- Tic Tac
- NoireNeige.
- Tic.
- Tac.
- Tic.
- Tac.
- Stupido
orologio.
Sveglia.
- Qualunque
cosa sia,
mi sta dando fastidio. Tanto.
- Muovo la
testa di
scatto verso quell’oggetto che suona incessantemente nella mia testa.
Rimbomba
sulle pareti, scandisce ogni minimo attimo in quella stanza buia e
bianca.
- Mi metto a
sedere
sul letto senza smettere di fissare l’orologio.
- Respiro
piano, non
voglio che torni quell’uomo.
- Tutti
pensano che
stare qui mi faccia bene, perché sono malata.
- Perché?Credono
che
mettermi una lunga camicia bianca e tenermi i capelli sciolti come se
fossi
pazza e non legati come mi piaceva tanto mi faccia bene.
- Ma non è
così. È
questo luogo che mi rende… fuori di me.
- Mi alzo con
lentezza, mi fanno male i muscoli. Mi avvicino alla sveglia la prendo
in mano e
la porto vicino al viso a qualche centimetro di distanza dalle labbra e
sorrido
selvaggia
- -sei un
piccolo
giochino cattivo…- mormoro leccandomi le labbra.
- Resto così,
ferma
immobile in quella posizione fissando la lancetta dei secondi che si
muove
meccanicamente.
- Tic.
- Tac.
- Tic…
- Senza
preavviso
lancio l’apparecchio contro la finestra mandandola in frantumi e
facendo un
gran frastuono. Aspetto di sentire il rumore dell’orologio spaccarsi al
suolo,
poi scoppio in una risata cattiva.
- Non la
riconosco la
mia risata.
- Faccio una
giravolta
felice, godendomi il meritato silenzio tanto desiderato.
- E rido.
- Sono
contenta,
perché quell’orologio era davvero cattivo e non mi lasciava un attimo
in pace.
Anche lui pensava che fossi pazza.
- Per fortuna
non la
sono. Se la fossi non starei qui a chiedermelo.
- Mossi il
collo
verso il lato destro della spalla e rimasi a fissare la porta come
incantata.
Subito dopo da lì entrò una donna vestita di bianco come me, ma lei
aveva la
gonna e le scarpe mentre io il vestito e i piedi scalzi e freddi
- -voglio un
bel
vestitino…- le dico piano. Lei mi sorride forzatamente
- -se ti metti
nel
letto e fai la brava ti porteremo anche quello-
- Mi siedo sul
letto
toccando le lenzuola ruvide e la fisso mentre mi guarda e mette un
liquido
biancastro in una siringa.
- La siringa è
per
me.
- Perché una
pazza
non deve agitarsi o tutti i suoi amici avranno paura.
- -Ma io sono
buona-
dico, a nessuno in particolare sorridendo. L’infermiera mi si avvicina
e mi
prende il braccio pulendomi l’incavo del gomito con del cotone. Sento
la vena
pulsare sotto la pelle e lascio dondolare le gambe nel vuoto perché
sono
piccola e non riesco a toccare terra.
- Alzo la
testa
all’insù e chiudo gli occhi per godermi quella pressione.
- Mi piace
sentire
gli organi vivi dentro di me. A
volte
vorrei prenderne uno e coccolarlo come un gattino. Magari il cuore o
l’intestino…
I miei preferiti.
- Appena sento
un
leggero dolore capisco che l’ago è penetrato nella mia pelle. Apro gli
occhi di
scatto e fermò il polso della donna. Lei si spaventa e lascia cadere la
siringa
per terra dove si sparge il liquido bianco. Mi guarda, è terrorizzata
quindi le
rivolgo un sorriso da bambina innocente ma le cerca di allontanarsi. La
tengo
stretta e la riporto indietro mentre la sento piagnucolare
- -non
piangere, non
ti faccio male…-
- -Kim… Kim,
tesoro
calmati. N-noi… noi vogliamo aiutarti, vedrai che starai meglio se mi
lasci…-
- Suppliche.
Tante
belle suppliche tutte per me.
- -gioca con
me- le
dico e la faccio sedere al mio posto mentre io resto in piedi e le
tengo una
mano –ci divertiremo!- le sorrido.
- Lei
singhiozza
mentre mi avvicino al mobile con i medicinale e prendo in mano una
siringa
- -sai…-
mormoro
mettendola alla luce del sole e fissando ammaliata l’ago appuntito –…
ho sempre
voluto fare il medico, aiutare le persone…-
- -Kim per
carità…-
sussurrò la donna impallidendo mentre mi avvicinavo
- -ti fa male
da
qualche parte?posso aiutarti… posso guarirti-
- Sorrisi di
nuovo
mordendomi un labbro e pregustando l’attimo che sarebbe seguito.
