasta fregata!”

“Se fosse successo a te, ti saresti comportata allo stesso modo! A quest’ora staresti a casa mia a piangere sulla mia spalla, a lamentarti della tua situazione, della tua stupidità ed anche di quel cretino che ti ha messa incinta!”

Anche se Joe non è un cretino, specifichiamo!

“Se fosse successo a me…”

Le parole morirono in gola a Sandy, che consapevole della sconfitta, non sapeva più come rispondere all’amica.

Buttò stancamente le braccia lungo i fianchi e sospirò guardandosi la punta delle scarpe.

“Se fosse successo a me, a quest’ora mi sarei già suicidata

Per molto Katie rimase ad osservare la triste sagoma della sua amica, poi si alzò e le prese la mano guidata dalla compassione, anche se era lei quella che doveva essere compatita, non la sua amica.

“Non dirlo neanche per scherzo. Tutto si risolve, prima o poi, tranne che la morte. Vedrai che troverò una soluzione, e tu non dovrai più preoccuparti per me. Me la caverò da sola, Sandy, come ho sempre fatto. E smettila di piangere per una stupida come me!

Asciugò il candido viso dell’amica, i suoi occhi luminosi spenti dal pianto, le sue labbra contratte per non singhiozzare, e si sentì subito meglio: le era quasi impossibile che qualcuno tenesse così tanto a lei da piangere perché non poteva aiutarla.

Eppure persone del genere esistevano, ne aveva un esemplare davanti a lei.

“Senti…” strinse ancora più forte la mano di Sandy nella sua, fino a far diventare le sue nocche “…Oggi ho anche fatto troppo tardi, e tra non molto ritornerò a casa. Ma domani, non appena usciamo da scuola, ci incontriamo al nostro incrocio ed andiamo nella farmacia più vicina, compriamo un test di gravidanza istantaneo, veniamo a casa tua…E controlliamo se sono veramente incinta oppure è una mia impressione. Okay?”

“Okay”

Sandy si era ormai calmata del tutto, ma non lasciava la presa di Katie: era immersa nei suoi pensieri, più grandi e magnifici di lei.

“Cosa dirà tua madre non appena glielo dirai?”

“Ancora non ci ho pensato. Magari mi caccerà di casa, ma poco importa! Verrò ad abitare da te!”

“Col cavolo! Ti toccherà sotto un ponte, di questo passo!

“E tu lasceresti la tua migliore amica, oltretutto incinta, sotto un ponte?”

“La mia crudeltà non ha limiti, Katherine

“Soprattutto quando usi il mio nome per intero!”

Scoppiarono a ridere insieme, consapevoli che da quel momento in poi non ci sarebbero più stati molti momenti per divertirsi.

 

Ohilà, belle ragazze mie!! Non ho molto tempo perciò non risponderò alle recensioni, ma devo dirvi alcune cosette (come al solito XD) riguardanti la mia storiella…

Innanzitutto, la notizia più importante di tutte: il prossimo capitolo che scriverò sarà l’ultimo capitolo.

Ehi, ehi, non pensate male!XD Semplicemente sarà la fine di un ciclo, e successivamente continuerò con un altro ciclo, ben diverso da quello che avete appena letto, ma di certo non meno avvincente!

Solo una cosa vi chiedo di avere: pazienza.

So che purtroppo ve ne è servita parecchia in questi mesi in cui io ho prodotto la mia storia e non voglio assolutamente farvi attendere ancora molto, ma ho deciso di scrivere almeno tre capitoli e poi di pubblicarli tranquillamente ogni settimana. Così io mi rilasso e produco molto di più e voi non rimanete a bocca asciutta!XD

Come vi pare l’idea? Fatemi sapere, vi ringrazio!^^

Poi dovete anche sapere che con la fine di questa maledetta storia sveleremo il mistero della sorpresa di Michael, di quel maledetto ciondolo ed anche del suo strano comportamento che tanto ha fatto deprimere la povera Fiorellino XD

Non posso svelarvi nulla, poiché altrimenti vi rovinerei in pieno la sorpresa, perciò aspetto soltanto un vostro parere, e la speranza che voi continuiate a seguirmi anche dopo un periodo di assenza abbastanza lungo (siete già allenati, tanto!XD): sappiate che vi voglio un mondo di bene, non solo perché siete delle persone meravigliose e le vostre parole mi fanno sciogliere dall’emozione, ma soprattutto perché siete riusciti a comprendere il messaggio che Michael, attraverso di me, vi ha trasmesso.

E questo messaggio qual è, nostra maestra onnipotente?-.-“

Beh, chiedetelo a lui, io non centro nulla ù__ù

Ed ora (vi prometto che me ne vado immediatamente!xD) passiamo ai ringraziamenti: alla mia cara Romina per avermi trovato un bellissimo titolo per il capitolo (Eheh, i Fab aiutano sempre chi ha bisogno di ispirazione ^^) e per la sua incrollabile pazienza (Già, davvero moltissima! * annuisce *;

Alle mie care sorelline, Moma e Annina, che mi seguono anche verso l’infinito e oltre XD;

E per ultima, ma non per importanza, la mia maritina, Orsetta, per essersi ricordata di recensire un mio capitolo (XD) ma soprattutto per aver incrociato la mia strada… Ti voglio bene, Orsola, e non ci sono altre parole per dirtelo ^__^

 

            E con questo vi saluto! Al prossimo ed ultimo capitolo, gente!;)

                                       

                                                                                      Looney

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

   
 
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