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Autore: Isangel    30/06/2010    16 recensioni
Bella ed Edward. Lei una giovane ventitreenne abbandonata dal fidanzato James per la sua inaspettata gravidanza. Lui un colto e irruente venticinquenne segnato da due traumi: l’abbandono della madre Elizabeth e della moglie Tanya. Il destino vuole il loro incontro. E così l’amore.
Genere: Romantico, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Epilogo

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Bella

 

Avevo solo ventitré anni, quando la mia vita ha cominciato ad andare a rotoli. Avevo ricevuto il dono più bello che una donna potesse avere: aspettare un bambino. Ma ciò non era sufficiente per James, l’uomo che credevo di amare. Non era sufficiente per i miei genitori, Charlie e Renèe. Sono stata abbandonata da tutte le persone che amavo incostantemente e incessantemente, senza pretendere nulla in cambio. Perché quello è amore.

Ma, da una parte, è stato un bene. Se ciò non fosse accaduto, se il mio piccolo Nathaniel non si sarebbe formato dentro di me, non sarei mai andata a New York e non avrei mai conosciuto Edward. Lui, il mio vero amore, lo spirito affine nato per completarmi. Oppure, se vogliamo metterla in termini filosofici (cosa che a lui piaceva molto e capivo il perché di quella laurea in filosofia), un essere generato per completare un androgino.

Probabilmente, il caro vecchio Platone aveva ragione. Ma non siamo qui a filosofare.

Ripercorrere daccapo la mia odissea amorosa è quasi traumatico, ma tremendamente eccitante. Come se fosse una storia da film o di un libro romantico senza pretese, il che, in un certo senso, è proprio così. Sembra un racconto ideale, impossibile da realizzarsi nel mondo reale. Eppure non è così. È successo e basta.

Ricordo tutto come se fosse accaduto ieri. Nel momento in cui Edward si era inginocchiato davanti a me, chiedendo la mia mano, ero scoppiata a piangere, ebbra di gioia. Lo avevo baciato con passione e gli avevo concesso calde effusioni, dovendo stare attenti al pancione che bloccava ogni possibilità di fare l’amore.

Quando Nathaniel stava per nascere, un irrazionale paura che potesse assomigliare tanto, troppo a James, mi aveva assalita. Se non ci fosse stato Edward al mio fianco, non avrei saputo che cosa fare. Mi sarei persa, in un bel bicchiere d’acqua, anche. 

“Edward, io…”

Edward aveva sibilato dolcemente, attirandomi contro di sé. Adoravo il modo in cui mi stringeva e mi accarezzava il ventre ormai al culmine del suo sviluppo. Il mio bimbo sarebbe nato tra poco e io avevo sempre più terrore che il suo bel visino potesse assomigliare a lui. E non ci avevo mai pensato. A dire il vero, avevo sempre rinviato questo quesito. Lo avrei amato lo stesso, no? Che cosa sarebbe cambiato?

“Bella, non devi temere”, sussurrò Edward, premuroso. Schioccò più volte le labbra sulla mia nuca, tranquillizzandomi all’istante. “Sono certo che se anche assomigliasse a quel… ehm, a lui, sono certo che tu lo amerai come se fosse nostro. Io lo amerei come se fosse nostro. Te l’ho detto. James è il padre biologico, ma io sarò come se fossi il suo vero padre. E poi, ho letto da qualche parte che l’istinto materno non si può reprimere. Supera di tutto e di più. Fidati”

Naturalmente, era già bastato il suono della sua voce a tranquillizzarmi.

Ma il giorno del parto fu un vero tormento. Nathaniel non aveva assolutamente intenzione di uscire, e mi fece lanciare qualche urlo di vera disperazione. Va bene, molti urli. Ma, quando nacque, dopo nove mesi di gestazione, dopo nove mesi di tormento e fatica sopportati assieme, la mia forza, il mio piccolo angelo era nato. Non avevo mai visto gli occhi smeraldini di Edward, sempre al mio fianco a sopportare le mie grida isteriche (e molto probabilmente con le dita fratturate per le strette troppo forti), assumere quella meravigliosa sfumatura dolce.