Guardai
l’infermiera indietreggiare sul lettino puntando le gambe sulle travi
di ferro
che fungevano da sostegno per il materasso. Mi avvicinai e le tirai il
braccio
per vedere le sue vene pulsare piene di sangue.
- -Oh ti
prego, ti prego non uccidermi Kim…-
- Il mio
sorriso si
trasformò in una faccia offesa –no, ti voglio aiutare!- cercai di
tranquillizzarla, ma lei si allontanò ancora di più respirando
affannosamente.
- Mi stancai
di
aspettare. Schiacciai con il pollice appena di fianco alla vena
nell’incavo e
le conficcai con forza tutto l’ago della siringa nella pelle.
- Urlò con le
lacrime
agli occhi e si tenne stretta il braccio. Feci qualche passo indietro
sperando
di farla stare meglio.
- Io sono
buona,
volevo solo giocare con lei ma capivo che qualcosa non andava e
l’infermiera
stava peggio di prima. Scossi le spalle delusa: magari era difettosa…
- Mossi la
testa con
disapprovazione –Eh no, non va bene vero?-
- La guardai
mortificata mentre lei tremava piangendo disperatamente e tenendosi il
braccio
insanguinato.
- -volevo
farti stare
meglio… ma ti ho rotta, mi spiace-
- La pelle
della
donna, già pallida, divenne livida
- -r-rotta?-
ripetè.
Annuii alzando gli occhi al cielo spazientita
- -eri una
bella
bambola con cui giocare… una molto bella-
- Mi morsicai
l’interno del labbro inferiore lasciandolo sporgere un po’ all’infuori
e piegai
la testa
- -ma io… sono
molto
capricciosa. E non mi piacciono le bambole rotte. Di solito le dono ai
bambini
più sfortunati di me, ma tu…-
- Mi avvicinai
di
scatto le presi la testa tra le mani e la avvicinai al mio viso.
Ricominciò a
piangere e vidi piccole rughe formarsi sulla sua pelle
- -ormai sei
così
brutta e rovinata che nessuno ti vorrà più. Devo buttarti via…-
- -No…-
piagnucolò la
donna cercando di sottrarsi.
- Feci una
smorfia
–dispiace anche a me, piccola bambola dell’infermiera ma come posso
tenere una
cosa simile per giocare quando nelle altre stanze ci sono così tante
altre
bambole?-
- -Oh Kim per
favore,
calmati io ti giuro che…-
- Scossi la
testa con
un sorriso e con un colpo secco le girai il collo fino a sentire lo
schiocco
sordo della colonna vertebrale che si spezza totalmente in due. Il suo
corpo si
accasciò sul lettino, molle e senza vita. Fissai i suoi occhi spenti e
grigi e
il mio sguardo si trasformò in quello di una predatrice spietata e
senza
controllo.
- -io non sono pazza. Ma odio le bambole
che vogliono giocare con me come se fossero loro a dovermi guarire.
Sono io la mamma-
- Lasciai lì
il corpo
dell’infermiera e mi incamminai fuori dalla stanza con un sorrisetto
malvagio
sulle labbra mentre canticchiavo una canzoncina. Era una ninna nanna
che mi
cantavano sempre da bambina, prima che se ne andassero tutti. Prima che
mi
prendessero perché ero malata.
- Era
divertente
passeggiare per i corridoi vuoti e silenziosamente volteggiare come una
farfalla felice, bisbigliando la melodia in modo dolce e lento,
sentendo i
lunghi capelli che mi coprivano le spalle. Sentivo la loro sensazione
di
morbidezza anche da sotto il vestito bianco da ospedale.
- Ero così
felice che
mi sembrava di danzare nell’erba bagnata.
- Mi avvicinai
ad una
porta e annusai l’aria. Non sentii nulla a parte l’odore del
disinfettante e di
medicine ma sapevo che era lì.
- La
mia bambola preferita.
- Incerta
varcai la
soglia e scorsi il letto bianco come il mio attaccato al muro. Tra le
pieghe
delle lenzuola spiegazzate vidi il volto di una persona, il suo volto, e mi avvicinai in punta di
piedi raggiante. Mi sedetti sul bordo del letto e accarezzai i capelli
scuri
del ragazzo pallido di fronte a me con amore
- -angelo
mio…-
mormorai felice –angelo mio, quanto vorrei che mi donassi le tue ali.
Quanto
vorrei averle tutte per me quelle belle ali bianche che non hanno
bisogno di
siringhe ma solo di qualcuno che le usi-
- Sentii il
suo petto
che si alzava e si abbassava lento sotto la mia mano, ma i suoi occhi
non si
aprirono ne lui diede cenni di vita.
