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Autore: SakiJune    29/06/2010    1 recensioni
In "Fly Little Wagtail" avevamo lasciato Clarissant risvegliata ad una nuova vita e ad un nuovo amore. Qui ritroveremo Bedivere, Lucan, Amren ed Eneuawc; conosceremo Elyan e quel bacchettone di suo padre Bors, Garanwyn e le sue canzoni. E con i loro occhi vedremo il mondo disfarsi, la gloria farsi vergogna, la realtà vacillare."Guardando i propri figli inginocchiati davanti al re, mentre pronunciavano il loro giuramento, Bors e Bedivere sorridevano. Ma non confondete, ecco, questi due sorrisi, badate. L'uno significava dominio, orgoglio, sollievo; l'altro tenerezza, partecipazione, amore."
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Altri, Bedivere
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Itonje reloaded'
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@Ila: Ti scongiuuuuro! Ama Garanwyn, amalo immensamente, ma lascia perdere Celemon! È bruuuuutta e c'è un altro buon motivo perché tu non ti affezioni a lei! XD Ti consiglio di munirti di insulina prima di affrontare questo capitolo perché la parola che inizia per A è ripetuta almeno dieci volte.




Capitolo Due - La famiglia perfetta e l'amore di Rhelemon Hir.



Anche io pungo, se non te ne accorgi!
dice la rosa alla mano ingrata.
Così hai perduto entrambi, e sanguina
non le tue dita, ma il tuo cuore.
Quanto hai da imparare sull'amore!



Garanwyn era generalmente considerato innocuo dai genitori delle belle fanciulle in età da marito. Sir Bedivere non faceva eccezione, e perciò permetteva che la figlia si esercitasse all'arpa in sua compagnia. Non restavano mai soli, naturalmente; e poi Eneuawc non sembrava pensare ancora a certe cose...
- Ha giusto la stessa età che avevo quando vi sposai - gli ricordava la moglie. - E sapete che pensavo a voi già da tempo.
- Con questo cosa volete insinuare, donna? - In famiglia, per lui era assolutamente impossibile assumere un contegno serio. Per quanto aggrottasse la fronte, pareva che una risata dovesse sbocciare da un momento all'altro.
- Oh, via, non sarà con il figlio di Sir Kay. Conosco la mia donnina.
La moglie di Bedivere era Clarissant, figlia di Lot di Orkney. Era più bella, in età matura, di quanto fosse stata da giovinetta; colta e intelligente come poche altre dame, non somigliava a nessuno dei suoi numerosi parenti. Forse qualche piccolo vezzo la accomunava a Sir Gareth - un lieve tremito nell'angolo della bocca, quando si emozionava, o il tenere la testa inclinata mentre ascoltava un discorso - ma ciò si poteva facilmente attribuire alla loro infanzia trascorsa insieme piuttosto che al legame di sangue. In effetti Gareth era stato per lungo tempo il centro della sua vita e l'unico che tenesse davvero alla sua serenità. Dopo la tragica morte della madre e una breve ma sgradevole parentesi in quel di Gore, era andata a vivere con lui e la moglie Lyonors. Poi gli eventi avevano ricordato al maggiore dei fratelli, il famosissimo e indaffarato Sir Gawain, che era venuto il momento di cercarle un marito... e si era trovata sposa all'unico uomo che avesse mai desiderato da quando era bambina.
Erano un quadretto inusuale per quei tempi e quei luoghi, ma suscitavano più invidia che dicerie. Innanzitutto, era stato davvero un matrimonio d'amore, nonostante la differenza d'età. I figli erano stati allevati in casa invece di venire sbattuti all'altro capo della Britannia per servire emeriti sconosciuti. Sir Bedivere si era occupato personalmente di istruire Amren nelle faccende d'armi, e mai gli era passato per la mente di fare altrimenti. Nei limiti del rispetto reciproco, non c'era nulla che non potesse essere detto tra loro, e in un clima di tanta spontaneità non era inusuale che Eneuawc accogliesse suo padre saltandogli al collo anziché salutarlo con un compito inchino.
Mai si chiedeva a quale futuro l'avrebbe destinata; era fiduciosa ch'egli sapesse quanto era giusto per lei. E in fondo, perché affannarsi a pensare al futuro, quando la felicità presente sembrava dover durare per sempre?


Diversa era la situazione per la sfortunata Celemon. Come figlia del siniscalco aveva dei privilegi non indifferenti, tra cui sedere a tavola con gli uomini - per cui veniva spesso scambiata, tra l'altro. Non era stata educata in alcun modo, se non a dare ordini nelle cucine ed ispezionare il lavoro degli stallieri. Nessuno se la sarebbe presa in moglie, questo era sicuro, e in quanto a diventare monaca, ecco, Kay avrebbe preferito ucciderla con le sue mani.
Finì male, e non avrebbe potuto che finire così. Non avrebbe potuto scherzare e dispensare schiaffi ancora a lungo, tra le risate sguaiate e il sudore pungente di corpi vicini al suo. Capì che quando si succhiava le dita unte di salsa quelli ridevano più forte. Poi ne capì il perché, e smise di farlo. Nel frattempo un biondino aveva preso l'abitudine di occhieggiare il suo seno. Sapeva che se l'avesse detto a suo padre...
- Fammi posto, tu.
Ma no, non era il caso di spargere sangue di principi e duchi: si scannavano già abbastanza l'uno con l'altro.
- Ho detto spostati!
- Mi pareva di aver sentito "Potete spostarvi, prego?". Non siete più tra i vostri boschi, Gingalain.
Ahi. Il biondo Lovell di Orkney aveva adesso tutt'altra storia tra le mani che fissare le ragazze, belle o brutte che fossero. Si era ritrovato a testa in giù contro la parete, e l'altro si era messo a sedere pesantemente esaminando il piatto toccatogli in eredità. Aveva rivolto un'ultima occhiata al malcapitato sorridendo truce: - Grazie, fratellino, non c'è di che.
Era il Bellissimo Sconosciuto, Gingalain delle Fate, e finì male, perché non può finire bene quando un uomo ama una donna e ne ha sposata un'altra. Non se tu sei una terza.