Un vagito mi aveva riscosso dai miei pensieri. Avevamo deciso di chiamarlo Nathaniel, per la sua musicalità e la sua anima antica. D’altronde, io ed Edward lo eravamo fin troppo. E poi, Nathaniel Cullen era perfetto.

Non appena le infermiere ebbero finito di lavarlo, me lo consegnarono. Era una gioia, una vera e propria bellezza. Guardai quel piccolo esserino, sempre più rapita e incantata. Stentavo a credere che fosse mio figlio. Nathaniel piangeva disperato, ma, non appena gli parlai, si immobilizzò.

“Edward, mi riconosce!”, dissi concitata ad Edward, ammutolito dalla scena. Mi rivolsi al mio piccolo, accarezzandolo e baciandolo. “Ciao, piccolino. Oh, bambino mio, quanto sei bello!”

Diedi un’occhiata ad Edward. Sorridente, glielo passai silenziosamente. Edward lo prese in braccio, con gesti quasi esperti. “Benvenuto al mondo, Nathaniel”, sussurrò.

Sorrise quando il piccolo si voltò verso di lui, le manine per aria nel tentativo di raggiungere il suo viso.

“Sono il tuo papà, piccolo. Sei bellissimo”, mormorò Edward, baciandogli le guance paffute.  

Ridevo, come non avevo mai fatto. Piangevo, come non avevo mai fatto.

Ed Edward era lì. Edward era sempre stato lì. 

Il nostro matrimonio fu un evento spettacolare, manco si fossero sposati due principi o delle stelle del cinema. Ovviamente, era stato realizzato tutto dal folletto malefico.

Alice, non contenta della sua cerimonia avvenuta pochi mesi prima, ce l’aveva messa davvero tutta. Nonostante il suo pancino ingombrasse appena, Alice era infaticabile, tanto che io non avevo fatto un solo sforzo per prenotare il ristorante o comperare le fedi. 

Le nozze erano state fissate due mesi dopo la nascita del piccolo Nathaniel, spupazzato dalla famiglia al completo.

“Sono stata proprio un genio a sposarmi subito dopo aver appreso di essere incinta”, si era lodata Alice, fiera e soddisfatta. “Tra due mesi ti sarai anche sgravata, ma sembrerai comunque una balena. Guarda invece che figurino”, disse, indicando la sua vita stretta, ma dai fianchi morbidi, in una foto del matrimonio.

“Simpatica come sempre, vedo”, commentai, acida.

Jasper scoppiò a ridere, guadagnandosi un’occhiataccia dalla moglie (era strano pensarla in quegli effetti a dire, il vero).

Alice e Jasper si erano felicemente sposati il 26 aprile, organizzando il più bel matrimonio a cui avessi mai assistito. Non era stato sfarzoso come quello che aveva organizzato per me ed Edward, ma era stato comunque meraviglioso. Ricordavo ancora con gioia quel giorno.

Alice, avvolta nel suo bellissimo vestito bianco, appariva più un angelo che un essere umano. Il ventre appena accennato e i fianchi leggermente pieni le conferivano una bellezza eterea e perfetta. Non fu difficile comprendere lo sbigottimento di Jasper all’altare, all’apparizione della futura sposa.

Ed io non ero proprio riuscita a trattenere una lacrima nel momento dell’unione delle due metà. Ora erano un completo e perfetto androgino, come lo saremmo stati io ed Edward pochi mesi dopo.  

Dopo il tempo necessario che Carlisle ci aveva prescritto, io ed Edward riprendemmo a fare l’amore. Quando facevo l’amore con Edward, era impossibile non riuscire a comprendere il perché Alice fosse sempre avvinghiata a Jasper. L’amore con Edward era indicibile, solido e incrollabile. Intimo e passionale come sempre, senza che il tempo riuscisse a logorarlo.

