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Autore: wari    30/06/2010    7 recensioni
Analisi della situazione: Shikamaru Nara, chunin di Konoha, è zuppo di urine canine, appiccicoso di bava, anch’essa altrettanto canina, ed è steso sopra il padrone della cosa immonda che secerne bava e urine come un rubinetto guasto e, fino a un secondo e tre decimi fa, lo stava baciando.
No, non la cosa immonda. Baciava il padrone della cosa immonda.
Baciava Kiba.

[Shikamaru/Kiba, trenta giugno. Per slice, buon compleanno]
Genere: Demenziale, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Kiba Inuzuka, Shikamaru Nara
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Naruto Shippuuden
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Come regalo sarebbe parecchio offensivo, quindi facciamo che è un biglietto. Un brutto biglietto. 
Per slice, che oggi compie gli anni u__u. 
L’ho partorita con l’aiuto (?) di una sonora emicrania quindi è insensaterrima (xD). 
I sassi per il linciaggio sono nel mobile in alto a destra, accanto ai kunai. 
La prima pietra la lancia la festeggiata però, gli altri in fila per uno *si disegna un grazioso bersaglio sulla maglietta*

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Cani e padroni di cani 


Le nuvole sono solo un aggregato visibile di vapore acqueo e cristalli di ghiaccio.
Non è che Shikamaru non lo sappia. Anzi, probabilmente lo sa meglio di molti altri, ma ciò non toglie che anche gli aggregati di vapore acqueo e cristalli di ghiaccio possano avere avere fascino.
Discute spesso con tutti – con Ino – per questo.
Lei non ce lo vede, tutto questo fascino. Son belle d’accordo, dice, però se si guarda troppo su, si finisce col perdere il senso della realtà. Shikamaru non dissente apertamente, per evitare seccature – gli scontri verbali con le donne sono sempre da evitare - ma sotto i baffi, un po’ ghigna.
Forse qualcuno potrebbe perdere il contatto con la realtà, ma lui no.
Lui ha una mente pratica e aspirazioni modeste.
Del resto, solo chi ha i piedi ben piantati per terra, può permettersi di guardare il cielo. Perché saprà tornare giù senza restare troppo deluso del mondo.
« Akamaru, no! »
L’urlo belluino gli fa strabuzzare gli occhi. Il tempo di sollevare di poco la testa, le braccia ancora intrecciate dietro la nuca, e un fiotto caldo gli investe la faccia.
Shikamaru ci mette solo due decimi di secondo perché il suo cervello, suonando a squarciagola, identifichi la natura del liquido.
Un « Cazzo! » a mezza voce è il commento più adeguato.
Akamaru inclina la testa di lato, le orecchie pendule e l’espressione serena di chi ha appena compiuto un ottimo lavoro. Poi si volta, con un ringhio basso, scodinzolando.
« Cattivo Akamaru! Questo non si fa! » e potrebbe anche sembrare un rimprovero, peccato per il ghigno dipinto sulla stupida faccia di Kiba che, con una mano sul fianco e l’indice puntato contro il naso del suo cane, sembra si stia trattenendo dall’abbandonarsi ad una sana risata di pancia.
Shikamaru si puntella sui gomiti, disgustato, e nel tirarsi a sedere la suola delle sue scarpe sevizia due margheritine e fa sloggiare un’ignara cavalletta.
« Certo che anche tu… dormire nei campi… » brontola Kiba, intuendo dall’espressione che probabilmente il genio non ha gradito essere usato dal suo amabile cucciolone alla stregua di un idrante.
Shikamaru fa per aprire bocca, anche solo per rettificare che non stava propriamente dormendo, ma si era semplicemente appisolato, solo che poi gli viene da pensare che tutto sommato potrebbe essere una fatica inutile, e quindi evitabile. Così sospira.
« Che schifo, Kiba. Non potete fare attenzione? »
Cercare di pulirsi la faccia col coprifronte gli pare un po’ offensivo, patriotticamente parlando. Però non gli va neanche di avere pipì di cane che gli cola dal mento, ecco.