L'acqua del pozzo era fredda nel buio. Anche il vento era freddo, e avrebbe avuto le mani screpolate, ma doveva pur lavarsi.
- Rhelemon Hir. - La sua voce era fastidiosa quasi quanto il frinire dei grilli, e odorava di vino. Ma era così bello.
- Dovete chiamarmi così?
- Mio fratello vi guardava in modo indecente. Vorrete perdonarlo, spero.
Lei alzò le spalle con rabbia. - Non me ne curo. C'è ben poco da guardare, dopotutto.
- È un branco di sciocchi, non pensate? Credono di essere già uomini, e non hanno visto nulla del mondo.
Era incredibile come le avesse letto nel pensiero. Avrebbe potuto continuare sullo stesso tono e mostrarglisi amica, ma preferì ferirlo dove bruciava di più: - So che vi sposerete presto con la regina del Galles. Congratulazioni.
- Congratulazioni un corno! - Gingalain sputò a terra. - Anche voi! Che ne sapete? Spettegolate tutto il giorno con le serve, e giocate a fare la dura, e non siete né una dama, né un ragazzo, ditemi cosa potete capire!
- Capisco che soffrite. Tanto vale ammetterlo.
Lui guardò le sue mani robuste posate sui fianchi, le sopracciglia spesse e vicine tra loro, il seno imbarazzante. Erano alti uguali.
- Non sono niente, è vero. - Celemon allargò le braccia. - Non sono niente e non so niente, ma questa sera soffro come voi.
Gingalain non sembrò intendere. Lasciò che i grilli parlassero al posto suo, e per quella sera non ci fu altro.
Ma finì male lo stesso, perché giunse la vigilia di quel giorno che lui odiava, e fu di nuovo sera e i grilli cantarono di nuovo, e si disse che sì, soffrivano tutti e due, e dopo faceva un po' meno freddo.

Vuoi cogliermi, o mano insolente
Come si coglie la pratolina?
E vedrai che arrossisco anch'io
tra i petali sciupati di lacrime,
uno per uno, sanguinano d'amore.


Garanwyn era davvero innocuo per la sua virtù ed Eneuawc lo scoprì un giorno che raccoglieva fiori vicino al torrente, e dopo che ebbe visto e udito rimase a pensarci sopra.
Li aveva visti parlare fitto fitto nell'erba, accarezzarsi i capelli e tenersi per mano.
No, non la trovava una cosa sbagliata, anche se chiunque altro avrebbe pensato che lo fosse.
Fu con animo più sereno, quindi, che affrontò l'argomento con il fratello. Gli parlò come era abituata a fare, con franchezza e intimità, e fu con altrettanta sincerità ch'egli le rispose.
- Forse lo amo, sorella. Non voglio separarmi da lui, ma nemmeno desidero forzarlo a cose di cui... potrebbe pentirsi, o vergognarsi. Certo, mi domando perché non sono nato come gli altri... perché non sono come Elyan, o come i figli di Sir Mordred.
- Se foste come Melehan, vi odierei cordialmente - affermò lei senza esitazioni. - E se foste come Elyan...
Anche lei l'aveva guardato, ricordiamolo.
- Non vorrei avervi come fratello, in quel caso - concluse, mordendosi poi le labbra e chinando lo sguardo. - Vi voglio bene così come siete, e non m'importa se amate un ragazzo anziché una fanciulla. Solo, mi rendo conto che i vostri sentimenti vi porteranno a soffrire.
Erano ben ingenui! Amren non si preoccupava di commettere peccato, ma prendeva appena le misure necessarie a non far scoppiare uno scandalo. Forse aveva letto troppi libri scritti in un'epoca lontana, quando tra amicizia e amore non esistevano confini tracciati in modo netto. Se fosse stato per il vescovo, quegli scritti sarebbero finiti in fondo al lago o nel fuoco già da tempo, ma in ogni caso non tutti leggevano tra le righe ciò che ad Amren sembrava invece chiarissimo. Achille e Patroclo, per esempio... e ancora no, non era il modello d'amore che si adattava a loro...
Non erano soltanto entrambi uomini - e vi par poco? - ma pur essendo entrambi di nobili origini, la loro condizione era assai diversa ed era poco probabile che potesse mutare; vivevano in un ambiente
che allontana senz'appello la debolezza e la diversità. Anche lui era diverso, non lo dimenticava, ma debole... no, non lo era mai stato. Si sentiva come un'arma ancora calda di fucina, ferro temprato che non ha bisogno di ornamenti, un figlio del suo tempo nonostante tutto. Ma Garanwyn, nonostante l'ironia che sapeva dimostrare, avrebbe dovuto sempre soffrire quell'atmosfera ostile! Era un angelo da proteggere, e l'avrebbe protetto... anche da se stesso. Oh, sì, lo amava. Dove gli altri vedevano due gambe storte e un corpo gracile, lui ammirava le labbra carnose e tremanti, e le ciglia dalle ombre lunghissime, e la smorfia di concentrazione quando ricordava le parole di una canzone. Aveva l'andatura di un cerbiatto appena nato, e lo stesso chiaro bisogno d'amore - quell'amore che sentiva di potergli donare all'infinito.

   
 
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