Era meraviglioso. Tutto era meraviglioso, e lo è ancora.

Un anno dopo la nascita di Nathaniel, un mese prima del previsto, era nata la piccola Esther Whitlock. Jasper era radioso come non mai e, il giorno della sua nascita, mancava poco che scoppiasse a piangere. Si era buttato sulle labbra di Alice, non facendo che mormorargli scombussolato un “grazie” quasi impercettibile. Lo dico perché ho assistito commossa alla scena, aggrappata al braccio di Rosalie, ed è inutile dire che il povero Jasper non fu per niente risparmiato dalle battutine di Emmett.

In quei giorni stava sempre dietro alla sua “bambolina”, con un Alice stupenda e inverosimilmente tranquilla. L’aria di madre iperattiva le si addiceva perfettamente. Curava e giocava con Esther per tutto il tempo, senza risultare troppo apprensiva e senza trascurare suo marito. Jasper era quello più tendente a viziarla, e, così facendo, si attirò completamente l’ira funesta del folletto.

Erano una famiglia stupenda e, grazie al cielo, rifiutarono di trasferirsi a Houston.

Nello stesso anno, ebbi due sorprese: la prima, era che finalmente Rosalie ed Emmett si sarebbero sposati. La seconda, era che ero incinta. Questa volta di Edward.  

Per assistere al matrimonio di suo cugino, dovemmo tutti recarci in Tennessee, in mezzo alla natura incontaminata. Emmett non era mai stato serio in vita sua, cosa che non era sfuggita a Jasper, ancora in ricerca di qualcosa per vendicarsi delle prese in giro nell’ultimo mese.

Inutile dire che, al ritorno a casa, la mia gravidanza procedette molto tranquillamente. Edward non faceva che coccolare me e Nathaniel, sempre e comunque. Si prendeva cura di entrambi, e questo non era altro che una fonte di gioia inaspettata per me. L’idea che lui amasse Nathaniel come se fosse suo figlio mi emozionava ogni volta. Ma, questo, Nathaniel non lo avrebbe saputo mai.  

Faith nacque anche lei dopo nove mesi di gravidanza, bella e florida contro il mondo. Già dalla nascita, aveva un buffo ricciolo color del bronzo, identico a quello di Edward. Il nome, decisamente inusuale, lo avevo scelto io. Quando lo avevo annunciato ad Edward, era rimasto un po’ perplesso.

“Spero che non sia per la mia religiosità”, scherzò, dando il benvenuto alla sua nuova creatura.

Scossi la testa, ridacchiando, anche se, più o meno, era così. Da quando era successo tutto quello, dal mio confronto con Alice e da quello con Edward, mi ero riavvicinata molto alla fede, e la mia piccola non era altro che un suo frutto.

Dio mi aveva donato una famiglia che amavo e mi amava. Avevo Edward, un marito stupendo, e due figli meravigliosi. Avevo Alice e Jasper, i miei due migliori amici, Anthony, un suocero che consideravo come un secondo padre, e Carlisle ed Esme, gli zii che non avevo mai avuto. Per non parlare di Rosalie ed Emmett, i miei nuovi amici, che avevano appena scoperto di aspettare un piccolo, che avrebbero chiamato Alexander.

Già… La mia vita ora era semplicemente perfetta e serena, come un cielo senza nuvole.

 

 

Diciotto anni dopo

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Edward

 

“Ciao, papà, io esco”, annunciò a gran voce Nathaniel, nonostante fossi lì accanto a lui.

Feci una smorfia. “Ah, si? E dove vai?”, chiesi, sebbene conoscessi benissimo la risposta.