Mentre lui decide di sacrificare l’amor patrio in onore della pulizia, e slega il coprifronte dalla spalla, Kiba, che continua ad avere un’espressione beatamente divertita sulla faccia, gli si accuccia davanti.
Piegato così nell’erba, lui ed Akamaru sembrano avere la stessa stazza, oltre che gli stessi atteggiamenti.
« Non l’ha fatto apposta, vero Akamaru? Chiedi scusa all’ananas, forza. »
Le sopracciglia di Shikamaru si contraggono ed un espressione molto vicina alla stizza gli si dipinge sulla faccia, mentre il muso del cane si piega in una smorfia dispiaciuta.
Che grande seccatura.
Uno vorrebbe starsene a pisolare in santa pace nel prato – che, tra l’altro, se non è proprio dentro, è comunque nei pressi del territorio del clan Nara, e quindi non è che il primo Inuzuka che passa abbia il diritto di usarlo come latrina per cani – e invece si ritrova zuppo di pipì a parlare con un cretino sorridente che lo paragona alla frutta.
« Non puoi andartene da un’altra parte a- » neanche il tempo di concludere il pensiero e Shikamaru viene assalito dalle possenti lappate di una lingua chilometrica.
Quella del cane.
« Kiba, toglimelo di dosso! » rantola, mentre l’assalto di Akamaru lo costringe ad annaspare in cerca di un’aria che non sappia solo di bava, urina e pelo umido.
L’idiota ride ancora.
« Ti sta chiedendo scusa, è molto dispiaciuto. » spiega, deliziato.
« Sì, sì! Scusato, d’accordo? Ora, toglimelo. »
Ma lui è troppo impegnato a rotolarsi dal ridere, nell’erba. Con un inumano sforzo di volontà – e ancora una volta il pensiero vaga verso quei dieci minuti di pace e serenità che gli sono stati brutalmente negati da quell’irruzione nel suo sacrosanto angolo di prato da parte di due bestie – Shikamaru rotola su un fianco e sguscia via dalla presa di Akamaru.
Solo che incappa nei movimenti scomposti di Kiba, ancora impegnato a contorcersi con eccessiva partecipazione emotiva, e i due franano l’un sull’altro, rotolando nel prato.
Vittime: tre margherite, un soffione, sei formiche e uno scarabeo stercorario.
Shikamaru potrebbe anche impensierirsi per la ripercussione che queste perdite avranno sull’umore del clan Aburame, ma al momento il suo cervello pare inceppato.
Ed è cosa ben strana, per lui.
Non che non gli si inceppino le cose – la cerniera della giubba si inceppa tutte le mattine, per la miseria. Ed è una gran seccatura – ma il cervello di solito no.
Quello magari si riposa dormendo, ma incepparsi mai.
Deve essere per colpa della lingua. Non quella del cane, stavolta.
« Puzzi da morire. » esala Kiba, quando le loro labbra si staccano.
Analisi della situazione: Shikamaru Nara, chunin di Konoha, è zuppo di urine canine, appiccicoso di bava, anch’essa altrettanto canina, ed è steso sopra il padrone della cosa immonda che secerne bava e urine come un rubinetto guasto e, fino a un secondo e tre decimi fa, lo stava baciando.
No,  non la cosa immonda.
Baciava il padrone della cosa immonda.
Baciava Kiba.
Si guardano negli occhi per sei secondi, Kiba sotto, Shikamaru sopra, Akamaru di fianco che dondola la testa da un lato all’altro, la lingua penzoloni.
« Il tuo cane mi ha fatto la pipì in faccia, certo che puzzo. » riesce a rispondere, dopo altri decimi di nulla cerebrale.
Kiba scoppia a ridere, facendolo anche traballare tutto, visto che Shikamaru gli sta ancora spiaccicato sulla cassa toracica come un pezzo di sandwich.