- Nella foga
di
averlo tra le braccia per pettinare i suoi morbidi capelli di velluto
nero
avevo scordato di chiudere la porta e ora un’infermiera mi fissava da
fuori
- -cosa fai
lì?non
dovresti essere a letto tu?- mi chiese. Le sorrisi gentilmente
- -sto solo
giocando
con un angelo morto…- sussurrai innocente così piano che non mi sentì.
- Mi fissò per
un
attimo. Era nuova, lo sapevo. Le altre nel vedermi fuori dalla piccola
prigione
bianca avrebbero urlato fino a farmi star male.
- Lei non
pensava che
fossi pazza, credeva solo che avessi bisogno di qualche siringa per non
impazzire.
- Scoppiai a
ridere
appena se ne fu andata.
- Ma se per
loro ero
già pazza come potevo impazzire?!?
- Scossi la
testa
divertita e guardai di nuovo il ragazzo che non si era mosso. Gli
accarezzai
una guancia fredda
- -piccolo
angelo
mostrami i tuoi occhi vetrati. Vorrei tanto prenderne uno per serbarlo
dentro
di me…-
- Avvcina una
mano
alla palpebra chiusa.
- Gli sfiorai
il
rigonfiamento del bulbo oculare e avvicinai la bocca alla fronte.
- Ma vedendo
che
nemmeno così si muoveva mi tirai su di scatto contrariata.
- -L’AVETE
ROTTA!!!-
urlai arrabbiata tirando un pugno sul suo addome con forza. Il ragazzo
tossì,
si piegò e tornò esattamente come prima.
- Lo guardai
–no
angelo, non volevo farti male- lasciai scorrere un’unghia sulla sua
pelle
sempre con il solito sorriso –io… ti amo-
- Era proprio
la mia
bambola preferita. E anche se l’avevano rotta, magari togliendogli il
cervello
–avrei potuto controllare più tardi- le volevo bene e avrei esaudito i
suoi
desideri fino alla fine.
- -ti ricordi
angelo
mio, quando mi dissi che saresti morto per me?-
- Risi come un
bambina felice –io posso farlo. Ti
renderò felice e tu mi darai le tue ali e i tuoi occhi di vetro-
- Risi ancora.
- Il ragazzo
mosse la
testa, segno che stava per svegliarsi.
- Presto,
prima che
mi veda fargli questa sorpresa!
- Presi un
cuscino li
di fianco e glielo premetti sul viso con insistenza
- -fai una
buona
ninna amore mio… Tranquillo mi prenderò cura del tuo cuore e del tuo
intestino,
li tratterò come gattini morbidi-
- Risi
sguaiatamente
mentre lui si dimenava appena sotto di me
- -tic… tac…
sai non
era tanto male infondo quel giochino rumoroso-
- Il ragazzo
emise un
lamento e spinsi più forte facendo pressione
- -ssshhh non
ti
agitare o non giocheremo bene… dormi bimbo mio… domani giochiamo ancora-
- Lentamente i
sussulti si calmarono fino a svanire. Quando tolsi il cuscino le labbra
del
ragazzo erano livide e la pelle era fredda
- -buona
notte…-
mormorai e gli diedi un bacio su una guancia.
- Ero solo una
ragazza
normale che voleva giocare con le sue bambole. Non ero pazza.
- Mi alzai
nell’estasi della felicità. Com’era bello giocare con quelle bambole
create per
me… Ne volevo un’altra.
- Pensai
all’infermiera gentile che non mi credeva pazza ma ero stanca di fare
la
dottoressa.
- -vorrei
tanto un
bambolotto- dissi con la vocina capricciosa pensando al reparto
maternità.
Battei le mani e mi incamminai ma arrivata alla porta mi girai e
guardai il
ragazzo steso nel letto
- -ma vorrei
ancora
di più le ali di un angelo… per volare-
- Andai da lui
e le
presi. Gliele strappai e lo trovai molto facile, come se non
esistessero.
Sentii il loro potere fondersi con me e la testa diventare leggera, i
pensieri
spensierati. Sorrisi e mi morsi appena la punta della lingua con i
denti, poi
andai alla finestra e l’aprii. Salii sul davanzale e guardai in basso
dove i
pezzi della sveglia erano sparpagliati in pezzi visibili dal trentesimo
piano
solo come puntini rossi. Risi come mai prima di allora
- -sto
arrivando
giochino del tempo…-
- Risi ancora
- -tic… tac…
tic…
tac…-
- Saltai
urlando
contenta e mi sentii leggera e libera
- -tic…-
- Il Buio.
- Tac.