Nate si fermò davanti a me e si strinse nelle spalle. Era incredibile quanto assomigliasse a Bella. Aveva le sue stesse labbra piene e ben disegnate, gli stessi capelli di mogano e gli stessi e identici occhi di coccolata. Sebbene il naso e il viso virile non fossero suoi, nel complesso Nathaniel era davvero un bel ragazzo. Ero orgoglioso di lui, di mio figlio. Per me lo era a tutti gli effetti.

James non aveva visto il pancione di Bella crescere. James non aveva visto nascere Nathaniel. James non aveva cresciuto Nathaniel.

Lui era mio figlio, ed io ero suo padre. Questo contava.

“Vado a prendere Esther, e poi usciamo a fare un giro”, spiegò, come se niente fosse.

Mi insospettii. “Un momento… Alice e Jazz lo sanno?”, domandai, scettico.

Va bene, forse ero esagerato. Avevo beccato Alice e Jasper discutere su Nate e la loro figlia più di una volta, e i loro pareri erano contrastanti alla grande. 

“Insomma, è bello, intelligente, colto e molto sveglio… è perfetto per lei!”, aveva detto Alice, lo sguardo impegnato ad analizzare i movimenti di Nate ed Essie che chiacchieravano indisturbati nella veranda.

Jasper la guardò scandalizzata. “Alice, ma ti pare? È la mia bambina”

Alice aveva sbuffato. “Ho capito, ma la tua bambina è quasi una donna! Ha diciassette anni ormai!”

“Ma anche no!”

“Vedrai che lei e Nate si metteranno insieme”, replicò lei, un sorriso soddisfatto sulle labbra.

“Ma dovesse solo provarci!”

“Meglio lui che un drogato o un texano…”

Jasper si immobilizzò, vagamente risentito. “Ehi, che cos’hai contro i texani, scusa?”

Alice sospirò. “Sei un idiota!”

“Cretina!”

“Deficiente!”

Allora, in quel momento di discussione, mi ero intromesso, prima che la situazione degenerasse e i nostri figli li beccassero o a scannarsi o ad amoreggiare. Con quei due non si poteva mai sapere.

Nate alzò gli occhi al cielo, sospirando. “Certo che lo sanno, papà”

Sorrisi. “Beh, dopotutto, Esther è molto bella, non trovi?”. Eccome, se lo era. La piccola Esther non solo era molto alta per la sua età, ma anche ben sviluppata e attraente. Era praticamente la copia al femminile di Jasper: biondo miele e dagli stessi lineamenti regolari. La forma degli occhi era quella di Jasper, ma il colore, quel nocciola tanto puro da sembrare giallo, era di Alice. Era misteriosa ed enigmatica come il padre, ma qualcosa mi induceva a pensare che fosse un’anima davvero dolce e passionale, come sua madre.

Nate sospirò e capii già dal suo sguardo vacuo che era partito per la tangente, sebbene le guance fossero rosse. “Già… è bellissima…”

Meglio approfittarsene. “E… detta tra noi uomini… avete già…?”

Nate si riprese alla grande. “Papà!”, esclamò, scandalizzato. Arrossì, se possibile, ancora di più. “Ci stiamo frequentando, niente di più. Ci siamo dati qualche bacio… ma niente di quello che pensi tu”

“Se nasconde il carattere di Alice, stalle alla larga il più possibile”, scherzai, ridacchiando.

Nate sorrise. “No, Essie è molto più dolce”

“Lo immaginavo”

Nate fece per andare, ma si bloccò all’improvviso. “Ah, a proposito, la mamma è andata a prendere Faith a danza. Tra un po’ arriva, va bene?”

Annuii, finché non sentii il rumore della sua auto percorrere il vialetto.

Sospirai. Possibile che fossero già passati diciotto anni? Il tempo era volato. Mi sembrava ieri quando Nathaniel e Faith erano nati… E Tanya era solo un lontano ricordo. Grazie a Dio.

“Siamo a casa!”, urlò la voce musicale di mia figlia, seguita dai passi di Bella.