Sarebbe da approfondire, la cosa. Perché è ben strana.
Un minuto sei lì che dormi per i fatti tuoi e l’attimo dopo ti baci col padrone della cosa bavosa che ha fatto la pipì sulla tua faccia. E’una di quelle cose che potrebbero costringerti a rivedere i tuoi piani futuri, quelli da uomo posato con i piedi per terra, con una mente pratica e delle aspirazioni modeste.
Per fortuna Akamaru decide che il nuovo gioco del sandwich gli piace. Shikamaru finisce a fare la parte del ripieno, appena prima che la loro piramide umana – e canina – rotoli al suolo.
Ansimano quasi quanto Akamaru, lui e Kiba.
Kiba ansima perché aveva un sedicenne ed un cane che pesa come un bue che gi comprimevano il diaframma.
Shikamaru ansima perché quello stesso bue peloso gli stava maciullando le scapole, ma anche perché poi avevano bussato quegli strani pensieri su baci e piani futuri da rivedere, e gli era venuta un po’ d’ansia.
« Ci vieni spesso, qui? » domanda Kiba all’improvviso, rotolandosi a pancia sotto.
Pare che prenda le cose così come vengono, lui. Bacio o non bacio, sembra che non gli importi un granché.
In mezzo a loro, Akamaru continua a secernere vagonate di bava, inondando un formicaio.
Shikamaru scaccia gli assurdi pensieri inerenti a nuovi lutti per il clan Aburame e si volta.
Oltre la ligua di Akamaru e le sue zampe all’aria, Kiba guarda le nuvole.
« Sì. Tu no, invece. » constata, perché anche ad andare in letargo, se ci fossero stati Kiba ed Akamaru nel raggio di dieci metri, l’avrebbero svegliato.
« No, infatti è la prima volta. »
Akamaru emette versi canini e digrigna i denti.
« Akamaru dice che magari possiamo tornare anche domani. Dice che qui è un ottimo posto per fare le sue cose. »
« Basta che non le venga a fare sulla mia faccia, le sue cose. »
Altri versi di Akamaru e la risata di Kiba, che è un ringhio di gola, allegra e trascinante.
« Dice che è quello, il posto che gli piace. » sghignazza.
Shikamaru intreccia le mani dietro la nuca, con uno sbuffo.
C’è ancora puzza di pipì. E anche la bava, sì. Che schifo.
« Significa che ci vedremo spesso, o finirà col saltargli in aria la vescica. » ribatte, lo sguardo al cielo.
La risata di Kiba è un buon sottofondo al movimento delle nuvole.
Alla puzza, ci si abitua.
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Nda
Il titolo è ampiamente fregato a Cani e padroni di cani, mirabolante canzone non sense di Elio e le storie tese. Senza motivo, sì. Questa roba vorrebbe essere una ShikaKiba, solo che sembra il delirio di un gondoliere col mal di canale. Io ci ho provato a pensare un’ItaShika, ma i miei neuroni sono troppo immaturi e le mie mani troppo cretine per riuscire a trattare due personaggi così… uhm, geniali?, Contemporaneamente. Quindi mi sono buttata sulla riserva u__u’
Il risultato è particolarmente discutibile, soprattutto perché sembra una puntata dei Simpson: comincia in un modo, prosegue per i fatti suoi e finisce a casaccio, il tutto inframmezzato da considerazioni prive di logica. Fa pena, è frettolosa e probabilmente ci sono vagonate di errori grammaticali e, cosa ancor più grave è per slice. Perché a lei questa coppia piace, e anche se io sono una pena con i pairing e probabilmente le avrò causato conati di vomito e emorragie oculari, spero che apprezzi il pensiero. E probabilmente apprezzerà, perché è una gran brava persona. Poi vorrà cavarsi gli occhi e sognerà di farmi sbranare dal suo cane giallo, ma forse entro il prossimo compleanno mi avrà perdonata u__u.
Quindi, auguri, slice *stelle filanti*

  
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