Faith fece irruenza in salotto nel suo turbinio dei lunghi capelli di bronzo e mi stampò un dolce bacio sulla guancia. “Ciao, papà”

“Ciao, tesoro. Come è andata la lezione?”

“Benissimo, davvero. Tra un po’ faremo il saggio”, mi spiegò, mentre si accomodava di fronte a me. I suoi magnifici occhi verdi –i miei occhi- scintillarono di entusiasmo.

Faith era completamente diversa da Nathaniel. Lui era un tipo più tranquillo, tendente alla riflessione, mentre Faith era un mix fin troppo esplosivo di vivacità e curiosità. Ed era splendida, come solo mia figlia poteva esserlo. “Tra un po’ vado a trovare Felicity”, annunciò, allegra.

Naturalmente, la tendenza di Alice e Japser ad accoppiarsi frequentemente (grazie a Dio non più nei bar o nei luoghi pubblici) aveva procurato a loro altre due figlie: Felicity e Savannah.

Emmett, non avendo concluso i suoi battibecchi con la sorella, aveva addirittura scommesso (naturalmente, quando i bambini erano fuori a portata di orecchio) se Jasper sarebbe riuscito a darle tre figli, come lei aveva sempre sognato. In caso contrario, avrebbe dovuto pagare cento dollari. Emmett fu molto contrariato per la nascita di Savannah e, nello stesso momento in cui la stavano lavando, sborsò il dovuto denaro a un Jasper sogghignante.

Felicity aveva un anno in meno di Faith, Savannah ne avrebbe presto compiuti dodici ed era la piccolina di casa. Erano entrambe bellissime. Felicity era completamente uguale ad Alice, in tutto e per tutto. Non era così difficile immaginare perché lei e mia figlia andassero tanto d’accordo. Era l’eterna disperazione di sua madre, che non sapeva mai come prenderla, a differenza di Jasper, ormai abituato con la moglie.

Alice non faceva che lamentarsi con Bella che Esther non aveva mai causato simili scempiaggini, che se Felicity avrebbe continuato così l’avrebbe spedita al collegio e che non aveva la minima idea di come facesse Jazz ad essere così in sintonia con lei.

Savannah, invece, era una vera bellezza. Aveva i capelli lunghi e corvini ed era l’unica ad avere ereditato gli occhi azzurri di Jasper. Già a dodici anni era sommersa di corteggiatori, cosa che faceva mordere non poco le mani a Jasper.

“Dannazione, per forza tre figlie dovevamo avere? Non riuscirò a tenerle d’occhio tutte e tre! Sono le mie bambine e sicuramente qualche idiota maschio farà del male a loro!”, sbraitava Jasper, disperato.

Alice sbuffava, per poi dargli un bacino e una pacca sulla schiena. “Credevo che saresti morto a trent’anni di tumore ai polmoni, e invece ti ritrovo qui a sbraitare sulle possibili delusioni amorose che le tue figlie avranno. Diagnostico che morirai a cinquant’anni per infarto”

Non aveva tutti i torti, in effetti.

“Ah, bene, allora troverai lì anche tuo fratello”, dissi a Faith, sprofondando nella poltrona.

Faith si bloccò. “Non dirmi che è dai cugini”

“Già”

Una strana scintilla si propagò negli occhi di mia figlia. “Secondo me lui ed Esther si sposeranno”. Sorrise, trionfante. “Sono cugini, ma cosa importa, dopotutto? Sono bellissimi insieme. A differenza di Alice e Jasper, sono fin troppo simili”

“Forse, ma il loro animo si completa nella loro similitudine”, dissi, stringendomi nelle spalle.

Faith mi imitò. “Forse è così. Esther è fin troppo sensuale”

“Chissà da chi ha preso…”, scherzai, ironico.

“Da Alice, è evidente”, disse Faith, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

“Ah, beh…”

Dopo un quarto d’ora di chiacchierata, Faith decise di andare a piedi a trovare la sua migliore amica e cugina Felicity. Dopotutto, la nuova villetta in cui ci eravamo trasferiti non era così lontana da quella di Alice e Jasper, abbastanza grande da contenere un uomo beato tra le donne.

“Ehi”. Bella sbucò finalmente in sala e mi stampò un dolce bacio sulla guancia.

“Dov’eri?”, chiesi, attirandola a me.

Si sedette al mio fianco e si accoccolò nel mio petto. La mia forma fisica non era certamente migliorata negli anni, ma mi conservavo abbastanza bene, dopotutto. Nonostante Bella si lamentasse spesso di essere troppo fuori forma, io la trovavo più bella che mai. Per me, era sempre la piccola dea della fertilità di cui mi ero innamorato. 

“In cucina a mettere via la cena. Alice ci ha invitati da loro. Credo ce ci siano anche tuo padre, Esme e Carlisle”, mi informò, baciandomi il mento.

Risposi al bacio, stavolta in modo più passionale. “Allora Nate sarà contento di essere uscito con Essie, così potranno stare insieme prima dell’interrogatorio pubblico…”, risi, divertito.

Gli occhi di cioccolata di Bella, così profondi e sensuali, brillarono appena. “Crescono così in fretta, vero? Mi sembra ieri quando gli cambiavo il pannolino… e ora già scorrazza dietro a Esther”

“Oh, beh, è innamorato di lei da una vita…”

Bella ridacchiò, intrigata dalla situazione. “Peccato che lei sia difficile da corteggiare”

“Invece no. Mi ha detto che si sono dati qualche bacio. E non hanno fatto ancora…”

“Edward! Non posso credere che tu chieda queste cose a nostro figlio!”, esclamò, scandalizzata.

“Andiamo, Bella! È una cosa tra uomini!”, mi giustificai, per quanto possibile.

“Si, certo, come no…”, borbottò, schiaffandosi una mano in faccia.

“A proposito di sesso…  sono tutti via… che dici?”, dissi, malizioso.

Bella alzò gli occhi al cielo, fintamente esasperata. “Se proprio dobbiamo…”

Sorrisi e scattai in piedi, trascinandola con me. Bella atterrò sul mio petto, la sua dolce risata musicale già sonante.

“Ti amo”, sussurrò, lasciandomi un innocente e tentatore bacio sulle labbra.

“Ti amo. Più della mia stessa vita”, aggiunsi, per poi trascinarla al piano di sopra.

Una vita serena. Dolce, sensuale e appagante. Perché ero con lei.

La nostra vita, da diciotto anni, era come un cielo.    

Un cielo senza nuvole. Come il nostro amore.    

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Fine

 

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Bene, gente, siamo arrivati alla fine. Mancano ancora gli extra, lo so, ma, ormai, la storia è finita.

Mi dispiace mettere la parola “fine” a questa fan fiction, mi ci ero affezionata moltissimo. E scriverla è stato fantastico. Soprattutto immaginare la futura famigliola di tutti i personaggi trattati. Beh, penso che capirete che il nome Renesmee non era possibile utilizzarlo, in quanto fusione di Renèe ed Esme, e Bella con la madre non ha fatto pace.

Spero che vi sia piaciuta come è piaciuta a me realizzarla!

 

Prima di lasciarvi, un gigantesco e meritatissimo grazie a tutti voi. Grazie a chi mi ha aggiunto tra i preferiti/seguiti/storie da ricordare/autori preferiti! Grazie mille! Non solo, ma grazie anche a chi ha recensito e seguito la mia storia, lasciandomi dei commenti stupefacenti e bellissimi! Grazie per avermi fatto gongolare di felicità nel sapere che, effettivamente, a qualcuno piace ciò che scrivo!

GRAZIE DI TUTTO, A TUTTI!

 

P.S: gli extra saranno due o tre al massimo. Ho già qualche idea, e sono in fase di scrittura. Purtroppo tarderò un po’ a postarli perché parto, ma non temete, sarà la prima cosa che farò quando torno!

  
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